REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE DI BARI SECONDA SEZIONE CIVILE Il Giudice monocratico del Tribunale di Bari, Seconda

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1 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE DI BARI SECONDA SEZIONE CIVILE Il Giudice monocratico del Tribunale di Bari, Seconda Sezione Civile, in persona del G.O.T. Avv. Gabriella Castellaneta ha emesso la seguente SENTENZA nel procedimento civile iscritto sul ruolo generale affari contenziosi sotto il numero d'ordine 5275/2001 avente ad oggetto opposizione a decreto ingiuntivo Tra L.E. elettivamente domiciliata in Bari alla Via (...), rappresentata e difesa dall'avv. M.G. Opponente Contro V.P. elettivamente domiciliato in Bari alla Via (...), rappresentato e difeso dall'avv. M.M. Opposto SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Con ricorso depositato in data V.P. chiedeva al Tribunale di Bari ingiunzione di pagamento in danno di L.E. per la somma di Euro 8.538,54 oltre interessi legali e spese di procedura. Assumeva il ricorrente di aver contratto unitamente alla opponente (già sua consorte), un piccolo prestito di Euro ,14 presso M. e che quest'ultimo a causa del mancato pagamento delle rate del mutuo aveva dichiarato i debitori decaduti dal beneficio del termine. Successivamente l'istituto di credito aveva richiesto il pagamento del credito ad entrambi i debitori in solido e l'opposto aveva estinto il debito, a seguito di procedura esecutiva presso terzi, per cui richiedeva al coniuge separato - suo debitore solidale - il pagamento della metà dell'obbligazione estinta in ragione di Euro 8.538,54 = oltre accessori e spese di procedura. Con atto notificato il 17/10/2001 L.E. proponeva opposizione chiedendo che la domanda fosse rigettata ed il decreto revocato; che fosse dichiarato che il debito era di pertinenza esclusiva di V.P. e che quindi essa nulla doveva; che l'azione di regresso fosse dichiarata inammissibile sia nell'an che nel quantum e rigettata; che non fossero dovuti interessi di sorta ex art c.c.; che fosse dichiarata inammissibile ed infondata la domanda sussidiaria ex art c.c. ed infondata quella ex art c.c. che fossero dichiarati compensati eventuali

2 crediti dell'opposto con quelli maggiori dell'opponente ammontanti ad Euro ,04 oltre accessori e l'opposto fosse condannato al pagamento della differenza; con vittoria di spese e competenze. L'opposto si costituiva con comparsa depositata nel corso dell'udienza di prima comparizione del 25/01/2002 chiedendo che, previa concessione della provvisoria esecuzione, l'opposizione fosse rigettata e che fosse dichiarata legittima l'azione di regresso esercitata. All'udienza del il giudice si riservava sulla richiesta di concessione della provvisoria esecuzione e con provvedimento del non concedeva la provvisoria esecuzione assegnando termini per memorie ex art. 183 c. V c.p.c. nella formulazione all'epoca vigente. Nel corso della fase istruttoria veniva ammesso ed espletato l'interrogatorio dell'opposto nonché la prova testimoniale richiesta dalle parti. All'udienza del , conclusa l'istruttoria, veniva disposto rinvio per la precisazione delle conclusioni. Seguivano alcuni rinvii per la precisazione in considerazione della sostituzione del giudica istruttore. All'udienza del la causa veniva riservata per la decisione con concessione dei termini ex art. 190 c. 1 c.p.c. Successivamente veniva formulata istanza di autorizzazione alla ricostruzione del fascicolo della fase monitoria smarrito. La causa veniva, pertanto, rimessa sul ruolo istruttorio. All'udienza del nessuna delle parti costituite compariva e veniva disposto rinvio mandando alla cancelleria per la comunicazione alle parti del provvedimento di rimessione sul ruolo istruttorio. All'udienza del veniva autorizzata la ricostruzione del fascicolo di parte della fase monitoria e disposto rinvio per la precisazione delle conclusioni. All'udienza del venivano nuovamente precisate le conclusioni e la causa veniva riservata per la decisione con concessione di termini per le conclusionali. MOTIVI DELLA DECISIONE In via del tutto preliminare è necessario esaminare la questione relativa all'asserito mancato deposito del fascicolo relativo alla fase monitoria entro il termine previsto dall'art. 169 c. 2 c.p.c. Deve rilevarsi che in data l'opposto ha depositato la comparsa

3 conclusionale e il proprio fascicolo di parte che conteneva, come risulta dall'indice, il fascicolo della fase monitoria. In realtà, secondo quanto affermato dallo stesso opposto nell'istanza del , unitamente al fascicolo di parte non era stato depositato il fascicolo della fase monitoria ma una copia integrale dello stesso non rinvenuto all'interno. Allo stato non è possibile risalire al momento in cui tale fascicolo è andato smarrito poiché la parte opposta ha omesso di rilevare la mancanza al momento del ritiro, così come la cancelleria ha omesso di verificare il contenuto del fascicolo all'atto del deposito in data e di annotare che era stata depositata solo una copia del fascicolo della fase monitoria. Parte opponente ha erroneamente dedotto il mancato deposito del fascicolo monitorio, che era presente in copia, ed avrebbe dovuto, al limite, contestare la conformità della copia con l'originale. Comunque, considerate le vicende subite dal ruolo gestito dal G.S., successivamente passato al giudice A. ed infine all'odierno giudicante, con conseguente passaggio dei fascicoli fra diverse cancellerie, è impossibile risalire al momento dello smarrimento ed imputare le conseguenze dello smarrimento ad una delle parti. Pertanto si conferma il provvedimento del con il quale è stata autorizzata la ricostruzione del fascicolo mediante produzione di copia degli atti e documenti in esso contenuti. Venendo al merito dell'opposizione deve rilevarsi che la stessa non appare fondata e meritevole di accoglimento. Il credito oggi vantato dall'opposto rinviene da due decreti ingiuntivi, nn. 1321/1991 e 1328/1991, emessi in data rispettivamente nei confronti di L.E. e V.P. in qualità di condebitori per l'importo di Lire e nei confronti di L.E., in qualità di titolare della ditta individuale L. e di V.P. in qualità di fideiussore per il pagamento dell'importo di Lire Come risulta dalla documentazione in atti per il pagamento dell'importo complessivamente ingiunto nei due decreti la creditrice M.P. intraprese una procedura di pignoramento presso terzi nei confronti della C. S.p.A. ottenendo il decreto del con il quale veniva assegnato l'importo mensile di Lire pari ad un quinto della retribuzione dovuta a V.P. L'odierno opposto, a fronte del pagamento eseguito dal giugno 1996 all'aprile 2001, che la M. dichiarava essere

4 pari a Lire (per il debito di L.E. e V.P.) e a Lire (per il debito di L.E. garantito di V.P.) chiedeva ed otteneva ingiunzione nei confronti di L.E. a titolo di regresso ex artt e 1950 c.c. L'ingiunta nel presente giudizio di opposizione ha dedotto l'inesistenza della debitoria assumendo che il credito era stato chiesto ed ottenuto dal solo V. che, tra l'altro, era il titolare occulto della L. intestata solo formalmente alla moglie L.E. Le affermazioni di parte opponente, però, non trovano riscontro alcuno nella documentazione depositata in atti. Infatti seppure i documenti allegati in copia possano essere stati compilati dal V. non può escludersi che la collaborazione prestata dal V. nella ditta della moglie fosse motivata dal rapporto di coniugio. Le matrici degli assegni allegati in fotocopia non forniscono alcun elemento utile e non si comprende quale sia la loro finalità probatoria. Lo stesso si può dire per le cambiali protestate emesse in favore di V.P. e depositate in atti. Nel corso dell'interrogatorio formale il V. ha confermato di aver "frequentato la ditta L." ma non di averla gestita per conto della propria moglie. I testi escussi nel corso della fase istruttoria non hanno aggiunto elementi utili a confermare la posizione difensiva dell'opponente. Infatti il teste D.C. ha dichiarato di essersi rivolto alla L. e di aver avuto contatti solo con la L. presentatasi come titolare e accompagnata dal marito. La teste L.A., sorella dell'opponente, si è limitata a confermare di aver sottoscritto degli effetti per la concessione di un prestito su richiesta del V. ed al solo scopo di accontentarlo pur sconsigliata dalla sorella. Il teste M.S. si è limitato a riferire di essere andato presso la sede della L. a trovare il V. per prendersi un caffè ed infine la teste E.V., segretaria della L., ha dichiarato che "entrambi i coniugi V., la dott.ssa L.E. ed il sig. P.V. mi dicevano cosa fare "e considerato il rapporto di coniugio all'epoca esistente tra le parti non appare inverosimile che il V. collaborasse con la moglie nella gestione, della ditta. Né appare credibile che la L., dotata di cultura superiore in quanto laureata in giurisprudenza, non avesse piena consapevolezza dell'attività svolta e delle conseguenze della spendita del proprio nome e ben avrebbe potuto cautelarsi in caso di simulazione della titolarità della ditta anche in considerazione del fatto che tra le parti non è ammessa la prova della simulazione a mezzo di testimoni.

5 Quanto all'azione di regresso esercitata dal V. l'opponente deduce che a norma dell'art c.c., vige la presunzione di uguaglianza delle quote tra i condebitori, ma che la stessa norma fa salva la fattispecie dell'obbligazione contratta nell'interesse esclusivo di alcuno di essi con la conseguenza che, essendo state contratte entrambe le obbligazioni dedotte in giudizio nell'interesse esclusivo di V.P., non era esperibile l'azione di regresso da parte di quest'ultimo. Parte opponente, però, nel corso del giudizio non ha provato che i prestiti fossero stati concessi in favore e per esigenze del solo V. poiché l'affermazione non ha trovato alcun riscontro nella documentazione agli atti e nella prova espletata. L'opponente ha dedotto che non ricorressero i presupposti per l'esercizio dell'azione di regresso dal momento che il V. al momento del deposito del ricorso per decreto ingiuntivo non aveva pagato un importo eccedente la quota di sua spettanza. In realtà la giurisprudenza della S.C. ha avuto modo di chiarire che il condebitore solidale può esercitare il regresso anche in via preventiva, in previsione dell'esito positivo dell'azione intrapresa dal danneggiato e condizionatamente alla fruttuosa escussione del regrediente per l'intero (Cfr. Cass. 19 maggio 2008 n e 13 novembre 2002, n ). E del resto l'estinzione dell'obbligazione non è condizione dell'azione cognitiva di regresso bensì dell'azione esecutiva contro l'altro obbligato (Cass. 11 marzo 1998, n. 2680). Inoltre l'opposto ha espressamente dichiarato in atti di non aver esercitato alcuna azione di indebito arricchimento ex art c.c. nei confronti della L. pertanto non è neppure necessario esaminare le contestazioni sull'ammissibilità dell'azione. Infine l'eccezione di compensazione ex art c.c. sollevata dall'opponente non ha trovato alcun riscontro in atti dal momento che la L. non ha provato di aver "onorato durante il matrimonio una serie infinita di obbligazioni che facevano capo ad esso V.P. pagando cambiali che costui rilasciava a terzi e versando una serie di somme per estinguere debiti dallo stesso contratti presso altri Istituti di Credito" con la conseguenza che tale eccezione non può trovare accoglimento. Quanto alle spese di lite considerate verosimili le deduzioni di parte opponente che sono rimaste sfornite di prova e il rapporto di coniugio tra le parti al momento in cui è stato richiesto il prestito alla M., appare equo

6 disporne l'integrale compensazione a norma dell'art. 92 c.p.c. P.Q.M. Il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Seconda Sezione Civile, definitivamente pronunciando sulla opposizione proposta da L.E. avverso il decreto ingiuntivo n. 1123/2001 emesso dal Presidente della Seconda Sezione del Tribunale di Bari in data in favore di V.P., così provvede: - rigetta l'opposizione e per l'effetto conferma integralmente il decreto ingiuntivo; - compensa integralmente tra le parti le spese del presente giudizio. Così deciso in Bari il 31 ottobre Depositata in Cancelleria il 15 novembre 2011.

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