Il restauro nel XX secolo. Restauri tra le due guerre

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1 Il restauro nel XX secolo Restauri tra le due guerre

2 Gli anni tra le due guerre Fin dall inizio del secolo i postulati del cosiddetto restauro filologico nella sua versione più aggiornata di restauro scientifico risultano ormai saldamente acquisiti in tutta Europa. Permangono, tuttavia, orientamenti stilistici, che, nonostante il loro conclamato superamento, continuano ad essere presenti nella pratica restaurativa. Canoni filologici differenziazione e minimo intervento. In tale contesto l Italia si distingue, avendo assunto tali criteri in modo integrale. Ciò conduce a: minori scivolamenti verso il restauro stilistico; isolamento del restauro dei monumenti dal territorio dell architettura e totale rifiuto degli strumenti progettuali, legati a linguaggi contemporanei, altrove accettati da decenni.

3 Gli anni tra le due guerre Nella pratica Impiego di materiali diversi e forme semplificate, ma, ancor più spesso, di forme scarnificate e semplicistiche processo di schematizzazione fatto sulla base di formule generiche e indifferenti alla peculiarità dell opera. Tale approccio funziona qualora le parti lacunose siano di limitata estensione, ma fallisce nel caso contrario. I materiali e le tecniche usati sono quelli moderni, così come prescriveva la Carta di Atene. In particolare si adoperano cemento armato e acciaio, spesso dissimulati inserendoli nelle compagini murarie o utilizzandoli in parti non visibili del monumento. Il loro utilizzo è dettato da ragioni tecniche o ragioni estetiche. Tali materiali si adoperano senza ancora conoscerne la riuscita nel tempo.

4 RESTAURO ARCHEOLOGICO

5 Il restauro archeologico Italia, Francia e Germania sono tutte dotate di un organizzazione tecnico-amministrativa adeguata, con organismi periferici con competenze scientifiche e amministrative atte a svolgere azioni di tutela. Si avvia un opera di regolamentazione dei lavori di scavo e di conservazione dei reperti. 1875: Redazione delle Istruzioni che definiscono il carattere del restauro archeologico Restauro = sola opera necessaria ad impedire la distruzione del monumento scoperto, contemplando la possibilità di operazioni di anastilosi. Il restauro archeologico si distingue da quello dei monumenti perché prevale la componente storica su quella estetica e non si persegue l unità di stile.

6 Il restauro archeologico Italia Si opera molto in Sicilia, a Roma, a Pompei, Baia, Ostia Antica. Giacomo Boni pubblica un saggio su Il metodo degli scavi archeologici, in cui descrive una nuova tecnica di scavo, che anticipa quello stratigrafico, ed avverte la necessità di integrare i suoi studi con quelli di geologia, antropologia, filologia ed etnologia. Afferma che occorre rispettare l autenticità delle cose scavate e nelle aggiunte bisogna evidenziare la differenza tra vecchio e nuovo. Inoltre, le strutture lapidee di integrazione non devono essere lavorate.

7 Il restauro archeologico Concettualmente legata al restauro archeologico è la conservazione dei monumenti allo stato di rudere: Interventi che vogliono presentare in modo autentico il passato, non falsificando né abbellendo. Si inseriscono solo le parti mancanti e si effettuano opere di consolidamento (p.e. S. Galgano). L obbiettivo è quello di garantire la stabilità dell insieme e rendere palese la logica dell organismo.

8 1899_Abbazia di Zsámbék, Ungheria_I. Möller Ricostruzione grafica dei principali lavori condotti da Istvan Möller sulla struttura di fondazione duecentesca, fortemente danneggiata a partire dalla fine del XVI secolo e, successivamente, nel 1763, a causa di un forte terremoto. Le rovine restano in stato di abbandono fino alla fine del XIX secolo, quando Möller provvede al consolidamento delle fondazioni ed alla realizzazione di speroni e rinfianchi, reintegrando archi, piedritti e setti murari.

9 1899_Abbazia di Zsámbék, Ungheria_I. Möller Le strutture superstiti dell abbazia. L intervento del Möller, oggi giustamente tanto lodato e considerato esemplare, si distingue, grazie all uso di mattoni, dalle parti originarie. Forse la scelta minimale è però dettata dalla mancanza di mezzi, che hanno imposto di rinunciare alla reintegrazione, così come si è fatto per altri monumenti e si è continuato a fare per molti decenni.

10 _Acropoli di Atene I restauri ottocenteschi ( ) Vi opera l arch. Leo von Klenze, succeduto a Kyriakos Pittakis (1833), il quale rimuove il presidio militare dall Acropoli, facendole assumere il carattere di sito archeologico. A costoro fanno seguito numerosi altri archeologi. Già Pittakis anticipa le moderne pratiche di restauro, rispettando i materiali antichi, distinguendo le parti aggiunte e spesso apponendovi la data dell intervento. Nel 1890 lo scavo è concluso e ripreso nel 1894 per ragioni estetiche.

11 _Acropoli di Atene I restauri novecenteschi Interviene Nicólaos Bálanos, il quale effettua integrazioni sul Partenone con calcestruzzo. Lavora anche all Eretteo ( ), ai Propilei ( ) e al Tempio di Atena Nike ( ) introducendo travi di ferro nei blocchi danneggiati, c.a., ed eliminando gli antiestetici restauri ottocenteschi con mattoni, sostituendovi materiale omogeneo. Si tratta, in effetti, di un periodo di sperimentazione, in cui si usano sia sistemi tradizionali che moderni, oscillando tra esigenze tecniche ed estetiche.

12 _Acropoli di Atene_N. Bálanos Restituzione dei lati nord e sud del Partenone nel loro stato settecentesco, dopo l esplosione provocata dai veneziani nel 1687, con, a tratteggio, la moschea sorta dentro il tempio. In sostanza si tratta dello stato dei luoghi anteriore all intervento di Balanos.

13 _Acropoli di Atene_N. Bálanos Lati nord e ovest dopo l intervento di Bálanos e particolare di una colonna reintegrata in cemento.

14 _Teatro di Marcello, Roma_ A. Calza Bini e P. Fidenzoni Il teatro prima e dopo l intervento di liberazione ed in una foto del 1975, anteriore al recente intervento di pulitura. Le opere di consolidamento effettuate da Alberto Calza Bini e da Paolo Fidenzoni hanno consentito di riaprire le arcate del doppio ordine architettonico senza demolire il sovrastante palazzo cinquecentesco degli Orsini. Alcune arcate di rafforzamento sono state realizzate in peperino, per distinguerle dalle parti originarie in travertino.

15 1924_Tempio della Fortuna Virile_A. Muñoz Il Tempio della Fortuna Virile, poi chiesa di S. Maria Egiziaca, in una veduta di G.B. Piranesi (XVIII sec.) e allo stato attuale, dopo l intervento di liberazione.

16 1924_Tempio della Fortuna Virile_A. Muñoz

17 _Largo Tor Argentina, Roma_ A. Muñoz Sistemazione dell area archeologica dopo i rinvenimenti conseguenti alla demolizione di un isolato. L intervento ha comportato il rialzamento delle colonne dei templi di età repubblicana.

18 1930_Tempio di Segesta (Trapani) Veduta di una porzione della trabeazione vista dall interno. Sono evidenti le grappe e le fasciature metalliche, prima in ferro, poi in bronzo, poi ancora in acciaio inossidabile, utilizzate con continuità negli interventi che si sono susseguiti dai primi dell Ottocento ad oggi.

19 _Tempio C, Selinunte (Trapani)_F. Valenti I resti del tempio C dopo l anastilosi e dettaglio di una colonna con integrazione in laterizi. Il tempio, databile alla metà del VI sec., è interessato da un intervento di Francesco Valenti, che rialza dodici colonne del lato nord, complete di capitelli e di alcuni tratti di trabeazione, ed integra con laterizi le parti mancanti. Nel secondo dopoguerra la Soprintendenza archeologica di Palermo effettua un intervento di consolidamento che è consistito nell inserimento di grappe di ottone immerse in conglomerato cementizio.

20 1955_Tempio E, Selinunte (Trapani)_J. Bovio Marconi Dettagli del colonnato con integrazioni in cemento. L intervento, progettato nel 1955 da Jole Bovio Marconi, è consistito in un operazione di anastilosi e di reintegrazione molto criticata, per aver notevolmente mutato il suggestivo ambiente archeologico, oltre che per le modalità esecutive e per i materiali impiegati. I lavori sono consistiti nella sistemazione degli elementi del tempio recuperati e ordinati, nella reintegrazione in conglomerato cementizio armato di alcune parti mancanti, peraltro eseguita con indubbia imperizia.

21 1938_Capitolium di Brescia_C. Ballerio Il capitolium dopo l intervento di anastilosi.

22 RESTAURO ARCHITETTONICO

23 G. Chierici_ Lavora presso l amministrazione delle Belle Arti a Pisa, Siena, Napoli, Milano. Come Annoni, non si sofferma molto sugli aspetti teorici, quanto su quelli applicativi. Segue la linea filologica, facendo riferimento a dati storici e prestando grande attenzione alla consistenza fisica della fabbrica. Il restauro non ammette dilettantismi. Conferisce al restauratore il ruolo di indagatore e accorda al metodo filologico la proprietà di metodo scientifico. Ribadisce il rispetto dell arte di ogni tempo, escludendo libere interpretazioni e soluzioni analoghe. Restaurare significa, innanzitutto, conservare. E inoltre un operazione che serve a rivelare, mantenere, far rivivere l opera antica.

24 G. Chierici_ I suoi restauri si fondano sul principio della distinguibilità. E un restauratore scientifico a pieno titolo, che aderisce a principi embrionalmente critici. Talvolta permane in lui la prassi del ripristino, cui contrappone quella del consolidamento limitato all impiego di mezzi tecnici. Interventi fondati sulla conoscenza, evitando falsificazioni e completamenti per analogia. La sola guida vera e sicura è il monumento attorno al quale si lavora. ( ) Bisogna saperlo interrogare e se non risponde bisogna avere la forza di arrestarsi. Il suo intento non era quello di riportare il monumento ad una sorta di unità stilistica, quanto piuttosto quello di ricondurlo ad una forma compiuta.

25 1923_Abbazia di S. Galgano (Siena)_G. Chierici I ruderi dell abbazia cistercense, consolidati da Gino Chierici operando modeste integrazioni specialmente a fini statici. Ciò nonostante l opinione di molti, tra cui lo stesso Giovannoni, che ne auspicavano il ritorno allo stato originario, assumendo a modello il duomo di Siena.

26 _S. Maria Incoronata, Napoli_G. Chierici Lo stato dei luoghi anteriore all intervento di Chierici e il progetto di consolidamento delle colonne, realizzato attraverso l inserimento di cilindri di acciaio, previa trapanatura.

27 _S. Maria Incoronata, Napoli_G. Chierici La chiesa e il portico dopo il restauro, consistito nell eliminazione di elementi di tompagno del portico stesso, il quale risultava sovraccaricato e strapiombante per la presenza di quattro piani di abitazione.

28 _S. Maria Donnaregina, Napoli_G. Chierici Sezione longitudinale e pianta della zona dell abside trecentesca e del coro seicentesco prima e dopo l intervento di riduzione e trasporto operato da Chierici.

29 _S. Maria Donnaregina, Napoli_G. Chierici Veduta esterna ed interna dell abside trecentesca liberata e reintegrata da Chierici dalle aggiunte pesanti alterazioni subite nel Seicento e dopo il 1861, operando con grande impegno concettuale e tecnico.

30 _S. Maria Donnaregina, Napoli_G. Chierici Il progetto per il trasporto di una parete di circa 60 mq affrescata da Francesco Solimena, che aveva invaso parte dell abside gotica.

31 _S. Lorenzo Maggiore, Milano_G. Chierici Veduta d insieme del colonnato e dettagli dell architrave e del rimontaggio delle colonne. Alla metà del secolo le colonne si presentano notevolmente degradate per gli effetti atmosferici aggravati dalle vibrazione dovute al traffico pesante. Sia le colonne che la trabeazione erano in condizioni di instabilità. Si è provveduto a smontare e rimontare le colonne, svuotandole e creando una nuova anima in c.a. gettato nel loro interno. Lo stesso materiale, talvolta sostituito dall acciaio, è stato utilizzato per risarcire, reintegrare o sostituire gli architravi..

32 _S. Lorenzo Maggiore, Milano_G. Chierici

33 Anni Trenta_Basilica di S. Nicola, Bari_C. Ceschi Fianco meridionale della basilica prima e dopo i restauri.

34 Anni Trenta_Cattedrale di Bari_C. Ceschi La facciata prima e dopo i restauri, che hanno comportato l eliminazione delle parti settecentesche, in modo da reintegrare la facies medievale.

35 A. Annoni_ Allievo di Boito e Moretti, professore al Politecnico di Milano. Sostiene che i monumenti non devono essere mummificati, ovvero conservati come cose morte. Si deve piuttosto procedere alla valorizzazione ( avvaloramento ), senza falsificazioni o mimetizzazioni. Per gli edifici medievali, più complessi e non riconducibili ad una precisa forma, non sono ammessi rifacimenti e ricomposizioni, a differenza degli edifici definiti nella formula architettonica ed estetica.

36 A. Annoni_ L avvaloramento deve estendersi anche alle sistemazioni degli intorni, da preferirsi a verde. Nel restauro non esiste un metodo. Da qui l attributo del non metodo annoniano, definendo procedimenti caso per caso, affidati alla competenza del restauratore.

37 A. Annoni_ Cerca di superare intuitivamente i limiti e la concezione del restauro scientifico, anticipando forme di restauro critico, basate anche su un maggiore rispetto per le possibilità espressive dell architettura moderna nel restauro. Distingue, come Giovannoni, i monumenti in vivi e morti, cui aggiunge quelli pericolanti, proponendo, di conseguenza, 3 tipi di restauro: monumenti vivi / conservazione monumenti morti / sistemazione monumenti pericolanti / consolidamento

38 1922_Palazzo della Ragione, Pomposa (Ferrara)_A. Annoni Resti della facciata di levante, dove sono ben visibili i muri trasversali dell edificio, il contrafforte laterale e la travatura in c.a. che lascia libere le tracce degli affreschi del piano superiore, disperse dopo l arbitraria successiva ricostruzione dell intero palazzo.

39 1934_Basilica di S. Vincenzo a Galliano, Cantù_A. Annoni La chiesa, in origine a tre navate, si presentava mancante della navata di destra, distrutta prima del Annoni si oppose alla sua ricostruzione e chiuse la navata centrale con una vetrata.

40 1949_Ospedale Maggiore, Milano_A. Annoni Il cortile meridionale prima e dopo i lavori di restauro.

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