Censimenti e prelievo della tipica alpina Note preliminari sul prelievo del capriolo Le Zone Speciali Ungulati.

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1 Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico-ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana - Poste italiane S.p.A spedizione in A.P. - 70% - DCB Bergamo - Cod. ISSN contiene IP Dicembre 2007 Anno XI - n. 32 Censimenti e prelievo della tipica alpina 2007 Note preliminari sul prelievo del capriolo 2007 Le Zone Speciali Ungulati Etica venatoria L arte della caccia a capanno Caccia pro e contro

2 mbre 2007 Sommario Direttore responsabile: Enrico Bonzi Coordinatore: Flavio Galizzi Redazione: Flavio Galizzi, Lino E. Ceruti, Giambattista Gozzi, Luigi Capitanio, Piergiacomo Oberti Hanno collaborato: Tiziano Ambrosi, Umberto Arioli, Domenico Belotti, Martino Bianchi, Gianantonio Bonetti, Carlo Calvetti, Luigi Capitanio, Lino E. Ceruti, Annibale Facchini, Sergio Facchini, Flavio Galizzi, Alessandra Gaffuri, Gianbattista Gozzi, Cristian Midali, Piergiacomo Oberti, Stefania Pendezza, Luigi Poleni, Pier Giorgio Sirtori, Diego Vassalli, Giovanbattista Vitali Direzione e redazione Lenna (Bg) - Piazza IV Novembre, 10 Tel. e Fax 0345/ comprensorio: Info@comprensorioalpinovb.it redazione: redazione-cacciavb@tele2.it Direttore Responsabile: Enrico Bonzi Progetto grafico: Manuele Anghileri Impaginazione e stampa: Diliddo Grafica&Stampa, San Pellegrino Terme Editore: Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana Registrazione presso il Tribunale di Bergamo, n 29/97 del 22/07/97 Rivista dei Soci del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana La rivista si avvale della collaborazione di tutti i Soci, con scritti e materiale grafico fotografico, senza impegni da parte della Redazione, che si riserva di vagliare ed eventualmente modificare quanto pervenuto, e tratterrà il materiale nel proprio archivio. La riproduzione anche parziale è vietata, salvo il consenso degli autori e del Comitato di Gestione In copertina: Coppia di segugi italiani foto di G. Bosio Foto: A. Galizzi, Archivio Diliddo, F. Manzoni, M. Bianchi, P. Bianchi, G. Galizzi, G. Gritti, B. Midali (BM), G. Gozzi, S. Torriani, R. Pesenti 2 CACCIAINVALBREMBANA L editoriale Enrico Bonzi 3 ATTUALITÀ Decreto ministeriale sulle ZPS 4 Lettera dell Assessore Provinciale 5 LETTERE 6 COMMISSIONI Tipica Alpina Piergiacomo Oberti 10 Ripopolabile 11 Luigi Poleni Lepre Cistrian Midali 11 Capanno Umberto Arioli 12 Ungulati Gianantonio Bonetti 12 ARTICOLI Censimenti e prelievo della tipica alpina 2007 Piergiacomo Oberti 13 Note preliminari sul prelievo del capriolo 2007 Gianantonio Bonetti 14 A proposito delle femmine di capriolo Luigi Capitanio 15 M.A.C. Mortalità Anomala del Capriolo G. P. Sirtori 17 Le Zone Speciali Ungolati Giovanbattista Vitali 18 L arte della caccia a capanno GB Gozzi 21 No alla caccia ai cervidi con l uso dei cani da seguita 23 Etica venatoria Flavio Galizzi 26 Tesi di dottorato sui camosci delle Alpi Orobie 27 Caccia pro e contro Domenico Belotti 28 RUBRICHE Appunti di biologia animale Tiziano Ambrosi 29 Per saperne di più Alessandra Gaffuri 30 Doppiette, sovrapposti e semiautomatici Sergio Facchini 31 Il bossolo Martino Bianchi 34 Educazione Faunistica Stefania Pendezza 38 Per conoscerli meglio Flavio Galizzi 40 Pagine d Autore Annibale Facchini 42 Curiosità 43 Flavio Galizzi Conduttori cani da traccia Diego Vassalli 44 In cucina Carlo Calvetti 45 Proposte di lettura Luigi Capitanio 46 La coppa delle Prealpi Orobiche e il Trofeo Pesenti Gritti 2007 G.C. Bosio 47 Informazioni e scadenze 48

3 La stagione venatoria si è ormai quasi conclusa, spero con grandi soddisfazioni da parte di tutti. Abbiamo lavorato con dedizione e passione, e ringrazio in particolare i membri delle Commissioni di lavoro, dando quanto di meglio si poteva dare. Anche se alcune cose possono essere migliorate riteniamo che tutto sommato non vi siano elementi negativi su cui merita soffermarci. Colgo l occasione di questo numero di fine anno per fare una breve puntualizzazione sulle vicende che nelle ultime settimane hanno riguardato il piano faunistico venatorio bergamasco nell ambito del contenzioso di Ottobre tra la provincia di Bergamo e il WWF. La Provincia di Bergamo ha resistito in giudizio contro i ricorsi presentati dall Associazione ambientalista, difendendo la bontà di una pianificazione per altro costruita di comune accordo con tutte le associazioni venatorie bergamasche riconosciute. In questa vicenda purtroppo sono state presentate alla stampa versioni spesso difformi dalla realtà dei fatti. Da parte mia tengo a sottolineare come la Provincia di Bergamo, a partire dal Suo Presidente Valerio Bettoni, si sia mossa con tempestività, efficacia e rispetto delle procedure per garantire ai cacciatori bergamaschi la tutela dei loro legittimi interessi. L auspicio è che l intero mondo venatorio sappia apprezzare questa presa di posizione da parte della Provincia, e soprattutto sappia rimanere unito attorno all obbiettivo della difesa della caccia e dei suoi valori. In attesa di una riflessione da parte di chi ha puntato il dito unitamente ai componenti del Comitato di Gestione e ai membri della Redazione, auguro a tutti i cacciatori e ai loro amici, con rispettive famiglie, i più fervidi auguri di Buon Natale e un Felice Anno Nuovo. Il Presidente del Comprensorio Enrico Bonzi

4 Attualità Decreto misteriale sulle ZPS Nel numero scorso avevamo fatto riferimento all emanando decreto del ministro sulle norme che avrebbero regolamentato la caccia nelle ZPS, esprimendo alcune preoccupazioni a riguardo. Temevamo che ci sarebbero state misure non condivisibili e in contrasto con lo spirito europeo che non prevedeva alcun divieto generico riguardo alle ZPS. Il Decreto è stato emanato in data 17 ottobre 2007, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n 258 del 6 novembre È quindi consultabile da tutti. Ciò che temevamo non è fortunatamente avvenuto, anche se nel decreto sono contenute alcune norme generali di restrizione, peraltro prevedibili, che in misura diversa interessano alcune specializzazioni. Il Decreto è ora all esame delle Associazioni Venatorie, delle Regioni e delle Provincie, che provvederanno a loro volta a chiedere modifiche, e ad adeguare i calendari e le disposizioni in materia venatoria per il prossimo anno. Da parte nostra, scampato il grave pericolo di chiusura dell attività venatoria in queste zone, cercheremo di esprimere un più approfondito parere con il numero di primavera. Buona lettura a tutti Le Redazione 4 CACCIAINVALBREMBANA

5 Lettera dell Assessore Provinciale Attualità Come noto il calendario venatorio disciplina i tempi della stagione venatoria di caccia, mentre il Piano faunistico disciplina i luoghi ove la caccia può essere effettuata e dove invece non è consentita. Questi due strumenti amministrativi rappresentano i cardini fondamentali dell esercizio venatorio previsti dalle vigenti leggi nazionale e regionale che lo disciplinano. In assenza del calendario venatorio o del Piano faunistico-venatorio la caccia non può essere praticata, in quanto non viene garantita l esigenza di conservazione della fauna selvatica che la legge quadro nazionale antepone all esercizio dell attività venatoria. Tutti i piani faunistico-venatori della Provincia, partendo da quello approvato nel 2000, sono stati sistematicamente impugnati al TAR o direttamente al Consiglio di Stato dal WWF o da altre associazioni ambientaliste o addirittura abolizioniste della caccia. Questo costante ricorso al TAR per chiedere la sospensione o l annullamento dei piani faunistici evidenzia da sé che i provvedimenti provinciali non erano sufficientemente restrittivi per i cacciatori come invece avrebbero voluto i ricorrenti. Ad ogni buon conto le vicissitudini giudiziarie che hanno provocato la temporanea sospensione di una settimana della stagione di caccia, meritano una spiegazione. Il TAR di Brescia al quale si era rivolto il WWF al fine di ottenere l annullamento o la sospensione della variante al Piano faunistico-venatorio provinciale approvato nel 2006, non solo ha accolto la richiesta della parte ambientalista di sospendere la variante che aveva consentito la riattivazione di 167 appostamenti fissi, ma addirittura ha sospeso anche il Piano faunistico-venatorio approvato lo scorso anno. Il precedente piano faunistico-venatorio approvato nel 2000 non poteva essere utilizzato, sostituendosi ai due provvedimenti pianificatori sospesi, in quanto anch esso in parte annullato dal Capo dello Stato, al quale ancora una volta si erano appellato il WWF. La reazione della Provincia è stata immediata. Al fine di ripristinare il più celermente possibile il proseguimento della stagione venatoria, la giunta guidata dal presidente Valerio Bettoni ha presentato un ricorso di massima urgenza al Consiglio di Stato, ottenendo l immediata sospensione dell ordinanza del TAR di Brescia, che, come noto, aveva provocato la moratoria della caccia in Provincia di Bergamo. Il Consiglio di Stato con ordinanza del 27 novembre 2007 ha poi decretato la piena validità del Piano faunistico venatorio provinciale del 2006, mantenendo in vigore esclusivamente la sospensione della sua variante approvata nel marzo di quest anno. Il Comprensorio alpino Valle Brembana, come del resto l intera zona alpi, ha subito marginalmente gli effetti di questa vicenda giudiziaria, che vedrà contrapposti Provincia e WWF anche nei prossimi mesi del 2008, se si esclude la settimana di sospensione della caccia provocata, come sopra spiegato, da un incomprensibile e poi censurata ordinanza del TAR di Brescia,. Decisamente maggiore è stato l impatto sui cacciatori dell ATC Prealpino e dell ATC Pianura bergamasca, dove la geografia delle aree protette, e quindi subordinate al divieto di caccia, è dovuta tornare all interno dei confini previsti dal Piano faunistico Questa è la vera storia delle vicissitudini giudiziarie che ha subito recentemente la nostra pianificazione faunistica. Mi corre infine l obbligo di sottolineare l estrema correttezza ed efficienza dell operato degli uffici della Provincia e dei suoi funzionari e dirigenti, i quali hanno profuso al massimo grado il proprio impegno dimostrando grande dedizione, sia verso l istituzione, sia nei riguardi della causa venatoria. L auspicio è che alla fine di tutta questa vicenda, peraltro oggetto di alcune spiacevoli strumentalizzazioni sulle quali non mi voglio soffermare, possano prevalere le ragioni del vero ambientalismo, fatto di sincero attaccamento allo spazio rurale e alle sue tradizioni secondo una logica di tutela del territorio alla quale i nostri cacciatori da sempre danno il proprio convinto sostegno e contributo. Colgo l occasione per rivolgere, attraverso la vostra rivista, il mio sincero augurio di Buone Feste a tutti gli amici cacciatori della Valle Brembana. Luigi Pisoni Assessore provinciale all agricoltura, caccia e pesca CACCIAINVALBREMBANA 5

6 Lettere Lettere al Direttore Egregio Presidente C.A Valle Brembana, Le chiedo cortesemente di ospitare la mia replica e precisazione all articolo L antistoria della Caccia firmato da La Redazione apparso sulla vostra rivista Caccia in Val Brembana. Con un evidente caduta di stile l articolista, trattando della mia proposta di legge relativa al Prelievo venatorio dei cervidi e bovidi con il cane da seguita, mi fa passare come un indeterminato Senatore bergamasco che invece ha nome e cognome e si chiama per l appunto Valerio Carrara. La ringrazio comunque per la cortese opportunità che mi viene da lei offerta di chiarire il senso ed il motivo che mi ha spinto a presentare il progetto di legge n 1092 relativo al prelievo dei cervidi con l ausilio del cane da seguita. Con la presente provo pertanto a sintetizzare il mio pensiero su un argomento certamente interessante e di estrema attualità ma, al contempo, molto insidioso e oggetto di accesi dibattiti. E del tutto evidente infatti che l argomento è difficile, non tanto per la sua complessità teorica o pratica, quanto perché ogni argomentazione utilizzata per esporre una tesi favorevole o contraria a tale proposta rischia di venire strumentalizzata, come negazione aprioristica, ottusa e pregiudiziale dell una o dell altra forma di caccia. Tuttavia mi preme esordire con una premessa dalla quale, come cacciatore, non posso prescindere: e cioè che la vera e unica caccia di selezione ai cervidi è quella che viene messa in atto dal lupo, o da grandi predatori naturali come la lince, che sono una delle componenti della selezione naturale, insieme p.e. alle malattie e ai cambianti climatici, che agiscono dai tempi in cui si è originata la vita sulla terra. Queste sono infatti le forze naturali che plasmano le popolazioni di ungulati selvatici e le selezionano appunto. Tutte le forme di caccia introdotte dall uomo, sono forme di mortalità che, in maniera spesso necessaria, ma sempre artificiosa, si sovrappongono, si inseriscono o si compensano alla mortalità naturale e a quella indotta dai predatori. Faccio questa premessa per chiarire che il mio vuole essere un approccio tecnico faunistico distaccato e per sgombrare ogni campo da possibili dubbi di una mia collusione, faziosità o simpatia nei confronti di questa o quella forma specifica di caccia esercitata dall uomo. Una forma di caccia, comunque la si chiami, resta una forma di caccia: cioè un prelievo operato dall uomo di una risorsa disponibile e rinnovabile, ma limitata come la fauna selvatica. Un prelievo può essere poi indiscriminato, e allora è manifestamente negativo, perché può portare a grossi squilibri (in diminuzione o in aumento) delle popolazioni animali cacciate; oppure può essere controllato, regolamentato e sottoposto a verifica empirica e sperimentale attraverso i censimenti, e allora è un buon prelievo, razionale e conservativo o addirittura utile, in grado cioè non solo di conservare ma di incrementare le popolazioni. La selezione in termini biologici è, sappiamo tutti, tutt altra cosa e, soprattutto, agisce attraverso altri canali. Nel caso specifico per caccia di selezione, intesa nella forma attualmente praticata, si intende una forma di caccia, prevalentemente all aspetto e con arma rigata, condotta in virtù di piani di abbattimento qualitativi e quantitativi, il cui rispetto viene garantito dalla scelta o selezione dei capi da abbattere. Tali piani vengono formulati in base a censimenti e parametri della popolazione cacciata e calibrati in modo da garantire la conservazione nel tempo della popolazione oggetto del prelievo. Il lato positivo di questa forma di caccia va individuato, a mio parere, non tanto nel perseguimento di una selezione naturale o biologica delle specie, (cosa peraltro impossibile visto che la selezione è un fenomeno naturale che opera a prescindere dal prelievo venatorio applicato) ma il rispetto e la conservazione della specie e delle sue popolazioni attraverso l esecuzione di un piano di prelievo quantitativo e qualitativo determinato dai censimenti. L elemento distintivo e innovatore della caccia di selezione non va cercato pertanto nella forma di caccia in sé ma va individuato piuttosto nell elemento culturale dei corsi formativi propedeutici alla caccia di selezione: ossia il cacciatore ha un approccio conservativo e di rispetto per la specie, non per la forma di caccia che esercita, ma, principalmente, per la formazione che ha acquisito e per le materie che ha studiato per esercitare tale forma di caccia. In altre parole la vera selezione è sui cacciatori e sul loro comportamento, non tanto sugli animali che, comunque, vengono scelti o selezionati nelle varie classi d età e per sesso per rientrare nel piano di abbattimento: questo è, in ultima analisi, il vero strumento di selezione e controllo. Per la prima volta infatti i cacciatori, nelle lezioni per conseguire l abilitazione alla caccia di selezione, si confrontano con gli aspetti puramente biologici della dinamica delle popolazioni, del ciclo biologico e riproduttivo, dei censimenti e delle indagini statistiche, dei prelievi bilanciati e strutturati. Nello specifico, per l appunto, la proposta da me presentata, prevede per i futuri controllori con il cane segugio un percorso teorico culturale molto simile, se non del tutto analogo, a quello intrapreso oggi dagli aspiranti selecontrollori all aspetto. L unica differenza è nella modalità di caccia che prevede l ausilio di uno o due cani. Le argomentazioni del mondo scientifico, categoricamente contrarie all uso del cane, sono per un certo verso anche valide e sottoscrivibili se riferite ad un uso generico ed aspecifico di cani applicato ai cervidi (come p.e. nella monterias spagnola) mentre sono eccessivamente prudenziali e opinabili se, per uso di cane, si intende l utilizzo di uno o due segugi di razze selezionate. Per una scelta del capo e un rispetto del piano di abbattimento è sufficiente infatti che gli animali oggetto del prelievo giungano al tiro del cacciatore al passo leggero, alternato a momenti di sosta. Questo tipo di comportamento si manifesta nel caso di cervidi inseguiti da uno due cani ben addestrati. Tecnicamente e nel merito della proposta, l uso del cane, non più di due, nella caccia ai cervidi è, a mio avviso, un opzione possibile nel contesto del prelievo programmato delle popolazioni in quanto questo prelievo rimane nel quadro sopra tracciato di un prelievo selettivo e controllato. L opzione quindi è possibile nel rispetto delle condizioni di salvaguardia e conservazione del patrimonio faunistico, attraverso l attuazione di piani di abbattimento, quantitativi e qualitativi, stilati in base a censimenti, condizioni che a monte caratterizzano, come abbiamo visto, l etica e l operato dei cacciatori di selezione attuali. 6 CACCIAINVALBREMBANA

7 Ritengo che sia opportuno introdurre una forma di caccia controllata o selettiva anche con l utilizzo del cane. E questo un aspetto che tocca la politica venatoria, la gestione dei cacciatori e delle loro strutture associative di settore. In questo caso lascio quindi il dibattito e la discussione alle Associazioni Venatorie e agli organi politici degli Enti territoriali. Mi limito a ribadire che va considerata la possibilità di consentire, anche ai cacciatori con il segugio, o più in generale ai cacciatori cinofili, un percorso di crescita culturale e di serio confronto delle proprie convinzioni con il mondo scientifico, così come hanno sperimentato gli attuali cacciatori di selezione, nell interesse della salvaguardia delle popolazioni animali selvatiche che restano il vero unico grande patrimonio di tutti, cacciatori e non cacciatori. Senatore Valerio Carrara Oltre il Colle, 22 agosto 2007 Pubblichiamo con piacere la lettera del Senatore Carrara. Riguardo alla osservazione, peraltro garbata, relativa all omissione del nome del nostro Socio Senatore Carrara nell articolo L antistoria della cacca, apparso sul numero scorso della nostra rivista, preciso che non è stata per la verità una caduta di stile, bensì una benevola omissione derivata dal fatto che il disegno di legge di cui si parla, comunicato alla Presidenza del Senato in data 17 ottobre a firma del Senatore Valerio Carrara, non è proprio farina del suo sacco, bensì una copia di una vecchia proposta di legge presentata dal Consigliere regionale Jacopo Maria Ferri al Consiglio Regionale Toscano nel 2004/2005, a suo tempo bocciata dalla Regione Toscana (Vedi habitat n 143, marzo/aprile 2005). Se ne è quindi omessa la paternità in quanto ritenuta quantomeno incerta. Entrando poi nel merito del disegno di legge n. 1092, consultabile nel sito del Senato e classificata per argomento nella voce caccia sportiva (questa volta sì possiamo parlare di caduta di stile in quanto la caccia non è più assolutamente da considerarsi attività sportiva ), è opportuno sottolineare alcuni aspetti del problema, perché non vi siano equivoci di interpretazione. 1) La proposta così costruita non interessa assolutamente quanti oggi praticano la caccia di specializzazione alla lepre, anche se furbescamente lo si vorrebbe far credere, e forse qualcuno potrebbe ingenuamente intendere, bensì una futura élite di cacciatori di Selezione agli ungulati, iscritti ad un albo provinciale ad hoc e che abbiano sostenuto corsi specifici ed esami di abilitazione come quelli sostenuti oggi dai cacciatori di selezione, con cani specificatamente addestrati anch essi iscritti ad una albo provinciale e all anagrafe canina. Si configurerebbe quindi come una specializzazione delle caccia di selezione, di cui nessuno sente assolutamente la mancanza, salvo qualcuno che poi pensa di diventarne il paladino e rappresentarla, o qualche allevatore interessato a questa nuova specializzazione del segugio. 2) Nelle motivazioni a sostegno della proposta, si legge che essa prevede una forma di prelievo attraverso la quale sia possibile completare i piani faunistico-venatori,... prelevando cioè anche laddove la fitta vegetazione renda impossibile un tiro selettivo a lunga distanza con arma a canna rigata. Una motivazione assolutamente inconsistente almeno per tre motivi. a) Il completamento dei piani, sempre auspicato ma normalmente raggiunto attorno all 80% in media, non è assolutamente un problema per la popolazione di ungulati erbivori, in quanto altri fattori di equilibrio naturale intervengono poi a riequilibrare le popolazioni, come le morti accidentali, le malattie, gli inverni particolarmente rigidi, le primavere anomale, ed oggi in certe regioni, con il ritorno del lupo, possiamo aggiungere anche la predazione naturale. b) Quelle zone fittamente boscate sono state sempre intese dai cacciatori come zone rosse naturali dove i selvatici possono rifugiarsi e trovare un po di sicurezza, costituendo nel contempo una sorta di oasi di rifugio invernale e di successiva espansione. c) Voler proporre la caccia ai cervidi e bovidi col segugio e fucile a canna liscia come una forma di caccia di selezione è del tutto improprio: essa non si può definire in alcun modo di selezione nella sua accezione qualitativa (che è l aspetto qualificante del termine) rispetto alla scelta del capo da prelevare, ma eventualmente solo numerica, il che non basta. La si intende poi come attività venatoria tesa a completare i piani di prelievo, relegandola ad attività di rincalzo all azione classica del prelievo selettivo con l arma rigata, di cui non si comprende assolutamente la necessità come attività specifica e di specializzazione, visto che basterebbe, ed oggi la legislazione lo consente, qualora se ne riscontrasse la necessità, espandere e meglio razionalizzare nel tempo il prelievo. A meno che poi, una volta legittimata, non la si voglia intendere magari per cacciare in via esclusiva i maschi, visto che non vi sarebbero difficoltà di valutazione corretta dei capi anche in movimento spinti dai cani, e capovolgere la situazione relegando ai cacciatori di selezione con canna rigata il completamento del piano. Quante volte una proposta venduta di un colore è diventata poi completamente diversa; sarebbe una mossa politica di pessimo gusto e di basso profilo! Non volgiamo entrare ulteriormente nel merito del problema: basta ricordare che in nessuna regione italiana è consentito il prelievo degli ungulati erbivori con l uso del segugio, l I.N.F.S. non la ritiene sostenibile, nemmeno in Europa è praticata, se non in via del tutto eccezionale in piccolissime realtà, in quanto essa è considerata da tutti, dal punto di vista etico, ecologico, ambientale e scientifico, insostenibile. Un unico ulteriore appunto di riflessione, questa volta rivolto ai nostri cacciatori, che di caccia in montagna se ne intendono: riesce qualcuno ad immaginare la caccia di selezione col segugio praticata sul Camoscio? Perché sempre di Selezione si parla, anche nella proposta di legge presentata in Senato dal nostro Senatore. Il nostro parere rimane assolutamente e totalmente contrario. La Redazione Lettere CACCIAINVALBREMBANA 7

8 Lettere Egregio direttore, Le chiedo un po di ospitalità per una mia riflessione in merito all articolo pubblicato sulla vostra rivista, che è molto interessante e sempre più bella, dal titolo L antistoria della caccia. Leggo di una proposta di legge la Nr.1092 al Senato in data 9 novembre 2006, presentata da un senatore bergamasco. Che un politico cerchi il consenso presentando disegni di legge di questo genere, e non è il solo, è il suo mestiere, ma che si vada ad immaginare di introdurre, in un contesto così ben definito e funzionale come è oggi quello della caccia di selezione agli ungulati, un sistema a tutti gli effetti superato e scientificamente inaccettabile, è veramente fuori luogo, tanto più se viene da un Vostro Socio che ben dovrebbe conoscere la realtà bergamasca e gli ottimi risultati della caccia di Selezione praticata da voi. Il mio pensiero personale e quello dell UNCZA, e non solo, l ho portato a conoscenza nei miei interventi in convegni, mostre trofeistiche, tavole rotonde ed in diverse interviste alla stampa venatoria. La caccia ai cervidi con il cane segugio è deleteria e ai bovidi ancora più deleteria e anche pericolosa, e questo tipo di caccia si esercita ovunque esclusivamente con un arma rigata. Quello che io sostengo è anche un dettame tecnico-scientifico dell INFS, ed è riportato in vari documenti. Basta consultare la pubblicazione tecnica del febbraio 1992 Nr. 11, Indicazioni generali per la Gestione degli Ungulati, dove si legge: la caccia agli Ungulati deve basarsi su programmi di abbattimento selettivo. La forma prevista di caccia selettiva, o controllata, con il cane segugio è improponibile, escluso per la caccia al cinghiale, e lo testimoniano anni di esperienze negative anche nei siti dove questa viene praticata. L esperienza delle Province Autonome di Bolzano e di Trento ha dimostrato, già negli anni sessanta a Bolzano e negli anni settanta nel Trentino, che la vera gestione del capriolo e cervo, così come quella del camoscio, è quella praticata senza l ausilio del cane segugio, raffrontando i dati con quelli degli anni precedenti in cui la caccia con il segugio era consentita. Dopo pochi anni di questa gestione (senza cane) si sono visti i risultati con l aumento costante di queste specie, e per questo non ne ha risentito la caccia col segugio alla lepre. Queste esperienze sono state adottate anche nell Appennino e i risultati sono un abbattimento sempre più numeroso ed una consistenza in costante aumento. Vorrei citare l ultimo documento dell IN- FS, la richiesta ripetutamente formulata da alcuni ambienti venatori, di consentire la caccia ai Cervidi con l ausilio dei cani da seguita (singolo, coppie o mute) merita una sintetica risposta: NO ALLA CACCIA AI CERVIDI CON L USO DEI CANI DA SEGUITA (documento controfirmato da 9 Proff. E 3 Dott. di 8 Università). L evoluzione della caccia nel nostro paese, dopo l entrata in vigore della legge 157 dell 11 febbraio 1992, ha portato una radicale innovazione: il legame del cacciatore al territorio. Prima conseguenza, anche se difficile, cambiare mentalità e assumere più responsabilità, e questo è avvenuto nel tempo considerando la caccia non più libertà di prelievo, ma una caccia conservativa di tutta la fauna e pertanto espressione di una gestione responsabile; sono convinto che la stragrande maggioranza dei cacciatori abbiano capito lo spirito di mettersi a disposizione della fauna per tutelarla ed aiutarla. La sana gestione paga sempre. I miei complimenti vivissimi ai cacciatori del vostro C.A. della Val Brembana, sono un esempio e i risultati si vedono. A tutti un forte WEIDMANNSHEIL! Rino Masera Caro Masera, La ringrazio per il contributo, peraltro assai gradito a questo punto del dibattito, in merito alle riflessioni portate avanti dalla Redazione e dal comitato di Gestione nettamente contrarie alla proposta di estendere la caccia agli ungulati all utilizzo del cane segugio. Il Suo parere autorevole, considerato che per anni ha guidato con saggezza, carattere e chiarezza di intenti l UNCZA, rende giustizia, speriamo una volta per tutte, a quanti hanno coscienziosamente e con criterio portato avanti le tecniche di prelievo degli ungulati erbivori con la tecnica della Selezione con arma rigata, guardando al futuro, e mettendo avanti gli interessi della fauna prima di quelli individuali, caratterizzando la caccia di selezione come una vera forma di prelievo sostenibile, degna di affrontare il nuovo secolo e le sfide che la sensibilità ambientale ci chiede di affrontare. Come giustamente afferma, a chiusura del suo scritto, una sana gestione paga sempre. Crediamo che il nostro Comprensorio abbia degnamente onorato gli impegni di responsabilità a favore della fauna prima, e con piena soddisfazione dei cacciatori di conseguenza. Un cordiale saluto La Redazione GENTILE PRESIDENTE, ho letto l ultimo numero di Caccia in Val Brembana dove è presente L antistoria della caccia al quale vorrei replicare molto sinteticamente citando un meraviglioso pezzo di Mario Rigoni Stern. Un giorno concessero la caccia nella zona di rifugio e di ripopolamento dove da anni era bandita. In quei boschi i caprioli vivevano a branchi ed era un paradiso terrestre..ad un tratto si sentì un inseguimento ben noto: Alba e Franco erano partiti decisi sulla traccia buona. Simultaneamente i tre fratelli che erano alle poste, gioirono: Sentili i nostri!. Vennero giù per il sentiero attraverso il bosco. Davanti quattro caprioli: un vecchio maschio, una femmina e due piccoli che appena segnavano le corna: dietro Alba e Franco: più dietro ancora, distanziati, tutti gli altri cani. A fondo valle, dove il sentiero si apriva in una radura che dava sulla strada, c era Toni Muss, cacciatore anziano e, nascosto dietro ad un abete, il capo dei guardiacaccia che osservava la battuta. Muss sparò da trenta passi al vecchio becco che cadde belando sulle ginocchia. Lasciò andare gli altri. Mise il fucile in spalla, accese mezzo toscano e si avvicinò lentamente a dissanguarlo. Uscì allora da dietro la pianta il capo dei guardiacaccia ed in quel momento giunsero anche Alba e Franco. (dal racconto di caccia Alba e Franco tratto dal libro Il bosco degli urogalli di Mario Rigoni Stern). Se si poteva fare allora si può fare anche oggi. Egoismi e antistorie a parte. Trescore Balneario 23 settembre 2007 Cordialità dr. Gian Carlo Bosio Egr. dr. Bosio, non crediamo sia un gesto felice scomodare lo scrittore Mario Rigoni Stern per sostenere la validità di una prassi venatoria da Lei e pochi altri riproposta come ancora possibile e praticabile. Moltissimi di noi cacciatori amano questo grande scrittore, in particolare i cacciatori alpini, ma mai nessuno dubiterebbe che Lui abbia mai inteso proporre un ritorno alle cacce d altri tempi, 8 CACCIAINVALBREMBANA

9 quando con il cane si poteva cacciare tutto, la selvaggina era considerata res nullius, cioè di proprietà di nessuno, quindi prelevabile con ogni mezzo, specie in tempo di guerra o appena dopo, ai tempi in cui si colloca proprio quel bel racconto di caccia da lei solo parzialmente citato. È invece entusiasta, e lo ha più volte scritto e detto in giornali, interviste e convegni, del sistema moderno e sostenibile di caccia di selezione praticato in tutti i comparti alpini e appenninici che si basa su solidi principi scientifici proposti dall INFS. In quel racconto da Lei citato, Alba e Franco, che fa parte del libro Il bosco degli urogalli, premio Puccini Sinigaglia del 1962, oggi nella raccolta di racconti dal titolo Storie dell Altipiano, si parla non di caccia al capriolo, bensì di caccia alla lepre, in un tempo in cui, subito dopo la Liberazione, era consentito dai calendari venatori prelevare anche qualche capriolo maschio, e le cacce di specializzazione non esistevano. L estrapolazione da Lei fatta travisa in parte la natura del racconto, che è un inno al cane segugio e all amore per la caccia alla lepre, e in maniera intenzionale sembra volerlo far passare per un esaltazione della caccia al capriolo col segugio. Se non fosse così non vedo perché, visto che il segugio di cui si parla nel racconto era descritto come altrettanto bravo a far levare galli cedroni e quaglie, non ci viene a proporre di estendere anche ai tetraonidi la caccia con il segugio, e magari anche alle beccacce e all altra migratoria. Bella specializzazione! Non disturbi Mario Rigoni Stern, La prego, che merita sicuramente altri estimatori, e se intende costituire un drappello di sostenitori e propugnatori della caccia agli ungulati ruminanti con i cani segugi, trovi altrove elementi di sostegno alle sue tesi. Cordialmente La Redazione ALLA REDAZIONE DI CACCIA IN VAL BREMBANA Caro Flavio, innanzitutto un ben tornato nella Redazione della Rivista, che la tua competenza e bravura renderà sempre più accattivante per gli argomenti e bella per veste tipografica. Ho letto con molto interesse il tuo fondo Per una biblioteca venatoria del comprensorio. Come ben sai, oltre che cacciatore di tipica alpina, con qualche mio ricordo taleggino già apparso sulla rivista, sono anche un appassionato bibliofilo, collezionista di libri, quadri e cartoline venatorie, e la tua idea di fondare una BIBLIOTECA DEL COMPRENSORIO la trovo illuminante. Bravo! Finalmente qualcuno che mette il giusto accento anche su un aspetto, certamente non secondario, del nostro mondo venatorio: la cultura. Purtroppo si dice che i cacciatori non leggono, ma spesso ciò è dovuto al fatto che manca qualcosa di facile e gratis. E una battuta, ma la cosa ha sfondi di verità, e una Biblioteca disponibile aiuta. La natura ci offre la materia per dar sfogo alla nostra passione attiva; vediamo di dare una spinta anche alla cultura di questa passione, non solo col calibro dodici o rigato in mano, ma anche con buone letture. Leggere di caccia è un po cacciare, diceva un vecchio saggio, ed è una verità; perciò, diamoci tutti da fare. Cosa c è di meglio, a caccia chiusa, vicino a un camino acceso, che avere un buon libro di caccia in mano, magari di Barisoni, Chianini, Ugolini, Ghidini, Broglio, Bocchiola ecc.ecc., e sono tanti, e sognare con loro o partecipare col pensiero alle loro battute di caccia? Uno scrittore francese, Pierre Malbec, è diventato famoso anche per un suo illuminato detto, che tutti noi, nella nostra attuale situazione venatoria, dobbiamo tener ben presente: Cacciare il più possibile uccidendo il meno possibile. Ebbene, il leggere fa un po parte di questa cultura. Per quanto mi concerne, ed è un sacro impegno, donerò alla nascente BIBLIOTECA DEL COMPRENSORIO ALPINO alcuni libri della mia Biblioteca (che conta circa volumi), continuando per il futuro nell intento, e spero che tutti si impegneranno, ognuno con le proprie possibilità, a realizzare questa tua splendida iniziativa. Un abbraccio e un saluto a tutta la Redazione. Romano Pesenti Caro Romano, La ringrazio di cuore per le belle parole rivolte al nostro giornale. I meriti sono sicuramente da attribuire a tutta la Redazione, al Comitato di Gestione per le sue scelte, e a tutti i collaboratori che scrivono con passione, competenza e con il piacere che deriva dal fatto di sentirsi parte viva del giornale, nello spirito costruttivo di chi crede e si impegna per portare avanti una caccia moderna e sostenibile, nel rispetto dei valori dell ambiente e nel solco di una tradizione antica come lo è la storia dell uomo e degli uomini di montagna, come lo sono stati e lo sono tuttora i nostri valligiani. Mi fa molto piacere che abbia apprezzato la proposta di realizzare una Biblioteca del Comprensorio. Credo abbia colto pienamente il valore e lo scopo dell iniziativa, e La ringrazio della disponibilità a contribuire alla sua nascita. Anche Rino Masera, già per anni Presidente Nazionale dell UNCZA, che ringrazio con Lei attraverso questa lettera, ha voluto fare una donazione di libri, che costituiranno, con i suoi, il primo nucleo della raccolta. Sono certo che il Comitato di Gestione porterà avanti con una certa sollecitudine e la doverosa attenzione il progetto, e che dal prossimo anno possa essere sviluppato e diventare fruibile da parte dei nostri Soci. La cultura venatoria passa anche attraverso una conoscenza sempre più approfondita dell ambiente e della fauna che ci vive, sia sotto il profilo tecnico-scientifico gestionale, che sotto il profilo letterario, considerato che tantissimi sono gli autori che hanno parlato in termini appassionati e positivi della caccia. Anche attraverso le loro pagine pensiamo di costruire un pensiero positivo nei confronti di questo modo, per molti strano, per noi appassionato e profondo, di incontrare e vivere la natura. Flavio Galizzi Lettere CACCIAINVALBREMBANA 9

10 Le Commissioni Commissione Tipica Alpina La Commissione, che di norma si riunisce l ultimo Lunedì del mese, ritiene opportuno riepilogare sinteticamente il suo operato e quanto ha proposto nel corso del 2007 al C.T.G. tramite i suoi verbali di riunione: Assemblea annuale cacciatori tipica, in questa sede sono emersi momenti di tensione e incomprensione, con prese di posizioni fuori luogo nei nostri riguardi In seguito all assemblea la commissione si ritiene sfiduciata, e chiede un incontro urgente e chiarificatore con il Comitato, che dovrà dichiarare pubblicamente, in occasione dell Assemblea generale, il proprio consenso o dissenso verso la commissione, e dissociarsi apertamente da coloro che con termini offensivi si erano espressi nell assemblea di categoria. Inoltre si chiede di aver accesso al programma informatico del comprensorio per l inserimento e la consultazione dei dati inerenti la nostra forma di caccia, di avere a disposizione una fotocopiatrice, di essere informati in merito a tutte le disposizioni e/o direttive provinciali riguardanti la tipica, e di divulgare puntualmente le ns. proposte per evitare che ai cacciatori giunga un informazione parziale o non corretta sui lavori della commissione come previsto dal.reg. di attuazione in vigore, si indica in 170 il numero di cacciatori da abilitare alla tipica per questa stagione venatoria. Si propone inoltre di adottare un criterio meritocratico per le future ammissioni alla tipica, in base ai posti disponibili, attribuendo un diverso punteggio a secondo della residenza, anzianità continuativa della richiesta, e partecipazione ai censimenti. ( vedi pubblicazione sul n. 30) si propone di apportare una modifica alla d.g.p. n. 145 ( utilizzo di n. 2 cani per operatore durante i censimenti). Si esprime parere negativo alla concessione della selvaggina migratoria a partire dal 15 ottobre a chi esercita la caccia all ungulato ( vedi articolo in merito sul n. 30) si prende atto della bozza predisposta dalla Provincia del Calendario integrativo e si propone di anticipare al 18 Agosto l inizio dei censimenti alla tipica per evitare la coincidenza con l addestramento cani in zona di minor tutela si chiede l elenco definitivo dei cacciatori ammessi all avifauna tipica, e la copia aggiornata della graduatoria dei soci della zona B ammessi ai censimenti. In merito si chiede che venga comunicato agli interessati il proprio personale punteggio raggiunto, prima dell inizio dei censimenti estivi. Si propone di esentare dai censimenti coloro che partecipano al circuito del Saladini-Pilastri. Si richiede, come già avveniva in passato, risposta scritta alle proposte e/o richieste che la commissione inoltra al c.t.g. attraverso i propri verbali di riunione si prende atto della direttiva tecnica provinciale del 9/8 inerente all utilizzo di due cani per operatore durante i censimenti, in cui si specifica che il suddetto numero è a discrezione di ogni singolo operatore. Visto l art. 6 del Regolamento per l esecuzione dei censimenti, che prevede l utilizzo di un solo cane per rilevatore, la commissione propone il rispetto del regolamento interno adottato dal c.t.g. pertanto ogni operatore potrà condurre un solo cane. Si richiede la dotazione di una fotocopiatrice funzionante da utilizzare nelle riunioni mensili. La commissione si aggiorna al 13 settembre per il riepilogo e la valutazione dei dati dei censimenti. In quella sede fornirà al c.t.g. la graduatoria definitiva dei cacciatori della zona B che hanno partecipato ai censimenti della tipica, per eventuali ammissioni, qualora le risultanze delle consistenze lo permettano dopo aver valutato la consistenza e il relativo trend demografico a maggioranza si ritiene sostenibile un prelievo del 15% del censito. (Due componenti propongono il 20% per entrambe le specie, un componente propone il 10% per la coturnice). Si propone, in caso di disponibilità di posti, di attenersi alle risultanze della graduatoria di merito dei soci di zona B, in ordine al punteggio acquisito riunione congiunta con la Vigilanza Provinciale e C.T.G. in cui vengono sottoscritte le consistenze riscontrate sul territorio, per il loro inoltro alla provincia riunione straordinaria- su richiesta verbale dei vertici del Comprensorio, la commissione è chiamata ad esprimersi in merito ad una nuova ipotesi per eventuali ammissioni all avifauna tipica dei soci della zona B inseriti nella graduatoria. Unanimemente si ribadisce quanto già reso 10 CACCIAINVALBREMBANA

11 noto nei precedenti verbali, che indicavano in 170 il numero dei cacciatori ammissibile alla tipica, ritenendo compatibile un piccolo scostamento al suddetto numero, purché nel rispetto delle risultanze della graduatoria in ordine di punteggio si propone di modificare la D.G.P. 145 del 29/3/07 ( Direttiva tecnica per l attuazione dei censimenti), che considera esclusivamente i dati rilevati nelle aree a caccia programmata, ai fini della determinazione delle consistenze su cui si basa conseguentemente il piano di prelievo, affinché vengano tenuti in considerazione anche i dati provenienti dalle aree campione situate in zona di tutela, perché concorrono a quantificare la reale presenza delle specie sul territorio. Si chiede di proporre all Amm. Provinciale di prorogare fino al 31 Dicembre la caccia vagante con l uso del cane da ferma, considerato che il vigente Calendario integrativo provinciale autorizza il prelievo del Fagiano ( maschio e femmina) e beccaccia fino al 31/12, specie tradizionalmente cacciate con l uso del cane. Si propone al C.T.G. di attivarsi per organizzare l annuale assemblea di categoria, possibilmente per Venerdì 18 Gennaio ricati e nelle zone indicate dai Presidenti delle sezioni cacciatori del Comprensorio. Sono stati liberati complessivamente 1000 starne e 500 fagiani. Anche quest anno non si sono presentati al ritiro alcuni incaricati, per cui abbiamo distribuito la loro selvaggina agli addetti presenti come stabilito dalla Commissione. Speriamo che la situazione non si debba ripetere in futuro per evitare lamentele da parte dei cacciatori. La commissione spera di aver interpretato nel migliore dei modi le attese dei cacciatori, qualche disguido potrà essersi creato, ma sicuramente non è stato fatto in malafede e purtroppo è molto difficile accontentare le esigenze di tutti. Ad ogni modo siamo disponibili ad accogliere suggerimenti e proposte per il prossimo anno per potere ulteriormente migliorare la gestione di questo tipo di caccia. Ringraziamo tutti quelli che a vario titolo hanno collaborato e ci auguriamo di avere il loro impegno anche per il futuro lavoro che sicuramente non mancherà. Colgo l occasione, anche per conto di tutti i membri della commissione, per augurare a tutti Buone Feste. Commissione Lepre Come prima cosa vorrei ringraziare il presidente dimissionario Gianfranco Milesi per l operato fin qui eseguito. Con il compito datomi dalla commissione di rappresentare la forma di caccia alla lepre nel comprensorio fino a fine mandato, spero di essere soddisfacente per tutti. Quest anno abbiamo finito la stagione venatoria un po in anticipo rispetto al calendario, ma dai dati emersi dalle comunicazioni di abbattimento si nota una discreta presenza di lepri su tutto il territorio. Valuteremo per il prossimo anno, in base ai censimenti primaverili, di aumentare il piano di prelievo, anche se penso che le lepri salvatesi siano un buon punto di partenza per la prossima stagione venatoria Colgo l occasione per far pervenire a tutti gli amici segugisti e ai loro familiari Buone Feste. Il Presidente Cristian Midali Le Commissioni Questa cronologica informativa estratta dai verbali della commissione, viene riportata per dare una puntuale informativa ai soci della tipica. Nell imminenza delle festività, a tutti i migliori auguri. Il Presidente Luigi Poleni Il Presidente Piergiacomo Oberti Commissione Ripopolabile A novembre con l ultima distribuzione della selvaggina ripopolabile è stato concluso il piano di lanci di quest anno, che prevedeva un lancio estivo e due lanci pronta caccia. Tutti i lanci sono stati effettuati, speriamo con successo, dagli inca- CACCIAINVALBREMBANA 11

12 Le Commissioni Commissione Capanno Come tutti gli anni il mese di settembre è quello più atteso e più sentito da parte di tutti noi capannisti; il mese di apertura della stagione venatoria per gli appostamenti fissi e contemporaneamente periodo di apertura dei roccoli, per cercare di soddisfare, per quanto possibile, le esigenze dei cacciatori. Alcuni dati: Nella provincia di Bergamo sono stati assegnati: Tordi bottacci Merli Tordi sasselli Cesene Anche per questa stagione, in Val Brembana, sono stati autorizzati 3 Roccoli: - CERESOLA, in comune di Valtorta, - PIGOLA, in comune di Valtorta, - MESCHINO, in comune di Roncobello. Alla data dell 8 novembre 2007 sono stati catturati e distribuiti: Tordi Bottacci, Merli, Tordi sasselli, Cesene. A conclusione delle complesse operazioni di assegnazione dei presicci, considerato che molti disattendono le buone regole per rendere meno oneroso il lavoro degli incaricati ed evitare ogni discussione, ricordo le cose che tutti dovrebbero sapere e a cui attenersi: 1) al centro ci si presenta con l autorizzazione originale e con l attestato di versamento, 2) è necessario controllare presso gli uffici del Comprensorio l esattezza dei numeri telefonici degli interessati, onde evitare disguidi. In occasione delle prossime festività natalizie auguro a tutti Buone Feste. Il Presidente Umberto Arioli Commissione Ungulati Come di consuetudine, durante il periodo venatorio, che al momento di scrivere queste note non si è ancora concluso, c è sempre una piccola pausa per quanto riguarda il lavoro della Commissione, dovendosi essa occupare principalmente dell attività venatoria in corso e della pianificazione e organizzazione del prelievo. È importante comunque far rilevare la costante e responsabile presenza e partecipazione di tutti i membri agli incontri. Si ricorda a tutti i cacciatori l obbligo della restituzione delle fascette datario non utilizzate, come previsto dal regolamento provinciale. Raccomandiamo di avere la massima cura nell igiene della preparazione dei trofei da presentare alla mostra annuale di primavera, che quest anno verrà curata dai responsabili del Settore 4. La cura del trofeo è lo specchio dell interesse e della seria passione venatoria del cacciatore di Selezione. A tutti un sincero augurio di Buone Feste da parte della Commissione e dei Responsabili di Settore. Il Presidente Gianantonio Bonetti 12 CACCIAINVALBREMBANA

13 Censimenti e prelievo della tipica alpina 2007 N O T E S I N T E T I C H E - Foto BM - Piergiacomo Oberti Come ogni anno in questo periodo è consuetudine tracciare un bilancio sull andamento della stagione venatoria alla selvaggina tipica di monte, iniziando dalle operazione di censimento che rappresentano il punto di partenza, proseguendo con la valutazione dei dati e per concludere con gli abbattimenti. Un capitolo a parte, ma non meno significativo, sarà dedicato all attività propositiva della Commissione finalizzata a migliorare la gestione della nostra caccia, da anni ridotta ai minimi termini, ma da sempre ambita e richiesta anche al di fuori dei confini brembani. CENSIMENTI Prima di entrare nel dettaglio si ricorda che tutti i dati raccolti sulla consistenza delle nostre specie, rilevati nelle zone campione site sia in territorio destinato alla caccia programmata che in aree di tutela, sono riferiti esclusivamente a soggetti involati/avvistati, e non viene fatta nessuna stima su presenze presunte. Dalle risultanze dei censimenti sono emerse le seguenti presenze: - Gallo Forcello: 183 capi censiti nel 62% dell Area vocata, con una densità di giovani/covata di 3,40 - Coturnice: 448 capi censiti nel 65% dell Area vocata, con una densità di giovani/covata di 4,21. Per il forcello si rileva una sostanziale tenuta, in linea con i parametri degli anni precedenti. Per la coturnice si denota un calo di circa 110 unità rispetto al 2006, anno di eccezionale successo riproduttivo, ma se il dato si confronta con la media degli ultimi 4/5 anni, rientra nella normalità. Per entrambe le specie, come si può notare, si è censito circa il 35-40% in meno del territorio vocato. Di fronte a questi dati, convalidati dalla Vigilanza Provinciale, la commissione ha indicato in 30 Forcelli e 68 Coturnici il prelievo sostenibile, si è cioè applicata la percentuale minima del 15% sul censito. Si fa notare che a differenza del passato non viene più ufficialmente richiesta al Comprensorio la proposta di Piano di prelievo, ma solo i dati inerenti alle consistenze. L Amministrazione Provinciale ha autorizzato un prelievo di 30 Forcelli e 48 Coturnici. Delle venti coturnici in meno, 18 sono da attribuire al superamento dell accordato nel Dopo solo tre giornate di caccia, che ormai potremmo definire le solite tre uscite, sono stati prelevati complessivamente 75 esemplari, suddivisi in 43 Coturnici e 32 Forcelli. La classe di età si attesta nei parametri per il Gallo ( 72% giovani sul totale), mentre per la Coturnice il rapporto si abbassa al 67% di giovani sul totale. Quest ultimo dato, unito al fatto che un ulteriore giornata alla tipica, esclusivamente sulla coturnice avrebbe quasi sicuramente comportato il superamento del piano autorizzato, ha giustamente indotto il C.T.G. alla chiusura della specie. CACCIAINVALBREMBANA 13

14 Note preliminari sul prelievo del capriolo Gianantonio Bonetti La percentuale del prelievo effettuato nel corso della presente stagione venatoria ha confermato la sensazione, emersa dai censimenti degli ultimi anni e dagli incontri post caccia, di un arresto della contrazione della popolazione di caprioli, e di una conseguente ripresa, lenta ma progressiva e costante. Il criterio di distribuzione dei capi ai settori ha tenuto conto, aumentando la percentuale delle assegnazioni nei settori in cui si era accertata una presenza maggiore di caprioli, ha permesso di meglio pianificare il prelievi e di ottimizzare, dal punto di vista distributivo, anche il prelievo complessivo nel Comprensorio. Come si vede chiaramente dalle tabelle, il dato complessivo del prelievo ha raggiunto quest anno l 85,51%, superiore di 13 punti percentuali rispetto a quello del A maggior consistenza è corrisposta una maggiore assegnazione, e ciò, di conseguenza, ha permesso a tutti i settori di raggiungere percentuali di prelievo adeguate alla popolazione reale, con ampia soddisfazione dal punto di vista gestionale. L analisi delle femmine lattanti, emersa dalle schede del centro di verifica, ha dato un numero totale di 9 capi, di cui 1 sanitario. Gli errori di prelievo fuori dalle tolleranze, quasi nulli, denotano un ottima capacità tecnica dei cacciatori e dei loro accompagnatori, merito di una grossa esperienza maturata negli anni e di un approccio al prelievo seria e corretto. Maggiori dettagli verranno illustrati nel corso dell annuale mostra dei trofei di primavera. Riepilogo generale prelievo CAPRIOLO ANNO 2007 Settore Kitz M Kitz F M1 F1 M2 F2 Totale % Prelievo Totale ,15% 81,40% 76,92% 85,19% 83,87% 8 5, 51 % PERCENTUALE DI PRELIEVO RISPETTO AL PIANO ASSEGNATO Sex ratio: 14 CACCIAINVALBREMBANA Maschi 88 Femmine 89

15 A proposito delle femmine di capriolo - Luigi Capitanio Il capriolo, tra gli ungulati presenti nella nostra provincia, è la specie che nel corso degli anni è riuscita ad affermarsi con maggior successo. Grazie alla grande capacità di adattamento ha colonizzato tutta la zona montana e, in una successiva e naturale espansione, con la sua presenza ha coperto gli spazi a lui congeniali della fascia pedemontana comprese alcune località di pianura, nonostante l intenso utilizzo del territorio da parte dell uomo. A questo ungulato sono state affidate le speranze di tanti cacciatori che, attratti da una caccia vera e senza surrogati di sorta, hanno dismesso i panni del cacciatore di tutto per indossare quelli da cacciatore di selezione. La gestione del capriolo pertanto accentra inevitabilmente le attenzioni di questi cacciatori, vecchi e giovani, e i temi ricorrenti riguardano spesso le assegnazioni e le difficoltà inerenti i prelievi dei capi assegnati, soprattutto per quanto riguarda l abbattimento delle femmine. Si deve sottolineare che dopo una grande espansione del capriolo nel nostro comprensorio e, negli ultimi tempi, un altrettanta rapida flessione per i motivi più disparati, si è scatenato un grande allarmismo; non ci sono più caprioli è la cantilena ricorrente di alcuni cacciatori, e il coro degli stessi, affetti da inguaribile catastrofismo, propongono una soluzione radicale; bisogna risparmiare tutte le femmine, in questo modo si è convinti che la ripresa della specie avvenga in tempi minori. Queste dicerie hanno spesso una funzione frenante per la maggior parte dei cacciatori non direttamente coinvolti nella gestione che, quantomeno, rimangono disorientati nelle scelte. Con questa linea di pensiero, non dettata certo da slanci protezionistici, è probabilmente mascherata la voglia di parecchi di loro di abbattere solo maschi adulti, portatori di buoni trofei, con evidente volontà di trasmettere a tutti un discutibile messaggio: io caccio per il trofeo e non per la carne. Si deve riconoscere che l atteggiamento del risparmio quantitativo delle femmine è spesso dettato dalla buonafede e dalla mancanza di argomentazioni valide che dimostrino il contrario. Questa filosofia però non riguarda solo il nostro comprensorio, pare invece sia comune a tutte le regioni dove si caccia il capriolo, siano esse italiane o straniere, comprese quelle che la caccia di selezione per un certo verso l hanno inventata. Questo modo di intendere la gestione del capriolo ha dato il via a diverse iniziative, nel tentativo di porre dei correttivi alle convinzioni più diffuse, e i convegni su questa materia sono stati davvero numerosi. Noi, nel nostro vagabondare alla ricerca di studi specifici e di esperienze qualificate in tema di gestione del capriolo ci siamo fatti un po una nostra opinione in merito. Per comprendere però appieno il significato delle dinamiche di crescita e di gestione della specie pare opportuno qualche breve precisazione. In ecologia le specie vengono distinte attraverso caratteristiche proprie, e la loro gestione, intesa come sfruttamento quale risorsa, è relativa alla capacità di accrescimento della singola specie. Questo metodo di identificazione relativo al loro tasso di accrescimento, pone le diverse specie su un piano dove gli estremi vengono identificati con le lettere R e K. All estremo R vengono poste le specie con accrescimento rapido, pertanto caratterizzate da un alto tasso riproduttivo, contrapposto ad una moderata durata della vita di ogni singolo componente della popolazione. Le CACCIAINVALBREMBANA 15

16 specie che ne fanno parte hanno tassi di moltiplicazione molto elevati sino a raggiungere la massima capacità dell ambiente che le ospita, il superamento di tale soglia segna l inizio altrettanto rapido del loro crollo numerico. Un esempio classico di appartenenza estrema alla classe R sono i lemming, i conigli, i topi ecc. Le specie che al contrario si pongono al punto opposto denominato K, sono caratterizzate da una dinamica di crescita molto bassa, che si contrappone però ad una aspettativa di vita del singolo soggetto discretamente lunga. Le popolazioni che ne fanno parte hanno un accrescimento molto lento fino a raggiungere la massima capacità ambientale, il tutto condizionato anche da un entrata in attività riproduttiva ritardata. Le oscillazioni delle densità nel corso degli anni in queste ultime specie sono moderate, al contrario delle prime che presentano picchi di presenza e cali numerici molto marcati. Fanno parte di questo secondo blocco ad esempio i grossi pachidermi africani, le aquile, gli avvoltoi, i plantigradi ed altri ancora. Gli ungulati italiani tendenzialmente sono posti verso il polo di accrescimento rapido della popolazione, in misura maggiore lo sono il cinghiale e il capriolo. Questo è un primo elemento di valutazione e di gestione delle popolazioni di capriolo. Pertanto è possibile affermare che il capriolo aumenta e diminuisce la propria densità in modo moderatamente veloce. La rappresentazione grafica di una popolazione (selvatica, ma anche umana) avviene, in modo convenzionale, attraverso il disegno di una piramide composta da blocchi, ( piramide di Hoffmann ) alla base della quale vengono posti in modo schematico i piccoli nati. Nella fila di blocchi appena sopra, sono rappresentati i soggetti di un anno e, via via, tutte le classi d età sino al vertice dove vengono rappresentati i soggetti più vecchi. È facilmente intuibile che una piramide a base molto larga e un altezza moderata appartenga a specie considerate a crescita R, o rapida. Infatti in questa rappresentazione avremo una natalità molto elevata, (base larga) e un aspettativa di vita moderata (piramide bassa), al contrario una piramide molto allungata con base stretta appartiene invece a specie animali che si pongono verso il polo K. L analisi della struttura, o per meglio dire, della composizione della piramide, permette allo stesso tempo di comprenderne le energie riproduttive che la popolazione in esame è in grado di sviluppare; infatti la base, composta da soggetti nati nel corso dell anno, è il risultato della crescita ottenuta dai riproduttori, pertanto teoricamente è possibile individuarne il grado di efficienza degli stessi. Salendo poi di un solo gradino si trovano i soggetti che hanno superato il loro primo anno di vita. La diminuzione nel numero dei blocchi di questa seconda fila, è tanto maggiore quanto più le influenze ambientali negative sono elevate. Le perdite di norma sono attribuibili alla predazione, ai rigori invernali, alla competizione alimentare, alla caccia, ecc. Già in questa prima fase è possibile imputare le perdite alla condizione fisica con cui i piccoli si sono presentati ai rigori invernali; condizioni di qualità attribuibili alla popolazione stessa, infatti, le condizioni di salute dei giovani nati sono derivanti dalle condizioni della madre e di riflesso della popolazione stessa. Queste considerazioni credo calzino bene per l analisi della situazione del capriolo nel nostro comprensorio, dove la gestione dei prelievi trova spesso difficoltà di applicazione per il rifiuto dell abbattimento delle femmine, alterando così il rapporto tra i sessi nella popolazione presente sul territorio. Qualche volta però questo rifiuto è generato dalla preoccupazione di abbattere involontariamente una femmina lattante, e si assiste spesso durante i primi giorni di caccia ad una vera e propria corsa all individuazione e all abbattimento delle femmine di un anno, con evidente rischio di alterare la struttura della popolazione che, anche a causa di questi comportamenti, rischia un invecchiamento precoce nella componente femminile. Questa paura, di abbattere per errore una femmina lattante non ha motivo di esistere, infatti l obiettivo principale della gestione è il mantenimento delle popolazioni selvatiche allo stato naturale, e il prelievo delle femmine adulte, indispensabile per il mantenimento della struttura del popolamento, spesso rende necessario anche il sacrificio di alcune femmine in età riproduttiva. Al riguardo è bene sottolineare che gli studi effettuati su grandi aree naturali non interessate dall attività venatoria hanno evidenziato che la popolazione di capriolo, la cui natalità e molto equilibrata nei sessi, viene regolata numericamente da fattori naturali, primi fra tutti la predazione e le cattive condizioni fisiche. Bubenik, in un suo studio, ripreso e confermato da Strumbelj, afferma che la lince, dove presente, uccide 8 femmine per ogni maschio di capriolo. Lo stesso studio pone in risalto la ripresa rapida della popolazione precedentemente decimata dalla predazione, proprio per il grande tasso di accrescimento che caratterizza questa specie, nonostante il rapporto tra i sessi sia decisamente squilibrato a favore dei maschi. Ora, sul rapporto numerico tra maschi e femmine nella dinamica di crescita del capriolo, non si dovrebbero avere dubbi. Il Perco, nella sua opera il capriolo, afferma a ragione che entrambi i sessi già al compimento del 14 mese di vita sono potenzialmente idonei alla riproduzione, con un preciso distinguo; le femmine, tranne che nelle regioni a clima particolarmente rigido, entrano subito nella fase riproduttiva mentre i maschi, inibiti ed esclusi per ragioni di rango sociale partecipano agli amori molto più tardi e, lo stesso autore in un successivo passaggio, auspica che tutto ciò si verifichi anche nelle popolazioni cacciate, pena lo scadimento qualitativo dei giovani nati. Ecco dunque una ragione in più per mantenere una popolazione in equilibrio tra i sessi. Che fare dunque? Qualcosa si può certamente fare. In alcuni paesi del centro Europa il prelievo delle femmine inizia in autunno inoltrato e continua per tutto l inverno. Queste nazioni, la cui densità delle popolazioni di capriolo pare proprio non essere influenzata dal prelievo delle femmine, ha ispirato anche alcune regioni italiane che, da alcuni anni, posticipano il prelievo con l obiettivo di garantire al piccolo che perde la madre, ormai ininfluente nella lattazione, di trovare assistenza all interno del branco invernale di appartenenza. Dovremo anche accettare che alcune femmine abbattute siano lattanti, infatti se la popolazione presente è in ottima condizione strutturale e di salute, la percentuale di femmine accompagnata dalla prole è verosimilmente molto elevata. 16 CACCIAINVALBREMBANA

17 M.A.C. Mortalità Anomala del Capriolo - Pier Giorgio Sirtori Dal 2003 abbiamo notato in Val Brembana un significativo e progressivo calo della presenza del capriolo sul territorio. I fattori che influiscono negativamente sulla prosperità di una popolazione di ungulati sono numerosi, noti e presenti da tempo su tutti i territori di caccia (densità eccessiva, eventi atmosferici, malattie di varia gravità e contagiosità, circolazione stradale e ferroviaria, canali, bracconaggio, cani inselvatichiti, animali feriti.) Questa mortalità anomala è stata oggetto di studio da parte di organizzazioni scientifiche e venatorie in Europa alla ricerca di possibili cause. Il riscaldamento del pianeta e le modificazioni del clima possono essere responsabili di situazioni determinanti una elevata mortalità, soprattutto tra i giovanissimi, quando si sommano alcuni elementi negativi. Nell estate 2003 la canicola che è perdurata a lungo, determinando un deficit idrico e siccità ha danneggiato la vegetazione riducendo fortemente la disponibilità alimentare per il capriolo. Bisogna ricordare che questo cervide è un brucatore selettivo e nel periodo estivo le femmine lattanti, per la mancanza dei loro alimenti preferiti, si vengono a trovare in grande difficoltà con conseguente riduzione della portata lattea. In queste condizioni molti lattanti si indeboliscono gravemente, si ammalano e muoiono più facilmente, o restano gracili e debilitati con scarsa probabilità di superare il primo inverno. In Francia nel 2004 in alcune regioni monitorate è stato notato un evidente aumento del tasso di femmine non gestanti (fino al 16% delle subadulte e all 11% delle adulte). Per le femmine primipare di 2 anni è calato il numero degli embrioni portati da 1,57 medio a 1,15 tra il 2003 e il Infatti è noto che il numero dei caprioletti portati è proporzionale alla massa corporea delle madri. Il deficit di accrescimento dei giovani e la perdita di peso delle femmine sono difficili da ricuperare nel tempo e provocano un calo dell Incremento Utile Annuo (I.U.A.) nelle annate seguenti. Queste condizioni climatiche anormali per le nostre latitudini hanno ulteriormente pesato sul tasso di sopravvivenza dei piccoli nei loro primi mesi di vita con una mortalità che ha raggiunto il 62% in alcune regioni francesi mentre nel nostro Trentino risulta fluttuante tra il 38% e 85%. Anche le persistenti e abbondanti piogge nel maggio 2005, con freddo e umidità anomala, al tempo dei parti e delle prime settimane di vita dei giovani caprioletti, possono aver favorito il calo del tasso di sopravvivenza. La concomitanza di una primavera molto umida e piovosa con un seguente periodo estivo di forte siccità provocherebbe un aumento della mortalità dovuta al calo di peso dei giovanissimi sopravvissuti più facile preda dei parassiti che si sviluppano in autunno. Sono state messe in causa alcune culture proprie della pianura, come colza e mais transgenico, ed anche l uso di prodotti chimici in agricoltura ( diserbanti, anticrittogamici, fertilizzanti, ecc.) quali fattori di riduzione delle popolazioni del piccolo cervide. Questo fattore, valido solo per alcune aree della pianura, ovviamente non può avere significato sul territorio del C.A. Valle Brembana, ma resta un dato che si aggiunge alle altre cause. Non va dimenticata la volpe come predatore dei piccoli nati, e quindi l opportunità di misure di controllo e contenimento della stessa che è specie cacciabile. Lupo, lince e cinghiale per ora non ci preoccupano, mentre invece i cani inselvatichiti sono una effettiva minaccia. Il controllo del peso degli animali prelevati, particolarmente quello dei caprioletti; la sorveglianza regolare del tasso di fecondità delle femmine; la crescita e la sopravvivenza degli ultimi nati sono elementi che ci possono dare indicazioni sulla dinamica della popolazione e quindi aiutarci a regolare, unitamente agli altri dati, il criterio di stesura del piano di prelievo. Va stimato attentamente in ogni stagione il mantenimento di un equilibrato rapporto tra maschi e femmine perché è ritenuto un fattore di potenziamento dell incremento utile annuo (I.U.A.) dei caprioli. Oltre ai diversi possibili motivi di questa Mortalità Anomala del Capriolo (M.A.C.) di cui si parla, non si può escludere che potrebbe esserci qualche altra patologia non identificata (malattia virale contagiosa?...da protozoi?...o altro). Sembra superfluo parlare del bracconaggio che certamente non fa selezione, mentre vanifica i nostri sforzi, ma assume maggiore importanza quando agisce su una situazione di progressivo depauperamento della popolazione. CACCIAINVALBREMBANA 17

18 Le Zone Speciali Ungulati - Foto BM - Giovambattista Vitali Le zone speciali ungulati in Val Brembana sono state istituite dalla Provincia di Bergamo in base all art. 27 comma 9 della Legge Regionale n 26/93, che consente, nei territori della Zona Alpi, di creare delle aree dedicate alla corretta gestione e conservazione della fauna tipica alpina, in cui è consentita solo ed esclusivamente la caccia agli ungulati in forma selettiva. Nel comprensorio della Val Brembana sono presenti sei zone speciali ungulati, che si sovrappongono, tranne quella dell Aralalta, con la Zona di Protezione Speciale (ZPS) delle Orobie Bergamasche. La gestione venatoria delle zone speciali ungulati è perfettamente in sintonia con le misure minime di conservazione delle ZPS stabilite, con un recente decreto, dal ministero dell ambiente. Il fine gestionale delle zone speciali ungulati è quindi quello della conservazione ed eventualmente potenziamento delle popolazioni di specie tipiche alpine, ovvero: il gallo forcello, la coturnice, la pernice bianca e il francolino di monte. Tutte le popolazioni di specie appartenenti alla fauna tipica alpina hanno subito negli ultimi decenni una consistente contrazione in tutto l arco alpino, dovuta principalmente alla modificazione del mosaico ambientale e, forse, in parte al cambiamento climatico. Gli ambienti frequentati da tali specie, ambienti aperti di montagna e popolamenti forestali, hanno subito una forte modificazione a causa dei cambiamenti socioeconomici delle vallate alpine, come l abbandono delle pratiche agricole e zootecniche in monte aree ed una nuova impostazione delle attività agrosilvopastorali. In generale si è assistito ad un espansione della copertura forestale a scapito degli ambienti aperti, con effetti negativi a carico delle specie più sensibili, e i popolamenti forestali non più gestiti correttamente hanno subito delle modificazioni strutturali (sia verticali che orizzontali) e quindi non più idonei ad ospitare diverse specie di ornitofauna e di mammiferi (principalmente per il gallo cedrone e secondariamente per il francolino di monte). Gli effetti dell abbandono dell alta montagna sono particolarmente evidenti nella perdita di Habitat del gallo forcello, dovuta alla riduzione di disponibilità di aree aperte (radure e pascoli) a causa dell innalzamento del limite della vegetazione arborea. Per gestire correttamente l ambiente delle zone speciali ungulati al fine della conservazione della fauna tipica alpina è necessario conoscere le esigenze ecologiche di specie d interesse come il gallo forcello e la coturnice. Gallo forcello - Esigenze ecologiche Frequenta le foreste rade di conifere e latifoglie poste sopra i 1400 m slm, arbusteti e pascoli d alta quota. La specie è favorita dalla presenza di un moderato pascolo bovino e equino. La specie è stanziale, poligama, caratterizzata da raggruppamenti primaverili dei maschi nelle arene di canto dove le femmine si accoppiano con i maschi dominanti. La deposizione avviene a terra, in posizione riparata o schermata, mediamente la schiusa (6-8 uova) avviene verso la fine di giugno. Il successo riproduttivo è fortemente condizionato dalle condizioni climatiche dei giorni successivi alla schiusa. I pulcini sono insettivori obbligati per alcune settimane dalla nascita, e ricercano soprattutto coleotteri, imenotteri (formiche), lumbricidi e ortotteri. Successivamente il regime alimentare è prevalentemente vegetale a base di apici vegetativi, foglioline, fiori e frutti, e gli adulti ricercano particolarmente gli acervi delle formiche. Coturnice - Esigenze ecologiche Specie caratteristica degli ambienti rupestri è presente sulle alpi con la sottospecie alectoris greca saxatilis. 18 CACCIAINVALBREMBANA

19 Stanziale, con spostamenti stagionali tra le quote superiori e inferiori del versante ed eventualmente con spostamenti maggiori per la riproduzione. La coturnice predilige versanti ripidi e soleggiati, con alternanza tra pascolo, affioramenti rocciosi e ghiaiosi, arbusteti con una presenza ridotta di bosco. L inclinazione dei versanti può essere notevole, anche superiore a 50. La specie ricerca ambienti con vegetazione erbacea discontinua al fine della cerca di cibo e per trovare luoghi di rifugio. Gli areali devono possedere un notevole sviluppo verticale che consentano di avere zone di svernamento a quote basse e collegamenti con speroni rocciosi che consentano di superare agevolmente le zone boschive, anche in pedonata (di pedina). L alimentazione è prevalentemente vegetale, nel periodo della riproduzione è importante anche una frazione animale costituita da ortotteri e larve di imenotteri. La coturnice è monogama e cova una volta all anno, deponendo su terreno scoperto o al riparo di sporgenze rocciose ed arbusti. La schiusa avviene tra la fine di giugno e la metà di luglio. Definite le esigenze ecologiche delle specie risulta anche indispensabile caratterizzare l ambiente ideale attraverso la definizione del un mosaico ambientale (diversificazione dell ambiente in cui vive ciascuna specie) più idoneo. Gallo forcello - Caratteristiche ideali del mosaico ambientale La specie richiede delle condizioni ambientali adatte allo svernamento, alle arene di canto e per la nidificazione e l allevamento della prole. Aree di svernamento: zone con fisionomia specifica in cui trovare neve polverosa, facile da scavare, si trovano spesso sui versanti settentrionali con una buona presenza di arbusti. Arene di canto: sono generalmente aree di versante o verso i piedi del versante in corrispondenza di aperture abbastanza estese in arbusteti bassi e rinnovazione naturale di conifere. I siti riproduttivi: queste aree possono essere molto varie (molteplici facies frequentate dal tetraonide), in generale si tratta di zone al limite del bosco, zone aperte anche a quote più basse con vegetazione arbustiva ed erbacea. Mosaico ambientale Tipo : - 50% prato o pascolo senza infeltrimento; % rodoreto o arbusti bassi, più o meno denso e alto; % bosco di conifere, latifoglie o misto con ontaneta/mugheta. Coturnice - Caratteristiche ideali del mosaico ambientale La specie predilige le esposizioni meridionali e le formazioni vegetali erbacee a caratterire pioniero, xerofilo e termofilo. Gli ambienti ideali sono le aree aperte con presenza di roccie, ghiaioni, creste, ovvero aree prative con discontinuità del manto erboso. Quindi gli Habitat più vocati risultano: Habitat alpini ecologicamente stabili; CACCIAINVALBREMBANA 19

20 Habitat secondari aridi; - Foto BM Habitat secondari con utilizzazioni agro-pastorali continue nel tempo ed estensive. Le strategie di conservazione delle specie possono essere individuate attraverso un analisi del territorio delle zone speciali ungulati in considerazione delle esigenze ecologiche e del mosaico ambientale ideale. Per un territorio alpino come quello della Valle Brembana i fattori chiave della conservazione della fauna tipica alpina nelle ZSU sono quelli di avere o recuperare habitat idonei, quali: Aree a vegetazione erbacea inframmezzata da pietrame, sfasciume di roccia oltre la fascia degli arbusteti di quota (coturnice e pernice bianca); Versanti a vegetazione cespugliata, oltre il limite della vegetazione arborea (gallo forcello); Pendii erbosi ad elevata acclività ed esposti a sud come aree di svernamento (coturnice); Pascoli ed alpeggi correttamente gestiti con ambienti a margine per la ricerca di cibo; Presenza di formicai, piccoli frutti di bosco, arbusti fruticosi (gallo forcello) Solamente conservando o ricreando questi ambienti è possibile una conservazione attiva delle popolazioni di gallo forcello e di coturnice, e più in generale di tutta la fauna tipica alpina. UNA RIFLESSIONE SUL TEMA DELLE ZONE SPECIALI UNGULATI Le perimetrazioni di queste zone e la loro origine risale a molti anni fa. All inizio si chiamarono Bandite, poi Oasi di protezione, in cui non si poteva cacciare nessuna specie. In seguito, quando cui si rese conto che in una situazione di crescita incontrollata delle popolazioni di ungulati potevano sorgere problemi seri di tipo sanitario, e diverse esperienze lo confermarono, e si perfezionò la caccia di selezione agli ungulati, per un controllo serio dello sviluppo delle popolazioni anche in queste zone si ritenne necessario introdurre come regolatore questa forma di caccia moderna, e vennero denominate Zone Speciali Ungulati. Una dizione assolutamente impropria, in quanto l ungulato si caccia su tutto il territorio nella forma selettiva, per cui non sono per niente speciali per questa forma di caccia, bensì rimangono zone divieto di caccia, ai fini della conservazione, per tutte le altre specie ad eccezione degli ungulati. A questo punto sarebbe assai opportuno che si riconsiderasse a fondo, su nuove basi scientifiche, se esse, così come erano state individuate parecchi anni fa, possano veramente svolgere le funzioni che avevano in origine, almeno per le specie che dovrebbero ancora proteggere. Parte di questi obiettivi (la protezione degli ungulati) si sono rivelati superati, se non addirittura dannosi, e per le altre specie ci si chiede, e qui va impostato un serio studio alla luce delle conoscenze recenti sulla dinamica delle popolazioni di tetraonidi, e in secondo piano della lepre, che venga definito su basi scientifiche se queste aree, per svolgere adeguatamente tali funzioni, debbano continuare ad esistere nella distribuzione, nell ampiezza e con gli scopi così come furono individuate un tempo. Oppure se esse debbano avere ampiezze e distribuzioni diverse, considerate anche le modifiche ambientali, non di poco conto, che sono avvenute negli anni. Su questo argomento merita che si imposti un lavoro serio di revisione, e crediamo che il nostro Comprensorio, con le esperienze che ha acquisito con la ricerca sul Progetto Galliformi, durata diversi anni, possa essere protagonista così come lo fu a suo tempo per la gestione degli ungulati. La nuova legge regionale, che toglie il vincolo di 5 anni alla durata del Piano Faunistico, permette sicuramente esperienze e sperimentazioni dinamiche e di ampio respiro. La Redazione 20 CACCIAINVALBREMBANA

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