IL MONDO IN QUESTIONE. 1-Le origini del pensiero sociologico

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1 IL MONDO IN QUESTIONE 1-Le origini del pensiero sociologico La sociologia come disciplina autonoma, distinta dalla filosofia, storia, teologia, nasce nell era moderna. L era moderna si fa risalire in questo libro, a due grandi rivoluzioni: 1. La prima rivoluzione industriale (economica) 2 metà del La rivoluzione francese (politica) fine 1700 Sono due momenti di svolta della storia europea, non solo dei paesi in cui hanno origine. Due momenti così epocali che anche chi li ha vissuti si è reso conto dell immensa importanza di ciò che avveniva. Questi due momenti rappresentano un accelerazione della storia, inaugurano una serie di trasformazioni sociali e materiali mai viste prima. Il mutamento, da una spinta forte al desiderio di studiare la vita sociale che muta rapidamente e in modo inarrestabile e sorge il bisogno di capire le ragioni e le direzioni di questo mutamento, per controllarlo, dirigerlo e non farsene travolgere. Un altro fattore concorre alla nascita della sociologia: lo sviluppo della scienza e la sua definizione moderna, che l esperimento, l osservazione metodica, sono la via per la conoscenza. Fino all ultimo medioevo si pensava che il sapere vero era assoluto ed eterno e conosciuto solo da dio, e poteva derivare solo dalla riflessione filosofica, religiosa, non dall osservazione del mondo. Diceva Galilei non c è dubbio che il sapere vero è di Dio, ma la natura è il suo libro + grande e leggendo questo, gli uomini possono accedere al suo stesso sapere. Simile il pensiero di Newton. L illuminismo francese e l empirismo inglese proporranno di applicare gli stessi metodi empirici anche all osservazione dei fenomeni sociali. Quindi è dalla percezione del mutamento sociale e dall idea moderna di scienza, che nasce il pensiero sociologico. Economia - Rivoluzione industriale: In Inghilterra nella seconda metà del Inizia l industrializzazione, grazie alle materie prime abbondanti e a buon mercato, il controllo delle vie commerciali e coloniali, grandi masse di lavoratori da utilizzare in fabbrica, e nuove tecnologie.

2 Da lì si diffonde il sistema capitalistico (Marx) in tutto il continente. Dall Europa nel resto del mondo. La produzione industriale ha una caratteristica non posseduta da nessun altro sistema precedente di produzione: L aumento costante della produzione stessa. Questo permette di sostentarsi ma anche di svilupparsi economicamente. Qui sta la base dell idea di progresso. Da qui inizia a radicarsi l idea che il domani (sociale e materiale) sarà diverso dall oggi, concetto sconosciuto fino a quel momento. Politica - Rivoluzione francese: In francia, fine è il culmine di un insieme di processi che portarono alla delegittimazione del potere feudale e dei privilegi aristocratici. Nasce il potere fondato sul consenso della società a leggi razionalmente stabilite e obbedienza a governanti liberamente eletti. Alle spalle della rivoluzione francese c è una nuova classe di banchieri, commercianti professionisti che mirano a sostituirsi agli aristocratici. Tendono a presentare le loro idee come le idee di tutta la società. La loro visione politica è: gli uomini sono tutti uguali, hanno pari diritti in quanto cittadini di uno stato e possono partecipare al governo con le elezioni. Il concetto è opposto a quello feudale che prevedeva diritti diversi in base alla nascita. Ora il destino di ogni individuo non è più legato alla sua nascita, questo il concetto moderno che si diffonde dopo la rivoluzione. Se le leggi sono fatte razionalmente dagli uomini, possono essere anche concordatamente cambiate e non sono più immutabili il concetto di mutamento si radica anche sul piano politico. La società moderna quindi ha come proprio carattere fondamentale il mutamento perpetuo. Cultura - L illuminismo: Svolse un ruolo fondamentale nella critica dell ordine feudale in nome della ragione. Nulla è legittimo se non quello che è motivato razionalmente. L autorità per tradizione e le chiese che vogliono rappresentare Dio, sono prive di fondamento. Il mondo umano è un mondo storico che va verso il progresso che coincide con l illuminazione crescente che la ragione porta nelle vicende umane. Gli illuministi portano il concetto di osservabilità e descrizione razionale alla base della scienza moderna dagli oggetti naturali a quelli sociali. Alla base dell illuminismo c è di nuovo la borghesia, che considera il governo come una cosa pubblica a cui tutti possono proporre idee e critiche. La ragione è il principio di dialogo e critica, possibilità di parlare della cosa pubblica senza censure da parte di sovrani, di principi divini, ecc. Montesquieu: La sociologia intesa come discorsi scientifici sulla società ha inizio con gli illuministi anche se il primo ad adottare la parola

3 sociologia sarà più tardi Comte nella metà del Anche se ogni paese può trovare in un suo studioso il primo che parlò di sociologia (anche se non ancora conosciuta come tale) qui si indica Montesquieu come primo sociologo. Con Lo spirito delle leggi (1721) Montesquieu osserva le leggi che governano gli uomini in varie società e prova a mettere in relazioni le leggi con i vari contesti storici e naturali in cui le società vivono (clima, costumi, eventi storici). Non prova a stabilire come gli uomini dovrebbero vivere;; osserva come vivono e la relatività delle loro leggi. Osserva e prova a spiegare. Questo è l atteggiamento di base del pensiero sociologico. Nelle Lettere persiane fa finta di essere un re persiano in giro per il mondo che in varie lettere descrive ciò che vede. Agli occhi del lettore il suo mondo è esotico, strano, diverso. Poi il re arriva in Europa e comincia a descrivere stupito le stranezze di questa società e il lettore quindi si trova a domandarsi perché il mondo in cui vive è così e quello del re così diverso. In base alla prospettiva da cui si guarda, niente è normale e tutto può essere esotico. La constatazione delle diversità, la relatività delle società e il cercare di capirne il perché è essenziale al pensiero sociologico. Empirismo: In Inghilterra e Scozia, sempre nel XVIII secolo. Come gli illuministi l osservazione è il suo credo. Non condivide però la fede nella possibilità della ragione di venire a capo di tutta la realtà. È più scettico. È però ugualmente critico verso qualsiasi tipo di dogma, e cerca di applicare al regno umano i principi scientifici. Per Ferguson nel Saggio sulla storia della società civile : il mondo sociale è il prodotto dell attività degli uomini, non di un disegno individuale, ma risultato dell interazione di tutti. Se non è sostenuta dal disegno di qualcuno perché la società appare come un insieme regolato? Gli empiristi scozzesi rispondono: è regolata dal mercato. In particolare è sviluppato da Adam Smith. Adam Smith: Nel 1776 scrive Trattato sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni. La ricchezza di una nazione dipende dalla sua capacità di produrre che dipende dalla grado di divisione del lavoro raggiunta. La divisione del lavoro comporta la specializzazione di ognuno in un determinato campo, che accresce le capacità produttive ma anche la dipendenza di ognuno rispetto agli altri.

4 Producendo un solo bene per ogni altro bene si è costretti a rivolgersi agli altri, scambiando parte di ciò che si produce. A regolare produzione e scambio c è il mercato un istituzione sociale che regola tutto in base a domanda e offerta, con la conseguente definizione del prezzo di ciascun bene. Un bene poco prodotto e quindi scarso avrà un prezzo alto perché la domanda sarà alta;; un bene prodotto in grosse quantità sarà relativamente poco richiesto e il prezzo scenderà. La produzione quindi si sposterà verso quel prodotto scarso, che muterà quindi prezzo, e così via. Questo continuo aggiustamento dei prezzi farà si che i prezzi siano sempre giusti e la produzione si suddivida sempre tra i vari beni. In base a questa concezione, non ha più senso chiedersi se gli uomini tendano per natura ad aggregarsi o ad essere ostili tra di loro, ma importa osservare le condizioni e i modi che provocano la necessità degli scambi. Anche se questa idea del mercato concorrenziale di Smith è in realtà rara, la divisione del lavoro e l autoregolazione della società sono tra i temi fondamentali della riflessione sociologica. 2- Sociologia e positivismo Nella prima metà dell Ottocento, il mondo cambia in modo travolgente. Trasformazioni dell ambiente materiale e sociale, dovute all industrializzazione sono immense: nuovi posti di lavoro (fabbriche), nuovi strumenti di produzione (macchine), nuovi soggetti sociali (proprietari di fabbriche e macchine e operai salariati), nuovi mezzi di comunicazione (telegrafo) e nuovi mezzi di trasporto (ferrovia). Politicamente, è un periodo di pace tra Stati ma ci sono molti fermenti rivoluzionari interni, e lotte di classe. Culturalmente, il positivismo è l erede dell illuminismo. È orientato alla classificazione e sistematicità, è alla ricerca di fatti che vuole cogliere con oggettività. Henri de Saint Simon ( ) elaborò un programma sociale che mirava ad una società nel cui governo fosse dato un ruolo di primo piano ai tecnici. Scriveva: Supponiamo che la Francia perda i suoi 50 primi, meccanici, ingegneri, banchieri, architetti, negozianti, coltivatori essi forniscono i beni più necessari, i lavori più utili, senza di loro la Francia sarebbe un corpo senza anima, inferiore rispetto alle altre nazioni.. ed ora supponiamo che perda invece sua altezza il fratello del re, i monsignori, i duca, i marescialli, i prefetti, i canonici, i ministri la Francia non ne subirebbe nessun danno politico. Con questo, voleva spiegare che la società che si andava creando sulle ceneri del feudalismo era fondata sulla produzione industriale e sul sapere ad essa collegato e tutto ciò che era legato al feudalismo era anacronistico. Non si esprime però dettagliatamente sui possibili scenari futuri e verrà

5 chiamato da Marx insieme ad altri del suo tempo socialisti utopici perché non fondavano sull analisi dei conflitti sociali reali le loro critiche, che pure hanno influenzato molto i loro successori. Auguste Comte ( ) Fu il primo ad utilizzare la parola Sociologia. Le due questioni principali dei suoi studi sono: - l esigenza di fare i conti con il mutamento - contribuire a restaurare l ordine compromesso dalla rivoluzione napoleonica e poi dai movimenti rivoluzionari interni. Comte iniziò la sua carriera come segretario particolare di Henri de Saint Simon. Anche se abracciò alcuni elementi di Saint- Simon, ha un atteggiamento diverso. La sua idea fondamentale è che la conoscenza dell uomo si sviluppi in tre stadi: - Lo stadio teologico: la spiegazione dei fenomeni è data da nozioni magiche e religiose. - Lo stadio metafisico: la spiegazione è ricercata mediante la speculazione filosofica e metafisica. - Lo stadio positivo: la spiegazione è basata sulla ricerca di fatti. La successione di questi stadi è vista da Comte come una legge naturale, anche se in realtà è essa stessa una speculazione filosofica. Nel Corso di filosofia positiva 1842, quella che per lui deve essere la sociologia: una fisica sociale. Cioè una scienza basata sulle scienze naturali che rileva fatti e riconosce leggi. Distingue inoltre una statica sociale cioè la branca della sociologia che si occupa di come le società si autoregolano, e di una dinamica sociale, che si occupa del mutamento. Nel Sistema di politica positiva 1854 propone il positivismo come idea politica: la vera libertà è una sottomissione razionale alle leggi fondamentali della natura. Questa era del positivismo sarà dominata da scienziati e tecnici che saranno l elite. (idea ripresa da Saint-Simon). Negli ultimi anni della sua vita tornerà sul tema della religione, non considerandola più come uno stadio primitivo della conoscenza umana, ma come un elemento fondamentale dell integrazione umana. Il problema che si pone è che la scienza da sola non riesce a legittimare adeguatamente il mondo sociale che contribuisce a creare, e la fondazione dei valori ultimi su cui credono gli uomini. Non significa che la società non possa vivere senza religione, né significa avere posizioni conservatrici. Solo Comte siinterroga su cosa tiene insieme una società. Questo pensiero influenzerà molto Durkheim e Weber. Alexis de Tocqueville ( ) Il mutamento non è necessariamente progresso e non è necessariamente positivo. Tocqueville fu in grado di cogliere la

6 molteplicità di significati che i mutamenti sociali e politici del 1800potevano assumere. Non si è mai definito un sociologo, ma pensatore, politico, scrittore, ma la sociologia gli è debitrice. Non è un positivista, è un osservatore dei mutamenti che portano contemporaneamente vantaggi e svantaggi. Era molto interessato alle novità portate dalla democrazia. Gli appariva come un processo storico ineluttabile che portava all uguaglianza delle opportunità. È permessa una forte mobilità sociale e in linea di principio chiunque ha la possibilità di arrivare a qualunque rango e posizione lavorativa. In La democrazia in America 1840, riconosce che negli Stati Uniti la democrazia è più sviluppata, ma il prezzo dell uguaglianza è una decadenza del concetto d onore, della mediocrità diffusa, dell individualismo accentuato. Sia in questo lavoro che in L antico regime e la rivoluzione 1856 (uno studio tra la Francia pre e post rivoluzione) usa il metodo comparativo tra i paesi in esame e quelli vicini e tra dati di archivio e dati presi da osservazioni dirette. È quini considerato il primo ad utilizzare in modo sistematico il sistema comparativo nelle scienze sociali. Herbert Spencer ( ) Inglese, fu colui che più contribuì a diffondere il termine sociologia presso il pubblico. Pensa alla società come una sorta di organismo, partendo da basi evoluzioniste in parte prese da Darwin che nel 1859 pubblica L origine della specie che avrà una forte influenza sul pensiero ottocentesco. L idea di Darwin è un processo di trasformazione e differenziazione evolutiva delle specie animali in base all adattamento all ambiente, alla competizione per la sopravvivenza e di eredità genetica. Spencer cerca di adattare queste teorie allo studio delle società: la storia è un percorso evolutivo durante il quale gli uomini adattano le forme di convivenza all ambiente, passando da forme più semplici a più complesse. Evoluzione e progresso sono sinonimi. Darwin però cercava di capire le leggi che riguardavano le varie specie, non le varie forme di società all interno della sola specie umana che hanno anche scale temporali differenti. Spencer riformula le idee più o meno darwiniane, puntando sulla sopravvivenza del più forte che punta al liberalismo economico e alla libera concorrenza. Ebbe un enorme successo. Scrive Principi di sociologia nel 1860/76. La sua sociologia si basa sulla raccolta di dati su società diverse, dalle primitive alle civilizzate. I dati sono divisi in due gruppi, quello fondamentale, distingue le società in base al grado di complessità e di differenziazione interna, il secondo divide le società in militari e industriali. Il concetto di differenziazione sarà molto importante nella storia delle scienze sociali. Per Spencer, la storia delle società umane, come la storia naturale, si basa su passaggi lineari dal più semplice al più complesso, crescendo di

7 dimensioni le società sviluppano organi e funzioni sempre più differenziate. Il secondo concetto, più fragile, divide tra società militari dove l ordine è coercitivo, e quelle industrializzate dove l ordine è basato sulla libera scelta. Lo schema evolutivo di Spencer resta abbastanza grezzo e meccanicista, dominato da un entusiasmo per il progresso ora difficilmente proponibile. Comte e Spencer, inaugurano le prime teorie sociologiche, ma la sociologia non è solo teoria ma anche pratiche di ricerca che affondano le radici nella statistica e nelle inchieste, che si diffusero in quasi tutti gli stati europei nell ottocento. La statistica si sviluppa per le necessità amministrative degli Stati, diventa poi sempre più necessario avere dati precisi su diversi aspetti sociali. Non solo dati demografici o commerciali ma anche di statistica morale cioè dati su criminalità, istruzione, condizioni di salute, alimentazione ecc. La statistica è lo strumento necessario per conoscere le condizioni della nazione. Accanto alle raccolte di dati periodiche, si affiancano inchieste promosse dai Parlamenti per fare politiche che prevengano i disordini, o promuovano il benessere cosi come associazioni filantropiche le promuovono per organizzare attività assistenziali. Sulle basi fornite da questi dati, si svilupperanno molte delle teorie sociologiche. 3- Karl Marx ( ) Nasce a Treviri in Germania, studia filosofia a Berlino, giornalista a Colonia scrive sulle condizioni degli operai, la rivista viene chiusa perché radicale. Trasferito a Parigi conosce Engels, viene espulso per la sua attività intellettuale e politica. Ripara a Bruxelles ed entra in contatto con associazioni operaie e scrive il Manifesto di fondazione del Partito comunista. Nel 1848 si trasferisce a Londra, vive in miseria scrive le sue opere più importanti tra cui il Capitale (primo volume) e molti altri pubblicati postumi. Marx nasce come filosofo hegeliano (le idee principali di Hegel sono libertà e ragione. Mentre per Comte la filosofia è positiva, per Hegel è negativa, perché il compito della ragione consiste nel trasformare costantemente la realtà. Hegel considera il rapporto tra individuo e società nell ambito della realizzazione della libertà. L individuo ha bisogno degli altri, quindi della suddivisione del lavoro, che però comporta la suddivisione della ricchezza). Poi però punterà al superamento della filosofia, vista (come spiegherà Engels) come l interpretazione del mondo in modi diversi;; si tratta ora di cambiare il mondo, tramite l unione di ricerca scientifica e azione. Il suo principale oggetto di riflessione è il movimento generale della società scaturita dalla rivoluzione industriale. Il cuore dell analisi di tale movimento è la critica dell economia politica.

8 Da Hegel, Marx riprende le idee di - dialettica: originariamente significa discorso, percorso di un argomentazione;; per M. e H. significa movimento (di pensiero o della realtà) - superamento: il superamento della società capitalistica significa per M. che essa sviluppandosi produce delle contraddizioni al suo interno che porteranno ad un livello superiore cioè qualcosa che conserva gli sviluppi della società capitalistica come presupposti che però scompaiono e si sintetizzano in una nuova formazione. Il comunismo è il superamento del capitalismo. - Alienazione: per Hegel: aspetto dell oggettivazione: quando gli uomini lavorano producono degli oggetti;; l oggetto è il risultato dell azione, ma anche qualcosa di diverso dal soggetto che l ha creato. L oggetto è l opposto, è la negazione del soggetto. questa è l alienazione. La negazione è superata con l autocoscienza dell uomo che riconosce l oggetto come proprio prodotto e se ne riappropria. Per Marx, l alienazione nel lavoro c è solo in determinate condizioni, cioè solo quando c è lo sfruttamento. Non è il lavoro in generale a produrre alienazione, ma il lavoro è alienato solo quando il soggetto non ha il possesso di ciò che produce. E non è suo neanche il controllo su cosa produce e come. In queste condizioni il lavoro, invece di essere il luogo dell autorealizzazione, diventa la negazione stessa dell uomo. La riappropriazione di cui parla Hegel, non può qui avvenire con un atto di coscienza, ma come un azione pratica, una rivoluzione che riporti al lavoratore il controllo del suo lavoro. Bisogna determinare le condizioni concrete in cui gli uomini vivono e operare per trasformarle. Il materialismo storico È un modo di pensare partendo dalle condizioni materiali degli uomini. I presupposti da cui parte sono gli individui reali, le loro azioni, le condizioni, sia quelle che hanno trovato già esistenti sia quelle che producono essi stessi. La storia è essenzialmente la storia di come gli uomini si sono organizzati insieme per produrre, cioè per rapportarsi con la natura per garantirsi la sopravvivenza. Rilevante è la divisione del lavoro fin ora sempre stata ineguale. (patrizi e plebei, servi e signori..). I modi concreti di divisione del lavoro e di proprietà, insieme alle tecniche di produzione usate, formano la base della società, che Marx chiama struttura. La struttura di una società determina la forma di tutto il resto che chiama sovrastruttura (istituzioni giuridiche, rappresentazioni religiose, morali, filosofiche dipendono dalla struttura). Il modo di produzione condiziona in generale il processo sociale, politico e spirituale della vita.

9 La sovrastruttura però non corrisponde in modo meccanico alla struttura, che è solo la condizione di base da cui si sviluppa. La teoria di Marx è tesa contro l ideologia. Ideologia intesa come forma di pensiero che giustifica l esistente, occultando le contraddizioni e i conflitti, e tende a immobilizzare la storia. È ideologico chi ha interesse (classi dominanti) a mantenere la forma sociale esistente, perché sono proprio le contraddizioni all interno della società che costituiscono il momento negativo della dialettica storica che conduce al superamento della forma sociale data. Anche i dominati possono condividere l ideologia (per incomprensione o paura) Marx la chiama falsa coscienza. Critica dell economia politica: Questa frase è sia il titolo di un volume pubblicato nel 1859 sia il sottotitolo del Capitale. Marx con questa frase intende indagare su il modo capitalistico di produzione e i rapporti di produzione e di scambio che gli corrispondono. Per M. il modo di produzione è un insieme storicamente determinato di mezzi per la produzione (materie, tecniche, strumenti) e di rapporti di produzione (rapporti tra gli uomini riguardo il produrre es. padroni, schiavi, operai imprenditori..) Il Modo capitalistico di produzione è il modo moderno di produzione, che utilizza le industrie, ma non coincide solo con industria ma anche con i rapporti sociali che si determinano. Capitalismo è il nome che M. da alla società basata sul modo capitalistico di produzione che coincide storicamente con l avvento della produzione industriale e che si basa sul capitale. Per gli economisti il capitale è il lavoro accumulato (cioè materie prime, strumenti di lavoro e mezzi di sussistenza usati per produrre nuove materie prime, strumenti di lavoro e mezzi di sussistenza) che serve per una nuova produzione. Per Marx questa definizione è vera ma non spiega l essenziale cioè cos è che fa diventare il lavoro accumulato capitale. Il capitale è lavoro accumulato solo all interno di certi rapporti sociali che sono: - rapporti dove sono in relazione i proprietari dei mezzi di produzione e gli uomini che hanno la propria forzalavoro, i proletari. - Questo rapporto è mediato dal denaro la forza-lavoro viene venduta ai proprietari ad un certo prezzo che è il salario che corrisponde ad una certa quota del tempo degli operai che si assoggettano alle direttive del datore di lavoro ma fuori dall orario di lavoro sono uomini liberi. - In questo modo di produzione, i beni prodotti sono finalizzati alla vendita sul mercato. La merce ha un valore d uso (vestiti per vestirsi, automobili per spostarsi) e un valore di scambio (si esprime nel prezzo della merce stessa). - Il lavoro accumulato diventa capitale quando è utilizzato nella produzione insieme al lavoro vivo dei salariati per

10 trarne un profitto da parte del capitalista. Il capitalismo quindi non è solo una società basata su scambi di mercato ma sulla produzione di merci che servono a produrre altre merci di solito con valore maggiore delle prime. Il capitalista è tale quindi quando investe una somma di denaro per comprare materie prime e mezzi (lavoro accumulato) e forza-lavoro (lavoro vivo degli operai) per produrre e vendere merci che si tramuteranno in una somma di denaro superiore alla prima investita. La differenza tra le due somme di denaro è il profitto del capitalista. Gli economisti giustificano il profitto come il risarcimento al capitalista per il rischio dell investimento ed è una ricompensa per il suo controllo sull intero processo di produzione. Per Marx non è così. La forza-lavoro dell operaio è comprata dal capitalista, come una merce, con un valore pari a ciò che serve per sostentare e riprodurre l operaio, niente di più. Questa merce però è particolare, perché una volta al lavoro, l operaio produce più del valore che basterebbe per ripagare il presso delle materie prime e del suo salario. Produce del pluslacvoro che corrisponde ad un plusvalore che è il profitto di proprietà del capitalista. Il profitto quindi nasce dallo sfruttamento del lavoro dell operaio. Cioè che rende il lavoro accumulato capitale è dunque lo sfruttamento. Nell appropriazione da parte del capitalista del plusvalore, sta l alienazione dell operaio: il frutto del suo lavoro non è suo ma di altri. La scoperta dello sfruttamento che si cela dietro i meccanismi dei rapporti di produzione e i rapporti di proprietà, è la critica all economia politica di Marx. L economia si ferma alla descrizione della circolazione delle merci in cui non appare lo sfruttamento che c è dietro i rapporti di produzione e quindi l economia politica è una ideologia che descrive i modi di produzione occultandone i conflitti e giustificandoli, proponendoli come condizioni immutabili. La nozione di classe : Per Marx la classe è un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione all interno dei rapporti di produzioni di un determinato modo di produzione. Nella storia ogni società è sempre stata caratterizzata da varie classi con interessi diversi che entrano in conflitto tra loro per determinare il potere. La lotta fra classi è ricorrente nella storia. Nel modo di produzione capitalistico Marx individua due classi principali: - la borghesia composta da capitalisti proprietari dei mezzi di produzione - il proletariato composto dai lavoratori salariati

11 Lo sviluppo del modo di produzione capitalistico porterà tutte le altre classi ad avvicinarsi ad un o l altra di queste due classi principali. Gli interessi sono opposti: i capitalisti tendono a sfruttare il più possibile gli operai e gli operai tendono a liberarsi dallo sfruttamento. I capitalisti ammantano i loro interessi con una ideologia che giustifica i rapporti esistenti e pongono il capitalismo come rappresentante degli interessi di tutti. Gli operai hanno raramente chiari i loro interessi. Il passaggio da un stato in cui non riconosce i propri interessi (classe in sé) ad una in cui li riconosce e si organizza di conseguenza (classe per sé) si produce nel corso delle lotte di classe. La classe è quindi anche una collettività capace di intraprendere azioni congruenti con i propri interessi. La teoria del mutamento: La storia per Marx è dialettica: ogni formazione sociale ha delle contraddizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzione che portano verso il suo superamento. Il modo di produzione capitalistico è il più potente generatore di mutamento sociale e materiale mai apparso nella storia. Il suo motore è la ricerca del profitto da parte dei capitalisti, che hanno interesse ad aumentare il più possibile la loro quota di plusvalore. Possono farlo in due modi: - allungando la giornata lavorativa degli operai, ma questo sistema intrapreso all inizio dello sviluppo industriale si è scontrato con i limiti fisici e con l opposizione degli operai - rendendo il loro lavoro più produttivo, attraverso l utilizzo di macchine sempre più numerose ed efficienti, e con la razionalizzazione dell organizzazione del lavoro. Per Marx sul lungo periodo questo porterà alla caduta tendenziale del saggio di profitto cioè che nell investimento totale del capitalista avrà sempre più spazio l acquisto e manutenzione di macchine e meno l acquisto di forza-lavoro che però è l unica che produce valore. Nel breve periodo però questa soluzione sembra più redditizia al capitalista che sarà alla continua ricerca di innovazioni tecnologiche. La scienza perciò che sviluppa tecnologie, sarà stimolata, ma anche condizionata dalle esigenze dei capitalisti. Si produrranno merci sempre più numerose e diverse, che porterà alla ricerca di nuovi mercati. Lo sviluppo delle fabbriche porterà alla richiesta di nuove materie prime e nuove fonti di energia, nuovi mezzi di comunicazione e di trasporto ecc Il capitalismo è quindi una forza rivoluzionaria. La crescita del potere dei capitalisti porterà ad una conseguente crescita della classe operaia che diventerà sempre più numerosa e concentrata, e povera, diverrà però anche sempre più consapevole della sua forza e del suo ruolo nella produzione e

12 che la produzione creata collettivamente dagli sforzi di grandi masse è appropriata dai singoli capitalisti. Questa contraddizione porterà all organizzazione della classe operaia per rivoluzionare i rapporti sociali esistenti. Si fa erede di tutte le masse sfruttate nella storia e creerà una nuova società fondata sull uguaglianza e la giustizia dove verrà eliminato lo sfruttamento e i produttori liberamente associati si approprieranno collettivamente del frutto del loro lavoro. La nuova società sarà il comunismo. Individuo e società: Per Marx l uomo è un essere sociale. Gli uomini producono insieme le condizioni della loro sopravvivenza, non esistono se non in società. L individuo isolato può esistere solo in determinate condizioni storiche. Già all inizio della storia ci sono individui collegati tra loro, con la famiglia, da cui si nasce. Il rapporto tra i sessi è la base dei rapporti sociali. È altrettanto basilare il rapporto tra gli uomini e la natura, per produrre quanto necessario per il proprio sostentamento. Man mano che cresce e si affina la capacità di produrre, si accrescono e raffinano i bisogni e le sensibilità, si modifica il mondo circostante, le forme di convivenza, la coscienza di sé che è anche un prodotto dell interagire sociale. La coscienza infatti ha alla sua base il linguaggio che è sociale in quanto non esisterebbe un linguaggio parlato da un solo individuo. L idea che l individuo possa essere opposto alla società è un idea relativamente recente e si sviluppa proprio quando i rapporti sociali si fanno più sviluppati cioè a partire dal XVIII secolo. La spiegazione di questo paradosso è per Marx è che la società moderna ha una divisione del lavoro sociale molto sviluppata. Ciascun individuo è confinato nel suo ruolo. Il punto di ricongiungimento di questo lavoro diviso è il mercato che però è astratto, si basa su leggi impersonali e lo scambio di merci non avviene su basi personali. Di fronte al mercato l individuo può immaginarsi isolato. È contro questa immaginazione che Marx pone enfasi nel fatto che l uomo è sociale. La società in cui l imperativo è produrre, diviene estraneo all uomo il senso stesso della vita. Si produce come mai prima, si ha un controllo sulla natura mai avuto in precedenza, ma la capacità di godere dei rapporti con gli altri e con la natura viene meno. La società è immensamente potente ma l individuo estremamente incapace a dare un senso al tutto. Osservazioni:

13 La rivoluzione predetta da Marx non c è stata. Il suo punto di forza però è stato dare ai lavoratori di tanti paesi, una bandiera per cui lottare e basi su cui fondare le loro lotte. Per gli economisti la debolezza della teoria di Marx sta nell idea del valore, senza il quale l idea dello sfruttamento decade. Dal punto di vista sociologico, le classi intermedie che Marx ipotizzava si sarebbero polarizzate verso l una o l altra classe principale, non si è avverato, ma i tecnici, impiegati, funzionari pubblici, addetti a servizi e commercio, hanno sviluppato una loro coscienza di classe e non si sono uniti agli operai. Per quanto riguarda la falsa coscienza, nel Novecento si è affievolita la voglia di rivoluzione all interno della classe operaia, e l adesione al sistema capitalistico (sarebbe stata comprata con la concessione di privilegi e la partecipazione al benessere) è stata ben più ampia di quanto lui avesse immaginato. Nel 1864 a Londra Marx e Engels fondano la prima associazione internazionale dei lavoratori. Grazie ad essa e ad Engels, il marxismo divenne la dottrina per molti partiti e movimenti operai. Alla fine del XIX secolo il marxismo era una delle teorie sociali più consolidate. Presto si svilupparono varie interpretazioni. In Germania fu considerato più una teoria dell evoluzione sociale affine al darwinismo. In Russia con Lenin, fu trasformato in una dottrina dove un avanguardia operaia si prendeva il compito di sviluppare la coscienza di classe. Il revisionismo di Bernstein critica che la fine del capitalismo avvenga dopo la sua crisi economica (tesi fondamentale in Lenin) e il bipolarismo delle classi borghese e proletaria. I bolscevichi criticavano il revisionismo dicendo che tradiva gli interessi degli operai. Per loro il marxismo si concentrava sulla creazione di un partito forte che guidasse la classe operaia alla conquista del potere. La crisi della versione tedesca si indeboliva con la prima guerra mondiale e la versione russa si rafforzava con i bolscevichi al potere e partiti comunisti che si formavano in tutta Europa. Negli anni trenta Stalin impose una industrializzazione forzata, la collettivizazione dell agricoltura e soppresse ogni possibilità di critica e dialogo che si risolse in uno stato fortemente burocratizzato e la classe di funzionari pubblici estremamente potente. Dagli anni Venti diventa anche la dottrina del partito comunista cinese, anche se il maoismo, la versione cinese del marxismo, è diversa da quella sovietica. Nello stesso periodo in europa si sviluppa il marxismo occidentale che si è occupato molto di più dello sviluppo delle scienze sociali ed ha fatto una forte critica allo sviluppo totalitario del regime comunista in URSS. 4 - Emile Durkheim ( ) Tra il 1890 e il 1910 nascono le prime cattedre universitarie, associazioni professionali, e riviste, esplicitamente dedicate alla

14 sociologia. Parallelamente vari studiosi cercano di dare un fondamento teorico e metodologico alla sociologia in quanto tale. Durkheim, al contrario di Marx che non si sarebbe mai definito un sociologo, ha un esplicito programma, quello di fondare la sociologia. Fu uno dei primi ad occupare una cattedra in sociologia all università di Bordeaux e a fondare una rivista di raccolta di studi sociologici, l Annèe sociologique. Le opere più importanti La divisione del lavoro 1893, Le regole del metodo sociologico 1895 e Il suicidio Il problema principale di D. è l ordine cioè: che cosa tiene insieme una società. Per lui la risposta è la morale. La morale è ciò che unisce i membri di un insieme sociale alla società stessa. Consente la vita in comune creando una solidarietà tra i membri: la società è un ordine morale. D. risente dell influenza di Spencer, ma mentre Spencer vedeva la società come un contratto tra uomini che perseguono ognuno il proprio interesse (visione utilitarista), Durkheim pensa che la società non è comprensibile partendo dall analisi dei singoli. La società non è qualcosa che deriva dall accordo tra uomini ma piuttosto è qualcosa che precede e rende possibile ogni tipo di accordo umano. Il comportamento di un uomo non è mai pienamente comprensibile se non come risultato del suo inserimento nella società. Morale, norme e fatti sociali: La morale è una serie di norme a cui ciascun membro della società è vincolato. Questi vincoli agiscono in due modi: - dall esterno: infrangere una norma provoca sanzioni. - Dall interno: l individuo sente da dentro una spinta a rispettarle. Le norme esprimono dei valori comuni, le norme sono fatti sociali. I fatti sociali sono qualcosa che si presenta normalmente all interno della società e che si impongono ai singoli come qualcosa che proviene da fuori ma che contemporaneamente li condizionano da dentro nei loro modi di agire, di pensare di comportarsi. I fatti sociali esistono in quanto esistono gli uomini, ma hanno una esistenza indipendente, autonoma rispetto alla volontà del singolo. Il fatto sociale è ogni modo di pensare agire sentire, più o meno consolidato, capace di esercitare una costrizione esterna ed interna. Se adempio ai miei doveri, di moglie, di madre, di lavoratrice, seguo delle norme che ho trovato già scritte, esistevano prima che esistessi io, quindi indipendenti dal mio essere. Contemporaneamente però hanno un potere coercitivo dall interno che, se tento di oppormi mi creerà conseguenze. Ad es. se non utilizzo le regole del linguaggio della società in cui mi trovo, sarò non capito, o corretto, o provocherò ilarità, non sono costretto, ma non posso fare altrimenti. Se mi vesto diversamente, potrei essere isolato e schernito. Se infrango regole più gravi, posso

15 essere punito (es prigione). I fatti sociali potrebbero essere definiti come cose nel senso che sono indipendenti dalla volontà del signolo, ma contemporaneamente, esistono proprio perché espressione della vita sociale e nascono dall interazione tra uomini. Approccio funzionalista. Come il corpo umano no è la semplice somma dei suoi organi ma qualcosa di più, di superiore, così la società è una realtà di livello superiore che non si spiega descrivendo solo i i singoli membri che la compongono. La voce della società si impone sugli individui, esprimendosi tramite le norme morali, i costumi, le credenze religiose, i riti. La società si esprime in fatti sociali, e la sociologia è la scienza che si occupa dell insieme dei fatti sociali. Il paragone della società ad un corpo mano, cioè un organismo in cui ogni parte, ogni organo coopera con gli altri, è una spiegazione funzionalista, cioè D. cerca di capire quale funzione abbia ogni elemento, ogni fatto sociale, che compone la società. Questa spiegazione funzionalista, non è però l unica che D. ritiene possibile, ma sarà quella che verrà più ripresa negli anni successivi. Non significa neanche che per D. ogni fenomeno sociale debba per forza coincidere con un fine preciso. Esempio: un fatto sociale come la devianza (cioè ogni comportamento che si discosta dalla norma, che si percepisce come anormale ) come il crimine, non sembra avere una funzione, anzi, ma in realtà, quando il comportamento anormale viene punito, svolge la funzione di rinsaldare la coscienza collettiva, di riaffermare le regole della società. La devianza, può essere anche un momento di sperimentazione rispetto a nuove norme, che possono diffondersi e affermarsi nel tempo. Solidarietà meccanica e organica Per D. non esiste la società in generale, ma diversi tipi di società. Ne La divisione del lavoro sociale fa un discorso evoluzionistico, da una società all altra. 1- Il primo tipo di società, è la società semplice che corrisponde storicamente con le tribù primitive che hanno una scarsa divisione del lavoro. La morale che tiene insieme questa società è una solidarietà meccanica fra individui uniti da vincoli quotidiani e da mansioni poco differenti tra loro, che fa si che le coscienze dei singoli siano poco differenziate, pensano in modi simili ed è scarsa la tolleranza per modi di pensare e agire lontani dalle norme della società. Le norme di diritto tendono a essere punitive, perché atteggiamenti lontani dalla morale vengono considerati attacchi alla società stessa.

16 2- Il secondo tipo è la società complessa che corrisponde storicamente alla società delle nazioni moderne. È caratterizzata da una forte e articolata divisione del lavoro ed esistono molti gruppi intermedi (famiglie, gruppi professionali, comunità di vicinato) che mediano l appartenenza del singolo all insieme. La solidarietà in queste società è organica cioè i legami sono tra individui con forti differenze tra loro ma che devono cooperare per la vita dell insieme sociale. Avendo forti differenze tra le mansioni, anche le coscienze e i punti di vista si differenziano molto. Qui le infrazioni sono viste come danno arrecato ad altri, non come un attentato alla società, le leggi sono restitutive e non punitive. La tenuta delle norme morali è più problematica perché possibili comportamenti e pensieri diversi rendono meno forte una morale che valga per tutti;; e più necessaria perché l insieme della società va garantito con meccanismi che vicolino i singoli alla cooperazione nonostante le differenze. L anomia Il rischio specifico delle società moderne è l anomia, cioè l assenza di norme morali condivise, cioè un incapacità della società di vincolare a sé i suoi membri, di garantire la loro adesione a un ordine di valori. I conflitti che vede tra borghesia e classe operaia, sono per lui il mancato sviluppo della capacità di cooperare nelle nuove condizioni del modo di produzione industriale. Mentre per Marx i conflitti sono il motore della dialettica della storia, per Durkheim sono delle patologie da curare, tramite il corporativismo cioè associazioni professionali intermedie tra singoli e società, e tramite il potenziamento dei processi educativi che permettono lo sviluppo di un sistema coerente e diffuso di morale nelle coscienze dei singoli. Il suicidio Il suicidio è scelto da Durkheim, per fare la prima dimostrazione empirica della validità della sua impostazione della sociologia. Anche se il suicidio può essere visto come qualcosa che riguarda in modo drammatico un singolo individuo, e la scelta di sottrarsi alla vita, viene scelto proprio per dimostrare che invece l individuo isolato, non esiste, e gran parte di quello che consideriamo caratteristico dell essere individuale è invece riconducibile all influenza della società. Il suicidio che è un evidente libertà del singolo a sottrarsi alla coesione sociale sembra in piena antitesi alla coesione sociale stessa che invece per D. è fondamentale nella vita umana. Vuole dimostrare che se perfino il suicidio è riconducibile almeno in parte a spiegazioni sociologiche, allora la teoria di D. sarebbe esatta per ogni altro tipo di fenomeno individuale.

17 L oggetto della ricerca non è il suicidio di singoli individui, ma il tasso di suicidi che si riscontra in una data società Per questo studio D. si basa sul metodo empirico,, sull uso metodico di dati statistici che mostrano che il tasso di suicidi all interno dei vari paesi hanno la tendenza a restare costanti nel tempo, e vuole dimostrare che a prescindere che a suicidarsi sia un individuo piuttosto che un altro, non influisce il fatto che in una data società il tasso resti più o meno lo stesso e che quindi i fattori di suicidio abbiano spiegazioni di ordine sociale, in particolari che dipendono dal grado di interazione sociale che una data società consente. Prima di proporre le sue spiegazioni, D. confuta le teorie più accreditate in quel periodo, una delle quali correlava il numero di suicidi a fattori climatici. D. dimostra che i dati non presentavano, in concomitanza coi cambiamenti climatici, cambiamenti nel tasso di suicidi. Allo stesso modo confuta l altra tesi per cui il suicidio è correlato alla diffusione della pazzia, con l ereditarietà o con il consumo di alcolici. Poi nella sua spiegazione egli osserva che all interno delle comunità di religione protestante, il tasso è maggiore rispetto a quelle di altre fedi, come ad es. la cattolica. Anno dopo anno il tasso rimane costante. La religione protestante, dando importanza al libero esame della propria coscienza, lascia il singolo da solo con la propria coscienza, è meno vincolato dalle tradizioni, deve confrontarsi da solo con Dio e trovare la forza per imporsi delle leggi da seguire per il proprio comportamento. Questo fornisce un minor grado di integrazione sociale rispetto alle religioni, come la cattolica che periodicamente rinsaldano la coesione tra i suoi membri con cerimonie in comune. Il tipo di suicidio influenzato dalle condizioni religiose è chiamato da D. suicidio egoistico nel senso che è correlato con un forte sviluppo dell ego, di un enfasi della libertà e solitudine del soggetto di fronte alle proprie scelte. D. stabilisce una correlazione tra il suicidio e il grado di integrazione del singolo nella società. Lo dimostrerebbe anche il fatto che il tasso è maggiore nelle persone non sposate, e quindi con minori legami di relazione con gli altri. C è anche un altro motivo che fa variare il tasso di suicidi all interno delle società europee: l andamento dell economia. Il numero di suicidi aumenta in momenti di crisi dell economia, che non significa solo in momenti in cui ci sono molte persone che vanno in rovina, ma anche quando ci sono improvvise ricchezze e quindi cambi repentini di status e del modo di vivere, quindi anche quando la crisi economica è di tipo positivo. Questi periodi infatti, sono periodi di diffusa incertezza rispetto al destino delle persone, ai valori fondamentali, a ciò che normalmente una persona potrebbe aspettarsi dal futuro. Questa mancanza di certezze è per D. il senso esatto dell anomia, cioè mancanza di norme chiare e condivise. Il

18 suicidio connesso all anomia è detto suicidio anomico. Il entrambe i casi il motivo è sociale. Non spiega perché sia un individuo piuttosto che un altro a suicidarsi, spiega però la presenza di un tasso maggiore o minore di suicidi in una certa società. Terzo tipo di suicidio è il suicidio altruistico, come quello di un eroe che da la propria vita per la sua patria. Questa terza forma non va contro le prime due, ma anzi la conferma come espressione, in questo caso di una fortissima coesione sociale, quindi sempre in riferimento al grado di coesione e integrazione dell individuo all interno del sistema morale. Critiche D. inaugura il metodo della variazione concomitante cioè il confronto tra dati differenti, che, quando variano simultaneamente, rivelano una correlazione significativa. Per questo l analisi del suicidio, ha avuto una forte influenza sulla sociologia, essendo la variazione concomitante, uno dei metodi di analisi dei dati più utilizzati dai sociologi. Inoltre è uno dei primi esempi di ricerca che prova a verificare ipotesi con metodi empirici. Ci sono però tre critiche principali al lavoro di D. 1. il controllo delle fonti di dati. D. utilizza dati statistici delle autorità civili che dipendono a loro volta dalle registrazioni dei medici. Questo però può voler significare che alcuni casi di suicidio non siano stati registrati come tali a causa dell importanza sociale della persona o in base ai contesti culturali in cui i suicidi si sono avuti.. Quindi i dati potrebbero essere non del tutto attendibili. 2. nelle società studiate da D. la popolazione protestante tende a concentrarsi nelle città mentre quella cattolica nelle compagne. Questo potrebbe significare che non sia l appartenenza ad una religione o ad un altra, ma il tipo di residenza e quindi il tipo di vita che ne consegue, ad influenzare il tasso di suicidi. La realtà sociale è molto complessa e non bisogna fermarsi ad una sola correlazione ma cercare di individuarne varie. 3. l analisi puramente quantitativa, sarebbe potuta essere integrata da analisi qualitative, cioè dall esame della storia individuale dei suicidi. Questo avrebbe potuto portare a risultati differenti da quelli che si sono riscontrati fermandosi ai soli numeri. L uso di metodi quantitativi e qualitativi si integrano a vicenda, compensando le debolezze dell uno e dell altro metodo. La sociologia delle religioni Durkheim nei suoi studi, anche nel suicidio, parla delle religioni, più esattamente degli atteggiamenti culturali che le varie religioni diffondono. Le società moderne tendono ad essere sempre più secolarizzate, cioè una progressiva perdita di importanza che le pratiche e credenze religiose. Contemporaneamente c è una

19 progressiva importanza data alla scienza e la progressiva emancipazione della sfera politica e civile dalle regole religiose. L Europa dal XVII secolo ha sviluppato una netta distinzione tra religione e politica. Le credenze religiose nella modernità a diventare sempre più una questione privata. Nel suo ultimo libro importante, Le forme elementari della vita religiosa le sue tesi principali sono: 1. L elemento fondamentale della vita religiosa è la distinzione tra sacro e profano. È una distinzione elementare perché si ritrova in ogni tipo di religione. 2. La funzione principale delle religioni è quella di fondare e preservare gli ideali collettivi della società. 3. ciò che gli uomini adorano nei vari culti, nel corso dei secoli è la potenza trascendente della società stessa. Una religione è un insieme di credenze e pratiche relative a cose sacre, le quali uniscono in una comunità morale tutti coloro che vi aderiscono. Ancora: la religione è un sistema di simboli attraverso il quale la società prende coscienza di sé. Questo processo di secolarizzazione comporta per D. alcuni problemi importanti. Di fatto D. critica le religioni, mostrando che rappresentano una proiezione fuori dal mondo umano di qualcosa che invece è essenzialmente umano. Riconosce però la funzione delle religioni per il sostegno delle norme morali che ci garantiscono la coesione sociale. Principalmente D. contribuisce con il suo studio nella distinzione tra sacro e profano come caratteristica di tutte le religioni, e per il riconoscimento della funzione di integrazione sociale. In un modo o nell altro ogni società si fonda su delle credenze. Resta da capire come le credenze abbiano origine. D: sviluppa una teoria a proposito, un po oscura la teoria dell effervescenza sociale, per la quale ci sono dei periodi in cui gli uomini riuniti insieme sono capaci di proiettare fuori di sé delle credenze a cui attribuiscono il valore di rivelazioni di una potenza superiore. Lo studio di D. sulle religioni contiene un paradosso: una volta svelato che la religione non è quello che gli uomini credono, è difficile mantenerne la potenza. Il processo di secolarizzazione porta ad una critica scientifica delle religioni, ne consegue però o la progressiva perdita di integrazione della società moderna, oppure che non sono solo le religioni a tenere coese le società. Il paradosso è che gli uomini fondano la propria convivenza su basi non razionali, però svelando razionalmente i contenuti di tali credenze, minano alla base le fondamenta del funzionamento della società. Questo paradosso è parte della nostra condizione.

20 Si può criticare questa teoria di D. con il dubbio che ogni simbolo della sfera religiosa si a unicamente espressione della potenza della società. Secondo autori contemporanei, le religioni sono un insieme di credenze e pratiche consolidate che hanno a che fare con i grandi enigmi dell uomo: nascita, morte, esistenza del cosmo. Le religioni sono atte a controllare il senso di vertigine che provoca il cercare di dare un senso a questi grandi enigmi. La sociologia della conoscenza. Il modo in cui conosciamo il mondo per D. ha origini sociali. Al variare della società, variano anche le forme della conoscenza. I concetti si esprimono a parole, e già il linguaggio stesso è un prodotto sociale. Con il linguaggio impariamo a condividere il modo di concepire il mondo della nostra società e così impariamo anche a organizzare i dati che riceviamo con i nostri sensi dal mondo, e che organizziamo in base a degli schemi che danno ordine al mondo. Questi modi di organizzare non deriva dall esperienza del singolo ma sono piuttosto schemi già esistenti nella società che ci aiutano a catalogare i fatti. I durkheimiani Durkheim raccolse attorno alla sua rivista l annèe sociologique molti collaboratori che continuarono l opera. Maurice Halbwachs condusse importanti studi sulla memoria collettiva come elemento costitutivo dell identità del gruppo e quindi un fattore di coesione. Le immagini del passato vengono periodicamente riviste da ogni gruppo o società, cosi da mantenere ma anche riformulare la propria storia, in modo che il passato sostenga e legittimi i valori e le aspirazioni del presente. Nelle società più complesse ci sono vari gruppi e quindi la verione da dare agli eventi storici può essere conflittuale. Studiò anche ciò che succedeva nei totalitarismi dove di tende a confiscare la memoria della società, manipolando e sottolineando solo gli elementi storici che sono più congeniali e occultando tutto ciò che va contro la versione ufficiale del passato data dal regime. Halbwachs morì in un campo di concentramento. Marcel Mauss, un altro collaboratore di Durkheim, scrisse un opera celebre Saggio sul dono 1925, che influenzerà molto l antropologia. È uno studio su alcune tribù indiane del nord america e su come lo scambio di doni, a cui bisogna rispondere con doni pari o superiori a quelli ricevuti, sia un fatto sociale totale perché adempie a molteplici funzioni, economiche (il più della produzione viene ridistribuito), e di consolidamento dei rapporti reciproci, e di definizione delle posizioni di prestigio. Sempre tramite Mauss, verrà influenzato un gruppo di studiosi il College de sociologie. Uno dei fondatori, Georges Bataille, scrisse un opera scomoda Il dispendio 1933 in cui spiega la dissipazione, (la dispersione) cioè una tendenza naturale nella

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