PLinius PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO

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1 PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO n.08 E il Vesuvio non fuma piú Estate : calano gli incendi nel Parco all interno: >10 Dal Vesuvio nasce la Rete dei Parchi del Mediterraneo >23 Riserva Alto Tirone: c è l intesa tra il Corpo Forestale ed il Parco del Vesuvio >25 Il Vesuvio incontra il mondo della scuola

2 Sommario > E il Vesuvio non fuma piú 03 editoriale Estate : calano gli incendi nel Parco 10 l intervista 04 Il Vesuvio secondo Armani primo piano 06 E il Vesuvio non fuma piú 09 Ranger a guardia del Parco 10 Dal Vesuvio nasce la rete dei parchi del Mediterraneo Editore Ente Parco nazionale del Vesuvio Direttore responsabile Gabriele Scarpa Vicedirettore Roberto Russo Caposervizi Carlo Tarallo n.08 PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO Redazione Carmine Alboretti, Pasquale Cirillo, Michele Infante, Riccardo Rossi, Giuseppe Ruggiero, Paolo Trapani Hanno collaborato Giuseppe Perillo, Michele Ruggiero, Giuseppe Dini ambiente i Comuni del Parco 14 Alla scoperta degli abitanti del Parco 19 Viaggio nella città dell oro rosso territorio 23 Riserva Alto Tirone: 23 c è l intesa tra il Corpo Forestale ed il Parco del Vesuvio educazione ambientale 24 Tutti in classe a lezione di Parco Il Vesuvio incontra il mondo della scuola 26 Studenti, adulti e bambini spazzini per un giorno 27 Caccia ai tesori del Vulcano 28 Educare è meglio che rimproverare iniziative 31 Tutti a tavola con le perle del Vesuvio Progetto grafico e impaginazione Anna De Luca (Borghini & Stocchetti) Ricerca iconografica Borghini & Stocchetti Fotografie e illustrazioni Per gentile concessione: Corpo Forestale dello Stato/ CTA del Parco nazionale del Vesuvio, Maurizio Fraissinet, Circolo Legambiente di Somma Vesuviana, Associazione l Olivella di Sant Anastasia, Associazione ParcoCittà Archivio fotografico Parco nazionale del Vesuvio: Antonio Lubrano Lavadera, Paolo Annunziata, Gino Di Maggio, Rossella Barile, Pasquale Giugliano. Stampa Alfa Tipolitografia Via B. Longo, Napoli Pubblicazione registrata Trib. di Nola n. 90 del 15/02/ Presidente Amilcare Troiano Vicepresidente Oreste Sassi Ente Parco nazionale del Vesuvio Piazza Municipio San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) Tel Fax Consiglio direttivo Michele Balzano, Gennaro Biondi, Giuseppe Capasso, Francesco Casillo, Luca Ercolani, Giuseppe Maravolo, Nicola Miranda, Pina Orpello, Orfeo Picariello, Pasquale Raia, Amalia Virzo De Santo Giunta esecutiva Amilcare Troiano, Oreste Sassi, Michele Balzano, Giuseppe Capasso, Pasquale Raia tradizione 32 San Sebastiano, la città del martire 32 Presidente Comunità del Parco Luisa Bossa Collegio Revisori dei conti Aldo Spasaro (Presidente), Antimo Menale Direttore generale Carlo Bifulco Stampato su carta ecologica riciclata 33 le novità dagli altri parchi Anno II, numero 08/ - Tiratura copie

3 editoriale < Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) M Molti anni fa, quando via Matrone era aperta al transito pedonale e le pinete del vulcano accessibili alle popolazioni del Vesuvio, ancora bambino, sotto la guida esperta di mio nonno, amavo addentrarmi tra i sentieri sconosciuti della montagna di fuoco. Un emozione vivissima, indelebile nei miei ricordi. Camminavamo di lato a canaloni immensi scavati dalla pioggia, spettacolo incredibile della potenza dell acqua, capace di scolpire anche i fianchi di un gigante addormentato. Scavalcavamo serpentoni di lava pietrificata che si snodavano tra mille colonie di licheni e piante di ginestra. Ogni tanto una grotta, un anfratto misterioso attirava la nostra curiosità. E la speranza che da quella tana sbucasse fuori all improvviso un piccolo abitante del bosco, batteva forte nel mio cuore di ragazzino. La luce filtrava a stento dai fitti rami dei pini. Ci accompagnava la colonna sonora degli uccelli, veri padroni della pineta. Di tanto in tanto una spianata si apriva davanti a noi. Allora bastava voltarsi e guardare in basso per perdersi nel capolavoro del Golfo: lo scoglio di Rovigliano era lí, a portata di mano, e ti sembrava di poterlo toccare tanto era vicino. Un atmosfera da favola, probabilmente idealizzata dalla fantasia. Ma quella magia, quell aria densa di fitto mistero, quel sapore di natura viva riesco a percepirli ancora oggi che mio nonno non c è piú e che gli anni sono passati. Tante cose sono cambiate nel frattempo. Via Matrone è stata chiusa, il Parco nazionale del Vesuvio ha mosso i suoi primi passi. Ma il vulcano, con i suoi tesori nascosti, i suoi giochi di luce e le aride pietraie della Valle dell Inferno, è rimasto lo stesso. Immutabile, impassibile. La montagna che ha forgiato i destini di migliaia e migliaia di persone, che ha disegnato con il fuoco l urbanistica dei comuni, che ha tracciato nei secoli la storia di numerose generazioni, non smette mai di solleticare la nostra fantasia e di attirarci, come una calamita, sui suoi sentieri, alla riscoperta dei valori eterni che solo la natura, nella sua essenza, sa consegnarci. Il viaggio di Plinius, la nostra rivista, mira proprio a questo: a prendere il turista per mano, ad accompagnare il visitatore piú distratto e quello piú attento, il ragazzo sognatore e l adolescente, su un percorso di conoscenza, ma anche di pieno rispetto dell ecosistema del vulcano piú famoso del mondo. Lo scopo che ci riproponiamo è quello di indicare a volenterosi, curiosi e semplici appassionati il modo migliore per assaporare la misteriosa pozione che solo il mago-vulcano sa prepararci nel suo laboratorio. Per giungere a questo, però, è opportuno cominciare proprio da chi, istituzionalmente, è chiamato a tutelare tutto ciò che il cratere, con la sua furia creatrice ha saputo costruire nel corso dei millenni: il Parco nazionale del Vesuvio. Riscoprire il vulcano, dunque, imparando a conoscerne il suo paladino: il Parco. Non a caso è proprio grazie al lavoro svolto dall Ente di San Sebastiano al Vesuvio se oggi la montagna ha potuto assumere una sua identità specifica improntata nel segno della lotta all abusivismo edilizio e alla riscoperta delle coordinate mondiali per il rilancio di un turismo eco-compatibile che parta dai luoghi celebri dell eruzione del 79 d.c. fino a raggiungere l epicentro di tanta spaventosa maestosità. Il Parco è lí, a portata di tutti. Entra nelle scuole, promuove la corretta fruizione dei tesori dello Sterminator di Leopardiana memoria, e si erge a paladino della causa del vulcano, scatenando la sua lotta contro quegli incendiari che di anno in anno tentano di mandarne in fumo il patrimonio boschivo. Questo ed altro ancora è il Parco. Quel Parco che noi proveremo, di volta in volta, a raccontarvi sulla nostra rivista, con la speranza di riuscire a trasmettervi quella stessa magia che solo il Vesuvio, con i suoi colori, le sue atmosfere, i suoi sapori, i suoi profumi e i mille tesori che si annidano sui suoi fianchi, è in grado di donarci quando ci degniamo di regalargli uno sguardo. Buona lettura. Gabriele Scarpa 03

4 Il Vesuvio secondo Armani Il Presidente della Commissione Ambiente della Camera ha visitato il cratere, la riserva Tirone e l Osservatorio Vulcanologico 04 [ ] a cura di PAOLO TRAPANI In occasione della sua visita sul vulcano piú famoso del mondo, abbiamo incontrato l onorevole Pietro Armani, già vice-presidente dell I.R.I., deputato di An dal 1996 ed attuale Presidente della Commissione Ambiente della Camera. Armani, lo scorso 4 ottobre accompagnato dal Presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Amilcare Troiano e dal Direttore, Carlo Bifulco, ha visitato l Osservatorio Vulcanologico, il cratere, la riserva Alto Tirone ed ha infine fatto tappa in uno dei punti di riferimento tipici della ristorazione vesuviana, il locale E curti di Sant Anastasia. Come giudica l azione di salvaguardia, promozione e valorizzazione delle identità e delle vocazioni del territorio vesuviano in questi ultimi anni? «In occasione della mia visita ho avuto modo di apprezzare dal vivo quanto in questi anni è stato fatto per il territorio vesuviano. Mi sembra molto importante far presente che la collaborazione tra istituzioni diventa una marcia in piú. Infatti è stato motivo di soddisfazione vedere che nel lavoro di tutti i giorni il Presidente del Parco sa coinvolgere altre istituzioni come il

5 l intervista < Corpo forestale dello Stato, la Guardia di Finanza, i Sindaci del territorio e tanti altri ancora. Ancora piú importante è stata la scelta di saper comunicare le attività, le risorse, le specificità del territorio vesuviano». Lo sviluppo del territorio è una delle grandi scommesse dei Parchi Nazionali: ritiene che l attuale indirizzo dell Ente Parco Vesuvio sia in linea con le esigenze necessarie ad avviare un ciclo virtuoso? «L Ente Parco Vesuvio è un istituzione che ha compreso piú di tante altre quale deve essere l indirizzo politico ed amministrativo da dare a questo tipo di organismi. Io ho lanciato un motto che deve definire il concetto di Area Protetta: il parco è uno strumento del far fare e non del vietare. Per troppo tempo qualcuno in Italia ha inteso l area protetta come una campana di vetro isolata dal mondo esterno, ma soprattutto come una cappa fatta di divieti, obblighi e restrizioni che pesano sulla testa dei cittadini residenti in quei comuni che incidono sul territorio del parco». Come si può integrare l azione del Parco del Vesuvio con i bisogni della comunità vesuviana, da tempo alla ricerca di sviluppo sostenibile? «Come ho già avuto modo di dire, la cosa piú importante è saper rendere il Parco il punto catalizzatore delle istituzioni e dei cittadini sul territorio. Un ruolo fondamen- tale in questo contesto è dato dalla capacità di autofinanziamento che il Parco riuscirà ad attivare per essere sempre piú strumento produttivo ed autonomo. Per autofinanziamento intendo ovviamente la capacità di procurare risorse aggiuntive mediante attività di impresa ecocompatibili. Nel corso dell indagine conoscitiva sui sistemi di gestione amministrativa degli Enti Parco, il Ministro Matteoli ha citato tra le realtà di eccellenza il parco delle cinque terre e quello del Vesuvio. Questo deve esse un punto di partenza per un grande lavoro di espansione» Come ritiene che si possa coniugare la vocazione ambientalista dell Ente Parco con la straordinaria ricchezza scientifica e culturale costituita dalla presenza di uno Istituto come l Osservatorio Vesuviano? «La presenza di un centro di Ho lanciato un motto che deve definire il concetto di Area Protetta: il Parco è uno strumento del far fare e non del vietare Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) cultura e ricerca come l osservatorio vulcanologico è una fortuna che pochissimi altri parchi possono vantare. È la dimostrazione che l amore per la natura ed il rapporto con il vulcano sono parte integrante della cultura dei paesi vesuviani. Da parte mia posso solo esortare il Presidente Troiano a valorizzare sempre piú questa grande risorsa. Il rapporto tra il Parco del Vesuvio e le altre aree protette può infatti consolidarsi anche con lo scambio di esperienze come questa. È importante poi che il Presidente Troiano, in qualità di Vice Presidente della FederParchi, sappia far apprezzare da tutti il buon lavor fin qui svolto». [ ] 05

6 > primo piano Formazioni di valeriana e ginestre sui crinali del Somma Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) E il Vesuvio non Estate : calano gli incendi nel Parco. Risparmiato il 90 per cento della superficie boschiva normalmente interessata ai roghi selvaggi. Dai 51 ettari ridotti in cenere nel 2001 si è passati ai 3 del. Un successo per l Ente del Presidente Troiano, i Comuni, la Forestale e la Regione che, assieme, hanno studiato la strategia in grado di sconfiggere i piromani 06 uu D U [ ] di CARLO TARALLO n calo superiore al 90 per cento della superficie boschiva interessata da incendi: l estate del verrà ricordata come la piú felice dal punto di vista della salvaguardia dei boschi del Parco nazionale del Vesuvio. Dai 51 ettari di boschi andati a fuoco nel 2001 ai soli 3 del : ecco i dati ufficiali forniti dal Corpo Forestale dello Stato. Una splendida notizia per tutti i cittadini, una grande vittoria per le istituzioni: al di là delle frequenti piogge, infatti, il dato rispecchia il successo delle profonde innovazioni introdotte nel campo della lotta agli incendi Ċonsiderato che piú del 90 per cento degli incendi sono dolosi, infatti, è facile dedurre che le condizioni meteorologiche non possono da sole condizionare l andamento di una stagione: per i piromani, infatti, non è difficile approfittare delle giornate di sole. Il piano antincendio è stato elaborato sotto il coordinamento della commissione Anti Incendi Boschivi del Parco

7 primo piano > fuma piú nazionale del Vesuvio, composta dai consiglieri del direttivo Pasquale Raia, Nicola Miranda e Michele Balzano. Ecco i punti qualificanti della strategia antiincendi, intitolata Il Vesuvio, non farlo fumare, che ha permesso di trasformare l estate appena trascorsa in un estate da record: 1. Ottimizzazione del sistema di controllo ed intervento diretto istituzionale: il Corpo Forestale dello Stato ha disposto in maniera ottimale le risorse sul campo, organizzando in maniera razionale ed efficace le Squadre di Intervento; l assessorato Agenti della Forestale in servizio di avvistamento antincendio Foto del Corpo Forestale dello Stato/CTA Parco nazionale del Vesuvio all Agricoltura e Foreste della Regione Campania ha trasformato i contratti degli addetti al controllo Anti Incendi Boschivi da semestrali ad annuali, accrescendo le motivazioni degli operatori e incrementando l efficacia del piano di controllo. 2. Aumento delle associazioni impegnate nella sorveglianza sono state 10 le associazioni ambientaliste impegnate sul territorio nella 07

8 > primo piano lotta agli incendi, garantendo maggiore presenza e piú assidui controlli sul territorio e presidiando in particolare le zone a rischio. 3. Maggiore impegno dei Comuni: gli interventi di prevenzione (sfalci e diradamenti sulle strade a rischio, evacuazione dei rifiuti) hanno contribuito a questo eccellente risultato. «I dati relativi agli incendi commenta il presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Amilcare Troiano rappresentano un motivo di enorme soddisfazione. Il Parco si è fatto promotore di un programma di lotta agli incendi che ha raggiunto il suo obiettivo: salvaguardare il patrimonio ambientale intervenendo innanzitutto sul momento della prevenzione. In questo senso, oltre a ringraziare i Comuni, la Regione ed il Corpo Forestale, voglio sottolineare il successo della strategia di coinvolgimento delle associazioni ambientaliste: il loro contributo è stato preziosissimo. Ovviamente, non è il caso di riposare sugli allori: il risultato ottenuto ci sprona a continuare sulla strada di una sempre piú intensa collaborazione tra tutti coloro i quali hanno a cuore il destino della nostro territorio». E in effetti la lotta agli incendi ha costituito storicamente uno dei piú concreti banchi di prova sui quali misurare la capacità che istituzioni come il Parco nazionale del Vesuvio hanno di incidere sui processi di degrado ambientale. L incendio rappresenta il simbolo della distruzione della natura; l incendio doloso costituisce l esempio piú pregnante di come la difesa dell ambiente sia innanzitutto questione culturale, ma anche risultato dell efficienza dei controlli sul territorio. E allora occorre mettere in evidenza, al di là di ogni retorica, il risultato di quest anno, poiché esso è il frutto prima di tutto di una forte collaborazione tra le istituzioni, le associazioni ed i cittadini. Una collaborazione che ha riunito attorno ad un solo obiettivo professionalità e competenze diverse, un variegato arcipelago che è riuscito a costruire solide barriere in grado di arginare l ennesima devastante ondata di fuoco. [ ] Tabella comparativa degli incendi boschivi nel territorio del Parco dal 1998 al Anno Numero episodi Sup. boscata (in ettari) (Dati Corpo Forestale dello Stato) 51 3

9 primo piano < Blitz della Forestale sui sentieri del Vesuvio. In località Vicinale Monte gli agenti del colonnello Russo scoprono una discarica abusiva piena di pneumatici usati Foto del Corpo Forestale dello Stato/ Il Forestale Ranger a guardia del Parco [ ] di CARMINE ALBORETTI T erminata la campagna an- che li ha visti Utincendio, impegnati nell attività di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi durante il periodo estivo, gli agenti del Corpo Forestale dello Stato, appartenenti al Coordinamento territoriale per l ambiente del Parco nazionale del Vesuvio, diretto dal colonnello Lucio Russo, hanno intensificato i controlli in tutto il territorio. I risultati si sono visti da subito. I ranger del comando stazione di San Sebastiano al Vesuvio, coordinati dall ispettore Pasquale Carullo, già comandante dei presidi di Trecase, Boscotrecase e Torre del Greco, hanno rinvenuto, in località Vicinale Monte, una superficie molto estesa interamente ricoperta di pneumatici usati, pronti per essere dati alle fiamme. L intervento dei poliziotti dell ambiente Terzilio Berti, Annalisa de Luca e Massimiliano Iadanza si è rivelato provvidenziale. La stessa area fu oggetto, il 22 luglio scorso, di un incendio doloso, domato, dopo diverse ore, dai forestali, in collaborazione con i lavoratori socialmente utili, gli operatori della protezione civile ed i vigili del fuoco regionali. Immediatamente sono scattate le indagini del caso, condotte dall ispettore Carullo, per appurare l identità degli autori dell ennesimo scempio ambientale. La riprova, quest ultima, dell utilità del servizio di monitoraggio della fascia pedemontana del vulcano. Ogni giorno le pattuglie della Forestale percorrono i sentieri piú inaccessibili del cratere, al fine di preservare lo straordinario patrimonio naturale dell area. Un attività non esente da rischi, dal momento che, nonostante i divieti posti in essere dalla legge istitutiva dell Ente Parco nazionale del Vesuvio, cacciatori di frodo e predoni continuano a condurre i loro traffici. Da questo punto di vista la presenza di personale preparato ad affrontare ogni emergenza di questo tipo si rivela fondamentale, specie quando i blitz vengono condotti in collaborazione con le altre forze dell ordine (Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza). Pur in numero piú limitato rispetto ai colleghi delle altre armi, i ranger rappresentano una presenza viva e vitale, atta, soprattutto, a reprimere quelle violazioni che, oltre a deturpare le bellezze paesaggistiche, mettono a serio repentaglio il diritto di ciascuno alla salute ed alla salubrità dell ambiente. [ ] Foto del Corpo Forestale dello Stato/CTA Parco nazionale del Vesuvio

10 Dal Vesu la rete dei parchi 10 Martedí 8 ottobre, nei locali dell Osservatorio Vulcanologico Vesuviano di Ercolano, si è tenuto il meeting sul progetto denominato Interreg III C Rete dei Parchi. All incontro hanno preso parte delegazioni provenienti da diversi Paesi del bacino mediterraneo. Riportiamo l intervento del Presidente dell Ente Parco nazionale del Vesuvio, Amilcare Troiano, che ha introdotto i lavori. Il convegnodibattito, proseguito per l intera giornata, si è concluso con l articolata relazione del direttore dell Ente di San Sebastiano al Vesuvio Carlo Bifulco. Particolarmente accurata si è rivelata anche la relazione della dottoressa Rossella Barile, responsabile presso il Parco del Vesuvio del progetto, che a margine del convegno di Ercolano ha precisato: «I Parchi sono incubatori di esperienze da esportare in tutto il territorio regionale e nazionale al fine di contribuire al miglioramento della qualità della vita degli abitanti del Mediterraneo» La conferenza che si è svolta all Osservatorio Vulcanologico Vesuviano è stata coordinata da due componenti del Consiglio direttivo del Parco nazionale del Vesuvio, il professor Orfeo Picariello e la professoressa Amalia Virzo De Santo. Oltre al Presidente del Parco Amilcare Troiano, è intervenuto il direttore dell ente, Carlo Bifulco, coordinatore del progetto Interreg per il Parco nazionale del Vesuvio

11 primo piano > vio nasce del Mediterraneo [ ] a cura di CARLO TARALLO GLI OBIETTIVI DEL CONGRESSO E IL PROGETTO INTERREG L intervento del presidente del Parco nazionale del Vesuvio Amilcare Troiano L Lesigenza impellente della salvaguardia ambientale impone a tutti una crescente sensibilità verso i numerosi e difficili problemi che il territorio deve affrontare e risolvere per ristabilire un equilibrio messo da piú parti a rischio. I Parchi nazionali, per lo spirito che li anima nella tutela di flora e fauna e nell uso corretto dei beni e delle risorse naturali, assumono una decisiva importanza. Se da un lato si sono apprezzate le numerose ed importanti iniziative intraprese e condotte da tutti i Parchi nazionali del Mediterraneo, d altro canto però si è registrata la grande carenza di sedi tecniche ed amministrative in cui raccogliere ed approfondire in modo organico ed unitario l esperienza di gestione delle aree protette. L obiettivo della nuova fase del programma comunitario Interreg è di rafforzare la coesione economica e sociale nell Unione europea promuovendo da un lato la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale e dall altro lato lo sviluppo equilibrato del territorio. La cooperazione interregionale è intesa quindi a migliorare l efficacia delle politiche e degli strumenti di sviluppo regionale tramite un ampio scambio di informazioni e lo scambio di esperienze, ovvero attraverso la creazione di reti. La creazione di una Rete dei Parchi che veda attuarsi un progetto internazionale di dibattito e di una banca dati fondata su nuove proposte e su esperienze già iniziate e realizzate è considerata da parte del Parco nazionale del Vesuvio tale da meritare l attenzione dei partners europei e dei paesi del Mediterraneo, onde attirare al progetto stesso l adesione di enti di ricerca e delle organizzazioni responsabili della gestione e della tutela delle aree protette. Il progetto Interreg IIIC Rete dei Parchi si inquadra proprio nel tema generale della collaborazione e del coordinamento tra gli Stati che gravitano nella regione Mediterranea per quel che riguarda la pianificazione della tutela dei patrimoni culturali, naturali e paesaggistici dei territori e la gestione degli stessi da parte degli enti locali impegnati con le loro azioni su quelle aree. La necessità di creare una rete di scambi di esperienze tra le aree protette del Mediterraneo nasce proprio dalla considerazione che tali zone presentano problematiche peculiari e distintive rispetto ad altre zone che hanno risentito di meno nel corso dei secoli della presenza dell uomo, e dalla necessità di valorizzare le sinergie 11

12 > primo piano Parco nazionale del Vesuvio Foto di Maurizio Fraissinet dare forma e sostanza ad un progetto del quale si parla da decenni: organizzare le strategie di sviluppo, riscoprendo quella capacità aggregativa e di indirizzo che la Storia ha assegnato al Sud dello stivale e ai paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo, e al tempo stesso intensificare la collaborazione partendo dalla valorizzazione delle ricchezze comuni. E in quest ottica, la difesa dell ambiente e la promozione che possono derivare dalla messa in rete di risorse, competenze ed esperienze gestionali. Nei Parchi del Mediterraneo, piú che in altri, è fondamentale che gli Enti gestori abbiano la capacità di assumere un ruolo strategico nelle scelte di pianificazione e tutela delle risorse ambientali. Il progetto Interreg IIIC Rete dei Parchi, promosso e caldeggiato dall Ente Parco nazionale del Vesuvio, rappresenta dunque un importante e valido tentativo di sistematizzare tutte le politiche di gestione del territorio secondo linee tematiche innovative e comuni alle aree situate nel bacino del Mediterraneo. Parco nazionale di Timanfaya 12 CONCLUSIONI (...) L appuntamento organizzato dal Parco nazionale del Vesuvio grazie alla collaborazione dell Osservatorio vesuviano, delle associazioni ambientaliste e di tutti voi può essere definito una vera e propria svolta. L obiettivo di questo incontro, infatti, consiste nel Parco nazionale di Peneda-Gerês Parco nazionale di Port-Cross

13 primo piano < dei tesori ambientali rappresentano senza dubbio un buon punto di partenza: ecco perché occorre hic et nunc passare dalle parole ai fatti. Si parte dunque da questo congresso, straordinario per la qualità degli interventi e per l autorevolezza dei partecipanti: e si parte da Napoli, con la volontà di proseguire il cammino intrapreso in uno spirito di preziosa contaminazione tra le diverse culture del bacino del Mediterraneo approfittando del progetto Interreg, messo a punto dall Unione Europea. Da parte sua, il Parco nazionale del Vesuvio ha messo a disposizione le sue competenze tecniche per mettere a punto un sito Internet dedicato alla Rete dei Parchi, uno azionale Gouraya strumento attraverso il quale diffondere ogni notizia ed approfondimento: è un modo per tenere unita la nostra Parco nturale del Lago di Sanabria comunità, navigando nella rete telematica cosí come i nostri popoli hanno in ogni tempo navigato lungo il Mediterraneo, portando da una sponda all altra conoscenze scientifiche e testimonianze storiche, costruendo una civiltà che si fonda sull amicizia e sulla collaborazione tra i nostri paesi. A tutti voi, che avete voluto onorare con la vostra presenza questo appuntamento, va il mio ringraziamento: l augurio che sento di fare a tutti noi è che la strada intrapresa sia lunga e ricca di soddisfazioni e risultati. [ ] Questi i nomi di tutti i partecipanti al Congresso ITALIA Giovanni Macedonio Direttore dell Osservatorio Vulcanologico Vesuviano Antonio D Acunto Coordinatore Regionale Associazione Verdi Ambiente e Società - VAS Andrea Belloni Direzione Generale del Coordinamento Territoriale Ministero Infrastrutture e Trasporti Amilcare Troiano Presidente dell Ente Parco nazionale del Vesuvio Orfeo Picariello Dipartimento di Zoologia, Università di Napoli Federico II Amalia Virzo De Santo Università di Napoli Federico II Carlo Bifulco Direttore Generale dell Ente Parco nazionale del Vesuvio Rossella Barile Ente Parco nazionale del Vesuvio Responsabile del Progetto Rete dei Parchi FRANCIA Jacques de Lustrac Consigliere Regionale della Regione Provence-Alpes-Côte-d Azur Nicole Jensen Direttore del Parco nazionale di Port-Cros SPAGNA Aurelio Centellas Bodas Direttore del Parco nazionale di Timanfaya José Luis Gutierrez Garcia Parco naturale del Lago di Sanabria Roque Pérez Palazón Direttore del Parco Riserva naturale di Cañaverosa PORTOGALLO José Carlos Vasconcelos Istituto Conservazione della Natura Augusto Sérgio Leites Parco nazionale di Peneda-Gerês TUNISIA Hmaied Kouki Direttore delle Foreste di Ben Arous Sakkohui Mounir Direttore Generale del Parco nazionale di Boukornine Un Centro Museale per il progetto Interreg ALGERIA Fatma Zohra Lekehal Direzione per la Protezione della Flora e della Fauna - Direzione Generale delle Foreste Ali Mahmoudi Mahmoudi Direttore Generale del Parco nazionale di Gouraya Amar Madoui Università Ferhat Abbas di Sétif Un progetto dalle enormi potenzialità: Interreg significa collaborazione e scambio scientifico-culturale a diversi livelli tra i paesi del Mediterraneo. La dimostrazione di quanto poliedrica sia la strategia che sorregge il programma è offerta da un particolare sottoprogetto promosso dal professor Orfeo Picariello, componente del consiglio direttivo del Parco nazionale del Vesuvio e autorevole esponente del mondo scientifico napoletano: «Anche l Università Federico II di Napoli spiega Picariello è impegnata nella realizzazione del progetto, che prevede una maggiore cooperazione tra i paesi del Mediterraneo. In particolare, voglio sottolineare l impegno che sta portando avanti in questo senso il Centro Museale Musei delle Scienze Naturali». Il Centro, diretto dalla professoressa Maria Rosaria Ghiara, raggruppa i musei di Zoologia, Mineralogia, Paleontologia e Antropologia di Napoli: si tratta di un polo storicoscientifico di altissimo livello: «I quattro musei continua Picariello conservano la memoria storica della ricerca scientifica napoletana, una delle piú importanti. Tanto per restare in tema, il museo di Mineralogia conserva tutti i minerali vesuviani. E la vulcanologia mondiale è nata proprio all ombra del Vesuvio». Ma come interagisce il Centro Museale con il progetto Interreg? «Proponiamo continua Orfeo Picariello un sottoprogetto nell ambito di Interreg, che raggruppi tutti i parchi nazionali e le istituzioni scientifiche dei paesi del Mediterraneo e li inserisca in un discorso comune di cooperazione. In concreto: occorre promuovere scambi culturali e di ricerca tra i paesi che aderiscono al progetto. Penso ad esempio agli studi condotti a Napoli sulla biodiversità: nei nostri musei conserviamo la memoria storica di queste ricerche. Nel Mediterraneo c è tutta una serie di aree vulcaniche con le quali scambiare informazioni. Sarebbe interessante confrontare le nostre esperienze con quelle dei colleghi del Nord-Africa, della Spagna, della Francia, di tutti i paesi del Mediterraneo». Prospettiva interessante, ed anche basata su elementi estremamente concreti: «Mettiamo a disposizione conclude degli studiosi stranieri competenze e professionalità, e siamo pronti a stanziare risorse economiche per il cofinanziamento del progetto». 13

14 > ambiente Alla scoperta degli abitanti Uno sguardo all avifauna vesuviana. Ecco uno per uno l identikit dei piccoli ospiti delle pinete del nostro vulcano Merlo Upupa Foto di Pasquale Cirillo Cincia mora 14 L[ ] di PASQUALE CIRILLO a natura e la sua salvaguardia non riguarda so- L lo i boschi, i mari e l aria che respiriamo, ma anche gli esseri che in essi vivono. A questo proposito sorge spontaneo esaminare un altro aspetto del Parco, quello che riguarda l avifauna che popola sia la parte boschiva che quella coltivata del Vesuvio. Tale argomento sarà trattato in modo semplice, senza la pretesa di sostituire questo scritto a probabili testi improntati a rigore scientifico e curati da esperti ornitologi, ma proponendo una ricerca etimologica che spazia dai nomi italiani a quelli scientifici per approdare a quelli napoletani e locali. Tale trattazione è diretta in modo particolare ai ragazzi che frequentano le scuole dei paesi che ricadono nel territorio del Parco, dal momento che la realtà Parco è entrata o sta per entrare in tutte le scuole dell area vesuviana. Dal 1995, anno d istituzione del Parco, qualcosa di piacevole è avvenuto, infatti, con il divieto assoluto di caccia e di uccellagione (cattura di uccelli con le reti), si è notato che molte specie di volatili, prima quasi assenti o presenti nella zona montana con solo poche coppie, sono aumentate

15 ambiente > del Parco tanto da rendere possibile con facilità l avvistamento di coppie nidificanti sia in zona montana che nei territori coltivati. Tra le specie che in numero maggiore stanno ripopolando il Parco vi è certamente la Ghiandaia (Garrulus glaudarius), cosí chiamata per la sua voracità per il frutto che produce la quercia. Localmente la Ghiandaia assume il nome di Pica di Montagna. Appartiene all ordine dei Passeriformi, alla famiglia dei Corvidi. Sia il maschio che la femmina presentano la stessa livrea, la dimensione è quella di un colombo con becco nero, testa e dorso nocciola, l eride azzurra, ali nere attraversate da una banda bianca e copritrici alari di colore azzurro. Oltre che di ghiande, si ciba anche di castagne, di bacche di vario genere, di frutta e di insetti. La Tortora (Streptopelia Turtur) presente, una volta, durante il passo primaverile, oggi in numero sempre piú consistente è nidificante. Vive nei frutteti e nei boschi. La testa e il collo sono di un azzurro grigio, il becco è nero con base rosata, l iride è bruna, il collo e il petto sono rosa pallido e ai lati del collo è un alternarsi di bande nere e bianche con riflessi bluastri. Gheppio La Tortora depone due uova che schiudono dopo quattordici giorni di cova. Si dice che se i due nati si pongono nel nido in posizione testa coda, sono maschio e femmina. Il Picchio Rosso Maggiore (Picoides maior), una volta presente come sedentario solo in pochissime coppie e di passo invernale, oggi è presente in modo piú consistente ed è possibile ammirarlo e udire il caratteristico tambureggiare sul legno dei pioppi secchi; per questo è anche denominato localmente Pizzicachiuppo. Caratteristica di quest uccello la nuca rossa, per il maschio, e il sottocoda dello stesso colore. Le uova vengono deposte, fino a sei, nelle cavità scavate nei tronchi degli alberi. Il Cuculo (Cuculus canorus), altro uccello delle dimensioni di una tortora, è presente in numero sempre maggiore nel Parco nel periodo primavera- 15

16 > ambiente 16 Beccaccia Ghiandaia Pulli di Sparviere estate e, sempre piú spesso, se ne osservano coppie nidificanti. Depone le uova nei nidi di altri uccelli. Dall istituzione del Parco è tornato, in gran numero, a nidificare, l Upupa (Upupa epax). È conosciuto nella zona vesuviana con il nome di o Papuscio. Uccello molto grazioso, è caratterizzato dalla presenza sul capo di una cresta di penne, con base arancio e punta nera, che alza e abbassa in presenza di pericolo. Il Rigogolo (Oriolus oriolus), altro uccello meraviglioso che è possibile ammirare ed ascoltare specialmente nella parte coltivata del Parco. Viene chiamato localmente o Vollaro. Quest uccello si ciba di insetti, durante l inverno, e di frutta (fichi), durante il mese di agosto. Il maschio ha una livrea con colori molto forti, le ali nere e tutto il resto del corpo di un giallo molto intenso. Si ha notizia di qualche coppia nidificante negli ultimissimi anni. Tra le specie di rapaci del Vesuvio, il Gheppio (Falco tinnunculus) è il piú comune. Le coppie che nidificano nel Parco sono in netto aumento. Un buon numero di migratori si possono osservare nel periodo del doppio passo. È comunemente conosciuto con il nome di cistariello o cristariello. Viene osservata regolarmente come specie migratoria, nel periodo di passo primaverile, il Falco di Palude (Circuí aeruginosus). La Poiana, rapace di grosse dimensioni è presente solo occasionalmente nel periodo di doppio passo. Tra i rapaci notturni, presenti e nidificanti nel Parco, sono da ricordare la Civetta Ciucciuvettola, il Barbagianni Faccirommo, il Gufo e l Assiolo. Tra le circa cento specie di uccelli, di passo e doppio passo, che regolarmente toccano nelle loro migrazioni il Parco del Vesuvio sono da menzionare: il Tordo Marvizzo, la Quaglia, l Allodola Cucciarda, la Beccaccia Arcera e il Fanello Zinzella e ancora, il Frosone Frusulone e il Crociere che presentano una caratteristica nel becco, per il primo le grosse dimensioni, mentre il secondo è dotato di un becco incrociato. Un incremento sostanziale si è inoltre avuto in quelle specie stanziali piú conosciuti: il Passero, la Passera Mattugia Passerella munacella, il Merlo, il Fringuello, il Verzellino Cardulella, il Verdone Ciurolo, il Cardellino, la Capinera Capafosca, la Cinciarella e la Cinciallegra. Vogliamo ricordare, infine, quei piccoli uccelli migratori che ci tengono compagnia per diversi mesi dell anno: il Pettirosso, la Passera Scopatola, lo Scricciolo, il Codirosso Comune e il Codirosso Spazzacamino. [ ] Le foto del servizio sono di Paolo Annunziata (Archivio Parco nazionale del Vesuvio) Le illustazioni sono di Antonio Lubrano Lavadera (Archivio Parco nazionale del Vesuvio)

17 ambiente < NOMI ITALIANI, SCIENTIFICI E NAPOLETANI DELL AVIFAUNA VESUVIANA Italiano Scientifico Napoletano Allodola Assiolo Averla capirossa Averla piccola Balia dal collare Ballerina bianca Ballerina gialla Barbagianni Beccaccia Beccafico Beccamoschino Capinera Cardellino Cinciallegra Cinciarella Ciuffolotto Civetta Codirosso Crociere Culbianco Fanello Fiorancino Fringuello Frosone Gheppio Ghiandaia Gruccione Lucherino Merlo Passera mattugia Passera scopaiola Pettirosso Picchio rosso maggiore Pispola Regolo Rigogolo Saltimpalo Strillozzo Succiacapre Torcicollo Tordo bottaccio Upupa Usignolo Verdone Verzellino Alauda arvensis Otus scops Lanius senator Lanius collurio Ficedula albicollins Motacilla alba Motacilla cinirea Tyto alba Scolopax rusticola Silvia borin Cisticola Jundicis Silvia atricapilla Carduelis carduelis Parus paior Parus caeruleus Pirrula pirrula Athene noctua Phoenicurus phoenicurus Loxia curvirostra Oenanthe oenanthe Carduelis cannabina Regulus ignicapillus Fingilla coelebs Coccothraustes Coccothraustes Falco tinnunculus Garrulus glandarius Merops apiaster Carduelis spinus Turdus merula Passer montanus Prunella modularis Erithacus rubecula Picoides maior Anthus pratensis Regulus regulus Oriolus oriolus Saxicola torquata Miliaria calandra Capimulgus europeus Jynx toequilla Turdus philomenos Upupa epops Luscinia luscinia Carduelis chloris Serinus serinus Cucciàrda Cicciuvettolina Paglioneca palommina Paglioneca Sciacquaprevola Zivardella Coralonga Faccirommo Arcera Fucetola Zicco Capifosca Cardillo Ciripella Parrelluccia Munaciello Ciucciuvettola Corarusso Beccoincrociato Coraianco Zenzélla Stelluccella Foncillo Frosolone Cistariello Pica Acquarulo Equola Mierolo Passerella maciella Passerella e sepe Rivieccio Pizzicachiuppo Sitolo Sperciasepo Vollaro Sciaravattiello Zeccone Ngannapastore ngannaturtere Maravizzo Papuscio Riscignuolo Sciurolo Cardulella 17

18 La Spiaggia del Fronte vista dal porto turistico Foto Borghini & Stocchetti La storia di Torre del Greco, antica Turris Octava, si intreccia con la pesca e la lavorazione del corallo, tesoro dell artigianato vesuviano e simbolo indiscusso della storia marinara e commerciale del terzo comune della Campania 18 [ ] di MICHELE INFANTE T Lorre del Greco. Abitata sin da epoca romana dall aristocrazia patrizia, per la sua conformazione geografica questa città al centro del Golfo di Napoli e sulle pendici del Vesuvio, con una popolazione di 97mila abitanti è il terzo centro della Campania, dopo Napoli e Salerno. E proprio ai romani, che qui edificarono i villaggi di Sola e Calastro, antico borgo di pescatori, deve la sua fondazione, dalla fusione dei due villaggi nacque Turris Octava. Il Comune si estende su di un territorio di 30,08 kmq con altitudine massima a quota 1172 m sul cono centrale del Vesuvio. Torre del Greco è raggiungibile da Napoli, da cui dista 12 km, sia con la Statale che tramite l autostrada Napoli-Pompei- Salerno. I collegamenti ferroviari sono assicurati sia dalle FF.SS. con due stazioni, che insieme a quelle della Circumvesuviana portano a sette i nodi ferroviari della cittadina vesuviana. Nonostante ciò però l odierna e popolosa città non riesce a soddisfare al meglio il bisogno di mobilità dei suoi cittadini, e la situazione del traffico nonostante l apertura del nuovo casello autostradale, presenta non pochi problemi. Le tracce storiche e archeologiche della città, di Torre del Greco a differenza dei vicini paesi sono quasi del tutto assenti. Difatti l attività del monte Somma prima e del Vesuvio poi, attraverso le grandi masse di lava eruttate, hanno nei secoli fortemente modificato l aspetto geo-morfologico di tutta la zona litoranea del golfo di Napoli. Ciò nonostante ancora oggi si possono notare i ruderi romani, come l antica Villa Sora. Oltre alla terribile eruzione del Vesuvio del 24 agosto 79 d.c., il Vesuvio continuava con la sua attività eruttiva, tra le piú violente da ricordare sono le eruzioni del 203 e del 472. Il carattere tenace ed ingegnoso dei torresi, forse

19 i comuni del Parco > Torre del Greco Viaggio nella città dell oro rosso discende proprio da queste fughe dalle eruzioni e dai ritorni per ricostruire le loro case. Dall unione dei due, già ricordati, nuclei abitati di Sola e Calastro venne a formarsi nel medioevo il casale di Torre Ottava, cosí chiamato in quanto distante otto miglia da Napoli. Seguirono la denominazione bizantina e il ducato napoletano autonomo fino al 1139; poi i Normanni che unificarono definitivamente tutta l Italia meridionale, gli svevi fino al 1266, gli Angioini fino al L odierna denominazione, risalente al 1324, si deve alla presenza nelle campagne del famoso vitigno Greco da cui si ricavava l omonimo vino, famoso già in epoca romana. Solamente a partire dal secolo XV abbiamo piena luce sulle strutture sociali, politiche ed economiche della Comarca torrese, formata dalle Università di Torre Resina (oggi Ercolano) e Portici con Cremano. Pur essendo pertinenza giuridica della città di Napoli, detta Comarca fu alienata nel 1418 dalla Regina, la cui dinastia conservò il possesso quasi ininterrottamente finché dopo alterne vicende nel 1698, i torresi, capeggiati da eminenti uomini di cultura, chiesero alla regina di avvalersi dello Jus Praelationis. Riscattata dal dominio feudale, la città ha trovato nuovi stimoli, intensificando in tutto il Mediterraneo la pesca del corallo e della spugna con una flottiglia di oltre 400 imbarcazioni. Cantieri, barche, marineria, hanno reso, nel tempo, Torre del Greco non solo come uno dei grandi centri produttivi della regione, ma anche come asilo e meta felice di uomini di pensiero e artisti che, sulle orme dei Romani, nel 700 l hanno riscoperta costruendovi dimore di grande bellezza. La tradizione religiosa è molto Le pinete alle falde del Gran Cono Foto Borghini & Stocchetti forte in questa cittadina al centro del Golfo di Napoli, numerose le chiese. La Chiesa Parrocchiale di Santa Croce fu costruita sulle rovine di quella distrutta dall eruzione vesuviana del 1794 mentre il campanile, originariamente a tre ordini, resistette immoto nella stessa eruzione, rimanendo semisommerso dalla lava nella parte inferiore. La Chiesa di Santa Maria Assunta ne conserva una inferiore del sec. XVII che fu sede di un attiva confraternita religiosa e mostra ancora quattro 19

20 > i comuni del Parco 20 La Chiesa di Santa Croce Foto Borghini & Stocchetti fosse di sepoltura e due ossari ove sono i resti mortali dei soci. La Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, sita nel vecchio quartiere marinaro ancor oggi conservato, sede del Pio Monte dei Marinai, associazione che soccorreva i marinai e i pescatori poveri torresi con denaro, viveri e medicine e riscattava i naviganti che venivano catturati dai barbareschi, fu costruita nel sec. XVII. La Chiesa di Santa Maria del Carmine fu costruita nel sec. XVI da padri carmelitani insieme all attiguo convento che ora ospita l Istituto Statale d Arte e il Museo del Corallo che raccoglie lavori di incisione sul corallo, sulla madreperla, sulla conchiglia, sull avorio e sulla lava, nonché modellini di vecchie barche coralline torresi. La Chiesa di Santa Maria del Pianto, costruita su una grande fossa comune nella quale sono sepolti 1500 torresi morti durante la grave pestilenza del 1656, conserva due tele di pittori settecenteschi napoletani: un Addolorata e un San Rocco che intercede presso Gesú per gli appestati. Il clima mite e l aria resa salubre dalle distese di pinete e di boschi hanno, fin dall antichità, attribuito a Torre del Greco qualità terapeutiche; fu infatti per questo motivo che l illustre poeta Giacomo Leopardi decise di soggiornarvi. La Villa delle Ginestre alle falde del Vesuvio, ospitò fra il 1836 e il 1837 il poeta Giacomo Leopardi che, meditando solitario sulla potenza distruttrice dell'incombente vulcano, compose qui i sublimi canti de La Ginestra, Il tramonto della Luna e diversi dei suoi Pensieri. A Torre del Greco risiedeva anche Enrico de Nicola, primo Presidente della Repubblica. Il Palazzo Municipale già castello, fatto costruire forse dal re Alfonso I d Aragona come periodica sua dimora, fu poi palazzo dei baroni Langella dopo il riscatto del La Torre di Bassano,grossa e massiccia, fu fatta costruire tra il 1559 e il 1567 dallo stesso viceré de Ribera a guardia della costa, ai tempi drammatici delle incursioni dei corsari barbareschi. Caratteristica e molto tipica è la Festa dei 4 Altari che si celebrava già a Napoli agli inizi del 600 e si svolgeva al Largo del Castello, oggi Piazza Municipio. Il Viceré in persona seguiva la processione che usciva dalla Chiesa di San Giacomo. Anche allora gli Altari erano quattro e simboleggiavano i quattro continenti conosciuti. La tradizione della festa fu poi tramandata e custodita nella vicina Torre del Greco dove non ebbe piú solo un carattere religioso, ma, nel 1699, segnò la data del riscatto dei Torresi dopo circa tre secoli dalle famiglie feudatarie Caracciolo e Carafa D Andria. Tale evento coincise con la ricorrenza della festa del Corpus Domini e quindi, negli anni successivi, fu festeggiata con maggiore solennità, aggiungendo ai motivi religiosi il ricordo del fausto evento. Per quanto riguarda gli aspetti artistici della Festa è da dire che in passato sono sempre stati eseguiti piú di 4 Altari, detti anche Macchine da Festa, ed inoltre vi era l usanza di gareggiare per l Altare piú alto, che superavano in genere i 20 metri, raggiungendo talvolta l altezza di 28 metri. Le luminarie poi rappresentano un altro importante elemento decorativo. Dapprima esse erano allestite con variopinte lampade ad olio, poi con lampadine elettriche che permisero di perfezionare le creazioni artisti- Uno degli Altari realizzato per la Festa

21 i comuni del Parco Torre del Greco > che. Arricchiscono ancora la Festa mostre di pittura, scultura ed incisione su conchiglie e coralli. La Festa dura in genere tre giorni (venerdi, sabato e domenica) e la chiusura è tradizionalmente affidata ai Fuochi a mare eseguiti da esperti fuochisti nella zona del porto, dove i bagliori pirotecnici sono ancora piú esaltati dall effetto dello specchio marino. Pure da ricordare la Festa patronale dell Immacolata, caratterizzata da un grandioso Carro recante la statua della Madonna, portato a spalla per le vie cittadine dai marinai e dai devoti. Torre del Geco, come altri paesi vesuviani, fa parte del territorio tutelato dall Ente per le Ville Vesuviane, al fine di conservare e salvaguardare il cospicuo patrimonio architettonico e ambientale delle Ville Vesuviane del XVIII secolo, e istituito con legge dello Stato n.578 del 29 luglio Nel 1976 con l emissione del Decreto Ministeriale di vincolo inizia di fatto il lungo lavoro dell Ente a tutela dei 121 immobili monumentali compresi nei territori dei Comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco. L Ente per le Ville Vesuviane ha consentito in questi anni di completare restauri e intraprendere progetti di conservazione del sistema territoriale delle Ville Vesuviane, integrate con le esigenze della collettività locale ed esterna. La città ospita anche una sede distaccata dell Università degli Studi Federico II di Napoli ha, da qualche anno, istituito il Diploma in Biologia Indirizzo Produzioni Marine, localizzandolo a Torre del Greco, negli ex Molini Meridionali Marzoli. Attivita economiche La pesca e la lavorazione del corallo, che qui vanta un antichissima e feconda tradizione, la lavorazione della madreperla, della tartaruga e del cammeo, costituiscono il fulcro del commercio e dell artigianato locale. La città può vantare anche una propria banca. Sorta nel 1888 a Torre del Greco con il nome di Società anonima cooperativa di credito popolare, la Banca di Credito Popolare è oggi un moderno istituto di credito, saldamente radicato nel territorio campano con una solida rete di sportelli diffusi nelle cinque province della regione. La cittadina è provvista di buone attrezzature alberghiere, di un circolo nautico, di ritrovi ed attrezzature sportive. La principale caratteristica La Chiesa di S. Alfonso ai Camaldoli della Torre Foto Rolandi della gastronomica torrese è costituita, oltre che dai frutti di mare, dall ottimo pesce preparato nei modi tradizionali e che possono essere gustati negli accoglienti ristoranti cittadini. Torre del Greco è il maggior polo per la ristorazione in Campania. Sul territorio cittadino si contano oltre cento tra ristoranti, pizzerie e pub. La cucina tipica è basata principalmente su piatti di pesce, crostacei e frutti di mare innaffiati dai tipici vini DOC del Vesuvio, come il già ricordato greco. Dal porto, attraversando il centro della città, si accede alla strada che porta fino al cratere del Vesuvio, alto 1100 metri s.l.m., da cui si domina l intero golfo. Ancora oggi, nonostante la grave crisi che sta attraversando la marineria italiana, risultano notevoli le attività legate alla cantieristica navale in ferro e in legno. Dai cantieri locali sono stati varati negli anni 20 velieri che hanno reso famosa la marineria italiana. Storicamente dedita alla marineria, Torre del Greco vanta un antica attività cantieristica navale in legno, che ancora oggi rappresenta una importante componente delle sue attività economiche. Sono presenti 15 cantieri navali ed un porto 21

22 > i comuni del Parco 22 con 500 posti barca per ormeggio estivo, mentre sono 3 le società armatoriali. L antica vocazione florovivaistica torrese che costituisce il 35% della produzione dell intera provincia di Napoli, facendo del Foto Borghini & Stocchetti settore floristico uno dei principali cardini dell economia cittadina. In questo ambito il garofano assume un ruolo preminente, mentre si stanno aprendo nuovi orizzonti per una differenzazione produttiva che già spazia dalle gerbere ai crisantemi, dalle rose alle sterlizie. Il corallo La storia di Torre del Greco, è strettamente intrecciata alla lavorazione del corallo: gran parte dei pescatori torresi, che fino alla fine del XVIII secolo si addentravano nelle acque del Mediterraneo inseguendo i popolosi banchi di pesce azzurro, si sono nel tempo trasformati in artigiani, dediti alla lavorazione e al commercio di prodotti in corallo. Torre del Greco è, dunque, una cittadina operosa, i cui abitanti hanno saputo modificare il loro rapporto con il mare coniugando la tradizione creativa dell artigianato campano con i colori e le variegate forme del corallo mediterraneo. Ma il corallo non è l unico frutto fecondo del mare che viene plasmato nei laboratori di Torre del Greco: anche alcune conchiglie, grazie alla paziente e laboriosa opera di intaglio compiuta dalle sapienti mani degli artigiani torresi, acquistano forme eleganti e raffinate, trasformandosi in cammei di eccezionale fattura, rinomati in tutto il mondo. Una storia che si perde nei secoli, nell affascinante itinerario della civiltà mediterranea nel suo cammino da oriente ad occidente. Storia di dei e di popoli, di paure da sconfiggere, di magie e ritualità, di arti mediche e talismani. Medicamento ed afrodisiaco. Arte e moda. Ma la storia del corallo racconta anche le vicende di un popolo di marinai, quello di Torre del Greco, che, dal 1400 in poi, ha scandito la sua esistenza con ogni avvenimento legato al miglior frutto del mare, come lo definirono Greci e Romani. Quello stesso corallo rosso, che la mitologia greca attribuiva al sangue sgorgato dalla testa della Medusa recisa da Perseo. Il Museo del Corallo ospita una collezione di oggetti che possono essere definiti autentici capolavori di incisione. Il corallo torrese diventa sinonimo di alto livello tecnico, che fa di ogni oggetto, anche quello apparentemente piú semplice, qualcosa di prezioso ed eccezionale. È un discorso fatto di particolari, che inizia dalla selezione del grezzo attraverso una ricerca che, pur avvalendosi di tecnologie avanzate, non trascura la messa a punto e una cura minuziosa dell oggetto, facendone sempre un pezzo unico. Il corallo ed il cammeo assurgono cosí a simbolo della città, testimoni di un antica cultura dell estro e della fantasia di un popolo che, attraverso oggetti di pregiata fattura, continua la sua storia. La città è sede dell unica scuola d'arte del corallo e della scuola artigiana Emiddio Mele per la lavorazione del corallo e dell oro. Allo scopo di salvaguardare il patrimonio del corallo e promuoverne la lavorazione, la produzione e la commercializzazione, nel 1998 è stato fondato il Consorzio Oromare, organismo senza scopo di lucro, che raggruppa circa centocinquanta aziende che operano nel settore della lavorazione e commercializzazione di prodotti in corallo, di cammei e di oreficeria, e che sono in prevalenza localizzate nei distretti orafi di Napoli e Torre del Greco. Fanno parte del Consorzio aziende rappresentative della migliore tradizione artigianale campana: dai piccoli laboratori di incisione, che si tramandano i segreti della lavorazione artistica e di qualità di generazione in generazione, alle grandi firme del settore, che hanno conquistato la ribalta a livello internazionale. Oromare ha in programma la realizzazione e la gestione di un centro produttivo polifunzionale, in un area ubicata nel Comune di Marcianise (CE), nel quale s insedieranno le aziende consorziate, di ricerca e servizi tecnologici. Il consorzio promuove, inoltre una serie di progetti in materia di produzione, di scuola e formazione in materia di promozione e comunicazione. Inoltre, è presente il museo privato Basilio Liverino che presenta sia la storia dell omonima società di lavorazione del corallo e sia una splendida collezione di lavori eseguiti con questo splendido materiale. [ ]

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