Sconti fiscali, si prepara sforbiciata da 1,3 miliardi Per l Abi la ripresa si rafforza: Pil +1,6% nel 2016 e 2017

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1 2,50 * In Italia solo per gli acquirenti edicola e fino ad esaurimento copie: in vendita abbinata obbligatoria con Arte e Letteratura/ I Racconti d'autore (Il Sole 24 Ore. 2,00 + I Racconti. 0,50 Domenica 26 Luglio 2015 Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1, c. 1, DCB Milano Anno 151 Numero 204 Domenica RACCONTI D AUTORE ALL INTERNO Ricordi su Jack London, un testo inedito Edmondo Peluso u pagina 21 BREVIARIO di Gianfranco Ravasi #Una sana malattia MEMORANDUM di Roberto Napoletano La libraia di Voghera Oggi in edicola i racconti più belli Jorge Luis Borges In edicola a 0,50 + il quotidiano La coscienza dei robot Roberto Manzoccou pagina 9 G20 E INFRASTRUTTURE L agenda dei «Grandi» apre al piano di Junker di Alberto Quadrio Curzio Il tema degli investimenti infrastrutturali, su cui la Ue ha varato il piano Juncker, sta diventando centrale anche nel G20 (i maggiori 19 Paesi più la Ue) che esprime oltre i due terzi della popolazione mondiale, tre quarti del commercio e l 85% del Pil. Si tratta di una sfida per lo sviluppo mondiale del XXI secolo tesa ad una crescita sostenibile con un nuovo equilibro tra finanza ed economia reale, tra ambiente e uso delle risorse, tra benessere e lavoro al presente e per le generazioni future. L impegno del G20 non è generico perché se è vero che le riunioni annuali dei capi di Stato o di Governo appaiono spesso poco operative, è altrettanto vero che i lavori delle task force proseguono da un Vertice all altro creando una forte condivisione di metodo e di merito con he incide sulle politiche nazionali e multilaterali dei Paesi partecipanti. L Italia e la Ue, quali membri del G20 devono, continuare ad essere proattivi, adesso in preparazione del G20 del 15 e il 16 novembre in Turchia. Dal G20 al Business B20. Questo G20 è da tempo in preparazione con una serie di riunioni a livello ministeriale, di gruppi di lavoro e di task forces. Tra queste consideriamo innanzitutto quella del B (business) 20 cioè dei gruppi di lavoro tesi a stabilire una collaborazione tra imprese e decisori politici per promuovere una crescita sostenibile. Le task forces del B20 per il 2015 sono su 7 temi tra cui quello investimenti infrastrutturali (i-i). Il B20 per gli (i-i) dimostra la serietà con cui il Governo e la comunità imprenditoriale della Turchia affrontano il tema (fruendo anche di consulenze internazionali) sul quale altre istituzioni prestigiose, come Ocse, lavorano da anni. L Italia è presente con uno dei co-chairman della task force (Francesco Starace, ad e dg di Enel) e partecipa attivamente ai lavori con il capo economista delle Cdp, Edoardo Reviglio. Bastano pochi dati per capire la sfida del G20-B20: la stima delle necessità, a livello mondiale, di investimenti in infrastruture è cifrata fino al 2030 in 57mila miliardi di dollari Usa, i miliardi mancanti rispetto alle necessità in 15-20mila, il Pil annuo perso per carenze di (i-i) in 3mila miliardi. Continua u pagina 19 BCE E IL DOPO-GRECIA Draghi e il sogno infranto dei «no euro» di Donato Masciandaro La tribù dei No Euro aveva un sogno di mezza estate: l uscita della Grecia dall Unione Monetaria. Il sogno è stato però infranto dall unica istituzione europea che si mostrata all altezza della situazione: la Banca centrale europea (Bce). Ora però occorre che la posizione della Bce venga rinforzata, riducendone il ruolo improprio di creditore delle banche greche, ed accelerando la costruzione europea per le crisi bancarie e l assicurazione dei depositi, per evitare che una nuova crisi riporti impropriamente la banca centrale nel mezzo del proscenio delle scelte politiche. La doppia decisione del Parlamento greco di accettare le condizioni preliminari per avviare le trattative sul terzo salvataggio fiscale della Grecia ad opera principalmente della Unione Europea ha almeno momentaneamente - deluso la vasta tribù di politici ed economisti che si riconosce nell avversione all euro, così come è oggi in opera. Una uscita della Grecia dalla moneta unica europea possibilmente non coordinata e caotica sarebbe stata saporito antipasto per l auspicato piatto forte: la crisi dell euro. Ma il vero guastafeste che ha rovinato il pranzo ai No euro è stata la politica messa in atto dalla Bce. Non è un caso che la tribù dei No euro o meglio i vari clan che la compongono auspicavano una politica monetaria affatto diversa, soprattutto per quanto riguarda le scelte di Mario Draghi e del suo consiglio direttivo sulla politica di finanziamento delle banche greche. Un primo clan è quello dei No euro dell Atlantico, che avversa l idea che possa esistere una moneta unica che unisca Paesi eterogenei, vale a dire con caratteristiche economiche e sistemi politici diversi. L unione monetaria priva ciascuno dei Paesi di uno strumento della politica economica, vale a dire la variazione del tasso di cambio. In presenza di mobilità internazionale dei capitali, gli squilibri di politica economica vanno affrontati con strumenti diversi, rappresentati dalla politica fiscale e dalle politiche dell offerta, essenzialmente della concorrenza e del mercato del lavoro. Continua u pagina 5 Nella spending review allo studio tagli alle agevolazioni «settoriali»: dai trasporti all agricoltura Sconti fiscali, si prepara sforbiciata da 1,3 miliardi Per l Abi la ripresa si rafforza: Pil +1,6% nel 2016 e 2017 La crescita della pressione fiscale In % del pil IL PATRIMONIO CULTURALE ITALIANO A RISCHIO L Italia ha un tesoro. Da proteggere pil riordino delle agevolazioni fiscali entra nella legge di stabilità e si fa strada l ipotesi di intervento da 1-1,3 miliardi, una cifra al di sotto di quota 1,5 miliardi stimati nell ultimo Def. La razionalizzazione punterebbe anche su sconti fiscali di settore, come l agricoltura o i trasporti. Intanto, prevede l Abi, la crescita tende a di Armando Torno Hervé Barbaret, sino a qualche giorno fa amministratore generale del Louvre, sosteneva che ogni euro investito in cultura ne genera altri dieci sviluppando turismo, commercio e servizi. L indotto economico di un teatro non è da meno. E così va detto di cattedrali e santuari, di siti archeologici. L unico problema è che in Italia sovente ci si dimentica di tutto rafforzarsi: confermata la stima del governo per il 2015 (+0,7%), l incremento del Pil sarà dell 1,6% sia nel 2016 sia nel Serviziu pagina 3 40,2 39,8 40,1 39,4 39,2 40,3 41,6 41,4 42,0 41,7 41,7 43,3 43, Meno spesa per meno tasse: la sfida mai vinta di Dino Pesole u pagina 3 Dopo l Ft a Nikkei, la holding degli Agnelli in corsa per il settimanale Exor, trattative con Pearson per il 50% dell Economist pexor, la finanziaria della famiglia Agnelli, è in trattative per rilevare una parte del 50% del capitale del settimanale Economist che il gruppo Pearson ha messo in vendita, dopo aver ceduto il Financial Times a Nikkei. Exor, che ha già il 5% del capitale, non supererà la soglia del 50 per cento. Manganou pagina 17 IL CROLLO DELLE MATERIE PRIME L oro affonda ai minimi da 5 anni Vendite e sfiducia anche sul Brent Sissi Bellomo con un analisi di Maximilian Cellinou pagina 5 questo; anzi non manca chi crede che la cultura sia soltanto un costo (da tosare quando mancano i soldi per far quadrare i bilanci dello Stato) e, soprattutto, ha un difetto: non si mangia. Continua u pagina 18 FISCO E IMMOBILI Cei: sentenza Ici pericolosa. Palazzo Chigi riapre il dossier «Ideologica» e «pericolosa»: così il segretario della Cei, Nunzio Galantino, ha definito le sentenze con cui la Corte di Cassazione ha stabilito che due scuole paritarie di Livorno, gestite da religiose, devono pagare l Ici in quanto - secondo i giudici - si configurano come attività commerciali. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, De Vincenti, annuncia l avvio di un confronto per chiarire la questione in modo «definitivo». Eugenio Bruno con l analisi di Gianni Trovatiu pagina 2 ESTATE Tempo di vacanze, un altro senso è possibile Si avvicina il mese di agosto, quello in cui parecchi italiani programmano i giorni delle loro vacanze. Tempi e possibilità non sono quelli di una volta, della stagione delle vacche grasse in cui non si esitava a spendere PANORAMA L ANALISI L interesse pubblico della notizia Non si legifera sull onda dell emozione. Dovrebbe essere una regola aurea della buona politica, spesso, però, dimenticata. Di riforma delle intercettazioni si parla ormai da oltre vent anni, e tuttavia, l approccio politico di Bruno Forte Scontro sulle intercettazioni Il Governo studia modifiche di Donatella Stasio più delle reali possibilità pur di assicurarsi vacanze spesso fagocitate dalla rincorsa delle apparenze e bruciate dalla ricerca spasmodica del divertimento a tutti i costi. Continua u pagina 16 Sempre altala tensione tra i partiti sulle intercettazioni. Il viceministro Costa (Ncd): nessuna retromarcia sui principi, ma disponibilità a migliorare la norma che prevede il carcere per la diffusione di video o registrazioni ottenute in modo fraudolento. Il Pd è per una soluzione di equilibrio. Spunta l ipotesi del contro-emendamento. Servizio u pagina 7 continua ad essere più emotivo che ponderato e razionale; meno che mai condiviso, spesso pasticciato. Troppi i nervi scoperti per una materia che è carne viva della democrazia. Continua u pagina 18 Scioperi: Renzi attacca i sindacati Il premier Renzi contro i sindacati: definisce «scandaloso» il comportamento delle sigle che venerdì hanno bloccato molti voli Alitalia e l ingresso dei turisti agli scavi di Pompei. Intanto a Roma si è dimesso l assessore al Bilancio. Servizio u pagina 6 IL CASO TARANTO La crisi dell Ilva è costata 10 miliardi in tre anni Paolo Briccou pagina 14 LETTERA AL RISPARMIATORE Esprinet diversifica: più produzione di accessori hi-tech Focus sul Portogallo di Vittorio Carlini Ampliare il perimetro della società e spingere sulla produzione di accessori hi-tech. In particolare, sfruttando l appeal del design «made in Italy». Inoltre, dopo l avvio della nuova filiale in Portogallo, aumentare il business nel Paese lusitano. Sono tra le priorità di Esprinet. Il gruppo, come è noto, svolge quale principale attività quella della distribuzione di prodotti informatici. E però punta, per l appunto, anche alla produzione di accessori hitech. A ben vedere l attività di «vendor» non è novità di oggi. Attraverso il marchio Nilox l azienda, da tempo, ha sviluppato diverse categorie di prodotti: dalla custodia dei pc alle piccole tastiere. Senza dimenticare, poi, il mondo dello sport (ad esempio, il lettori Mp3 usati dai nuotatori). Ciò detto, Esprinet nel 2014 ha acquisito il 60% di Celly (la quota, nel giugno scorso, è salita all 80%). Questa società, da una parte, è attiva nella produzione di accessori per la telefonia mobile. E, dall altra, ha una presenza in Europa (oltre che ad Hong Kong). In tal senso, può costituire la carta da giocare per crescere nel settore. In primis perchè il mondo degli accessori nel mobile è in grande espansione. E, poi, perchè Celly permette di avviare un articolazione geografica oltre i tradizionali mercati di Esprinet. Al di là di ciò, nella Penisola Iberica il gruppo vuole aumentare la sua quota di mercato in Portogallo. Qui il gruppo ha di recente ha aperto una nuova filiale. u pagina 16 La «Lettera» online per gli abbonati Prezzi di vendita all estero: Albania 2, Austria 2, Francia 2, Germania 2, Monaco P. 2, Slovenia 2, Svizzera Sfr 3,20 * con Marketing Evolution 10,90 in più; con La Biblioteca del Mare 8,90 in più; con Ora Legale 8,90 in più; con Guida alla Salute 1,00 in più; con La Biblioteca dei Ragazzi 7,90 in più; con Guida Touring Club 8,90 in più; con I Grandi Classici dell umorismo 6,90 in più; con Lezioni d Amore 5,90 in più; con L Impresa 6,90 in più; con Norme e Tributi 12,90 in più; con Aspenia 9,90 in più; con Il Codice Penale 10,00 in più; con Separazione e Divorzio 14,90 in più; con Esecuzioni Immobiliari 9,90 in più; con Contratti e Mansioni 9,90 in più; con Maternità e Paternità 9,90 in più; con Durc On Line 9,90 in più; con How To Spend It 2,00 in più; con IL Maschile 0,50 in più. 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2 2 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 Fisco e contribuenti LE TASSE SUGLI IMMOBILI Le sentenze della Cassazione I giudici di legittimità hanno previsto l obbligo di versamento dell imposta Chi viene colpito Gli istituti paritari in Italia sono e ospitano un milione di studenti Scuole, il Governo riapre il dossier-ici I vescovi contro la tassazione per le paritarie: decisioni pericolose - De Vincenti: via al confronto Eugenio Bruno ROMA pnella complessa e lunga partita su Ici e istituti paritari scendono in campo anche i vescovi. Definendo «ideologica» e «pericolosa» la sentenza (che in realtà sono due, le n e del 2015, ndr) con cui la Corte di cassazione ha stabilito che due scuole livornesi gestite dalle suore debbano pagare l ex imposta comunale sugli immobili perché - a detta dei giudici - «idonee a configurare un attività commerciale». Parole che sembrano aver fatto breccia nel Governo. Dal momento che Palazzo Chigi annuncia l avvio di un confronto per arrivare «a un definitivo chiarimento normativo». A farlo è in serata il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Confermando l intenzione di fare sedere allo stesso tavolo tutte «le organizzazioni non profit, comprese quelle religiose», l esponente democrat si sofferma sulla soluzione trovata nel 2012 dal Governo Monti sull Imu, definendola «una norma senza dubbio equilibrata, dal momento che riconduceva il pagamento solo alle componenti di natura commerciale». Il suo intervento giunge dopo un fiume di polemiche che è andato avanti per tutto il giorno. Da registrare c è innanzitutto la posizione della Cei che parla di pronuncia che mina gravemente «la garanzia di libertà di educazione richiesta anche dall Europa» e mette fortemente a rischio la «sopravvivenza» degli istituti paritari. A dirlo è il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, che invita chi è chiamato ad adottare decisioni a «essere meno ideologico» e avverte: «Non ci si rende conto del servizio che svolgono gli istituti pubblici paritari». Una dichiarazione accompagnata dai numeri: «Non è la Chiesa cattolica ad affamare l Italia - denuncia il numero due della Conferenza episcopale italiana -. A scegliere le scuole paritarie sono un milione e 300 mila studenti, con grandi risparmi per lo Stato. Mentre gli istituti paritari ricevono contributi per 520 milioni di euro, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo». L ultima fotografia delle paritarie in Italia - che a differenza di quelle tout court private rientrano a pieno titolo nel sistema nazionale di istruzione - risale all anno scolastico 2013/2014. Quando erano e ospitavano quasi un milione di studenti: il 71,8% dell infanzia, l 11% della primaria, il 5% delle medie, il 12,3% delle superiori. Mentre per i primi cicli gli istituti religiosi sono oltre il 60%, tale rapporto si ribalta alla secondaria di II grado. Senza dimenticare che di paritarie si è occupata recentemente la «Buona scuola». Sia prevedendo una detrazione Irpef del 19% sulle rette fino a 400 euro, sia avviando una stretta contro i diplomifici. Rinviando agli altri articoli in pagina per l eventuale impatto sul fronte Imu delle sentenze contestate, in questa sede restiamo sul piano delle reazioni. Prima di De Vincenti a nome del Governo era intervenuta anche la ministra dell Istrzuione,Stefania Giannini. Nel ricordare che secondo i giudici «c è un trattamento diverso» tra scuole pubbliche e paritarie «perché sono istituzioni diverse», la ministra ammette: «Penso che forse ci sia una riflessione da fare». E invita ad affrontare il tema «in un quadro anch esso europeo di riferimento e l Italia l ha fatto 15 anni fa, con una bella legge a firma Berlinguer». Mentre il sottosegretario Gabriele Toccafondi (Ncd) si concentra sul discrimine del fine di lucro. «Quando c è un attività non solo commerciale ma lucrativa - spiega - e quindi per esempio una scuola con rette di decine di migliaia di euro l anno, è giusto che quella paghi l Imu, ma per tutto il resto si tratta di scuole che operano per il bene di pubblica utilità ed è giusto che non siano gravate da spese di 20, 30mila euro in media l anno di imposta municipale sugli immobili». Un altro sottosegretario, sempre centrista ma stavolta all Economia, Enrico Zanetti, a sua volta, concorda apertamente con la Cei quando intravede nella pronuncia dei profili di «prevenzione ideologica» ed evidenzia come, dal punto di vista soggettivo, l esenzione si applichi «a tutti gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato comprendendo, quindi, nel novero degli enti privati, anche gli enti ecclesiastici». A invocare un intervento diretto del premier Matteo Renzi è infine l ex ministro dell Istruzione, Beppe Fioroni. Mentre il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, preferisce spostarla sull immigrazione. Con un post su Facebook: «Premetto: per fortuna che ci sono tante scuole private, anche religiose, che fanno quello che lo Stato non riesce a fare. Ma che la Chiesa - scrive - si lamenti che fanno pagare l Imu ai suoi immobili e alle sue scuole quando ogni giorno qualche giorno invita ad accogliere immigrati a casa degli italiani mi pare strano. Sacrifici per gli altri, esenzioni per loro...». Il quadro. I possibili effetti delle decisioni dei giudici di legittimità Lo scontro vale 500 milioni ma le regole sono a rischio LE ALTRE REAZIONI Il ministro dell Istruzione, Giannini: fare una riflessione Il sottosegretario all Economia, Zanetti: prevenzione ideologica SCUOLA24 Entro il 30 settembre vanno comunicati i requisiti per la parità Sul quotidiano digitale di domani spazio a un approfondimento sulle modalità e i termini che gli istituti paritari devono rispettare per continuare a ottenere l accreditamento da parte dello Stato. L ANTICIPAZIONE Sul Sole 24 Ore del 15 luglio è stato pubblicato un articolo firmato da Luigi Lovecchio sulla scuola paritaria che paga l Ici perché è «commerciale»: secondo i giudici, gli istituti privati incassano le rette dalle famiglie e non conta la perdita nella gestione ple due sentenze con cui la Corte di cassazione ha dato ragione al Comune di Livorno e ha imposto a due scuole cattoliche di pagare l Ici mette a rischio anche l esenzione dall Imu, per importi che giustificano l agitazione che muove il mondo dell istruzione paritaria da quando le due pronunce sono state depositate (si veda Il Sole 24 Ore del 15 luglio). Per capirlo basta fare due conti. Le scuole private in Italia sono circa 13mila, in prevalenza cattoliche nei primi ordini di studio e laiche fra gli istituti secondari. Se fossero assoggettate integralmente all Imu potrebbero vedersi presentare ogni anno un conto da circa 500 milioni. Le due scuole livornesi sono state condannate a pagare circa 40mila euro all anno: la cifra comprende interessi e sanzioni, ma va considerato il fatto che l Imu è più cara dell Ici in fatto di aliquote (anche se per le scuole, accatastate in B/5, il valore catastale non cambia rispetto a quello della vecchia imposta). Ma come mai la Corte, occupandosi dell Ici, può mettere in crisi anche la barriera faticosamente costruita contro l Imu? Proprio per la difficoltà con cui si è arrivati alle nuove regole, scritte in un decreto ministeriale (il Dm 200/2012 dell Economia) che è nato per attuare una legge, ma in realtà ha aggiunto molti elementi autonomi. E la Cassazione si ferma davanti alla legge, non certo ai regolamenti. Per capire il problema bisogna ripartire dall inizio, cioè da quando l Unione europea ha contestato le esenzioni d imposta per il terzo settore scritte nel 1992, che bloccavano il pagamento sugli edifici in cui si svolgessero attività «non esclusivamente commerciali»; regole considerate troppo generose, tali da mettere a rischio la concorrenza con gli altri soggetti attivi negli stessi settori ma destinatari regolari dei bollettini di Ici e Imu (in gioco non ci sono solo le scuole, ma anche alberghi, ristoranti, ospedali e così via). Il Governo Monti, allora, è intervenuto nel decreto libera-italia (articolo 93-bis del Dl 1/2012) e ha ribaltato il principio: l esenzione sarebbe toccata solo agli immobili occupati da attività svolte con modalità «non commerciali». L Economia è stata quindi incaricata di fissare con decreto il modo per separare paganti ed esenti. Fin qui la legge. Il decreto, arrivato dopo parecchi mesi, ha deciso che per essere «non commerciali» le attività dovessero essere accompagnate da tariffe «simboliche», cioè tali da non essere collegate al costo del servizio, ma per la scuola ha fatto un passo in più: l esenzione è riconosciuta fino a quando la retta media chiesta alle famiglie non supera il «costo medio per studente» pubblicato dal ministero dell Istruzione. La soglia è alta, perché va dai 5.739,17 euro degli asili ai 6.914,17 euro delle superiori. Il tetto, quindi, terrebbe l Imu fuori da gran parte degli istituti privati. Il problema è che la Cassazione fissa un principio diverso, che può andare d accordo con la legge ma rischia di avere rapporti più complicati con il decreto attuativo: l obbligo di pagamento, scrivono i giudici, scatta quando l attività che si svolge nell edificio ha carattere commerciale, e per renderla tale basta e avanza la presenza di una retta, a prescindere dai risultati economici che genera. Su questa base, una nuova battaglia di carte bollate che finisca in Cassazione ha buone probabilità di demolire la barriera eretta dal decreto. Una previsione certa è impossibile, ma l agitazione è giustificata. G.Tr. Il costo medio per studente per l esenzione Imu-Tasi SCUOLA DELL INFANZIA 5.739, ,15 ISTRUZIONE SECONDARIA DI PRIMO GRADO 6.835, ,31 Le scuole paritarie Le scuole paritarie nell a.s e il dettaglio delle scuole cattoliche DI CUI SCUOLE CATTOLICHE SCUOLA PRIMARIA ISTRUZIONE SECONDARIA DI SECONDO GRADO Infanzia TOTALE SCUOLE PARITARIE Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati del ministero dell Istruzione e del Centro studi per la scuola cattolica Il costo medio per studente (Csm) costituisce il parametro di riferimento per verificare il rispetto del requisito richiesto per l esenzione dal pagamento dell Imu e della Tasi (gli importi annui, distinti per settore scolastico, sono riportati accanto) Il corrispettivo medio (Cm) è la media degli importi annui che vengono corrisposti alla scuola dalle famiglie Il calcolo Se in una scuola dell infanzia sono presenti 10 bambini per i quali viene corrisposto un importo annuo di e 5 per i quali viene corrisposto un importo annuo agevolato di 500, il Cm si calcola così: [(1000 x 10) + (500 x 5)] / 15 = 833 La compilazione del modello Imu-Tasi Se il corrispettivo medio (Cm) è inferiore o uguale al costo medio per studente (Cms), ciò significa che l attività didattica è svolta con modalità non commerciali e, quindi, è esentata dall Imu e dalla Tasi. In questo caso dovrà essere barrato il campo corrispondente al Rigo g del modello Imu-Tasi. Dovrà essere contestualmente barrato il campo 13, nel caso in cui nell immobile venga svolta esclusivamente attività didattica con modalità non commerciali. Se, invece, il corrispettivo medio (Cm) risulta superiore al costo medio per studente (Cms), si dovrà barrare il Rigo h e determinare la parte del valore di cui al Rigo f assoggettabile a Imu e alla Tasi Primarie Secondarie I grado TOTALE SCUOLE CATTOLICHE Secondarie II grado L ANALISI Gianni Trovati Per il settore una disciplina che sembra ingestibile Per il momento, in Corte di cassazione il regolamento che disciplina l Imu del non profit non si è nemmeno affacciato, quindi non è il caso di immaginare che le due sentenze livornesi abbiano conseguenze immediate anche sulla nuova imposta. È utile, invece, trarre dal caso delle due scuole toscane una lezione che all apparenza è ovvia, ma è spesso dimenticata dalla politica: i problemi che non si affrontano difficilmente si risolvono. Le scelte normative che hanno prodotto le regole attuali, come sanno bene gli amministratori di migliaia di enti non profit impazziti sulle dichiarazioni per il diritto all esenzione, hanno preferito aggirare la questione di fondo, con una serie di contorsioni che hanno finito per complicare il quadro anche oltre i livelli abituali per il nostro fisco. Per rendersene conto basta ripensare a come si calcola l Imu sugli immobili a uso promiscuo, utilizzati in parte per attività commerciali e in parte per servizi esenti. In questo caso, il povero proprietario dovrebbe calcolare la quota di immobile occupato dalle attività esenti, la porzione di anno in cui queste attività vengono svolte e poi distinguere la quota di utenti che le utilizza da quella che, invece, sfrutta i servizi commerciali. In un conteggio così cervellotico si è perso anche il ministero, che nelle istruzioni ai modelli chiede, fatti i calcoli, di sommare i tre parametri, anziché rapportarli fra loro. Risultato: il proprietario di un immobile occupato da attività commerciali al 50%, che si rivolgono a metà degli utenti per sei mesi all anno dovrebbe pagare il 150% dell Imu dovuta ( ) invece del 12,5% (la metà della metà della metà) che sarebbe corretto sulla base delle premesse regolamentari. Questa stessa tendenza si è manifestata in pieno anche nel parametro numerico dedicato alla scuola, che nasce per evitare al maggior numero possibile di istituti il pagamento dell Imu (non sono molti i casi di rette superiori alla soglia che garantisce l esenzione) ma è privo di una base normativa e quindi può cadere alla prima decisione giurisprudenziale. A dirlo è stato lo stesso Consiglio di Stato, nel parere ricco di osservazioni con cui ha accolto, storcendo parecchio il naso, il decreto del La strada, insomma, non è quella giusta. Se il governo vuole esentare dall Imu le scuole paritarie, è bene che scriva una legge chiara e la difenda in Europa rimarcando il valore sociale ed educativo che questo settore ha nel nostro Paese. L alternativa non può essere costringere i contribuenti a destreggiarsi in una giungla burocratica fatta di parametri cervellotici e di moduli incomprensibili, esponendoli al rischio di pagare arretrati, sanzioni e interessi quando si finisce davanti al giudice. Se la scelta è, invece, quella di prevedere che in alcuni casi si debba versare l imposta, al contribuente va garantita (almeno) una procedura lineare per capire se e quando occorre pagare.

3 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N Fisco e contribuenti VERSO LA LEGGE DI STABILITÀ No alle doppie agevolazioni Via le sovrapposizioni con programmi di spesa Tra i «sussidi impliciti» le accise sull energia La partita sul fisco Renzi: sui tagli delle tasse strategia chiara, intanto combattiamo l evasione Sconti fiscali, ipotesi taglio da 1-1,3 miliardi Nel mirino anche trasporti e agricoltura - Sotto la lente le agevolazioni settoriali che valgono 32,1 miliardi Marco Rogari ROMA pè un punto fermo della spending review 2.0. Dopo i rinvii degli ultimi anni il riordino della tax expenditures prenderà sicuramente il via con la prossima legge di Stabilità. L esatta portata dell intervento per il 2016 sarà definita soltanto nel mese di settembre. Anche perché in questo caso, come ha sottolineato al Sole-24 Ore il commissario per la spending review Yoram Gutgeld, si tratta di effettuare scelte politiche. Da Palazzo Chigi e dal ministero dell Economia non escono cifre ufficiali. Ma negli ultimi giorni a livello tecnico ha cominciato a farsi strada l ipotesi di un intervento per il 2016 da 1-1,3 miliardi, al di sotto dei circa 1,5 miliardi stimati, sempre in via ufficiosa, al momento del varo dell ultimo Def. Anzitutto perché il Governo sarebbe orientato a puntare su un riordino delle agevolazioni fiscali in più tappe, anche per evitare confusioni ed errori. C è poi da considerare che un taglio invasivo delle tax expenditures mal si sposerebbe con lo shock fiscale annunciato dal premier. E questa esigenza riguarderebbe, ad esempio, il settore dell edilizia e in particolare della casa. Ieri Matteo Renzi nella enews ha ribadito che nel 2016, il «terzo anno di governo», saranno «eliminate tutte le tasse sulla prima casa», nel 2017 toccherà all Ires e nel 2018 agli scaglioni Irpef e alle pensioni minime. Il premier ha sottolineato che sui tagli delle tasse «la strategia è chiara: intanto combattiamo l evasione. Se paghiamo tutti, paghiamo meno». Un intervento fiscale a vasto raggio, accompagnato da una costante spending review che prevede anche il riassetto delle tax expenditures su cui il Governo conta d invertire la tendenza rispetto al passato, anche recente. Basti pensare che, come ha ricordato nei giorni scorsi il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Fabrizia Lapecorella, tra il 2011 e il 2015 sono stati introdotti 35 nuovi sconti fiscali e ne sono stati abrogati 9. La razionalizzazione che è allo studio punterà anzitutto a eliminare le sovrapposizioni tra le attuali agevolazioni fiscali con programmi di spesa destinati alla stessa finalità. Quanto alle aree, in attesa delle scelte politiche IL DOSSIER Il riordino seguirà lo stesso percorso della spending review: aggiornamento ad agosto e scelte definitive a settembre I NODI In ribasso le quotazioni di un intervento sull edilizia per evitare che entri in conflitto con lo shock fiscale annunciato dal premier sugli sconti più strettamente collegati all Irpef o al sistema di welfare, la lente si starebbe concentrando su alcuni settori specifici. A cominciare da quelli dei trasporti e dell agricoltura, che secondo la ricognizione effettuata dall Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), varrebbero rispettivamente 3,5 e 1,7 miliardi. Una ricognizione, quella illustrata nei giorni scorsi al Senato dal presidente dell Upb, Giuseppe Pisauro, che parte anzitutto dalla nota integrativa dello stato di previsione dell entrata del bilancio dello Stato, elaborato con cadenza annuale dal dipartimento delle Finanze del Mef, in cui sono incluse 282 voci riconducibili a sconti fiscali per 161,3 miliardi nel Ma il report dell Upb tiene conto anche della fotografia scattata nel 2011 dal gruppo di lavoro guidato da Vieri Ceriani (720 voci per una perdita di gettito di circa 254 miliardi). Nel caso del parametro dei 161,3 miliardi, l Upb sottolinea che una fetta pari all 80% dell ammontare finanziario complessivo è riconducibile a un grande blocco di agevolazioni fiscale che comprende misure generali senza alcuna specifica destinazione settoriale. Il restante 20% degli sconti fiscali ha invece una funzione di sostegno di specifici settori (valgono 32,1 miliardi). E su questo versante gli sconti che comportano maggiori perdite di gettito sono concentrati in particolare in cinque settori: edilizia e mercati immobiliari (12,9 miliardi di mancato gettito), mercati finanziari e assicurativi (7 miliardi), trasporti (3,5 miliardi per il complesso di quelli aerei, autotrasporto, marittimi e ferroviari), sanità (3,1 miliardi) e agricoltura (1,7 miliardi). L Ufficio parlamentare di bilancio fa anche notare che per interventi immediati la barra potrebbe essere indirizzata su voci settoriali «di impatto contenuto» che emergono soprattutto dalle aree delle accise sui prodotti energetici e dell Irap partendo da cosiddetti «sussidi impliciti». Sul dossier delle tax expenditures già da mesi Gutgeld e Roberto Perotti hanno avviato una riflessione approfondita. E non è escluso che subito dopo la pausa di Ferragosto, quando il mosaico della spending review avrà una fisionomia più definita, il dossier tax expenditures possa essere definitivamente chiuso. A quel punto toccherà a Renzi effettuare, insieme al ministro Pier Carlo Padoan, le scelte finali. La mappa delle agevolazioni Classificazione delle spese fiscali per tipologia di imposta Distribuzione per imposta Importo (in mln) Il rapporto dell Abi. Crescita dello 0,7 nel 2015 e dell 1,6% nel 2016 e nel 2017 Le banche: la ripresa si rafforza Rossella Bocciarelli ROMA pitalia, prove tecniche di convergenza economica con i partner di Eurolandia. È quanto si ricava dallo scenario previsivo dell ultimo rapporto Afo, elaborato dall Abi come sintesi dei report dei principali istituti creditizi. Nel quadro presentato ieri, la crescita economica dovrebbe essere pari allo 0,7% nel 2015 (in linea con le stime del governo) per poi salire nei prossimi due anni più o meno alla stessa velocità dei nostri partner, con un incremento del Pil dell 1,6% nel 2016 e nel Si tratterebbe per il nostro Paese della prima volta dall inizio del nuovo millennio in cui la crescita si allinea alle performance del resto dell eurozona. Dietro a questa impostazione piuttosto ottimistica c è l assunzione che la buona performance Composizione % Irpef ,54 Iva ,03 Irap ,7 Accisa sui prodotti energetici Imposta sulle assicurazioni Imposta di registro,ipotecaria, catastale, tasse sulle concessioni governative , , ,29 Ires ,92 Distribuzione per imposta Fonte: Elaborazioni Sole-24 Ore su dati dell Ufficio parlamentare di bilancio Altre agevolazioni fiscali sotto 50 mln di Tassazione sostitutiva sui fondi pensione Accise sull energia elettrica delle esportazioni sia destinata a durare nel tempo e l ipotesi di un contributo importante da parte della domanda interna. In particolare, i consumi dovrebbero beneficiare della risalita del reddito disponibile reale (+0,9% in media nel triennio ). Questo dovrebbe essere sospinto all insù dalla ripresa dell occupazione e dal consolidamento della fiducia delle famiglie. Gli investimenti, che già nel primo trimestre 2015 hanno mostrato segni di risveglio, dovrebbero divenire nel biennio finale della previsione il fattore trainante della ripresa. Il ruolo del vero e proprio toccasana per la domanda interna dovrebbe essere svolto dalla politica monetaria ultra-accomodante della Bce. Dovrebbero quindi allontanarsi definitivamente i rischi di deflazione, con una crescita dei Importo (in mln) Composizione % , , ,41 Irpef-Ires 453 0,28 Imposta sostitutiva sui dividendi 350 0,22 Accise 231 0,14 Accisa gas metano 60 0,04 TOTALE COMPLESSIVO prezzi al consumo in Italia ancora sotto quella europea (1,3% contro 1,7% nella media del biennio ) ma in ogni caso ben distante dai valori negativi d inizio d anno. Il profilo abbastanza robusto della ripresa consentirà di conseguire gli obiettivi di finanza pubblica prefigurati dal Def. E gli impieghi all economia dovrebbero aumentare complessivamente nel corso del triennio di circa 120 miliardi. Se la lettura dell economia reale è in rosa, le stime sulla redditività bancaria non lo sono altrettanto: gli utili netti delle aziende di credito dovrebbero ammontare a fine 2017 a poco più di 10 miliardi, valore corrispondente a un ritorno sul capitale (Roe) del 2,6%, di oltre tre volte inferiore ai livelli precrisi, anche per via di un rientro delle sofferenze molto lento. L ANALISI Dino Pesole Tax expenditures, una materia da maneggiare con cura Al pari dei tagli selettivi alla spesa, anche il capitolo delle agevolazioni fiscali rientra a pieno nel mare magnum della cosiddetta spending review, con risvolti politici che superano di gran lunga l aspetto pur fondamentale della ricognizione in sede tecnica. La dettagliata analisi condotta nel 2011 da Vieri Ceriani ha consentito di censire ben 720 tra sconti, agevolazioni, deduzioni e detrazioni, concesse nel corso degli anni a beneficio di questa o quella categoria, con intenti spesso clientelari che erodono gettito per 161,3 miliardi. Ora, alla vigilia della prima operazione di potatura cui sta lavorando il Governo, apprendiamo che negli ultimi cinque anni, a fronte di 9 agevolazioni soppresse, ne sono state introdotte altre 35. Un fiume in piena difficile da governare, per un fisco che prova a fatica a individuare la strada di un nuovo e più civile rapporto con il contribuente. Secondo l Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l 80% delle agevolazioni fiscali è «generale» (senza destinazione settoriale) mentre all interno del 20% rivolto a uno specifico settore le perdite di gettito più rilevanti riguardano edilizia e mercati immobiliari (12,9 miliardi). Gli sconti di maggiore dimensione finanziaria sono le detrazioni per fonte di reddito (37,8 miliardi) e per carichi familiari (11,2 miliardi). Per interventi più immediati di contenimento ci si potrebbe concentrare «su voci settoriali di impatto finanziario contenuto» rintracciabili soprattutto nei campi delle accise sui prodotti energetici e dell Irap, partendo dai cosiddetti sussidi impliciti. Materia da maneggiare con cura, e non a caso finora, a dispetto delle intenzioni e degli intenti programmatici, non se ne è fatto nulla. Stando ai STRADA IMPERVIA Si impone prima di tutto un chiarimento in sede politica: spesso gli sconti attenuano il peso della progressività del prelievo piani della prossima spending review si conta di recuperare non più di 1-1,3 miliardi, ma anche in questo caso non sarà una passeggiata, poiché da sempre le resistenze maggiori al taglio delle agevolazioni vengono dal Parlamento, sotto la pressione delle categorie potenzialmente coinvolte dai tagli. Ecco perché s impone prima di tutto un chiarimento in sede politica per non rischiare la montagna partorisca il classico topolino, nella consapevolezza che in molti casi (le detrazioni per carichi di famiglia, in primis) si tratta di sconti che servono ad attenuare il peso della progressività del prelievo soprattutto per quei contribuenti che le tasse le pagano regolarmente. Dal 2001 a oggi. Tutti i Governi che si sono succeduti lo hanno promesso senza però riuscirci Meno spesa per meno tasse: la sfida mai vinta di Dino Pesole I PRECEDENTI Il primo è stato Berlusconi con il suo «Libro bianco», poi Prodi che si è concentrato sul cuneo fiscale e anche Letta ci ha provato Tagliare le spese per ridurre le tasse. Non vi è stato governo negli ultimi 15 anni che non si sia impegnato all inizio del mandato a finanziare piani di riduzione della pressione fiscale attraverso una contestuale cura dimagrante delle spese delle amministrazioni pubbliche. Promesse rimaste per gran parte inattuate, a dispetto dei tentativi di spending review che si sono susseguiti negli ultimi anni. Ad affermarsi dal 2008 in poi è stato invece il ricorso ai tagli lineari. Ora il governo Renzi ci riprova con una impegnativo programma di revisione selettiva della spesa che nel 2016 dovrà garantire risparmi per almeno 10 miliardi. Risorse peraltro già prenotate per disinnescare le clausole di salvaguardia che altrimenti scatteranno dal prossimo anno sotto forma di aumenti dell Iva e delle accise. Il miraggio delle due aliquote Irpef. «Signor Presidente, signori senatori, è nostra intenzione ridurre la pressione fiscale, esentando i redditi marginali e fermando gradualmente l aliquota dell imposta personale al di sopra di una certa soglia, a un terzo del reddito». È il 18 giugno del 2011, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi annuncia questo impegnativo programma al Senato nel chiedere la fiducia al suo neonato governo. È la traduzione programmatica del famoso contratto con gli italiani, firmato in diretta tv l 8 maggio di quello stesso anno: esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui, aliquota del 23% fino a 200 milioni e del 33% oltre tale soglia, abolizione della tassa di successione e sulle donazioni. Cinque anni dopo, lo slogan meno tasse per tutti risultò onorato solo in parte: attraverso due «moduli» di riforma fiscale, varati nel 2003 e 2005, l abolizione della tassa sulle successioni e donazioni (decisa con la legge dei «cento giorni», accanto alla riedizione della legge Tremonti), la riduzione dell Irpeg al 33% (ora Ires). Sconti per 5,5 miliardi grazie al primo modulo Irpef e contestuale introduzione della «no tax area» (7.500 per i dipendenti, 7mila per i pensionati e per gli autonomi), mentre il secondo modulo mise in campo circa 6,5 miliardi di riduzioni fiscali a regime. Misure che non riuscirono a ridurre in modo significativo la pressione fiscale, che Berlusconi avrebbe voluto abbattere di un punto l anno, e che nel 2005 restava inchiodata attorno al 41,2% rispetto al 42,2% del Quanto alla spesa, la cui riduzione avrebbe garantito il taglio strutturale delle tasse, il totale delle uscite correnti primarie (al netto degli interessi) registrava nel un incremento del 2,1%, attestandosi al 38,9% del Pil (39,9% nel 2006). Prodi punta sul cuneo fiscale. Subentra il governo Prodi, con queste dichiarazioni programmatiche (era il 18 maggio del 2006): «Sarà giocoforza intervenire sulle tendenze dei grandi capitoli della spesa pubblica centrale e periferica, stabilire un serio equilibrio tra potere di spesa e responsabilità della copertura, modificare la composizione della spesa e dell entrata per rafforzare la capacità dei bilanci pubblici di promuovere la crescita». Quanto al fisco, l impegno è a «ridurre sensibilmente, in una misura quantificabile in cinque punti nel primo anno di legislatura, l eccessivo carico contributivo sul lavoro dipendente. Una riduzione che, andando a beneficio sia delle imprese che dei lavoratori, sarà capace di agganciarci con maggiore slancio alla ripresa europea, di avviare un nuovo ciclo di investimenti, e di stimolare una ripresa dei consumi». Il 17 dicembre del 2007 Prodi conferma in Tv che l obiettivo prioritario del governo è la riduzione delle tasse grazie alla lotta all evasione. Si lavora a un «grande e sostanziale calo delle imposte per i lavoratori con reddito medio basso e per le famiglie con figli». Nei due anni di un governo appeso a una manciata di voti al Senato, si segnala la riduzione dal 2008 di 5,5 punti di Ires (dal 33 al 27,5%) e dell Irap dal 4,25 al 3,9%. Il ministro dell Economia, Tommaso Padoa-Schioppa prova a mettere in campo una prima spending review, sulla base della diagnosi messa a punto dalla Commissione Muraro. La fine del governo Prodi blocca ogni tentativo organico di revisione della spesa. Via l Ici sulla prima casa. Torna Berlusconi, che promette una pressione fiscale al di sotto del 40% del Pil e la totale abolizione dell Ici sulla prima casa (già parzialmente abolita da Prodi) che poi verrà reintrodotta dal governo Monti nelle vesti della nuova Imu. Il totale delle spese correnti al netto degli interessi si colloca in quello stesso anno al 42,6% del Pil, con la pressione fiscale inchiodata al 42,5 per cento. Arriva la grande crisi, e il ministro dell Economia, Giulio Tremonti al bisturi dei tagli selettivi sostituisce la forbice dei tagli lineari. Il totale delle spese primarie passa dai 454 miliardi del 2008 ai 448 miliardi del 2011, con la pressione fiscale che si colloca nel 2009 al 43,2% del Pil, per attestarsi al 43% nel 2011, l anno delle tre manovre correttive varate per spegnere l incendio (a luglio e agosto ad opera del governo Berlusconi, a dicembre del governo Monti), per un totale a regime di ben 81,3 miliardi, concentrati per due terzi in aumenti delle entrate. Monti e la batosta dell Imu. La vecchia Ici abolita da Berlusconi, con inevitabile e affannosa rincorsa per coprire il buco di bilancio dei Comuni, rinasce sotto forma della nuova Imu, con questo ragguardevole bottino: nel 2011 il gettito totale delle tasse sulla casa supera i 32 miliardi di euro, per raggiungere quota 42 miliardi nel Con annesso incrocio tra Imu e Tasi e l ultimo pasticcio della cosiddetta mini-imu. A fine aprile del 2012 arriva Enrico Bondi, nuovo commissario alla spending review e i 6 luglio il governo presenta il suo primo piano per risparmiare 4,5 miliardi in quello stesso anno, 1,5 miliardi a carico delle amministrazioni centrali. Il risultato della stretta è che la spesa pubblica resta sostanzialmente stabile tra il 2010 e il 2013 (+0,8% in termini nominali), grazie soprattutto al contenimento della spesa per il personale (-4,6%), al crollo degli investimenti fissi lordi (-18,7%) e al taglio dei consumi intermedi (-3,7%). A fine 2012, poco prima del passaggio del testimone a Enrico Letta, la LA PAROLA CHIAVE Pressione fiscale 7Per pressione fiscale si intende il rapporto percentuale tra il prelievo fiscale (che va inteso come la somma di imposte dirette, imposte indirette e imposte in conto capitale) e parafiscale (cioè i contributi sociali) e il prodotto interno lordo. Stando alle stime del Def la pressione fiscale in Italia è attesa in aumento nei prossimi anni. Dovrebbe infatti passare dal 43,5 per cento sul Pil registrato nel 2014 al 43,7 per cento del 2019, raggiungendo un massimo del 44,1 per cento negli anni 2016 e 2017 pressione fiscale vola al massimo storico del 44%, con l ultimo trimestre dell anno che registra il picco del 52 per cento. La spending review di Cottarelli. Il 29 aprile 2013, Enrico Letta espone le sue dichiarazioni programmatiche in Parlamento: «La riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto, quindi, ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti». Arriva dal Fmi Carlo Cottarelli che comincia a scandagliare i meandri delle spesa pubblica. Un anno dopo lascia in anticipo, con un nutrito pacchetto di proposte che dovrebbero consentire di risparmiare 32 miliardi nel triennio. Nel 2015 il primo step, con risultati però non all altezza delle aspettative e una cura dimagrante che somiglia molto ai vituperati tagli lineari e pesa soprattutto sugli enti decentrati di spesa per oltre 5,2 miliardi (con annesso il rischio di incremento della tassazione su base locale). La rivoluzione fiscale di Renzi. E ora la palla passa a Renzi e al commissario alla spending Goran Gutgeld, che dopo la manovra sugli 80 euro, l abolizione della componente costo del lavoro dal calcolo della base imponibile Irap e la decontribuzione per i neo assunti, annuncia un ambizioso piano triennale da 45 miliardi in tre anni, che vedrà nel 2016 come primo step l abolizione della Tasi sulla prima casa, della tassa sugli imbullonati e dell Imu nel settore agricolo. Piano da finanziare soprattutto con i tagli strutturali alla spesa, come prevedeva del resto la stessa mission della spending di Cottarelli. Numeri a confronto PRESSIONE FISCALE IN CRESCITA In % del Pil , LA SPESA DELLE AMMINISTRAZIONI NON SI FERMA In % del Pil , Fonte: istat , ,

4 4 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 Mercati globali LA CRISI GRECA Un freddo benvenuto I creditori questa volta dovrebbero avere accesso anche ai palazzi del governo La congiura dei ribelli I ministri allontanati da Tsipras volevano arrestare il governatore e tornare alla dracma Governo greco e troika, il confronto riparte domani L obiettivo è un accordo entro il 20 agosto AFP Elezioni in Spagna, partita a quattro Intenzioni di voto per il rinnovo del Parlamento spagnolo di fine Dati in % sui voti validi 28,2 23,5 23,5 23,1 19,2 18,1 16,0 Socialisti Popolari Podemos Ciudadanos Vittorio Da Rold pi negoziati con la troika ripartono e con essi le speranze di firmare il nuovo piano di aiuti entro il 20 agosto, data in cui scadono oltre 3 miliardi di euro di bond in mano alla Bce. I colloqui tra la Grecia e i suoi creditori sul terzo pacchetto di salvataggio da miliardi di euro dovrebbero partire domani dopo che una serie di questioni logistiche, che hanno ritardato gli incontri, saranno finalmente risolte. Gli incontri con i rappresentanti di Commissione Ue, Bce e Fmi sarebbero dovuti iniziare venerdì ad Atene, ma sono stati rinviati a causa di problemi, compresi quelli riguardanti il luogo dei colloqui e la sicurezza dei partecipanti. Un funzionario greco ha negato che l esecutivo abbia cercato di tenere la troika lontana dai palazzi del governo. I greci però, nei sei mesi precedenti, avevano visto le visite di ispezione ad Atene della troika come fumo negli occhi e per questo, su richiesta del governo Tsipras, i difficili negoziati con i partner europei si sono svolti a Bruxelles. Alla domanda se il governo permetterà o meno che i colloqui con Ue, Fmi e Bce su un nuovo prestito prevedano ispezioni presso i ministeri ellenici, il ministro di Stato, Alekos Flabouraris, ha risposto: «Se l accordo prevede che visitino un ministero, dobbiamo accettarlo». Intanto il Financial Times ha ricostruito il piano B per tornare alla dracma formulato da alcuni ex ministri greci, ora dimissionati da Tsipras. Il Piano prevedeva il sequestro delle riserve valutarie della zecca di Stato, il commissariamento della Banca di Grecia con arresto del governatore Yannis Stournaras se si fosse opposto. Un progetto un po' romanzesco piuttosto che una exit strategy della Grecia dall euro. Comunque secondo la ricostruzione di Ft tutto venne deciso in un albergo di Atene, l Oscar Hotel, il 14 luglio scorso, e gli esponenti IN ATTESA DI ATENE FTSE, titoli greci in listino per 10 giorni pi titoli greci verranno mantenuti ancora per 10 giorni negli indici globali di FTSE, in attesa della riapertura della Borsa di Atene, ferma dal 26 giugno scorso. Lo ha deciso la società degliindici, le cui regole prevedono di considerare la rimozione dei titoli coinvolti nel caso un mercato azionario resti chiuso per 20 giorni o, in alternativa, il loro mantenimento per ulteriori dieci giorni al prezzo dell ultimo giorno di contrattazioni. «Alla luce dell aspettativa di una potenziale riapertura della Borsa di Atene nei prossimi giorni, i titoli greci verranno mantenuti», ha scritto FTSE. dell ala radicale di Syriza, Piattaforma di sinistra, avrebbero discusso nel tentativo di opporsi alla decisione di Tsipras di accettare le dure condizioni imposte dai creditori per il terzo pacchetto di aiuti. Il progetto, che pare inverosimile, sarebbe stato proposto da Panayotis Lafazanis,il leader di «Piattaforma di Sinistra», allora ancora ministro dell Energia e dell ambiente, dicastero da cui è stato licenziato qualche giorno dopo per aver votato, il 15 luglio, in aula contro il piano di salvataggio. «Il nostro piano è di ritornare alla dracma, questo è quello che avremmo dovuto già fare, ma possiamo farlo ora», avrebbe detto Lafazanis, secondo la ricostruzione del giornale conservatore britannico, spiegando la sua idea di prendere il controllo della Nomismatokopeion, la zecca in periferia di Atene dove si trovano le riserve valutarie greche,che,a suo dire, sono di 22 miliardi di euro. Non a caso Tsipras aveva detto in Parlamento: «Se qualcuno ha un piano diverso lo annunci al popolo», sapendo che nessuno avrebbe osato spiegare un piano tanto inconcludente. Tsipras continua a godere del favore dei greci. Secondo un sondaggio condotto dall istituto Metron Analysis per conto del giornale «Parapolitika», il 61% dei greci dice di approvare l operato del premier, contro il 36%. Dal sondaggio emerge anche che il 78% dei greci è a favore dell euro, mentre solo il 19% vorrebbe tornare alla dracma. Cugini politici. Alexis Tsipras (a sinistra) in campagna elettorale con Pablo Iglesias lo scorso gennaio ad Atene Il contagio in Spagna. Il movimento di Iglesias perde consensi in vista del voto di fine anno,dopo che Atene ha accettato il bailout europeo Podemos frena, colpa del pragmatismo di Tsipras di Luca Veronese ECONOMIA E RICONFERMA Il premier spagnolo Rajoy punta sulla ripresa: il Pil quest anno crescerà più del 3% e la disoccupazione è scesa al 22,37 per cento ti ci impegniamo a rispettare» e ha aggiunto, senza menzionare Syriza e Podemos, che in Europa e in Spagna «non devono tornare gli errori già commessi e le irresponsabilità del passato». Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha replicato con poche parole indirizzate al premier greco Alexis Tsipras: «Tutto il nostro appoggio va al popolo greco e al suo governo che sfidano i mafiosi. Aspettaci Alexis, che stiamo arrivando, aspettaci che stiamo arrivando e assieme saremo più forti». Gli elettori spagnoli non sembrano tuttavia aver digerito il compromesso con il quale i cugini greci di Syriza si sono arresi alle richieste dei creditori europei in cambio del salvataggio da 86 miliardi di euro. Il boccone amaro accettato da Syriza porta con sè il dubbio che lo scontro con i part- Quello che accade ad Atene (e a Bruxelles) si sente a Madrid. Come tutti i passaggi più critici delle trattative tra la Grecia e l Europa, anche l accordo sul terzo salvataggio deciso dai leader europei nella drammatica notte del 12 luglio scorso, agita la campagna elettorale spagnola che porterà al voto di fine anno. E questa volta finisce per indebolire la protesta anti-sistema di Podemos e per consolidare invece il consenso per la stabilità dei partiti tradizionali, quello popolare al governo con Mariano Rajoy e quello socialista del nuovo corso di Pedro Sanchez. L ultimo sondaggio di Metroscopia vede infatti Podemos perdere più di tre punti percentuali in un mese con il 18,1% delle intenzioni di voto, a quasi cinque punti di distanza dai socialisti al 23,5% e dai popolari al 23,1 per cento. Con l altro nuovo movimento, Ciudadanos che porta sulle sue posizioni centriste il 13,7% degli spagnoli. Rajoy - nei negoziati con Atene tra i leader più intransigenti - ha sottolineato che con il via libera al bailout della Grecia «sono stati riaffermati i valori europei che tutner europei (e con la Germania in particolare), sia servito a poco o quantomeno non abbia dato i risultati sperati. Ed ecco che la vicinanza di Podemos e Syriza finisce per penalizzare il movimento spagnolo nato dalle rivendicazioni di piazza degli indignados e cresciuto fino a mettere in discussione quarant anni di alternanza tra popolari e socialisti alla Moncloa. Scampato il rischio economico di Grexit - almeno per ora, per meriti spagnoli ma soprattutto grazie all intervento della Bce di Mario Draghi - per la Spagna è sempre più evidente il contagio politico dalla Grecia. Che potrebbe tradursi in instabilità. «Un Parlamento frammentato potrebbe portare a un minore impegno e a un rallentamento sulle riforme facendo venire meno - spiegano gli esperti di Morgan Stanley in un report diffuso venerdì - uno degli elementi che hanno alimentato l ottimismo degli investitori». Per riconfermarsi alla guida del Paese, Rajoy punta tutto sulla ripresa economica e sulla creazione di nuovi posti di lavoro. E i dati sono dalla sua parte: il Pil quest anno crescerà secondo l Fmi del 3,1% più del doppio della zona euro; mentre il tasso di disoccupazione, 8,1 Gen Feb Fonte: Metroscopia Dati positivi LA RIPRESA Mar Apr Var. % annua del Pil spagnolo * 2016* 1,4 3,1 2,5 0 Giu -1,2 (*) Previsioni Fonte: Fmi LA DISOCCUPAZIONE Tasso % sulla popolazione attiva , Fonte: Ine 26,94 22, Lug 26 luglio pur restando su livelli quasi sconosciuti alle economie avanzate, è sceso al 22,37% (con oltre 400mila posti di lavoro creati tra aprile e giugno), sotto il livello che lo stesso Rajoy ha trovato insediandosi al governo a fine Podemos insiste sul «cambiamento in Europa» e attacca i popolari - meno i socialisti con i quali si sono alleati nelle giunte comunali di Madrid e di Barcellona - riempiendo le piazze in un Paese nel quale, nonostante i recenti progressi, la crisi ha lasciato il 22,2% della popolazione a a rischio di povertà. Rispetto ai cugini di Syriza inoltre, Podemos ha un grande vantaggio, per paradosso, lo stesso che Rajoy vorrebbe sfruttare: l economia sta ripartendo, il debito è cresciuto ma non è insostenibile e lo spread non fa paura. C è insomma la possibilità per Iglesias di rompere con gli schemi della troika senza dover arrivare allo scontro con Bruxelles. C è spazio per quello che Iglesias chiama «un discorso aspro, di classe, con uno stile plebeo». E non è detto che le vicende della Grecia e la vicinanza con Syriza giochino sempre a sfavore della campagna di Iglesias verso il governo.

5 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N Mercati globali MATERIE PRIME E LISTINI Effetto dollaro sui prezzi L inversione della politica monetaria negli Usa sta rafforzando la principale valuta di scambio Speculazione in atto Fondi al ribasso sulle «commodities» per coprirsi dal rischio bolla di Shanghai L oro affonda ai minimi da 5 anni Prezzi dimezzati dal record del Materie prime in caduta con il rallentamento della Cina Sissi Bellomo pcon la settimana appena conclusa, iniziata con un rovinoso crollo dell oro, per i mercati delle materie prime sembra essere arrivata la resa dei conti. Dopo il boom dello scorso decennio, ribattezzato forse troppo frettolosamente «superciclo», già da circa tre anni le quotazioni avevano imboccato la via dei ribassi. Adesso si è aperta una nuova fase, che Bank of America Merrill Lynch non esita a definire di «capitolazione». Non solo per il lingotto, che è andato sotto dollari l oncia, ai minimi dal 2010, cancellando metà dei vertiginosi rialzi che negli anni Duemila l avevano spinto oltre $. Oltre all oro sono a rischio le commodities in generale, esposte a ulteriori ribassi dopo essere tornate complessivamente ai livelli di prezzo del 2002, e anche - avverte la banca - per i mercati emergenti. Tutto si tiene infatti. E il collante è un mix che include Federal Reserve, dollaro e Cina. L avvicinarsi di un rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti, il primo dal 2006, sta esercitando già da tempo un influenza negativa sul lingotto, che non stacca cedole. L inversione delle politiche monetarie americane adesso appare imminente e il dollaro - valuta in cui sono denominate le materie prime, ma anche il debito degli emergenti - sta accelerando la galoppata. A tutto questo si è aggiunta la Cina: il semplice rallentamento del suo ritmo di crescita già sollevava inquietudini, che hanno ceduto il passo alla paura quando la bolla del mercato azionario ha iniziato a esplodere, con perdite virtuali che sono arrivate a sfiorare 4mila miliardi di dollari. Per le materie prime tutto - o quasi tutto - ruota intorno alla Cina, gigante dai consumi così ingordi che per anni sono sembrati insaziabili. Il fattore Cina ha giustificato in passato quotazioni record per qualsiasi prodotto e scatenato una corsa sfrenata ad investire in nuove miniere, giacimenti, coltivazioni intensive, con l obiettivo di espandere la produzione ad ogni costo. Anche a costo di indebitarsi troppo, come hanno fatto moltissime minerarie e compagnie petrolifere, che in alcuni casi oggi rischiano la sopravvivenza. L enorme surplus di offerta che esse stesse hanno contribuito a creare, le si sta ritorcendo contro, amplificando ribassi di prezzo che sono ormai generalizzati. Il terremoto che lunedì ha investito l oro, con epicentro alle borse di New York e Shanghai - dove, guarda caso, si sospetta un attacco da parte di hedge funds cinesi - ha propagato le sue scosse. Anche l argento e il platino sono ai minimi da oltre cinque anni, così come molti metalli industriali, tra cui il rame e l alluminio, i più utilizzati e scambiati al mondo tra i non ferrosi. Nemmeno i prodotti agricoli sono riusciti a sottrarsi alle vendite. Complice la presenza di ampie scorte, alcune soft commodities sono anzi in cima alla classifica dei ribassi nel 2015: ai primi due posti, con un calo di prezzo superiore al 20% ci sono il caffè arabica e lo zucchero grezzo, entrambi a minimi pluriennali. Quanto al petrolio - che aveva iniziato fin dall estate scorsa a perdere quota, dimezzando di prezzo in pochi mesi - negli ultimi giorni ha azzerato il recupero messo a segno tra marzo e aprile: il Wti è di nuovo in «bear market», ossia ha perso oltre il 20% dal picco più recente, ed è tornato a quotare meno di 50 dollari al barile. Gli investitori stanno accelerando la fuga dalle materie prime, tanto che per la prima volta almeno dal 2006 gli hedge funds sono in prevalenza corti sull oro, ossia stanno scommettendo in maggioranza su nuovi ribassi. E la situazione sta provocando ripercussioni pesanti anche sui mercati valutari, azionari e obbligazionari, che potrebbero lasciare ferite difficili da guarire (si veda l articolo qui sotto). «Il secondo semestre sarà probabilmente ancora più difficile del primo», ha avvertito il ceo di AngloAmerican, Mark Cutifani, un manager di lungo corso nell industria estrattiva, che prima di approdare al vertice della quinta mineraria mondiale aveva guidato per anni la società aurifera AngloGold Ashanti. Il suo gruppo, che venerdì ha denunciato una perdita trimestrale di 3 miliardi di $ e un indebitamento di 13,5 miliardi, è crollato in borsa ai minimi da 13 anni. Ora, attraverso licenziamenti e dismissioni, punta a ridurre la forza lavoro di oltre un terzo, con l uscita di ben 53mila dipendenti. Le sue difficoltà non sono isolate, anzi c è addirittura chi sta peggio. I debiti delle quindici maggiori società aurifere mondiali sono saliti da meno di 2 miliardi di dollari nel 2005 a 31,5 miliardi nel primo trimestre e per le big nordamericane, calcola Rbc Capital Markets, l indebitamento supera ormai il 60% della capitalizzazione di borsa. I titoli del settore minerario sono crollati all unisono negli ultimi giorni. L indice Ftse Mining 350, riferito alle quotazioni azionarie, venerdì è sceso ai minimi da 13 anni, e per le obbligazioni è allarme rosso. L indice Markit High Yield Materials, che riflette l andamento dei bond speculativi, segnala un rendimento medio del 9,5%, il più alto dal 2009 (più indietro i dati non vanno): in pratica tutto il settore è quasi a livelli distressed, cioè vicinissimo all insolvenza. Anche le obbligazioni investment grade nel frattempo si sono impennate: il rendimento medio è arrivato al 5,35%, il massimo da La caduta dei prezzi delle materie prime GENNAIO 17 MARZO 30 GIUGNO 15 LUGLIO La Fed conferma la guidance sui tassi GENNAIO La Fed annuncia il rinvio del rialzo dei tassi IL TREND Var. percentuale delle quotazioni medie da inizio anno Caffè Zucchero Nickel Alluminio Rame Grano (gbt) Petrolio (wti) Zinco Oro Argento Gas naturale Bestiame Mais Cotone Soia Olio di soia Pasta di soia Benzina Fonte: Elaborazione Il Sole 24 Ore su dati Bloomberg, FactSet, Markit 10 Dichiarazione insolvenza greca verso il Fmi FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO Oro -8,3% Petrolio -9,6 Rame -15,7% CONSUMI CINESI DI COMMODITIES Dati in % dei consumi globali ENERGIA PRIMARIA PETROLIO Crollo della Borsa cinese METALLI LUGLIO CEREALI Energia. Il barile aveva recuperato il 50% dai minimi di inizio anno, ma ora è di nuovo sotto i 55 dollari Sul petrolio torna la sfiducia pfino a poco tempo fa erano in molti a pensare che il prezzo del petrolio potesse risollevarsi facilmente: dopo aver più che dimezzato le quotazioni nel giro di sei mesi ed essere scivolato ad appena 45 dollari per il Brent e 42 dollari per il Wti, il barile la primavera scorsa era riuscito a recuperare addirittura il 50% illudendo i produttori che il peggio fosse ormai alle spalle. Ora il pessimismo sta prendendo piede. Il greggio europeo - che aveva sfiorato 70 $ in maggio - ora è di nuovo sotto 55 $, mentre quello americano dopo essere riuscito a ritrovare quota 60 è tornato da qualche giorno a valere meno di 50 $, schiacciato da un eccesso di offerta di quasi 2 milioni di barili al giorno che il mercato non riesce a riassorbire, nonostante il risveglio della domanda, e adesso anche dall umore sempre più negativo degli investitori, che abbandonano le materie prime oppure - quando rimangono - scommettono sempre più numerosi al ribasso. È anche per la rinnovata debolezza del greggio che il Bloomberg Commodity Index è finito ai minimi da 13 anni. La strategia dell Opec, che prevedeva di lasciare al mercato il compito di riequilibrare domanda e offerta, costringendo alla resa i produttori con i costi più alti, sta funzionando: le compagnie petrolifere hanno già rinviato o cancellato investimenti per almeno 100 miliardi di $ e probabilmente altri tagli saranno annunciati questa settimana, quando le major - si comincia martedì con Bp e Statoil - pubblicheranno i risultati del secondo trimestre. Il giro di vite sulle spese ha già frenato la crescita della produzione e tra qualche anno è ben possibile che il petrolio torni a correre sul timore di un offerta insufficiente. Ma i tempi non sono quelli in cui aveva sperato l Opec, che - insieme a frotte di analisti - ha sbagliato soprattutto nel giudicare il livello di resistenza dello shale oil americano. OLI ALIMENTARI Il greggio «made in Usa» ha smesso di aumentare - ed è già qualcosa rispetto ai ritmi di sviluppo degli ultimi anni - ma si è stabilizzato intorno a 9,6 milioni di barili al giorno, un record dal Venerdì poi si è saputo che la settimana scorsa - incuranti dei nuovi ribassi del petrolio - i produttori americani hanno rimesso in funzione 21 trivelle, un balzo che non si verificava da un anno. Finché avranno denaro, ormai è evidente, i fracker non si fermeranno e banche e altri finanziatori hanno finora dimostrato enorme pazienza e fiducia verso il settore. Ci sono segnali che il vento stia cambiando. Ma anche su questo fronte tutto sta avvenendo in tempi più lunghi del previsto. S.Bel. L ANALISI Maximilian Cellino È l oro «nero» più del «giallo» che inquieta le banche centrali Non si tratterà forse ancora di preoccupazione vera e propria, ma ci sarà di sicuro molta attenzione negli occhi delle Banche centrali che stanno guardando la crisi dei due ori, quello «giallo» e quello «nero». Un calo improvviso e forse non del tutto inatteso delle loro quotazioni non passa certo inosservato, anche perché è in grado di condizionare su entrambe le sponde dell Atlantico politiche monetarie che sembrano incanalate lungo un sentiero ben preciso. Quando si parla di oro, l effetto più diretto per le banche centrali riguarda la quantità di lingotti che queste detengono in misura rilevante nei propri caveau. Ma se è vero che le mosse sulle riserve aurifere (o le attese che gli operatori hanno su queste, come dimostra il caso della Cina la scorsa settimana) possono impattare anche in modo significativo sul mercato, resta invece da dimostrare che il recente calo dei prezzi possa spingere gli stessi istituti centrali a vendere ulteriore oro, provocando così un avvitamento delle quotazioni. Diversi analisti ritengono anzi che le Banche possano approfittare del momento per porsi in acquisto, bilanciando così in parte la caduta dei corsi. Le banche centrali potrebbero essere invece ben più interessate alle gesta dell oro «nero» e delle altre materie prime, perchè i loro movimenti sono in grado di influenzare l andamento generale dei prezzi, la cui stabilizzazione resta uno degli obiettivi principali da conseguire (l unico per la Bce). Nell uscita dalla deflazione dell Eurozona, i cui prezzi sono passati da -0,6% di gennaio a +0,3% di giugno, la ripresa delle voci legate all energia avevano del resto giocato un ruolo fondamentale contribuendo ad aumentare di oltre quattro decimi il tasso generale. Un effetto di base positivo dei prezzi delle materie prime avrebbe dovuto contribuire ad allontanare ulteriormente l area euro dalla deflazione anche nei prossimi mesi. Aumentando a giugno le stime sull inflazione per il 2015 e il 2016 rispettivamente allo 0,2% e all 1,3%, anche lo staff della Bce aveva in fondo preso come ipotesi un prezzo del petrolio a 63,8 dollari al barile per quest anno e di 71 dollari per il prossimo. Ora però quei valori rischiano di dover essere di nuovo corretti al ribasso, visto che il Brent viaggia a 54 dollari e il Wti ancora più sotto. Certo, si potrà ribattere che il compito della Bce è di tenere sotto controllo i prezzi nel medio-lungo termine, e che le componenti più volatili (le materie prime) sono di minore importanza, ma non si può certo ignorare che la principale misura monitorata da Francoforte, cioè l incremento medio annuo dei prezzi previsto fra 5 anni per i successivi 5, non è rimasta inerme nelle ultime settimane perché è di nuovo scesa di circa dieci centesimi all 1,76%: non siamo ai livelli di allarme prossimi all 1,5% a cui si era precipitati a gennaio, ma non è neanche un movimento da sottovalutare. Così come non si può poi neanche negare che l effetto di un calo dei prezzi delle materie prime accresca indirettamente il reddito disponibile delle famiglie e possa quindi stimolare la domanda interna, contibuendo a sua volta al ritorno della desiderata inflazione. Ma per gli analisti un simile impatto è eventuale e soprattutto molto diluito nel tempo: «Nei prossimi mesi - come ricorda Barclays - ci attendiamo un andamento debole dell inflazione legato al calo dei prezzi dell energia, per questo riteniamo tutt altro che trascurabile la possibilità che la Bce metta in campo misure addizionali entro fine anno». La debacle del petrolio potrebbe insomma spingere Mario Draghi a estendere il «Qe», aumentando la portata del piano o includendovi altri asset come i corporate bond. Negli Stati Uniti (e in parte anche in Gran Bretagna) la situazione è diametralmente opposta, ma la crisi delle commodity e il concomitante rafforzamento del dollaro è altrettanto rilevante ai fini dell inflazione. La Federal Reserve, pur avendo un target ben preciso sui prezzi al consumo, non è probabilmente così rigida sul tema come la Bce e potrebbe tirare ugualmente dritto per la sua strada ignorando gli effetti disinflattivi delle materie prime e tornando ad alzare i tassi di interesse a settembre. Se i dati sui prezzi dovessero però essere davvero molto più deboli del previsto, Janet Yellen e soci incontrerebbero maggiori difficoltà nel giustificare una mossa che ormai la gran parte degli operatori si attende: forse la prima «stretta» dal 2006 non è proprio un affare fatto come si pensa. Esportatori di materie prime. Nell occhio del ciclone il Brasile: il governo Rousseff ha già tagliato le stime di crescita Rischio tempesta perfetta sugli emergenti Andrea Franceschi pla Fed sta preparando i mercati da mesi (se non da anni) all idea che, per la prima volta da un decennio, ci sarà un rialzo del costo del denaro. Nonostante questa prudenza e benché quanto dichiarato dal presidente Janet Yellen una decina di giorni fa («il rialzo dei tassi Fed arriverà entro quest anno») sia solo una conferma di quanto gli investitori avevano in messo in conto da tempo, gli investitori hanno reagito con un certo nervosismo a questa prospettiva. Bersaglio della volatilità questa settimana sono state le materie prime. Il mercato delle commodities soffre di una debolezza strutturale: c è un eccesso di offerta a fronte di una domanda stagnante. Questa debolezza è accentuata dal rafforzamento della valuta in cui sono quotati (la prospettiva di un rialzo dei tassi ha fatto risalire il dollaro) e da un fattore più contingente: il recente collasso dei mercati azionari cinesi. L imposizione di restrizioni alle vendite sulla Borsa di Shanghai hanno riferito diversi broker in questi giorni ha spinto infatti molti investitori a trovare un alternativa per coprirsi dal rischio Cina. Andare al ribasso su alcune commodities, come il rame, fortemente correlate al ciclo economico della Repubblica popolare è stata una delle strategie più gettonate. Le turbolenze sulle materie prime si sono accompagnate a forti svalutazioni delle cosiddette commodity currencies, cioè le monete dei Paesi produttori. Nell ultimo mese il dollaro canadese si è svalutato del 6% sul cugino americano toccando un nuovo minimo dal Lo stesso è successo a quello australiano che viaggia sui minimi dal 2009 mentre quello neozelandese in tre mesi è sceso del 14 percento. Ma il problema più grosso riguarda forse quelle economie emergenti che hanno costruito il loro boom economico proprio grazie alle materie prime. Nell occhio del ciclone questa settimana è finito il Brasile dopo che mercoledì il governo di Dilma Rousseff ha annunciato una revisione shock delle stime di crescita per l anno in corso (da +0,8% a -1,49%) portando la propria previsione sull avanzo primario (il saldo tra entrate e uscite al netto degli interessi sul debito) dall 1,2 allo 0,15% del Pil. La frenata dell economia mette a rischio la sostenibilità del debito pubblico, salito quasi al 60% del Pil, e le agenzie di rating sono in allerta. Ma ciò che preoccupa di più è forse l indebitamento delle aziende che in questi anni è lievitato anche sulla spinta delle politiche ultraespansive adottate da diverse banche centrali in tutto il mondo. Un problema che riguarda anche altre economie emergenti ma che in Brasile è particolarmente stringente. Il Paese ha grossi squilibri nella bilancia dei pagamenti ed è quello che ha fatto più ricorso ai debiti in valuta forte (dollari soprattutto) che, alla luce della svalutazione del real (-10% sul dollaro nell ultimo trimestre e -32% rispetto a un anno fa), risulta sempre meno sostenibile. Il 46% degli operatori censiti dall agenzia Fitch in un recente sondaggio si è detto convinto che le società private nei Paesi emergenti andranno incontro a seri problemi di rifinanziamento del debito. Ben il 76% degli intervistati ha detto di considerare il Brasile la principale minaccia in questa fase. La Russia, altro emergente produttore di materie prime, viene considerato a rischio dal 36% degli operatori mentre il 34% indica la Cina. Crollo delle materie prime, bolle su azioni e bond, fuga di capitali e conseguente svalutazione delle monete, fanno pensare a un cocktail letale per i mercati emergenti. Ma più di un operatore invita a non farsi prendere dal panico. Edwin Gutierrez, capo della divisione bond per gli Emerging Markets del fondo Aberdeen scrive: «Se la Fed rialza i tassi è perché l economia Usa è in ripresa e questa è solo una buona notizia per Paesi come il Messico», che con gli Stati Uniti hanno forti legami commerciali. Insomma il segmento emerging non è un unicum indistinto e occorre fare distinzioni tra Paese e Paese. In questo senso Morgan Harting, portfolio manager di AB- AllianceBernstein, invita a una maggiore selettività. C è infine chi, come Aurelija Augulyte, senior Fx Strategist di Nordea, ritiene che le recenti turbolenze sulle valute non siano altro che temporali estivi e che con il tempo ci sarà una stabilizzazione del mercato. L EDITORIALE Draghi e il sogno dei no euro di Donato Masciandaro u Continua da pagina 1 Se però il Paese è gravato da un alto debito sovrano come è il caso della Grecia - e le riforme strutturali sono considerate indesiderabili o inattuabili i No Euro atlantici vedevano solo due opzioni: una politica monetaria della BCE di finanziamento incondizionato delle banche greche, oppure una uscita della Grecia dall'unione monetaria, per riappropriarsi dello strumento del tasso di cambio. La BCE che sarebbe piaciuta ai No Euro atlantici - ammesso che essi possano almeno concepire che una banca centrale europea possa esistere avrebbe dovuto nei fatti assumersi il rischio di violare il principio che la BCE non può finanziare banche insolventi. Sono rimasti delusi. Un secondo clan è quello dei No Euro del Mediterraneo, che avversa l'idea che possa esistere una moneta unica europea il cui principale obiettivo sia la difesa della stabilità monetaria. I No Euro mediterranei sono disposti ad ammettere che possa esistere una moneta unica che unisca Paesi eterogenei, purché la gestione della moneta unica da parte della banca centrale si faccia carico di una pluralità di funzioni, diversa da quella monetaria in senso stretto. La politica monetaria deve poter servire a risolvere problemi congiunturali diversi da quelli monetari in senso stretto: dalla recessione economica alla gestione dei debiti sovrani, al salvataggio delle banche. In altri termini, la BCE politica monetaria dovrebbe gestire la tassa da inflazione, per provare a risolvere quei problemi che i politici nazionali o quelli di Bruxelles non riescono ad affrontare direttamente, in quanto appunto politicamente costosi. I No euro mediterranei vedono nella tassa da inflazione uno strumento da riattivare, magari ridisegnando opportunamente l'architettura istituzionale della BCE, rendendola meno indipendente dalla politica. Il ragionamento è corretto, se si pensa all'inflazione come una tassa, anche se riesce difficile capire come identificare il soggetto politico deputato a definirla, in assenza di una unione fiscale tra almeno i diciannove Paesi dell'unione monetaria. Anche i No Euro mediterranei tifavano per una politica monetaria della BCE di incondizionato finanziamento delle banche greche. Delusi anche loro. C'è un punto in comune tra i No Euro atlantici e mediterranei (alcuni greci inclusi): il disappunto di notare la volontà del popolo greco di rimanere nell'euro. Dovrebbero considerare però che per la maggioranza dei cittadini mediterranei greci inclusi ed almeno finora è evidentemente meglio avere una moneta e risparmio gestiti da una burocrazia tecnica europea, che dai propri politici nazionali. Il terzo clan è quello dei No Euro del Mare del Nord. Come i No Euro atlantici, anche essi avversano l'idea che possa esistere una moneta unica che unisca Paesi eterogenei; a differenza dei primi, però, trovano possibile o conveniente? che l'euro possa essere concepito a due velocità. La moneta unica dovrebbe associare tra loro solo Paesi omogenei, ma dare la possibilità a Paesi devianti come la Grecia di potersi associare in futuro, magari legandosi le mani con accordi di cambi. I No Euro nordisti tifavano per una BCE inflessibile nei confronti delle banche greche, in modo da agevolare nei fatti il passaggio all'euro a due velocità. Altra speranza delusa. La BCE ha scelto di rispettare il suo mandato, legando la scelta tecnica di finanziamento delle banche greche alle scelte politiche dell'unione di salvataggio fiscale di un suo membro. Per cui lo stop e go finanziario ha sempre avuto una malleva politica. Il sogno di mezza estate dei No Euro è stato infranto. Ma solo per ora. La posizione della BCE è delicata. La BCE deve tornare ad essere per le banche greche un gestore della liquidità, non un creditore. La sua presenza nella troika è stato un errore, come anche la lentezza del processo di costruzione dei meccanismi di gestione delle crisi bancarie e di assicurazione sui depositi. Agli errori si può rimediare, a meno che non si voglia replicare la situazione delle scorse settimane, con una impropria sovra esposizione della BCE. Dalla colpa si passerebbe evidentemente al dolo.

6 6 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 L Italia degli scioperi L EMERGENZA TRASPORTI E TURISMO L affondo sugli scavi «Dopo tutto il lavoro fatto per salvare il sito fa male vedere migliaia di turisti bloccati sotto il sole» L Authority Il presidente Alesse invoca più poteri: sanzioni sui lavoratori che scioperano illegittimamente Pompei e Alitalia, Renzi attacca i sindacati Il premier sugli scioperi: «Non in discussione i diritti sindacali ma serve responsabilità» ROMA piniziative «scandalose». Non ci va giù tenero il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella sua enews pubblicata ieri sul suo sito. Il riferimento è al comportamento di alcune sigle che nei giorni scorsi hanno bloccato molti voli Alitalia e l ingresso dei visitatori a Pompei. Una frase che ha provocato la reazione risentita dei sindacati confederali. «Vedere ha scritto il premier che dopo tutto il lavoro fatto per salvare il sito e quindi i posti di lavoro a Pompei un assemblea sindacale blocca all improvviso migliaia di turisti sotto il sole o vedere che dopo le nottate insonni per coinvolgere Etihad e evitare il fallimento di Alitalia, gli scioperi dei lavoratori di quell azienda rovinano le vacanze a migliaia di nostri concittadini, fa male». CONFEDERALI DIVISI Barbagallo (Uil): per una volta sono d accordo con lui. Furlan (Cisl): non serve al nostro paese fare demagogia o sollevare polveroni Renzi ha comunque tenuto a precisare, «per evitare le polemiche»: «Nessuno mette in discussione il diritto all assemblea sindacale o allo sciopero. Sono diritti sacrosanti. Ma c è anche bisogno di buon senso e di ragionevolezza, di responsabilità e di rispetto. Tenere migliaia di turisti venuti da tutto il mondo, sotto il sole per un assemblea sindacale a sorpresa significa volere il male di Pompei. Significa fare il male di Pompei». Ma il premier non ha risparmiato comunque una stoccata: «Io non ce l ho con i sindacati. Ma se continua così dovremo difendere i sindacati da se stessi. L assemblea a Pompei, in quelle modalità, in quelle forme, è semplicemente scandalosa. Continueremo a lavorare per Pompei, nonostante loro». Poi Renzi ha concluso: «Dobbiamo imparare a volerci più bene. E a far funzionare ancora meglio le cose. Perché, potrà sembrare un paradosso, è l intera comunità internazionale che ha bisogno che l Italia funzioni bene. C è tanta Italia che funziona». Già in mattinata Roberto Alesse, presidente dell Autorità di garanzia aveva invocato più poteri «anche individuando un apposita tipologia di sanzioni per i singoli lavoratori che scioperano in modo illegittimo». Tra i sindacati confederali, il primo a intervenire è stato il leader Uil Carmelo Barbagallo: «È una delle poche volte in cui sono d accordo con Renzi». Il numero uno della Uil ha detto di essersi già scusato, in passato, con turisti e cittadini per i disagi creati da manifestazioni sindacali, ma anche che «in molte situazioni le scuse dovrebbero arrivare anche da dirigenti e politici. Certe forme di lotta, anche se conseguenza dell esasperazione dei lavoratori, creano le condizioni per mettere l opinione pubblica contro il mondo del lavoro». Più dura, la segretaria Cisl Annamaria Furlan: «Non serve al nostro paese fare demagogia o sollevare polveroni. Il Governo rinnovi subito i contratti pubblici scaduti da ben sei anni». Furlan ha poi voluto sottolineare il senso di responsabilità del sindacato confederale: «Il sindacato confederale, in particolare la Cisl ha sempre avuto un ruolo responsabile nel paese, sostenendo la concertazione e cercando di conciliare l esigenza dei lavoratori con gli interessi generali del paese. Chi oggi attacca il sindacato in maniera generica farebbe dunque bene a distinguere tra chi appoggia una concezione antagonistica e conflittuale del sindacalismo e chi come la Cisl sostiene il dialogo tra il Governo e le parti sociali». «Il presidente del Consiglio ci risparmi le sue patetiche paternali», ha affermato il segretario generale della Cgil Campania, Franco Tavella. An. Mari. Lanciato con un tweet Il sondaggio online del Nyt: «Raccontaci la tua Roma» Dopo aver evidenziato giovedì in prima pagina il degrado di Roma, il New York Times torna a parlare della Capitale e lancia un sondaggio su Twitter, dall account del New York Times World, chiedendo ai lettori di inviare le loro segnalazioni. «Vivete a Roma? Raccontateci la vostra esperienza su servizi e qualità della vita». Il tweet rimanda a un articolo on line del quotidiano, pubblicato anche sull edizione di ieri dell International New York Times, nel quale si dà conto delle reazioni in Italia all articolo del quotidiano newyorchese sul degrado della Capitale. Campidoglio. Si dimette la Scozzese - Marino: più poteri al dg dell Atac, entro martedì il rimpasto della giunta Roma, lascia l assessore al Bilancio Andrea Marini pla battaglia per rimanere sul colle del Campidoglio si fa sempre più dura per il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Dopo il vicesindaco Luigi Nieri (Sel), l assessore ai Trasporti, Guido Improta (prima dimissionario poi dimissionato dal sindaco), ieri ha lasciato anche un altro pezzo da novanta: l'assessore al Bilancio, Silvia Scozzese. Scozzese, tecnica dell Anci dove lavorava a stretto contatto con l attuale ministro dei Trasporti Graziano Delrio e per questo considerata vicina al governo era già stata data in partenza: considerata una paladina del rigore, era entrata in collisione con il sindaco. A far discutere, le parole usate dall assessore nell annunciare ieri le sue dimissioni: «affievolimento dell azione riformatrice», «lavoro di squadra venuto meno», «perplessità e fermo dissenso» su scelte come ad esempio operare «al di fuori degli ambiti di tipicità e di correttezza degli atti STIRPE Il presidente di Unindustria: per Atac servirebbe un partner privato che assuma la maggioranza, rilanciare la città con una squadra coesa amministrativi». Parole pesanti, che vengono dopo quelle usate da Improta («Marino è stato scorretto»), e che ora rendono più difficile l obiettivo del sindaco di varare il rimpasto di giunta entro martedì: giorno in cui Renzi è atteso a Roma alla Festa dell Unità (e in cui potrebbe dare il colpo di grazia a Marino) e in cui potrebbe arrivare il parere del Viminale sullo scioglimento del Comune dopo i fatti di Mafia Capitale. L unico nome quasi certo pare quello di Marco Causi, deputato Pd e ex assessore al Bilancio delle Giunte Veltroni: prenderà il posto di Scozzese (da definire se sarà anche vicesindaco, carica per cui è in corsa anche Alfonso Sabella, attuale assessore alla Legalità). Ieri il sindaco ha fatto di tutto per convincere Antonio Mallamo, amministratore unico di Astral (l azienda della Regione che si occupa di viabilità), a prendere il posto di Improta o ad entrare nel Cda di Atac. Ma Mallamo si è tirato indietro. Proprio su Atac, Marino sarebbe intenzionato a rafforzare i poteri del direttore generale Francesco Micheli. Sull ipotesi di nuovi ingressi nel capitale, per ora non sembrano esserci privati interessati. L ipotesi più probabile è l interessamento di Ferrovie dello Stato, a cui potrebbe aggiungersi anche Cotral (l azienda di trasporti regionali). Per Maurizio Stirpe, presidente di Unindustria, per Atac servirebbe un partner privato che «assuma la maggioranza». La crisi politica in Campidoglio «preoccupa» comunque gli industriali: è il momento di rilanciare la città con «una squadra coesa, dalla tensione morale e competente», ha detto Stirpe: «Se ci sono le condizioni politiche penso si debba andare avanti, altrimenti è giusto fermarsi e andare a nuove elezioni». L ANALISI Mario Platero L esempio di New York e della protesta dei poliziotti Èvero, c è stato l annuncio di uno sciopero agli aeroporti di New York, a La Guardia e a JFK. In Piena estate, quattro giorni fa. È anche vero che in generale i cittadini newyorchesi non sono contenti del proprio sindaco: città sporca, lavori di ripavimentazione stradale che prendono tre settimane invece di due giorni, montagne di spazzatura per strada. La tentazione di rimandare al mittente, cioè al New York Times, i reportage sulla disfunzionalità romana/ italiana potrebbero essere forti. Come dire, parlate della nostra pagliuzza e non vedete la vostra trave. Con ponti a rischio in tutto il paese per la mancanza di fondi per lavori pubblici e con una sensazione arrivando a JFK di sbarcare, come scrisse tempo fa Tom Friedman, «in un aeroporto da terzo mondo». Tutto il mondo è paese? Fino a un certo punto. È bene, per chi quella tentazione di mettere uno specchio davanti al New York Times l avesse davvero, di farla rientrare. Lo sciopero agli aeroporti a New York, cosa mai sentita, anche perché le autorità possono precettare chi svolge mansioni di interesse pubblico (ricordate Ronald Reagan e i controllori di volo?) è rientrato subito. Era gioco delle parti. E la protesta non era per una rivendicazione conflittuale, ma perché il datore di lavoro, una società di servizi che impiega persone per conto della Delta, boicottava i dipendenti che volevano organizzarsi sindacalmente per negoziare un contratto collettivo di lavoro. L azienda ha negato di avere sentimenti antisindacali (che invece aveva quasi di sicuro) e lo sciopero è rientrato prima ancora di partire. E la Delta aveva annunciato piani di emergenza, con l ingaggio di personale alternativo, per minimizzare ogni disservizio. Il ragionamento semmai dovrebbe essere opposto: rendiamoci conto che la trave, anzi il problema, è soltanto nostro. Come ha scritto ieri su queste pagine Fabrizio Forquet, siamo abilissimi nel farci harakiri. E in America il suicidio economico collettivo non solo non è ammesso ma è addirittura illegale. Quando si parla di trasporti pubblici, di accesso a posti pubblici, di tutela dell ordine pubblico e così via, la linea è durissima, per una ragione semplice: non si può minacciare l interesse collettivo per tutelare l interesse del singolo, non si può provocare un danno economico alla comunità nel suo insieme, perché qualcuno pensa egoisticamente e ingiustamente solo e soltanto al suo interesse esclusivo. In America è illegale prendere in ostaggio gli interessi degli altri per difendere i propri. C è uno sciopero in un azienda privata? Benissimo. Il problema è dell azienda e dei suoi dipendenti. Ci sono modi per imbarazzare nei servizi pubblici la controparte senza creare un danno, senza venire meno alla propria responsabilita? Torniamo al sindaco di New York Bill de Blasio e al suo litigio con il sindacato dei poliziotti dopo che aveva pronunciato secondo i poliziotti parole infuocate contro certi atteggiamenti razzisti: ci fu uno sciopero? No, semplicemente, ai funerali di un membro delle forze dell ordine ucciso, centinaia di poliziotti hanno voltato le spalle al proprio sindaco. E quelle foto hanno fatto il giro del mondo. Molto più efficace, elegante e responsabile di uno sciopero vero e proprio. Ma qui ci fermiamo perché da noi la parola spetta al Parlamento: è giunto il momento di prendere atto che organizzare scioperi selvaggi è un atto di violenza contro l interesse comune e dunque la collettività dovrà trovare il modo di proteggersi. Il nostro turismo, la nostra cultura sono beni essenziali per la nostra economia. Non stupiamoci perciò se per affluenza di turisti stranieri siamo dietro la Francia e la Spagna. Non c era bisogno del New York Times per sapere in quali paesi le cose funzionano e a quali rischi si espone un turista straniero che voglia passare qualche giorno di vacanza nel nostro altrimenti bellissimo paese. Campania. La Funzione pubblica si dissocia dall operato del proprio rappresentante nell area archeologica Antonio Pepe: «Azione in contrasto con la nostra linea» Assemblea agli scavi, la Cisl espelle il sindacalista Francesco Prisco POMPEI pdopo l assemblea sindacale che ha tenuto fuori dai cancelli per un ora e mezza duemila turisti provenienti da tutto il mondo, facendo infuriare il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, a Pompei ieri è stato il giorno di Roberto Bolle, stella di prima grandezza della danza classica che ha intrattenuto il pubblico del Teatro Grande in quella che probabilmente era la serata più attesa del Pompei Festival. Tutto liscio o quasi. E non era scontato, visti i precedenti di alcune rappresentazioni notturne degli ultimi due anni conclusesi nella baruffa (su tutti, i casi di Alessandro Siani nel 2013 e della Boheme del 2014). Per chi non lo avesse ancora capito, a Pompei ci vuole poco per innescare una polemica e quella di ieri è stata una giornata di scosse d assestamento dopo il grande sisma di venerdì. Il la lo ha dato il premier Matteo Renzi rispondendo ai lettori dalle pagine de l Unità: «Franceschini sta facendo un buon lavoro. La cultura è la chiave per il nostro futuro», anche per questo «mi viene una rabbia incontenibile quando vedo le scene di ieri a Pompei». Il principale terreno di confronto, tuttavia, è quello sindacale con la Cisl Fp nazionale che si dissocia dall operato di Antonio Pepe, il proprio segretario a Pompei. Venerdì ritirò l adesione all assemblea, ieri attraverso il segretario generale Giovanni Faverin è tornato sul tema: «Basta cittadini e turisti ostaggio dei disservizi. Condivido in pieno la rabbia incontenibile del premier Renzi, peccato che lo stesso premier non voglia condividere la rabbia incontenibile dei milioni di dipendenti pubblici stanchi di una disorganizzazione voluta scientificamente per mantenere interessi e clientele. E per coprire, dietro vicende scandalose come quella di Pompei, l'incapacità a governare», dice. «I lavoratori pubblici vogliono cambiare questo stato di cose. Non servono finte riforme o norme a profusione. Per dare ai cittadini, alle imprese, ai turisti, alle famiglie i servizi che chiedono, bisogna riaprire la contrattazione», attacca Faverin. «Orari di lavoro, apertura degli uffici, attenzione alle persone e quindi turni, produttività, formazione, riconoscimento professionale, investimento nell'innovazione: LA DIFESA Il rappresentante dei lavoratori rilancia: «L assemblea dell altroieri non ha provocato danni, basta leggere i numeri» I FATTI L assemblea Venerdì mattina i turisti hanno trovato chiusi i cancelli del sito archeologico di Pompei. È stato il soprintendente ad aprirli dopo due ore. Nel frattempo disagi per i turisti (circa duemila persone in attesa) e lunghe code nell afa. Le reazioni Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini commenta: «Chi fa così fa del male ai sindacati, ai diritti dei lavoratori e al proprio Paese». Assemblea criticata anche da Uil e Cgil. di questo bisogna discutere quando si parla di rilanciare le amministrazioni pubbliche. Altrimenti con la politica da reality show e pezzi di sindacato da corporazione medievale non si va da nessuna parte». La Cisl Fp napoletana ieri ha ritirato la delega a Pepe. Il suo operato, secondo il segretario provinciale Salvatore Altieri, sarebbe «in pieno contrasto con la linea cislina». Qualcosa del genere era già accaduto un anno fa quando Pepe, a seguito di un altra clamorosa mobilitazione, si era addirittura imbattuto nella scomunica dell allora segretario confederale Raffaele Bonanni. Ieri il sindacalista dell area archeologica ha diramato una nota nella quale si firma soltanto come rsu del sito. E va sui numeri: venerdì, giorno dell assemblea delle polemiche, gli scavi sono stati visitati da persone contro le del giorno precedente. Di conseguenza l incasso ha superato quota 145mila euro, il 23,3% in più rispetto alla vigilia. «Pompei dichiara Pepe - non è mai stata negata ai turisti, anzi c è stato un incremento di visitatori e incassi. Bisognerebbe capire perché l assemblea sia stata definita un danno incalcolabile (qui il riferimento è alle dichiarazioni di Franceschini di venerdì, ndr) visto che i dati parlano chiaro». In ultimo una battuta: «Si dice spesso che il turismo degli scavi non genera indotto per il tessuto produttivo della città nuova. Ritardando l apertura degli scavi abbiamo indirettamente fatto in modo che i turisti acquistassero beni e servizi dagli esercizi pompeiani. E non credo sia un danno In coda. La lunga teoria di turisti, venerdì, in attesa di entrare al sito archeologico Eventi. Sarà il primo sito archeologico del nostro paese a dotarsi di un manager Bando europeo per il direttore artistico POMPEI ppompei sarà il primo sito archeologico italiano ad avere un direttore artistico. autunno, a quanto risulta al Sole 24 Ore, sarà bandita una gara europea finalizzata a individuare una figura di comprovata esperienza nell'organizzazione di eventi culturali, con particolare riferimento alla musica lirico sinfonica e al teatro di prosa. Il soprintendente Massimo Osanna ha già avuto un confronto sul tema con i tecnici del ministero dei Beni culturali. Il progetto è molto ambizioso: riportare nel Teatro Grande degli Scavi, struttura che in passato ha ospitato artisti del calibro di Miles Davis, Rudol'f Nureev e Frank Sinatra, una programmazione di livello assoluto. Per ora c'è il Pompei Festival, gestito dalla Fondazione Carnovale e diretto da Alberto Veronesi sulla base di una convenzione non esclusiva sottoscritta l'anno scorso dalla Soprintendenza. Anche in questo caso non sono mancati i nomi illustri vedi alla voce Roberto Bolle ma il passo successivo è istituzionalizzare l'offerta culturale degli Scavi. Per quanto riguarda il versante lirico sinfonico, una sponda potrebbe essere rappresentata dal Teatro San Carlo di Napoli, non nuovo a collaborazioni con la Soprintendenza, per quanto in altre stagioni. Per la prosa, l idea è quella di guardare a produzioni che valorizzino il teatro latino, analogamente a quanto l Inda fa a Siracusa con il Teatro greco. Osanna non è un soprintendente che si accontenta della conservazione. «Un attrattore come Pompei dichiara è giusto che abbia un'offerta culturale di primissimo piano che faccia da valore aggiunto e trasformi la visita agli scavi in un'esperienza ricca e complessa, ANSA magari articolata su più giorni». La prima sfida, quest anno, è stata la mostra sul Grand Tour «Pompei e l Europa», con l esposizione dei calchi restaurati nella piramide allestita nell anfiteatro. Una struttura che resterà a disposizione della soprintendenza per eventi futuri e probabilmente sarà collocata nell area non scavata. Ad agosto intanto tornerà fruibile la palestra grande, per ospitare una mostra dedicata agli affreschi di Moregine. «Moltiplicare le riaperture spiega Osanna è un modo per sopperire a eventuali disagi che i cantieri del Grande progetto possono causare ai visitatori». Ma il soprintendente guarda anche oltre: riaprire lo storico Antiquarium degli scavi, dopo che sarà arrivata la sentenza del Consiglio di Stato a riguardo. Fr. Pr. Infrastrutture. Il ministro a Catania inaugura nuovi cantieri Delrio: «L Italia riparte anche al Sud» Nino Amadore CATANIA p«le cose procedono. C è un Italia che riparte, anche nel Mezzogiorno». A parlare è il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Graziano Delrio e sembra avere buoni motivi per fare le considerazioni che fa: a Catania, dove si trova, assiste alla consegna dei lavori della tratta Nesima- Monte Po della metropolitana appaltati alla Cmc di Ravenna, solo una tappa di una giornata che lo conduce al porto per inaugurare la nuova darsena realizzata dal Gruppo Tecnis. Così Catania diventa, per il ministro, il simbolo di un Sud che «ce la può fare» e che sa mettere in campo energie per modernizzarsi «anticipando quello che anche le grandi metropoli del Nord vogliono fare»: un sistema di trasporto metropolitano adeguato. «Questi progetti che vanno avanti sono il segno che i lavori pubblici in Italia si possono fare e che le opere utili si devono fare» dice. Ed è solo un aspetto di un ragionamento complessivo che coinvolge l ammodernamento infrastrutturale dell intera isola: dai trasporti nelle aree metropolitane, alle ferrovie, ai porti. C è la coscienza che va recuperato il tempo perduto anche in un altro ambito: il trasporto ferroviario. «È vero che c è tanto da recuperare ma dobbiamo anche dire che stiamo avanzando dice il ministro. Non illudiamo i cittadini. Ai siciliani ricordo che abbiamo oltre 4,3 miliardi già stanziati per l alta velocità. Se mi chiedono se potranno prenderla il prossimo anno, la mia risposta è no, ma siamo impegnati ad aprire al più presto i cantieri». Altro capitolo è quello dei porti: «Qui a Catania afferma il ministro c è l esempio di un porto di successo. La Sicilia, ma il Sud in particolare, deve trovare nei suoi porti una delle risposte al problema dell occupazione e della ripresa economica. Qui questo è stato già compreso appieno e anche ad Augusta, con il commissario, stiamo programmando». A chi gli chiedeva notizie sulle Autorità portuali, il ministro ha risposto: «Aspettiamo di avere la riforma della governance complessiva che faremo nei prossimi mesi. Non appena il Madia verrà approvato definitivamente, partiamo a fare il decreto». L ANNUNCIO Previsto per i primi di agosto l avvio dei lavori per la costruzione della bretella sulla A19 Messina-Palermo Il ministro è tornato poi sulla questione che riguarda il viadotto Himera sull autostrada Palermo-Catania, la cui chiusura ha spaccato in due la Sicilia: «Sulla A 19 abbiamo accelerato i tempi il più possibile dopo la dichiarazione dello stato di emergenza e penso che i primi di agosto riusciremo a consegnare i lavori dando il via alla bretella». Non è mancato, un accenno alle vicende politiche siciliane: «Sulla questione delle intercettazioni e sulla vicenda che ha coinvolto il presidente Rosario Crocetta non mi esprimo ha detto Delrio. Crocetta è il presidente della Regione e ha la responsabilità di cambiare la storia».

7 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 Politica e società 7 Giustizia. Domani il ddl in aula a Montecitorio: ipotesi del contro-emendamento per abolire il carcere per le registrazioni «rubate» Intercettazioni, il governo studia modifiche Alta tensione tra i partiti - Il viceministro Costa (Ncd): nessuna marcia indietro - Il Pd per una soluzione di equilibrio Nicola Barone ROMA pancora alta tensione tra i partiti sul fronte intercettazioni e annessi. Accade mentre sono nell aria gli echi delle accuse legate all approvazione fra giovedì e venerdì dell emendamento della maggioranza, in commissione Giustizia della Camera, sulla stretta per i contenuti video e audio rubati. Per ora soprattutto i centristi non appaiono intenzionati a cedere posizioni e la linea è posta sulla strumentalità delle critiche venute fuori. Tornando sul punto ieri il viceministro della Giustizia Enrico Costa di Ncd ha spiegato che i principi di delega sulla diffusione delle registrazioni fraudolente sono finalizzati a evitare abusi che possano rovinare la vita delle persone. Per sgombrare il campo da letture fuorvianti Costa si chiede se «c è qualcuno disponibile ad ammettere che è giusta la diffusione, al fine di recare danno all immagine altrui, di riprese o registrazioni di conversazioni effettuate in sua presenza, fraudolentemente effettuate». Questo, sottolinea il viceministro, è il contenuto delle norme. Non altro. Qualcosa che non è «contro nessuno, ma per affermare valori costituzionali». Dunque piena disponibilità a considerare miglioramenti del testo, ma altrettanta indisponibilità a fare marcia indietro sui principi. In realtà è a domani che si sposta l attenzione per capire quale piega possa prendere la vicenda, quando la delega contenuta nel ddl di riforma del processo penale approderà in Aula a Montecitorio. L emendamento contestato, rispetto a cui lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando ha nell immediato e apertamente preso le distanze, prevede il carcere fino a 4 anni per chi diffonda, «al fine di recare danno alla reputazione o all immagine altrui, riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate». Una vera e propria «norma bavaglio», secondo i grillini, i quali in segno di protesta avevano occupato persino la commissione parlamentare con decine di deputati per cercare di bloccare (ma vanamente) l esito finale. È assai probabile, da quanto si capisce in ambienti parlamentari, che venga formulata una correzione - forse attraverso una sorta di controemendamento - per abolire il carcere nel caso degli ascolti rubati. «Cambieremo quel testo, si tratta solo di specificare meglio qual è lo scopo della norma che non vuole penalizzare l attività FNSI Sindacato giornalisti: norme che rendono meno libera la stampa, limitano il diritto di cronaca e scoraggiano i cronisti dal fare il loro dovere Allarme. Dopo i violenti conflitti di piazza ad Atene Intelligence in allerta sul rischio anarchici Marco Ludovico ROMA paumenta il rischio anarco-insurrezionalista. Polizia di Stato e Arma dei carabinieri, ma anche l intelligence (Aisi, Aise e Dis), sono in allerta: dopo le ultime vicende, dalla Grecia un vento di ribellione eversiva soffia impetuoso e arriva anche in Italia. I rapporti tra gli anarchici greci e italiani sono da tempo solidi, ricchi di scambi e di viaggi. Nei violenti conflitti in piazza ad Atene, il 16 luglio, è stato arrestato anche un italiano, Paolo Teobaldelli: aveva con sé oggetti per colpire duramente. Del resto gli scontri a Milano all inaugurazione dell Expo il primo maggio - matrice anarco-insurrezionalista e autonomia sono un ricordo ancora PREVENZIONE Ucigos, Ros, Aisi e Aise stanno monitorando i movimenti. Si temono occupazioni, sabotaggi, atti vandalici e attacchi informatici LA PAROLA CHIAVE Danno all immagine 7Si verifica quando viene violato il diritto all'immagine che è tutelato sia dal Codice civile (art. 10) sia dalla legge 633/1941 sulla protezione del diritto d'autore (artt ). L'immagine di un soggetto può essere esposta o pubblicata soltanto con il suo consenso, salvi i casi in cui l'esposizione o la pubblicazione sia consentita dalla legge e purché l'esposizione non rechi pregiudizio all onore, alla reputazione o anche al decoro della persona. In caso di danno va risarcito ai sensi degli articoli 2043 e 2059 del Codice civile vivido. È probabile che abbia la stessa matrice un ordigno esploso il 10 giugno presso una sede fiorentina del Pd. A Chiomonte, in Val di Susa, i No Tav manifestano contro la nuova linea ad alta velocità. E l altra notte hanno lanciato fuochi d artificio contro le forze dell ordine che hanno risposto con lacrimogeni. L attivismo militante delle frange eversive, dunque, è in fermento. Sui loro siti si discute e commenta la situazione in Grecia. I sentimenti anti-europei, il protrarsi della crisi economica e la sfiducia nella politica, da Atene al resto d Europa, sono un brodo di coltura eccellente per le spinte sovversive. Le città con le realtà più in ebollizione sono Firenze, Pisa, Roma, Napoli, Bologna, Trento, Torino, Milano, Genova e Bologna. I collegamenti tra italiani e greci sono di tipo ideologico, virtuale e non operativo, ma non per questo meno intensi. Le attività di prevenzione di Ucigos e Ros e quelle informative di Aisi (servizio interno) e Aise (servizio estero) stanno monitorando i movimenti; i dossier sono sui tavoli del prefetto Alessandro Pansa (Ps) e Tullio Del Sette (Arma) per poi confluire al ministro dell Interno, Angelino Alfano. Un obiettivo internazionale dei movimenti dovrebbe essere la conferenza internazionale di Parigi sul clima, in programma alla fine di quest anno. Sul territorio italiano, le graduazioni dell attività eversiva possono essere molte: dalle occupazioni ai presìdi in piazza, i sabotaggi, gli atti vandalici. Fino al cosiddetto hacktivism, cioè gli attacchi informatici improntati, secondo i promotori, ad azioni di disobbedienza civile. Notevole il filone ambientalista della matrice anarco-insurrezionalista, come testimonia un documento che incita alla urgenza della lotta, del febbraio scorso, dei militanti Luca Bernasconi, Costantino Ragusa e Silvia Guerini, rinviati a giudizio venerdì 17 luglio dal tribunale di Torino per terrorismo, detenzione di materiale esplosivo e ricettazione. I tre anarchici furono sorpresi in Svizzera con 476 grammi di esplosivo che, secondo l accusa, doveva servire per un attentato al centro di ricerca sulle nanotecnologie Ibm in fase di realizzazione a Zurigo. È scontato il fatto che il rinvio a giudizio del 17 luglio infiammerà gli animi. Ragusa, tra l altro, è in contatto con il Garage anarchico di Pisa, una delle configurazioni più attive, con l obiettivo di rilanciare l opposizione al nucleare: tema condiviso dagli anarchici più radicali, come quelli che promuovono il periodico Croce nera anarchica. Ragusa e Guerini, nell editoriale della rivista L Urlo della Terra, dichiarano l obiettivo di andare oltre «quel calderone dell informazione alternativa» e invece «mettere insieme una progettualità» nel quadro di una «conflittualità permanente». Sullo sfondo resta appunto l asse dei militanti greci, italiani e spagnoli, con tutte le possibili sinergie che si ricollocano nel marchio Fai- Fri-(Federazione anarchica informale/fronte rivoluzionario internazionale), sigla a tutti gli effetti riconosciuta a livello globale. legittima del giornalismo d inchiesta», è stata l assicurazione della presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti (Pd). La ratio è «solo punire i privati che in modo fraudolento intercettano qualcuno per poi danneggiarlo pubblicamente». Come detto più marcata rimane invece la posizione del Nuovo centrodestra, che fa quadrato e compatto respinge le accuse di aver pensato a un azione liberticida. «Ribadiamo - dice l autore dell emendamento incriminato, Alessandro Pagano - che non c è alcuna norma ammazza-iene. Sono pronto a miglioramenti del testo per la parte relativa alle sanzioni, ma non c è nessun bavaglio alla stampa». Pagano non accetta che si parli di una sua retromarcia, perché si sente vittima di «una palese forzatura dell interpretazione della norma». Per cui «definire salva-iene l emendamento che verrà presentato in Aula - dice - è improprio, per il semplice fatto che appunto non c è nessuno da salvare». Con lui i senatori centristi Giuseppe Marinello e Luigi Compagna e il capogruppo di Ap alla Camera Maurizio Lupi che lamenta come «in questo Paese c è sempre un allarme democrazia, censura, bavaglio... anche di fronte alle cose più ovvie e di buon senso». Le deputate del Pd Vanna Iori e Gea Schirò evocano una «soluzione d equilibrio». Mentre Scelta Civica, con il segretario Enrico Zanetti, condivide e sostiene l emendamento, pur ritenendo necessario «chiarire la norma per tutelare il diritto di cronaca in modo più chiaro». Preoccupata nel frattempo l Fnsi. Per il tentativo, si denuncia, di introdurre norme che rendano meno libera la stampa, limitino il diritto di cronaca e scoraggino i giornalisti dal compiere il loro dovere. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando LA VICENDA La regola nel mirino Nell ambito della discussione sul Ddl di riforma del processo penale, che ha avuto il via libera dalla commissione Giustizia della Camera venerdì, è stato approvato nella notte tra giovedì e venerdì un emendamento, a firma Pagano, che prevede fino a 4 anni di carcere per chi diffonde «riprese o registrazioni di conversazioni svolte in sua presenza e fraudolentemente effettuate» per «recare danno alla reputazione o all'immagine altrui». Punibilità che viene esclusa solo nel caso in cui le riprese o le registrazioni «costituiscono prova» nell'ambito di un processo o utilizzate nel «diritto di difesa» Le contestazioni La norma, che a partire dalla settimana entrante sarà all esame dell Aula di Montecitorio insieme al resto della riforma del processo penale, ha provocato l immediata reazione del mondo politico, a partire dal Movimento 5 Stelle che ha protestato direttamente in sede di commissione. La polemica è continuata oggi, ma c è stata anche la precisazione del viceministro della Giustizia Enrico Costa (Ncd) che ha spiegato che i principi di delega sulla diffusione delle registrazioni fraudolente sono finalizzati a evitare abusi che possano rovinare la vita delle persone La possibile soluzione Già venerdì la presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti (Pd) affermava che il testo avrebbe potuto essere cambiato senza grossi problemi, «si tratta solo di specificare meglio qual è lo scopo della norma che non vuole penalizzare l attività legittima del giornalismo d inchiesta». È assai probabile, da quanto si capisce in ambienti parlamentari, che venga formulata una correzione - forse attraverso una sorta di contro-emendamento - per abolire il carcere nel caso degli ascolti rubati. Anche perché la Fnsi (il sindacato dei giornalisti) ha espresso preoccupazione per il susseguirsi di norma che limitano il diritto di cronaca ANSA LA GIORNATA PD Renzi: le piccole scissioni non servono a nessuno pprima sull Unità, rispondendo alle lettere dei lettori, poi nel pomeriggio con la e- news agli iscritti del Pd. Matteo Renzi, anche se in modo non diretto, non vuol far cadere senza risposta i rilievi provenienti dall interno del partito sugli scenari futuri legati alla cosiddetta «operazione Verdini». Il premier non ignora che, con ogni probabilità, il corso del dibattito politico attuale caratterizzerà poi quello di agosto fino alla ripresa. Per questo ha evitato di replicare direttamente alla polemica sollevata dalla sinistra del Pd sul possibile soccorso parlamentare del gruppo di Denis Verdini alle riforme. Malgrado le stilettate di Roberto Speranza con l hashtag #RenzirottamaVerdini, poi rilanciato da molti parlamentari della minoranza (Nico Stumpo, Miguel Gotor, Federico Fornaro). Al fronte interno Renzi decide invece di dedicare poche righe nella comunicazione periodica ai suoi simpatizzanti: «Ogni giorno leggo di trame, scenari fantasiosi, polemiche interne. Un partito ha senso solo se si occupa delle questioni dei cittadini, non delle polemiche interne dei propri dirigenti». In sostanza, meglio non occuparsi di «piccole scissioni che non servono a p«meglio soli che male accompagnati». Con una battuta il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha liquidato indirettamente Verdini e i fuoriusciti da Forza Italia, parlando in collegamento telefonico con una convention azzurra nel Torinese. «La maggioranza ci è stata usurpata, 32 senatori ci hanno tradito e sono diventati la stampella del governo». L ex Cavaliere ha parlato genericamente di «partenze», sottolineando però come Forza Italia si sia così «rafforzata». I nomi «li sapete tutti - ha spiegato - con noi sono saliti come su un taxi tanti professionisti e mestieranti della politica». Ha sottolineato che la sua «mancanza si è fatta sentire», e questo ha portato a «divisioni, separazioni e partenze». Ma non ha rimorsi. «La mia sola colpa - ha spiegato ai suoi - è di non essere riuscito a convincere il 51% degli italiani a darmi il loro voto... A parte questo, non ho nessun rimorso, nessuna colpa da addebitarmi». I segnali di ripresa, dice ai suoi, «sono veramente tenui». Parla dei segnali positivi del settore auto. E lancia la ricetta per ripartire: «Se non si accetta l evidenza dell equazione che noi chiamiamo sviluppo-benessere - ha detto - nessuno», ma semmai riportare il Pd al 40% delle europee del Per far questo, il premier punta sull azione del governo e «l impegno» a sostenere la ripresa dell Italia: «Le due parole d ordine - dice il premier-segretario - sono sempre le stesse: riforme e crescita» ed è su queste che chiede al Pd di seguirlo. Nella e-news al popolo democratico ricorda i segnali di ripresa: dal calo della cassa integrazione all aumento della produzione industriale, fino alla «buona notizia» dell accordo della Whirlpool. L obiettivo è ambizioso: «Non vogliamo solo tirare fuori l Italia dalla crisi. Vogliamo riportarla al posto che merita: alla guida dell Europa». Per far ciò occorre realizzare tutte le riforme, grazie alle quali «riusciremo a abbassare il debito, sbloccare i cantieri, abbassare le tasse», comprese quelle sulla casa nel Secondo Renzi però «la sfida non è facile, perché c è una costante tentazione del sistema Paese a autoflagellarsi. In tanti dicono che va tutto male, sempre e solo male. Scommettono sul fallimento». «Noi no», aggiunge, come a enfatizzare il peso della propria volontà nel ribaltare questa rassegnazione. LA TELEFONATA AGLI AZZURRI Il Cav liquida Verdini: meglio soli, Fi più forte pil Tribunale del Riesame di Napoli ha annullato l ordinanza di custodia ai domiciliari, inviata alla Camera con la richiesta di autorizzazione, nei confronti del deputato di Forza Italia, Carlo Sarro. Il provvedimento, che è stato depositato ieri dall ottava sezione, ha annullato l ordinanza di custodia cautelare, con l accusa di turbativa d asta, nell ambito di un indagine su camorra e appalti. Sarro si era subito autosospeso dalla commissione Antimafia della quale era componente e dall incarico di vicepresidente della commissione Giustizia della Camera. «La mia immagine e la mia reputazione sono state massacrate a livello nazionale in maniera immotivata», ha detto Sarro dopo l annullamento della misura cautelare. «Sono diventato colpevole solo perché accusato da una persona rancorosa: in questo meccanismo può finire chiunque», ha spiegato ancora Sarro, ma «abbiamo dimostrato che era tutto privo di fondamento». Il legale del parlamentare, l uscita dalla crisi non ci può essere. Solo l equazione meno tasse e meno burocrazia può portare all uscita dalla crisi e a un nuovo sviluppo. Nella cultura della sinistra, invece, c è solo l espansione del potere, che passa dall aumento della spesa pubblica e, quindi, delle tasse». Silvio Berlusconi si è detto convinto che il suo ritorno in campo, dal prossimo settembre, rilancerà l azione di Forza Italia: «Ci riporterà a quel minimo del 20% che è stato il nostro peggior risultato alle elezioni nazionali», poi ulteriormente sceso alle ultime regionali. Per l ex premier azzurro «l Italia non è in questo momento un Paese democratico». E lo ha detto dichiarando che «negli ultimi anni ci sono stati quattro colpi di Stato, questo è il terzo governo non eletto dal popolo e c è una maggioranza che ci è stata usurpata». Non manca un attacco alla Lega sui rom. «La questione dei campi dove vivono 140mila nomadi, che hanno cittadinanza italiana non si può risolvere solo a colpi di ruspa», ha detto facendo riferimento alla ricetta proposta dal leader leghista Matteo Salvini («servono ruspe, vanno rasi al suolo»). IL DEPUTATO FI: MASSACRATO SENZA MOTIVO Annullata l ordinanza di carcerazione per Sarro l avvocato Vincenzo Maiello, aveva chiesto che la misura cautelare venisse annullata per l assenza assoluta dei gravi indizi di colpevolezza. Le motivazioni dei giudici del Riesame saranno depositate entro 45 giorni. Il penalista ha sottolineato che non risulta alcun atto di Sarro per l assegnazione dell appalto oggetto della contestazione. «Sono finiti i giorni bui - ha detto Maiello - il Riesame ha messo la barra della legge e del diritto al centro delle valutazioni». Il parlamentare è stato chiamato in causa in questa inchiesta nella sua qualità di commissario del Consorzio Ato3 che gestisce il ciclo delle acque nell area vesuviana e in quella sarnese. L ipotesi di turbativa d asta si riferisce a una gara d appalto della Gori per lavori a reti fognarie e idriche, un appalto di oltre 31,7 milioni di euro. Secondo l accusa, la gara sarebbe stata pilotata per favorire ditte riconducibili al boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria.

8 8 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 SOLO A THE WATERSTONE PUOI AMMIRARE UNO DEI CAPOLAVORI DI UMBERTO BOCCIONI. VIENI A THE WATERSTONE, LO SPAZIO DI INTESA SANPAOLO AL CENTRO DI EXPO, PER SCOPRIRE UNO DEI DIPINTI PIÙ SIGNIFICATIVI DEL NOVECENTO. Officine a Porta Romana non è soltanto uno dei dipinti più apprezzati di Umberto Boccioni: è la testimonianza di una Milano che cresce e si prepara a diventare la metropoli di oggi. Per raccontarecontare il cambiamento della città, sarà proprio quest opera provenienteda Gallerie d Italia a duettare con le spettacolari riprese aeree della Milano dei giorni nostri, proiettate all interno di THE WATERSTONE. E. Messaggio pubblicitario.

9 Chiuso per ferie Nòva va in vacanza: tornerà in edicola domenica 6 settembre Continuerà a essere aggiornato il sito ilsole24ore.com/tecnologie n. 488 Domenica 26 luglio 2015 Motto perpetuo Il vero problema non è se le macchine sappiano pensare ma se gli uomini lo facciano. (Burrhus Frederic Skinner, psicologo, ) Deep learning Intelligenza artificiale Algoritmi La primavera della robotica Oltre a vista, udito e tatto si cerca di dotare i robot anche delle capacità di apprendimento e di auto-riproduzione di Roberto Manzocco a Il mondo pullula di automi di ogni tipo, e si avvia rapidamente verso una primavera dei robot, in cui assisteremo alla nascita di un vero e proprio ecosistema robotico che interagirà quotidianamente con gli esseri umani, imparando da essi. La parola robot ( lavoro servile, fatica ) è stata introdotta per la prima volta nel 1920 dal drammaturgo ceco Karel Capek nell'opera R.u.r., ma il sogno di costruire automi è molto più antico (si pensi ai dispositivi costruiti da studiosi ellenistici come Erone di Alessandria, o al cavaliere automa progettato da Leonardo); il Ventesimo secolo ha portato allo sviluppo di un'enorme varietà di robot: droni dell'esercito, robotchirurghi, robot operai, robot umanoidi, automi che riproducono la struttura degli insetti o serpenti, macchine simili a comuni elettrodomestici e robot sviluppati sulla falsariga di cuccioli (come il giapponese Aibo) o bambini (l'italiano icub). Intenzionata a creare automi a misura d'uomo, la ricerca robotica sta cercando di dotare i robot del futuro non solo di vista, udito e tatto, ma anche di una qualità tipica della nostra specie: la capacità di apprendimento. E così ad esempio, basandosi sul deep learning, un team di Berkeley ha sviluppato procedure che permettono ai robot di apprendere nuove abilità motorie. In particolare Pieter Abbeel e il suo team hanno elaborato alcuni algoritmi che conferiscono agli automi la capacità di apprendere ed effettuare compiti motorii precisi agganciare un appendino, montare un aereo giocattolo, avvitare il tappo di una bottiglia, e altro senza seguire alcuna istruzione pre-programmata, ma per prova ed errore. Gli studiosi hanno utilizzato Brett (Berkeley robot for the elimination of tedious tasks), un esemplare di Pr2 robot, un automa semiumanoide sviluppato dalla compagnia Usa Willow Garage. Il deep learning è un approccio che si basa su un set di algoritmi che consentono ai computer di raccogliere dati e di organizzarli in modo gerarchico, su livelli di astrazione crescente, imparando così letteralmente a riconoscere aspetti sempre più complessi del mondo esterno. Non dimentichiamo che in fondo i robot sono controllati da computer, e che innovazioni nell'ambito dell'intelligenza artificiale portano anche a un'evoluzione della robotica. Le imprese di Brett rappresentano solo l'ultima novità di questo nuovo ambito di ricerca noto come robot learning, ossia lo studio di tecniche in grado di consentire ai robot di apprendere nuove abilità o di adattarsi all'ambiente circostante sia tramite specifici algoritmi di apprendimento, sia tramite sensori. In particolare gli algoritmi in questione riguardano la locomozione, la capacità di afferrare, la capacità (cognitiva) di categorizzare gli oggetti, la capacità di apprendere i rudimenti del linguaggio umano. Alla Technische Universitaet di Darmstadt, il Computational learning for autonomous systems group, diretto da Gerhard Neumann, sta lavorando allo sviluppo di algoritmi che consentano ai robot in particolare i tedeschi lavorano con braccia robotiche di acquisire in modo autonomo abilità motorie ad esempio giochi di destrezza e simili osservando e imitando gli esseri umani mentre compiono i medesimi atti. Capacità utilissime quando ci troveremo a costruire robot progettati ad esempio per assistere gli anziani. Il Robot Learning Laboratory della Carnegie Mellon University ha sviluppato Minerva, un robot autonomo semovente (che ricorda il C1P8 di Big Pharma Qualità della vita Territorio Guerre stellari) che si sposta quotidianamente tra il pubblico dello Smithsonian's National Museum of American History, percependo l'ambiente circostante tramite telecamere, sensori ultrasonici e altro, approcciando verbalmente il pubblico e offrendo visite guidate. All'Istituto italiano di tecnologia di Genova abbiamo il già citato icub, un robottino umanoide alto poco più di un metro e capace di apprendere e di afferrare oggetti, anche usando altri oggetti come strumenti. E c'è infine chi sta pure cercando di conferire ai robot una funzione tipica delle forme viventi: la riproduzione. L'idea di entità artificiali capaci di autoreplicarsi non è nuovissima; già negli anni Quaranta il matematico e fisico John von Neumann aveva delineato a livello teorico la possibilità di creare macchine auto-replicanti (in seguito esposta nel suo libro postumo Theory of Self-Reproducing Automata ). In tempi più recenti un team della Cornell University ha costruito un robot flessibile in grado di riprodursi. «Non è il primo robot auto-replicante costruito dice l'autore principale della ricerca, Hod Lipson, ma gli automi precedenti erano estremamente semplici». Il suo robot è formato da 4 cubi interconnessi incolonnati uno sopra l'altro e ha un design flessibile che gli consente di muoversi nelle tre dimensioni. Piegandosi, può agganciare altri cubi (fornitigli dagli studiosi) simili a quelli che lo compongono, finendo così per assemblare con movimenti ripetuti un nuovo insieme di cubi (un figlio ) autonomo. Che a sua volta può riprodursi come ha fatto il padre. Un sistema riproduttivo scarno e alle prime armi, ma che lascia intravedere sistemi riproduttivi robotici molto più articolati. Secondo Noel Sharkey, studioso di intelligenza artificiale e robotica all'università di Sheffield, il futuro ci riserva pro babilmente robot in grado di riprodursi assemblando copie di sé, oppure in grado di stampare i propri figli tramite tecnologie simili a quelle delle stampanti 3D. Vaccini, una scelta consapevole Il polo biotech di Siena sarà uno dei tre centri mondiali di ricerca e sviluppo di Agnese Codignola a Soddisfazione, e sollievo, dopo la preoccupazione dei mesi scorsi per il futuro di un sito dove, nella ricerca, lavorano circa 500 persone (sulle poco meno di totali). L'aria, a Siena, è cambiata, dopo il duplice annuncio: il Centro ricerche ex Novartis, oggi GlaxoSmithKline, fondato nel 1970 da Paolo Neri e passato da vicende non sempre positive, resta attivo, e a dirigerlo sarà un italiano, finora responsabile dell'area sviluppo clinico di Novartis, che ha sbaragliato la concorrenza internazionale: Giovanni Della Cioppa. Nella primavera 2014, in seguito al Grande Risiko di Big Pharma, Novartis aveva ceduto l'area vaccini (tranne gli antinfluenzali) a Gsk, la quale gli aveva dato, in cambio, il ramo oncologico. Ma Gsk possiede già un grande centro ricerche sui vaccini in Belgio, e uno negli Stati Uniti. Di qui i timori che la sede italiana una delle ultime realtà di ricerca industriale presenti in Italia, e senza dubbio la più grande potesse essere sacrificata. Una sede che vanta anche un importante stabilimento produttivo (nella vicina Rosia), e dove, in oltre un secolo di vita, si è fatto un pezzetto della storia dei vaccini. Ma è andata diversamente: lo stabilimento sarà uno dei tre centri mondiali di ricerca e sviluppo dei vaccini insieme a Rixensart in Belgio e a Rockville negli Stati Uniti. Spiega a Nòva, in anteprima, Della Cioppa, una lunga carriera in alcuni tra i laboratori migliori al mondo del settore, a Washington, Anteprima. Giovanni Della Cioppa è stato nominato direttore del Centro ricerche Gsk (ex Novartis) di Siena Londra, Basilea e New York, che entrerà nel pieno delle sue funzioni a settembre: «La decisione è un riconoscimento al grande lavoro fatto negli anni scorsi, e alla professionalità di un intero polo biotecnologico. Ci saranno molte novità: non si procederà più per segmenti di progetti, ma ogni centro avrà la piena responsabilità di un portfolio di potenziali vaccini, dal laboratorio allo sviluppo. Ciò aumenta le responsabilità di ogni sito, ma consente di programmare meglio, di fermare in tempo i progetti meno promettenti, concentrandosi su quelli migliori. Non solo: costringe tutti a essere traslazionali, perché tutti dovranno capire anche linguaggi e approcci diversi dai propri. Per esempio, i ricercatori puri dovranno fare propria la mentalità quantitativa dei clinici, i quali acquisiranno in parte la libertà di pensiero dei ricercatori, con lo scopo di dare un contributo armonico, sinergico ed efficiente. In quest ottica, ricerca e sviluppo vengono unificati e diventano un settore unico». Per favorire la multidisciplinarietà, Della Cioppa intende potenziare ulteriormente uno dei punti di forza del sito, la sua internazionalità: «Già oggi abbiamo ricercatori da 38 paesi diversi, e su questa strada intendiamo proseguire, sempre all insegna della più assoluta meritocrazia nella scelta del personale». Ma dopo tutte le polemiche dei mesi scorsi sui vaccini, la domanda è: che cosa saranno i vaccini del futuro? Della Cioppa ha una sua idea. «Non si può pensare di vaccinare tutti indiscriminatamente, fatti salvi i vaccini fondamentali dell'infanzia. Ma l'allungamento della vita media e il miglioramento della medicina pongono sfide nuove: molti si ammalano e muoiono per infezioni secondarie a una malattia cronica quali la broncopatia, il diabete, o all'impiego di dialisi, o acuta come le ustioni. Bisogna pensare a vaccini specifici e curativi per i microrganismi che peggiorano le singole situazioni. Non sempre sarà possibile evitare di contrarre le infezioni, ma sarà possibile evitarne l'aggravamento, le ricadute e così via, perché in una popolazione che invecchia c'è bisogno, prima di qualunque altra cosa, di preservare la qualità di vita. Il Centro potenzierà poi l'interazione con il territorio, sulle tracce di quanto fatto dal fondatore Achille Sclavo, che dedicò parte della sua vita a iniziative di igiene pubblica in città e non solo. «Il modo migliore per far comprendere l'importanza dei vaccini - conclude Della Cioppa - non è renderli obbligatori, ma fare cultura e spiegare a tutti, fino dalle scuole, il loro ruolo, in modo che immunizzarsi contro un potenziale pericolo diventi una scelta consapevole». Esperimento Test di autocoscienza superato Per la prima volta un umanoide risolve un indovinello che richiede una forma di consapevolezza di sé di Marco Passarello Architettura Edilizia digitale Dal ponte che si autocostruisce ai mattoni intelligenti assemblati da un robot per erigere case ed edifici di Christian de Poorter Istituto italiano di tecnologia La semina dell innovazione Nel primo Summer Camp gli studenti si sono trovati di fronte alla complessità della creazione di un robot di Federico Mereta Crossroads ECOLOGIA DEI MEDIA E DIRITTI UMANI di Luca De Biase Le regole su internet possono piacere o no ma non hanno mai una vita banale. Sono quasi tutte iscritte nel codice delle tecnologie, spesso nelle consuetudini delle persone, qualche volta nelle leggi delle istituzioni politiche. In genere si adattano al cambiamento attraverso percorsi intricati. Perché insistono su un sistema complesso nel quale le conseguenze previste si affiancano a ogni passaggio a quelle indesiderate. Sicché tendono a essere discusse a più livelli: sociale, tecnico, politico, giuridico, economico e così via. Con il risultato che spesso si bloccano da qualche parte nel percorso. È il caso per esempio del sistema di identità digitale italiano che dopo aver fatto un bel pezzo di strada sui tavoli tecnici si è ingolfato al Tar. È il caso dell armonizzazione fiscale per le multinazionali digitali. E per quasi ogni altra cosa. Un passo avanti è stato realizzato dai triloghi europei tra Commissione, Consiglio e Parlamento, che sono arrivati a una conclusione importante sulla net neutrality. Anche grazie al presidente americano Barack Obama, l Europa ha compreso che internet non è internet se gli operatori possono discriminare i dati, le informazioni o le applicazioni che girano in rete. Ma intanto qualcuno aggira l argomento inventando una nuova pratica discriminatoria: si chiama zero rating e, per esempio, consente agli operatori di concedere traffico gratis a chi si abboni a un particolare servizio di distribuzione di contenuti. Se è in esclusiva rischia di diventare discriminazione. Occorre un insieme di princìpi, di natura costituzionale, come quello elaborato alla Camera dei Deputati dalla Commissione per i diritti in internet (presieduta da Laura Boldrini, animata da Stefano Rodotà e partecipata da deputati, esperti e chi scrive). Dopo le audizioni, la consultazione e l analisi dei contributi, la nuova versione della Dichiarazione dei diritti in internet sarà presentata il 28 luglio alla Camera. Il suo futuro è tutto da scrivere. Ma il suo significato è reale: è un quadro di princìpi guida, nell intrico dei codici, privati e pubblici, che governano la vita digitale. E ci sfida a fare un passo avanti nella consapevolezza. direttore responsabile Roberto Napoletano redazione Luca De Biase (caporedattore), Pierangelo Soldavini (vicecaporedattore), Alessia Maccaferri (caposervizio) Francesca Cerati (vicecaposervizio) Luca Tremolada (coordinatore Nòva24tech online) ufficio grafico Cristiana Acquati, Clara Mennella, Antonio Missieri digital design Laura Cattaneo la vita nòva Antonio Larizza nòva aj powered by Seac02

10 10 Il Sole 24 Ore Nòva24 n luglio 2015 Frontiere Progetti Esperienze Meccatronica Industria Leadership Precisione e flessibilità dell ingegno made in Italy Applicazioni innovative tra meccanica e sensoristica: i cinque candidati al LA MECCATRONICA La disciplina che studia l analisi, il progetto, la realizzazione e la manutenzione di dispostivi fisici in cui esiste una componente meccanica la cui funzionalità è controllata e/o monitorata da un sistema elettronico attraverso l uso di sensori, sistemi di attuazione ed elaborazione elettronica del segnale INTEGRAZIONE DI SETTORI Meccanica Elementi meccanici Macchine Macchine di precisione Elettronica Microelettronica Elettronica di potenza Sensori Tecnologia dell informazione Teoria dei sistemi Modellizazione Automazione Pr Il settore diventa sempre più trasversale, toccando nuove tipologie di prodotto. E la ricerca garantisce l innovazione di Riccardo Oldani a È difficile fare una stima esatta delle aziende italiane impegnate nella meccatronica. Il settore è così trasversale coinvolgendo prodotti di tipologie così diverse che la sua dimensione sfugge. Ma una cosa è certa: l Italia è uno dei leader mondiali, con migliaia di imprese concentrate nel Nord, ma con importanti distretti anche al Sud. Il polo per eccellenza è quello di Reggio Emilia, almeno 300 imprese, 6 miliardi di fatturato, 28mila addetti. Ma i numeri raddoppiano se si guarda a tutto il Nord Italia. Quale il motivo di questo successo? «La nascita del settore spiega Cesare Fantuzzi, docente di Automatica all Università di Modena e Reggio si deve in particolare ad aziende del settore meccanico: sviluppatori di riduttori, componenti, macchinari, che per migliorare la qualità e aggiungere valore hanno iniziato, ormai qualche decennio fa, a introdurre nei loro prodotti elementi elettronici, in grado di migliorare il controllo della qualità, sincronizzare le operazioni, renderle più veloci e precise. Il tessuto imprenditoriale del Reggiano è storicamente ricco di officine e produttori di macchinari per l industria e si è dimostrato terreno fertile per questo sviluppo». Aiutato da una caratteristica tipicamente italiana, la dimensione medio-piccola dell impresa. «Le nostre aziende meccatroniche spiega Fantuzzi si distinguono per una forte propensione all innovazione e l abitudine a lavorare in collaborazione con altre imprese, a essere proattive e a puntare alla soluzione dei problemi posti dal committente. Un tratto distintivo della manifattura italiana che proviene proprio dalla dimensione piccola dell impresa,obbligata a essere competitiva attraverso la qualità». La meccatronica, dunque, espressione dell ingegno italiano? Ne è convinto anche Carlo Marchisio, vicepresidente di Anipla-Milano, associazione che si adopera per la diffusione della cultura dell'automazione. Marchisio ha curato anche la realizzazione di Automation Story, ebook scaricabile gratuitamente, in cui un ampio capitolo è dedicato alla meccatronica. «Se avessimo avuto un tessuto produttivo impostato sul modello americano, cioè su grandi industrie con la forza di imporre il proprio prodotto, non avremmo assistito al fiorire della meccatronica italiana. Ma noi abbiamo aziende piccole, che devono trovarsi la loro nicchia. Siamo predisposti a realizzare soluzioni uniche, su misura. E la meccatronica consente di farlo». Un esempio sono le macchine automatiche per il confezionamento e l imballaggio: «Un universo di oltre 630 aziende localizzate principalmente in Emilia Romagna, al primo posto per quota di fatturato e addetti totali, ma anche in Lombardia, Veneto e Piemonte. Il settore ha tratto vantaggio dall approccio meccatronico negli ultimi due decenni. Ma ci sono altri ambiti pronti per un percorso simile: quello delle macchine per la lavorazione del legno o delle piastrelle, di cui siamo leader mondiali». Ma in generale il momento è di forte crescita. Ne è certo Alberto Sicuri, titolare della Egicon di Mirandola, una delle 94 aziende iscritte al Club Meccatronica di Unindustria Reggio Emilia, creato una decina di anni fa per riunire le imprese del territorio e ora allargatosi a tutta Italia: «L azienda è stata fondata nel 2008 sulla base di una lunga esperienza in elettronica, e negli ultimi tempi abbiamo avuto una crescita esponenziale di richieste. Abbiamo stretto accordi con importanti firme nel campo della visione artificiale e della robotica, come Cognex e Kuka, e iniziato a sviluppare dispositivi embedded per il controllo della qualità, delle conformità e anche per guidare e governare robot. Nell ultimo anno gli ordini sono praticamente raddoppiati e si stanno allargando i campi di applicazione: macchinari per il marmo e la plastica, linee produttive per aziende medicali. Ci contattano produttori di elettrodomestici, macchine agricole e aerospaziali per esplorare sempre di più l impiego di robot cooperanti, capaci di lavorare fianco a fianco con l uomo e di rendere più flessibili i processi produttivi». Un esigenza diffusa, quella della flessibilità, che suscita sempre più interesse verso la meccatronica e bisogno di conoscenza. Con incontri per le imprese, per esempio, come il Forum Meccatronica, evento itinerante ideato nel 2014 da Messe Frankfurt Italia e dalla fiera Sps Ipc Drives Italia di Parma in collaborazione con Anie Automazione. La seconda edizione è in programma a Lazise, sul Lago di Garda, il 29 ottobre. Ma soprattutto occorre un intenso lavoro di ricerca e sviluppo. E l Italia mostra di essere molto ben attrezzata. Lo dimostra una ricerca della Fondazione Irso di Milano e del centro di ricerche economiche Antares di Forlì, che ha mappato nel Nord Italia l offerta R&D per il settore. «Abbiamo individuato illustra Lorenzo Ciapetti, uno degli autori dello studio circa 300 nodi di ricerca, tra pubblici e privati, di cui almeno 52 particolarmente orientati alla meccatronica. Sono strutture molto ben attrezzate, con strumentazioni all avanguardia e molto vicine alle imprese, con cui collaborano intensamente. L unico limite è forse uno sfruttamento ancora parziale delle loro potenzialità, troppo localizzato e poco basato su un attività a livello interregionale». La meccatronica sembra però riuscita, almeno in parte, ad attivare quello scambio tra ricerca e industria che da sempre è considerato uno dei talloni d Achille del nostro sistema e si propone anche in questo senso come un modello da imitare. La mappatura della ricerca ha consentito agli autori dello studio Irso-Antares di individuare i futuri trend di sviluppo della meccatronica italiana: quelli più caldi, in proiezione di un industria sempre più 4.0, sono l integrazione sempre più spinta tra uomo e macchina, il monitoraggio continuo e la diagnostica, l automazione e robotizzazione dei processi. AREE DI APPLICAZIONE DATI ITALIANI Aziende (8,2% delle aziende manifatturiere italiane) 60miliardi Export (20,5% delle aziende manifatturiere) Automotive Biomedicale Macchinari industriali Robot Domotica Elettrodomestici Attuatori MECCATRONICA Dipendenti (14,1% delle aziende manifatturiere italiane) 35miliardi Valore aggiunto (17,6% delle aziende manifatturiere) LA FRENATA Confronto meccatronica-manifatturiero, indice fatturato ponderato (base 2010=100) Aeronautica Trasporto ferroviario Energia Software Intelligenza artificiale Agricoltura Allevamento 127miliardi Fatturato aggregato (14% delle aziende manifatturiere) Produttività media (valore aggiunto per addetto in euro) la media (in euro) dell industria manifatturiera MECCATRONICA MANIFATTURIERO ,2 101, ,8 97,6 MBL SOLUTIONS Soluzioni su misura e il robot fa anche la burrata la storia Tradizione non esclude innovazione. Sartoria non esclude robotica. È il principio della Mbl Solutions di Corato (Bari), che produce soluzioni meccatroniche su misura per vari settori di impresa: dai pallettizzatori per il packaging ai microonde per la disinfestazione del legno, dallo smistamento delle lenti ottiche al confezionamento caseario. L azienda ha appena compiuto dieci anni, ma gli obiettivi sono rimasti quelli delle origini: creare macchine e impianti secondo le esigenze dei clienti, dando una spinta smart all industria del territorio. Come spiega Luigi Maldera, cofondatore e amministratore unico della società, «innovare significa dare strumenti che possono essere utilizzati dal mondo industriale. È interessante creare soluzioni innovative che rendano tali anche le nostre imprese». La strategia? «Fare prodotti a basso costo per poterli aiutare a renderli più competitivi a livello globale». l innovazione La «sartoria tech» di Mbl riemerge in due tra le novità che stanno facendo parlare di sé. Da un lato sono annunciate entro fine anno delle mani bioniche con sensori tattili ultrasensibili, capaci di intervenire nei processi di manipolazione con la precisione di un arto umano. Dall altro, l ingegneria creativa si sposa ai sapori della regione: Mbl ha automatizzato il confezionamento della burrata, con un processo robotico attento a tutti i dettagli dell operazione. Dalla forma esatta del formaggio, richiestissimo all estero, all applicazione della foglia verde decorativa. Come spiega Maldera, la crisi aveva costretto alcuni produttori a rinunciare all estetica del formaggio. Contro la sua natura e la tradizione. Ora, spiega Maldera, «con una soluzione robotizzata riusciamo a confezionare la burrata nella sua tipica foglia verde e ad allacciare la rafia, che lega il collo della burrata). Riducendo i costi del lavoro». 1,5 milioni di euro Fatturato 2014 (+30%) 30% quota di export sul fatturato 20 dipendenti GALDI Dalla latteria di famiglia all imbottigliatrice su misura la storia Dalla latteria di famiglia al tocco invisibile della produzione modulare. Il ponte? La meccatronica, soluzione innovativa per processi tradizionali. Così Antonella Candiotto e Federico Bardini, rispettivamente general manager ed engineering department manager, riassumono l evoluzione di Galdi: l azienda di Treviso specializzata nella costruzione di macchine riempitrici per latte, prodotti lattiero-caseari e succhi di frutta. La sua nicchia sono i sistemi di confezionamento in cartoncini gable top, quelli destinati al latte fresco, con l aggiunta di macchine per il riempimento di coppette e bottiglie di plastica. Nelle parole di Candiotto, la meccatronica ha accompagnato la crescita naturale delle società: «La funzione decisiva è stata quella di dare più flessibilità e più performance al cliente. Siamo riusciti a riconfigurare i prodotti. E a migliorarli». Impatti diretti sull ambiente? Più che altro l impatto è sul cliente: il maggior grado di precisione dei macchinari spinge al ribasso il rischio di sprechi nell operazione. «Il cliente finale ha meno sprechi. Tutto il prodotto viene immesso nella vaschetta di raccolto, senza sbavature». l innovazione Una tra le (storiche) spinte in avanti di Galdi è stato l Ultra Clean System, un sistema di riempimento brevettato nel 2000 dopo quattro anni di studio in collaborazione con l Università di Udine. Il macchinario permette di riempire e sterilizzare i contenuti in maniera controllata, dando al prodotto la garanzia di una vita sullo scaffale sempre più estesa. Un ingranaggio per la marcia in più di Galdi, la personalizzazione: la modularità della stazione di riempimento permette di impostare gli impianti a seconda delle necessità specifiche. «Abbiamo fatto un grande lavoro di standardizzazione e razionalizzazione, aumentando il livello di qualità del progetto finale». 20 milioni di euro fatturato % quota di export sul fatturato 80 dipendenti Industrie Sistemi STMicroelectronics La rivoluzione dei sensori ubiqui La nuova frontiera punta sulla scheda riproducibile e anche programmabile a Sensori che trasmettono in rete i dati che raccolgono, circuiti integrati sempre più compatti, sistemi logici grandi come l unghia di un mignolo che raccolgono informazioni, le elaborano e le trasmettono in radiofrequenza: la miniaturizzazione dell elettronica ha aperto la strada a una nuova generazione di dispositivi che entrano nelle macchine e le trasformano in qualcosa di diverso. La rivoluzione prossima ventura della meccatronica parte da qui. «Dovunque l elettronica si sposa con le macchine ne aumenta il valore e l efficienza e stimola nuove idee imprenditoriali», dice Pietro Palella, amministratore delegato di ST Microelectronics srl, braccio italiano del gruppo internazionale della microelettronica. Palella a metà luglio è intevenuto a Roncade presso H-Farm per suggellare l accordo con l incubatore di startup tecnologiche. L intesa prevede che le aziende leader del made in Italy, ma non elettroniche, seguite da H- Farm, dispongano delle tecnologie messe a punto da ST Microelectronics per sviluppare nuovi prodotti. «È vero ci dice Palella, i sensori sono sempre più presenti nei dispositivi meccatronici, a partire dai settori con maggiore tradizione. Penso al distretto di Reggio Emilia, fortissimo nel packaging o nella fluidodinamica e nei motori, o a quello delle macchine utensili. Ma la meccatronica basata sui sensori è ovunque. L automobile è di fatto un centro di sensoristica su cui si basa il funzionamento di dispositivi come l airbag o l Abs e la frenata assistita che controllano l assetto su strada». Le vetture più hi-tech ospitano una potenza di calcolo superiore a quella dell Apollo 11, l astronave che portò il primo uomo sulla Luna. «L enorme quantità di dati raccolta dai sensori sulle auto dice Palella potrà in futuro servire alle assicurazioni per ricostruire la dinamica di un incidente, oppure a individuare problemi di gestione del traffico o a capire in ogni momento il grado di efficienza e di usura. Andiamo verso la telediagnosi, la possibilità di riconfigurare l auto da un centro di controllo remoto come se fosse un pc». Potenzialità che non valgono solo per l auto o le macchine utensili, ma per un infinità di altri settori. «Per esempio dice Palella stiamo esplorando promettenti strade di collaborazione con il distretto del mobile in Brianza». Sensori e dispositivi microelettronici potrebbero dare alla nostra industria dell arredo, leader nel mondo, la possibilità di mantenere la leadership. «La chiave di questa rivoluzione è l Internet of Things aggiunge Palella, la vera nuova ondata innovativa dopo l avvento della comunicazione mobile. Per essere pronti a sfruttare le opportunità dello scenario che si sta creando non serve però solo una tecnologia, ma una serie di tecnologie diverse». Microelettronica, sensoristica, efficienza nell uso dell energia, calcolo e big data sono i tanti ingredienti della ricetta. «Il bello spiega Palella è che per sfruttare le opportunità di questa rivoluzione tecnologica non occorre essere grandi gruppi mondiali e fare enormi investimenti in ricerca. Si apre anche per le piccole e medie aziende e per le startup un occasione irripetibile di innovare. Un opportunità soprattutto per l Italia, che proprio sulla piccola e media impresa fonda il suo tessuto produttivo». Per agevolare le nostre imprese, l idea a cui sta lavorando ST Microelectronics è di mettere a loro disposizione una sorta di mattoncini Lego indispensabili per operare. «Abbiamo messo alcuni nostri prodotti su schede elettroniche che ne rendono più facile l utilizzo per arrivare a un prototipo dice ancora l ad di ST Microelectronics. La nostra scheda Nucleo è simile ad Arduino, con ampie possibilità di programmazione, ma progettata anche per la riproducibilità industriale. Il Premio Meccatronica si apre alle startup cerimonia in autunno a reggio emilia Il Premio Italiano Meccatronica, giunto alla nona edizione, è organizzato da Unindustria Reggio Emilia con la collaborazione di Nòva 24, del Club Meccatronica e con il supporto di Community Group. La cerimonia di consegna è prevista per l autunno a Reggio Emilia. Il premio si propone di promuovere la cultura della tecnologia meccatronica nei diversi settori dell'industria meccanica nazionale e di mettere in evidenza le imprese nazionali che hanno saputo sviluppare prodotti innovativi tali da determinare vantaggi competitivi distintivi sui mercati internazionali. Quest anno è prevista anche una menzione speciale per la startup più innovativa Uno strumento che dà la possibilità anche a un singolo inventore di sviluppare una sua ideae di trasformarla in un prodotto». Anche meccatronico. «È fondamentale dice ancora Palella non soltanto disporre di sensori, capacità di calcolo, tecnologie per la comunicazione, ma anche avere accesso alla rete e gestire tutto in Cloud. Per questo abbiamo stretto un accordo con Microsoft per sviluppare un ecosistema sensor-to-cloud a beneficio delle nostre Pmi e delle nostre startup». Il passo successivo è portare gli imprenditori a conoscenza delle tecnologie disponibili e metterli in condizione di capire come utilizzarle per fare innovazione. «Impossibile raggiungere tutti conclude Palella e per questo ci rivolgiamo a centri di eccellenza sul territorio: le collaborazioni con il distretto Green High Tech in provincia di Monza Brianza o con H-Farm nel Nord-Est ne sono un esempio. A Roma abbiamo costruito un laboratorio per gli allievi della fondazione Elis, in modo che possano a loro volta aiutare le imprese con strumenti di innovazione tecnologica. E poi pensiamo anche al variegato mondo dei maker e alle possibilità che schede come Nucleo offrono loro». (r.o.)

11 26 luglio 2015 Nòva24 n. 488 Il Sole 24 Ore 11 nòva aj al Premio Italiano Meccatronica (Schede a cura di Alberto Magnani) Scienza dell alimentazione Chimica e robotica del vino di qualità di Pierangelo Soldavini alessandria L acino è un laboratorio da esplorare per comprendere come si trasformerà in vino. E nel Monferrato c è un laboratorio - la Enosis di Donato Lanati - che da vent anni esplora per capire come armonizzare le molecole per valorizzare colori, profumi e aromi in prodotti di qualità CORBIS FIDIA Il software riesce a prevedere cosa fa la macchina utensile INTERPULS Dalle mungitrici per cammelle alla stalla intelligente COBO Comandi di guida centralizzati il volante diventa un sensore Prevenzione Primo vaccino anti-malaria di Francesca Cerati Creatività La bellezza che fa sviluppo di Rodolfo Baggio e Vincenzo Moretti milano L'Ema ha dato l ok per l'uso di Mosquirix nei Paesi africani in cui la malaria è endemica. Il farmaco sviluppato da Gskè stato finanziato anche dalla Bill & Melinda Gates Foundation napoli Bello è possibile, ma anche strategico. La bellezza, connessa con la creatività e l innovazione, può senz altro contribuire a moltiplicare le opportunità di sviluppo la storia Per Fidia, gigante piemontese dei sistemi di fresatura, l innovazione non è una prospettiva. È una «politica di vita quotidiana» che spiega la crescita dell azienda dal 1974 a oggi: oltre 300 dipendenti, cuore italiano e filiali dal Brasile alla Cina, leadership nei settori di controlli numerici e sistemi di fresatura per automotive e aerospaziale. Un evoluzione trainata proprio dalla meccatronica, «sintesi tra meccanica di precisione ed elettronica di consumo» che filtra l intero processo di produzione. Come spiega Enrico Tamburini, R&D manager della multinazionale, «l innovazione di prodotto è il pane quotidiano dell attività, una della strade che ci fa resistere e crescere nella sfida internazionale. Siamo abituati a lavorare sull innovazione, sia per i controlli numerici sia per le macchine utensili». Solo negli ultimi anni, Fidia ha incassato 17 progetti di ricerca finanziati dall Europa. Ma, precisa Tamburini, «la ricerca finanziata è solo una piccola parte di un attività di ricerca più complessa. Senza ricerca non esisterebbe Fidia». l innovazione Tra gli ultimi progetti c è ViMill: un software capace di simulare il comportamento futuro della macchina utensile, per evitare collisioni e movimenti inaspettati tra utensile o testa con il pezzo in lavorazione. Il programma si installa sui controlli numerici di Fidia e dà all operatore la possibilità di un controllo grafico accurato, sia poco prima di digitare il tasto start sia nel vivo della lavorazione: «Così facendo, si aggiustano i parametri in funzione di quello che succederà. È come essere in autostrada, vedere una curva e prepararsi. La previsione dei dati futuri permette ai moderni sistemi di calcolo di comandare la macchina nel futuro. E, su macchine di dimensione particolare, impedisce collisioni accidentali». la storia A volte bastano i numeri: 30 brevetti in cinque anni. Sono i segni dell evoluzione di InterPuls di Albinea (Reggio Emilia), l azienda di componenti per la mungitura che ha cambiato pelle con il salto dalla meccanica alla meccatronica. Oggi è presente in 70 paesi e cinque continenti, insegue un innovazione sempre più specialistica («Essere riconosciuti come uno dei produttori di componenti e soluzioni per impianti di mungitur a più specializzati al mondo») e ribadisce la sua vocazione green. Come spiega Gabriele Nicolini, general manager, «bisogna essere sostenibili nei propri comportamenti» più che negli intenti programmatici. Qualche esempio? «Stiamo lavorando con le bioplastiche e tutte le soluzioni ecocompatibili. Il nostro modello è quello di un allevamento sostenibile, non esagerato». l innovazione Quella più nota è quella che ha aperto le porte degli animali esotici alla società reggiana: Interpuls adatta alcuni dei suoi componenti per la mungitura di cammelle a Dubai, in stalle hi-tech da più di 600 esemplari. Il latte ricavato è un ingrediente per le tavolette di cioccolato di Harrods. E per il futuro o, meglio, il presente? Nicolini spiega che la società lavora ancora sulla traccia di una stalla intelligente, uno spazio iperconnesso dove i sensori forniscono informazioni su fertilità, razioni alimentari e temperature. Come spiega Nicolini «il controllo è necessario perché parliamo di aziende che allevano dai 200 ai 300 animali e investono il 50% della propria spesa in mangimi: meglio ridurre il più possibile». L azienda si è appena aggiudicata il premio Best Product alla fiera AgroFarm di Mosca con icalve 101, un sistema che permette di controllare le mucche in remoto e avvisare man mano che si avvicina il parto. la storia «L innovazione fredda produce parole, l innovazione calda evoluzione e progresso». Gino Mainardi, ad di Cobo, riassume così la sua strategia sul binario, congiunto, di innovazione e meccatronica. Il gruppo bresciano è tra i leader in produzione e progettazione di componenti elettrici per macchine agricole, veicoli industriali, auto e moto. L obiettivo è scalare il mercato di soluzioni integrate e forniture per veicoli offhighway. Secondo i quattro punti già fissati in agenda: «Il primo è fornire valore aggiunto a macchine di qualsiasi cilindrata. Il secondo, più che altro un obiettivo, sta nel ridurre componenti e aumentare prestazioni: fare di più con meno risorse. Il terzo punto è l hi-tech, inteso come spinta tecnologica. Il quarto è lavorare su nuovi sistemi integrati». l innovazione Integrata è la colonnetta sterzo, ultima arrivata nella famiglia Cobo: «È un dispositivo che centralizza i comandi di guida e permette a una persona di non distogliere mai lo sguardo», spiega Mainardi. Il prodotto farà il suo esordio a Louisville, nel Kentucky, all Icuee. Due i modelli in fase di lancio: uno a meccanica tradizionale e uno provvisto di steer by wire, il sistema di controllo automatizzato per il comando della guida. «Il volante stesso diventa un sensore e manda le informazioni necessarie alla centralina. Stiamo parlano della cabina per i veicoli di ultima generazione, dove l operatore diventa connesso e usa il suo smartphone come bridge per invio e ricezione di dati». Tutto quello che succede in cabina è geo-referenziato e connesso via Gps, grazie a una microscheda integrata nella colonnetta. «Un elemento decisivo per la telemetria e l e-service. Il beneficio maggiore è che ricevi tutto questo con quattro viti impiantate nel pavimento e un cellulare». Monete virtuali Il Bitcoin alternativo di Alessandro Longo milano Alcuni dei principali sviluppatori di Bitcoin puntano a introdurre una versione alternativa, che corregga i difetti della moneta virtuale. A partire dalla velocità CORBIS FOTOGRAMMA Innovazione L acceleratore alimentare di Alberto Magnani berlino La tedesca Metro si lancia nell innovazione d impresa avviando l esperimento globale di un acceleratore per le startup nell ambito delle tecnologie del food CORBIS 54 milioni di euro 15 milioni di euro 250 milioni di euro fatturato % quota di export sul fatturato 320 dipendenti fatturato 2014 (+30% dal 2009) 95% quota di export sul fatturato 85 dipendenti Politiche industriali Investimenti Competitività fatturato % circa quota di export sul fatturato dipendenti Open data Macroscopio da città di Pierangelo Soldavini milano Una piattaforma per leggere e visualizzare le tracce digitali lasciate dalle persone nella città. Per capire come si trasformano. È Urbanscope, la piattaforma messa a punto dal Politecnico di Milano le illusioni del possibile Una mattina qualunque di Aisha Cerami Sulla Luna piove. Il ticchettio delle gocce accompagna una ninna nanna lontana. Da qualche parte una zingara canta il suo amore per il piccolo che stringe tra le braccia E l industria si lancia verso il 4.0 La Germania ha messo a punto un piano. Anche l Italia ci sta lavorando a Una nuova era per l industria globale, un cambiamneto radicale che sta trasformando il modo di lavorare unendo il digitale, la connessione, la cloud, Big data, il digital manufacturing, l automazione industriale. In una parola sola l Industria 4.0, così com è stato definito il quadro che si va configurando per la quarta rivoluzione industriale. Il nuovo paradigma della produzione industriale totalmente automatizzata e interconnessa si fonda su nove tecnologie: cybersecurity, Big data, cloud computing, realtà aumentata, robotica, prototipazione rapida, radio frequency identification and tracking, superconnessione degli impianti e stampa 3D. A lanciare il sasso è stata la Germania - ma anche gli Stati Uniti hanno una loro iniziativa, nota come Smart Manufacturing Leadership Coalition - che quattro anni fa ha istituito un gruppo di lavoro dell industria per elaborare un quadro teorico entro cui muoversi e mettere a punto una strategia di politica industriale. Sono stati individuati sei principi per aiutare le aziende nell implementazione degli scenari dell Industria 4.0: - l interoperabilità: la capacità della Smart factory, dei sistemi robotici e degli essere umani di connettersi e comunicare tra loro attraverso l Internet of things; - la virtualizzazione: la possibilità di creare una copia virtuale della Smart factory attraverso la connessione di sensori con modelli virtuali e simulazioni; - il decentramento: la capacità dei sistemi robotici e di automazione di prendere decisioni autonome all interno della fabbrica; - i processi in tempo reale: la capacità di raccogliere e analizzare dati, restituendo immediatamente le deduzioni; - l orientamento dei servizi: l offerta di servizi, sia umani che robotici, attraverso l Internet of services; - la modularità: l adattamento flessibile delle Smart factory alle esigenze mutevoli attraverso la sostituzione o l espansione di moduli singoli. Il risultato è una forte customizzazione dei prodotti che permette di avere oggetti fortemente personalizzati grazie a un produzione (di massa) altamente flessibile e che va progressivamente smaterializzandosi. In questo ambito il digital manufacturing rappresenta un arma potente, così come la robotica avanzata e i sistemi di sensoristica. Ma, per esempio, un recente rapporto di McKinsey indica che la maggioranza dei manager è convinta che una maggior efficienza nella raccolta e nel trattamento dei dati possa risultare in un aumento del 25% della produttività. Anche l Italia ha messo in campo una task force per l Industria 4.0 che dovrebbe presentare a breve i propri risultati, in vista degli Stati generali dell industria, che dovrebbero tenersi a settembre. «Per portare la quota manifatturiera dall attuale 15% del valore aggiunto al 20% entro il 2030 occorrono 8 miliardi di euro di investimenti annui aggiuntivi in piattaforme digitali, software, robotica, gestione dei Big data e sistemi cloud», ha indicato Roberto Crapelli, ad di Roland Berger, società di consulenza che ha avuto un ruolo centrale nella task force. Quattro gli strumenti indicati per avviare la nuova strategia. In primo luogo un bond per finanziare progetti di sviluppo e rilancio aziendale, legati alle logiche e agli obiettivi dell Industria 4.0, collocabili presso investitori qualificati e, solo in seguito, al pubblico retail, da rendere appetibile mediante agevolazioni fiscali. Un secondo strumento sarebbe il conduit, «una società veicolo che integra e organizza un indotto di fornitura, automotive o aerospazio per esempio, per rafforzarne le capacità di finanziamento», spiega Crapelli. Inoltre i consorzi di ricerca raggrupperebbero una o più aziende e uno o più organismi di ricerca che condividono un progetto certificato. Ultimo tassello, la previdenza integrativa, cui spetterebbe convogliare sul tessuto industriale anche risorse a mediolungo termine. notiziario aumentato Nòva24Tech Il futuro in tempo reale Quello che il mondo dell'innovazione deve sapere su Nova24Tech, che segue ogni giorno l'hi-tech e la ricerca 2024 La tecnologia ci cambia la vita di Enrico Pagliarini La trasmissione di Radio24 dedicata alla tecnologia, in onda venerdì alle 22 e domenica alle 13. Ascolta il podcast

12 12 Il Sole 24 Ore 26 luglio 2015 Nòva24 n. 488 Frontiere Progetti Esperienze nòva aj Strategia Cloud computing Servizi L imperativo di Windows 10? Vincere la pc-dipendenza Alla Wpc di Orlando Satya Nadella suona la carica e prova a guarire Microsoft dalla sindrome del personal computer di Alessio Lana Os Il nuovo sistema operativo in dieci mosse di Alessio Lana roma Il 29 luglio sarà il giorno della svolta per Microsoft. Dimenticata l'esperienza di 8 e 8.1, Redmond salta una generazione e punta direttamente sul Windows 10. Il ruolo del sistema operativo è importante: portare nuovi utenti non solo verso i PC ma convincere le aziende al passaggio e, magari, far tornare in vita i Windows Phone. a La peggiore trimestrale di sempre accompagna il WPC, l'annuale incontro di Microsoft con i partner. Noi eravamo lì, a Orlando, faccia a faccia con un Satya Nadella che deve convincere chi vende i propri prodotti che quei 3,2 miliardi di perdite non sono un problema. Nadella è diverso, non striglia i suoi come è solito fare, è molto più calmo ma determinato. È l'alfiere della nuova Microsoft, l'uomo a cui non basta più avere in mano 90 per cento dei computer mondiali. È l'ecosistema a renderci unici, dice dal palco dimostrando di essere su posizioni opposte rispetto al predecessore. Ballmer credeva nei device, in una Microsoft unica, granitica, che vende servizi solo a chi ha comprato i propri dispositivi. Nadella invece viene dalla divisione server, è un esperto della nuvola e milita a favore dell'accesso universale. È uno dei pochi CEO che durante le presentazioni mostra dispositivi concorrenti, che cita più l'iphone del Lumia, più Linux che Windows. Secondo lui è il cloud la leva che le permetterà di avere di più da quel miliardo e mezzo di utenti che compra i suoi prodotti. E così la nuova strategia si basa su tre pilastri: la nuvola, la produttività e i consumatori. Il primo fronte è il più forte. Entrare nell'ecosistema Microsoft significa convincere le aziende a spostare i propri dati sul suo cloud, Azure, così Redmond può vendergli anche i propri servizi. Nessuno fa mistero che il nemico giurato è AWS, Amazon Web Services, i servizi di cloud computing di Bezos. Li stiamo battendo sul campo grazie all'estensione geografica della rete di server, alla velocità d'innovazione, alla quantità di investimenti e all'approccio multipiattaforma, spiega Phil Sorgen, responsabile a livello mondiale della rete dei partner. L'accento è proprio sull'apertura della nuvola di Microsoft: il 20 per cento del carico di lavoro dopotutto viene da Linux, meglio non farselo sfuggire. Il secondo pilastro è Office 365. La suite per la produttività si è dimostrata il prodotto di maggior successo negli ultimi quarant'anni dell'azienda e con la versione 365 cambia faccia. Grazie all'integrazione con Azure consente di collaborare e condividere i dati aziendali ma soprattutto di analizzarli. Non è più un aggregato di Word, Power Point ed Excel ma una piattaforma su cui le terze parti possono poggiare una serie di servizi per la gestione di tutta l'impresa. Terzo punto i consumatori. Il primato del PC come interfaccia d'accesso alla Rete è ormai passato, nei prossimi anni l'informatica non sarà più legata al singolo device ma al servizio, sarà liquida, racconta l'amministratore delegato per l'italia, Carlo Purassanta, facendo presagire le mosse del futuro. Non dobbiamo focalizzarci sui dispositivi come Apple e Samsung, continua, il nostro scopo è creare un'esperienza e qui entrano in gioco i prodotti più famosi di Redmond, primo tra tutti Windows 10 che negli alti ranghi del colosso non viene più visto come un sistema operativo ma un'app multipiattaforma. Dal telefono al tablet, passando per l'xbox, girerà ovunque, anche sui dispositivi per l'internet of Things così da non lasciare mai l'utente. Unire tutti i dispositivi ha anche l'obiettivo di attrarre quegli sviluppatori che hanno da tempo abbandonato Windows Phone. L'idea è di offrirgli una piattaforma unica in cui basta cambiare poche righe di codice per adattare le proprie creazioni a tutti i dispositivi, sintetizza Purassanta. Come a dire che puoi creare app per 400 milioni di device Apple, per 700 milioni di Android oppure dedicarti ai due miliardi di Windows 10 che contano di raggiungere in due anni. Ed eccoci arrivati all' esperienza, termine che qui a Orlando è più concreto di quanto si pensi. Prendiamo l'xbox. Nella nuova Microsoft non è più solo una console ma il cappello sotto cui cade tutto il comparto gaming, musicale e cinematografico dell'azienda. Quel nome non definisce più una macchina da gioco ma l'idea stessa del divertimento espresso sotto forma di giochi, film e canzoni. Anche qui non importa il dispositivo: Xbox sarà presente ovunque sarà anche Windows 10. Insomma, sembra tutto così dematerializzato e lontano dall'hardware da far pensare a una Microsoft di soli servizi, c'è chi non è d'accordo. Noi facciamo ancora tanto hardware!, afferma con inaspettata veemenza Sorgen. Abbiamo mouse innovativi, Xbox, Hololens, Surface... e potrei continuare all'infinito. Vero, ma come ha detto Nadella il comparto hardware sarà sempre più residuale. Se nessun produttore si farà avanti per costruire dispositivi Windows, vorrà dire che li faremo noi, dice il CEO, spiegando in tralice la strategia dietro a Nokia-Lumia. I licenziamenti annunciati pochi giorni fa e i 18 mila del 2014 sono un'ulteriore prova dell'evoluzione. L'azienda finlandese è la massima espressione del Ballmerismo, della presenza totale. Ora si è più liquidi e sul fronte device si rimane solo nei campi d'eccellenza. Il Surface è nato per creare un mercato che non c'era, quello dei tablet Windows ad alte prestazioni ( Vorrà dire che li faremo noi, insomma). Sui telefoni il COO Kevin Turner segue la stessa linea: Non stiamo abbandonando il campo ma ci stiamo riorganizzando a favore della profittabilità e della crescita. Vale a dire pochi prodotti, tutti premium e con un'occhio speciale per le aziende. Facile leggere la volontà di colmare il vuoto di BlackBerry ma non solo. Gli smartphone rimangono strategici nel breve periodo, sono il principale punto di accesso a quell'ecosistema che non abbandona mai l'azienda e Microsoft ne ha bisogno per riguadagnare quote. E vista la trimestrale, ne ha davvero bisogno. Videogiochi Sei videogiochi per superare le vacanze di Luca Tremolada milano Per chi parte ma anche e sopratutto per chi resta: agosto è il mese perfetto per giocare senza troppe distrazioni. Abbiamo scelto un gioco per ogni piattaforma, dalla Xbox One fino agli smartphone. Astenersi addicted di giochini perditempo solo giochi-romanzo per passare l estate. Aerei Il viaggiatore sarà più connesso di Antonio Dini milano Il viaggiatore del futuro sarà sempre più connesso. Per consentire l'offerta di servizi inediti e la capacità di passare, senza soluzioni di continuità, attraverso un mondo fatto di sensori, sistemi wireless e flussi di dati via cloud. Oggi il settore del trasporto aereo civile si sta digitalizzando a tappe forzate. Analisi Tutti contro i lettori di cervello Progetti Le tecnologie dell Expo di Milano di Gianni Rusconi milano Dai totem al supermercato: le tante anime digitali di Expo Le tecnologie sono sviluppate su tre livelli: infrastrutturale, applicativo e social. In concreto la smart city, i servizi digitali per i visitatori e gli espositori e l'app mobile ufficiale. di Luca Tremolada a A settembre per alcuni di noi inzia l anno. È un mese che dice ripartenza, movimento, nuove cose. A settembre sapremo qualche cosa sul nuovo sistema operativo Android, avremo una idea più chiara su Windows 10 e potremo iniziare il conto alla rovescia per il debutto di Oculus. Potrebbe pure essere svelato il nuovo iphone. Ma quello che non accadrà, e ne siamo certi, è l arrivo dei lettori delle onde celebrali. Nell aspetto sembrano i cerchietti per le bambine, con qualche bottone attaccato. Parliamo di una generazione di gadget che da almeno tre anni è di casa nelle principali fiere dell elettronica di consumo ma ciononostante non riescono a compiere il grande balzo nella grande distribuzione. Tecnicamente sono Bci (brain control interface), elettroencefalografi tascabili che misurano le onde celebrali e le traducono in segnali digitali. Neurosky, il consorzio BrainGate, Neurovigil e numerossisi dipartimenti di ingegneria in tutto il mondo hanno ampiamente superato la fase prototipale. Qualche kit si trova online ma non è mai semplice farseli spedire. Poi perché farseli spedire? A cosa servono? Questa è la vera domanda. In teoria possono, anzi vogliono rilevare gli stati mentali, cioè stress, stanchezza e i livelli di concentrazione. In realtà questi gadget che leggono la mente hanno funzioni molto limitate. Certamente non interpretano i pensieri e allo stato attuale sono strumenti ancora da affinare. L'ostacolo da superare sono i rumori generati dall'attività elettrica di oggetti e persone. Eppure dopo la realtà virtuale sono l unico vero trend all orizzonte. Sono i gadget-totem per eccellenza. Ci aiutano a comprendere meglio il cambio di verso della tecnologia consumer. Senza moralismi o arrocamenti a difesa dell idea di privacy dobbiamo arrenderci al fatto che gli oggetti elettronici ci guardano sempre più da vicino. Il corpo umano è una macchina in grado di produrre una quantità enorme di dati. Ognuno di noi può generare 150mila miliardi di Gb di informazioni. E con l'evoluzione dei device, questo processo crescerà ulteriormente. Non c entra la privacy o i timori da Grande Fratello (chi ci osserva lo conosciamo benissimo). Questi gadget vanno compresi a fondo e utilizzati con maestria. Perché nel lungo periodo sapranno rivelarci molte cose di noi stessi. Cose che non sapevamo di sapere. Software Come si affrontano le locuste? di Sergio Luciano roma Rivoluzione digitale è quando un'innovazione archivia un luogo comune secolare. Per esempio l'impossibilità di trovare un ago in un pagliaio. «Sì, oggi gli operatori che combattono la piaga delle locuste nel mondo, trovano il classico ago nel pagliaio con la tecnologia elocust3d»: parola di Patrick Hogan (il primo a sinistra), responsabile del progetto World Wind alla Nasa. video invaders L inclusione, che cinema! di Cristina Tagliabue Ad un festival come il Giffoni Film Festival accade che 34 web talent dai 18 ai 26 anni con la supervisione di tre ricercatrici, due psicologhe e una psicolinguista abbiano sviluppato in una gara contro il tempo Kibu, un videogioco didattico per bimbi con disturbi dello sviluppo e normodotati, che alleni le loro funzioni cognitive. Una pillola video racconta come

13 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 Mondo 13 Tre fronti. Oltre allo Stato islamico, obiettivo di Erdogan sono i militanti e il partito Hdp Ankara attacca l Isis ma nel mirino ha i curdi Bombardate le postazioni in Iraq. Il Pkk: saltata la tregua Alberto Negri pla Turchia del presidente Tayyip Erdogan e del primo ministro Ahmet Davutoglu combatte su tre fronti: l Isis, i curdi e quello interno, tre sfide che si incrociano nell Anatolia del Sud-Est, il nome ufficiale della terra curda, in una battaglia militare ma anche politica per recuperare il terreno perduto dall Akp alle elezioni del giugno scorso. Diyarbakir, non Incirlik, appena diventata la base internazionale della lotta al Califfato, è il vero quartier generale dello scontro bellico più rilevante per le forze turche. Superata un ansa del Tigri, Diyarbakir compare all improvviso con la sua cinta muraria di basalto nero, la più lunga fortificazione del mondo dopo la Grande Muraglia cinese, esempio di imponente architettura militare che racconta la storia di eserciti e imperi alle porte della Mesopotamia. Qui comincia l aerea popolata dai curdi, il 20% su 75 milioni, a chilometri dal Bosforo, in una Turchia immersa nel vortice delle guerre del Medio Oriente alle frontiere con Iraq, Iran e Siria, che confina con il Califfato per oltre 300 chilometri. È da Diyarbakir che decollano i caccia turchi F-16 che bombardano le postazioni del Pkk nel Nord dell Iraq, in mano a Massud Barzani. Dopo aver colpito l Isis in Siria, la Turchia ha sferrato un attacco senza precedenti contro i separatisti curdi del Pkk, accusati di una serie di attentati seguiti alla strage di lunedì scorso a Suruc, quando un kamikaze jihadista aveva ucciso 32 militanti socialisti turchi e curdi. Nei raid sono stati colpiti i santuari della guerriglia sui monti iracheni di Qandil dove ha sede il comando del partito. Il Pkk ha risposto con il rapimento di 15 operai turchi al confine tra Siria e Iraq. Ankara ha ottenuto ieri il primo fatale risultato: mentre l Isis accusava la Turchia di essersi schierata «a fianco dei crociati», il Pkk ha dichiarato che è saltata la tregua del 2013 concordata in carcere dal leader storico Abdullah Ocalan, dopo che nel 2012 l allora premier Erdogan aveva avviato negoziati per mettere fine a un conflitto che si trascina da 31 anni, costato 40mila morti, tremila villaggi curdi bruciati e centinaia di vittime civili. È crollato il pilastro di quella che doveva essere la nuova strategia di Ankara ma in realtà questo negoziato era già entrato in crisi profonda quando il partito curdo Hdp è entrato i Parlamento, superando, per la prima volta nella storia, la soglia di sbarramento del 10 per cento. È stato questo successo elettorale il segnale che Erdogan e il premier Davutoglu stavano perdendo la loro sfida sia sul piano geopolitico che su quello interno. È scattata la sindrome di Sévres, dove nel 1920 si spartì l impero ottomano. Ai confini turchi i successi delle forze curde siriane del Rojava contro il Califfato rischiavano di consolidare un entità curda in Siria collegata con una continuità territoriale al Kurdistan iracheno mentre il partito islamico Akp perdeva l eclatante maggioranza che gli ha consentito di dominare la scena turca per 13 anni e giungere a un passo dall insediamento di una repubblica presidenziale. VIAGGIO IN KENYA Obama: l Africa sia il motore della crescita globale pl Africa deve essere «il motore della crescita globale». Lo ha detto Barack Obama nel suo secondo giorno in Kenya, parlando a una platea di imprenditori a Nairobi. Il presidente americano ha rivolto un appello perché le donne siano più coinvolte nella vita economica del Paese. «Se metà della tua squadra non sta giocando, hai un problema», ha sottolineato. Più tardi, in conferenza stampa con il presidente Uhuru Kenyatta, Obama ha attaccato la corruzione, «principale ostacolo a una crescita più rapida del Kenya». APPROFONDIMENTO ONLINE Investimenti americani per un miliardo di $ Obama ha preso parte al vertice sull imprenditorialità africana Serviva una rivincita e la guerra al Califfato rientra in questa svolta di Ankara. La Turchia, dopo mesi di riserve e ambiguità, si è quindi unita alla campagna aerea della coalizione anti-isis guidata dagli Usa soprattutto con uno scopo, politico e militare: dare la caccia ai curdi del Pkk e mettere con le spalle al muro il partito Hdp, accusato anche ieri da Davutoglu di non rescindere i legami con il Pkk. Poi ci sono gli obiettivi strategici regionali: dopo l accordo di Vienna sul nucleare, la Turchia aveva visto intaccato il suo ruolo storico di guardiano del fianco Sud della Nato e doveva reagire all influenza crescente dell Iran che a Damasco sostiene da sempre Bashar Assad. La guerra al Califfato adesso permette alla Turchia non solo di avere una no fly zone ma di creare all interno della Siria delle aeree protette dove contenere la massa dei profughi (1,7 milioni) ed estendere il suo raggio d azione nella provincia di Aleppo e in Kurdistan. Si spiega così anche la reazione del presidente del Kurdistan iracheno Massud Barzani che in una telefonata al premier Davutoglu ha condannato i raid aerei contro il Pkk nel suo territorio. Erbil è uno dei maggiori fornitori di petrolio di Ankara, ma anche il curdo Barzani, oltre a quelli in dollari sonanti, deve fare dei calcoli legati alla sua sopravvivenza. Soprattutto se la coalizione intende sferrare l offensiva a Mosul contro il Califfato: è qui che le grandi manovre del Levante saranno messe alla prova. Agli Stati Uniti servono le milizie sciite e quelle curde sul terreno, allora Washington misurerà se la Turchia ha svoltato davvero. C è, per ora, da dubitarne. REUTERS Prove generali. Alcune navi container hanno attraversato il nuovo braccio del Canale di Suez in attesa della inaugurazione prevista il prossimo 6 agosto Il Canale raddoppia. Realizzata in tempo record, l opera è legata a un grande piano di sviluppo e investimenti Al via il nuovo Suez, orgoglio dell Egitto di Roberto Bongiorni Per realizzarlo ci vollero 10 anni di lavori, investimenti immani, e un esercito di un milione e mezzo di operai, di cui 125mila persero la vita in buona parte falcidiati dalla malaria e dal colera. Il 17 novembre del 1969 fu una giorno che passò alla storia. Perché veniva alla luce un sogno coltivato per quasi tre millenni. Per l occasione Giuseppe Verdi compose l Aida su commissione del Governo egiziano. Quel canale, progettato dall ingegnere italiano Luigi Negrelli, rivoluzionava il commercio marittimo mondiale. Anziché circumnavigare l Africa sull Oceano Atlantico lungo la rotta del capo di Buona Speranza, le navi potevano raggiungere il Mar Rosso direttamente dal Mar Mediterraneo percorrendo una stretta via d acqua lunga 163 km. Il 6 agosto 2015 sarà un altra data importante, dal sapore storico. Alla presenza di decine capi di Stato e di governo verrà inaugurato il Nuovo Canale di Suez, un canale parallelo lungo 35 km in affiancamento all esistente oltre all ampliamento e l approfondimento dell attuale Canale per una tratta di 37 km. La realizzazione è avvenuta davvero in fretta. Un anno preciso da quel 6 agosto 2014, quando il presidente Abdel Fattah al-sisi annunciò l ambizioso progetto definendolo «Il regalo dell Egitto al mondo». Da tempo il Cairo si era fissato questo obiettivo: permettere il transito contemporaneo di un numero maggiore di convogli, raddoppiandone la capacità. Fino a oggi attraverso il Canale, che grazie ai nuovi lavori è stato dragato alla profondità di 24 metri, transita ogni anno il 7-8% del totale delle merci movimentate a livello mondiale. Tradotti in numeri sono passate 822 milioni di tonnellate di prodotti nel 2014, di cui 416 nella direzione Nord-Sud e 406 da Sud a Nord, precisa un dettagliato studio 11 ore Il tempo di transito Con il nuovo Canale il tempo verrà ridotto da 18 a 11 ore elaborato SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Centro Studi Collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo). È solo la prima fase di un grande progetto in tre stadi. E ora cosa cambierà? I vantaggi sono importanti. In termini di tempi di percorrenza del Canale, di numero e stazza delle navi che transiteranno, di entrate per il Governo egiziano. Il tempo di transito scenderà da 18 a 11 ore e potranno passare anche le navi di più grossa dimensione. Inoltre, precisa lo studio, si stima che possa generarsi un risparmio medio di circa il 4% dei costi operativi totali per ciascun vettore. Per l Egitto voluto da al-sisi era una scelta quasi obbligata. Troppo lunghi i tempi attesa, troppe le strozzature. E troppo rapido l incremento del traffico internazionale di navi per non fare qualcosa. Nel corso dell ultimo decennio, i traffici di attraversamento del Canale sono cresciuti di oltre 300 milioni di tonnellate fra il 2004 e il 2014, periodo in cui si è passati da circa 520 a 822 milioni di tonnellate. Quanto alle entrate, quelle generate dal Canale di Suez sono state pari a 4,1 miliardi di dollari nel periodo luglio-marzo 2014/15, (5,2 miliardi l anno) con un incremento del 2,5% sullo stesso periodo 2013/2014. Se questa nuova capacità fosse pienamente utilizzata, alle tariffe attuali produrrebbe un potenziale incremento dei ricavi fino a 13,3 miliardi al Ecco perché gli egiziani ci credono, fermamente. E quando il Governo del Cairo si è appellato ai cittadini per finanziare il progetto hanno risposto in massa. Tanto che la vendita di obbligazioni ha raccolto i 6,5 miliardi necessari in soli 8 giorni (il costo stimato dell intero progetto è di 8,2 miliardi di dollari). «Vedere gli egiziani attendere pazientemente in fila davanti alle banche per finanziare con i loro risparmi l espansione del Canale dà l idea delle aspettative che la popolazione nutre dal progetto e l orgoglio che accomuna gli egiziani davanti a quest opera», spiega al Sole-24 Ore Khaled AbuBakr, co-presidente del Business Council italo-egiziano. Insieme al Nuovo Canale, il Governo egiziano ha lanciato il progetto Suez Canal Corridor Area Project (SCZone), un enorme piano di investimenti che punta a rendere la regione del Canale un centro di sviluppo economico, grazie alla realizzazione di centri di ricerca, poli industriali e aree dedicate alla logistica. Il progetto SCZone intende portare sviluppo in tre aree della regione che presentano immediata disponibilità di spazi infrastrutturabili: Port Said a Nord del Canale, Qantara (Ismailia) a metà e Ain Sokhna, a Sud, nel Golfo di Suez. L obiettivo è competere con le principali regioni logistiche europee e mediorientali, come Rotterdam, Jabel Ali e Amburgo, «La grande area industriale che verrà costruita lungo il Canale continua AbuBakr - rappresenta una grande potenzialità di sviluppo per l economia egiziana. In questi grandi progetti infrastrutturali credo fermamente che le imprese italiane, e mi riferisco anche alle piccole e medie imprese, svolgeranno un ruolo davvero importante. Hanno il know how che noi cerchiamo e la nostra relazione commerciale è più che consolidata». Terminata la terza fase (entro il 2050) il nuovo Canale di Suez potrebbe garantire all Egitto dal 30 al 35% delle risorse per l economia del Paese. N. R.G. 1832/2015 Nella causa civile iscritta al n. r.g. 1832/2015 promossa da: ASSOCIAZIONE MOVIMENTO CONSUMATORI [ ] TRIBUNALE ORDINARIO di CUNEO Sezione CIVILE contro BANCA REGIONALE EUROPEA S.P.A. [ ] Il Giudice Massimo Scarabello, a scioglimento della riserva assunta all udienza del 08/06/2015, ha pronunciato la seguente ORDINANZA in accoglimento del ricorso proposto da Associazione Movimento Consumatori, fa divieto a Banca Regionale Europea spa di dar corso a qualsiasi capitalizzazione degli interessi passivi sui contratti di conto corrente (già in essere o ancora da stipulare) ordinario di gruppo, conto non residenti divisa euro, easy money transfer, conto ubi gold, servizio bancario di base ; ordina a Banca Regionale Europea spa di provvedere, entro 15 giorni dalla notificazione del presente provvedimento, a inserire sulla home page del proprio sito web il dispositivo della presente ordinanza, nonché di darne comunicazione, entro il medesimo termine, a ciascun correntista, con le modalità previste per le comunicazioni con ciascun cliente; ordina a Banca Regionale Europea spa di pubblicare, a sua cura e spese, entro 30 giorni dalla comunicazione del presente provvedimento, il dispositivo di questo provvedimento sui quotidiani Il Sole 24 Ore, La Repubblica, La Stampa, in formato non inferiore a mezza pagina; condanna Banca Regionale Europea spa a rifondere a Associazione Movimento Consumatori le spese del giudizio che liquida in euro ,00 per compensi, oltre rimborso forfettario spese generali, spese per contributo unificato e bolli, accessori come previsti per legge. Si comunichi. Mondovì, 29 giugno 2015 Il Giudice Massimo Scarabello

14 Domenica 26 Luglio 2015 IL GIORNALE DELL ECONOMIA REALE ALIMENTARE I NUMERI ,6% DELLA SETTIMANA mln L offerta del gruppo Lavazza per la francese Carte Noire 24ImpresaTerr COMMERCIO ESTERO Crescita delle esportazioni extra Ue a giugno 2015 su giugno 2014 Reportage. L impatto sul Pil nazionale calcolato dalla Svimez nei tre anni di inchiesta e di attività ridotta dello stabilimento di Taranto La crisi Ilva è costata 10 miliardi Ripercussioni pesanti anche sugli investimenti (-2 miliardi) e sull export (-4,5 miliardi) PUGLIA Paolo Bricco TARANTO. Dal nostro inviato pe, così, in tre anni sono andati in fumo 10 miliardi di euro di Pil. Per la precisione 9,87 miliardi di euro. Su richiesta del Sole 24 Ore, la Svimez ha adoperato il suo modello econometrico per valutare l impatto della vicenda Ilva sul sistema industriale del Paese. I numeri lasciano senza fiato. La Svimez ha calibrato il suo modello sull effettivo utilizzo nei tre anni di tempo della dotazione produttiva di quello che, un tempo, è stato l impianto siderurgico più grande d Europa. Questa analisi certosina ha tenuto conto dell andamento reale che ha visto i quattro altoforni del ciclo integrale di Taranto ora a turno - in piena attività, ora in parziale funzionamento, ora sequestrati dalla magistratura e ora sottoposti a ristrutturazioni. La stima effettuata dal gruppo di lavoro coordinato dall economista Stefano Prezioso ha tenuto conto anche dei modelli analitici di Ipres e di Remi-Irpet. Il modello econometrico della Svimez non ha stimato gli effetti soltanto sul Pil italiano. Ha fatto lo stesso anche su altri indicatori. Il risultato appare radicale e duraturo. Prima di tutto per il nostro sistema industriale. Il rallentamento dell acciaieria ha provocato, fra il 2013 e il 2015, una perdita secca di investimenti fissi lordi pari a 2,19 miliardi di euro. Meno denaro e meno tecnologie sono dunque affluiti nelle vene profonde del nostro paesaggio produttivo. Con un effetto cascata, la propensione all export della nostra economia si è indebolita. E non di poco: in questi tre anni, a causa dell affaire Ilva l export è caduto di 4,45 miliardi di euro. E, naturalmente, è stata stimolata la produzione all estero, con i concorrenti della società italiana che sono entrati sul nostro mercato come il coltello nel burro: l import estero è aumentato di 1,78 miliardi. In questo contesto, l Ilva ha avuto conseguenze anche sulla società italiana. Secondo il modello econometrico della Svimez, infatti, fra il 2013 e il 2015 la perdita cumulata di consumi delle famiglie espressione diretta e indiretta della crisi dell acciaieria è stata pari a 1,45 miliardi di euro. Questi numeri, stimati dalla Svimez con criteri prudenziali, nella loro cruda dimensione quantitativa non rivelano del tutto la natura pervasiva della destrutturazione che l Ilva ha sperimentato in questi tre anni. Il problema di alcuni settori, in questo caso la siderurgia, è che la perdita di competenze, collegata a ripetuti traumi, non si ricostruisce con facilità e rapidamente. Dunque, sul medio e lungo periodo vi saranno ancora altre, e più durature, conseguenze. Il tutto è solamente l inizio. D ora in poi ci si muove in terra incognita. I perimetri di questa terra incognita saranno definiti nei prossimi mesi, nei prossimi anni, nei prossimi decenni dalla miscela composta da un lato dalle conseguenze reali dell ultimo conflitto fra Procura di Taranto e Governo e dall altro dal naturale dispiegarsi dell attuale degenerazione della fisiologia industriale e finanziaria dell organismo Ilva. Primo aspetto: il tema del conflitto fra magistratura e impresa. Il gesto compiuto venerdì scorso i carabinieri inviati dai magistrati di Taranto dentro la fabbrica ad identificare i diciannove operai presenti all apertura dei EFFETTI COLLATERALI/1 Parallelamente alla riduzione del commercio con l estero il rallentamento dell acciaieria ha favorito le importazioni dei concorrenti internazionali EFFETTI COLLATERALI/2 Tra il 2013 e il 2015 la perdita cumulata di consumi da parte delle famiglie è stata pari a 1,45 miliardi di euro sigilli dell altoforno 2, successiva al decreto del Governo delinea lo scenario peggiore: il Governo potrebbe pensare alla chiusura dell altoforno 2, a cui per ragioni di sicurezza e di «funzionamento» industriale dovrebbe seguire quello dell altoforno 4. Così, l acciaieria verrebbe di fatto spenta. Resterebbero le macerie industriali. Il problema ambientale ereditato dall Italsider e dell Ilva dei Riva diventerebbe irrisolvibile (ricordate Bagnoli? La scala qui è ben maggiore). La questione sociale assumerebbe tinte fosche: bisognerebbe gestire l uscita dal mondo di lavoro di dipendenti diretti dell Ilva e di 6mila occupati indiretti a Taranto, più quella degli 800 dello stabilimento di Novi Ligure e quella dei di Genova. La voragine finanziaria diventerebbe incolmabile. Anche l altro scenario senza indulgere in quello apocalittico appare non semplice. La struttura guidata da Massimo Rosini, Gigantesco. Lo stabilimento Ilva che domima Taranto FOTOGRAMMA Gli effetti dell affaire Ilva sull Italia e sulla Puglia Quota % media cumulata persa; Valori assoluti in milioni di euro. Dati IMPATTO IN ITALIA PIL ,3-0,6% IMPATTO IN PUGLIA PIL Import estero ,4-4,5% Fonte: Svimez Import estero 1.781,6 0,4% - - Consumo delle famiglie ,8-0,2% Consumo delle famiglie -988,3-2,1% Investimenti fissi lordi ,0-0,8% Investimenti fissi lordi -758,9-5,7% Export estero ,3-1,1% Export estero ,9-12,6% ex capo delle operations di Indesit, ha una cifra non industrialista, ma manageriale. Per esempio, sta lavorando con grande impegno sul circolante e sull equilibrio aziendale dei conti operativi. Un approccio di razionalità economica, che sarebbe perfetto per una impresa in condizioni di normalità e non di costante eccezionalità. La destrutturazione, nel rapporto fra industria e mercato, appare però drammatica. E appare la conseguenza di una stratificazione di scelte che si sono susseguite in questi tre anni, iniziati il 26 luglio del 2012 con il sequestro dell acciaieria e l arresto dei Riva e dei loro principali collaboratori, in un procedimento basato sull accusa di disastro ambientale e su 174 persone morte fra 2005 e 2012 per l inquinamento. Regge, per ora, il rapporto della produzione di Novi Ligure con l automotive. Anche se Taranto ha perso le forniture dello stabilimento Fiat-Chrysler di Melfi, che preferisce ormai approvvigionarsi con i produttori coreani. La chiusura dell acciaieria 1, essenziale per le lamiere, ha slabbrato le relazioni con i grandi gruppi dell edilizia e delle infrastrutture. Sono venute meno molte certificazioni, indispensabili per lavorare con i tubi dell Oil and Gas. C è, poi, negli stabilimenti in particolare a Taranto - un problema di organizzazione industriale, con la sedimentazione di nuove competenze provenienti da altri settori non siderurgici - che le diverse gestioni succedutesi alla guida dell azienda hanno portato da fuori e con i vuoti che si sono venuti a creare soprattutto nei reparti più operativi per il congelamento di professionalità giudicate troppo legate alle vecchie leadership proprietarie (i Riva) e manageriali (l ex commissario Enrico Bondi). Infine, esiste la questione della finanza di impresa: nel senso del profilo di cassa e nel senso degli effetti sulla liquidità e sulla posizione debitoria dell intermittenza sperimentata dall acciaieria. Il profilo di cassa è basato sui 70 milioni di euro ottenuti nei mesi scorsi dalla vendita delle quote di CO2, sui 156 milioni di euro versati da Cdp attraverso Fintecna, sugli 70 milioni prestati dalle banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco Popolare) e sui 100 milioni di euro versati alla società a fine giugno dalla Cdp, prima tranche del finanziamento di 330 milioni con cui la piccola Iri è intervenuta nella partita. Ci sono poi gli effetti sulla finanza di impresa del funzionamento a intermittenza dell acciaieria, un problema strutturalmente e concettualmente enorme, dato che fabbriche di questa dimensione e con queste strutture dei costi perdono a bocca di barile sotto un certo livello di attività. L Afo 1 dovrebbe ripartire se l intera operazione di «riaccensione» dell'altoforno con fornitori funzionerà senza intoppi il 1 agosto. La gestione Bondi, che contava sul funzionamento degli Afo 2, 4 e 5, perdeva fra i 35 e i 40 milioni di euro al mese. L Afo 5, che da solo vale il 40% della capacità produttiva dell impianto, è spento. Da marzo a luglio, con gli Afo 2 e 4, l Ilva ha prodotto perdite operative e industriali (puramente da ciclo produttivo, dunque senza calcolare il peso salariale mitigato dai contratti di solidarietà) che si possono approssimare in un centinaio di milioni di euro al mese. Dal 1 agosto gli Afo 1, 2 e 4 nell ipotesi che il Governo non decida di spegnere l acciaieria di fronte alla resipiscenza dello scontro con i magistrati - saranno in funzione e, con gli attuali ritmi di produzione, dovrebbero attestarsi su una perdita da ciclo produttivo stimabile in 65 milioni di euro al mese. Tutto questo si inserisce su un profilo patrimoniale che nei primi due anni di commissariamento ha visto bruciare 2,5 miliardi di euro di patrimonio netto: il 30 settembre del 2014, la somma di capitale sociale più riserve ammontava a 1,096 miliardi di euro. Interpellata dal Sole 24 Ore, la struttura commissariale ha preferito non rivelare il valore del patrimonio netto al 30 giugno di quest anno. Di certo, l azienda non è ancora del tutto saltata in aria proprio grazie all utilizzo di quel miliardo di euro di capitalizzazione residua che c era dieci mesi fa. Fra morti e ambiente, politica e giustizia, industria e finanza ci sono poi i piccoli particolari rivelatori. La complessità di quello che è ormai l enigma Ilva è ben rappresentato da un casco giallo, da un casco rosso e da un casco bianco. Il giallo è dei capisquadra, il rosso degli operai e il bianco degli impiegati. Qualunque cosa capiti al di fuori dell acciaieria, ogni uomo ha in testa un casco. Oggi, però, i colori non corrispondono più alla funzione. I copricapi ci sono. E la sicurezza, in questo, è garantita. Ma non esiste più per una questione economica e organizzativa - il numero giusto di caschi. Il colore che ognuno si ritrova sulla testa è casuale. Un piccolo curioso dettaglio, in una storia drammaticamente grande. Seconda di due puntate La prima puntata è stata pubblicata il 25 luglio Tragedia. Domani incarico per l autopsia Scoppio in fabbrica: sequestro probatorio per l area coinvolta Vincenzo Rutigliano MODUGNO (BARI) pil conto delle vittime è salito a otto con la morte, ieri sera, nel reparto di rinimazione del Policlinico di Bari, dell operaio 20enne Riccardo Postiglione. Non vi sono dispersi, assicurano i vigili del Fuoco, ma le condizioni gravissime di Michele Bruscella, uno dei soci dell azienda di fuochi pirotecnici saltata in aria,alle 12,28 di venerdì, nelle campagne tra Modugno e Bitritto, fanno temere altre vittime. Bruscella, salvato da uno dei suoi dipendenti dopo aver forzato il cancello, semi distrutto, dell azienda («era una torcia,era tutto acceso»), ha infatti ustioni sull 85% del corpo ed è ricoverato al centro grandi ustionati dell ospedale Perrino di Brindisi. Lotta per la vita ferito da un lavoro che 50 anni fa si è già preso suo padre, il fondatore, a causa di un analoga esplosione,e suo cognato ucciso venerdì dallo scoppio. In un altro ospedale, ma del capoluogo regionale, al Policlinico, è ricoverato nel reparto di rianimazione Michele Pellicani, cugino dei titolari della ditta nota in tutta Italia per le sue forniture di fuochi pirotecnici. Gravi anche le condizioni di un altra delle persone ricoverate in ospedale.tra morti e feriti resta il racconto drammatico di alcuni testimoni. Su tutti quello di Antonio un operaio della fabbrica saltata in aria: «Se ho visto cosa c è lì dentro? Si, che l ho visto. Ci sono solo pietre annerite. È difficile persino riconoscere i corpi. Non sono più corpi. Quelli interi, non sono più grandi di 50 centimetri. Il fuoco li ha divorati». L operaio aveva fra le vittime molti amici e, appresa la notizia, lui che è di San Severo, è corso sul posto, quasi fosse un miracolato, un posto in cui si avverte ancora ora l odore acre dei fuochi d artificio fino a ieri associato a momenti lieti. Sono intanto proseguiti, per tutta la giornata di ieri, i rilievi dei vigili del Fuoco e degli esperti della polizia scientifica per ricostruire, a loro volta in sicurezza, le cause dell incidente che ha coinvolto lo stabilimento (la struttura è stata completamente rasa al suolo), la pineta circostante e i campi agricoli adiacenti. Tutte queste aree sono state messe in sicurezza dopo essere state piantonate, per tutta la notte tra venerdì e sabato, dai carabinieri della compagnia di Modugno. Nel sito, infatti, sono stati individuati fuochi ancora inesplosi nonostante gli scoppi programmati fatti venerdì, a ripetizione, dagli artificieri dei vigili del Fuoco. Tutta l area coinvolta è stata posta sotto sequestro probatorio su disposizione della procura della repubblica di Bari che procede per disastro colposo contro ignoti. Tra le tante ipotesi sulla dinamica dell esplosione, vi è quella, fatta subito dopo un sopralluogo nell area, del numero 2 del comando provinciale dei vigili del Fuoco di Bari, Enrico Curzio. «L esplosione nella fabbrica dice sarebbe avvenuta vicino alla zona di lavorazione, ma che cosa l abbia provocata non siamo ancora in grado di dirlo. Meglio non parlare in questa fase aggiunge perché c è un indagine in corso e accertamenti che dovranno essere effettuati. È prematuro, prima delle verifiche, propendere per un ipotesi piuttosto che per un altra». IL BILANCIO Il conto delle vittime è salito a otto: è morto al Policlinico di Bari Riccardo Postiglione. Tra i feriti il più grave è Michele Bruscella, socio dell azienda È certo però che tutta l area dei laboratori è andata completamente rasa al suolo e che è stata risparmiata dall esplosione la vicina polveriera, il deposito di polvere da sparo che fa parte della fabbrica, tenuta sempre sotto controllo e ormai inoffensiva. La prossima settimana, con ogni probabilità domani, sarà conferito l incarico per l autopsia ad un collegio di consulenti coordinato dal medico legale del Policlinico di Bari, Francesco Vinci, che si occuperà degli accertamenti istologici e genetici finalizzati all identificazione dei corpi delle vittime.il sindaco di Modugno, Nicola Magrone, ha proclamato il lutto cittadino per oggi e per il giorno in cui si terranno i funerali delle vittime. LA VICENDA Il bilancio Il conto delle vittime nell incidente alla fabbrica di fuochi pirotecnici di Modugno, a Bari, è salito finora a otto. A questi si aggiungono i cinque feriti di cui uno (è tra i soci dell azienda) resta in condizioni molto gravi Le indagini I vigili del fuoco e gli esperti della polizia scientifica sono al lavoro per individuare le cause dell incidente che ha coinvolto lo stabilimento. Tutte le aree sono state messe in sicurezza dopo essere state piantonate dai carabinieri per tutta la notte tra venerdì e sabato Vendite per corrispondenza. Decretato il fallimento della società che pubblicava il celebre catalogo, antesignano dello shopping online Addio a Postalmarket, vetrina di un epoca di Katy Mandurino Èstato l antesignano dell ecommerce, la versione cartacea dello shopping online. Quando arrivava nella casella postale era - soprattutto per le clienti di sesso femminile - un piccolo avvenimento, perché, da qualsiasi luogo, era come se ci si collegasse con il mondo intero: suscitava la sensazione di essere all interno del grande contenitore della moda, che si poteva toccare con mano ed era a portata di ordine. Per non parlare del momento in cui arrivava il pacco: una festa, come recitava lo slogan, anche a molte settimane dall ordine. Un assaggio di globalizzazione che, proprio perché centellinata e facile da approcciare, dava gioia e un ancora sconosciuto senso di modernità. Postalmarket era questo ed altro ancora tra gli anni Settanta e Novanta e il suo fallimento, decretato dal tribunale di Udine sulla AL CAPOLINEA Dopo il commissariamento e un tentativo di rilancio all inizio del 2004, l attività si è defintivamente arresa al boom dell e-commerce base dell istanza presentata dall amministratore straordinario del Gruppo Bernardi, società di abbigliamento con sede a Ronchis (Udine) che aveva rilevato il catalogo per corrispondenza nel 2003 con l obiettivo di rilanciarlo, è un piccolo colpo al cuore per molte signore attempate ma anche per le loro figlie, abituate a veder sfogliare il piccolo supermercato glamour cartaceo dove si potevano trovare non solo gli abiti indossati da Ornella Muti, Dalila Di Lazzaro, Carol Alt, Ornella Vanoni, attrici che ben volentieri posavano in copertina, ma anche giocattoli, televisori di ultima generazione, elettrodomestici e tutto quello che la modernità - e il Carosello, all epoca l unico momento di vera reclame dei prodotti commerciali - poteva offrire, soprattutto nei piccoli centri di provincia. È un po come se si chiudesse un epoca: Postalmarket era nata nel 1959 nel comune lombardo di Peschiera Borromeo da un idea di Anna Bonomi Bolchini, imprenditrice leader di aziende come Mira Lanza, Saar, Invest, che aveva importato in Italia il modello statunitense della vendita per catalogo, e da allora ha segnato la storia del Paese testimoniando l evoluzione di mode e costumi. Dopo aver superato una prima crisi, alla fine degli Ottanta la rivista contava dipendenti, un fatturato di circa 600 miliardi di lire e 45mila spedizioni giornaliere. Stilisti come Krizia, Coveri e Biagiotti firmavano i cataloghi più esclusivi. Nel 1993 Postalmarket passava sotto il controllo del colosso tedesco Otto Versand, numero uno mondiale dello shopping per posta. Il gruppo tedesco gestì il catalogo fino al 1998, ricorrendo più volte alla cassa integrazione; poi la società, sull orlo del fallimento, venne rilevata dal senatore Eugenio Filograna, che promise un radicale rinnovamento dell azienda e il trasferimento del business su Internet. Filograna preparò anche la quotazione in Borsa, saltata a causa degli scandali di Banca Leonardo (unico sponsor e global-coordinator di Postalmarket). Sono seguiti poi il commissariamento e la vendita al gruppo Bernardi (titolare del 60% della Spa), che riassorbì inizialmente circa 150 dei 500 lavoratori occupati dall impresa, arrivando a sponsorizzare, dal febbraio 2004, l Udinese calcio e riportando il fatturato intorno ai 16 milioni di euro. Ma davanti al boom dell ecommerce, l attività cominciò il declino. Culminato in questi giorni con il fallimento decretato dal tribunale di Udine. BREVI Dal territorio SIDERURGIA Roadshow al via per il bond di Arvedi Il Cda di Finarvedi annuncia l emissione di un prestito obbligazionario non convertibile per massimi 300 milioni. Il prestito, di cui verrà richiesta l ammissione alla negoziazione sul sistema multilaterale Global exchange market gestito dall Irish stock exchange, sarà oggetto di offerta e collocamento tra investitori istituzionali qualificati. Da lunedì è in programma un roadshow che prevede tappe a Londra, Parigi, Amsterdam, Francoforte e Milano. «Il prestito spiega il presidente Giovanni Arvedi - ci consentirà di perseguire con ancor maggiore efficacia il disegno strategico di rafforzamento e sviluppo, dotandoci di uno strumento finanziario flessibile e adatto a supportare la crescita». VACANZE Sei milioni attesi negli agriturismi Ammontano a oltre 6 milioni le presenze previste per questa estate negli agriturismi italiani. A dirlo è uno previsione elaborata da Coldiretti, per la quale si verificherà anche un incremento del 3% rispetto alla stagione dello scorso anno: merito soprattutto dell afflusso da parte di stranieri.

15 Domenica 26 Luglio 2015 IL GIORNALE DEI PROFESSIONISTI DOMANI SUL SOLE 24 ORE SCUOLA Le istruzioni sul «click day» 55mila che parte domani per le assunzioni #16 L Esperto risponde l Il meglio dei quesiti dell Esperto risponde 27 luglio 2015 Riservato ai lettori dell Esperto risponde e agli abbonati del Sole 24 Ore lavoro il pubblico impiego L ESPERTO RISPONDE Pubblico impiego: in regalo l ebook 24NormeTributi Voluntary disclosure. Polemica sulla non punibilità gratuita estesa ai periodi d imposta non più accertabili Rientro dei capitali, copertura penale sotto tiro LE POSIZIONI I deputati del M5S parlano di «manina» ancora in azione e di regalo ai grandi evasori Dal Governo: c è solo l obiettivo di garantire maggiori certezze ROMA psi accende la polemica sulla copertura allargata per chi aderisce alla voluntary disclosure. A sparare a zero contro la norma inserita nella seconda versione dello schema di decreto legislativo sulla certezza del diritto (ora all esame delle commissioni parlamentari per un nuovo parere) sono i deputati del Movimento 5 Stelle: «Ci chiediamo come mai le manine che intervengono nottetempo sui decreti legislativi della delega fiscale tendano sempre a fare enormi regali ai grandi evasori». E aggiungono: «Siamo di fronte a un colpo di spugna che nemmeno Tremonti si sarebbe sognato di fare. È così che Renzi pensa di recuperare gettito per i suoi deliri propagandistici sulla riduzione delle tasse? È calpestando la legalità che il premier crede di risalire nei sondaggi?». La nota dei deputati pentastellati rincara la dose contro il Presidente del Consiglio: «Renzi è quello che parla di tasse e nemmeno cita evasione e corruzione». Un attacco che arriva nel giorno in cui il premier Renzi rivendica, invece, nella sua Enews i risultati ottenuti nella lotta all evasione nel primo anno di governo con «un lusinghiero più 7% di entrate rispetto all anno precedente (e questa è la risposta a quelli che dicono Renzi non parla mai di evasione : per noi parlano i fatti, amici!)». Tornando allo specifico della voluntary disclosure, bisogna ricordare che la norma inserita dal Consiglio dei ministri del 17 luglio L anticipazione Copertura senza costi ulteriori Sul Sole 24 Ore del 24 luglio gli approfondimenti sulla copertura penale allargata anche agli anni non più accertabili per chi aderisce alla voluntary, contenuta nell ultima versione dello schema di decreto sulla certezza del diritto nel secondo esame del decreto certezza del diritto estende la non punibilità penale già prevista dalla legge sul rientro dei capitali (186/2014) per chi aderisce e si mette in regola con il fisco dal 2010 in poi anche ai periodi d imposta per i quali sono scaduti i termini di accertamento amministrativo. Da ambienti di Governo, però, si fa notare che non c è stata alcuna «manina». L obiettivo è stato quello di garantire un quadro più chiaro per i contribuenti intenzionati a presentare la richiesta per il rientro dei capitali. Un intenzione messa nero su bianco anche nella relazione illustrativa al provvedimento, in cui si spiega che l intervento è finalizzato a «superare l incertezza interpretativa connessa al disallineamento temporale tra termine di prescrizione dell azione penale e termine di decadenza dell accertamento tributario amministrativo, in linea con lo spirito della legge che ha introdotto la voluntary disclosure». Qual è questo disallineamento allo stato attuale senza la norma contestata? Nel rientro dei capitali l accertamento tributario riguarda i periodi d imposta dal 2010 in poi (il 2009 è rilevante per le sanzioni sul quadro RW). Ma, in presenza di reati tributari relativi agli anni 2008/2009 per il trasferimento o la detenzione delle somme estere oggetto di voluntary per i periodi successivi, il contribuente avrebbe finito per autodenunciarsi per aver commesso violazioni penali non ancora prescritte. Ecco perché molti commentatori hanno rilevato lo scarso appeal della procedura di emersione. Non a caso le domande di adesione non stanno esattamente arrivando copiose alle Entrate, nonostante negli ultimi giorni si stia risvegliando l interesse. Con l intervento nello schema di decreto si punta a livellare le differenze temporali senza che il contribuente debba pagare in più per il passato non più accertabile. Certo, come già sottolineato (si veda Il Sole 24 Ore di venerdì), da un punto di vista tecnico si tratta di una novità rispetto a sanatorie del passato in cui la non punibilità passava dal pagamento di una somma. E comunque il decreto legislativo 74/2000 sui reati tributari consente una modalità per pagare i debiti relative a violazioni penali estinte per prescrizione o decadenza. Da un altro angolo visuale, va però evidenziato come la voluntary sia una finestra comunque delimitata nei tempi (al netto dell eventuale proroga per la domanda), nelle condizioni (le imposte sugli anni accertabili si pagano) e nella platea dei potenziali interessati nonostante gli importi in gioco possano essere molto elevati. G.Par. Riscossione. Con la riforma regole più stringenti per la decadenza ma va a regime la chance di recupero - Resta il nodo anatocismo Equitalia, rate-bis per 1,5 miliardi Già accolte 70mila richieste di riammissione - Domande fino a venerdì per chi vuole rientrare Giovanni Parente ROMA pconto alla rovescia per recuperare il treno dei pagamenti a rate con Equitalia. Scade venerdì prossimo la possibilità di rientrare in gioco per chi è decaduto entro la fine dello scorso anno. Una chance già sfruttata da 73mila contribuenti (il 96% delle richieste è già stato accolto) che ha portato a rimettere in carreggiata rateazioni per circa 1,5 miliardi. Considerato che la relazione tecnica allo schema di Dlgs sulla riscossione (ora all esame del Parlamento per i pareri) stima in 9 miliardi l importo delle rateazioni decadute nel 2014, il «ritorno» ai pagamenti dilazionati vale già quasi il 17% di quell importo. E l aspettativa è che la cifra potrebbe aumentare nell ultima settimana, anche alla luce del fatto che molti contribuenti potrebbero decidere di presentare la domanda proprio a ridosso della scadenza del 31 luglio. La possibilità di essere riammessi ai pagamenti a rate con Equitalia è in vigore da inizio del mese di marzo ed è stata prevista dalla conversione dell ultimo decreto Milleproroghe (Dl 192/2014). In pratica, chi non ha rispettato le scadenze dei pagamenti e ha saltato otto rate anche non consecutive (allo stato attuale è questo il margine di tolleranza consentito) entro la fine del 2014, può presentare un istanza di riammissione al concessionario della riscossione. Le condizioni Mercoledì con Il Sole Guida alla dichiarazione È arrivato il momento della compilazione dei quadri del modello Unico e puntuale esce la Guida del Sole 24 Ore, in edicola mercoledì con il quotidiano. La complessità delle nostre dichiarazioni è sotto gli occhi di tutti. Per fornire un sostanziale aiuto con gli esperti del Sole vengono analizzati nel dettaglio i quadri più complicati e quelli interessati da recenti modifiche. di rientro, però, sono più vincolanti rispetto a una prima rateazione. Il nuovo piano di dilazione si potrà estendere fino a un massimo di 72 rate mensili e non sarà ulteriormente prorogabile, anche in caso di grave e comprovata difficoltà economica. Inoltre, l importo minimo di ogni rata mensile dovrà almeno essere pari a 100 euro e la decadenza dal beneficio scatterà con il mancato pagamento soltanto di due rate anche non consecutive e non di otto rate. I dati sui pagamenti a rate mostrano come sia una modalità sempre più scelta per saldare i conti con Equitalia. L aggiornamento al 10 luglio scorso mostra, infatti, come siano attivi quasi 2,9 milioni di piani di rateizzazioni per un controvalore che arriva a superare i 31 miliardi di euro. Non a caso, sempre la relazione al Dlgs sulla riscossione, evidenzia come gli incassi da dilazione arrivino ormai a toccare la metà del totale degli incassi da ruolo. E si preannunciano novità sulle regole che governeranno i versamenti in più tranche. A riguardo, il decreto attuativo della delega agisce su due versanti: da un lato riduce da otto a cinque il numero di rate anche non consecutive che si possono saltare prima di decadere, quindi il parametro diventa più restrittivo; dall altro consente al contribuente di ottenere una nuova rateizzazione a patto che provveda al pagamento delle rate scadute e il nuovo piano può prevedere un numero di pagamenti non superiore a quelle ancora in scadenza. Ad ogni buon conto si tratta di regole che non dovrebbero riguardare le rateazioni ora in corso, perché la versione attuale del provvedimento stabilisce che si applichino alle dilazioni concesse e ai ruoli consegnati dalla data di entrata in vigore del decreto. Tra i fronti aperti dallo schema di Dlgs c è anche la questione del ritorno dell anatocismo sulle cartelle esattoriali. Un passo indietro rispetto all eliminazione avvenuta con il decreto Sviluppo del 2011 (il Dl 70). Le imprese hanno già espresso la propria contrarietà a riguardo. Sul ripristino della mora sulle sanzioni e sugli altri interessi, durante il seminario di studi alla Camera di lunedì scorso il presidente del comitato tecnico per il Fisco di Confindustria, Andrea Bolla, ha espresso forti perplessità: «Non si comprende come tale disposizione possa semplificare e ridurre gli oneri a carico dei contribuenti, come previsto dai principi della legge delega fiscale e, pertanto, sarebbe opportuna la sua eliminazione». E la Cna è arrivata a stimare in 1,2 miliardi il costo per i contribuenti da una sua reintroduzione (si veda Il Sole 24 Ore del 24 luglio). I numeri e il quadro di riferimento SECONDA CHANCE La riammissione alla rateazione con Equitalia per i contribuenti decaduti al 31 dicembre % mila Le richieste Le istanze presentate a Equitalia da marzo al 10 luglio per la riammissione alla rateazione 49, , ,8 762,1 Già accettate Sono state 70mila le richieste di riammissione alla rateazione già accettate , , ,3 468, , ,6 822,9 Friuli V.G Veneto , ,3 1,5 miliardi L importo I debiti da riscuotere già riammessi a un piano di rateazione valgono 1,5 miliardi di euro LE RATEAZIONI IN CORSO I piani di dilazione con Equitalia al 10 luglio 2015: gli importi in milioni di euro e il numero di rateizzazioni (*) Legenda Lombardia Piemonte Liguria Sardegna Valle d'aosta Toscana Umbria Lazio Campania Basilicata Trentino Alto Adige Emilia-Romagna ,1 IL PESO SPECIFICO La quota di incassi da rateazione sul totale degli incassi da ruolo. Valori in milioni di euro ITALIA TOTALE IN MILIONI DI EURO ,6 TOTALE NUMERO DI RATEAZIONI Marche Abruzzo , ,5 Molise Puglia Calabria INCASSI Da ruolo Da rateazione % rateazione su totale incassi da ruolo , ,4 41, , ,8 47, , ,9 46, (**) 7.803, ,8 48,7 Nota: (*) Equitalia non svolge attività di riscossione per la Sicilia; (**) proiezione lineare in base ai dati aggiornati a maggio Fonte: elaborazioni su dati Equitalia e atti parlamentari REGOLE E CONDIZIONI Come funziona la riammissione alla rateazione PLATEA POTENZIALE 8 I contribuenti che alla data del 31 dicembre 2014 risultano decaduti da una dilazione dei ruoli concessa da Equitalia per il mancato pagamento di 8 rate anche non consecutive possono essere riammessi al beneficio di una nuova dilazione 8 Bisogna presentare una richiesta ad Equitalia entro il 31 luglio 2015 LIMITAZIONI 8 Se il contribuente - creditore della Pa o di società a prevalente partecipazione pubblica per oltre 10mila euro - sia stato segnalato all agente della riscossione perché inadempiente al versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare pari almeno a tale importo, la dilazione non può essere concessa per le somme interessate MASSIMO 72 RATE 8 Il nuovo piano di dilazione si potrà estendere fino a un massimo di 72 rate mensili e non sarà ulteriormente prorogabile 8 L importo minimo di ogni rata mensile dovrà almeno essere pari a 100 euro e la decadenza dal beneficio scatterà con il mancato pagamento soltanto di due rate anche non consecutive e non più di 8 rate TUTELE 8 A seguito della richiesta di ammissione al nuovo beneficio di dilazione, Equitalia non potrà più avviare nuove azioni esecutive 8 Rimangono confermate eventuali misure cautelari o esecutive già disposte in passato, anche se la procedura espropriativa non può più proseguire 8 Inoltre, il contribuente che accede al nuovo beneficio può richiedere il Durc FISCO E COSTITUZIONE Per salvare l aggio scelta la strada meno complessa di Enrico De Mita IL COMPROMESSO Con l inammissibilità per difetto di motivazione non vengono sconfessate le commissioni tributarie e non si danneggia il bilancio Quando Equitalia ha lanciato l allarme per un eventuale accoglimento della questione di costituzionalità dell aggio esattoriale abbiamo osservato su questo giornale che tale intervento non ci sembra corretto perché la responsabilità del ministero tocca tutti i profili, compreso quello di difendersi tramite l avvocatura di Stato che può ricorrere a tutti gli argomenti per sostenere la costituzionalità dell aggio sia sotto il profilo della capacità contributiva che rispetto all equilibrio di bilancio. Ormai questi interventi che tendono a moltiplicarsi turbano la serenità e l autonomia della Corte e segnano una linea di tendenza per cui tutte le leggi tributarie sono al riparo da censure di costituzionalità. Dopo la soppressione dell aggio a seguito della riforma tributaria è iniziato lo sforzo da parte dei diversi governi di conciliare la sopravvivenza dell aggio con il principio secondo il quale non può essere addossato al contribuente il costo di un servizio pubblico come la riscossione delle imposte. Il nuovo aggio è collegato alla comparsa di Equitalia. La Corte ha escluso l incostituzionalità dell aggio perché la legge riguarda la riscossione e non l accertamento. La Corte ha limitato la questione «all opportuno ed effettivo ancoraggio alla remunerazione del costo del servizio». Per legittimare l aggio oggi si è arrivati a proporre di cambiare il nome (l aggio diventa onere della riscossione) con una nuova disciplina che riparte tale onere tra contribuenti ed ente creditore. Intanto la questione si complica sul piano dell attuale ordinamento: con una apprezzabile interpretazione adeguatrice la Commissione tributaria di Milano ha dichiarato non dovuto l aggio quando il contribuente ha pagato spontaneamente a seguito della notificazione della cartella. Dopo la sentenza della Corte si sono succedute una serie di ordinanze di Commissioni tributarie che sollevano questioni di costituzionalità relative alla materia. Ultima è la Commissione di Cagliari, della quale abbiamo già parlato su questo giornale. Infine è arrivata la decisione della Corte costituzionale (147/2015) che con una discutibile ordinanza dichiara manifestamente inammissibile le questioni sollevate dalle Commissioni di Torino e Latina. Quindi rimane in piedi l ordinanza di Cagliari che censura il decreto legislativo 212/1999 (articolo 17) là dove pone l attuale aggio integralmente a carico del contribuente prescindendo completamente da qualsiasi forma di inadempimento perché gli aggi sono dovuti anche se il pagamento avviene nel termine in assenza di qualsiasi violazione da parte del contribuente essendo sufficiente la semplice notificazione della cartella. L addebito dell aggio è relativo ad attività ancora non svolte dall agente della riscossione. L aggio supera il costo della riscossione. L ordinanza della Corte costituzionale riguarda solo le Commissioni di Torino e Latina. Anche queste avevano ritenuto l aggio illegittimo in quanto sganciato dal costo del servizio con i costi sostenuti. La Corte nell ordinanza citata dichiara la questione inammissibile ma dal suo testo emerge un giudizio di infondatezza. Un compromesso di tipo politico che non sconfessa le commissioni e lascia le cose come stanno per non arrecare danni al bilancio dello Stato. Questi sono i motivi d inammissibilità. Ciascuna delle ordinanze di rimessione è carente sia nella descrizione della fattispecie cui si riferisce sia nella motivazione in punto di rilevanza. Dalla scarna descrizione della fattispecie non emergono una serie di elementi necessari per verificare se la normativa censurata sia rilevante o meno per definire il giudizio a quo. La carente descrizione della fattispecie risulta tanto più determinante in quanto la disposizione censurata ha subito diversi interventi normativi e solo un adeguata esposizione di tutti gli elementi essenziali in esame avrebbe consentito di individuare con certezza la versione dell articolo 17 applicabile ratione temporis. L omessa o insufficiente descrizione della fattispecie si risolve, per consolidata giurisprudenza della Corte, in un difetto di motivazione sulla rilevanza che induce alla declaratoria di inammissibilità della questione. Tali carenze argomentative e descrittive si traducono in vizi di carenza sulla rilevanza della questione. Mai come questa volta il giudizio di inammissibilità si risolve in un rifiuto di decidere nel merito. C erano tutti gli argomenti per una decisione di accoglimento.

16 16 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 LETTERA AL RISPARMIATORE INNOVAZIONE E BORSA CRESCITA PER LINEE ESTERNE M&A La società non esclude eventuali operazioni ANALISI TECNICA 8 euro Per tornare a salire il titolo deve rimanere oltre il livello Esprinet amplia il perimetro: produrre più accessori hi-tech con design «made in Italy» Il distributore di informatica ha aperto una filiale in Portogallo La crisi favorisce gli intermediari nella vendita di tecnologia di Vittorio Carlini Ampliare il perimetro della società e spingere sulla produzione di accessori hi-tech. In particolare, sfruttando l appeal del design «made in Italy». Inoltre, dopo l avvio della nuova filiale in Portogallo, aumentare il business nel Paese lusitano. Sono tra le priorità di Esprinet. Il gruppo, come è noto, svolge quale attività principale quella della distribuzione di prodotti informatici. Cioè, recita il ruolo dell intermediario tra due attori dell Information technology e l elettronica di consumo: il produttore di tecnologia (vendor) e il rivenditore della stessa. Questa attività rimane di gran lunga la principale. E tuttavia, la società spinge per una maggiore diversificazione del business. In che modo? Per l appunto, attraverso la produzione di accessori hi-tech. In realtà l attività di «vendor» non è una novità di oggi. Attraverso il suo marchio Nilox il gruppo, da tempo, ha sviluppato diverse categorie di prodotti: dalla custodia dei pc alle piccole tastiere. Senza dimenticare, poi, il mondo dello sport (dalle videocamere per riprese estreme ai lettori Mp3 usati dai nuotatori oppure il cardio-frequenzimetro). Ciò detto, Esprinet nel 2014 ha acquisito il 60% di Celly (la quota, nel giugno scorso, è salita all 80%). Questa società, da una parte, è attiva nella produzione di accessori per la telefonia mobile. E, dall altra, ha una presenza in Europa (oltre che ad Hong Kong). In tal senso, può costituire una carta in più per crescere nel settore degli accessori. Certo, si tratta di una Pmi: il 100% del capitale azionario è valutato 9,95 milioni. Tuttavia, la valenza strategica c è. In primis perchè il mondo degli accessori nel mobile è in grande crescita. E, poi, perchè permette di avviare una prima articolazione oltre i mercati tradizionali di Esprinet. Così, in Italia e nella Penisola Iberica potrà usarsi la struttura di quest ultima. Negli altri Paesi europei, invece, si tenterà di sfruttare le opportunità offerte da Celly. Senza escludere, peraltro, eventuali acquisizioni di altri piccoli distributori/produttori. Al di là delle indicazioni strategiche, il risparmiatore però esprime un dubbio: la concorrenza nel settore è serrata. Il che può costituire un freno alle ambizioni di crescita. Esprinet ribatte che in questa tipologia di prodotti è rilevante anche, e soprattutto, l aspetto «fashion». Cioè, fermo restando la necessità di mantenere standard tecnologici elevati, il «quid» in più è dato dal design. Tanto che il gruppo ha assunto degli sviluppatori esperti anche su questo fronte. Quindi, sfruttando l atout del «made in Italy» l opportunità di crescere c è. Attualmente il margine industriale di questo settore vale circa il 6-7% del gross margin del gruppo. Nel medio periodo, è l indicazione di Esprinet, è ragionevole ipotizzare che la percentuale possa arrivare alla doppia cifra. Fin qui alcune indicazioni sulla strategia di diversificazione della società. Quale però l andamento del core business del gruppo? Nel primo trimestre del 2015, ultimo dato ufficiale disponibile, sia i ricavi (+20%) che la redditività sono aumentati rispetto allo stesso periodo del Con l eccezione, però, dell utile netto (-24%). Qui tuttavia deve ricordarsi che il confronto tra i due periodi considerati non è omogeneo. Nei primi tre mesi dello scorso esercizio, infatti, sono contabilizzati 2,66 milioni di utili legati alle cessioni. Al netto di questa voce contabile, il profitto netto è anch esso in rialzo. Al di là della dinamica sul trimestre, quale invece l andamento del business su un arco di tempo più ampio? Negli ultimi tre esercizio i ricavi sono saliti: da 1,932 miliardi (2012) sono passati a 2,291 miliardi (2014). Certo, nel 2007 il fatturato aveva toccato quota 2,430 miliardi. E negli anni successivi il giro d affari si è indebolito. Tuttavia: la ripresa nell ultimo triennio, caratterizzato dalla cattiva congiuntura dei mercati di riferimento (Italia e penisola Iberica), dimostra la resilienza del gruppo alla crisi. La redditività netta dal canto suo, sempre nell ultimo triennio, è rimasta più «stabile». Nel SCENARI E STRATEGIE La società ha investito e i costi sono saliti L azienda però ribatte: da una parte gli onerisono cresciuti meno dei ricavi, tanto che la redditività è aumentata; e dall altra che il business ne ha beneficiato 2012 e 2013 si è fermata a circa 23 milioni. Nel 2014, però, è salita a 27 milioni. Insomma: seppure i singoli numeri - senza la descrizione delle voci straordinarie nel frattempo intercorse - raccontano parte della storia la società ha mostrato la capacità di andare controcorrente. Un atout che un po tutti gli esperti riconoscono. Tuttavia, il risparmiatore esprime un dubbio. Nel 2014, in Italia, la spesa per Information communication technology (Ict) ha continuato a scendere (-3,7%). E anche nel primo trimestre del 2015, seppure in decelerazione, il calo è stato confermato (-2,2%). Vale a dire, a fronte della debole congiuntura, c è il rischio che lo spazio per continuare a risalire la corrente si riduca. Il che può contenere la crescita. Eprinet non condivide la considerazione. In primis il mercato di riferimento non è immediata conseguenza della domanda di Ict. Proprio nel 2014, il settore della distribuzione è salito del 6,4%. Un andamento, da una parte, agevolato dal minore impegno delle telecom nella promozione degli smartphone. Con il che, lo spazio per gli intermediari è aumentato. Dall altra, proprio il mercato debole, ha spinto i grandi vendor a ridurre i costi fissi. Tra cui quelli dei network di vendita. Di nuovo, l intermediario di Ict ne trae beneficio. Insomma, il settore di riferimento offre opportunità. Già, opportunità. In Italia Esprinet, a ben vedere, ha una quota di mercato di circa il 34%. Di gran lunga è il primo operatore. Non è quindi difficile crescere? Gli esperti articolano la risposta. In alcuni settori, quali ad esempio pc e stampanti, gli spazi sono limitati. Diverso, invece, il discorso sia per l elettronica di consumo (ad esempio, nel gaming e negli eletrodomestici) che per il mondo di prodotti, servizi e soluzioni informatiche a valore aggiunto. Su quest ultimo fronte Esprinet opera attraverso la controllata V-Valley che ha buone potenzialità. A ben vedere, il gruppo aveva indicato (in una precedente «Lettera al risparmiatore») che nel 2015 sarebbe stata inaugurata la filiale spagnola di V-Valley. Esprinet però ha cambiato strategia, dando priorità alla crescita in Portogallo. Qui, nel giugno scorso, è stata inaugurata la nuova controllata nella città di O Porto. Perchè questa scelta? Il mercato portoghese della distribuzione vale circa milioni l anno. Esprinet ha, attualmente, una market share di circa il 5%. È plausibile ipotizzare che, nel giro di 3 anni, possa arrivarsi ad una percentuale a doppia cifra. In che modo? Dapprima proprio la prossimità ai clienti locali, con l opportunità di offrire più servizi, dovrebbe permettere di «intercettare» nuovi contratti. Inoltre, la presenza di una filiale è la condizione per stipulare accordi «locali» con i grandi vendor internazionali. Ma non è solamente il Portogallo. La Spagna, ovviamente, mantiene un ruolo rilevante. Non è un mistero che la volontà di Esprinet e diventare, come in Italia, il primo distributore di tecnologia. Il target qui potrebbe essere centrato per via organica. In teoria: se il gruppo diventasse il distributore di un prodotto di successo, quale ad esempio l Iphone (come accade già nel Belpaese), l obiettivo sarebbe raggiungibile senza troppa difficoltà. Diversamente, una strada non da escludere è quella dell acquisizione. Già, l acquisizione. Su questo fronte Esprinet, detto che allo stato attuale c è nulla di concreto, non esclude eventuali operazioni straordinarie. I target? Piccole medie imprese che, rispetto al mondo dell accessoristica, potrebbero situarsi in Italia, Spagna. E anche in Europa. Riguardo, invece, al core business della distribuzione i focus è sullo stato iberico (nell elettronica di consumo e servizi a valore aggiunto) mentre nel mercato domestico è soprattutto nella distribuzione a valore. Al di là dell M&A il risparmiatore guarda, però, ad un altro aspetto: i costi operativi. Nel primo trimestre del 2015, analogamente all intero 2014, gli oneri sono cresciuti. Una dinamica che fa storcere il naso. Esprinet non condivide l obiezione. In primis, i costi sono saliti ma meno rispetto al fatturato. Tanto è vero che l Ebitda è aumentato. Inoltre, si tratta di spese finalizzate alla crescita aziendale. Un incremento, quello del business, rappresentato dagli stessi numeri di bilancio. Ciò detto, quali le prospettive sull intero 2015? Esprinet prevede a fine esercizio una forte crescita dei ricavi e l importante rialzo della redditività. I numeri del gruppo Esprinet DINAMICA DEI RICAVI DEL GRUPPO Dati in miliardi ANDAMENTO DELL UTILE NETTO Dati in milioni POSIZIONE FINANZIARIA NETTA Dati in milioni ESPRINET E IL CANALE DISTRIBUTIVO , tier , , , Rivenditori per clientela retail , , Produttori di hardware e software 2 tier Distributori all ingrosso Esprinet , , , Rivenditori per clientela business , canale diretto 1 tier Famiglie Piccole/medie imprese PA e grandi aziende Domande & risposte equali le indicazioni dell analisi tecnica rispetto al titolo Esprinet? Il titolo Esprinet va realizzando una fase correttiva, dopo il massimo toccato a aprile poco sopra i 10 euro. Da allora è partita un andamento discendente abbastanza strutturato. Questo ha registrato un accelerazione della rottura al ribasso del supporto in area 8 euro. Il titolo ha anche realizzato una classica figura tecnica, che si chiama testa e spalla ribassista. Questa, in generale, è una figura di inversione di tendenza. Vale a dire: si presenta di solito dopo un prolungato trend, al rialzo o al ribasso. Nel momento i cui si concretizza è molto probabile che il titolo, se era al ribasso, inizi a salire. Al contrario, se era al rialzo, l azione probabilmente scenderà. Ebbene, questa seconda ipotesi coincide proprio con il caso analizzato di Esprinet. Il titolo ha concretizzato tre massimi, con quello centrale più elevato registrato per l appunto in aprile. Di lì la pressione ribassista ha portato i prezzi a realizzare un doppio minimo in area 6,7 euro e oggi il titolo sta consolidando. Cioè, cerca di trovare lo slancio per un nuovo movimento verso l alto. Uno scenario probabile? Affinché si realizzi, è la risposta, l azione deve tornare per più di una seduta di contrattazione sopra l area degli 8 euro. (di Andrea Gennai) rqual è il mercato di riferimento di Esprinet? La filiera dell offerta nell Information Technology può, in linea di massima, descriversi così. Al «vertice» ci sono i produttori di software e hardware (cosiddetti «big vendors»). Questi possono arrivare, con i loro prodotti, in diversi modi al cliente finale. In primis può ricordarsi il canale diretto: è quello usato, di solito, verso la PA o le grandi aziende. Poi, c è un canale primario. Cioè, il vendor consegna al rivenditore (ad esempio, le grandi catene nell elettronica) il suo prodotto. Quest ultimo sarà indirizzato al cliente retail (famiglia) oppure all utente professionale (ad esempio, Pmi). Infine, ma non meno importante, c è il canale secondario. In quest ipotesi la grande azienda produttrice si affida ad un distributore il quale, a sua volta, darà il prodotto al rivenditore di cui sopra. Ebbene, dopo la cessione di Monclik e Comprel il gruppo Esprinet si trova completamente in questo segmento. Si tratta, ben vedere, di un canale della filiera con grandi potenzialità di crescita. tla concentrazione dei crediti verso i primi 10 clienti è, nel 2014, salita rispetto al Una situazione che fa storcere il naso... Il gruppo rigetta la preoccupazione. Si tratta del fatto che alcuni rivenditori sono presenti sia in Italia che in Spagna. Analizzando i singoli Paesi la situazione non desta timori. Peraltro, aggiunge la società, attraverso l assicurazione dei prestiti, l uso del factoring «pro soluto» e di un sistema di rating interno la gestione del credito è assolutamente sotto controllo. Sono disponibili sul sito la serie storica degli articoli e i link ai dati economici. Per le vostre domande inviare l all indirizzo: vittorio.carlini@ilsole24ore.com Estate. Una poesia di Montale aiuta a vivere in modo diverso il periodo di riposo dalle fatiche quotidiane Il senso possibile della vacanza u Continua da pagina 1 Per chi potrà permettersele, le vacanze saranno a misura della crisi, salvo chi non ha problemi di spesa, o gli irresponsabili, che si lanceranno ancora una volta in scelte non corrispondenti ai loro mezzi reali. Eppure, la vacanza dovrebbe essere un diritto di tutti, una possibilità di vivere in modo diverso un congruo tempo per ritemprarsi e ricominciare la fatica dei giorni. Un esempio ce lo dà Papa Francesco, che non è mai andato in vacanza e che tuttavia, a suo modo, vive un suo periodo di vacanza, scegliendo di avere nei mesi estivi un po' più di tempo per sé, arricchito da lettura, silenzio e preghiera. A differenza di quanto si potrebbe pensare, una simile scelta non è di rifiuto o di rinuncia alla vacanza, ma di valorizzazione di essa in un senso che non è immediatamente accessibile ai più e al consumismo che li condiziona, e che invece potrebbe dare a tanti un diverso respiro e una migliore ripresa. Provo dunque a riflettere su come potrebbe essere vissuta la vacanza a partire non dall'esteriorità, ma dall'interiorità delle scelte di vita e delle esperienze che ne arricchiscono qualità e bellezza. In un romanzo di grande successo, capace di parlare a tanti perché fotografava l Italia dell'immediato dopoguerra e del decennio successivo a partire dal quel microcosmo incredibile eppur reale che è Napoli, Raffaele La Capria scriveva: La vacanza è una specie di rottura con la realtà, una evasione dalla Storia, e solo la Storia ha senso (Ferito a morte, Oscar Mondadori, pag. 45). La definizione è pregnante e dice molto di vero: rispetto al ritmo ripetitivo e alienante del quotidiano, la vacanza è una presa di distanza, uno sciogliere i lacci che ci tengono avvinti alla catena di montaggio del da fare di sempre, una evasione verso una realtà diversa da quella del dovere. Che sia una evasione dalla Storia (che La Capria scrive non a caso con la maiuscola), c è in realtà da dubitarne, anche perché - come osservava un pensatore che di storia se ne intendeva, Hans Georg Gadamer non è la storia che appartiene a noi, siamo noi che apparteniamo alla storia. In altri termini, per quanto cercassimo evasioni dal grande teatro del mondo, ciascuno di noi è talmente piccolo e poco rilevante che la Storia continuerebbe il suo corso senza sobbalzi, con i suoi processi produttivi e selettivi tante volte spietati e non eludibili. L'ultima parte della frase di La Capria ne chiarisce però il significato autentico: ciò da cui si evade, o si tenta di farlo, non è la grande storia, ma il senso che ognuno è chiamato a dare alla vita, sia nell'orizzonte personale, sia nell'interpretazione del cammino collettivo. In questa luce, la vacanza sarebbe nient'altro che il tempo del disimpegno e della deresponsabilizzazione, l'evasione dall'obbligo verso altri, il recupero di uno spazio di possibilità centrato unicamente su se stessi. Non c è dubbio che per molti questo è l'ideale delle vacanze: evadere dalla rete che ogni giorno impiglia le ali del desiderio, godersi una libertà da obblighi e scadenze che faccia assaporare un volto altro della realtà. Se questo è vivere la vacanza, l inconciliabilità coi doveri che gravano sulla maggior parte degli esseri umani parrebbe precluderne l accesso ai più. C è però un altro senso possibile della vacanza: fare vuoto, sì, come dice la parola stessa, associata al vacare, allo svuotarsi, non però svuotandosi d impegno o di responsabilità, ma esattamente al contrario recuperando il valore e la bellezza possibile della vita che si è chiamati a vivere, con tutto il bagaglio dei suoi lacci e delle sue esigenze. Una poesia di Eugenio Montale può aiutare a chiarire questo senso altro, diverso: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale / e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. / Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. / Il mio dura tuttora, né più mi occorrono / le coincidenze, le prenotazioni, / le trappole, gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede. / Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio/non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. / Con te le ho scese perché sapevo che di noi due / le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, / erano le tue. A parlare in questi versi è il ricordo di una vita condivisa, di un legame profondo, quello con la moglie ormai morta. Essi ci dicono che cosa può rendere bello e rigenerante anche il semplice gesto di una condivisione quotidiana. Salire e scendere le scale d ogni giorno ha sapore se lo si fa insieme, uniti da un vincolo che è solidarietà e condivisione, anche stanchezza e fragilità, ma pure ritorno e rinnovata accoglienza. Vacanza in questo senso è recuperare il senso che rende bello ciò che facciamo, uno svuotarsi dell effimero per riempirsi del duraturo, un allontanarsi dall apparenza per gustare fino in fondo il sapore della realtà, quando è illuminata dalla luce della verità e dell'amore. Vacanza è ritrovare il gusto del fermarsi a riflettere, il coraggio del pensare: Il tratto fondamentale del pensiero - affermava Martin Heidegger - non è l'interrogare, bensì l'ascoltare» (In cammino verso il linguaggio, 139). Vacanza è ascolto, apertura alle profondità dell essere, o, per dirla ancora con quanto il Filosofo affermava a proposito della parola vera, meditare, comporre, amare: un inchinarsi quietamente esultante, un giubilante venerare, un glorificare, un lodare (ib., 180). Così intesa, la vacanza è una porta verso il Mistero: In questa vicinanza si decide se e come il giorno del sacro albeggia, se e come in tale albeggiare del sacro possa cominciare di nuovo ad apparire Dio Solo così comincia, a partire dall'essere il superamento di quella mancanza di patria, in cui oggi sono sperduti non solo gli uomini, ma la stessa essenza dell'uomo (Lettera sull'umanismo, 105). Svuotarsi, in questo senso, è ricordare la patria verso cui tutti andiamo, è fare luce sui giorni e spazio all'altro che riempie la vita, all'altro che viene lì dove gli si apra la porta del cuore. La vacanza nel suo senso ultimo e profondo può diventare così incontro nuovo e sorprendente con il Dio che viene e con l'uomo nascosto in ciascuno di noi, che è fatto per Lui e trova pace solo quando riposa in Lui. Bruno Forte è Arcivescovo di Chieti-Vasto

17 27 MASTER FULL TIME: LACHIAVE DI INGRESSONELMONDO DELLAVORO Servizio clienti: tel. 02 (06) /3811 Gruppo24ORE Domenica 26 Luglio 2015 IL GIORNALE DELLA FINANZA LO SPREAD I NUMERI ,65% DELLA SETTIMANA Il differenziale BTp-Bund chiude sui livelli di lunedì 2 MASTER SALES MANAGEMENT Master Full Time INDICE FTSE-MIB Il rialzo di Piazza Affari dall inzio del 2015 Gruppo24ORE MILANO, dal 16 NOVEMBRE mesi (70 giornate di aula e 10 di formazione on line) 4 mesi di stage 24FinMerc Editoria. La finanziaria degli Agnelli che già detiene il 5% punta a rilevare una parte del pacchetto del 50% che Pearson ha messo in vendita Exor in trattative per l Economist La partecipazione complessiva non supererà comunque il 50% del capitale Marigia Mangano pexor punta a salire in Economist. La finanziaria della famiglia Agnelli, proprietaria oggi di una quota del 5% del settimanale economico britannico, ha avviato le trattative con Pearson per rilevare una parte del pacchetto del 50% per cento dell Economist che l editrice ha deciso di mettere in vendita dopo aver ceduto la scorsa settimana la proprietà del Financial Times al Nikkei. La conferma del tavolo negoziale tra la holding della famiglia Agnelli e i legali del magnate è arrivata ieri, nel tardo pomeriggio. «Exor conferma di aver in atto negoziazioni con The Economist Group, i suoi Trustees e Pearson in merito alla possibilità di aumentare il proprio investimento nel gruppo», spiega la nota. Sull entità della quota, data la fase preliminare delle trattative, non esistono cifre puntuali. Di sicuro, però, il pacchetto aggiuntivo non porterà la partecipazione di Exor sopra il 50% dell Economist. Su questo la nota è chiara: «Nel caso in cui si procedesse con l incremento dell investimento, esso rappresenterebbe in ogni caso una partecipazione di minoranza nell Economist (a cui Exor assicura il proprio sostegno di investitore dal 2009), a conferma del forte impegno di Exor nel garantire l indipendenza editoriale che sta alla base dei valori e del successo dell Economist». Allo stato, conclude il comunicato, «non vi è alcuna certezza che le negoziazioni in atto porteranno a una transazione». Si arricchisce, dunque, di un Giovanni Vegezzi MILANO pgenerali rafforza investimenti strategici e alleanze nel mercato spagnolo. Il gruppo assicurativo italiano ha annunciato di aver acquistato una partecipazione del 3,85% del Banco de Crédito Cooperativo (BCC), società che fa capo al gruppo spagnolo Grupo Cooperativo Cajamar, con sede ad Almeria. Per Generali, che considera quello iberico un mercato strategico, l investimento in Spagna non è certo una novità: nuovo tassello il riassetto che ha coinvolto negli ultimi giorni le principali testate del giornalismo finanziario. Pearson ha infatti ceduto il Financial Times al gruppo giapponese Nikkei per circa 1,2 miliardi di euro. Ma attraverso Ft lo stesso Pearson controlla il 50% dell Economist. Questa quota non è rientrata nell accordo con Nikkei ed è ora in vendita. Secondo alcune stime quel pacchetto potrebbe valere più di 400 milioni di euro. Il punto è che il riassetto dell Economist è assai complesso proprio per la struttura proprietaria del settimanale. Il restante 50% del capitale è infatti in mano a importanti famiglie imprenditoriali, tra cui le famiglie REGOLE Gros-Pietro: «Altre riforme per le banche» priforme interne e uno sforzo politico in Europa per ridare competitività al sistema bancario italiano. Lo chiede Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Cdg di Intesa San paolo e membro del comitato esecutivo dell Abi: «Il sistema bancario -spiega - si sta già giovando dei primi risultati delle riforme. Ma per competere realmente nello scenario europeo occorre che gli istituti siano messi tutti sullo stesso piano». Schroeder, Cadbury, Rothschild e, appunto, gli Agnelli, titolari di azioni di tipo A che danno importanti poteri di governance e con Elkann che siede nel board. Una partita delicata, dunque, che se dovesse concludersi con il rafforzamento di Exor nel capitale dell Economist aggiungerebbe un nuovo pezzo pregiato dell editoria mondiale nel portafoglio delle società controllate da John Elkann, con una proiezione sempre più internazionale. La famiglia Agnelli, tramite il gruppo Fca, controlla infatti il 16,7% del gruppo Rcs, ma anche il 77% di Italiana Editrice, nata dalla fusione tra La Stampa fondata a Torino nel 1867 e Il Secolo XIX nato a Genova nel Non solo. Lo stesso Elkann siede nel board di NewsCorp. A differenza delle testate italiane, nel caso dell Economist la cassaforte di riferimento non sarebbe Fca, ma Exor. Proprio la holding della famiglia Agnelli, forte di una liquidità di circa 3 miliardi e di un net asset value di 13,5 miliardi, è attualmente impegnata nella conquista del gruppo di riassicurazione americano Partner Re. Una partita su cui venerdì scorso si è espresso il proxi advisor Iss consigliando ai soci di Partner Re di votare all assemblea del 7 agosto contro la fusione con Axis, riconoscendo così la superiorità dell offerta Exor. Insomma, il portafoglio di Exor sembra destinato ad arricchirsi di nuovi asset ( e marchi) di prestigio con il futuro ingresso di Ferrari, la stessa Partner re e l Economist. Assicurazioni. Rafforzata l alleanza strategica con Cajamar, apertura a 4 milioni di clienti Generali sale al 3,85% della spagnola Bcc l operazione è infatti un naturale ampliamento dell'accordo di joint venture firmato nel 2004 con Cajamar e ha come obiettivo quello di incrementare la vendita dei prodotti assicurativi nella penisola iberica. Gli italiani, infatti controllano due società partecipate anche dagli spagnoli: una per le assicurazioni vita e la previdenza (Cajamar Vida), l'altra per il resto dei prodotti assicurativi (Cajamar Seguros Generales). Nei primi sei mesi dell'anno queste joint-venture hanno contribuito a 100 milioni sui milioni di premi raccolti da Generali in Spagna; valori in linea con quelli del 2014 quando le due società co-partecipate hanno generato nell intero esercizio 207,9 milioni di premi, con un risultato netto di 28,7 milioni di euro. Al di là dei numeri, la Spagna per il Leone di Trieste non è solo un contatto con gli importanti mercati latinoamericani, ma anche una Paese-pilota dove il gruppo testa le nuove coperture e le innovazioni telematiche. «Con il nostro ingresso nel Al timone. John Elkann, presidente di Exor e di Fiat Chrysler Automobiles Le partecipazioni di Exor Le partecipazioni editoriali Cushman & Wakefield* 80,89% Juventus 63,77% Almacantar 38,29% The Economist 5,0% CNHI Industrial 26,97% Banca Leonardo 17,37% Banijay Group 17,09% capitale sociale del Banco de Crédito Cooperativo, Generali rafforza la propria alleanza strategica con il Gruppo Cajamar e la capacità di raggiungere più di 4 milioni di clienti» ha commentato in una nota l amministratore delegato di Generali España, Santiago Villa. «Adesso mettiamo le basi per un nuovo passo avanti nel nostro rapporto, non solo dal punto di vista commerciale, ma anche da quello istituzionale, visto il prossimo ingresso di Generali come azionista della nostra banca» aggiunge il presidente di BCC Luis Rodríguez González, ricordando gli undici anni di alleanza con il gruppo italiano. La società in cui il Leone di Trieste è entrato, è una realtà creata nel 2014 dalla fusione di 19 casse di risparmio del gruppo Cajamar, cui si sono aggiunte altre 13 casse rurali: BCC ha quattro milioni di clienti, 1,4 milioni di soci e una rete di agenzie presenti in 41 province (in tutto il Paese ma con un forte radicamento nel sud, in particolare sulla costa mediterranea da Valencia a Malaga) oltre che nelle enclavi spagnole in Marocco, Ceuta e Melilla. Si tratta di una delle 14 banche più grandi di Spagna - sottoposta per questo al Meccanismo di FCA 29,19%** Italiana Editrice 77,0% RCS 16,7% (*) in via di cessione a Dtz; (**) 44.31% dei diritti di voto Fonte: dati societari AGF vigilanza unico della BCE - la prima per attivi nel settore del credito cooperativo con circa la metà del giro d'affari generato dalle casse di risparmio spagnole. Generali, del resto, è presente in Spagna da quasi 200 anni, dal 1834, con una quota di mercato che nel 2014 si è attestata al 3,9% del segmento vita e al 4,3% del segmento danni. Lo scorso anno i premi raccolti nel Paese spiega il gruppo di Trieste nel proprio bilancio hanno subito una contrazione del 2,1%; riduzione attribuibile alla flessione della linea risparmio, mentre positivo è stato il contributo della linea di protezione individuale sviluppata con Cajamar. Pneumatici. Closing ai primi di agosto Pirelli, parte il riassetto con ChemChina Via all Opa a settembre Marigia Mangano MILANO pparte il riassetto del gruppo Pirelli. Secondo quanto si apprende, nei primi dieci giorni di agosto sarebbe atteso il closing del passaggio del pacchetto del 26,1% della Bicocca da Camfin alla newco che sarà controllata dal partner cinese ChemChina insieme agli attuali soci della stessa Camfin, seppur con pesi differenti. Tutto questo mentre anche a monte della catena Camfin va avanti la semplificazione ed è attesa nei prossimi mesi la fusione tra la cassaforte del presidente del gruppo Pirelli, Marco Tronchetti Provera, e Gpi. Closing a inizio agosto Nel dettaglio, l operazione di riassetto avverrà tramite una società italiana di nuova costituzione (Bidco) che rileverà dai due attuali soci della Pirelli, ovvero Camfin e Long-Term Investments Luxembourg Sa (Rosneft) il pacchetto azionario di riferimento di Pirelli del 26,1%. La creazione di Bidco, controllata dal nuovo partner asiatico e partecipata dagli attuali soci di Camfin, e l acquisto del pacchetto di riferimento del gruppo degli poneumatici darà così formalmente il via alla trasformazione dell azionariato di Pirelli. Mancano a questo punto solo gli ultimi tasselli autorizzativi, ma una volta perfezionato il closing la strada sarà tutta in discesa e si potrà poi procedere al lancio dell Offerta pubblica d acquisto a 15 euro per azione sul gruppo Pirelli. Sulla carta, l iter prevede che dopo la vendita a Bidco delle azioni oggi detenute da Camfin, l offerente entro i 20 giorni successivi dovrà depositare in Consob il prospetto di offerta. Il prospetto dovrà essere dunque approvato da Consob entro un massimo di 30 giorni. Una volta ottenuto il via libera sarà quindi pubblicato e da lì a pochi giorni partirà il periodo di offerta. Conti alla mano, il lancio dell opa dovrebbe avvenire nel mese di settembre. Riassetto a monte In attesa dell ingresso del partner cinese nel capitale di Pirelli, a monte di Camfin sono intanto proseguiti i lavori di semplificazione della galassia societaria che fa capo a Marco Tronchetti Provera. A fine maggio, infatti, le assemblee della Mtp e di Gpi, hanno approvato la fusione fra le due società, che si prevede diverrà effettiva entro fine anno. La nuova struttura societaria vedrà quindi la sola Mtp detenere il 52,13% del capitale di Nuove Partecipazioni, che controlla il 76% di Coinv (il restante 24% è spartito pariteticamente tra Unicredit e IntesaSanpaolo). Coinv, che oggi possiede il 50% di Camfin, ne diventerà unico azionista, una volta che sarà data esecuzione agli accordi sull uscita di Long Term Investments Luxmbourg. L ultimo tassello della semplificazione a monte emerge anche dai bilanci 2014 delle holding di Marco Tronchetti Provera. La Mtp Spa, secondo quanto si apprende, ha chiuso l esercizio con un utile netto consolidato di 4,2 milioni di euro e con un risultato delle partecipazioni - valutate con il metodo del patrimonio netto - positivo per 26 milioni. L esercizio 2013 della Mtp Spa si era chiuso con un utile consolidato pari a 109 milioni di euro, grazie agli effetti contabili relativi all operazione di riassetto che aveva portato Rosneft a detenere il 50% di Camfin. Gpi, invece, che è integralmente consolidata da Mtp, ha archiviato il conto economico relativo al 2014 con un risultato netto negativo per 1,5 milioni in miglioramento rispetto al rosso di 41,7 milioni di euro del L assoluzione di Tronchetti Ieri intanto i legali di Marco Tronchetti Provera, dopo il deposito delle motivazioni da parte della Corte d Appello di Milano relativamente alla sentenza d assoluzione per la cosiddetta vicenda Kroll, hanno sottolineato in una nota come sia stato riconosciuto che Tronchetti «aveva il diritto di rivolgersi all Autorità Giudiziaria per tutelare i diritti delle società di cui aveva la responsabilità, la sua famiglia e se stesso. È stata quindi riconosciuta la piena liceità del suo comportamento». AUTO Volkswagen non taglia i volumi in Cina pil gruppo «Volkswagen non ha programmato tagli alla produzione in Cina». Con una , il portavoce Andreas Lampersbach ha messo a tacere le indiscrezioni della stampa tedesca in base alle quali il gruppo starebbe valutando la riduzione dei volumi produttivi nelle fabbriche cinesi, in particolare portando da 300 a 270 i giorni lavorativi dei siti produttivi del paese. Falso in bilancio. Il codice per le quotate nato dopo lo scandalo Olympus è già da correggere - Dossier al governo Abe Toshiba, Tokyo rivede la riforma della governance Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro corrispondente In Giappone lo scandalo Toshiba (sette anni di bilanci abbelliti ) ha richiamato alla memoria la vicenda Olympus del 2011 (tredici esercizi consecutivi con il trucco ai conti). Nel mondo ha piuttosto fatto ricordare i casi Enron o Worldcom dei primi anni 2000: non start-up, ma grandi società quotate - in teoria sempre sotto i riflettori e sottoposte a vari livelli di controlli - che manipolano allegramente i conti. Lo shock è stato grande per gli investitori internazionali, che possiedono il 30% del mercato azionario nipponico e hanno contribuito in modo decisivo a spingere il Nikkei vicino ai massimi degli ultimi 18 anni anche fidandosi delle promesse dell Abenomics. Uno dei conclamati pilastri della Terza Freccia dell Abenomics, inserita in primo piano della strategia di crescita economica varata l anno scorso, sta proprio nel rafforzamento della corporate governance al fine di assicurare più trasparenza e attirare un maggior numero e quantità di investimenti stranieri. Così è stato introdotto tra squilli di fanfara un nuovo codice di corporate governance per le società quotate, entrato in vigore a inizio giugno. La presunta festa è stata INDIPENDENTI NEL BOARD Il premier intende correre ai ripari con l introduzione di linee-guida amministrative che definiscano meglio il ruolo di effettiva supervisione rovinata dalla conclusioni devastanti cui è pervenuta la commissione di esperti indipendenti che ha indagato sui conti della Toshiba e ha appurato una sovrastima degli utili per oltre 1,2 miliardi di dollari. Un umiliazione non solo per il gruppo che per primo aveva introdotto formalmente un comitato sulla governance fin dal 2003, ma per l intera Corporate Japan, visto che la commissione non ha esitato a biasimare la stessa cultura aziendale prevalente secondo cui non si può obiettare ai top manager anche se pongono obiettivi irrealistici ed esercitano pressioni insostenibili per raggiungere i target a tutti i costi. Conseguenze: il Ceo Tanaka si è dimesso assieme a metà del board. Il punto è che le misure preannunciate da Toshiba per evitare il ripetersi di simili scandali metteno in chiara evidenza come le previsioni del nuovo codice con la richiesta di inserire nei consigli almeno due membri esterni indipendenti siano del tutto insufficienti. Toshiba l aveva già fatto in sovrabbondanza, ma scegliendo come membri esterni ex funzionari del ministero degli esteri senza vere competenze finanziarie e comunque tenendo tutti gli outsider ben distanti da ogni informazione importante. Il governo intende correre ai ripari con l introduzione di linee-guida amministrative che definiscano meglio il ruolo di effettiva supervisione dei membri esterni, compreso quello di una sorta di ombudsman per i dipendenti che sollevino questioni delicate. Dovrà essere indicato un direttore interno LAPRESSE Le scuse del vertice. Hisao Tanaka con lo specifico compito di fare da liason con gli esterni, i quali entreranno nelle eventuali commissioni interne che dovessero essere istituite per appurare situazioni anomale. Basterà? I dubbi sono legittimi, dopo che il caso Toshiba ha evidenziato come molti top manager vedano nelle innovazioni formali della corporate governance più che altro un elemento di disturbo da neutralizzare perché tutto rimanga sostanzialmente come prima. Secondo una interpretazione ottimistica, il caso Toshiba finirà comunque per avere qualche effetto positivo di insieme. Ad esempio, potrebbe portare a una limitazione del sistema per cui gli ex Ceo o chairman diventano advisor ( sodanyaku o komon ) pagati e restano sempre a incombere sull'azienda, rendendo più difficile la messa in discussione delle loro decisioni o pratiche precedenti. Nigeria. Il blocco Opl 245 Eni: dalla Sec nessuna multa pnessuna richiesta di sanzione da parte della Sec (la Consob americana) o del dipartimento di giustizia Usa (Doj) a carico dell Eni in relazione all inchiesta milanese su una presunta tangente nell acquisizione del blocco Opl 245 in Nigeria. Ieri il gruppo ha smentito così alcuni rumors di stampa su una possibile multa da un miliardo di dollari delle autorità americane che, in base al Foreign Corrupt Practices Act, possono agire, per sospette azioni di corruzione all estero, su società quotate a Wall Street. Nella nota diffusa ieri, l Eni - che ha avviato un informativa volontaria con la Sec e il Doj sulla vicenda - è tornata «a ribadire la sua estraneità a qualsiasi condotta illecita», e ha spiegato di non aver ricevuto alcuna notizia su possibili sanzioni dagli Usa. Il gruppo ha quindi ricordato che, dopo l avvio dell inchiesta per corruzione internazionale (per cui è indagato anche l ad Descalzi), il collegio sindacale e l organismo di vigilanza, dopo averne informato l autorità giudiziaria, hanno conferito a un primario studio legale internazionale esperto in anticorruzione il compito di effettuare una verifica indipendente sui fatti oggetto delle indagini e da tale check - i cui esiti sono stati trasmessi sia alle autorità americane che alla procura di Milano e alla Consob - non sono emerse «condotte illecite». Ed è per questo che, come ricordato anche nel corso dell ultima assise dei soci, l Eni ha deciso di non effettuare accantonamenti a bilancio «condivise dal revisore contabile e supportate dalle valutazioni dei legali e dello studio legale americano» che ha effettuato il check indipendente. Un percorso che, come da prassi, ha incassato anche l avallo del cda. Ce. Do.

18 18 Commenti e inchieste DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Napoletano VICEDIRETTORI: Edoardo De Biasi (VICARIO), Alberto Orioli, Salvatore Padula, Alessandro Plateroti, Fabrizio Forquet (redazione romana) SUPERDESK CARTA-DIGITAL: Caporedattori responsabili: Marina Macelloni e Guido Palmieri Ufficio centrale: Daniele Bellasio, Giuseppe Chiellino, Franca Deponti, Federico Momoli, Giorgio Santilli, Alfredo Sessa, Alberto Trevissoi (vice) Segretario di redazione: Marco Mariani INFORMAZIONE NORMATIVA E LUNEDI: Mauro Meazza SUPERVISIONE E COORDINAMENTO AREA FINANZA: Christian Martino UFFICIO GRAFICO CENTRALE: Adriano Attus (creative director) e Francesco Narracci (art director) RESPONSABILI DI SETTORE: Luca Benecchi, Luca De Biase, Jean Marie Del Bo, Attilio Geroni, Laura La Posta, Armando Massarenti, Lello Naso, Francesca Padula, Christian Rocca, Fernanda Roggero, Stefano Salis, Giovanni Uggeri, Paolo Zucca SOCIAL MEDIA EDITOR: Michela Finizio, Marco lo Conte (coordinatore), Vito Lops e Francesca Milano PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 Ore S.p.A. PRESIDENTE: Benito Benedini AMMINISTRATORE DELEGATO: Donatella Treu I fari del mercato sull editoria globale IN VENDITA ANCHE L ECONOMIST Solo pochi giorni fa l annuncio che il gruppo giapponese Nikkei (uno dei grandi colossi editoriali asiatici con tremila dipendenti) ha acquistato da Pearson il quotidiano Financial Times con un operazione da 844 milioni di sterline, pari a circa 1,3 miliardi di euro. Ieri la notizia che la cessione di asset non è finita: il gruppo editoriale inglese Pearson ha messo in vendita anche un icona del grande giornalismo anglosassone come l Economist, settimanale di portata globale. Pearson, infatti, vede il proprio futuro concentrato sull editoria scolastica, settore con ampie prospettive di crescita sia su carta sia sul digitale. Queste due notizie riaccendono i fari del mercato sull editoria internazionale, che ha pagato i contraccolpi della crisi con la chiusura di giornali in tutto il mondo. L operazione conclusa sul Financial Times e quella avviata sull Economist dimostrano dunque che le opportunità di investimento nei giornali esistono ancora sia in Europa sia in Asia con riflessi importanti anche per i titoli quotati in Borsa. Se all embargo Putin unisce il pugno di ferro «DISTRUGGERE I PRODOTTI PROIBITI» questa è la parola d ordine in Russia di questi tempi: sostituzione dell import «Importozameshchenie», con prodotti locali. La decisione del governo, cioè, di volgere il problema delle sanzioni in incentivo per i produttori russi a cui l embargo alimentare sui Paesi che hanno adottato sanzioni contro la Russia lascia il mercato sgombro dalla concorrenza americana ed europea. Gli economisti osservano che isolarsi non fa mai bene a un Paese, e che le sanzioni dovrebbero protrarsi molto a lungo per consentire davvero ai settori interessati di svilupparsi e diventare competitivi. Ma è innegabile che l embargo potrebbe dare una scossa a un agricoltura e a un industria che, pur avendo in mano le risorse del Paese più grande al mondo, non ne hanno mai approfittato a dovere. Il problema è che il Cremlino, più che a mettere l economia nazionale in condizioni di crescere, sembra preoccupato di alzare i toni della sua crociata contro l Occidente. CosìVladimir Putin ha ordinato di valutare la possibilità di distruggere al confine - invece che rispedire indietro - i prodotti proibiti che cercano di scavalcare l embargo ed entrare in Russia da Paesi terzi. Il che, al di là di ogni altra considerazione, con le norme attuali è illegale. (A.S.) Le lezioni dal caso Toshiba LE NORME SULLA CORPORATE GOVERNANCE Da Enron a Toshiba, i mercati finanziari continuano a intermittenza a evidenziare casi di grandi società quotate che truccano i bilanci a dispetto di normative formalmente più severe finalizzate a una maggiore tutela degli investitori. Lo scandalo che ha travolto il top management del gruppo nipponico ha vari aspetti tipicamente locali, dal lungo travaso di anno in anno dei conti alterati fino al fatto che nessuno paga in termini penali. Ma contiene lezioni a più vasto raggio. Da un lato, è risultato evidente che le norme sulla corporate governance debbano essere più organiche e soprattutto dare più poteri effettivi di supervisione ai membri esterni dei board e a altri organismi di controllo. Dall altro, visto che la commissione di indagine ha biasimato una cultura aziendale in cui non si poteva obiettare ai capi, è emerso che una frontiera della tutela degli investitori sta dentro le imprese, nella seconda fila dei manager: quelli che i piani più alti tendono magari a voler ridurre a yesmen, ma che devono potere e sapere dire qualche no - ed essere poi tutelati se viene richiesto loro di avallare le irregolarità. (S.Car.) Lettere Una Milano bella, internazionale e carica di futuro Con l inaugurazione dell UniCredit Pavillion si è aggiunto un altro pezzo pregiato alla zona di Porta Nuova. Così, ancora di più, Milano sembra una città al passo coi tempi e con quanto le più grandi metropoli del mondo stanno realizzando. Fra la riqualificazione dell ex zona Fiera e la nascita di Porta Nuova Milano sta vivendo un decennio che non si vedeva da tanto e che chissà per quanti anni ricorderemo come una felice età dell oro. Tutto è partito sulle ali dell entusiasmo per la conquista della candidatura a Expo Ma, con Expo, questa marcia propulsiva che la città ha messo in campo non deve venir meno. Questa è la sfida per avere futuro, perché Milano abbia un futuro al passo con la modernità e con il mondo. Marta Angelis Milano Lo sciopero a Pompei Ancora una volta a Pompei i sindacati tengono un assemblea senza preavviso, mentre oltre duemila turisti, provenienti da tutto il mondo, attendono sotto il sole rovente. Non è difficile immaginare cosa pensino e dicano dell Italia. Negli anni i sindacati hanno conquistato anche I DIBATTITI SUI BLOG DEL SOLE 24 ORE diritti molto discutibili, come quello di assemblea durante le ore di lavoro, cioè il diritto all assemblea retribuita. A Pompei, e non solo, lo decidono, a capriccio, i Masaniello del momento, danneggiando e facendo infuriare proprio coloro che con il loro biglietto rendono possibile la loro retribuzione. Non è forse ora che certi privilegi vengano rivisti? All assemblea ci si va fuori del lavoro, sacrificando parte del proprio tempo libero non quello della collettività. Questo chiedeva, e non altro, il Metello di Pratolini. Ezio Pelino Valli di autovelox Prima di arrivare alla terra di mezzo dovrai attraversare la temibile valle del Velox!. Andando per strada mi sento come Frodo Beggins nel Signore degli anelli. Ogni itinerario è un campo minato di velox sistemati in modo cinico: un introito per le casse locali legittimato come sicurezza stradale. Secondo logica l autovelox dovrebbe vigilare nei centri abitati, invece troppo spesso questi apparecchi vengono sistemati in tratti texani a lungo scorrimento con limiti per ciclisti. I Comuni ottengono con troppa facilità i permessi per le installazioni di postazioni fisse, chi va per strada deve subire un tiro al piccione legalizzato con la complicità di limiti insensati. C è stato un brutto incidente in un certo tratto? Mettiamoci un autovelox. Avanti così ci aspetta il 1984 di Orwell: l incubo del grande occhio che ti spia ovunque. Polizia sulla strada, visibile e severa: ecco la prevenzione che funziona da sempre. Non vedo mai nessuno, solo macchinette perniciose sistemate ai limiti della legalità. Frequento l Europa dove la severità in materia è sovente portata come esempio: si viaggia tranquilli, tutti rispettano i limiti perché sono chiari e sensati, il contrario della nostra anarchia comunale. Gli enti locali interpretano il Codice secondo il loro tornaconto, e così devi sopravvivere a una babele di limiti assurdi e un campo minato di macchinette mangiasoldi e punti. Solo in Italia soffri questo perenne malessere da agguato alla guida, è stressante, chi si guadagna il pane al volante ha tutta la mia comprensione. Esiste un ministro dei Trasporti che possa mettere ordine in questo feudalesimo dell autovelox? Anche il turista viene tosato come una pecora; l Italia vanta una vocazione turistica ma è sempre meno ospitale anche per questo uso-abuso degli autovelox i cui proventi sono messi a bilancio. Fabio Baldrati Ravenna IL VALORE DEL PATRIMONIO ARTISTICO L Italia ha un tesoro. Da proteggere Chiese, musei e siti Unesco hanno bisogno di maggiore protezione di Armando Torno L ANALISI. Le intercettazioni IL CIELO SOPRA SAN MARCO Barbara Ganz Di fianco alla multinazionale cresce l orto (solidale) Progetto Electrolux a Susegana: un orto a disposizione della Fondazione di Comunità della Sinistra Piave Onlus INSIDER Carlo Festa Domenico Rosa La catena Limoni pronta a diventare tedesca Per il quotidiano Lebensmittel Zeitung, il gruppo tedesco Douglas sarebbe in trattative per un offerta sulle profumerie Limoni u Continua da pagina 1 Eppure il nostro Paese è seduto su un tesoro unico al mondo. Abbiamo oltre 46mila beni architettonici, musei e istituti similari (con 240 aree archeologiche e 501 monumenti o complessi monumentali), biblioteche e ben 51 siti Unesco (dei riconosciuti). Possediamo più teatri lirici di ogni altro Paese d Europa e ci sono luoghi in Italia che in meno di un chilometro quadrato hanno visto più storia e causato più emozioni che intere regioni della Germania. Esempi? Basti ricordare la sola Valle dei Templi di Agrigento o Pompei (nonostante i recenti scioperi) o il Teatro greco di Siracusa (sulle cui gradinate si sedette Platone). Il vero problema ora che sono cominciate le grandi vacanze - è che questo immenso patrimonio, oltre che fatto conoscere ai flussi turistici di tutto il mondo, dovrebbe essere protetto con strumenti adeguati alle nuove tecnologie. Invece in Italia è possibile rubare senza problemi come è avvenuto lo scorso anno a Modena un quadro del Guercino, nella chiesa di San Vincenzo a due passi dal tribunale. Non c era un sistema d allarme? E, se fu istallato, perché non era attivo? Abbiamo rivolto queste domande a Carlo Hruby, vicepresidente operativo della fondazione omonima che ha realizzato numerosi progetti di protezione in tutta Italia: dalla Sindone di Torino alle Biblioteche Vaticana e Ambrosiana, dalle Torri di Bologna alla Basilica Palladiana di Vicenza alla Lanterna di Genova. Oltre i dati positivi (nel 2014 si è registrato un più 6,2% di visitatori nei musei rispetto al 2013, mentre il turismo culturale è in crescita: nel 2013 c è stato un 3,6% in più rispetto al 2012), le preoccupazioni di Hruby sono rivolte ai costi della non sicurezza. Ci confida: «Nel 2014 i carabinieri hanno recuperato beni trafugati, per un valore stimato di circa 80 milioni di euro. Il dato dimostra l eccellenza del lavoro della Forze dell Ordine e, al tempo stesso, la debolezza delle protezioni adottate». Insomma, «protezione e valorizzazione sono due concetti strettamente legati». Più pubblico dovrebbe equivalere a maggior sicurezza. Oggi le nuove tecnologie hanno messo a disposizione prestazioni che sino a qualche decennio fa si vedevano soltanto nei film di James Bond. I costi di istallazione? Sono inferiori senz altro a quelli necessari per recuperare molte opere rubate (quando si riesce), ma sono anche alla portata di istituzioni non ricche per la forte evoluzione di elettronica e informatica. Del resto, qualcuno ricorderà i prezzi dei primi telefonini (e la loro ingombrante massa): paragonandoli a quelli odierni ci si può fare un idea. Esistono analisi video che consentono controlli capillari altamente affidabili e che si possono utilizzare anche per protezioni antiterroristiche. Per esempio, il cosiddetto Panic Disorder rileva e segnala improvvise e anomale variazioni di velocità e/o accelerazione di soggetti all interno di aree virtuali; il Gate Flow è in grado di conteggiare e conoscere le eventuali aggregazioni di L interesse pubblico della notizia di Donatella Stasio u Continua da pagina 1 Anche stavolta, le premesse non depongono per una riforma a mente fredda e l emendamento Ncd approvato in commissione giustizia all ultimo momento ne è una spia, non foss altro perché governo e maggioranza (che lo hanno votato) già ne ammettono l ambiguità e preannunciano aggiustamenti in Aula. Tanto basterebbe a suggerire un supplemento di riflessione: gli interessi in gioco libertà di informazione, riservatezza, accertamento giudiziario delle responsabilità sono troppo importanti per consentire a un legislatore forse anche confuso da Caronte di licenziare un testo con l ambizione di bilanciare quegli interessi costituzionali, senza sacrificarli. L obiettivo dichiarato è limitare i danni derivanti dalla pubblicazione di intercettazioni non rilevanti penalmente, soprattutto se riguardano persone estranee alle indagini. Ma per raggiungerlo, c è il rischio che il diritto di cronaca paghi un prezzo troppo alto, al netto delle responsabilità dei media. Che, va detto subito, non sono senza peccato. Non finché sarà il mercato a stabilire quali e quante intercettazioni pubblicare (per ragioni di concorrenza) invece della rilevanza pubblica che esse rivestono. È un autocritica che la stampa deve fare, senza alibi: troppo spesso si è privilegiata la quantità di intercettazioni da pubblicare piuttosto che la qualità, con danni gravi alle persone e alla corretta informazione. Detto questo, il discrimine, per i media, non è la rilevanza penale : non è questo il perimetro del diritto/dovere di informare, ma quello della rilevanza pubblica dell intercettazione. Che, quindi, va pubblicata anche se il magistrato la considera solo di contesto. In sostanza, e giocando un po con le parole: non tutto ciò che non è pubblico in un processo non è pubblicabile, se riveste un interesse pubblico. Giornalisti e magistrati fanno mestieri diversi e, dunque, valutazioni diverse. È impensabile che il legislatore possa sindacare o sostituirsi alla discrezionalità insita nelle loro valutazioni, rispettivamente, sulla rilevanza penale e pubblica di un intercettazione. Ma ciò impone a entrambi rigore e professionalità. Peraltro, sarebbe anche sbagliato ampliare per legge l area del segreto, per di più con la minaccia di sanzioni detentive in caso di violazione: ci riporterebbe a TOOLBEX Massimo Esposti Le lettere vanno inviate a: Il Sole-24 Ore Lettere al Sole-24 Via Monte Rosa, Milano - fax letterealsole@ilsole24ore.com includere per favore nome, indirizzo e qualifica Le tendenze delle azioni quotate a Wall Street Per gli investimenti evitare Grecia e Cina, ma anche il mercato Usa ha le sue criticità fra tassi e cambio persone che attraversano linee virtuali in una certa direzione. Sono due esempi, tra i numerosi possibili, che permettono di sorvegliare attivamente a monitor spento, giacché questi si accendono soltanto quando i sistemi video di analisi generano un allarme. Informazioni da strillare in Italia dove di nuovo dei dati di Carlo Hruby «su musei, l 80% non ha più di 5 addetti, solo 1,5% ne ha oltre 50; ma la cosa drammatica è che ben musei non hanno personale e 903 un solo addetto». E ancora: «Nel 49% dei musei l ingresso è gratuito, in un terzo di queste strutture l incasso dalla vendita dei biglietti non supera i 20mila euro l anno; solo nel 40% c è del personale in grado di fornire informazioni in inglese». Inutile aggiungere che la maggior parte delle protezioni sono inefficaci, non attive o desuete. E questo in un Paese dove si inaugurino oltre 11mila mostre l anno, ovvero 32 al giorno; una ogni 45 minuti. Un mostrificio ricchissimo e mal custodito. Se non in qualche caso eccezionale. un processo inquisitorio e a una forma di censura (altro che bavaglio!) incostituzionale e illiberale. Eppure, il vizio di ricorrere al carcere è sempre in agguato, come dimostra l emendamento Ncd sulle intercettazioni private, peraltro in un provvedimento che, oltre alla delega su intercettazioni e processo penale, contiene anche quella per riformare l ordinamento penitenziario all insegna della decarcerizzazione. Una schizofrenia bella e buona, che getta un ombra sulla credibilità di questa politica. E che fa il paio con l aumento delle pene per furti, scippi e rapine inserito sempre nello stesso provvedimento, cavalcando, appunto, l emozione. Tutto ciò mentre sono in corso gli Stati generali dell esecuzione penale che, tra l altro, dovrebbero sensibilizzare l opinione pubblica sull inutilità del carcere (per certi reati). Sì, sulle intercettazioni, e non solo, forse occorre proprio una pausa di riflessione per riordinare le idee. A NEW YORK Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 Riapre a Broadway la libreria Rizzoli di Mario Platero Correvano gli anni 80 e in prima serata si andava sulla Quinta Strada. Ovviamente al Rizzoli Bookstore, una palazzina deliziosa all angolo con la 56esima, ovviamente per l arrivo dei giornali italiani. Ci andavano icone del nostro giornalismo che da New York raccontavano l America di allora, pre internet e persino pre Reagan, Ugo Stille, Antonello Marescalchi, Lucio Manisco, Sergio Telmon, Mauro Calamandrei, Aniello Coppola, Mauro Lucentini, ci andavano manager, accademici; scrittori e poeti a chiaccherare o a presentare i loro libri e ci andavano italiani di passaggio in cerca di atmosfera di casa. La libreria Rizzoli era punto di ritrovo, tappa obbligata, una scusa nell era pre internet, pre telefonini- -sms per ritrovarsi, discutere, semplicemente salutarsi. Poi la proprietà Rizzoli accettò un offerta che non poteva rifiutare: la palazzina fu venduta per costruire un grattacielo. Internet avanzava, ma il modello funzionava ancora, parliamo di inizio anni 90 e la Rizzoli trovò una nuova casa sulla 57esima, poco lontano, fra la Quinta e la Sesta Avenue. All inizio si andava ancora per i giornali. Poi sempre meno. Si potevano leggere sui tablet, addirittura prima che uscissero in Italia. Ma la libreria Rizzoli cambiava con i cambiamenti degli anni 90, puntava molto di più sui Coffee Table, grandi libri illustrati di altissima qualità (e prezzo); sulle conferenze letterarie, sulla musica, su titoli italiani e francesi, sul sapore internazionale, esclusivo e di lusso. Poi anche il flagship store sulla 57esima chiuse, di nuovo per la vendita e distruzione di una splendida palazzina, di nuovo per far posto a un grattacielo. Era il 14 aprile dell anno scorso e Vogue scrisse: cosa significa dire addio alla libreria Rizzoli sulla 57? Tristezza, per noi e per i libri. Basta tristezza. Domani si ricomincia: mentre intere catene di librerie chiudono, Rizzoli riapre al pubblico, cambia pelle, ha scelto Broadway fra la 26 e la 27, NoMad, (North of Madison Square Park), quartiere hip contemporaneo al St. James Building, grande palazzo del 1898 senza prospettive di demolizione. La nuova libreria, con ingresso a cattedrale, prospettiva con pavimento in marmo bianco e nero stile senese, enormi disegni surreali e romantici di Fornasetti sulle pareti, vecchie boiserie, grande sala per 100 persone sul retro, diventerà la terza incarnazione di un simbolo italiano in questa città come mi dicono Laura Donnini, amministratore delegato di Rizzoli Libri, e Marco Ausenda che segue più direttamente il bookstore americano. Possibile bypassare Amazon.com e i libri su Google? «Possibile dice Donnini il nostro non è solo mecenatismo. Un grande libro illustrato, per noi un punto di forza (Rizzoli è il secondo editore in America per il settore ndr) deve essere visto, toccato, sfogliato, Amazon non basta. Avremo eventi in continuazione, siamo a un passo da Eataly con cui lavoriamo. Siamo sempre più un tempio della cultura letteraria e libraria. Siamo e saremo come sempre un passaggio obbligato». Donnini spiega che i libri illustrati rappresentano il 60% dei titoli in catalogo, libri dedicati all arte, ai grandi giardini, alla fotografia, alle biografie, alla moda. Dagli iniziali 15mila volumi in libreria si arriverà a 30mila. Le premesse ci sono tutte. Per la continuità di una tradzione molto italiana. Per portare una ventata di energia creativa. E per smentire il premio Nobel per l economia Edmund Phelps che sull ultimo di Atlantic ha scritto: Le librerie, gioielli dell Umanesimo, in America chiudono soltanto. DANIEL MELAMUD A Manhattan. Per la libreria Rizzoli Fornasetti ha ideato un esclusiva carta da parati PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 ORE S.p.A. 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19 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Luglio N. 204 Oltre la crisi greca LA POSTA IN GIOCO Jürgen Habermas. La cultura europea, forgiata in un amalgama che fonde individualismo e universalismo egalitario, incarna quella che il filosofo tedesco Habermas definì «solidarietà civica» Commenti e inchieste 19 Nord e Sud. La zona euro sarebbe inaccettabile per gli altri Paesi se dovesse funzionare con regole imposte dai tedeschi «Solidarietà civica» collante d Europa Al continente serve un progetto politico comune per essere protagonista della globalizzazione di Dominique Strauss-Kahn Èstato predisposto un piano che ha buone possibilità di riuscita, e che respinge i rischi di una Grexit. È poco, ma è già molto. Quanto alle condizioni di questo accordo, però, sono spaventose per chi crede ancora nell Europa. Sono del parere che quanto è successo sia deleterio, quasi fatale. Non mancano quanti dubitano di questo futuro: sono tanti, di due diverse scuole di pensiero, e se ne rallegreranno. Appartengono alla prima scuola coloro che hanno la vista corta, quelli il cui nazionalismo impedisce di guardare al di là dei propri confini, e che si interrogano sull esistenza dell Europa. Ma che cosa è l Europa? Da dove emerge questo continente? È forse nata in tempi ancora più vicini a noi, nei minuziosi trattati della Ue? Oltre al gruppo dei miopi, c è il gruppo di coloro che hanno la vista troppo lunga, capaci di vedere più lontano dei propri confini ma che hanno scelto di rinunciare a far vivere questa comunità che, nonostante tutto, è la più vicina. Guardano a ovest, in direzione di coloro ai quali hanno accettato di sottomettersi. È a questo che pensava Emil Cioran, quando scrisse: Come contare sul risveglio, sulle collere dell Europa? La sua sorte e persino le sue rivolte sono decisamente altrove. Ci sono infine coloro che non si riconoscono né in un gruppo né nell altro, e io appartengo a questa schiera. È a queste persone che mi rivolgo, ai miei amici tedeschi che credevano nell Europa che fino a poco tempo fa abbiamo voluto costruire insieme; a coloro che pensano che una cultura europea esista; a quelli che sanno che i Paesi che ne delineano i contorni hanno creato una cultura comune unica, diversa da qualsiasi altra. Questa cultura è stata forgiata in questo amalgama particolare nel quale si fondono individualismo e universalismo egalitario, e incarna e rivendica più di qualsiasi altra quella che il filosofo tedesco Jürgen Habermas chiama la solidarietà civica, quando scrive, per esempio, che il fatto che la pena di morte in altri paesi sia ancora applicata serve a rammentarci di cosa è fatta la specificità della nostra coscienza normativa. Siamo depositari di questa cultura. Tra fratelli europei, c è una lunga storia, il lento formarsi di una coscienza, in un avvicendarsi di sacrifici e dolori ma anche di momenti nobili e, naturalmente, di conflitti. Abbiamo dovuto superare queste rivalità, senza dimenticarle. Non so se da queste prove europee che hanno contribuito a plasmare la storia del mondo siamo usciti più forti. Tuttavia, sono convinto che abbiamo acquisito una propensione a diventare una società solidale. L Europa è Michelangelo, Shakespeare, Cartesio, Beethoven, Marx, Freud e Picasso. Loro, e altri ancora, ci hanno insegnato a dar vita a una condivisione tra natura e cultura, tra religiosità e laicità, tra fede e scienza, tra individuo e collettività. Questa eredità comune ci ha permesso di porre fine alle guerre tra di noi. Ma il demone che ci potrebbe far tornare agli errori del passato non è troppo lontano, e lo dimostra quanto è successo nelle settimane scorse: non intendo discutere nei dettagli le misure imposte alla Grecia per capire se siano benvenute, legittime, efficaci, adatte, ma vorrei sottolineare il fatto che il contesto nel quale è nato questo diktat ha creato un clima devastante. Comprendo che il dilettantismo del governo greco e la relativa inerzia dei suoi predecessori abbiano superato il limite. Capisco che la coalizione dei Paesi creditori guidata dai tedeschi sia esasperata dalla situazione che si è venuta a creare. Questi dirigenti politici, però, fino a poco prima mi erano parsi troppo avveduti per voler cogliere l occasione di una vittoria ideologica su un governo di estrema sinistra col rischio di frammentare l Unione. Perché è di questo che stiamo parlando: contiamo i nostri miliardi invece di utilizzarli per costruire; rifiutiamo di prendere atto di una perdita per quanto evidente e di accettarla; continuiamo a respingere l impegno a ridurre il debito; preferiamo umiliare un popolo perché è incapace di cambiare e riformarsi; anteponiamo il risentimento seppur giustificato ai progetti per il futuro: così facendo, noi stiamo voltando le spalle a ciò che l Europa deve essere, voltiamo le spalle alla solidarietà civica di Habermas. Sprechiamo le nostre forze in battibecchi continui tra noi e corriamo il rischio di innescare un meccanismo a scoppio. È a questo che siamo arrivati. Una zona euro che dovesse funzionare in base a un meccanismo imposto da una vostra legge, amici miei tedeschi, appoggiati da qualche paese baltico e nordico, sarebbe inaccettabile per tutti gli altri. L euro è stato concepito come un unione monetaria inadeguata, plasmata su un accordo ambiguo tra Francia e Germania. Per la Germania si trattava di predisporre un sistema di tassi fissi di cambio intorno al marco tedesco e di imporre con tale sistema una certa visione ordoliberale della politica economica. Per la Francia si trattava di stabilire, in modo un po ingenuo e romantico, una valuta di riserva internazionale all'altezza delle ambizioni della grandezza delle sue élite. È giunto ora il momento di lasciare perdere questa ambiguità iniziale, diventata devastante, e questi progetti autarchici, anche se tutti sanno che solo a proprie spese si esce dall ambiguità. Per ottenere ciò è indispensabile uno sforzo collettivo, tanto in Francia quanto in Germania. Ogni Paese incontra ostacoli non indifferenti lungo questo cammino. La Germania è schiava di una visione falsa e incoerente sul funzionamento dell unione monetaria, in buona parte condivisa dalla sua classe politica e dalla sua popolazione. In Francia, al contrario, l indolenza e il latente sovranismo delle élite economiche e intellettuali sono tali che di fatto REUTERS Il piano per la Grecia. L Europa ha azzerato per ora i rischi di una Grexit ma si ritrova meno coesa non esiste un idea o una visione intelligente e rinnovata della struttura dell unione monetaria che possa trovare un appoggio popolare. Inventare questa visione comune è indispensabile, quanto prima. Non mi venite a dire che pensate di salvare l Europa soltanto imponendo regole di sana amministrazione! Nessuno più di me ha a cuore il rispetto dei grandi equilibri ed è questo ad averci sempre avvicinati. Ma occorre far rispettare le regole in piena democrazia, dialogando, ragionando, non certo imponendole con la forza. Non mi venite a dire che le cose per voi stanno così e basta, e che, se non saranno disposti a capirlo, voi andrete avanti senza di loro! Fare affidamento sul Nord non vi basterà mai a salvarvi. Voi, come tutti gli europei, avete bisogno dell'europa intera per sopravvivere. Divisi siamo troppo piccoli, contiamo poco. La globalizzazione ci mette sotto gli occhi la comparsa di vasti spazi geografici ed economici chiamati a interagire e a farsi concorrenza per i decenni a venire. Forse, per secoli. Le zone di influenza che si vanno delineando, come pure i raggruppamenti che si stanno creando, rischiano di durare a lungo. È facile per chiunque accorgersi di come si vada configurando la zona dell America del Nord: attorno agli Stati Uniti si riuniranno i suoi satelliti canadesi e messicani, forse altri ancora. Tutto oggi lascia suppore che l America del Sud riuscirà a raggiungere una forma di autonomia. In Asia, due o tre zone riusciranno a distinguersi, a seconda che, oltre alla Cina e all India, anche il Giappone riesca a coagulare attorno a sé sufficiente solidarietà, in quanto è troppo piccolo per restare da solo. L Africa, finalmente, si sta risvegliando, ma ha bisogno di noi. Quanto al mondo musulmano, sconvolto di questi tempi dal subbuglio legato allo sfruttamento politico dell'islam effettuato da alcuni, farà indubbiamente fatica a trovare l'unità. L Europa potrà essere uno di questi protagonisti della ribalta internazionale, ma non è ancora sicuro che lo sarà. Per riuscirci, dovrà avere l ambizione di stringersi e rafforzarsi nell Unione attuale, e anche oltre. Per sopravvivere tra i giganti, l Europa dovrà raggruppare tutti i territori compresi tra i ghiacci del Nord, le nevi degli Urali, i deserti del Sud. In altri termini, l Europa dovrà ritrovare le proprie origini e nell arco di qualche decennio e non di più arrivare a considerare il Mediterraneo come il nostro mare interno. La logica storica, la coerenza economica, la sicurezza demografica, alle quali aggiungerei al di là delle apparenze anche una vicinanza culturale dovuta alla diffusione delle religioni del Libro, ci indicano la strada da seguire. E invece tutti, ogniqualvolta si presenta un conflitto interno, guardiamo a Nord trascurando il Sud. Invece la culla della nostra cultura è proprio là. È il Sud che darà alla vecchia Europa il sangue nuovo delle giovani generazioni. È il Sud che farà dell Europa il punto di passaggio obbligato tra Oriente e Occidente. Alessandro Magno, Napoleone, le nostre folli ambizioni coloniali credettero di poter dar vita a questa unità con la forza delle armi. Quel metodo, crudele ed esecrabile, ha fallito, ma quell ambizione aveva tuttavia giuste premesse. E così continua ad averle. La posta in gioco è considerevole. Un alleanza di Paesi europei, anche se guidati dal più potente tra di loro, sarà poco in grado di affrontare da sola la pressione russa e tra non molto sarà resa vassalla dal nostro alleato e amico americano. Alcuni hanno già scelto questa strada: sono coloro che poco fa ho definito persone dalla vista troppo lunga. Ma non per tutti è così, ed è dunque agli altri che mi rivolgo in particolare. L Europa che io sogno e auspico dovrà ovviamente avere le sue regole e la sua disciplina di vita comune, ma dovrà avere anche un progetto politico che le vada oltre e che legittimi questi vincoli. Oggi sembra che l abbiano dimenticato tutti. Il nostro modello europeo può diventare un modello per altri popoli che si rifiutano di perdere la faccia nell unico stampo in arrivo dall altra sponda dell Atlantico. Per essere un modello, però, l Europa deve guardare lontano. Deve affrancarsi delle proprie meschinerie. Deve fare la sua parte nella globalizzazione. Deve, insomma, continuare a fare la Storia. (Traduzione di Anna Bissanti) Il testo completo di Dominique Strauss-Kahn L EDITORIALE. G20 e infrastrutture I «Grandi» e il piano Juncker di Alberto Quadrio Curzio u Continua da pagina 1 Le cifre possono essere più o meno accurate ma la loro dimensione complessiva spiega l urgenza del problema con riferimento al quale vanno sgombrate due obiezioni ostative. La prima è quella ambientalista che teme una cementificazione del pianeta. La seconda è quella finanziaria per la quale i bilanci pubblici sono già troppo indebitati per affrontare oneri di quella entità. Le soluzioni ricercate dal B20 superano queste preoccupazioni perché la loro innovatività punta a soluzioni eco-rispettose sia per le infrastrutture esistenti da ammodernare sia per quelle nuove. Quanto alle risorse finanziarie si punta a convogliare una parte dell enorme flusso di quelle private in investimenti di lungo termine che servano allo sviluppo reale riducendo così anche la destabilizzante finanza di breve termine. Le banche di sviluppo: Npb, D20, Mdb. Questo ci porta a un altra iniziativa dove l Italia, con Franco Bassanini quale presidente della Cdp, ha svolto un ruolo molto importante: quello del Development 20 (D20) che riunisce le principali National Promotional Banks del G20 a partire dal Vertice in Russia nel Scopo principale del D20 è la promozione e il coordinamento degli investimenti infrastrutturali, secondo i paradigmi indicati, per favorire le convergenze di sviluppo tra economie.il D20 ha fatto un significativo progresso a Roma nel luglio 2014 quando, in collaborazione con la Cdp e con il patrocinio del G20 a presidenza australiana (riunitosi poi in novembre a Brisbane), ha rafforzato la sua coesione anche tramite una collaborazione stretta con le Multilateral Development Banks(Mdb), tra le quali la Banca mondiale e Banca europea degli investimenti. Da ultimo nel maggio di quest anno il D20 si è riunito a Istanbul per iniziativa della Npb turca (Tskb) ed è stato aperto da una relazione di Bassanini e Reviglio su infrastrutture e investimenti di lungo periodo. Il D20 dovrebbe assumere rilevanza crescente e questo deve interessare molto anche all'italia e alle nostre imprese per la portata internazionale degli (i-i). Che si tratti di una grande iniziativa di sviluppo lo conferma anche il varo in maggio della Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), promossa dalla Cina e alla quale aderiscono già 50 Paesi tra europei (compresa l Italia), asiatici, medio orientali e africani mentre assenti sono le Americhe. Il prossimo G20 in Turchia. Il tema infrastrutture e investimenti sarà dunque centrale nel G20 di novembre in Turchia anche per progredire nel superamento di tre ostacoli: il calo delle risorse pubbliche a causa del consolidamento fiscale operato da molti governi; i freni che le inefficienze dei mercati pongono ai capitali privati che potrebbero essere orientati verso (i-i); le carenze nella progettazione e nella esecuzione dei progetti infrastrutturali; la sottovalutazione dell ammodernamento necessario delle infrastrutture esistenti. La soluzione di questi problemi va ricercata lungo almeno due direttrici. La prima è la configurazione di (i-i) come asset class, liquidi e bancabili, acquistabili dagli investitori tra cui importanti sono i fondi pensione, le assicurazioni ed altri istituzionali. L attuale allocazione di investitori privati in asset infrastrutturali è infatti limitata a 1,5-2 miliardi in assenza di mercato sviluppato che li renda sufficientemente liquidi. La seconda direttrice è che a livello nazionale e internazionale vanno meglio standardizzati i progetti di (i-i) e gli accordi che regolano gli investimenti diretti all estero, entrambi essendo ancora troppo disomogenei. Una conclusione italo-europea. Le direttici indicate possono trovare soluzioni soddisfacenti soprattutto nei progetti di partenariato pubblico privato (Ppp) che riducono rischi dell investitore privato e molto migliorano la qualità anche esecutiva dei progetti. Di questo si terrà conto anche nel Piano Juncker il cui cruciale strumento, lo European Fund for Strategic Investments (Efsi), sarà operativo dall autunno nella collaborazione (rafforzata nei giorni scorsi anche da una Comunicazione Ue) con le Npb. Anche qui l Italia parte bene perché la Cdp si è già molto affermata nella Ue e internazionalmente. Dunque l impegno italiano deve continuare perché la strategia Efsi-Npf per gli investimenti infrastrutturali può contribuire alla nostra ripresa e a quella europea anche quale anticipazione degli Eurobond. TV A CURA DI LUIGI PAINI RADIO 24 IL TEMPO Mick Jagger Night SKY ARTE Nella foto, il leader dei Rolling Stones DA NON PERDERE RAITRE Ciclismo: Tour de France. A Parigi, a Parigi! Dopo chilometri di durissime fatiche, la tappa conclusiva della grande corsa arriva, come da tradizione, sugli Champs Elisées RAIUNO Automobilismo: Gran Premio d Ungheria. L Hungaroring ospita la decima gara della stagione, l ultima prima della pausa estiva. ATTUALITÀ RAITRE Fuori quadro. Il viaggio, la mobilità come elementi essenziali della globalizzazione che stimolano l atteggiamento nomade dell artista: Achille Bonito Oliva ne parla con Lara Favaretto e Maya Bajevic.. LOTTO Lotto Estrazione del 25 /7/2015 Nazionale Bari Cagliari Firenze Genova Milano Napoli Palermo Roma Torino Venezia NAT GEO Nepal: terremoto sull Everest. A che punto è la ricostruzione in Nepal? Viaggio nel Paese asiatico messo in ginocchio dal terremoto dello scorso 25 aprile. SPETTACOLO SKY CINEMA 1 La ragazza del dipinto, di Amma Asante, con Gugu Mbatha-Raw, Gran Bretagna 2013 (104 ). L ammiraglio di Sua Maestà ha avuto una figlia illegittima da una schiava africana: nella Londra del 700 la cosa fa rumore PREMIUM ENERGY La notte del giudizio, di James DeMonaco, con Ethan Hawke, Usa 2013 (85 ). Largo agli impulsi più sfrenati: dal tramonto all alba, una notte ogni anno, la legge non si applica. Meglio non mettere il naso fuori di casa! SuperEnalotto Combinazione vincente Jolly 15 Numero Superstar 19 Montepremi ,01 6 punti punti ,94 4 punti ,43 3 punti ,63 5 stella 4 stella ,00 3 stella ,00 2 stella ,00 1 stella ,00 0 stella ,00 L'anima degli animali CHIEDIMI SE SONO FELICE Rosita Celentano e Angelo Vaira (foto) raccontano il mondo dal punto di vista del cane Reportage In primo piano di Mauro Meazza e Giulia Crivelli caratteri - L'intervista Reportage dal futuro di Maurizio Melis Si può fare Terra in vista - L Expo spiegato a mio figlio di Federico Taddia e Telmo Piovani Chiedimi se sono felice con Rosita Celentano e Angelo Vaira Il treno va Canale 24 REPORTAGE DAL FUTURO Un misterioso fenomeno fisico si verifica quando i tecnici di radio 24 collegano alla rete l'ultimo modello di mixer digitale. Dal canale 24 del mixer esce uno strano fruscio che di tanto in tanto si trasforma in parole intellegibili: sono le trasmissioni di Radio 24 tra un secolo. 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Piazza Cavour, Milano amundi.com/ita Amundi Diversificazione Attiva 2018 Amundi Diversificazione Attiva 2018 DUE Amundi Diversificazione Attiva 2018 TRE Amundi Diversificazione Attiva 2018 QUATTRO Amundi Diversificazione Attiva 2019 Si informa dell errore nel calcolo giornaliero del valore unitario della quota dei Fondi, effettuato in affidamento dal depositario, verificatosi con riferimento alle valorizzazioni comprese nel periodo dal 3 all 11 marzo La SGR ha provveduto a reintegrare i partecipanti interessati, ai quali è inviata specifica comunicazione. Informazioni in dettaglio sono disponibili al recapito della Società e sul suo sito Internet (sezione Prodotti). Direzione e coordinamento Amundi S.A. - Socio Unico - Cap. Soc i.v. C.F., P.IVA e iscr. Reg. Imprese di Milano Aderente al Fondo Nazionale di Garanzia e Iscritta all Albo delle SGR (n. 40 sez. Gestori di OICVM e n. 105 sez. Gestori di FIA) Oggi ALBA E TRAMONTO: Domani ALBA E TRAMONTO: Temperature Italia Ancona Bari Bologna Cagliari Firenze Genova Milano Napoli Roma Palermo Torino Venezia OGGI DOMANI Milano MINIMA Aosta MASSIMA Taranto Milano MINIMA L'Aquila MASSIMA Foggia Europa Atene Berlino Bruxelles Bucarest Copenaghen Dublino Francoforte Istanbul Lisbona Londra Madrid Mosca 06:00 20:58 Roma 05:58 20:35 Nord: 16 variabilità al mattino con locali piovaschi in Valpadana, specie sulle pianure orientali. 36 Migliora dal pomeriggio con schiarite. Temperature in calo, massime tra 26 e 31. Centro: bello ma con instabilità pomeridiana su interne adriatiche e dorsale, con qualche acquazzone; sole prevalente in Sardegna. Temperature in flessione, massime tra 28 e 33. Sud e isole: prevalenza di sole ma con rovesci pomeridiani su dorsale e localmente basso versante tirrenico. Temperature in lieve diminuzione, con massime tra 30 e :01 20:57 Roma 05:59 20: Nord: lieve variabilità al mattino con locali piovaschi su Levante ligure, alto Adige e FVG. Ampie schiarite nel corso della giornata. Temperature in rialzo, massime tra 28 e 33. Centro: generale stabilità, con tempo ben soleggiato ed al più qualche disturbo lungo la dorsale toscana. Temperature pressoché invariate, con massime tra 29 e 34. Sud e isole: alta pressione ben salda che favorisce una giornata assolata su tutti i settori. Assente anche l'instabilità diurna sui monti. Temperature stabili, massime tra 29 e 34. OGGI DOMANI Parigi Stoccolma Tirana Vienna Zurigo Mondo Hong Kong Los Angeles New Delhi New York Rio de Janeiro Singapore Tokyo OGGI DOMANI Debole Moderato Forte Sole Poco nuvoloso Nuvoloso Coperto Var Pioggia Pioggia Temporali Neve Nebbia Calmo Mosso Agitato

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