LE SFIDE PASTORALI SULLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELL EVANGELIZZAZIONE. Questionario preparatorio LE RISPOSTE DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

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1 LE SFIDE PASTORALI SULLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELL EVANGELIZZAZIONE. Questionario preparatorio LE RISPOSTE DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI GENNAIO 2014

2 PREMESSA: NOTE METODOLOGICHE SULLE MODALITA DI COMPILAZIONE Il presente questionario è stato compilato dopo un ampia consultazione con le associazioni socie del Forum, che hanno rappresentato le diverse sensibilità e i diversi carismi di un mondo di famiglie insieme impegnate sia in ambito sociale che in quello ecclesiale. Non si è operato un sistematico riassunto di tutti i contenuti, troppo difficile e incapace di rendere conto, nella necessaria sinteticità, della ricchezza delle risposte. Si è piuttosto scelto di partire dalla mission specifica del Forum, la rappresentanza della famiglia come valore nel dibattito pubblico, sociale e politico del Paese, inserendo di volta in volta suggerimenti raccolti dalle varie associazioni. Il diverso grado di approfondimento delle varie risposte dipende quindi anche dal tipo e dalla quantità di materiale raccolto. Nella risposta al punto 9), inoltre (Altre sfide e proposte ), si è scelto di proporre solo una sommaria descrizione dei temi ritenuti meritevoli di attenzione: certamente dall esperienza del Forum e dalla dimensione sociale della famiglia molti sono i temi di pertinenza che avrebbero meritato specifica attenzione. Ma riteniamo che il tempo da qui al Sinodo potrà consentire una nuova mappa delle ulteriori priorità tematiche (sia sociali che pastorali) da affrontare: una per tutte, le sfide proposte da una società sempre più interculturale, che vede quindi anche le famiglie sempre più esposte al confronto tra famiglie, culture e valori differenti. Un ultima attenzione metodologica che merita di essere ricordata è il difficile intreccio tra Magistero, azione pastorale e lettura della realtà; molto spesso i giudizi stessi sull evoluzione sociale e sul cambiamento stesso del valore famiglia non sono facilmente districabili, né è sufficiente affidarsi ai dati sociologici, spesso fortemente orientati dalle scelte valoriali, culturali (quando non ideologiche) di chi legge la realtà. In altre parole, queste risposte al questionario non sono espressione del lavoro asettico di un centro di ricerca, ma sono la voce di un attore sociale ed ecclesiale totalmente immerso nella storia, e attivo nel promuovere una vita buona per tutti.

3 1) SULLA DIFFUSIONE DELLA SACRA SCRITTURA E DEL MAGISTERO DELLA CHIESA RIGUARDANTE LA FAMIGLIA. Alcune osservazioni generali (sul punto 1). L accento è posto sull insegnamento della Chiesa; il termine insegnamento si ripete sei volte ed è messo in rapporto anche con la Scrittura. Forse riflesso della predicazione ordinaria nelle omelie domenicali, ad esempio nelle quali, tutto sommato, si cerca di spiegare le tre letture, dimenticando che esse sono Parola creatrice di Dio ; non solo ispirate, ma tuttora spiranti. Tutte le quattro domande pongono l accento sull insegnamento della Chiesa, la Scrittura è praticamente ignorata. Nella odierna sensibilità ecclesiale, oltre che sull insegnamento, si mette crescente attenzione all ascolto della Parola e alla sua esperienza. Né l espressione Parola di Dio né la sua esperienza in rapporto alla famiglia vengono nominate (sia la Parola nella quotidianità della famiglia, sia la famiglia come Parola di Dio ). La preoccupazione dominante appare quella di insegnare, non di rivelare il disegno di Dio sulla famiglia, così come espresso nella Scrittura e operante (nella famiglia) per chi ascolta la Parola. 1) SULLA DIFFUSIONE DELLA SACRA SCRITTURA E DEL MAGISTERO DELLA CHIESA RIGUARDANTE LA FAMIGLIA. a) Quale è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della Gaudium et spes, della Familiaris consortio e di altri documenti del magistero postconciliare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l insegnamento della Chiesa? REALE CONOSCENZA DELLA BIBBIA. Nel complesso la conoscenza della Bibbia e dei documenti del Magistero è molto limitata, e questa scarsa conoscenza sta diventando sempre più diffusa. La conoscenza della Bibbia è molto più diffusa di quella dei documenti del magistero, Vaticano II compreso. Secondo alcune indagini sociologiche neanche il 5% dei fedeli praticanti sa dire il nome di più di due documenti del Concilio. In genere il magistero è conosciuto attraverso i media (TV compresa) più che all interno della chiesa, dei suoi mezzi di comunicazione; le encicliche, in particolare, come altri interventi del magistero o eventi ecclesiali significativi o sono conosciuti nei momenti della loro celebrazione o pubblicazione o in qualche ristretto gruppo ecclesiale o perché i media ne contestano alcuni aspetti. Lettura, quindi, parziale fin dall inizio e spesso critica se non ostile. Lo stesso Vaticano II è stato conosciuto tramite i media : i vaticanisti, come gruppo specializzato e presente via via nei quotidiani più diffusi, sono nati allora. Anche per lo stesso clero più sensibile per non parlare dei semplici fedeli - le fonti di conoscenza erano Raniero la Valle sull Avvenire e Ettore Masina sul Giorno. Quanti ne approfondivano la conoscenza riferendosi a riviste più qualificate e competenti? Nell insieme dei fedeli la Scrittura è ancora più conosciuta per alcuni episodi che non per il suo significato salvifico. Questa nuovo sguardo è presente nei gruppi di ascolto, in alcune famiglie più sensibili, nell associazionismo cattolico e in modo particolare e originale nei Movimenti ecclesiali. COME FORMARE I FEDELI ALLA VITA FAMILIARE. La catechesi alla vita familiare è soprattutto concentrata sulla preparazione al matrimonio. Sul resto, una generale disattenzione alle varie fasi e circostanze di vita familiare, e una rete (un po disconnessa e sommersa) di buone pratiche (l accoglienza alla vita, il sostegno alle persone in situazione irregolare, l accompagnamento ai giovani sposi). Non si fa sistema. Sono comunque necessarie strade nuove. La parola insegnamento se non è tradotta non scalda i cuori, è rifiutata. Va contestualizzata e riportata al suo centro, al centro della fede, in cui deve essere chiaro che nella famiglia è in gioco la manifestazione della Trinità. Il vescovo Tonino Bello definiva la famiglia: Agenzia periferica della SS.ma Trinità. In altri termini è necessaria una nuova visione della famiglia; una visione che riscopra il mistero grande presente nella famiglia e di cui parla

4 Paolo nella lettera agli Efesini. Una visione che sappia tradurre il mistero nella vita concreta della famiglia, nei suoi diversi momenti, nei suoi molteplici rapporti e nei problemi. Da qui la necessità che nel primo sinodo del 2014 quello conoscitivo siano presenti molte coppie di sposi (purché non marginali, anche dal punto di vista quantitativo, rispetto al numero dei padri). Coppie nelle quali siano rappresentati anche sposi o spose che hanno vissuto o stanno vivendo il dramma della separazione o dello stesso divorzio. Altrimenti la famiglia continuerà ad essere destinatario di un servizio ma non soggetto ecclesiale, non chiesa domestica. 1) SULLA DIFFUSIONE DELLA SACRA SCRITTURA E DEL MAGISTERO DELLA CHIESA RIGUARDANTE LA FAMIGLIA. b) Dove l insegnamento della chiesa è conosciuto, integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? I luoghi di fedeltà al Magistero sono diversi, e spesso invisibili : la fede delle singole persone/famiglie, le esperienze di alcune comunità ecclesiali (parrocchie e loro strumenti di vita gruppi sposi, ecc.), le associazioni di famiglie, molti movimenti/soggetti collettivi ecclesiali. Nel complesso l accettazione è parziale, soprattutto nel campo della morale familiare e, in particolare, in quello della castità, sia pre-matrimoniale che matrimoniale. Basti pensare ai rapporti pre- matrimoniali, alle facili separazioni e al divorzio, all uso del contraccettivi ormai ritenuti tutti uguali dal punto di vista morale, arrivando a confondere la contraccezione, ed i metodi contragestativi con la regolazione naturale della fertilità. Eppure, tra le due scelte esistono profonde differenze, non solo sul piano medico, ma soprattutto su quelli antropologico ed etico. I metodi naturali, infatti, se correttamente appresi da personale qualificato (insegnanti della RNF), non permettono solo il riconoscimento della fase fertile nel contesto del ciclo mestruale femminile, in modo da ricercare o evitare la gravidanza, ma sono anche una preziosa opportunità per la crescita del legame di coppia, anche sul piano sessuale, specialmente lì dove sussistano situazioni ed esperienze di banalizzazione della sessualità, o di patologie del desiderio sessuale. Ciò non significa nascondere le difficoltà esistenti nell accoglienza e nell applicazione dei metodi di RNF: dalla necessità di mettere a disposizione delle coppie una rete capillare di insegnanti qualificati dei metodi naturali, in grado di accompagnarle nell apprendimento della tecnica e sostenerle nella sua applicazione, all urgenza di proporre in modo adeguato l esperienza della castità coniugale, mediante un approccio antropologico in grado di motivare più profondamente la coppia a verificare la proposta stessa. È la coppia coniugale, infatti, il soggetto della paternità e maternità responsabili ed è ad essa e al suo concreto vissuto che vanno proposte le motivazioni più profonde dell insegnamento della Chiesa. I divorzi poi e ancor più le separazioni e le convivenze di fatto sono frequenti e talora abituali tra gli stessi fedeli praticanti, pur con le opportune distinzioni. Rilevante, anche in tema di fecondità, è il problema poi del lavoro, della conciliazione tra esigenze e necessità del lavoro con la vita, i ritmi e la presenza della donna, in particolare, in casa. Una difficoltà avvertita in particolare dalle giovani coppie, soprattutto quando il lavoro manca o è insufficiente e si ha l affitto o il mutuo da pagare. Senza dimenticare la mancanza di una effettiva libertà nella scelta di stare a casa e quella di uscire per un lavoro fuori. Anche su altre dimensioni dell insegnamento della Chiesa (Dottrina Sociale Cristiana, attenzione agli ultimi, prossimità e solidarietà tra famiglie, protagonismo e partecipazione alla vita della comunità ecclesiale), rimane peraltro una certa ignoranza dei contenuti e una certa distanza dalla pratica concreta. In genere fa differenza, anche rispetto all osservanza degli insegnamenti della Chiesa, il grado di coinvolgimento relazionale delle famiglie in parrocchia, comunità familiari, associazioni familiari di spiritualità o di settore, movimenti ecclesiali, gruppi famiglia, ecc. A buone relazioni comunitarie

5 corrisponde in genere maggiore sequela. 1) SULLA DIFFUSIONE DELLA SACRA SCRITTURA E DEL MAGISTERO DELLA CHIESA RIGUARDANTE LA FAMIGLIA. c)come l insegnamento della chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia? 1)I programmi ad ogni livello non mancano; molti a livello nazionale e diocesano, non altrettanto a livello parrocchiale; qui per un insieme di fattori, in particolare per la grande accelerazione della crisi che ha investito la famiglia, impensabile in simili proporzioni, ancora agli inizi degli anni novanta. Bisogna tener conto che i sacerdoti usciti allora dai seminari ora sono o parroci o responsabili della pastorale famigliare. 2)A livello parrocchiale restano necessarie ed utili le visite del parroco alle famiglie, il rapporto di amicizia sacerdotale con le famiglie, magari dando la precedenza alle giovani coppie o ricominciando da esse. In questi incontri si potrebbero mettere le premesse per una concreta ed efficace pastorale famigliare. Il fatto poi che i parroci, soprattutto, siano cambiati spesso impedisce un reale e fecondo rapporto delle famiglie col proprio pastore; come d altra parte al prete viene sottratta la paternità spirituale concreta, la possibilità di avere un rapporto intenso con le famiglie e con le singole persone perché le ha viste nascere e crescere. 3)Una catechesi specifica e abituale sulla famiglia non sempre esiste, se non per gruppi ristretti; non sempre fa parte della pastorale ordinaria e quando lo è, per forza di cose, corre il rischio di rimanere generica o astratta. Gli attuali corsi prematrimoniali sono oramai ritenuti insufficienti e comunque si sente la necessità di renderli sempre più aderenti alla realtà naturale e attuale della famiglia e alla Parola di Dio. Restano quindi necessari e soprattutto rivelatori della situazione: normalmente oltre il 50% dei partecipanti già convivono e resta positivo il fatto che sentano il desiderio del sacramento; da qui la grande funzione del parroco non sarà mai abbastanza uomo e cristiano nel seguire questi corsi; da qui l importanza delle coppie cristiane nel seguire gli stessi corsi e nel saper avvicinare coppie conviventi, con rispetto e delicatezza e passione cristiana. 4)Si sente forte, comunque, l esigenza, la necessità di uno scatto, di un colpo d ala sia sul piano nazionale che su quello diocesano o regionale. Perché non programmare ai diversi livelli sinodi diocesani, nazionali sulla Famiglia, dopo la celebrazione del Sinodo a livello mondiale? Sono necessari per concretizzare, contestualizzare, rendere locale e possibile quanto emergerà a livello di Chiesa universale. Sono necessari perché la famiglia diventi sempre più soggetto ecclesiale. 1) SULLA DIFFUSIONE DELLA SACRA SCRITTURA E DEL MAGISTERO DELLA CHIESA RIGUARDANTE LA FAMIGLIA. d) In quale misura - e in particolare su quali aspetti tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell insegnamento della chiesa sulla famiglia? A)IN QUALE MISURA. Pochi gli elementi su cui poter rispondere alla prima domanda. Ci limitiamo a constatare due fatti e ad esprimere un impressione. Primo fatto: l assenza o l ignoranza o l indifferenza della società nel suo insieme di fronte all insegnamento della Chiesa o ad avvenimenti ecclesiali riguardanti la famiglia; resta significativo il silenzio dei media nei confronti dell ultima Settimana Sociale dei Cattolici del settembre 2013, come lo era stato per la giornata mondiale della famiglia a Milano nel 2011, quando - oltre all Avvenire - solo il Corriere della Sera diede spazio alla venuta del papa a Milano. Solo con le

6 dimissioni di papa Benedetto e con la elezione di papa Francesco più di qualcosa sembra essere cambiato. Secondo fatto: la organizzazione e la programmazione di una serie di attacchi contro la famiglia (di cui a volte l atteggiamento dei media e degli opinioni leader pare essere complice, più o meno intenzionalmente), con una dimensione internazionale che appare costruita come una vera e propria strategia. Emblematica la questione del Gender. Per non parlare dell inverno demografico; quasi un suicidio dell Europa. La domanda, quindi: Perché si attacca la famiglia (e l insegnamento della Chiesa su essa)? Una lettura sapienziale porta a dire che l origine dell attacco e la sua sistematicità sono legate al fatto che la famiglia - l unione stabile di un uomo e di una donna aperti alla vita - è immagine di Dio: maschio e femmina li creò, a sua immagine li creò. Oggi colpire Dio direttamente e sistematicamente non avrebbe senso, lo si colpisce nella sua immagine, la famiglia. L impressione: come si può pensare che l insegnamento della Chiesa possa essere accolto? Sembra una domanda retorica, proveniente da una conoscenza del problema limitato ai vertici o ad incontri culturali e accademici ad alto livello, ma estranei alla realtà. B)QUALI FATTORI CULTURALI CONTRO LA RICEZIONE DELL INSEGNAMENTO. Alcuni fattori riguardano specificamente la famiglia, almeno nel suo sentire; altri le sono per modo di dire esterni, anche se molto influenti, soprattutto oggi: la secolarizzazione (anche se Dio ci fosse, nulla a che fare con la vita di ogni giorno), la dissacrazione (l uomo maschio e femmina - ridotto a merce e consumo), la scristianizzazione (tutte le religioni sono buone, ma anche nessuna, in fondo) e più sottilmente un indifferenza solo ostentata e non praticata nei confronti della famiglia. Un insieme di fattori che lasciano poco respiro alla famiglia. Quale autorità hanno, poi, i genitori nei confronti dei figli? Quale responsabilità in questi settori e ancora prima quale capacità di far comprendere la natura degli attacchi contro la famiglia? Anche la mercantilizzazione/mercificazione della vita, come fattore culturale, costituisce un potente attacco alla famiglia: se ha valore solo ciò che ha un prezzo, la famiglia sembra priva di valore, perché non vende né compra relazioni o legami solidali, ma li offre gratuitamente, sia all interno che all esterno. Anche la Chiesa in quanto tale è sotto pressione: sarebbe uno di tanti agglomerati sociali, incompetente sui problemi della famiglia, fuori della realtà in nome di comportamenti fuori tempo. Nella chiesa inoltre sussistono ancora un certo clerico-centrismo, come si può rilevare anche dall assenza del capitolo famiglia negli insegnamenti di teologia biblica, dogmatica e fondamentale. Della famiglia si parla in teologia morale e nella spiritualità, oltre che nelle discipline giuridiche, ma è assente in alcuni dizionari di Teologia Biblica Dogmatica. Come se la famiglia fosse un settore della vita della Chiesa, e non il luogo provvidenziale attraverso cui i laici, attraverso il sacramento del Matrimonio, sono pietre vive della Chiesa. Siamo ancora lontani, quindi, dal riconoscimento della famiglia come soggetto ecclesiale: non solo oggetto di cura pastorale, ma soprattutto costruttore di Chiesa. Infine, nel sentire comune della famiglia extra ecclesiale c è ormai la convinzione che la famiglia è una cosa del tutto privata; il luogo degli affetti, nella quale la sintesi sulla permanenza o meno della fedeltà nella coppia si fa sull esserci o non esserci dell affetto.

7 2) SUL MATRIMONIO SECONDO LA LEGGE NATURALE. a)quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia? LIVELLO ISTITUZIONALE. Il concetto di legge naturale a livello istituzionale è chiaro e preciso (ma scarsamente garantito); resta emblematico lo stesso dettato costituzionale, in particolare l articolo 31, formalmente diretta conseguenza operativa rispetto all art. 29 della Costituzione ( famiglia come società naturale ) ma ben poco attuato (per usare un eufemismo). Sul tema del diritto naturale il famoso discorso di Benedetto XVI al Reichstag sarebbe un prezioso punto di riferimento sia per il livello istituzionale che per quello accademico. LIVELLO EDUCATIVO. Sul piano educativo si intrecciano convinzioni tradizionali, contestazioni, assenze e indifferenza. In genere non si può parlare di una reale interesse e tanto meno di passione. LIVELLO ACCADEMICO. Quasi del tutto rimosso volutamente o meno sul piano accademico; tranne ovviamente che nelle Università di ispirazione cristiana, anche se non in tutti gli insegnamenti che vi si danno. Ogni area disciplinare manifesta questa rimozione con modalità diverse, difficilmente qui sintetizzabili. In ambito giuridico, ad esempio, diritto naturale è sempre più un approccio stigmatizzato come residuo culturale, tipico di un approccio cattolico (quindi ideologico -!), a favore di un approccio culturale e fenomenologico (che di fatto tende a rinunciare a norme, regole e valori pre-esistenti al diritto: quindi il diritto si fa onnipotente, autopoietico e autoreferenziale). LIVELLO POPOLARE. Sul piano popolare la cosa è più intuita e vissuta praticamente che motivata. Basta un niente o quasi per farla crollare, soprattutto nelle generazioni più giovani, a meno che queste non siano in un cammino di fede. L odierna mentalità - il fai da te in ogni settore della vita, compresi quelli più grandi e seri va in questa direzione; ignora, cioè, o è indifferente a ciò che si può intendere per legge naturale. Prende forza invece una distorsione del concetto, per cui diventa naturale ciò che si fa con naturalezza/leggerezza, ciò si fa senza vincoli, senza riflessività. La dimensione naturale diventa quindi istintività e reattività, anziché connessione a valori riconoscibili perché corrispondenti alla natura umana e per questo meritevoli di rispetto e di normatività. 2) SUL MATRIMONIO SECONDO LA LEGGE NATURALE. b) Il concetto di legge naturale in relazione all unione tra l uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale? Il concetto di legge naturale è genericamente e praticamente vissuto più che interiormente motivato; di conseguenza le eccezioni si moltiplicano fino a diventare un fatto sociale diffuso, se non quasi scontato nella sua possibilità. E questo anche nel mondo dei praticanti. In quali proporzioni non è facile dirlo. La facilità al divorzio e allo stesso aborto sono emblematici. Proprio nel matrimonio e nelle relazioni familiari prende forza la ricordata distorsione del concetto di naturalità, che riduce la verità del progetto d amore tra l uomo e la donna a ciò si fa senza vincoli, senza riflessività. Nella famiglia la dimensione naturale, nel linguaggio comune, diventa quindi, paradossalmente, non un codice valoriale di riferimento, che aiuta a discernere buono e cattivo, ma esasperazione dell istintività e della reattività. Le regole e i vincoli non sono naturali.

8 2) SUL MATRIMONIO SECONDO LA LEGGE NATURALE. c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull unione tra l uomo e la donna in vista della formazione della famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiastici? La prima è più importante contestazione alla legge naturale è oggi l ideologia di gender, che rifiuta di riconoscere la diversità sessuale come un dato di realtà, e la trasforma in una opzione culturale (dipendente dalla libertà di scelta del soggetto, variabile anche nel tempo, e non dato di realtà da rispettare e valorizzare). Nell odierno modo di sentire quindi si sottolinea il riferimento alla storia delle persone, al loro vissuto più che al dato biologico; alla cultura più che alla natura. Così a livello civile si parla di una educazione affettiva e sessuale capace di andare oltre gli stereotipi tradizionali, sia riguardo al proprio corpo, che ai rapporti tra uomo e donna e quindi al matrimonio e alla famiglia; mentre nel mondo ecclesiastico l accento è posto sul concetto che senza la differenza (sessuale, in questo caso) l uguaglianza tra i sessi è vuota di contenuti e priva di senso. Uno dei campi fondamentali su cui si gioca questa criticità, in ambito civile ed ecclesiale, è lo spazio dell educazione delle giovani generazioni, oggi esposte ad un relativismo identitario su moltissime dimensioni, e di cui l identità sessuale è una delle più rischiose. Scuola, famiglia, luoghi di aggregazione sono in questo senso oggi al centro di forti tensioni e pressioni (cfr. percorsi scolastici di legittimazione/ marketing dell orientamento LGBT, sostenuti da documenti e pronunciamenti del Governo: documento UNAR di ottobre 2012). 2) SUL MATRIMONIO SECONDO LA LEGGE NATURALE. d)se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarano non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono? Come criterio generale, sul tema torna alla memoria una delle espressioni più cariche di papa Francesco: Io ho una certezza dogmatica: che Dio è all opera in ogni persona. Si tratta di coglierne le orme spesso invisibili a chi manca di umiltà e mitezza: quindi non sarà mai abbastanza il rispetto, l accoglienza, il dialogo, il mettersi nei panni dell altro, nel rapporto personale con chi non pratica o chi non crede. Un rapporto senza strategia, ma con il desiderio e l impegno per un discernimento capace di cogliere l azione di Dio nella persona che sta davanti al sacerdote, tenendo comunque la porta aperta. Nel merito, sarebbero auspicabili percorsi di accompagnamento e prossimità ai genitori e al bambino battezzato (vedi ruolo del padrino/madrina, o altre forme di relazionalità), in cui le famiglie di credenti potrebbero svolgere un prezioso ruolo di sostegno e collaborazione ai parroci.

9 3) LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELLA EVANGELIZZAZIONE. a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come Chiesa domestica? A) QUALI ESPERIENZE.. le esperienze nate negli ultimi decenni sono molte, diverse, ad ogni livello. Si diffondono in modo generalizzato soprattutto a partire dagli anni settanta, dopo le leggi sul divorzio e sull aborto, per prendere corpo definitivamente dopo la Familiaris consortio del L ufficio nazionale di pastorale per la famiglia nell ambito della CEI risale al Si possono distinguere almeno tre tipologie: 1) a livello istituzionale con riscontri nelle diocesi e nelle parrocchie. Le iniziative più diffuse e conosciute sono i consultori famigliari, diffusisi dopo la legge sul divorzio (peraltro il primo Consultorio, l Istituto La Casa, nacque a Milano nel 1948, subito dopo la seconda guerra mondiale, a conferma della capacità profetico che molto spesso è presente nella comunità ecclesiale), ma soprattutto i corsi di preparazione al matrimonio (di cui l Ufficio famiglia CEI ha ampia documentazione e analisi). Altre iniziative sono sorte, in varie diocesi o regioni, per altre fasi del ciclo di vita familiare, di aggregazione tra famiglie ( gruppi di giovani coppie o gruppi sposi, che nascono e muoiono nelle parrocchie). Decisivo è stato ovviamente il ruolo svolto dall Ufficio famiglia della CEI. Da segnalare anche il Direttorio di pastorale familiare del ) Dalla base. Per l iniziativa di sacerdoti, di laici e di religiosi. Resta emblematica la casa della Tenerezza di Perugia diretta e animata da don Carlo Rocchetta. Pur con solido fondamento dogmatico il taglio è spirituale e l accento è posto sul rapporto di coppia, sull importanza che assume la decisione della coppia di restare assieme fondata sulla Fedeltà di Dio manifestatasi in Cristo. 3) le esperienze di movimenti ecclesiali sulla famiglia. Sono diversi e i loro nomi si conoscono: dal Rinnovamento nello Spirito al Movimento dei Focolari, da Comunione e Liberazione al Cammino Neocatecumenale ecc.. Realtà vive fatte normalmente di piccole comunità al cui centro in un modo o nell altro rivive e si realizza l iniziazione cristiana. B) EVANGELIZZAZIONE E FAMIGLIA. In genere manca nella formazione cristiana abituale il rapporto tra famiglia ed evangelizzazione; anche per le famiglie vale la difficoltà di sviluppare una pastorale e una missione di ambiente (negli ambienti di lavoro, nelle scuole, nelle università, a scuola dei propri figli con gli altri genitori, negli spazi di vita, nei quartieri ). Qualche esperienza interessante si riscontra in gruppi di famiglie che vanno in missione legate in un modo o nell altro ai Preti Fidei Donum, e soprattutto ad alcuni Movimenti, oppure le famiglie coinvolte in progetti di cooperazione internazionale/sostegno al terzo mondo. C) PROMUOVERE LA COSCIENZA DELLA FAMIGLIA COME CHIESA DOMESTICA. Valore spesso affermato in documenti di varia natura, rimane di fatto assente o quasi nella pastorale ordinaria e senz altro poco rilevante nel vissuto delle famiglie, comprese quelle praticanti. Anche nei movimenti è presente il concetto di comunità o di essere chiesa, ma raramente quello di chiesa domestica riferita alla famiglia. Una strategia possibile sarebbe valorizzare l apertura dei confini familiari e la condivisione tra famiglie; in tal modo, in una compagnia di Chiesa, per ogni famiglia sarebbe più semplice (più sperimentabile) vivere anche la propria dimora (non semplicemente casa, non le sole quattro mura, ma lo spazio di relazioni, valori e di affetti che in essa circolano) come dimora di Dio e come spazio di relazioni evangelizzatrici (per sé, per i propri cari, per chiunque entri nella dimora ). Famiglie insieme, per essere più Chiesa a casa propria, nelle case degli altri, nelle piazze.

10 3) LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELLA EVANGELIZZAZIONE. b)si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescono a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale? In genere la preghiera è assente dalla grande maggioranza delle famiglie; almeno l abitudine alla preghiera in alcuni momenti del giorno. E presente nelle famiglie che in un modo o nell altro sono aggregate, che fanno parte di associazioni o gruppi parrocchiali, e soprattutto di movimenti o che, comunque, fanno un cammino di fede. Certamente un punto critico è l invasività di vecchi e nuovi media nella quotidianità di ogni membro della famiglia, che rende spesso difficile il tempo sospeso e il silenzio che sono necessari alla preghiera. Questa criticità sulla preghiera peraltro può essere estesa anche alla qualità relazionale complessiva delle relazioni familiari, dove troppo spesso ci si scambiano comunicazioni, e non significati, e dove troppo spesso si è molto connessi, ma ben poco in relazione. 3) LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELLA EVANGELIZZAZIONE. c) Nell attuale situazione di crisi tra le generazioni come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede? Anche in questo caso la criticità della trasmissione della fede è connessa ad una più generale difficoltà di comunicazione e di trasmissione di valori, contenuti e significati tra le diverse generazioni, difficoltà che va ben al di là dell ormai logoro modello del conflitto tra le generazioni. Manca abitualmente nella famiglia la coscienza di essere chiamata a trasmettere la fede, forse anche un riflesso della sua mancanza nella normale formazione cristiana degli ultimi decenni. Se fino a qualche decennio fa, la fede era trasmessa quasi naturalmente ora è sempre più una scelta ed un cammino; scelta e cammino in cui la famiglia è assente. E in gioco quindi il concetto di fondo che Se Dio c è, nulla Dio a che fare con la vita di ogni giorno, con il quotidiano di una famiglia o del lavoro : la secolarizzazione si concretizza e si rafforza anche così, nelle relazioni intergenerazionali. Solo recentemente si è parlato e si è operato perché i genitori fossero presenti nella iniziazione cristiana dei figli; ma fino a che punto l insieme della chiesa operativa a livello parrocchiale è preparata e disponibile a tale scopo? Ci sono in effetti molte esperienze virtuose, in alcuni Movimenti ecclesiali, ma anche in una miriade di piccoli gruppi o di piccole iniziative che naturalmente si formano nelle parrocchie, spesso su iniziativa di laici; sono ad esempio i Gruppi di ascolto della Parola di Dio, operanti in particolare nei tempi forti dell Anno liturgico, Avvento e Quaresima. Manca però la diffusione capillare di tale sensibilità e operatività. 3) LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELLA EVANGELIZZAZIONE. d) In che modo le chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari? Le esperienze innovative di presenza pastorale delle famiglie trovano origine e modalità molto eterogenee, e generano fatti di Chiesa e storie di fede spesso miracolose. Possono nascere da singoli fondatori (laici, ma più spesso sacerdoti), che si giocano sulla compagnia con le famiglie, chiamandole ad approfondire la loro vocazione in casa o fuori casa (spiritualità, opere, condivisioni..). Oppure essere innescati da piccoli gruppi di famiglie, che cominciano a vivere

11 insieme (condividere casa, educazione dei bambini, stili di vita, consumi, aggregando poi altre famiglie). Oppure nascono da progetti pastorali più sistematici, ad opera dei vescovi, di parroci sensibili al tema famiglia, da associazioni o movimenti. La ricchezza di tali esperienze è difficilmente sintetizzabile. Tre nodi meritano però attenzione: a)superare la fase della nascita, rispetto ai fondatori (spesso alla morte della figura carismatica non resta niente ); b)garantire apertura e non chiusura all esperienza (accessibilità ad altri); c)diventare possibili anche in altri contesti (ma questo esige forte investimento sul metodo, più che sulla solo qualità relazionale). Altra criticità, in effetti, è che normalmente questi percorsi sono sconosciuti al grande pubblico e talora anche nell ambito ecclesiale, a causa di un certo scollamento/debole comunione all interno della chiesa. 3) LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELLA EVANGELIZZAZIONE. e) Quale è l apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi? La coppia oggi è in grado di dare uno specifico apporto sull autentico volto della coppia stessa e della famiglia cristiana? un apporto credibile e integrale, tale da animare la via e l impegno di una famiglia? Che ci siano stati esempi chiari in questo senso lo dimostrano le recenti canonizzazioni di sposi o di spose e anche di coppie di coniugi. Che questo oggi sia un fatto abituale e visibile nella chiesa non è facilmente costatabile. L esperienza comune, però, ci dice che queste famiglie, queste coppie ci sono; ci sono e sono l architrave che sostiene la chiesa e la stessa società; anche se non fanno notizia e quindi non sono visibili al pubblico, spesso nemmeno all interno della chiesa; anche perché questa realtà di famiglie non viene sottolineata o non rientra negli obbiettivi abitualmente perseguiti e mostrati nella pastorale ordinaria e più diffusa. Sembra non esistere il discorso sui modelli, sui modelli in questo caso - di una coppia o di un famiglia che vive da cristiana. Ancora una volta sono o possono essere visibili quelle coppie e quelle famiglie che fanno un cammino di fede all interno dei Movimenti o di particolari istituzioni o progetti diocesani. Su di esse c è però silenzio. Anche l associazionismo familiare (e non solo quello collegato al Forum delle associazioni familiari) è un esempio di come dalla coppia e dalla famiglia possano generarsi fatti sociali ed ecclesiali innovativi e profetici, testimoniando da un lato, nell impegno sociale, che la società sta bene se la famiglia sta bene (e che la famiglia sta bene se la coppia sta bene), dall altro, sul versante ecclesiale/della pastorale ordinaria, che le famiglie generano Chiesa ed evangelizzazione. 3) LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELLA EVANGELIZZAZIONE. f) Quale attenzione pastorale la chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi? A)Soprattutto per le coppie in crisi, una coscienza sempre più diffusa e precisa; i fatti sono innegabili: ormai tra divorziati, separati in casa, separati semplicemente si arriva ad oltre il 30% già nei tre primi anni di matrimonio e di matrimoni celebrati in chiesa. Altrettanto chiari i termini del problema, nelle sue cause e nelle sue modalità: se la famiglia è il luogo degli affetti è facile la separazione se questi vengono a mancare o entrano in gravi difficoltà. Non altrettanto chiare le piste di soluzione, se non l accento posto ormai sempre di più sul rispetto, sull accoglienza, sul dare a queste coppie la forte sensazione che la chiesa è a loro vicina, che non sono fuori del suo abbraccio. E che la stessa chiesa ormai sta riflettendo sulla possibilità di aprire strade più percorribili per loro. Le iniziative in questo campo non mancano anche se non sono diffuse a livello

12 di pastorale ordinaria e tanto meno conosciute dagli stessi interessati. A parte i cammini di fede che almeno idealmente sono aperti ad accogliere e a seguire situazioni del genere, resta emblematica Retrouvaille: quante coppie già scoppiate vengono ricomposte, sia pur lentamente da Retrouvaille. È un fatto innegabile, ed una indicazione di priorità, da rafforzare, insieme alla doverosa attenzione alle condizioni delle famiglie già separate. B)Molto diversa invece la sensibilità e la coscienza del problema relativo all accompagnamento, delle coppie nei primi anni dopo la celebrazione del matrimonio. All infuori delle giovani coppie o dei Gruppi famiglia c è ben poco di operativo a livello parrocchiale e di diocesi. Eppure sulla preparazione al matrimonio esiste una costante e capillare attenzione (di fatto la più diffusa area di azione, all interno della pastorale familiare); ma è ancora difficile costruire percorsi che, dopo il passaggio del rito del matrimonio, offrano relazioni, compagnia e sostegno alla coppia, ormai consolidata. La prossimità e la condivisione, di cui le famiglie potrebbero essere le prime protagoniste, rimangono una priorità ancora da perseguire nella cura pastorale delle famiglie.

13 4) SULLA PASTORALE PER FAR FRONTE AD ALCUNE SITUAZIONI MATRIMONIALI DIFFICILI. a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nelle Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Le esperienze di convivenza ad experimentum sono una realtà assai significativa, crescente e in percentuale elevata (indicativamente 40%), confermata anche dalle iniziative parrocchiali e diocesane dei corsi per fidanzati e che non è più possibile ignorare e trascurare. Anzi, sempre più di frequente la maggior parte delle coppie partecipanti sono conviventi da tempo e alcune hanno già figli. Anche la rete dei Consultori Familiari di ispirazione cristiana, che promuove anche corsi di preparazione al matrimonio civile aperti anche a coppie con un progetto di vita a due, rileva la stessa realtà. Queste esperienze di confronto e dialogo tra coppie che sono orientate anche a scelte diverse sul piano istituzionale (matrimonio civile o religioso, convivenza temporanea o permanente) si rivelano in genere assai positive, con acquisizione nella coppia di una maggiore consapevolezza e assunzione di responsabilità personale e coniugale. Le ragioni e le motivazioni delle convivenze sono nella realtà odierna molto complesse, di natura culturale, sociale, economico-lavoristica, seppure con riflessi rilevanti e divergenti sul piano dei diritti civili e delle istanze di equiparazione all'istituto matrimoniale. Tuttavia una pastorale della famiglia aperta all'ascolto sa soffermarsi su un particolare periodo della vita di coppia se proiettato verso un matrimonio e una generatività che già si delineano, ed essere accogliente. Viste in questa luce e limitatamente al piano fede-ragione, ci si chiede se tali esperienze siano per loro natura negative. Se la relazione d'amore che sottende alla scelta di stabilire una convivenza è autentica e in termini di fede è percepita come dono di Dio, così come la prole, chi ama si pone in diretta relazione con Dio ed è compito della pastorale della famiglia di favorire una ulteriore maturazione della coppia anche verso la visione trascendente del loro amore, con accompagnamento verso il matrimonio sacramentale e l'avvio dell'esperienza coniugale secondo il Magistero. 4) SULLA PASTORALE PER FAR FRONTE AD ALCUNE SITUAZIONI MATRIMONIALI DIFFICILI. b) esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili? Sono disponibili stime statistiche aggiornate per il nostro paese in ordine alla significativa dimensione quantitativa delle unioni di fatto (i dati dell Istat si attestano attorno alle coppie non coniugate ). Anche i registri istituiti da numerosi Comuni in realtà risultano in prevalenza strumentali alle sole iscrizioni delle relazioni omoaffettive, complessivamente con scarse iscrizioni, oltre che irrilevanti sotto il profilo giuridico e anche per questo di carattere ideologico. Molto spesso il riconoscimento civile o religioso non è sentito come opportunità importante, e la regolarizzazione, se richiesta, dipende da fattori diversi e prevalentemente di carattere patrimoniale. Sicuramente forti responsabilità sulle scelte di convivenza dei giovani, anche praticanti, nel nostro tempo ricadono sulla società civile e sulle istituzioni che da decenni hanno trascurato dignità, soggettività e sostegno all'istituto matrimoniale. La diffusione di tale fenomeno è tuttavia riconducibile in parte anche alla crisi del Sacramento del matrimonio, oggi considerato da alcuni troppo impegnativo e da altri come una semplice formalità. Rari purtroppo sono i casi in cui il matrimonio viene scelto come autentica vocazione. Anche la Chiesa è apparsa in ritardo nel comprendere i diversi aspetti della più complessa esperienza di vita coniugale che il nostro tempo impone alla coppia.

14 Il matrimonio potrà essere di nuovo attraente e così potrà essere riscoperta anche la generatività coniugale, solo se verranno attuati interventi comunitari in applicazione del favor familiae in ambito civile e se verrà rafforzata la capacità in ambito ecclesiale di riconoscere e sostenere la famiglia anche e soprattutto nelle sue fragilità, vista però nell'insieme delle sue relazioni come autentica risorsa e speranza per il futuro. 4) SULLA PASTORALE PER FAR FRONTE AD ALCUNE SITUAZIONI MATRIMONIALI DIFFICILI. c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti? Sicuramente le famiglie in cui il legame coniugale si è rotto sono oggi numerose, in modo rilevante e crescente; si stima nell'ordine del 40-45% dei matrimoni e del 20% per chi frequenta le parrocchie. Nel 2012 si sono registrati oltre divorzi e oltre separazioni, a fronte di poco meno di matrimoni, di cui il 40% celebrati civilmente. Questo dato è ovviamente aumentato dalle seconde nozze, che sono solo civili. La percentuale di matrimoni civili sulle sole prime nozze è invece pari al 25%. Sono oltre 2 milioni le famiglie con un solo genitore, ma dati quantitativi aggiornati più dettagliati e affidabili potranno essere ricavati dai dati del Censimento 2011 (non ancora disponibili nella disaggregazione necessaria). Questa presenza interroga da tempo la pastorale familiare. Si avverte peraltro una maggiore attenzione e spirito di accoglienza della Chiesa verso i separati e i divorziati, considerati a pieno titolo parte della comunità ecclesiale. Numerose iniziative di dialogo e approfondimento favoriscono il senso di appartenenza e la serenità in particolare per coloro che manifestano forte sentimento religioso, di vivere la loro condizione senza essere giudicati. Le iniziative di pastorale per i separati da qualche tempo in atto tendono ancora a privilegiare le catechesi, le preghiere e i canti, ma si ritiene che ancora manchi o sia sacrificata l importante fase della relazione e dell'ascolto di situazioni tra loro molto diversificate. Non si può ad oggi parlare di una presenza capillare e diffusa, per questo tipo di programmi, che pure in alcune diocesi presentano fattori originali di interesse. Conviene poi ricordare alcune esperienze associative familiari (ad es. Famiglie Separate Cristiane), che sviluppano spazi di condivisione, di accompagnamento, di ascolto, di dialogo, di preghiera, con diversi gradi di coinvolgimento/condivisione nelle varie diocesi in cui sono operanti. Anche per queste esperienze parola chiave appare accoglienza. 4) SULLA PASTORALE PER FAR FRONTE AD ALCUNE SITUAZIONI MATRIMONIALI DIFFICILI. d) In tutti questi casi:come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l'impossibilità di ricevere i sacramenti? Per alcuni si avverte che poco a poco stia calando la consapevolezza di vivere situazioni irregolari, pur chiedendo con insistenza la piena partecipazione alla vita della Chiesa; altri invece sono consapevoli della loro irregolarità e ciò provoca molta sofferenza. Ri-accoglierli nella Chiesa attraverso percorsi che si stanno diffondendo, li fa sentire amati. Le separazioni e i divorzi sono un fenomeno purtroppo in crescita e generano sofferenze e disagi che coinvolgono loro malgrado anche i figli minori, ai quali la pastorale dovrebbe riservare maggiore attenzione. Tuttavia ogni singola situazione va osservata e approfondita perché diverse possono essere le cause

15 e le responsabilità, così come le scelte di fedeltà o di stabilire nuove unioni. Mentre i conviventi, infatti, non manifestano in genere conflitti interiori per la loro situazione, spesso i separati e i divorziati battezzati vivono con maggiore sofferenza la rinuncia ai sacramenti e sicuramente perché i divorziati, avendo scelto di sposarsi, hanno creduto e credono nel matrimonio. Per molti di loro è profonda nell'anima la speranza di potersi un giorno riaccostare ai sacramenti. Questo rende urgente il bisogno di una maggiore diffusione della pastorale per le persone divorziate/separate. Una attenzione particolare va data ai fidanzati e ai nuovi sposi annunciando loro la bellezza del matrimonio, disegno meraviglioso di Dio in cui l uomo e la donna possono amarsi, unirsi e partecipare alla creazione. Il fatto stesso che si sia inserito questo punto nel questionario suscita interesse e qualche attesa positiva: cominciare a parlare del problema è una novità ed è recepita come tale. 4) SULLA PASTORALE PER FAR FRONTE AD ALCUNE SITUAZIONI MATRIMONIALI DIFFICILI. e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell'eucarestia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono i sacramenti? Sulla possibilità di accedere al Sacramento dell Eucarestia sono numerosi i battezzati risposati o che vivono una nuova unione in dissenso con la Chiesa, fino ad interrompere le presenze, se non ad assumere atteggiamenti ostili. La quantificazione di questa domanda è però oggettivamente impossibile (anche perché molti non chiedono, pur aspirando alla possibilità). In ogni caso forte è l'aspettativa dei battezzati che hanno iniziato una nuova unione, ma che si riconoscono nei valori cristiani, che si trovi una strada per la riammissione ai sacramenti. Questa tematica investe primariamente la comunità ecclesiale, mentre al Forum spetta la valorizzazione e la tutela delle persone separate e delle loro associazioni in ambito sociale e politico. 4) SULLA PASTORALE PER FAR FRONTE AD ALCUNE SITUAZIONI MATRIMONIALI DIFFICILI. f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì in quali forme? La questione appare strettamente connessa al percorso di preparazione al matrimonio religioso, momento specifico di formazione sui caratteri del sacramento e di scelte responsabili e consapevoli da parte dei fidanzati, su cui essi debbono essere chiamati con la dovuta chiarezza dalla Chiesa ad interrogarsi e riflettere, anche per prevenire tante sofferenze a causa di condizioni, situazioni o vizi che potrebbero anche rendere nullo il vincolo matrimoniale. Certamente tempi più contenuti dei processi canonici possono attenuare la sofferenza dell'attesa del giudizio, mentre è un diritto ottenere risposta ad una istanza di giustizia nei tempi più stretti. In tutti i casi è opportuno l'accompagnamento nel percorso di fede delle persone coinvolte ed in particolare un ascolto attento che tenga conto della sensibilità della persona ancora tesa a ricostruire il rapporto o che ha scelto la fedeltà al vincolo matrimoniale. Notevole insofferenza si registra, peraltro, anche di fronte ad una possibile gestione lassista delle pratiche di dichiarazione di nullità, che indebolisca la dimensione valoriale costitutiva del vincolo dell indissolubilità nel sacramento del matrimonio cristiano (cattolico).

16 4) SULLA PASTORALE PER FAR FRONTE AD ALCUNE SITUAZIONI MATRIMONIALI DIFFICILI. g) esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati la Misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede? Molte Chiese locali, vivendo il proprio compito di testimonianza, già oggi accolgono e sostengono le persone che sono in situazioni particolari, preoccupandosi di fasciare le ferite promuovendo iniziative di accoglienza e gruppi di preghiera, condotti dagli stessi separati che accolgono altri nelle loro condizioni, sotto una guida spirituale, diventando essi stessi in tal modo soggetti della pastorale familiare. Anche diversi Movimenti e associazioni hanno avviato gruppi, percorsi formativi, spazi di assistenza spirituale con religiosi dedicati, spesso da diversi anni. Anche se la ricerca dei Sacramenti è spesso occasionale (magari limitata alle celebrazioni dei Sacramenti dei figli), la risposta pastorale, come momento favorevole da cogliere, dovrebbe essere più forte e coinvolgente, e soprattutto maggiormente accessibile in tutti i territori (senza le eccessive differenze che oggi si riscontrano tra diocesi e diocesi). Si avverte talvolta anche disinformazione riguardo ai sacramenti, che riguarda sia i fedeli, sia i presbiteri: molti pensano che la separazione o il divorzio impedisca loro in ogni caso di accostarsi ai sacramenti comunque, anche se non hanno instaurato una nuova convivenza. Non infrequenti sono le posizioni tra loro divergenti assunte su queste situazioni da parte dei parroci. 5) SULLE PERSONE DELLO STESSO SESSO. a) esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni In Italia non esiste per ora, ma purtroppo forse ancora per poco, una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso, ma sono state introdotte prassi di fatto in surroga, in particolare di carattere amministrativo. Forti sono le istanze, anzi le pretese da parte degli organismi di pressione LGBT per la piena equiparazione al matrimonio ex art. 29 ed altri della Costituzione riservati alla famiglia. Proprio l inizio del 2014 ha visto rinnovata attenzione del parlamento e dei partiti a questo tema, con diverse proposte di legge già in discussione. E' bene precisare che queste forme di relazioni affettive tra persone dello stesso sesso rappresentano una piccola minoranza, cui tuttavia viene riservata dalle Istituzioni e dalla politica una attenzione del tutto eccessiva, pur riconoscendo che esse siano meritevoli di riconoscimenti ma limitatamente all'ambito del diritto civile, in gran parte peraltro già assicurati, ma escludendo qualsiasi riconoscimento di natura giuridica che indebolirebbe inevitabilmente l'istituto del matrimonio. Quindi, dal punto di vista normativo appare utile distinguere tra la necessità di tutelare da un lato i diritti delle persone nelle formazioni sociali (art. 2 Costituzione), dall altro rispettare l identità della famiglia (artt ), come società naturale fondata sulla differenza sessuale, sulla responsabilità dei genitori verso i figli, sul matrimonio. 5) SULLE PERSONE DELLO STESSO SESSO. b) Quale l'atteggiamento della Chiese particolari e locali sia di fronte alla Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione? La nostra Chiesa esprime con fermezza una posizione di ferma contrarietà sia nei confronti della istituzione dei registri delle unioni civili, sia alle istanze di equiparazione di tali unioni al matrimonio e conseguentemente all'estensione dell'istituto dell'adozione anche a favore delle coppie delle stesso sesso.

17 Peraltro l'orientamento nei confronti delle relazioni omoaffettive, termine assai più adeguato a ricomprendere un più ampio ambito di relazione di cui la sessualità è solo la parte che riconduce a valutazioni anche di ordine etico e morale, è per la Chiesa di rispettosa attenzione e comprensione e certamente non discriminatorio, pur continuando ad affermare la verità del progetto di Dio sulla famiglia. Ciò che infatti è pienamente condivisibile dell'invocato principio di uguaglianza, è il pieno rispetto della dignità di ogni persona indipendentemente dal suo orientamento sessuale, e quindi anche della libertà della relazione affettiva e dei sentimenti. Ma è altrettanto vero che non c'è maggiore disuguaglianza che trattare allo stesso modo cose diverse. Il dibattito parlamentare in questi mesi sta accelerando sul tema, con prospettive estremamente eterogenee, che vanno dalla regolazione minima di relazioni tra individui, fino a proposte che ipotizzano matrimonio e adozione anche per persone dello stesso sesso. Difficile intravedere oggi l esito di questo dibattito. Merita particolare attenzione a questo riguardo anche il dibattito sulla legge contro l omofobia (il c.d. Decreto Scalfarotto), in discussione e in via di approvazione in Parlamento all inizio del 2014, che rischia di costruire un reato di opinione, trasformando in omofobo ogni giudizio o dichiarazione contrarie alla ideologia del gender (come già comincia a verificarsi sui media). In questo caso è necessaria una piena distinzione tra lotta al pregiudizio e difesa dei diritti delle persone da una parte, e pretesa di costruire per legge valori e giudizi uniformi (es.: a rischio di omofobia sarebbe l affermazione che un bambino ha diritto ad un padre e ad una madre, cioè a genitori di differente identità sessuale, maschile e femminile). 5) SULLE PERSONE DELLO STESSO SESSO. c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? Nella pastorale che vuole integrare anche chi vive orientamenti diversi, possono trovare utili spazi buone pratiche con la creazione e sostegno di gruppi di incontro tra persone che manifestano particolari orientamenti affettivi e sessuali, con approfondimento di tematiche di fede e di carattere psicologico, favorendo la crescita e la sensibilità nelle opere di carità e socialmente utili. Va considerata poi come opportunità da perseguire, la capacità di ascolto e di consulenza da parte della rete dei Consultori di ispirazione cristiana in favore delle persone, uomini e donne e loro familiari, che vivono questa particolare realtà ed esperienza di vita. 5) SULLE PERSONE DELLO STESSO SESSO. d) Nel caso di unione di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede? Tali situazioni sono per ora limitatissime, ma ove presenti, va in ogni caso assicurato al bambino il percorso di evangelizzazione secondo il programma catechistico per i ragazzi, occasione di incontro e socializzazione che può anche favorire la graduale e libera maturazione della propria identità di genere. Così come nel caso dei figli di persone in situazione matrimoniale difficile, la richiesta di impartire i sacramenti ai bambini deve diventare occasione di grazia sacramentale per i bambini, di costruzione di legami e corresponsabilità comunitaria verso il percorso di fede dei bambini, di relazione, confronto e dialogo verso i genitori.

18 6) SULL'EDUCAZIONE DEI FIGLI IN SENO ALLE SITUAZIONI IRREGOLARI. a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite? In genere la Chiesa propone un percorso di catechismo a cui i genitori a loro discrezione possono decidere di iscriverli o meno. Il percorso è identico per tutti gli iscritti indipendentemente dalle loro situazioni familiari. La rilevanza statistica percepita indica tra il 30 e il 40% il numero dei bambini che frequentano la scuola media e che proviene da coppie separate, da quelle conviventi o sposate solo civilmente. E' certo poi che la percentuale di bambini nati in seno alle situazioni familiari irregolari sta aumentando anche in Italia. 6) SULL'EDUCAZIONE DEI FIGLI IN SENO ALLE SITUAZIONI IRREGOLARI. b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche le catechesi e l'insegnamento in generale della religione? Molti genitori chiedono i sacramenti per i propri figli, indipendentemente dal fatto di aver celebrato o meno il sacramento del Matrimonio, mentre pochi sono interessati alla crescita della dimensione spirituale dei figli. Anche nelle famiglie regolarmente costituite, spesso i genitori chiedono per i figli una catechesi finalizzata ai sacramenti della Comunione e della Confermazione, ma non li accompagnano con una partecipazione viva e convinta alle celebrazioni e con una frequenza ai sacramenti. Questo determinante limite si aggrava nelle situazioni non fondate su un regolare matrimonio. Per i ragazzi che vivono queste situazioni è perciò più difficile comprendere il valore e la bellezza dei sacramenti, non essendo questi riconosciuti nel loro contesto familiare. 6) SULL'EDUCAZIONE DEI FIGLI IN SENO ALLE SITUAZIONI IRREGOLARI. c) Come le Chiese particolari vanno incontro alle necessità dei genitori di questi bambini di offrire un'educazione cristiana ai propri figli? d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l amministrazione del sacramento e l accompagnamento? I ragazzi generalmente seguono un cammino di catechesi (a volte adeguato a volte no) fino ai sacramenti. Spesso vengono svolte dalle parrocchie attività ed esperienze comunitarie come momento di "catechesi vissuta" (es. campi estivi). Questa possibilità pastorale di intervenire sui ragazzi, spesso in assenza della famiglia, conferisce un ruolo fondamentale ai catechisti e di conseguenza pone in risalto la necessità di una loro maggiore formazione. Il ruolo dei catechisti assume valore anche nei confronti dei genitori, poiché spesso accade che coppie atee o irregolari o comunque non praticanti, decidono di iscrivere al catechismo i loro figli o far loro amministrare i sacramenti. Questa è anche occasione per avvicinare alla realtà della chiesa coloro che sono lontani e per questo serve una accoglienza aperta e senza pregiudizi. La Chiesa dovrebbe sopperire alla mancanza della trasmissione della fede in famiglia, quando possibile, attraverso gli oratori educativi, i centri estivi e altre attività ludiche ed educative, cogliendo l occasione per parlare di Gesù ai bambini e ai ragazzi. Naturalmente come attività integrative dei programmi di catechismo e preparazione ai sacramenti.

19 7) SULL APERTURA DEGLI SPOSI ALLA VITA. a.1) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Circa la do*rina dell HV i pareri pervenu3 esprimono una percezione generale della sua reale conoscenza ritenuta superficiale, mediocre e modesta; poco conosciu3 sono valuta3 i contenu3 della do*rina sulla maternità e paternità responsabile, peraltro talvolta interpreta3 solo secondo personali parametri: l'hv è poco conosciuta e sopra*u*o poco capita, prima ancora che applicata. Essa è approfondita e nota solo ad una esigua percentuale di creden3: una conoscenza consolidata tra i pra3can3 consapevoli, decisamente più labile tra i cris3ani sociologici. I cristiani hanno scarsa o errata conoscenza dell enciclica profetica, peraltro disattesa, di Paolo VI e della portata del suo richiamo antropologico e morale. Eppure, nel 1968, come espressione di una Chiesa madre e maestra, allertava sui rischi che si sarebbero potuti verificare qualora l uomo avesse, con la tecnica, manipolato la fertilità. Tali rischi, come il crollo demografico (soprattutto nei Paesi che hanno ignorato tale insegnamento), l aumento di divorzi, aborti e infertilità, purtroppo, oggi si sono evidenziati. Perciò, è doveroso interrogarsi su quell annuncio incompreso relativo al futuro dell umano, riproporne l attualità, liberata dagli equivoci. Alcuni, infatti, hanno ridotto la proposta morale a sterile moralismo (la Chiesa dei no ). Tale errata interpretazione ha oscurato il sì all amore e alla vita dell enciclica, di cui il no (alla contraccezione e poi all aborto) è solo una conseguenza. Altri, invece, pensano - ancora oggi che, per la Chiesa i rapporti sessuali debbano essere orientati solo al fine procreativo e ignorano il prezioso contributo di Paolo VI e poi di Giovanni Paolo II alla riflessione sul significato creaturale unitivo e procreativo del rapporto coniugale. Inoltre, procreazione responsabile dovrebbe essere declinata in riferimento sia alla fertilità sia all infertilità, poiché indica la risposta di coppia al progetto di amore e di vita del Creatore. Tale risposta di collaborazione (e non di arbitrio) può includere di accettare un figlio che arriva, anche se non ricercato, o di rinunciare a ricercarlo ad ogni costo, qualora non arrivi. La coppia può realizzare il fine della procreazione responsabile, distanziando, evitando o ricercando una gravidanza, per motivi seri e non egoistici, attraverso una strada (continenza periodica e uso dei giorni infecondi oppure fecondi) che rispetti i valori in gioco nell esercizio della sessualità: la dignità della persona, dell amore, della vita e del procreare umano. È ignorato anche l autentico significato di procreazione (o paternità) responsabile, termine che (in ambito civile) ha assunto il significato di non avere figli. Tale livello di conoscenza dell HV e della generale dottrina della Chiesa in ordine alla generazione, è anche il frutto di una sua aliena veicolazione che ne ha ridotto ed alterato identità e prospettive: il sistema dei media costringe, volutamente o meno, alla riduzione ed alla semplificazione quando non alla banalizzazione e tale sistema di comunicazione raggiunge e plasma il pensiero e l opinione anche della maggioranza dei credenti, decisamente più esposti e vulnerabili - a tale comunicazione eterodossa piuttosto che alla fonte diretta, affidabile e autorevole della Chiesa stessa, del suo linguaggio, delle sue occasioni, dei suoi luoghi e strumenti di comunicazione e testimonianza. 7) SULL APERTURA DEGLI SPOSI ALLA VITA. a.2) Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Anche per tale questione conviene ricordare, soprattutto per i giovani, la vulnerabile esposizione a ciò che viene veicolato dai sempre più pervasivi sistemi di comunicazione, dalla produzione cinetelevisiva in generale e dai programmi di intrattenimento in particolare, nonché dal sistema scolastico, che suggeriscono la contraccezione come strumento per poter esercitare liberamente e

20 responsabilmente la propria sessualità senza un suo riferimento al senso e identità della persona e della generazione umana. Alcuni ritengono che nell opinione comune sia diffusa la percezione che i diversi metodi abbiano tutti il medesimo rilievo morale e non esistano differenze se il fine è quello di evitare il concepimento: la loro differenza è percepita solo in ordine alla loro natura (chimici; biotecnologici; ), accessibilità e affidabilità. Una sorta di approccio scientifico e pragmatico con la rimozione della questione morale, non rilevata o percepita come discriminante: le potenzialità dei diversi metodi di regolazione sono note, scarsa o assente la riflessione sugli aspetti morali. È necessario, invece, richiamare le profonde differenze antropologiche ed etiche tra mezzi contraccettivi e metodi naturali di regolazione della fertilità, non solo in riferimento ai fini e ai mezzi, ma anche ai valori in gioco, ai significati e alle possibili conseguenze diverse delle due scelte. Viene sottolineata sia la privatizzazione della valutazione morale con un particolare rilievo per quella operata dalla coscienza femminile come valutazione dominante. Inoltre, da un lato la valutazione morale pare variare in rapporto al grado di appartenenza alla comunità cristiana, che rimane debole tra i cristiani che hanno legami intermittenti con essa (in questi casi, comunque, si registra una valutazione negativa nei confronti dell aborto), dall altro viene segnalata la distinzione tra ciò che in coscienza si ritiene corretto e meritevole di essere seguito (anche la dottrina cattolica) e la prassi effettiva, ciò che concretamente viene vissuto, con ragioni, situazioni e argomenti in grado di giustificare le diverse deroghe. Viene anche evidenziata la presenza della riduzione dell aborto a questione da collocare tra quelle relative ai metodi contraccettivi. 7) SULL APERTURA DEGLI SPOSI ALLA VITA. a.3) Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale? Se da un verso si richiama come occorra sempre proporre l approfondimento della dottrina morale nei cammini ordinari di formazione degli adulti, soprattutto attraverso la testimonianza diretta delle coppie più consapevoli, dall altro si evidenzia come le esperienze più significative vengano dalla formazione/ evangelizzazione condotta dai e nei movimenti più che dalla cosiddetta pastorale tradizionale (purtroppo in parrocchia in genere ci si limita a fare, nel corso di preparazione al matrimonio, un solo incontro legato ai metodi naturali e all apertura alla vita). In ogni caso si ritiene indispensabile una formazione dei formatori (seminaristi, religiosi/e, diaconi, coppie responsabili della catechesi pre e post matrimoniale, ma anche insegnanti delle religione cattolica, genitori e docenti) su contenuti (scientifici, antropologici ed etici) e metodologie relative a sessualità, amore e procreazione. È inoltre considerato fondamentale attivare percorsi di educazione remota, prossima e immediata all amore e alla vita, rivolti ad adolescenti, giovani e coppie, come segnalato dal Direttorio di pastorale e dall invito a realizzare il non ancora dell enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II. Pur registrando una difficoltà nel suggerire in modo unitario approfondimenti in materia idonei dal punto di vista pastorale, si ritiene che la pastorale andrebbe riformulata integralmente, accentuando il rilievo alla sessualità ed alla fecondità coniugali nel suo complesso, come valore antropologico, più che quello relativo ai singoli atti coniugali, valorizzando il significato della sessualità come conoscenza ed accoglienza integrale dell altro, nel suo specifico maschile e femminile espresso anche secondo il linguaggio del corpo; e della fecondità coniugale nell'apertura alla vita vissuta in piena e coerente fedeltà, non soltanto con riferimento alla procreazione fisiologica e ad alcune opportunità offerte dalla PMA, ma anche estesa all adozione quale sua ulteriore ed autentica espressione o in altre forme di dedizione quali l'affido familiare temporaneo, l'impegno sociale e solidale che si realizza nell'ambito del volontariato familiare e/o caritatevole. A tal proposito è importante ricordare che mentre già il Decreto conciliare sull apostolato dei laici, Apostolicam Actuositatem (AA, cap. III, n. 11) indicava con chiarezza anche la scelta di adottare

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