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1 Indice 1 del costo d acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano Ref. Nel corso del quarto trimestre 2011, l indice generale del costo di acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano Ref. (Grafico 1) si attesta a 211,3 mostrandosi quasi invariato nel corso del trimestre e registrando una variazione del 0,14%. Mentre in ottobre l indice ha subito un calo del 2,14%, sulla scia dei ribassi che hanno caratterizzato molte commodities in novembre e dicembre l indice ha recuperato quota, aumentando rispettivamente dell 1,14% e dell 1,18%. A livello, invece, l aumento è stato dell 8,10%, in sensibile calo rispetto alla crescita del 21,12% evidenziata nello scorso trimestre. Grafico 1 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime 225,0 220,0 215,0 210,0 205,0 200,0 195,0 1 L indice del costo d acquisto in euro delle materie prime CCIAA Milano - Ref. è un indice di Laspeyres costruito in base alle rilevazioni di prezzo delle materie prime effettuate dalla Camera di Commercio di Milano. La struttura di ponderazione è basata sulle importazioni di materie prime dell Italia nell anno base 2004 (Indice = 100). Ufficio Informazione Economica e Statistica 1

2 Il quarto trimestre, come il precedente, è stato caratterizzato da volatilità e incertezza. A questo ha contribuito non poco la gara al ribasso tra le diverse istituzioni delle stime di crescita per le principali aree mondiali che ha avuto il suo riflesso sul comparto delle commodities: i titoli delle industrie minerarie e petrolifere hanno subito cali e trascinato al ribasso i listini con effetti almeno altrettanto importanti rispetto a quelli delle revisioni dei rating. Se però i metalli industriali hanno intrapreso un andamento al ribasso sull onda dei timori di una recessione, le materie prime agricole sono state comunque sostenute dai bisogni alimentari, soprattutto delle nazioni in via di sviluppo. Infatti, hanno arrestato la crescita o indietreggiato parecchio i metalli preziosi, le materie prime legate all energia e al settore industriale, che sono più condizionati dall andamento della congiuntura, mentre hanno perso meno le soft commodities, quelle legate all agricoltura, essendo più anticicliche, seppur influenzate dalle campagne agricole e da fattori climatici erratici. È stato un anno di ribassi per le materie prime: per la prima volta dal 2008 esse hanno concluso l anno in diminuzione. Se il 2011 era partito al rialzo, l anno si è concluso con solo il petrolio, l oro e poche altre commodities in crescita da inizio anno. Il fattore che ha maggiormente preoccupato è giunto dallo stato di salute dell economia globale, peggiore che nella crisi poiché caratterizzato dal rischio di un rallentamento in Asia e negli altri paesi che hanno nel recente passato guidato l uscita dalla crisi. Scomponendo a livello settoriale (Tabella 1 e Grafico 1), emerge che l aumento dell indice è dovuto al settore energetico che ha registrato un aumento del 18,88%, mentre il non energetico è calato del 1,7%. Il fatto che l indice generale sia rimasto invariato rispetto all inizio del trimestre incorpora un aumento del 3,09% per il comparto energetico e un diminuzione del 2,91% per il comparto non energetico. Quest ultima cela, però, una dinamica contrastante al suo interno: se le materie prime alimentari crescono del 4,75%, quelle non alimentari segnano una decisa riduzione del 4,96%. Tabella 1 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali dic-10 set-11 dic-11 INDICE GENERALE 195,5 211,1 211,3 8,10% 0,14% Energetici 228,2 263,2 271,3 18,88% 3,09% Non Energetici 172,9 175,1 170,0-1,70% -2,91% Alimentari 140,3 147,6 154,7 10,21% 4,75% Non alimentari 183,8 184,3 175,1-4,73% -4,96% Ufficio Informazione Economica e Statistica 2

3 Grafico 2 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali 300,0 280,0 260,0 240,0 220,0 200,0 180,0 160,0 140,0 120,0 100,0 ENERGY NON ALIMENTARI ALIMENTARI TOTALE Analizzando le variazioni dell indice generale e dei suoi sottogruppi dall inizio dell anno (Grafico 3), si può notare che a fronte di un aumento dell indice generale del 3,56%, l indice degli energetici segna un aumento del 15,48% e quello dei non energetici una riduzione del 7%. Su quest ultima pesa (Grafico 4) il calo del 10,51% nel comparto non alimentare, mentre, al contrario, quello alimentare ha visto lievitare i costi del 7,3%. Grafico 3 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali. Variazioni da inizio anno Indice GENERALE 3,6% Energetici 15,5% Non energetici -7,0% Ufficio Informazione Economica e Statistica 3

4 Grafico 4 - Variazioni da inizio anno nel comparto Non energetico NON ENERGETICI -7,0% Non alimentari -10,5% Alimentari 7,3% Se gli energetici (Grafico 5) hanno visto un forte incremento dell olio combustibile (27,83%), ma anche del petrolio (12,85%), per il settore non energetico (Grafico 6 e 7), in calo da inizio anno, gli alimentari registrano una modesta variazione delle bevande (1,01%), un forte aumento delle carni (20,35%) e una robusta riduzione dei cereali ( 11,58%) e dei grassi ( 4,9%. Nel comparto non alimentare, invece, tutti i settori sono in vistosa caduta: quello dei metalli perde il 13,24%, quello dei materiali vari per l industria il 4,37% e quello delle fibre il 5,71%. Grafico 5 - Variazioni da inizio anno nel comparto Energetico ENERGETICI 15,5% Olio combustibile 27,8% Petrolio 12,9% Ufficio Informazione Economica e Statistica 4

5 Grafico 6 - Variazioni da inizio anno nel comparto Alimentare ALIMENTARI 7,3% Grassi -4,9% Carni 20,4% Cereali -11,6% Bevande 1,0% Grafico 7 - Variazioni da inizio anno nel comparto Alimentare NON ALIMENTARI -10,5% Metalli -13,2% Varie industria -4,4% Fibre -5,7% Dal momento che la maggior parte dei corsi delle commodities sono espressi in dollari, è doveroso dare un rapido sguardo all andamento del cambio dollaro-euro (Grafico 8). Nel quarto trimestre il tasso di cambio ha avuto un andamento in calo registrando una variazione del 4,4% e da inizio anno del 1,68%. Ciò significa un apprezzamento del dollaro nei confronti dell euro che penalizza, quindi, i detentori di quest ultima valuta. Questo repentino calo del tasso di cambio sembra evidentemente correlato al deterioramento della situazione economica e della crisi dei debiti sovrani in Europa, con il downgrade sui rating di diversi paesi. Ciononostante l approccio alla politica monetaria degli Stati Uniti e dell Unione Europea è stato differente: mentre la Fed ha tenuto i tassi sui fed founds tra lo 0% e il 0,25%, la BCE ha abbassato solo in dicembre il tasso all 1%. Ufficio Informazione Economica e Statistica 5

6 Grafico 8 - Andamento del cambio Euro-Dollaro 1,46 1,44 1,42 1,4 1,38 1,36 1,34 1,32 1,3 Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica ENERGETICI Il comparto degli energetici (Tabella 2 e Grafico 9) ha avuto un deciso aumento del 18,88% anche se in calo rispetto alla crescita del 33,51% dello scorso trimestre. A livello, il trimestre si è chiuso in rialzo, anche se la dinamica è stata altalenante, data la pluralità di fattori che l hanno influenzata. Se in ottobre vi è stato un calo quasi dell 1%, in novembre si è avuto un balzo del 3,33% ed un modesto aumento in dicembre dello 0,73%. Tabella 2 Indice Energetici dic-10 set-11 dic-11 Energetici 228,2 263,2 271,3 18,88% 3,09% Petrolio 228,6 262,8 269,0 17,66% 2,36% Olio Combustibile 226,4 264,8 281,3 24,25% 6,22% Ufficio Informazione Economica e Statistica 6

7 Grafico 9 Indice Energetici 290,0 280,0 270,0 260,0 250,0 240,0 230,0 220,0 210,0 Petrolio Olio Combustibile Energetici All inizio del trimestre sono stati riportati pesanti ribassi sul petrolio rispetto al picco di aprile: il Brent è sceso sotto i 100 dollari al barile sull onda del pessimismo e delle attese di indebolimento dell economia oltre che della ripresa sorprendente della produzione di petrolio in Libia. La notizia che l Europa dovesse affrontare l inverno con scorte sempre più ridotte, soprattutto di gasolio da riscaldamento (in Italia situazione è stata mitigata dal fatto che il gasolio ha rappresentato solo 15% del fabbisogno delle caldaie) ha dato uno stimolo rialzista ai prezzi, soprattutto con l annuncio dell Aie (l Agenzia Internazionale per l Energia) che in agosto gli stock di greggio erano crollati ai minimi da 8 anni a causa del backwardation: il prezzo a termine più basso di quello a pronti (che, quindi, non incoraggia lo stoccaggio). Le scorte Ocse sono rimaste per tre mesi di seguito al di sotto della media quinquennale e in Europa si sono attestate ai minimi da 9 anni. Inoltre, sempre l Aie, ha rivisto ancora al ribasso le previsioni sulla domanda petrolifera, ma, nonostante i potenziali rischi per la domanda, per le misure di austerità causate della crisi nell Eurozona, e per i rallentamenti dell economie emergenti, Cina e India in primis, il barile non è sceso sotto i 100 dollari. Il mercato petrolifero ha seguito le incertezze delle borse e il Brent ha oscillato per lungo tempo sulla quotazione di 110 dollari al barile. I fattori di maggior impatto per la crescita dei corsi sono stati l aumento delle scorte petrolifere Usa e le tensioni alimentate dalla questione nucleare iraniana con la possibile decisione del Consiglio europeo per un embargo totale, le cui conseguenze più pesanti potrebbero ricadere sui paesi più deboli economicamente (Grecia, Spagna e Italia). Infine, l Opec, con obiettivo di restituire credibilità al cartello dopo che in giugno, per la prima volta in vent anni, il vertice si era concluso senza un consenso tra i suoi membri, nell incontro di dicembre ha stabilito il mantenimento dell attuale livello produttivo dell intero gruppo, il ché ha fatto sorgere la domanda su chi dovrà fare spazio alla produzione libica, tema su cui è già stato esplicitato il disaccordo. Ufficio Informazione Economica e Statistica 7

8 NON ENERGETICI Non alimentari (metalli, varie industria, fibre) Il comparto dei non alimentari (Tabella 3 e Grafico 10) è stato interessato da un deciso calo del 4,96%, guidato dai materiali vari per l industria ( 8,03%) e seguito dai metalli ( 3,92%) e fibre ( 2,96%). A livello vi è stato un calo del 4,73%, dove a fronte di una sostanziale stabilità dei materiali vari per l industria (0,67%) c è stato un ribasso delle fibre ( 3,60%) e dei metalli ( 6,83%). Tabella 3 Indice Non alimentari dic-10 set-11 dic-11 Non alimentare 183,8 184,3 175,1-4,73% -4,96% Metalli 186,2 180,5 173,4-6,83% -3,92% Varie industria 174,8 191,3 175,9 0,67% -8,03% Fibre 195,0 193,7 188,0-3,60% -2,96% Grafico 10 - Indice Non alimentari 240,0 230,0 220,0 210,0 200,0 180,0 170,0 160,0 Metalli Varie idustria Fibre Non alimentare Per quanto riguarda il comparto dei metalli, si è assistito ad un calo e che testimonia quanto questo comparto abbia sofferto nell arco del Venti ribassisti sono soffiati su queste materie prime, dove brevi fasi contraddistinte da ottimismo sull operato della banca centrale europea al fine di una risoluzione della crisi europea si sono presto esaurite. Ufficio Informazione Economica e Statistica 8

9 Tabella 4 - Indice Metalli dic-10 set-11 dic-11 Metalli 186,2 180,5 173,4-6,83% -3,92% Ferrosi 171,6 173,5 168,3-1,92% -3,01% Rottami acciaio-inox (media) 206,7 195,8 189,1-8,53% -3,45% Rottami ferro-acciaio (media) 156,6 161,2 160,1 2,26% -0,65% Rottami in ghisa 151,3 163,4 155,5 2,77% -4,83% Non ferrosi 204,3 185,7 174,7-14,48% -5,92% Alluminio e leghe (media) 129,9 126,1 116,4-10,43% -7,76% Nickel 135,3 111,8 107,7-20,42% -3,72% Piombo 210,0 200,6 187,5-10,71% -6,54% Rame grado A 291,3 269,2 255,9-12,17% -4,95% Stagno e leghe 271,4 235,1 213,7-21,26% -9,10% Zinco e leghe 187,9 171,3 167,1-11,03% -2,40% Grafico 11 - Indice Metalli 220,0 210,0 200,0 180,0 170,0 160,0 Ferrosi Non ferrosi Metalli Per i metalli ferrosi la variazione è stata del 3,01%. Nel Vecchio continente si sono verificate le difficoltà maggiori: le aspettative per la crescita dei consumi mondiali di queste materie prime prevedono una riduzione dal 7% al 5% nel 2012 e sarà appena dell 1% in Europa, dove la domanda non ha ancora recuperato i livelli pre-recessione. Se le imprese consumatrici di acciaio dei paesi avanzati hanno adottato un approccio attendista e hanno evitato l accumulo di scorte, le prospettive di rallentamento del ritmo produttivo non sono state rosee neppure in Asia, dove in Cina le quotazioni dell acciaio e la domanda di minerale di ferro sono state molto basse. Ufficio Informazione Economica e Statistica 9

10 Grafico 12 - Indice Metalli ferrosi 230,0 220,0 210,0 200,0 180,0 170,0 160,0 150,0 140,0 Rottami acciaio-inox (media) Rottami in ghisa Rottami ferro-acciaio (media) Ferrosi Sono state sempre le aspettative sull economia a dare la direzione ai prezzi dei metalli non ferrosi, in calo del 5,92%. Continuando a pesare la crisi dei debiti sovrani, gli umori degli investitori sono rimasti in larga parte ribassisti e l unico supporto è stato rappresentato dai fondamentali. Inoltre, le quotazioni sono state sostenute dalla decisione della banca centrale cinese di ridurre dello 0,5% il livello delle riserve bancarie obbligatorie (allentando la tensione sul credito) e dall intervento coordinato tra Fed e altre cinque banche centrali per ridurre tasso d interesse sui finanziamenti in dollari, oltre che da una serie di dati macroeconomici positivi di provenienza Usa. Ufficio Informazione Economica e Statistica 10

11 Grafico 13 - Indice Metalli non ferrosi 340,0 290,0 Alluminio e leghe (media) Nickel 240,0 140,0 90,0 dic-10 gen-11 feb-11 mar-11 apr-11 mag-11 giu-11 lug-11 ago-11 set-11 ott-11 nov-11 dic-11 Piombo Rame grado A Stagno e leghe Zinco e leghe Non ferrosi Per il rame i fondamentali, anche se trascurati, sono stati decisamente di sostegno alle quotazioni (deficit di offerta dovuto a riduzioni della produzione negli ultimi anni), mentre sull alluminio ha gravato l enorme mole di giacenze in magazzino che si sono accumulate in questi ultimi anni. La stessa situazione si è replicata per il nickel, anche se i corsi sono rimasti storicamente elevati nonostante la forte concorrenza della ghisa per la produzione di inox. Per lo stagno, invece, sono state determinanti le innegabili difficoltà produttive in Indonesia, secondo produttore mondiale, che ha visto ridurre drasticamente la produzione negli ultimi due anni. Spostando l attenzione ai materiali vari per l industria, se a livello si è registrato una sostanziale stabilità (0,67%), a livello ha registrato una consistente riduzione del 8,03%. Tabella 5 - Indice Varie industria dic-10 set-11 dic-11 Varie Industria 174,8 191,3 175,9 0,67% -8,03% Cellulose bianchite al solfito 151,2 146,8 137,0-9,42% -6,68% Gomme naturali 332,1 311,0 247,1-25,58% -20,55% Gomme sintetiche 209,6 356,0 262,0 25,00% -26,40% Legnami (media) 100,5 98,3 98,3-2,24% 0,00% Pelli bovine, packers Usa 271,8 307,5 300,4 10,53% -2,33% Pelli bovine, vitelli Francia 157,4 173,0 169,1 7,41% -2,25% Ufficio Informazione Economica e Statistica 11

12 Grafico 14 - Indice Varie industria 390,0 340,0 Cellulose bianchite al solfito Gomme naturali 290,0 240,0 140,0 90,0 dic-10 gen-11 feb-11 mar-11 apr-11 mag-11 giu-11 lug-11 ago-11 set-11 ott-11 nov-11 dic-11 Gomme sintetiche Legnami (media) Pelli bovine, packers Usa Pelli bovine, vitelli Francia Varie Industria Le variazioni più vistose hanno interessato le gomme naturali e sintetiche, con una riduzione del 20,55% per le prime e del 26,40% per le seconde. La continua discesa dei prezzi è stata causata dal crollo della domanda. Nonostante l offerta indonesiana sia stata scarsa per motivi climatici, in Thailandia le forniture sono state abbondanti il che ha portato il caucciù a costare il 40% in meno a Novembre rispetto al massimo raggiunto in febbraio. Thailandia, Indonesia e Malesia, i maggiori produttori, hanno annunciato che per il futuro restrizioni alle esportazioni: la Thailandia, il maggior produttore ed esportatore di gomma, ha valutato l ipotesi di tagliare di tonnellate l anno l offerta di gomma, come già fatto nel Le pelli, se a livello hanno avuto una riduzione del 2% circa, hanno invece registrato un deciso aumento, scontando ancora i rincari subiti all inizio dell anno causati della scarsità d offerta. Se da un lato, nell arco del trimestre, la calzatura e la pelletteria nazionale hanno manifestato poco interesse verso gli acquisti, dall altro lato anche gli ordini cinesi e coreani sono rallentati, non da ultimo a causa della volatilità innescata dalle incertezze finanziarie. I legnami, a fronte di una stabilità, a livello hanno registrato un calo del 2,24%. Il settore dei pannelli a base legno ha vissuto una fase difficile con un calo costante dei consumi che ha pesato su un settore già fortemente penalizzato dalla congiuntura negativa dei mercati europei, dopo un primo semestre che aveva fatto ben sperare. Le importazioni italiane di pannelli, inoltre, sono risultate in calo da gennaio. Le cellulose hanno vissuto forti ribassi sia tendenziali ( 9,42%) che congiunturali ( 6,68%). L industria della carta ha beneficiato dell arretramento delle quotazioni del legname di conifere. Per quanto concerne le fibre, si è registrato un calo, anche in questo caso, sia ( 3,6%) che ( 2,96%). Ufficio Informazione Economica e Statistica 12

13 Tabella 6 - Indice Fibre dic-10 set-11 dic-11 Fibre 195,0 193,7 188,0-3,60% -2,96% Cotone Urss Pervyi 247,4 160,2 147,8-40,29% -7,78% Cotone Usa 229,2 198,1 198,1-13,61% 0,00% Wool-AWC Aus 167,2 203,1 197,6 18,18% -2,67% La crisi economica ha messo un freno ai consumi di cotone, ma non alle importazioni cinesi. La produzione interna di questo mese si è infatti dimostrata insufficiente a soddisfare la domanda della sua industria tessile. A livello globale l Icac (International Cotton Advisory Commitee) non è stato comunque ottimista sui consumi di cotone. L offerta è stata al contrario stimolata dai prezzi record della passata stagione e dovrebbe crescere addirittura dell 8% consentendo alle scorte di risalire. La siccità in Texas non è stato un fattone sufficiente a sostenere le quotazioni: dall Australia al Brasile e all India, la produzione è stata molto abbondante tanto da compensare le perdite negli Usa. Inoltre, il cotone americano non è stato molto richiesto a causa dei suoi prezzi più alti. Per il mercato della lana, sono continuate le diminuzioni dei corsi con una variazione del 2,67%. A livello, invece, rimane confermato l incremento (18,18%) che sconta i forti rincari che ha subito la materia prima nelle passate stagioni per la crescente domanda e per la ormai cronica scarsità d offerta. Il secondo calo registrato di seguito è sembrato testimoniare una risoluzione di questa situazione ma anche un adeguamento alla situazione economica generale. Alimentari (bevande, cereali, carni, grassi) Si è ripresentato l aumento sia (4,75%) che (10,21%), anche se con andamenti contrastanti all interno del settore, che già si era manifestato lo scorso trimestre. Tabella 7 - Indice Alimentari dic-10 set-11 dic-11 Alimentari 140,3 147,6 154,7 10,21% 4,75% Bevande 104,2 105,0 107,3 2,96% 2,19% Carni 135,4 150,3 165,8 22,47% 10,30% Cereali 167,4 158,8 154,6-7,64% -2,60% Grassi 167,6 171,9 165,9-1,03% -3,52% Ufficio Informazione Economica e Statistica 13

14 Grafico 15 - Indice Alimentari 180,0 170,0 160,0 150,0 140,0 130,0 120,0 110,0 100,0 90,0 Bevande Carni Cereali Grassi Alimentari La tendenza ribassista del cacao, che era stata innescata dalla fine della guerra civile in Costa d Avorio, è poi proseguita con la constatazione che i raccolti in Africa occidentale erano più generosi del previsto (Costa d Avorio e Ghana hanno compensato il pessimo raccolto indonesiano) per poi accentuarsi con le preoccupazioni sull economia globale (la domanda di cacao si è sempre mossa con tassi simili a quelli del Pil). Alla fine di novembre, nel mercato di New York, i futures dello zucchero erano ai minimi da 5 mesi a causa dei livelli notevoli raggiunti dalle scorte indiane, del surplus di offerta presente sul mercato e di un clima economico sempre più incerto. Nonostante tutto, proprio l'europa non è riuscita a godere della ritrovata abbondanza: le carenze già sperimentate nei mesi scorsi si sono ripetute, giustificando così il rincaro dell 11,77%. I prezzi dei cereali sono stati caratterizzati da un calo sia ( 2,6%) che ( 7,64%). Tabella 8 - Indice Cereali Variazioni rispetto al mese precedente ott-11 nov-11 dic-11 Cereali -0,97% -0,87% -0,79% -7,64% -2,60% Frumento USA (Northern Spring) 0,17% -1,12% -0,09% 1,37% -1,05% Frumento tedesco -3,00% -0,98% -1,37% -16,90% -5,27% Farina di soia -3,21% -2,96% 0,53% -18,35% -5,58% Riso 10,75% 5,23% -4,35% -0,75% 11,47% Ufficio Informazione Economica e Statistica 14

15 Grafico 16 - Indice Cereali 175,0 160,0 145,0 130,0 115,0 dic-10 gen-11 feb-11 mar-11 apr-11 mag-11 giu-11 lug-11 ago-11 set-11 ott-11 nov-11 dic-11 Frumento USA (Northern Spring) Frumento tedesco Farina di soia Riso Cereali I continui ribassi del frumento, già manifestatisi lo scorso trimestre, sono stati causati dall ampia offerta disponibile, accentuata dalla decisione dell Ucraina di cancellare i dazi sull esportazione del grano, per contrastare l agguerrita concorrenza russa e kazaka. Per il riso, invece, si è avuto una forte impennata delle quotazioni (11,47%) sulla base delle previsioni che in questo periodo si formano sulla nuova stagione, che vedono una riduzione della disponibilità delle quantità vendibili oltre che un calo del volume degli scambi, confermato anche dalle stime della FAO. Le carni bovine, con l aumento sia (22,47%) che (10,3%), è il settore che ha maggiormente influito ai rincari riportati dagli alimentari. Nonostante non si siano presentate tensioni sul lato della domanda, ha pesato l ormai cronica riduzione dei capi allevati. Infine, i grassi hanno registrato una riduzione sia ( 1,03%) che ( 3,52%). Sul burro hanno pesato le tensioni dovute alle ridotte disponibilità nel mercato UE, mentre per gli oli vegetali la domanda è calata (per la prima volta dal 2004 le importazioni cinesi sono previste in discesa). Inoltre, le forniture indonesiane e argentine sono state effettuate a prezzi stracciati data l ampia disponibilità di olio di palma e di soia, anche se i produttori europei hanno denunciato che potesse trattarsi di dumping. Ufficio Informazione Economica e Statistica 15

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