Il pane e la pasta nella provincia di Potenza: dall analisi della filiera alle dinamiche dei prezzi

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2 Il pane e la pasta nella provincia di Potenza: dall analisi della filiera alle dinamiche dei prezzi Edizione 2010

3 Il pane e la pasta nella provincia di Potenza: dall analisi della filiera alle dinamiche dei prezzi è una delle attività realizzate dalla Camera di Commercio di Potenza finalizzate alla fornitura di informazioni alle imprese e all analisi dei dati dell economia locale. Il documento è realizzato con la collaborazione tecnico-scientifica di Borsa Merci Telematica Italiana S.C.p.A. Camera di Commercio di Potenza Presidente: Pasquale Lamorte Segretario Generale: Nicola Bux Borsa Merci Telematica Italiana S.c.p.A. Presidente: Francesco Bettoni Direttore: Annibale Feroldi Gruppo di lavoro BMTI per Il pane e la pasta nella provincia di Potenza: dall analisi della filiera alle dinamiche dei prezzi : Gianluca Pesolillo (responsabile documento), Giampaolo Nardoni, Ilaria Romano, Antonio Regano, Carla Bologna Tutti i dati contenuti all interno del presente lavoro (ove non diversamente specificato) sono aggiornati al mese di giugno

4 Sommario 1. Le materie prime e i semilavorati Il mercato internazionale del frumento Produzione mondiale di frumento Commercio internazionale Andamento dei prezzi Il mercato nazionale Frumento duro Frumento tenero I semilavorati Andamento dei prezzi a livello nazionale La provincia di Potenza Il frumento duro nella provincia di Potenza Il frumento tenero nella provincia di Potenza Andamento dei prezzi nella provincia di Potenza Import export Import-export nazionale Import export regionale Analisi della filiera La filiera della pasta La filiera del pane Descrizione delle filiere La filiera del pane e della pasta nella provincia di Potenza Il pane e la pasta Il mercato internazionale della pasta Il mercato nazionale del pane e della pasta Andamento dei prezzi Import - export Import export nazionale Le esportazioni della regione Basilicata Incidenza del prezzo delle materie prime e dei semilavorati sul prezzo dei prodotti finali Il prezzo della pasta: come le variazioni dei prezzi della materia prima e del semilavorato hanno inciso sulle variazioni del prezzo del prodotto finale

5 4.2 I prezzi del pane: come le variazioni dei prezzi della materia prima e del semilavorato hanno inciso sulle variazioni del prezzo del prodotto finale Bibliografia

6 1. Le materie prime e i semilavorati 5

7 1.1 Il mercato internazionale del frumento A partire dall estate del 2007 e fino alla metà del 2008, si è assistito ad un progressivo incremento delle quotazioni delle principali commodity agricole sui mercati internazionali. Se tale crescita ha coinvolto tutte le maggiori categorie di materie prime destinate all alimentazione umana, il caso senza dubbio più eclatante ha riguardato le quotazioni dei principali cereali (frumenti, mais, riso) e dei prodotti oleaginosi prodotti base per l alimentazione mondiale, sia in termini di consumo diretto che di input per le filiere zootecniche. Alla base di questo vero e proprio shock dei prezzi sui mercati agricoli ci sono fattori che sono sia di natura strutturale che congiunturale. Tra i fattori di natura strutturale occorre citare innanzitutto la contrazione dell offerta, conseguenza sia della riduzione del tasso di crescita della produzione agricola, dovuta a una minore crescita delle rese rispetto al passato, che della diminuzione degli investimenti in strutture e in ricerca. La riduzione dell offerta, tuttavia, è stata anche causata dall attuazione di nuove politiche agrarie meno protezioniste nei confronti del settore agricolo. L effetto di tali politiche ha comportato così una riduzione delle scorte da parte dei principali paesi esportatori. Tuttavia, a livello strutturale, è l aumento della domanda dei prodotti agricoli che ha causato la violenta crescita dei prezzi. Prima di tutto, l aumento della domanda alimentare nei paesi emergenti, Cina e India in testa. Le crescenti disponibilità finanziarie di questi paesi e lo sviluppo delle classi medie, inteso come miglioramento delle condizioni di vita, sta comportando la modifica delle loro abitudini alimentari, orientando i consumi alimentari verso alimenti ad alto contenuto di proteine animali, come ad esempio carne e prodotti lattiero caseari. Di conseguenza, aumenta la domanda di questi prodotti sui mercati internazionali e, insieme con essa, anche la domanda di cereali da destinare all alimentazione animale. Accanto alla crescita della domanda di prodotti alimentari, il settore agricolo ha dovuto far fronte all aumento della domanda di mais, frumento, soia, colza, zucchero, olio di palma e di altri prodotti oleaginosi da utilizzare per la produzione di biocarburanti. Tra i fattori congiunturali che hanno contribuito all impennata dei prezzi delle commodity agricole si annoverano l andamento climatico sfavorevole, che ha inciso negativamente soprattutto sulla produzione di cereali e di conseguenza la riduzione drastica delle scorte cerealicole mondiali. In aggiunta, per salvaguardare la propria domanda interna, paesi esportatori come Argentina, Russia, Kazakistan e Ucraina hanno deciso di imporre dazi alle esportazioni cerealicole, limitando le quantità di prodotto disponibili sul mercato mondiale. In secondo luogo va citato l aumento del costo del petrolio, giunto nel mese di luglio 2008 quasi alla soglia dei 150 $ al barile, che ha sostenuto il rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli non solo in termini di incremento dei costi dei mezzi tecnici ma anche di maggiore spinta alla produzione di biocarburanti, visti come possibili sostituti del petrolio stesso. E quest ultimo elemento spiega lo stretto legame che ormai c è tra andamento del prezzo del petrolio e andamento del prezzo delle materie prime agricole. Infine, altri due fattori, correlati tra loro, hanno influenzato i prezzi agricoli: la crisi dei mercati finanziari e lo scoppio della bolla immobiliare. La crisi dei mercati finanziari, iniziata nell estate 2007 e causata principalmente dalle vicende dei mutui sub-prime americani, ha contribuito, infatti, a spostare l attenzione degli investitori verso i mercati delle commodity agricole, ritenuti più sicuri, causando l accentuarsi dei fenomeni speculativi su questi mercati, il cui effetto ha spinto al rialzo i prezzi agricoli. 6

8 A partire dall inizio dell estate del 2008 i prezzi delle materie prime agricole hanno visto invertire il loro trend ed iniziare una brusca discesa, con una velocità perfino maggiore rispetto a quella degli aumenti del Tra i motivi che hanno causato la discesa delle quotazioni dei cereali c è innanzitutto l ottimo andamento dei raccolti nella campagna 2008/2009 che hanno raggiunto livelli record. L aumento dell offerta cerealicola mondiale ha anche permesso la ricostituzione degli stock. Altra causa che ha spinto verso il basso i prezzi è stata l aggravarsi della crisi dei mercati finanziari, la cui mancanza di liquidità ha fatto venir meno i vantaggi derivanti dalla speculazione sui mercati a termine ed ha quindi determinato l uscita di molti grandi investitori dal mercato delle commodity agricole. Alla discesa dei prezzi ha poi contribuito anche il forte calo delle quotazioni del petrolio che ha reso molto meno vantaggiosi gli investimenti in biocarburanti, bioetanolo in particolare. Tale elemento ha avuto ripercussioni negative principalmente sul prezzo del mais. La campagna 2008/2009 è stata quindi caratterizzata dal rientro delle quotazioni dei prodotti cerealicoli sui livelli precedenti il boom dei prezzi, con prezzi che hanno continuato la parabola discendente fino alla fine del 2008 e per tutto il Tuttavia le conseguenze di quanto avvenuto nei mesi precedenti hanno continuato ad esplicarsi in una spiccata volatilità delle quotazioni ed in brusche oscillazioni dei prezzi delle principali commodity soprattutto sui mercati a termine. Nella campagna 2009/2010 i prezzi dei frumenti sembrano essersi stabilizzati sui livelli precedenti a quelli degli ultimi due anni, con produzioni sufficienti a soddisfare la richiesta di consumi ed a ricostituire le scorte mondiali di materie prime ed oscillazioni di prezzi di natura congiunturale legate alle condizioni climatiche dei principali paesi produttori. Tabella 1: Il mercato mondiale del frumento (milioni di tonnellate) Frumento 05/06 06/07 07/08 08/09 09/10* previsioni 10/11* Produzione Scambi Consumo Scorte Var. su anno precedente principali esportatori** *stime al **Argentina, Australia, Canada, USA e UE Fonte: Elaborazione BMTI su dati IGC 7

9 1.1.1 Produzione mondiale di frumento La produzione di frumento duro e tenero ha fatto registrare un incremento consistente nel corso delle ultime campagne passando da quasi 600 milioni di tonnellate del 2006 ad un record di 685 milioni di tonnellate nel Per il 2009 l IGC ha stimato una produzione mondiale di frumento in flessione rispetto all anno precedente (-1,5%), dopo l incremento del 12,6% del 2008 rispetto al Secondo le stime dell IGC aggiornate al mese di marzo 2010 la produzione mondiale di frumento si è attestata sui 675 milioni di tonnellate. Grafico 1: Produzione mondiale di frumento dal 2006 al 2009 (milioni di tonnellate) (A) e Ripartizione per Paese della produzione mondiale di frumento (anno 2009) (B). A B Altri Paesi 33% EU-27 20% * USA 9% Russia 9% India 12% Cina 17% *Stime al 25/03/10 Fonte: Elaborazione BMTI su dati IGC L Unione Europea a 27 produce circa il 20% del frumento mondiale con circa 138 milioni di tonnellate nel 2009, seguita da Cina con 114 milioni di tonnellate (17%) e India con 80 milioni di tonnellate (12%). L incremento produttivo registrato a livello globale nelle ultime campagne, che ha portato al record produttivo del 2008 è certamente una conseguenza del boom dei prezzi registratosi negli anni che ha spinto ad un aumento dell offerta di prodotto per soddisfare la crescente domanda mondiale e la ricostituzione degli stock. La fase di prezzi elevati ha inoltre favorito l incremento della produzione e delle superfici investite a cereali con la prospettiva di una migliore redditività legata alla vendita delle materie prime. Nel 2008 tutti i principali paesi produttori di frumento hanno visto incrementare i volumi prodotti. All interno dell Unione Europea nel 2008 la produzione di grano ha superato i 150 milioni di tonnellate con un incremento del 26,3% rispetto al Consistenti incrementi hanno inoltre fatto registrare le produzioni statunitensi (+21,9%), canadesi (42,3%), russe (29,1%) ed ucraine (86,3%). Nel 2009 la riduzione dell offerta mondiale di frumento ha interessato quasi tutti i principali produttori, ad eccezione di Cina, India, Pakistan ed Australia che hanno registrato un lieve incremento compreso tra i 0,8 milioni di tonnellate dell Australia e i 2,5 milioni di tonnellate del Pakistan. L Ue-27 ha prodotto nel ,5 milioni di tonnellate in meno rispetto all anno precedente. Diminuzioni consistenti anche per la produzione statunitense (7,7 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2008) e per quella ucraina (5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2008). 8

10 Tabella 2: Produzione mondiale di frumento nei principali paesi produttori dal 2006 al 2009 (milioni di tonnellate) * var. % 08/07 var. % 09/08 quota % 09 EU ,10 119,70 151,20 138,70 26,3% -8,3% 20,5% Francia 35,40 32,80 39,50 38,50 20,4% -2,5% 5,7% Germania 22,40 20,80 26,00 25,10 25,0% -3,5% 3,7% UK 14,70 13,10 17,30 14,40 32,1% -16,8% 2,1% Polonia 7,10 8,30 9,30 9,80 12,0% 5,4% 1,5% Italia 6,50 7,30 9,00 7,00 23,3% -22,2% 1,0% Cina 108,50 109,30 112,50 114,00 2,9% 1,3% 16,9% India 69,40 75,80 78,60 80,60 3,7% 2,5% 11,9% Russia 44,90 49,40 63,80 61,70 29,1% -3,3% 9,1% USA 49,20 55,80 68,00 60,30 21,9% -11,3% 8,9% Canada 25,30 20,10 28,60 26,50 42,3% -7,3% 3,9% Pakistan 21,70 23,30 21,50 24,00-7,7% 11,6% 3,6% Australia 10,80 13,60 20,90 21,70 53,7% 3,8% 3,2% Ucraina 13,80 13,90 25,90 20,90 86,3% -19,3% 3,1% Mondo 597,50 609,10 685,70 675,20 12,6% -1,5% 100,0% *Stime al 25/03/10 Fonte: Elaborazione BMTI su dati IGC La produzione mondiale di frumento duro rappresenta una percentuale compresa tra il 5 ed il 6% della produzione complessiva di frumento nel periodo Dal 2006 al 2009 la produzione mondiale di frumento duro è aumentata di circa 6 milioni di tonnellate passando da 35 a 41 milioni di tonnellate. Grafico 2: Produzione mondiale di frumento duro dal 2006 al 2009 (milioni di tonnellate) (A) e Ripartizione per Paese della produzione mondiale di frumento duro (anno 2009) (B). A B Canada 35 Altri 13% Paesi 30 Italia 34% 10% Turchia 15 8% 10 USA 7% 5 0 Marocco Kazakista 5% * Francia Messico Algeria n 5% 5% 7% 6% *Stime al 25/03/10 Fonte: Elaborazione BMTI su dati IGC Nel panorama mondiale Il principale produttore di frumento duro è l Unione Europea a 27 con una produzione complessiva di 9 milioni di tonnellate nel Spicca, all interno dell Unione la produzione italiana di frumento duro che, con una produzione di circa 4 milioni di tonnellate all anno è il principale produttore mondiale di frumento duro. L incremento della produzione canadese negli ultimi due anni con 5,5 milioni di tonnellate circa prodotti nel 2008 e nel 2009 e la flessione della produzione italiana nel 2009 scesa da 5,2 a 3,9 milioni di tonnellate hanno fatto scivolare la produzione italiana di frumento duro al secondo posto dopo quella canadese. In Canada si concentra quindi il 13% della produzione mondiale di 9

11 frumento duro, a seguire l Italia con una quota pari al 10% della produzione mondiale, Turchia (8%), Algeria (7%) e Kazakistan (6%). L incremento della produzione mondiale di frumento duro ha interessato, come precedentemente accennato, in particolar modo il Canada, ma anche, in misura minore gli Stati Uniti. In aumento la produzione di frumento duro dei Paesi del Nord-Africa nel 2009: Algeria e Marocco fanno registrare un incremento rispettivamente di circa 2 ed 1 milioni di tonnellate. Tabella 3: Produzione mondiale di frumento duro nei principali paesi produttori dal 2006 al 2009 (milioni di tonnellate) * var. % 08/07 var. % 09/08 quota % 2009 UE-27** 9,10 8,40 10,00 9,00 19,0% -10,0% 21,9% Francia 2,10 2,00 2,10 2,10 5,0% 0,0% 5,1% Grecia 0,90 0,70 1,10 1,10 57,1% 0,0% 2,7% Italia 4,10 4,00 5,20 3,90 30,0% -25,0% 9,5% Spagna 1,60 1,20 1,10 1,40-8,3% 27,3% 3,4% Kazakistan 2,60 3,00 2,50 2,60-16,7% 4,0% 6,3% Canada 3,30 3,70 5,50 5,40 48,6% -1,8% 13,1% Messico 1,90 1,80 2,00 2,20 11,1% 10,0% 5,4% USA 1,50 2,00 2,30 3,00 15,0% 30,4% 7,3% Argentina 0,30 0,20 0,20 0,20 0,0% 0,0% 0,5% Siria 2,00 1,80 1,20 1,80-33,3% 50,0% 4,4% Turchia 3,00 2,70 3,00 3,10 11,1% 3,3% 7,5% India 1,10 1,10 1,10 1,00 0,0% -9,1% 2,4% Algeria 1,80 1,80 0,90 2,80-50,0% 211,1% 6,8% Libia 0,10 0,10 0,10 0,10 0,0% 0,0% 0,2% Marocco 2,10 0,50 1,00 1,90 100,0% 90,0% 4,6% Tunisia 1,10 1,40 1,40 1,40 0,0% 0,0% 3,4% Australia 0,20 0,30 0,50 0,50 66,7% 0,0% 1,2% Altri Paesi 5,70 6,30 7,20 6,20 14,3% -13,9% 15,1% Mondo 35,70 35,00 38,90 41,10 11,1% 5,7% 100,0% *Stime al 25/03/10 **incluso semola e prodotti secondari Fonte: Elaborazione BMTI su dati IGC 10

12 1.1.2 Commercio internazionale La campagna 2009/2010 ha fatto registrare un rallentamento del commercio internazionale di frumento rispetto alla precedente campagna. Secondo le stime IGC del mese di marzo 2010 il commercio internazionale di frumento dovrebbe attestarsi sui 121 milioni di tonnellate, circa 15 milioni di tonnellate in meno rispetto alla campagna precedente ma su livelli più elevati rispetto alle campagne 2006/2007 e 2007/2008. Tale rallentamento degli scambi commerciali è imputabile da un lato alla riduzione della produzione mondiale di frumento registrata anche nei principali paesi esportatori, e dall altro dalla crisi economica, ancora in atto, che ha visto un rallentamento dell economia mondiale. Tabella 4: Importazioni ed esportazioni mondiali di frumento per Paese (milioni di tonnellate) Import 2006/ / / /10* Export 2006/ / / /10* EUROPA 6,30 7,90 8,90 8,10 USA 25,00 34,30 26,50 23,50 CIS 6,00 5,90 6,40 5,90 UE-27 12,80 11,20 24,70 19,00 Nord e Centro America 10,10 9,40 10,00 9,10 Russia 10,90 12,10 18,30 19,00 Messico 3,60 3,10 3,30 3,30 Canada 19,40 16,40 18,30 18,20 USA 3,00 2,50 3,00 2,00 Australia 11,40 7,50 13,50 14,50 Sud America 14,10 12,90 12,60 13,20 Ucraina 3,30 1,20 12,90 9,00 Brasile 7,90 7,10 6,30 6,70 Kazakhstan 8,10 8,20 5,80 7,30 Colombia 1,30 1,30 1,50 1,30 Argentina 11,90 10,00 8,50 3,00 Perù 1,40 1,40 1,40 1,50 Turchia 2,00 1,50 2,20 2,40 Venezuela 1,80 1,40 1,40 1,60 Messico 0,50 1,20 1,20 1,20 ASIA (Vicino Oriente) 11,70 11,80 27,50 20,70 Pakistan 0,70 1,00 1,40 0,60 Iran 0,30 0,10 8,90 3,50 Cina 2,40 2,40 0,20 0,50 Iraq 3,00 3,50 3,90 3,90 India 0,10 0,10-0,10 Israele 1,50 1,20 2,00 1,90 Siria 1,10 0,20-0,10 Siria 0,10 0,10 1,50 2,00 Altri Paesi 1,20 3,00 2,40 3,00 Turchia 1,80 2,20 3,60 2,40 Tot. Mondo 110,80 110,30 135,90 121,20 Yemen 2,50 2,00 2,80 2,10 ASIA (Estremo Oriente) 34,20 29,50 31,70 31,80 Indonesia 5,80 5,20 5,50 5,50 Giappone 5,60 5,70 4,90 5,50 Corea del Sud 3,20 3,00 3,30 3,90 Filippine 2,70 2,30 3,20 2,90 Bangladesh 1,70 1,40 2,70 2,70 AFRICA 28,70 32,50 38,10 31,90 Algeria 4,90 5,80 6,30 5,10 Egitto 7,10 7,60 9,90 8,50 Libia 1,10 1,90 2,10 1,70 Marocco 1,80 4,10 3,70 1,50 Tunisia 1,40 2,30 1,80 1,50 Nigeria 3,20 2,60 3,50 3,50 South Africa 0,90 1,40 1,50 1,40 Sudan 1,30 1,10 1,70 1,70 *Stime al 25/03/10 Fonte: Elaborazione BMTI su dati IGC Tra i cinque principali Paesi esportatori si registra una flessione dell export di frumento per Stati Uniti (-3 milioni di tonnellate), EU-27 (-5,3 milioni di tonnellate) e Canada (-0,1 milioni di tonnellate) rispetto alla 11

13 campagna 2008/2009. Consistenti riduzioni anche per Argentina che registra un ulteriore riduzione delle esportazioni di frumento, passate da più di 10 milioni di tonnellate delle campagne 2006/07 e 2007/08 ad appena 3 milioni di tonnellate nella campagna 2009/2010. In aumento l export di grano australiano passato da 11,4 a 14,5 milioni di tonnellate nel 2009/2010. Sul fronte delle importazioni si registra una consistente contrazione della domanda estera di prodotto da parte di tutti i principali importatori africani (Egitto, Libia, Marocco e Tunisia). Anche per quanto riguarda il frumento duro le stime sul commercio internazionale indicano una flessione dell import-export mondiale nella la campagna 2009/2010. La flessione delle quantità importate rispetto alla precedente campagna è dell 11%, da 7,2 a 6,4 milioni di tonnellate scambiate. In particolare l Algeria, principale importatore di frumento duro, dovrebbe acquistare il 48% di frumento duro in meno rispetto allo scorso anno, passando da 2,1 milioni di tonnellate a 1,1 milioni di tonnellate. Oltre all Algeria, anche gli altri Paesi del Nord Africa, beneficiando degli incrementi produttivi dell ultima campagna (vedi Tabella 3), hanno importato minori quantità di prodotto estero (Libia, Marocco e Tunisia). Da segnalare un forte incremento delle importazioni negli Stati dell UE-27 (+47%). L IGC stima l import dell UE-27 a 2,2 milioni di tonnellate nella campagna 2009/2010 (0,7 milioni di tonnellate in più rispetto alla campagna precedente), a seguito della prevista flessione del 10% della produzione nell area comunitaria. In diminuzione le esportazioni comunitarie di frumento duro da 1,7 milioni di tonnellate della campagna 2008/2009a 0,5 milioni di tonnellate. Aumentano le esportazioni canadesi da 3,5 a 3,9 milioni di tonnellate. Crescono anche le esportazioni USA che dovrebbero attestarsi, secondo le stime IGC, su 1,1 milioni di tonnellate. Tabella 5: Importazioni ed esportazioni mondiali di frumento duro per Paese (migliaia di tonnellate) Import 2006/ / / /2010* Export 2006/ / / /2010* Ue-27** Australia USA Canada Cile EU Perù di cui semola Venezuela Messico Giappone Siria Algeria Turchia Libia USA Marocco Tunisia Nigeria Altri Paesi MONDO di cui semola *Previsioni al 25/03/10 **incluso semola e prodotti secondari Fonte: Elaborazione BMTI su dati IGC 12

14 1.1.3 Andamento dei prezzi Come si può notare dal grafico 3, che mostra l andamento delle quotazioni mensili di frumento tenero da gennaio 2006 a luglio 2010, il rapido incremento dei prezzi iniziato nella primavera del 2007 è culminato nel marzo 2008 raggiungendo livelli di prezzo mai visti prima d allora, in un mercato come quello cerealicolo da sempre considerato stabile. Tale incremento, come precedentemente visto, è stato determinato dagli effetti combinati di incremento del consumo mondiale, calo produttivo a causa di fattori climatici, riduzione delle scorte mondiali e operazioni speculative sul mercato delle materie prime. Grafico 3: Prezzi mensili all esportazione del frumento (US No.2, Hard Red Winter (US No.2, Hard Red Winter ord. Prot, US Fob Gulf (Tuesday)) in dollari USA per tonnellata dal mese di gennaio 2006 al mese di luglio 2010 $ 500 $ 450 $ 400 $ 350 $ 300 $ 250 $ 200 $ 150 $ 100 Fonte: Elaborazione BMTI su dati FAO A partire dal mese di aprile 2008 è iniziata una fase di sensibile flessione, protrattasi per tutto il 2009, che ha riportato le quotazioni del frumento sugli stessi livelli dell anno Tale livello dei prezzi si è consolidato anche nel primo semestre 2010, come mostra il grafico 4. Grafico 4: Confronto dei prezzi mensili del frumento (US No.2, Hard Red Winter ord. Prot, US Fob Gulf (Tuesday)) in dollari USA per tonnellata negli anni 2007, 2008, 2009 e 2010 $ 500 $ 450 $ 400 $ 350 $ 300 $ 250 $ 200 gen-06 giu-06 nov-06 apr-07 set-07 feb-08 lug-08 dic-08 mag-09 ott-09 mar-10 $ 150 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Fonte: Elaborazione BMTI su dati FAO 13

15 1.2 Il mercato nazionale Frumento duro Il frumento duro rappresenta storicamente uno dei prodotti strategici per il comparto agroalimentare nazionale in virtù del suo ruolo di materia prima alla base della produzione della pasta, prodotto quest ultimo che costituisce nell immaginario collettivo il simbolo del made in Italy alimentare nel mondo. Tale importanza, peraltro, è confermata anche dai numeri riguardanti la produzione italiana di frumento duro che, negli ultimi anni, si è mantenuta su una quota del 10% dei volumi prodotti a livello mondiale, risultando di fatto, insieme con il Canada, il principale paese produttore. Nonostante ciò, il settore ha vissuto a partire dal 2007 una progressiva instabilità sia sul versante delle superfici coltivate che delle produzioni, che a sua volta ha provocato una fase di forte volatilità dei prezzi. E indubbio, infatti, che all interno del comparto cerealicolo nazionale, il frumento duro è stato il prodotto che negli ultimi anni ha subìto la maggiore fluttuazione dei prezzi (si veda anche il paragrafo 1.2.4). Un elemento che ha certamente inciso sulla variabilità delle superfici, e quindi delle produzioni, negli ultimi anni è stata la riforma della Politica Agricola Comunitaria (PAC) che a partire dal 2004 ha comportato un progressivo smantellamento del sistema di aiuti anche al settore dei seminativi. In particolare, l eliminazione del meccanismo dei pagamenti accoppiati ha di fatto provocato una riduzione delle superfici coltivate a frumento duro. Come si può osservare nel grafico 5A nel periodo le superfici si sono mantenute sopra 1,6 milioni di ettari, raggiungendo il massimo proprio a fine periodo, con quasi 1,8 milioni di ettari investiti. Nel biennio successivo si è assistito ad una contrazione che ha portato le superfici ad attestarsi nel 2006 su 1,3 milioni di ettari, in calo del 24% rispetto al picco del Sotto la spinta anche dei forti rialzi dei prezzi alla produzione, i produttori agricoli hanno incrementato nel biennio successivo ( ) gli ettari coltivati, tornati nel 2008 quasi su livelli pre-riforma PAC (1,6 milioni di ha). Va detto che sulla crescita ha inciso anche il superamento del set-aside (ovvero la misura contenuta nella Politica agricola comunitaria che prevedeva la messa a riposo obbligatoria del 10% dei terreni coltivabili). Il 2009, invece, sulla scia del progressivo indebolimento delle quotazioni, ha visto ridursi nuovamente le superfici, scese su 1,2 milioni di ettari (-21% rispetto al 2008), ai minimi del periodo analizzato. Dal lato della produzione, sempre con riferimento al periodo , si osserva una maggiore variabilità (grafico 5 B). Ciò è logicamente spiegabile con l andamento climatico, che è risultato estremamente variabile nel corso delle ultime annate agricole. La produzione di frumento duro, in particolare, è fortemente condizionata dall andamento climatico stagionale anche a causa di una coltivazione che si concentra nelle regioni meridionali del paese, dove la siccità dei mesi estivi può causare forti danni al raccolto. Dopo essersi mantenuta in media sui 4 milioni di tonnellate nel quadriennio , nel 2004 i volumi prodotti hanno raggiunto il massimo dell ultimo decennio, attestandosi sui 5,5 milioni di tonnellate, ovvero il 49% in più rispetto all anno precedente. Il triennio successivo, complici anche le condizioni climatiche avverse, ha visto invece una brusca flessione dei volumi, scesi nel 2007 sui 3,9 milioni di tonnellate. Con la crescita delle superfici e grazie all ottimo andamento delle rese (32,7 q/ha, massimo del periodo ; tabella 6), conseguenza di condizioni meteorologiche più favorevoli, la produzione ha subìto un nuovo forte aumento nel 2008, quando sono stati nuovamente superati i 5 milioni di tonnellate (+30% rispetto al 2007). La riduzione delle superfici, insieme con le condizioni climatiche certamente meno favorevoli rispetto alla precedente annata, è stata invece alla base della forte contrazione della produzione nel 2009 (3,9 milioni di tonnellate; -24% rispetto al 2008). 14

16 Grafico 5: Superficie (ettari) in produzione a frumento duro e produzione raccolta (quintali) di frumento duro in Italia ( ) A - Superficie Frumento duro '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09* B - Produzione Frumento duro '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09* *dato provvisorio Tabella 6: Resa (q/ha) delle coltivazioni di frumento duro in Italia ( ) con evidenziazione degli anni in cui la resa è stata massima (in verde) e di quelli in cui è stata minima (in rosso) * Frumento duro 26,9 22,3 25,8 22,6 32,0 30,0 30,5 27,9 32,7 29,6 *dato provvisorio Il meridione è la zona maggiormente vocata alla coltivazione di frumento duro in Italia. Con riferimento al 2009 (cartogramma 1A e 1B), la Puglia, con oltre 330mila ettari coltivati e oltre 700mila tonnellate raccolte, e la Sicilia, con circa 230mila ettari coltivati e più di 600mila tonnellate raccolte, si sono confermate come le due regioni leader per il frumento duro in Italia. Buoni risultati si ottengono però anche nelle Marche (oltre 150mila ettari investiti e quasi 600mila tonnellate raccolte), unica tra le principali regioni produttrici a non appartenere al Meridione, ed in Basilicata, che nel 2009 ha registrato oltre 110mila ettari coltivati ed una produzione di circa 240mila tonnellate (7% del totale nazionale). Cartogramma 1: Superficie in produzione a frumento duro (A) e produzione raccolta di frumento duro (B) nell anno 2009 A B 15

17 Cartogramma 2: Resa del frumento duro nell anno 2009 A livello di rese (Cartogramma 2), tuttavia, i risultati migliori vengono raggiunti nelle regioni settentrionali, con Emilia Romagna, Lombardia e Veneto che nel 2009 hanno ottenuto rese superiori ai 50 q/ha, quasi il doppio rispetto alla media nazionale (29,6 q/ha). La Basilicata, con 24 q/ha, si è attestata invece al di sotto del dato nazionale. 16

18 1.2.2 Frumento tenero Il frumento tenero, oltre ad essere una vera e propria commodity agricola scambiata nelle principali borse merci a termine mondiali, si caratterizza, per ciò che riguarda il comparto italiano, per avere superfici e produzioni inferiori al frumento duro. Più in generale, l Italia, oltre ad essere fortemente dipendente dalle importazioni per far fronte al fabbisogno interno di materia prima (per una quota che mediamente è superiore al 50%), ha una produzione scarsamente significativa a livello mondiale ed europeo (nel 2009 inferiore all 1%), e questo comporta che i prezzi siano quasi totalmente dipendenti dalle dinamiche presenti nei mercati internazionali, molto più di quanto si riscontri per il frumento duro. Osservando l andamento delle superfici investite in Italia nel periodo (grafico 6 A), si può notare che, rispetto a quanto visto per il frumento duro, l impatto della riforma della PAC non ha comportato un calo delle superfici, che, nel periodo , sono rimaste praticamente stabili sotto i 600mila ettari. Nel biennio , invece, gli ettari investiti a frumento tenero hanno mostrato un sensibile incremento, superando nel 2008 i 700mila ettari (+20% rispetto al 2006). Anche in questo caso i motivi vanno rintracciati nella crescita degli investimenti agricoli dettati dall aumento dei prezzi sui mercati internazionali, dal favorevole andamento climatico e dall abolizione del set-aside. Nel 2009, invece, le superfici sono tornate a contrarsi, attestandosi sui 560mila ettari, ovvero sui valori minimi del periodo considerato e circa il 20% in meno rispetto al Tale calo ha di fatto riportato le superfici su valori che si registravano prima del boom dei prezzi nel biennio Rispecchiando l andamento delle superfici, i raccolti migliori si sono avuti nel 2002 (3,3 milioni di tonnellate) e nel 2008 (oltre 3,7 milioni di tonnellate). In particolare, dopo il buon risultato del 2002, la produzione italiana di frumento tenero (grafico 6 B) ha accusato una netta contrazione nel 2003, diminuendo di 800mila tonnellate (-24%) e attestandosi sui 2,5 milioni di tonnellate, minimo del periodo preso in esame. Tale risultato si spiega con l andamento negativo delle rese, che con 43,7 q/ha (tabella 7) hanno raggiunto anch esse il loro minimo. A partire dal 2003, per la produzione si è riscontrato un andamento positivo, con la sola eccezione del lieve calo nel 2006 (-3%), che ha condotto i volumi prodotti sino ai 3,7 milioni di tonnellate del Conseguentemente alla riduzione delle superfici, il 2009 ha visto di nuovo una contrazione dei raccolti italiani di frumento tenero, scesi sotto la soglia dei 3 milioni di tonnellate (-22%). Grafico 6: Superficie (ettari) in produzione a frumento tenero e produzione raccolta (quintali) di frumento tenero in Italia ( ) A - Superficie Frumento tenero '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09* B - Produzione Frumento tenero '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09* *dato provvisorio 17

19 Tabella 7: Resa (q/ha) delle coltivazioni di frumento tenero in Italia ( ) con evidenziazione degli anni in cui la resa è stata massima (in verde) e di quelli in cui è stata minima (in rosso) * Frumento tenero 47,6 44,8 50,0 43,7 53,5 54,7 55,0 49,3 53,5 51,8 *dato provvisorio Sia come superfici che produzione raccolta (Cartogramma 3A e 3B), le regioni del Nord Italia risultano essere quelle maggiormente vocate alla coltura cerealicola del frumento tenero. Facendo riferimento al 2009, i migliori risultati sono stati raggiunti, nell ordine, in Emilia Romagna (oltre 160mila ettari coltivati e quasi 900mila tonnellate raccolte), in Veneto (100mila ettari e quasi 600mila tonnellate) e in Piemonte (90mila ettari e circa 400mila tonnellate raccolte). In Emilia Romagna, in particolare, si concentra il 70% circa della produzione. La Basilicata, con circa 170mila tonnellate (quasi l 1% del totale), risulta essere una delle ultime regioni italiane per produzione di frumento tenero. Cartogramma 3: : Superficie in produzione a frumento tenero (A) e produzione raccolta di frumento tenero (B) nell anno 2009 A B Cartogramma 4: Resa del frumento tenero nell anno

20 La regione che nel 2009 ha raggiunto le rese più elevate di frumento tenero è stata l Umbria, con un valore di 63 q/ha, seguita da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, tutte con valori superiori ai 55 q/ha. 19

21 1.2.3 I semilavorati La fase della trasformazione industriale dei frumenti rappresenta un importante anello di congiunzione tra la produzione agricola e l industria alimentare dei prodotti finiti (pane, pasta, dolci, etc.) da destinare al consumo. Importanza che nel caso dell Italia risulta ancora di più accentuata dal suo ruolo di leader nell ambito della trasformazione di frumenti. Facendo riferimento alla produzione di semole, e prendendo come riferimento il 2007, si può osservare nella tabella sottostante la rilevanza delle semolerie italiane nel panorama europeo sia come numero che come volumi lavorati e prodotti. Degli oltre 2,4 milioni di tonnellate di semola prodotti, circa il 93% (3,2 milioni di tonnellate circa) è stato utilizzato per la produzione di pasta mentre appena il 2% viene destinato all esportazione. Il restante 5% è destinato ad altri usi. L Italia, come detto, detiene saldamente la leadership produttiva, seguita dalla Francia, con 560mila tonnellate, che destina all export quasi il 50% della semola prodotta. Segue la Spagna (quasi 330mila tonnellate di semola prodotte), la cui propensione all export è ancora più spiccata, con una quota superiore all 80%. Tabella 8: Industria semoliera Europea Anno 2007 Germania Austria Benelux Spagna Francia Grecia Italia Portogallo Molini a grano duro Q.tà di grano duro macinato (t) n.d grano duro comunitario n.d n.d grano duro proveniente da Paesi Terzi n.d n.d Produzione di semole (t) n.d per pasta alimentare n.d. n.d. n.d n.d per esportazione n.d. n.d n.d verso paesi UE n.d. n.d. n.d n.d n.d. 0 verso paesi terzi n.d. n.d. n.d n.d n.d. 0 altro n.d. n.d. n.d n.d Fonte: Elaborazione BMTI su dati Italmopa Negli ultimi decenni, tuttavia, si è assistito ad una progressiva contrazione del numero di industrie molitorie operanti sul territorio nazionale: secondo i dati Italmopa si è passati dalle del 1980 alle 516 del 2007, ripartite in 178 specializzate nella produzione di semola da grano duro e 338 nella produzione di farine da frumento tenero. Il volume complessivo di prodotto lavorato è stato pari a circa 10,4 milioni di tonnellate, di cui 5,3 milioni di tonnellate provenienti dal frumento tenero e 5,1 milioni circa di frumento duro. Valori leggermente superiori a quanto rilevato nel 2008, in cui la produzione molitoria ha subìto una flessione del 2%, con il prodotto lavorato attestatosi sui 10,2 milioni di tonnellate. Tale risultato è derivato dalla contrazione dell 1,9% riscontrata nel comparto del frumento tenero, imputabile al forte calo dell export di farine (da 120mila tonnellate nel 2007 a quasi 57mila tonnellate nel 2008; -53%), e alla diminuzione del 2,1% in quello del frumento duro, causato principalmente dalla battuta d arresto dell export di pasta, sceso in volume da oltre 1,4 milioni di tonnellate del 2007 a 1,3 milioni di tonnellate del 2008 (-4% circa). Regno Unito Polonia 20

22 1.2.4 Andamento dei prezzi a livello nazionale Le materie prime Fixing Indicativo Nazionale Camerale (FINC) Le Camere di Commercio diffondono periodicamente i prezzi all ingrosso dei prodotti cerealicolo rilevati localmente. Da un ampio numero di piazze giunge, quindi, questa importante informazione sulla base della quale è possibile costruire una indicazione aggregata e sintetica che dia conto degli andamenti complessivi di mercato e dei livelli delle quotazioni prevalenti. La possibilità di operare questa sintesi origina dal fatto che affiancando le quotazioni locali dei diversi mercati emerge con grande evidenza, per un significativo gruppo di essi, un netto addensamento attorno ad un nucleo comune. Questo nucleo si segnala per: i) un andamento solidale delle quotazioni nel corso del tempo, ii) un livello delle stesse non troppo dissimile. L operazione di sintesi si caratterizza per due elementi. Il primo consiste nel definire, indicativamente, un fixing nazionale fondato sugli accertamenti camerali. Nei grafici 7 e 8 è quanto viene indicato con l acronimo FINC (Fixing Indicativo Nazionale Camerale), ottenuto da una appropriata media delle quotazioni delle piazze appartenenti al suddetto nucleo. Il secondo elemento è quello di concedere una banda di variabilità attorno al valore centrale, riconoscendo così il fatto che gli accertamenti camerali riflettono il complesso delle contrattazioni bilaterali in corso nella settimana, contrattazioni che per loro natura non si concludono allo stesso identico prezzo. L escursione minimo-massimo è quindi tradotta in una analoga escursione del minimo e del massimo del gruppo di mercati di riferimento. L elemento che nell ultimo triennio ha contraddistinto l andamento del mercato dei frumenti in Italia è stato senza dubbio la volatilità dei prezzi, elemento peraltro comune alle principali commodities agricole scambiate a livello internazionale. Un instabilità su cui hanno pesato non solo l andamento delle superfici e delle produzioni nazionali e le condizioni meteorologiche ma anche le tensioni presenti sui mercati esteri e, più in generale, nell economia mondiale colpita dalla dura crisi del biennio A partire dall estate del 2007, sotto la spinta di un insieme di cause sia interne al mercato italiano (contrazione della produzione dovuta a condizioni climatiche avverse; politica agricola meno protezionista) che esterne (crescita della domanda alimentare da parte dei paesi emergenti, Cina ed India in primis; aumento della domanda di prodotti agricoli per la produzione di biocarburanti e bioenergie, spinto anche dall incremento delle quotazioni del petrolio), i prezzi dei frumenti nazionali hanno subìto una vera e propria impennata. Grafico 7: Frumento Duro Fino Nazionale - FINC e banda di escursione ( /t), quotazioni settimanali centrate su franco partenza FINC - Frumento Duro Fino lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 apr-10 lug-10 Fonte: Elaborazione BMTI su listini prezzi delle Camere di Commercio 21

23 Nel caso del frumento duro fino (grafico 7) il prezzo all ingrosso nel giro di pochi mesi è aumentato di quasi 300 /t, superando nel mese di marzo i 500 /t, con un incremento del 130% rispetto ai valori di inizio luglio. Raggiunto tale picco però, i prezzi hanno invertito il loro trend, iniziando una brusca discesa, con una velocità perfino maggiore rispetto a quella degli aumenti dei mesi precedenti. Tale andamento al ribasso ha caratterizzato tutta la seconda parte del 2008, ovvero la prima parte della campagna di commercializzazione 2008/09, con le quotazioni precipitate a fine anno sotto la soglia dei 200 /t, ad un livello persino più basso rispetto a quello riscontrato nel luglio del A causare la caduta dei prezzi è stato principalmente l ottimo andamento dei raccolti in Italia, con la produzione 2008 attestatasi sui 5,1 milioni di tonnellate (+30% rispetto al 2007), livello che negli ultimi dieci anni è stato superato solo nel 2004, quando vennero raggiunti i 5,5 milioni di tonnellate. La forte disponibilità di prodotto ha inciso sulla debolezza dei prezzi del frumento duro anche nella seconda parte della campagna commerciale 2008/09. Le uniche due eccezioni sono state rappresentate dalla ripresa del prezzo registratasi tra la parte finale di gennaio e la prima metà di febbraio 2009 e dagli aumenti riscontrati nel mese di maggio, nelle battute conclusive della campagna. La ripresa riscontrata a fine campagna, tuttavia, non è stata sufficiente a riportare il prezzo in linea con la campagna precedente: la campagna 2008/09 si è conclusa a fine giugno mettendo in evidenza una variazione negativa del 30% rispetto allo stesso periodo del La principale conseguenza di una campagna contrassegnata dalla flessione dei prezzi è stata in primo luogo la riduzione delle superfici coltivate (1,2 milioni di ettari; -21% rispetto al 2008), con i produttori che, nel momento di scegliere cosa seminare, si sono orientati verso altre colture, nella speranza di ottenere una maggiore redditività. Un ulteriore disincentivo alla coltivazione è stato costituito dal fatto che, mentre i ricavi avevano subìto una contrazione a causa della caduta dei prezzi, i costi di produzione, soprattutto i fertilizzanti, avevano fatto registrare nella seconda parte del 2008 dei significativi aumenti. La riduzione delle superfici, insieme con le condizioni climatiche certamente meno favorevoli rispetto alla precedente annata, ha causato la forte contrazione della produzione 2009 (3,9 milioni di tonnellate; -24% rispetto al 2008). Il calo dei volumi prodotti non si è però tradotto in un corrispondente aumento dei prezzi. I lievi segnali di ripresa emersi ad inizio luglio, nelle rilevazioni di apertura della campagna 2009/10, hanno lasciato spazio ad una fase di prolungata discesa dei listini, arrestatasi solo nel mese di ottobre. Le quotazioni, dopo essersi collocate ad inizio luglio sui 240 /t, sono progressivamente scese fino ai 180 /t di fine settembre, ovvero su livelli che sul mercato nazionale si registravano nella parte finale del Calo che, dopo la sostanziale stabilità rilevata nell ultimo trimestre del 2009, è ripreso ad inizio 2010, con i prezzi che a fine febbraio si sono attestati sui 150 /t. La parte finale della campagna ha visto instaurarsi nel mercato una fase di pressoché completa stabilità delle quotazioni (diretta conseguenza del quadro di stagnazione che ha contraddistinto gli scambi praticamente per tutto il primo semestre dell anno), attestate a fine giugno su valori inferiori di circa il 30% rispetto allo stesso mese del Come per il frumento duro fino, anche il prezzo del frumento tenero panificabile (grafico 8) ha subìto una crescita vertiginosa tra l estate del 2007 e la primavera del 2008, con il prezzo all ingrosso giunto sulla soglia dei 280 /t nel mese di marzo, quasi il 50% in più rispetto ai valori di inizio luglio. A partire da aprile il prezzo ha invertito però il suo trend, subendo una forte flessione sino a raggiungere i 150 /t nel mese di dicembre Nell arco di otto mesi le quotazioni hanno accusato un calo di quasi 50 punti percentuali. Data la sua natura di commodity agricola, nel caso di tale crollo, accanto all aumento della produzione italiana (si veda paragrafo 1.2.2), hanno inciso anche fattori esogeni al mercato italiano. Infatti, il calo delle quotazioni sul mercato nazionale ha risentito, seppur indirettamente, non solo del forte aumento della produzione mondiale dai 570 milioni di tonnellate circa del 2007 ai circa 650 milioni del 2008 (+13%, fonte International Grains Council) ma anche del rapido peggioramento dello scenario economico internazionale, 22

24 con l inizio della recessione, e della riduzione della speculazione finanziaria sulle commodity agricole, con l uscita di scena di molti fondi di investimento. Grafico 8: Frumento Tenero Panificabile Nazionale - FINC e banda di escursione ( /t), quotazioni settimanali centrate su franco partenza FINC - Frumento tenero panificabile lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 apr-10 lug-10 Fonte: Elaborazione BMTI su listini prezzi delle Camere di Commercio Dopo il rientro dei prezzi della seconda parte del 2008, il primo semestre del 2009 si è contraddistinto per la debolezza delle quotazioni, con le uniche eccezioni rappresentate dalla leggera risalita rilevata tra gennaio e febbraio e nel successivo mese di maggio, in prossimità della chiusura della campagna commerciale 2008/09. Nonostante il marcato calo della produzione (-22%), la campagna 2009/10 si è aperta all insegna dei ribassi dei prezzi all ingrosso. Il secondo semestre del 2009, infatti, si è caratterizzato per una pesante stagnazione delle quotazioni, in un mercato praticamente bloccato dal punto di vista degli scambi. In particolare, sin dalle rilevazioni di apertura, ad inizio luglio, si è evidenziato un trend negativo, che ha condotto i prezzi a scendere a fine agosto sotto la soglia dei 140 /t (-30% circa rispetto allo stesso periodo del 2008). La minor produzione interna è stata colmata dalle importazioni di frumento tenero estero, principalmente comunitario. Paesi quali Francia e Germania, due tra i principali esportatori di grano tenero in Italia, hanno infatti accusato solo lievi contrazioni rispetto a quanto accaduto in Italia. Nell ultimo trimestre dell anno le quotazioni sono rimaste sostanzialmente stabili, ad eccezione di alcuni lievi aumenti durante il mese di ottobre. Il quadro non si è modificato neanche nei primi mesi del 2010, con le quotazioni del frumento tenero panificabile sempre deboli ed attestate sui valori minimi delle ultime quattro campagne commerciali. Qualche segnale positivo è emerso solamente in prossimità della chiusura dell annata 2009/10, nel mese di giugno, quando i prezzi hanno messo a segno dei lievi aumenti grazie ai quali sono tornati ad attestarsi sulla soglia dei 150 /t. 23

25 I semilavorati Le tensioni sui prezzi delle materie prime (si veda paragrafo 1.2.4), registrate nel periodo luglio 2007 marzo 2008, si sono riflesse sui prezzi all ingrosso dei prodotti semilavorati, semole e farine in primis. Nei primi mesi del 2008 il prezzo della farina di tipo 00 (grafico 9) ha subìto sulle principali piazze di scambio nazionali un aumento compreso tra il 30% e il 40% circa rispetto ai valori di luglio. A partire dal mese di aprile le tensioni hanno lasciato il posto ad una fase di prolungata flessione, che, come per i frumenti, ha contraddistinto tutta la seconda parte del 2008 e ha portato a fine anno al completo rientro dei prezzi. Su alcune piazze, come ad esempio Bologna e Parma, il prezzo a fine 2008 si è attestato su valori più bassi rispetto a quelli precedenti la crescita. Il 2009 si è caratterizzato quasi interamente per una sostanziale stabilità delle quotazioni, conseguenza della maggior calma riscontrata sul versante dei prezzi del frumento tenero. Solamente durante i mesi estivi si è riscontrato un leggero calo. Stabilità che è stata anche il tratto distintivo del mercato nel primo semestre del Grafico 9: Farina tipo 00 Prezzo medio ( /t) per CCIAA (franco partenza) da luglio 2007 a giugno lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 apr-10 lug-10 Fonte: Elaborazione BMTI su listini prezzi camerali BA BO* FG MO* NA* PR RM* Tabella 9: Farina tipo 00 Tasso di variazione congiunturale per CCIAA dal mese di luglio 2009 al mese di giugno 2010 e variazione congiunturale e tendenziale del mese di giugno In rosso le variazioni positive dei prezzi medi, in verde quelle negative. Variazione rispetto al mese precedente BA BO FG MO NA PR RM lug-09/giu-09-1,3% -0,7% 0,0% -2,9% -0,8% -0,6% 0,0% ago-09/lug ,0% -2,7% 0,0% -2,9% -2,4% -1,9% -0,4% set-09/ago-09 #DIV/0! -3,5% -4,8% -9,1% 0,0% -3,3% -1,2% ott-09/set-09-1,1% -1,8% 39,2% -6,4% -3,2% -1,5% -0,7% nov-09/ott-09-1,9% 0,0% 4,5% -5,5% 0,0% 0,0% 0,0% dic-09/nov-09-1,9% 0,0% 1,2% -2,3% 0,0% 0,0% 0,0% gen-10/dic-09 0,0% 0,0% 2,3% -0,3% 0,0% 0,0% -1,8% feb-10/gen-10-0,7% 0,0% 0,0% -1,0% -0,8% 0,0% -1,6% mar-10/feb-10-1,3% 0,0% -3,4% -0,3% -2,5% 0,0% -0,7% apr-10/mar-10 0,0% 0,0% 0,4% 0,0% 0,0% 0,0% -0,1% mag-10/apr-10 0,0% 0,0% 1,3% 5,0% 0,0% 0,0% 0,0% giu-10/mag-10 0,0% 0,0% -5,1% 3,4% 0,0% 0,0% 0,0% Variazione rispetto allo stesso mese dello scorso anno BA BO FG MO NA PR RM giu-10/giu-09-12,4% -8,5% 33,7% -21,0% -9,4% -7,1% -6,5% Fonte: Elaborazione BMTI su listini prezzi camerali 24

26 Il confronto tra il livello di prezzi fatto segnare a giugno 2010 e quello dello stesso mese nel 2009 consente di mettere in evidenza come nella quasi totalità delle principali piazze di scambio la quotazione all ingrosso della farina di tipo 00 faccia segnare una variazione negativa, compresa tra il -7% di Parma e il -21% di Modena. Unica eccezione si è rilevata sulla piazza di Foggia, dove il prezzo ha fatto segnare una variazione positiva anno su anno pari quasi al 34% ed imputabile principalmente alla crescita riscontrata nell ultimo trimestre del 2009 e nel mese di gennaio 2010 (tabella 9). Sulla scia dell impennata del prezzo all ingrosso del frumento duro, anche il prezzo della semola (grafico 10) ha messo a segno tra l estate del 2007 e la primavera del 2008 dei pesanti aumenti, che sulla maggior parte delle piazze analizzate si sono tradotti in un raddoppio delle quotazioni. Come visto per la farina, la successiva flessione ha condotto a fine 2008 al completo rientro dei prezzi della semola. Anche l andamento rilevato nel 2009 ha di fatto replicato il trend riscontrato per il prezzo della materia prima, con delle fasi di rialzo tra gennaio e febbraio e tra maggio e giugno ed una successiva fase di flessione durante i mesi estivi, conseguenza del calo evidenziato dal prezzo del frumento duro in apertura di campagna commerciale 2009/10. Il primo semestre del 2010 si è contraddistinto per una pressoché completa stabilità dei prezzi della semola. Grafico 10: Semola - Prezzo medio ( /t) per CCIAA (franco partenza) da luglio 2007 a giugno lug-07 ott-07 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 apr-10 lug-10 Fonte: Elaborazione BMTI su listini prezzi camerali BA BO* FG MI* NA RM* Tabella 10: Semola - Tasso di variazione congiunturale per CCIAA dal mese di luglio 2009 al mese di giugno 2010 e variazione congiunturale e tendenziale del mese di giugno In rosso le variazioni positive dei prezzi medi, in verde quelle negative. Variazione rispetto al mese precedente BA BO FG MI NA RM lug-09/giu-09-2,9% 0,9% 2,0% 0,7% -3,0% 0,5% ago-09/lug ,0% -7,8% -2,3% -5,8% -5,7% -6,0% set-09/ago-09 #DIV/0! -6,1% -6,1% -7,4% -6,8% -6,0% ott-09/set-09-9,4% -5,1% -3,8% -6,0% -12,3% -4,7% nov-09/ott-09-8,1% -1,2% -12,2% -1,2% -1,8% -2,4% dic-09/nov-09-3,5% -0,4% -5,9% -0,4% -6,4% -0,4% gen-10/dic-09-3,7% -3,6% -3,6% -4,1% -0,7% -5,5% feb-10/gen-10-0,6% -7,1% -4,3% -4,7% -3,0% -3,4% mar-10/feb-10-4,0% -1,5% -5,4% -2,8% -0,3% -2,8% apr-10/mar-10-3,2% 0,0% -5,9% -0,4% 0,0% -0,4% mag-10/apr-10 0,0% 0,0% 1,0% 0,0% 0,0% 0,0% giu-10/mag-10 0,0% 1,3% 1,4% 0,0% 0,0% 0,0% Variazione rispetto allo stesso mese dello scorso anno BA BO FG MI NA RM giu-10/giu-09-35,9% -27,0% -37,5% -28,1% -34,0% -27,2% Fonte: Elaborazione BMTI su listini prezzi camerali 25

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