Ad un primo esame, Dei nomi dell'india

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1 Dei nomi dell'india Ad un primo esame, constatiamo che i nomi dell'india (T ien-chu) sono vari e rendono perplessi in quanto alla loro autorità. È stata anticamente chiamata Shin-tu, e anche Hien-tau; ma ora, secondo la pronuncia giusta, essa viene chiamata In-tu. Le genti di In-tu chiamano il loro paese con nomi diversi a seconda del distretto dove risiedono. Ogni paese, a questo proposito, ha un'usanza diversa. Tuttavia utilizzare un nome unico ci sembra il migliore consiglio, per cui chiameremo In-tu l'intero paese. In lingua cinese questo nome significa La L asia centrale secondo le conoscenze tramandate da Tolomeo (circa Luna [La luna ha molti d.c.). L Europa è rimasta debitrice di quanto tramandato dal nomi, di cui questo è uno]. grande geografo greco fino al XV secolo e alle scoperte geografiche Poiché è stato detto che tutte le cose viventi girano incessantemente nella ruota (del tempo) attraverso una lunga notte di ignoranza, senza una stella che le guidi, il loro caso è come il ciclo del sole; così come alla luce di una torcia è consentito spandersi nonostante vi sia il chiarore delle stelle, così diverso rispetto alla luce intensa della luna ; proprio come la luce di uomini santi e saggi ha sempre guidato il mondo, così il brillare della luna, ha reso questo paese eminente, e così esso viene chiamato In-tu. Le famiglie dell'india sono divise nelle varie caste, i bramini in particolar modo (sono noti) in ragione della loro purezza e della nobiltà. La tradizione ha santificato così il nome di questa tribù senza alcun riferimento alle regioni in cui essi vivono, al contrario tutte le persone parlano generalmente dell'india come del paese dei bramini (Po-lo-men). Dell'estensione dell'india, il clima, &c. I territori riuniti sotto il termine di India sono indicati generalmente come le Cinque Indie. Nei suoi confini questo paese comprende li (un li equivale a circa 2 Km); su tre lati è circondato dal grande mare; verso nord è sostenuto dalle Montagne Nevose. La parte del nord è larga mentre la parte meridionale è stretta; la sua forma è come una mezza luna. L'intero territorio è diviso in settanta paesi, più o meno. Le stagioni sono particolarmente calde; la terra è irrigata bene e umida. Il nord è una successione di montagne e colline, Il suolo è secco e salato. Ad est vi sono delle valli e delle pianure, che essendo bene irrigate e ben coltivate, sono fruttifere e produttive. Il distretto meridionale è boscoso ed erbaceo, mentre le zone occidentali sono pietrose e sterili. Questo è l'aspetto generale di questo paese.

2 Delle misure di lunghezza. Per dare solo un breve resoconto riguardi le unità di misura, prima di tutto c'è il yojana (yu-shenna); questo sin dal tempo degli antichi e santi re è stato considerato come l'equivalente di un giorno di marcia per un esercito. Il vecchio computo lo considera pari a 40 li; secondo l'attuale computo in India sarebbe pari a 30 li, ma nei libri sacri (di Buddha) il yojana è calcolato in soli 16 li. Nella suddivisione delle distanze, uno yojana è uguale a otto kroshas (keu-lu-she); un krosha è la distanza a cui può essere udito il verso di una mucca; un krosha è diviso in 500 archi (dhanus); un arco è diviso in quattro cubiti (hastas); un cubito è diviso in 24 dita (angulis); un dito è diviso in sette grani d'orzo (yavas); e così via fino ad una pulce (yuka), un pidocchio (liksha), un grano di polvere, il pelo di una mucca, il pelo di una pecora, il salto di una lepre, e così via per sette divisioni, finché giungiamo ad un piccolo grano di polvere; questo, poi, è diviso ancora sette volte tanto finché giungiamo ad un piccolissimo grano di polvere (anu); questo, tuttavia, non può essere diviso ulteriormente senza arrivare al nulla, e così viene chiamato l'infinitamente piccolo (paramanu). Dell'astronomia, il calendario, &c. Sebbene l'alternanza dei principi di Yin e Yang ed i movimenti successivi del sole e della luna siano chiamati con nomi diversi dal nostro, tuttavia le stagioni sono le stesse; i nomi dei mesi sono derivati dalla posizione (della luna rispetto) agli altri astri. La porzione la più breve di tempo è chiamata un t'sa-na (kshana); 120 kshanas fanno un ta-t'sa-na (takshana); 60 di questi fanno un la-fo (lava); 30 di questi fanno un mau-hu-li-to (muhurta); cinque di questi fanno "un periodo di tempo" (kala); sei di questi fanno un giorno ed una notte (ahoratra), ma comunemente il giorno e la notte sono divisi in otto kala. Il periodo dalla luna nuova finché la luna piena è chiamato la divisione bianca (Sukla-paksha) del mese; il periodo dalla luna piena fino alla scomparsa (della luce) è chiamato la porzione scura (Krushna-paksha). La porzione scura comprende quattordici o quindici giorni, poiché il mese è a volte più lungo e a volte più breve. Il procedere dalla porzione scura alla seguente porzione di luce va a costituire un mese; sei mesi formano una marcia (hing s.ayana). Il sole, quando si muove dentro (l'equatore) è detto essere nella sua marcia settentrionale; quando si muove fuori (dell'equatore) è nella sua marcia meridionale. Questi due periodi formano un anno (vatsara). L'anno, di nuovo, è diviso in sei stagioni. Dal giorno 16 del mese primo fino al giorno 15 del terzo mese è la stagione del calore graduale; dal giorno 16 del terzo mese fino al giorno 15 del quinto mese è della la stagione di calore pieno; dal giorno 16 del quinto mese fino al giorno 15 del settimo mese è detta la stagione delle piogge; dal giorno 16 del settimo mese fino al giorno 15 del nono mese è detta la stagione della crescita (della vegetazione); dal giorno 16 del nono mese fino al giorno 15 dell'undicesimo mese è detta la stagione di freddo graduale; dal giorno 16 dell'undicesimo mese fino al giorno 15 del primo mese è detta la stagione del grande (pieno) freddo. Secondo la santa dottrina di Tathagata, l'anno è diviso invece in tre stagioni. Dal giorno 16 del primo mese fino al giorno 15 del quinto mese è detta la stagione calda; dal giorno 16 del quinto mese fino al giorno 15 del nono mese è detta la stagione bagnata; dal giorno 16 del nono mese fino al giorno 15 del primo mese è detta la stagione fredda. Di nuovo, vi sono quattro stagioni chiamate primavera, estate, autunno e inverno. I tre mesi primaverili sono chiamati Chi-ta-lo (Chaitra), Fei-she-kie (Vaishaka), She-se-ch'a (Jyeshtha);

3 questi corrispondono al periodo dal giorno 16 del primo mese al 15 del quarto mese. I tre mesi dell'estate sono chiamati 'An-sha-cha (Ashadha), Chi-lo-fa-na (Shravana), Po-ta-lo-pa-to (Bhadrapada); questi corrispondono al periodo tra il giorno 16 del quarto mese al giorno 15 del settimo mese. I tre mesi dell'autunno sono chiamati, 'An-shi-fo-kuche (Asvayuja), Kia-lita-ka (Karttika), Wi-kiaLe grotte di Mogao e l abitato monastico circostante in un celebre chi-lo (Margasirsha); affresco del Monte Wutai (Cina IX secolo d.c.) questi corrispondono al periodo tra il giorno 16 del settimo mese al giorno 15 del decimo mese. I tre mesi dell'inverno sono chiamati Po-sha (Pushya), il Ma-ku (Magha) e Po-li-kiu-na (Phalguna); questi corrispondono al periodo tra il giorno 16 del decimo mese al giorno 15 del primo mese in Cina. Nei tempi antichi in India le comunità di fedeli, confidando nel sacro insegnamento di Budda, si davano un periodo di riposo doppio (durante le piogge), cioè sia i primi tre mesi che gli ultimi tre mesi; questi periodi andavano dal giorno 16 del quinto mese al giorno 15 dell'ottavo mese, e dal giorno 16 del sesto mese al giorno 15 del nono mese. I traduttori del Sutras (il re) e del Vinaya (il liu) appartenendo a generazioni precedenti hanno impiegato i termini Tso-hia e Tso-la-hia per indicare il riposo durante la stagione delle piogge; ma questo accadde perché le persone ignoranti dei paesi di frontiera non comprendevano i giusti suoni della lingua del paese medio (India), o tradussero prima di comprendere le frasi locali: questo fu il motivo dell'errore. E per la stessa ragione si verificarono gli errori sul tempo del concepimento di Tathagata, la sua nascita, la sua partenza dalla casa, il suo insegnamento, ed il suo Nirvana, di cui parleremo nei seguenti capitoli. Delle città e gli edifici. Le città e i villaggi hanno delle porte interne; le mura sono larghe ed alte; le strade e i vicoli sono tortuosi, e curvano continuamente. Le strade principali sono sporche e le stalle sono disposte su entrambi i lati della strada con i segni appropriati. I macellai, i pescatori, i ballerini, i carnefici e gli spazzini, e così via, hanno le loro dimore fuori dalla città. Nel loro andare e tornare queste persone sono obbligate a tenere il lato sinistro della strada finché arrivano alle loro case. Le case sono circondate da muri bassi e formano i sobborghi delle città. Poiché il suolo è formato di terra morbida e fangosa, le mura delle città e degli edifici sono costruite soprattutto con mattoni e tegole. Le torri delle mura sono costruite di legno o di bambù; le case hanno dei balconi e dei belvedere, che sono fatti in legno, con un rivestimento di argilla o calce, e coperti con tegole. Edifici diversi possono avere la stessa forma come anche in Cina: fascine o rami secchi, o tegole, o assi di legno sono usati per la loro copertura. I muri sono rivestiti con argilla o calce, mescolate con lo sterco di mucca per depurarle. A seconda delle stagioni le persone usano spargere dei fiori; ciascuno secondo le proprie usanze.

4 Il sangharamas [monastero] è costruito con un abilità straordinaria. Delle torri a tre livelli vengono poste in ciascuno dei quattro angoli. Le travi e le loro testate vengono intagliate con grande abilità nelle diverse forme. Le porte, le finestre e la parte bassa dei muri vengono dipinti abbondantemente; le celle dei monaci sono decorate all'interno e nella parte bassa all'esterno. Nella parte centrale dell'edificio vi è l'atrio, alto e largo. Vi sono varie camere di stoccaggio e torri di diversa altezza e forma, senza alcuna regola precisa. Le porte si aprono verso est ed anche il trono reale guarda ad est. Dei luoghi, l'abbigliamento, &c. Quando siedono o riposano [gli indiani] utilizzano delle stuoie; la famiglia reale, i grandi personaggi e gli ufficiali della corte utilizzano stuoie variamente decorate, ma nelle misure sono tutte uguali. Il trono del sovrano regnante è grande ed elevato, e adornato con molte gemme preziose: viene chiamato il Trono del Leone (simhasana). È coperto con grandi tendaggi e il suo seggio è ornato con gemme. È usanza che tutto venga meravigliosamente decorato con pitture, ed ogni ambiente arricchito secondo il gusto locale. Del vestiario, le abitudini, &c. L'abbigliamento [degli indiani] non è tagliato o foggiato; colpisce soprattutto per i capi di vestiario freschi e chiari, mentre sono poco diffusi quelli variopinti o decorati. Gli uomini avvolgono i loro capi di vestiario attorno alla vita, li legano poi loro sotto le ascelle e li lasciano cadere lungo il corpo sul lato destro. Le vestaglie delle donne, invece, cadono fino al suolo, coprendo completamente le loro spalle. Portano un piccolo nodo nei capelli al di sopra del copricapo e lasciano che il resto dei capelli cada liberamente. Alcuni uomini tagliano i loro baffi ed anno anche altri strani costumi. Sulle teste molte persone indossano dei cappucci (corone), oppure ghirlande di fiori o colletti con gioielli. I loro capi di vestiario sono fatti di Kiau-she-ye (kausheya) e di cotone. Il Kiau-she-ye è il prodotto del baco da seta selvaggio. Portano anche vestiti di Ts'o-mo (kshauma), che è una specie di canapa, e di Kien-po-lo (kambala) che è tessuto con del bel pelo di capra, e di Ho-1a-li (karala), fatto con il pelo pregiato di animali selvatici: poiché raramente questo può essere tessuto è considerata una stoffa di valore e molto pregiata. Nell'India del nord, dove l'aria è fredda, indossano dei capi di vestiario corti ed aderenti, come le persone di Hu. Il vestito e gli ornamenti indossati dai pagani sono vari e mescolati. A volte con penne di pavone; Alcuni portano collane ed altri ornamenti fatti con ossa di teschio (il Kapaladharinas); alcuni poi non hanno abbigliamento, ma vanno nudi (Nirgranthas); altri ricavano il loro vestiario dalle foglie o dalla corteccia; alcuni lasciano crescere i loro capelli ma tagliano i baffi; altri portano baffi cespugliosi ed i capelli intrecciati sulla cima della testa. Il vestiario, insomma, non è uniforme ed i colori, a volte rosso o bianco, variano continuamente. Gli Sciamani (Sramanas) portano solo due tipi di tunica, cioè, il Sang-kio-ki, il Ni-fo-si-na. Il taglio di questi abiti non è lo stesso, ma dipende dalla scuola. Alcuni possono avere i bordi larghi o stretti, altri portano dei piccoli o grandi lembi. Il Sang-kio-ki copre la spalla sinistra e avvolge entrambe le ascelle; viene indossato aperto a sinistra e chiuso sulla destra ed è tagliato più lungo della vita. Il Nifo-se-na non ha alcuna cintura né legacci. Quando viene indossato, viene sistemato con delle pieghe e fissato intorno i lombi con una legatura di corda. Le scuole differiscono quanto al colore di questo capo di vestiario: è usato sia giallo che rosso. I Kshattriyas ed i bramini sono sempre puliti e in ordine nel loro vestiario, e vivono in maniera semplice e frugale. Il re del paese ed i grandi ministri indossano capi di vestiario e ornamenti diversi nella foggia. Portano dei fiori per decorare i capelli, e copricapi ornati di gemme; inoltre si

5 ornano con braccialetti e con collane. Vi sono dei ricchi commercianti che trattano esclusivamente ciondoli dorati, e così via. Tutti vanno soprattutto scalzi; i pochi calzari che vengono indossati sono per lo più logori. Tingono i denti di rosso o nero; bendano i capelli e forano le orecchie; ornano il naso, e tingono il contorno degli occhi. Questo è il loro aspetto. La predicazione del Buddha di fronte ai suoi primi discepoli in un affresco della grotta 285 di Mogao, datato al 535 d.c. Della pulizia, le abluzioni, &c. Tutti sono molto attenti alla pulizia personale e non consentono alcuna negligenza sotto questo aspetto. Tutti si lavano prima di mangiare; non riutilizzano mai ciò che è avanzato (da un pasto formale); non si passano tra di loro i piatti. I contenitori in legno e pietra, quando sono stati usati, devono essere distrutti; i contenitori in oro, argento, rame, o ferro dopo ogni pasto devono essere strofinati e lucidati. Dopo aver mangiato puliscono i denti con un bastone di salice, lavano le mani e la bocca. Finché queste abluzioni non sono finite non si toccano l'un l'altro. Ogni volta che eseguono le funzioni di natura lavano i loro corpi ed usano profumi, sandalo o curcuma. Quando il re si lava vengono suonati i tamburi e si cantano inni al suono di strumenti musicali. Prima di officiare i loro servizi religiosi e le loro preghiere, si lavano e fanno il bagno. Della scrittura, la lingua, i libri, il Vedas, lo studio. Le lettere del loro alfabeto sono state definite dal Brahma-deva e la loro forma è stata tramandata dall'antichità fino ad oggi. Sono in tutto in numero di quarantasette e vengono combinate per formare le parole secondo l'oggetto, e secondo le circostanze (di tempo e luogo): ma vengono utilizzate anche altre forme (inflessioni). Questo alfabeto può fornire diverse indicazioni o generare concetti diversi, secondo le circostanze; vi sono state lievi modifiche nei suoni delle parole (nella lingua parlata), ma nelle sue caratteristiche generali non vi è mai stato alcun cambiamento. L'India centrale conserva il carattere originale della lingua nella sua integrità. Qui la pronuncia è morbida e gradevole, come la lingua delle divinità. La pronuncia delle parole è chiara e pura, e presa a modello da tutte le persone. Le persone che vivono nelle zone di confine, invece, hanno sviluppato diversi modi erronei di pronuncia; infatti conformemente alle abitudini licenziose delle persone, viene corrotta anche la natura della loro lingua. In riferimento alla trasmissione delle notizie, ogni provincia ha il proprio funzionario incaricato di conservarle (archiviarle) nella scrittura del posto. La raccolta di questi avvenimenti nella loro

6 interezza è chiamata Ni-lo-pi-ch'a (Nilapita, il deposito blu ). In questo annuario sono menzionati tutti gli avvenimenti, buoni e cattivi, come le calamità e gli eventi fortunati. Per educare ed formare i giovani, questi vengono incoraggiati a studiare il libro di dodici capitoli (Sidhavastu). Una volta giunti ai sette anni, ed oltre, i giovani sono istruiti nei cinque Vidyas [insegnamenti], Sastras [regole] di grande importanza. Il primo è detto il chiarimento dei suoni (Sabdavidya). Questo trattato spiega ed illustra l'accordo (la concordanza) delle parole, e fornisce un indice per i successivi. Il secondo vidya è chiamato il Kiau-ming (Silpasthana vidya); esso illustra i piaceri delle arti, la meccanica, i principi dello Yin e Yang ed il calendario. Il terzo è detto trattato medicinale (Chik-itsavidya) ed abbraccia le formule per la protezione [dalle malattie], gli affascinanti segreti nell'uso delle pietre medicinali, l'agopuntura e le piante medicinali. Il quarto vidya è chiamato Hetuvidya ( la scienza delle cause ); il suo nome deriva dal carattere del lavoro di raccolta e distinzione di quello che è vero dal falso, e riduce ai loro ultimi termini le definizioni di giusto e sbagliato. Il quinto vidya, è detto la scienza dell'interiore (Adhyatmavidya) e si riferisce ai cinque veicoli, le loro cause, le loro conseguenze, e le influenze elusive di questi. I bramini studiano anche i quattro Veda Sastras. Il primo è detto Shau (la longevità), e si riferisce alla preservazione della vita ed al mantenimento della condizione naturale. Il secondo è chiamato Sse (il sacrificio), riguarda (le regole) del sacrificio e della preghiera. Il terzo è chiamato Ping (la pace o la regola), e riguarda il decoro, la castità, gli affari militari, le regole dell'esercito. Il quarto è chiamato Shu (i misteri segreti), e riguarda i vari rami della scienza, gli incantesimi, la medicina. Gli insegnanti (di queste materie) devono aver studiato attentamente i principi profondi e segreti che [esse] contengono, e penetrato il loro significato il più remoto. Espongono poi il loro senso generale e guidano i loro allievi a capire i concetti più difficili. Li spronano e li guidano abilmente. Aggiungono lustro alla loro conoscenza povera e li stimolano all'approfondimento. Se trovano che i loro allievi rimangono soddisfatti con le loro acquisizioni, e manifestano il desiderio di fuggire per occuparsi dei loro doveri in questo mondo, usano ogni mezzo per mantenerli nel loro potere. Quando hanno concluso la loro educazione e hanno raggiunto la maggiore età di trenta anni, il loro carattere è formato e la loro conoscenza è matura. Quando hanno ottenuto un'occupazione, prima di tutto ringraziano il loro maestro per i suoi insegnamenti. Ve ne sono alcuni, profondamente versati nelle tradizioni antiche, che si consacrano agli studi e a vivere rinunciando ai piaceri del mondo, e mantenendo la semplicità del loro carattere. Costoro si ritengono al di sopra dei doni e delle ricchezze mondane e sono tanto insensibili alla rinomanza quanto è il loro disprezzo del mondo. Poiché la loro fama giunge lontano, i governatori li stimano particolarmente, ma non possono conferir loro alcuna carica. I governatori li onorano e tengono in gran conto i loro insegnamenti morali; tutte le genti esaltano la loro fama e rendono loro omaggio. Questa è la ragione del loro consacrarsi agli studi con ardore, risolutezza e in maniera instancabile. Cercano la saggezza fondandosi sulle loro proprie risorse. Sebbene a volte possiedano grandi ricchezze, vivono errando qua e là per guadagnarsi la loro sussistenza. Ma ve ne sono anche altri che, sebbene riconoscano il valore degli studi e delle lettere, continuamente e senza vergogna consumano le loro risorse nel vagabondaggio, solo per il piacere, trascurando i loro doveri. Sperperano le loro sostanze nel cibo costoso e nell'abbigliamento. Non seguono alcun principio virtuoso, non provano alcun desiderio per la conoscenza e sono portati al

7 disonore, e la loro infamia è rinomata. Il mondo conosciuto secondo il planisfero di Al-lstakhri's redatto nel 934 d.c. circa. Nella parte sinistra sono indicati il fiume Indo, la penisola indiana, il Tibet e l impero cinese Così secondo la classe di appartenenza, ad ognuno è dato di apprendere la dottrina di Tathagata; ma, poiché molto tempo è trascorso da quando quei santi vissero, la loro dottrina viene oggi presentata in forma travisata, e così è difficile comprendere esattamente cosa è giusto e cosa non lo è, solo sulla base della conoscenza di coloro che studiano le loro dottrine. Delle Scuole buddistie, i libri, le discussioni, le discipline. Le diverse scuole sono costantemente in disaccordo e gli insegnamenti che offrono sorgono come le onde irruente del mare. Le diverse sette hanno i loro maestri e ogni insegnamento mira ad un fine. Vi sono Diciotto scuole, ed ognuna pretende di essere nel giusto. I seguaci del Grande Piccolo Veicolo sono contenti di poter dimorare a parte. Ci sono alcuni che si accontentano di praticare la contemplazione e vi si consacrano, a volte vagabondando o rimanendo immobili o seduti, il tutto per acquisire saggezza e conoscenza; altri, al contrario, differiscono da questi per la tendenza ad innalzare rumorosamente le dispute intorno alla fede. Secondo le loro fraternità, sono governati da regole distinte e da regolamenti, che non si debbono divulgare. Il Vinaya (liu), i discorsi (lun), il sutras (il re), sono tutti libri ugualmente buddistici. Colui che può illustrare completamente una classe di questi libri è esentato dal controllo del karmadana. Se può illustrarne due classi, riceve in aggiunta la disponibilità di un giaciglio superiore (una stanza); colui che può illustrarne tre classi ottiene la disponibilità di diversi servitori che lo accudiscono e gli obbediscono; a coloro che possono illustrarne quattro classi vengono assegnati degli "uomini puri" (upasakas) come assistenti; a colui che può illustrare cinque classi di libri viene donato, poi, un

8 elefante da trasporto; a colui che può illustrare sei classi di libri viene concessa una scorta che lo circonda. Quando poi la conoscenza di costui raggiunge a un'alta distinzione, in tempi diversi viene convocata un assemblea per la discussione. Costoro giudicano il talento, superiore o inferiore, di quelli che vi partecipano; distinguono i loro lati buoni o cattivi; ne lodano l'intelligenza e rimproverano i difetti; se qualcuno nell'assemblea si distingue per il linguaggio raffinato, l'investigazione esaustiva, la penetrazione profonda, e la logica severa, poi, viene fatto montare su un elefante, coperto con ornamenti preziosi, e condotto con un seguito numeroso fino alle porte del convento. Se, al contrario, uno dei membri scade nella discussione o usa delle frasi povere e ineleganti, o se viola una regola nella logica, e adatta le sue parole in conseguenza, procedono a sfigurare la sua faccia con la tinta rossa e bianca, coprono il suo corpo con terra e polvere, lo portano poi in una macchia abbandonata, o lo lasciano in un fossato. Così essi distinguono tra il meritorio ed il privo di valore, tra il saggio e lo stupido. La carriera di piacere appartiene ad una vita di questo mondo, il seguire la conoscenza ad una vita religiosa; ritornare alla vita di questo mondo da una vita religiosa è considerato biasimabile. Se qualcuno rompe le regole e la disciplina, il trasgressore è rimproverato pubblicamente: per una colpa leggera viene dato un ammonimento o un esilio temporaneo (viene imposto il silenzio); per una grave caduta viene imposta l'espulsione. Coloro che vengono espulsi così, per la vita, escono dal monastero per cercare un'altra dimora; ma non trovando alcun luogo dove dimorare, errano per le strade e a volte ritornano alla loro vecchia occupazione. Delle caste e del matrimonio. In riferimento alla divisione delle famiglie, vi sono quattro caste. La prima viene detta dei Bramini (Po-lo-men), gli uomini dalla condotta pura. Si custodiscono nella religione, vivono puramente ed osservano i principi più corretti. La seconda è chiamata Kshattriya (T'sa-ti-li), la casta reale. Da sempre costoro sono stati la classe governante: si applicano alla virtù (l'umanità) e all'altruismo. La terza è chiamata Vaisyas (fei-she-li), la classe dei commercianti: si impegnano negli scambi e nei commerci e seguono il profitto in patria e all'estero. La quarta è chiamata Sudra (Shu-t'o-lo), la classe agricola: lavorano nei campi e nelle colture. In queste quattro classi la purezza o l'impurità di casta viene assegnata ad ognuno a seconda del luogo. Quando si sposano possono salire o cadere di posizione, secondo il loro nuovo legame. Non sono consentiti legami promiscui tra le classi. Una donna, una volta sposata, non può avere un altro uomo. Oltre a queste, poi, vi sono altre classi, di molti altri tipi, che si imparentano secondo le loro diverse definizioni. Sarebbe difficile parlare di tutto questo dettagliatamente. Della famiglia reale, l'esercito, le armi. La successione dei re è limitata alla casta Kshattriya (T'sa-li), che dall'usurpazione e dallo spargimento di sangue ha di volta in volta mantenuto il potere. In quanto casta distinta, sono considerati come onorevoli (o signori). Gran parte dei soldati del paese sono scelti tra i più coraggiosi fra le persone, e poiché i figli seguono la professione di loro padri, acquisiscono presto una conoscenza dell'arte della guerra. Questi dimorano nella guarnigione presso il palazzo (in tempo di pace), ma quando prendono parte ad una spedizione, marciano davanti a tutti poiché costituiscono una guardia avanzata. Ci sono quattro divisioni dell'esercito, i viz, la fanteria, la cavalleria, i carri e gli elefanti. Gli elefanti sono coperti con un'armatura forte e le loro zanne sono munite di speroni affilati. Il comandante su un carro dà gli ordini, mentre due assistenti sulla destra e sulla sinistra guidano il suo carro, che è trainato da quattro cavalli affiancati. Il generale rimane sempre sul suo carro ed è circondato da una

9 fila di guardie, che si tengono vicino alle ruote del carro. La cavalleria si schiera in avanti per resistere ad un attacco, ed in caso di sconfitta porta gli ordini dove occorre. La fanteria, dai movimenti veloci, contribuisce alla difesa. Questi uomini sono scelti per il loro coraggio e per Il principe Siddharta Gautama rinuncia alle proprie ricchezze e si taglia i capelli la forza. prima di abbandonare la casa natale; rilievo del tempio indonesiano di Borobudur; circa 800 dc. Portano un lungo giavellotto ed una grande armatura; a volte tengono una spada o una sciabola, ed avanzano con impetuosità. Tutte le loro armi da guerra sono affilate e curate. Alcune di queste sono giavellotti, le armature, gli archi, le frecce, le spade, le sciabole, le accette da combattimento, le lance, le alabarde, i lunghi giavellotti ed i vari tipi di fionde. Tutte queste vengono usate fin dai tempi antichi. Dei modi dell'amministrazione della legge, le prove dure. In riferimento alle persone comuni, tutti sono di natura illuminati, retti ed onorevoli. Nelle questioni di denaro sono onesti e nell'amministrare la giustizia sono rispettosi. Essi temerono il castigo di un altro stato dell'esistenza, e fanno tesoro delle esperienze del mondo presente. Non sono ingannevoli o traditori nella loro condotta, e sono fedeli ai giuramenti e alle promesse. Nelle regole di governo vi è una eccezionale rettitudine, e nel loro comportamento vi è grande delicatezza e dolcezza. In riferimento ai criminali e ai ribelli, questi sono generalmente pochi, e solo occasionalmente creano disordini. Quando le leggi vengono violate o è violato il potere del governatore, e la questione è acclarata del tutto, i colpevoli vengono imprigionati. Non vi è eccesso di pene corporali; vengono lasciati semplicemente a vivere o morire, e non sono annoverati fra gli uomini. Quando le regole sulla proprietà o la giustizia vengono violate, o quando un uomo tradisce nella fedeltà o nella pietà per i figli, gli viene tagliato il naso o le orecchie, o le mani o i piedi, o viene espulso dal paese e abbandonato nel deserto selvaggio. Per le altre colpe, eccetto queste, un piccolo pagamento in denaro costituirà la punizione. Nell'investigazione sui casi di crimine non vi è l'uso della verga o del bastone per ottenere delle prove (di colpa). Nell'interrogare una persona accusata, se questa risponde con franchezza, la punizione sarà proporzionata in conseguenza; ma se l'accusato nega ostinatamente la sua colpa o malgrado questa tenta di discolparsi, per poter cercare la verità al fondo, quando è necessario per giungere ad una conclusione, ci sono quattro tipi di prove dure : dell'acqua, del fuoco, del peso, del veleno. Quando la prova è dell'acqua, l'accusato viene chiuso in un sacco legato ad un vascello di pietra, e lanciato nell'acqua profonda. Il giudice stabilisce poi la sua innocenza, o colpevolezza, in questa maniera: se l'uomo affonda e la pietra galleggia egli è colpevole; ma se l'uomo galleggia e la pietra

10 affonda è proclamato innocente. La seconda è quella del fuoco. Viene riscaldato un piatto di ferro e l'accusato viene fatto sedere su di esso, poi si pongono di nuovo i suoi piedi su esso, e lo si applica alle palme delle sue mani; inoltre gli si fa passare la lingua sopra esso; se non riporta alcuna cicatrice, è proclamato innocente; ma se vi sono delle cicatrici la sua colpa è provata. In caso di persone deboli e timide che non possano sostenere tale prova dura, portano il germoglio di un fiore e lo lanciano verso il fuoco; se questo si apre è innocente; se il fiore viene bruciato è colpevole. La prova dal peso consiste in questo: un uomo ed una pietra sono collocati in equilibrio uniforme, quindi si giudica secondo la leggerezza o secondo il peso. Se l'accusato è innocente il suo peso supera quello della pietra che quindi si alza; se è colpevole egli verra alzato mentre la pietra scende. La prova dal veleno consiste in questo: viene portato un ariete e si fa un'incisione nella sua coscia destra, quindi si mescolano tutti i generi di veleno con una porzione di cibo dell'accusato, lo collocano quindi nell'incisione fatta nella coscia (dell'animale); se l'uomo è colpevole il veleno porta l'effetto e la creatura muore; se è innocente il veleno non ha effetto, e sopravvive. Con questi quattro sistemi di prova la strada del crimine è bloccata. Delle forme di gentilezza. Ci sono nove metodi per manifestare il proprio rispetto: 1) scegliendo le parole maggiormente concilianti quando si fa una richiesta; 2) inchinando la testa per mostrare rispetto; (3) alzando le mani e inchinandosi; 4) unendo le mani e inchinandosi verso il basso; 5) piegando il ginocchio; 6) con una prostrazione; 7) con una prostrazione sulle mani e sulle ginocchia; 8) toccando il suolo con i cinque cerchi; 9) tendendo le cinque parti del corpo a terra. Di questi nove metodi il più rispettoso è fare una prostrazione a terra, poi inginocchiarsi e proclamare lodi all'indirizzo della persona. Quando si è ad una certa distanza è usuale inchinarsi verso il basso; quando si è vicini, poi è usuale baciare i piedi e strofinare le caviglie (della persona indirizzata). Quando degli ordini vengono ricevuti dalle mani di un superiore, la persona solleva il lembo della sua veste e fa una prostrazione. La persona superiore o più onorevole che viene così riverita deve parlare delicatamente (all'inferiore), sia toccando la sua testa o carezzando il dorso, e rivolgendosi con buone parole di indirizzo, o con avvertimento per mostrare il suo affetto. Quando uno Shramana o qualcuno che è entrato sulla vita religiosa, viene così rispettosamente appellato, risponde esprimendo semplicemente un buono auspicio (un voto), Non solo usano prostrarsi per mostrare riverenza, ma anche si girano, verso la persona riverita, in molte maniere, a volte con un giro, a volte con tre: quando si incontrano uomini che sono amici da lunga data si scambiano prima una riverenza profonda, e poi altri saluti secondo il desiderio di ciascuno. Delle medicine, gli usi funerari, &c. Quando qualcuno si ammala gli si impone un digiuno di sette giorni. Durante questo intervallo molti recuperano, ma se la malattia perdura gli vengono portate delle medicine. Il carattere di queste medicine è diverso ed i loro nomi anche. I dottori differiscono nel loro modo di esaminare e nel trattamento che impongono.

11 Quando una persona muore, coloro che assistono al funerali innalzano lamenti e tutti insieme piangono. Lacerano i loro vestiti e sciolgono i capelli; si colpiscono la testa e si battono il petto. Non ci sono regole su come vestirsi per piangere, ne qualcuno ha mai fissato un tempo per il lutto. Ci sono tre metodi di porgere l'ultimo tributo ai morti: 1) con la cremazione; viene elevata una pira in legno ed il corpo viene bruciato; 2) nell'acqua; il corpo viene gettato nell'acqua corrente profonda e abbandonato; 3) l'abbandono; il corpo è gettato in una foresta selvaggia per essere divorato dalle bestie. Quando un re muore, il suo successore viene immediatamente nominato, ciò affinché possa presiedere ai riti funebri. Sebbene in vita diano (ai loro governatori) i titoli secondo il loro carattere (le virtù), per i morti non vi è alcun titolo postumo. In una casa dove c'è stato un morto non è consentito mangiare; ma dopo il funerale riprendono le loro abitudini. Non vi è anniversario (della morte) da osservare. Colui che ha assistito a una morte viene considerato sporco; deve fare il bagno fuori dalla città e poi può rientrare in casa. Un vecchio o un infermo che sia vicino alla morte, e colui che è affetto da una malattia grave, che teme di giungere alla fine dei suoi giorni, e per via della sofferenza desidera fuggire le pene della vita, o chi desidera la liberazione dagli affari insignificanti del mondo ed i suoi interessi (gli interessi della vita), costoro, dopo aver ricevuto un pasto di commiato dalle mani dei loro parenti o amici, salgono, tra i suoni e musica, su una barca che viene spinta nel mezzo del Gange, dove poi costoro si annegano. Pensano così di ottenere una rinascita fra il Devas. Raramente uno di costoro viene rinvenuto non ancora morto sui confini (del fiume). Ai religiosi non è consentito lamentarsi o piangere per i morti; quando il padre o la madre di un religioso muoiono, questi recita le sue preghiere, ricordando i loro obblighi verso di lui; riflettendo sul passato, occupandosi di con attenzione dei loro corpi. Si aspettano, da questo, di aumentare il carattere misterioso del loro merito religioso. Dell'amministrazione civile, gli erari, & c. Particolare dell isola di Taprobane (Sri Lanka) secondo la geografia di Tolomeo L'amministrazione dello stato è fondata sul principio del bene, e la struttura del governo è semplice. Le famiglie non sono censite sui registri e nessuna persone è soggetta alla mano d'opera forzata (la leva obbligatoria). I possedimenti privati della corona sono divisi in quattro parti principali; la prima serve a finanziare gli affari di stato e la fornitura delle offerte sacrificali; la seconda per

12 sovvenzionare i ministri e gli ufficiali principali dello stato; la terza per ricompensare gli uomini che si distinguono per le loro capacità; la quarta per la carità verso gli ordini religiosi, con i quali vengono sempre mantenuti buoni rapporti. In questa maniera le tasse sulle persone sono leggere e il servizio personale richiesto non è opprimente. Ognuno mantiene le proprie attività e i beni di questo mondo in pace, e i prodotti della terra unicamente per la propria sussistenza. Coloro che coltivano le proprietà reali pagano una sesta parte del raccolto come tributo. I commercianti che si impegnano nel commercio vanno e vengono (liberamente) a seconda delle loro transazioni. I fiumi e le strade di confine sono aperti dietro il pagamento di un piccolo pedaggio. Quando i lavori pubblici lo richiedono, la mano d'opera viene precettata ma è retribuita. Il pagamento avviene nella proporzione stretta al lavoro effettuato. I militari sono impiegati per sorvegliare le frontiere o reprimere le ribellioni; montano anche la guardia di notte intorno al palazzo reale. I soldati sono precettati secondo i requisiti del servizio, sono parzialmente retribuiti e registrati pubblicamente. I governatori, i ministri, i magistrati ed i funzionari hanno una porzione di terra assegnata per il loro sostegno personale. Delle piante e gli alberi, l'agricoltura, il cibo, le bevande, l'arte culinaria. Il clima, la qualità del suolo, diversa secondo la situazione geografica, e i prodotti della terra sono assai diversificati. I fiori e le piante, i frutti e gli alberi sono di tipo diverso, e hanno nomi distinti. Vi è, per esempio, il frutto di Amala (Ngan-mo-li), il frutto di Amla (Ngan-mi-lo), il frutto di Madhuka (Mo-tu-kia), il frutto di Bhadra (po-ta-lo), il frutto di Kapittha (kie-pi-ta), il frutto di Amala ('O-mo-lo), il frutto di Tinduka (Chin-tu-kia), il frutto di Udumbara (Wu-tan-po-lo), il frutto di Moha (Mau-che) il frutto di Narikela (Na-li-ki-lo), il frutto di Panasa (Pan-na-so). Sarebbe difficile enumerare tutti i tipi di frutta; abbiamo nominato brevemente quelli più graditi dalle persone. Quanto ai datteri (Tsau), la castagna (Lih), il nespolo del Giappone (P i) ed il cachi. (Thi), non sono conosciuti. La pera (Li), la susina selvaggia (Nai), la pesca (T'au), l'albicocca (Hang or Mui), l'uva (Po-tau) &c., questi frutti sono stati diffusi dal paese di Kashmir, e oggi crescono dovunque. Anche le melagrane e le arance dolci crescono ovunque. Nei lavori agricoli, vi sono coloro che sono addetti alla semina e alla mietitura, all'aratura e all'erpicatura (delle erbacce), e alla piantumazione secondo la stagione; e dopo la loro opera prendono un periodo di riposo. Fra i prodotti della terra il riso ed il granoturco sono i più abbondanti. Per quanto riguarda le erbe commestibili e tutte le altre piante, potremmo nominare lo zenzero, la senape, i meloni e le zucche, la pianta detta Heun-to (Kandu), ed altre. Le cipolle e l'aglio sono poco diffusi, e poche persone li mangiano; a volte se qualcuno li usa per il cibo, viene espulso fuori dalle mura della città. Il cibo più usuale è il latte, il burro, la panna, lo zucchero morbido, lo zucchero dolce, l'olio dei semi di senape; tutti i generi di torte fatte di granoturco sono usate come il cibo. Il pesce, il castrato, la gazzella ed il cervo vengono generalmente consumati freschi (appena macellati), ma a volte si conservano sotto sale; è vietato mangiare la carne di bue, asino, elefante, cavallo, maiale, cane, volpe, lupo, leone, scimmia, e di molti altri animali pelosi. Quelli che ne mangiano sono disprezzati e condannati universalmente; vivono fuori dalle mura, e sono visti raramente fra gli altri uomini. Per quanto riguarda i diversi tipi di vino e i liquori, ve ne sono di vari generi. Il succo dell'uva e la canna da zucchero sono impiegati dai Kshattriyas come bevande; i Vaisyas bevono succhi molto fermentati; gli Shramans e i bramini bevono una specie di sciroppo fatto con l'uva o la canna da zucchero, ma non della stessa natura del vino fermentato. Le classi medie e la popolazione non differiscono in alcuna maniera (in quanto al cibo e alle bevande), eccetto che nel tipo di boccali che usano, che sono molto diversi tra loro per il valore e il materiale. Non vi è carenza delle cose indispensabili al sostentamento delle famiglie.

13 Sebbene si utilizzino delle pentole e delle padelle, ancora non è conosciuta la caldaia a vapore per cucinare di riso. Utilizzano molti contenitori fatti di argilla secca e raramente contenitori di rame rosso: mangiano da un unico piatto, mescolando tutti i generi di condimento insieme, che poi prendono con le dita. Non hanno cucchiai o tazze, ed in breve nessun genere di bastoncino. Quando sono malati comunque usano tazze di rame per bere. Delle transazioni commerciali. L'oro e l'argento, il teou-shih (il rame nativo), la giada bianca, le perle di fuoco, è altri prodotti naturali del paese vengono esportati in gran quantità, oltre alle gemme rare ed i vari tipi di pietre preziose dai nomi diversi, che sono estratte dalle isole nel mare. Tutto questo viene scambiato con altre merci; infatti viene praticato sempre il baratto nelle transazioni commerciali, poiché non circolano monete ne d'oro, ne d'argento, ne conchiglie o perle.

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