Il monastero delle Clarisse sul Castello (II) Torre Guevara : nuove risposte Pittori russi a Capri : Michele Ogranovitsch

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1 Anno XXXV N. 5 Ottobre - Novembre 2014 Euro 2,00 Personaggi Luigi Mazzella ( ) Ischia nell'odissea Ex libris Rassegna Stampa Il porto d'ischia : 160 anni Rassegna Libri Il monastero delle Clarisse sul Castello (II) Torre Guevara : nuove risposte Pittori russi a Capri : Michele Ogranovitsch Periodico di ricerche e di temi turistici, culturali, politici e sportivi Dir. responsabile Raffaele Castagna

2 La Rassegna d Ischia Periodico di ricerche e di temi turistici, culturali, politici e sportivi Anno XXXV - n. 5 Ottobre/Novembre 2014 Euro 2,00 Editore e Direttore responsabile Raffaele Castagna La Rassegna d Ischia Via IV novembre Lacco Ameno (NA) Registrazione Tribunale di Napoli n del Registro degli Operatori di Comunicazione n Stampa : Press Up - Ladispoli (Roma) Le opinioni espresse dagli autori non impegnano la rivista - La collaborazione ospitata s intende offerta gratuitamente - Manoscritti, fotografie ed altro (anche se non pubblicati), libri e giornali non si restituiscono - La Direzione ha facoltà di condensare, secondo le esigenze di impaginazione e di spazio e senza alterarne la sostanza, gli scritti a disposizione. Non si pubblicano pubblicità a pagamento. Nomi, ditte, citazioni sono riferiti a puro titolo informativo, ad orientamento del lettore. conto corr. postale n intestato a Raffaele Castagna - Via IV novembre Lacco Ameno (NA) info@larassegnadischia.it rassegna@alice.it In questo numero 3 Motivi 4 Il Convento delle Clarisse sul Castello d'ischia (II) 9 La Torre di Guevara Nuove risposte e qualche sorpresa 15 Personaggi Il dott. Luigi Mazzella 18 Forio Sensazioni e sentimenti 19 Da San Pietroburgo a Capri Il pittore Michele Ogranovitsch 22 Ex libris - Viaggio pittoresco a Napoli e in Sicilia - Geografia medica dell'italia: acque minerali 26 Il porto d'ischia Il lago-porto ha compiuto 160 anni 29 Rassegna Libri - Filippo Strofaldi il vescovo con la chitarra - L'ubriaca penna che scorre - La nave gigante inabissa nelle temebre 31 Fonti archivistiche Il Convento e la Chiesa di S. Domenico 35 Regione Campania Portale dei Musei locali 39 Ischia nell'odissea 36 Rassegna Stampa - Il problema turistico in Campania - Archeo : I Greci in Italia In copertina : Cartolina del porto d'ischia Chiuso in redazione il 6 ottobre 2014

3 M O T I V I Si va concludendo la stagione estivo-turistica 2014, quella che comunemente comprende i mesi da aprile ad ottobre, e si spera (si è sempre sperato) di continuarla in qualche modo con quella, meno appariscente, invernale, con un turismo diverso che dia più importanza al fattore termale, di cui una volta eravamo fieri e sul quale poggiava il fatto di avere una periodicità molto lunga sul piano del richiamo verso la nostra isola e di possibilità di lavoro per tutti. Allora un posto predominante avevano (e ci contavamo) il termalismo e il climatismo; si diceva di un isola, preferibilmente, per anziani, in quanto mancavano attrattive giovanili. Il prof. Massimo Mancioli scriveva che «l isola, in rapporto con la sua complessa origine vulcanica, ha un patrimonio idrotermale fra i più ricchi e interessanti del mondo, sì da costituire con i fattori climatico-ambientali un mosaico curativo naturale». Poi il declino, per cause sia esterne (crisi dappertutto), sia interne. D altra parte è stato scritto ovunque e sempre che per molto tempo l isola ha circoscritto soltanto intorno al nucleo delle sue attrattive originarie (fattori di efficacia curativa, bellezza dei suoi luoghi, mare, spiagge) la suggestione diretta ad orientare ed a determinare le reazioni individuali e collettive, facendo affluire in queste contrade gente, sempre più gente, per vacanze prolungate e non unicamente per i weekend. Di anno in anno crescevano i dati di arrivo e di permanenza dei turisti. Peraltro si viveva il turismo come un bisogno essenziale della personalità umana. Favorivano i viaggi e il soggiorno in località diverse dall abituale residenza non solo il miglioramento del tenore di vita, ma anche la ricerca di svago nella uniforme cadenza del lavoro, l esigenza, spesso dettata da motivi di salute, di uscire dal proprio ambiente, la propensione a conoscere direttamente luoghi e storia nell ambito nazionale ed internazionale. Si è sempre discusso sul turismo d élite, che ha costituito le basi di lancio dell isola, e turismo di massa, che ha creato a volte tendenze e posizioni contrastanti: chi preferiva salvaguardare essenzialmente il primo, chi voleva (come poteva sembrare giusto) aprirsi a tutti e tutti accogliere per riempire gli alberghi e le case private; si è discusso di turismo per cura e turismo da diporto, dando però la preferenza alla circostanza di non fare mai scelte e di non dare all isola un suo volto specifico e proprio, significando quella che si voleva esprimere. Questo avrebbe comportato anche qualche rinuncia che forse poteva risultare vantaggiosa per altri aspetti. Di problemi in tale tempo si è parlato poco, specialmente sul piano operativo, tendendo più a distruggere che a preservare quanto c era o poteva esserci, secondo gli appassionati dell isola, preferendo vivere, come si dice comunemente, sugli allori, e così mare, spiagge, paesaggi sono stati trascurati nelle esigenze che sempre si ponevano ed aumentavano, nonostante tutto. Anche i servizi non hanno mai convinto gli amministratori che bisognava intervenire in fatto di rinnovamento e di realizzazione. O forse bisogna parlare di interventi sbagliati? Tutti hanno dato, per esempio, la preferenza ai porti, facendo in modo che ciascun comune ne avesse uno, ma sono venute meno alcune spiagge, anche quelle che erano maggiormente frequentate; in tanti anni non si è riusciti a creare adeguati impianti di depurazione delle acque, e ogni volta si deve leggere sulla stampa di mare inquinato. L isola vive oggi molti problemi che non si riescono a risolvere, nell indifferenza generale, con amministratori che cambiano bandiera continuamente e passano ora da Raffaele Castagna una parte, ora dall altra, adducendo come causa l'interesse (sempre!) del paese, del popolo, ma invero di questi ultimi non si preoccupano affatto. Foglie autunnali che il leggere zefiro porta in giro, fino al loro definitivo destino di cadere al suolo e coprire brulle e sporche zolle! Fare di Ischia un centro di cultura non è mai stato un obiettivo da perseguire, nonostante che i nostri luoghi siano espressione di notevoli prerogative spirituali ed intellettuali; le ricerche e gli studi di archeologia hanno posto le condizioni fondamentali per sviluppare questa nuova possibilità di un turismo prevalentemente culturale. Ma come si vorrebbe raggiungere e conquistare lo sfruttamento (che brutta parola!) di tale caratteristica? Pensiamo al fatto che si ha il coraggio di tenere chiuso il Museo di S. Restituta da mesi, alla difficoltà del Comune d Ischia di creare delle condizioni giuste per la vita della Biblioteca Antoniana, della Torre di Guevara o di Michelangelo, che dir si voglia, all indifferenza che circonda quella grande istituzione che è il Museo Archeologico di Pithecusae a Villa Arbusto, ai tanti problemi che investono gli istituti scolastici di ciascun ordine, ad ogni inizio di anno scolastico, compresi i problemi dei trasporti marittimi e terrestri! Stupisce che si dica a volte di voler fare turismo culturale con questa o quella manifestazione, fatto momentaneo ed occasionale che ben presto viene dimenticato, e fa meraviglia soprattutto la circostanza che ciò lo si dica con piena convinzione, credendo che tutti plaudano finalmente ad amministratori efficienti. Enzo Migliaccio, con la sua improvvisa scomparsa, lascia un grande vuoto nell'isola d'ischia, lui che è stato libraio sempre aggiornato, ma soprattutto un editore che ha ridato valore a tanta parte della cultura isolana, con la pubblicazione delle sue preziose collane di libri. La Rassegna d Ischia n. 5/2014 3

4 Un falso storico o solo confusione di conventi e di date l iniziale insediamento sull Epomeo? Il Monastero delle Clarisse o Cappuccinelle sul Castello d Ischia II Nel numero precedente (n. 4/2014) di questo periodico abbiamo pubblicato un primo servizio sul Diario del Convento delle Clarisse Isclane, riguardante una prima parte di una istituzione durata sull isola dal 1575 al Detto diario risulta essere, come si legge sul frontespizio, copia di atti nuovamente in unum et miglior metodo uniti per industria ed ordine della Signora Maria Battista Linfreschi, badessa del convento in data del primo di febbraio Leggendo l istrumento di fondazione e il breve pontificio di papa Gregorio XIII per la realizzazione del monastero, ubicato sul Castello d Ischia, da parte di Beatrice della Quadra, oltre alcune considerazioni di Onofrio Buonocore inserite tra le varie pagine, si è considerato strano il fatto che molti storici abbiano sempre riferito di queste monache come si fossero insediate primamente sul monte Epomeo e poi trasferitesi sul Castello per l impossibilità di sopportare il freddo del monte. Un interrogativo allora si è posto circa un possibile falso storico, nel tempo ripreso e da tutti riportato, o dell esistenza di conventi e di fatti non ancora ritrovati e non ancora conosciuti sul piano storico. In questa sede si annotano generalmente per ordine tutte le moniche dalle prime che entrarono nel tempo della fondatrice sin alle presenti con il giorno mese et anno in cui fecero la santa professione al mar gine sinistro e al margine destro i giorni, mesi et anni della loro morte, secondo le indicazioni proprie del Diario. Professione Monache Provenienza Morte 1575 Beatrice della Quadra fondatrice 1575 Francesca Tricarico Giugno Elena Albano Marzo Elisabetta Bono 17 Luglio Caterina Cervera Aprile Chiara Galliziana 10 Dicembre Eugenia Borrello 10 Luglio Maria della Quadra 7 Settembre Vittoria Rancione 20 Luglio Maria Fortunata Girolamo Aprile Angela de Barberis Marzo 1645 Cornelia Martinez 10 Luglio 1599 Vittoria Griffo 10 Luglio 1599 Margarita Albano 10 Febbraio (14 settembre) Chiara Basso 18 Marzo (14 settembre) Cecilia Basso 19 Novembre (25 novembre) Dorodea Albano dicembre) Agata Scotto (16 maggio) Agnese Russo 26 Settembre (15 dicembre) Veronica Melloso 13 Maggio (settembre) Orsola Grimaldi 16 Agosto (25 febbraio) Cristina Ferraro 23 Dicembre Felice Palmiero di Napoli 8 Dicembre La Rassegna d Ischia n. 5/2014

5 Professione Monache Provenienza Morte 1619 (25 giugno) Vincenza Fiorillo di Napoli (25 giugno) Anna Fiorillo di Napoli 23 Dicembre (12 agosto) Giovanna Pesce 18 Settembre (27 luglio) Elena Santillo (27 luglio) Colomba Santillo (10 maggio) Eugenia Imparò di Napoli 5 Febbraio (12 ottobre) Serafina Pagano di Napoli 18 novembre (12 ottobre) Maria Maddalena de Linfrischi 15 agosto 1685 Lucia Miele 15 novembre 1689 Cherubina Scherillo di Napoli 19 giugno 1676 Caterina Scherillo di Napoli 27 febbraio (6 settembre) Beatrice Melloso 12 aprile (10 settembre) Antonia Ferracuto 5 marzo 1694 Livia Scotto 11 maggio 1633 Antonia Amalfitano 1631 Costanza Filiberto di Milano 12 agosto 1632 Maddalena Filiberto di Milano 1638 Paola Antonia Albano 21 agosto (8 ottobre) Francesca Melloso 2 maggio (10 giugno) Maria Girolama d Avalos 12 febbraio (10 luglio) Vittoria de Franco di Napoli 8 aprile (1 maggio) Elena Vitale 2 febbraio (1 maggio) Paola Antonia Vitale 21 dicembre (6 giugno) Cecilia Melloso 25 maggio (11 novembre) Teresa Esuperanzia Scherillo 12 maggio (10 giugno) Veronica Mele 12 aprile (dicembre) Costanza Agnese 27 maggio (27 marzo) Eugenia D Alessandro di Napoli 5ottobre 1704 Chiara Melloso 25 aprile (27 marzo) Candida Scherillo di Napoli (giugno) Serafina Gentile di Serracapriola 13 settembre (10 agosto) Giacinta Salzano di Luna 2 febbraio (10 agosto) Angelica Salzano di Luna 22 agosto (28 dicembre) Teresa Mengo 17 febbraio (21 dicembre) Tommasa D'Estrada Castiglia 4 aprile (3 ottobre) Angela Mele 28 dicembre (23 aprile) Battista Di Linfreschi 11 giugno (27 luglio) Agata Mancuso 12 dicembre (27 febbraio) Cherubina d'aveta 4 novembre (1 maggio) Francesca Canetti 19 novembre (7 novembre) Rosa Punzo 7 novembr professò a luglio Maria Malfitano 1687 professò Giovanna Canetti 1689 professò Ludovica Bentovelli professò 13 giugno Maddalena Linfreschi professò Gabriela Linfreschi professò 15 aprile Celeste Mengo professò 15 dicembre Girolama Linfreschi morì ai 16 di agosto Gaetana Orta di Napoli professò Veronica Calosirto professarono Candida e Esuperanzia Gargiulo sorelle 1715 professò Teresa Menga, passata di vita il 26 dicembre 1733 in odore di santità professò Vittoria Bassi professò Angelica Mancuso professò Colomba Menga professò Emanuela Canetti professarono Nicoletta e Carmela Linfreschi sorelle professò Saveria Pinar professò Angelica Pinar. La Rassegna d Ischia n. 5/2014 5

6 1733 professò Diletta Gargiulo professò Felice del Palazzo professò Chiara Manzi professarono Serafina e Ludovica Rotondi sorelle professò Teresa Canetti professò Evangelista Gargiulo professarono Giuseppa e Gaudiosa Coscinà professò Raffaela Menga professò Teresa Menga e poi Rosa professò 6 giugno Francesca Canetti professò 19 settembre Angelica Agnese 1818 entrò 20 dicembre Clementina Branni e professò il 4 agosto 1822 col nome di Francesca entrò 29 giugno Maddalena Brann. Professò l 8 maggio 1826 col nome di Raffaela entrò 10 giugno Anna Maria Rinaldi, professò il 2 marzo del 1828 col nome di Maria Giuseppa 1829 entrò nel dì 4 febbraio Antonia Rinaldi; professò il 4 novembre del 1838 col nome di Michela entrò il 4 settembre Carmela Scotti di Tonno; professò con lo stesso nome Carmela il 3 aprile entrò ai 25 novembre Custoda Manzi di Casamicciola per conversa entrò ai 26 di maggio per educanda Clorinda Morioni. Nelle storie e nelle guide relative al Castello d Ischia si fa sempre riferimento al cosiddetto cimitero delle monache con relative fotografie, formato da locali con sedili di pietra addossati alle pareti. Qui erano posti in posizione seduta i cadaveri delle suore (seggi-scolatoi); i prodotti della decomposizione venivano scaricati mediante un colatoio con foro di scolo alla base. Detta pratica era in genere variamente diffusa in varie regioni. Si legge sul sito di wikipedia 1 : Il putridarium è un ambiente funerario provvisorio, in genere sotterraneo (tipicamente, una cripta sotto il pavimento delle chiese), in cui i cadaveri dei frati (o delle monache) defunti venivano collocati entro nicchie lungo le pareti, seduti su appositi sedili-colatoio in muratura, ciascuno munito di un ampio foro centrale e di un vaso sottostante per il deflusso e la raccolta dei liquidi cadaverici e dei resti in via di decomposizione. Una volta terminato il processo di putrefazione dei corpi, le ossa venivano raccolte, lavate e trasferite nella sepoltura definitiva dell ossario. In alcuni casi sono presenti delle mensole su cui venivano esposti i teschi dei defunti. Nel putridarium, il continuo modificarsi dell aspet- 1 Sito wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/putridarium 1839 entrò ai 3 di marzo per educanda Giuseppa Scotti di Tonno entrò Luisa Monti della Comune di Casamicciola, alli 25 di settembre, si indossò l abito ai 14 di giugno 1840, professò alli 24 giugno del 1841 col nome Maddalena entrò il 27 maggio Raffaela D Auria e professò col nome di Maria Crocifissa ai 27 novembre nel entròa 3 ottobre Antonia Rinaldi ; professò col nome di Rosa il 9 giugno entrò il 3 giugno Francesca Patalano, professò il 9 giugno del 1844 col nome di Filomena entrò il 3 marzo Maria Giuseppa Scotti di Tonno, professò col nome di Teresa il 6 febbraio 1845 (morì l ultima il giorno 21 giugno 1911) 1857 entrò il 10 agoaro Lucia Patalano. Si vestì religiosa col nome di Chiara il 3 febbraio 1873, professò il primo giugno entrò il 26 luglio Emilia Tirabella. La stessa Tirabella se ne uscì dal Monastero il 20 luglio entrò il primo di giugno Maria Anna Sersale Monica di casa Teresiana. La suddetta Sersale se ne uscì dal Monistero il 23 maggio Marianna Cenatiempo entrò in Monistero il dì 11 giugno 1679 e se ne uscì il dì 10 agosto to esteriore del cadavere, che cedendo progressivamente le carni in disfacimento (l elemento contaminante) si avvicinava sempre più alla completa liberazione delle ossa (simbolo della purezza), intendeva rappresentare visivamente i vari stadi di dolorosa purificazione affrontati dall anima del defunto nel suo viaggio verso l eternità, accompagnata dalle costanti preghiere di confratelli o consorelle. Ricollegabile per certi aspetti all antica credenza della doppia morte e alla pratica della doppia sepoltura, in Italia l usanza dei putridaria si diffuse principalmente nel meridione (sostanzialmente nel territorio del Regno delle Due Sicilie), dove questi luoghi sono noti anche con il termine generico di camere di mummificazione o, più nello specifico, come colatoi a seduta (per distinguerli dai colatoi orizzontali) e, soprattutto nel napoletano, con il nome di cantarelle. Ne esistono tuttavia esempi anche in altre regioni. La pratica religiosa cominciò ad essere osteggiata dalle autorità cattoliche ufficiali dopo il Concilio di Trento (1563). Tuttavia, ancora nel Settecento e Ottocento, mentre l inumazione andava sempre più diffondendosi tra le classi povere, per le élite privilegiate laiche ed ecclesiastiche rimasero in uso, accanto alla mummificazione, i colatoi per la decomposizione e 6 La Rassegna d Ischia n. 5/2014

7 scheletrizzazione dei cadaveri. Essi scomparvero solo all inizio del XX secolo, in seguito a una più rigorosa applicazione delle norme igieniche e sanitarie. Sul sito bizzarrobazar.com/tag/scolatoi abbiamo trovato l articolo che qui riportiamo in merito all argomento di questi putridaria / cantarelle / o scolatoi Facendo riferimento al nostro articolo sulla meditazione orientale asubha, un lettore di Bizzarro Bazar ci ha segnalato un luogo particolarmente interessante: il cosiddetto cimitero delle Monache a Napoli, nella cripta del Castello Aragonese ad Ischia. In questo ipogeo fin dal 1575 le suore dell ordine delle Clarisse deponevano le consorelle defunte su alcuni appositi sedili ricavati nella pietra, e dotati di un vaso. I cadaveri venivano quindi fatti scolare su questi seggioloni, e gli umori della decomposizione raccolti nel vaso sottostante. Lo scopo di questi sedili-scolatoi (chiamati anche cantarelle in area campana) era proprio quello di liberare ed essiccare le ossa tramite il deflusso dei liquidi cadaverici e talvolta raggiungere una parziale mummificazione, prima che i resti venissero effettivamente sepolti o conservati in un ossario; ma durante il disgustoso e macabro processo le monache spesso si recavano in meditazione e in preghiera proprio in quella cripta, per esperire da vicino in modo inequivocabile la caducità della carne e la vanità dell esistenza terrena. Nonostante si trattasse comunque di un epoca in cui il contatto con la morte era molto più quotidiano ed ordinario di quanto non lo sia oggi, ciò non toglie che essere rinchiuse in un sotterraneo ad ammirare la decadenza e i liquami mefitici della putrefazione per ore non dev essere stato facile per le monache. Questa pratica della scolatura, per quanto possa sembrare strana, era diffusa un tempo in tutto il Mezzogiorno, e si ricollega alla peculiare tradizione della doppia sepoltura. L elaborazione del lutto, si sa, è uno dei momenti più codificati e importanti del vivere sociale. Noi tutti sappiamo cosa significhi perdere una persona cara, a livello personale, ma spesso dimentichiamo che le esequie sono un fatto eminentemente sociale, prima che individuale: si tratta di quello che in antropologia viene definito rito di passaggio, così come le nascite, le iniziazioni (che fanno uscire il ragazzo dall infanzia per essere accettato nella comunità degli adulti) e i matrimoni. La morte è intesa come una rottura nello status sociale un passaggio da una categoria ad un altra. È l assegnazione dell ultima denominazione, il nostro cartellino identificativo finale, il fu. Tra il momento della morte e quello della sepoltura c è un periodo in cui il defunto è ancora in uno stato di passaggio; il funerale deve sancire la sua uscita dal mondo dei vivi e la sua nuova appartenenza a quello dei morti, nel quale potrà essere ricordato, pregato, e così via. Ma finché il morto resta in bilico fra i due mondi, è visto come pericoloso. Così, per tracciare in maniera definitiva questo limite, nel Sud Italia e più specificamente a Napoli era in uso (ed è in uso ancora, quando non si fa la cremazione, nde) fino a pochi decenni fa la cosiddetta doppia sepoltura: il cadavere veniva seppellito per un periodo di tempo (da sei mesi a ben più di un anno) e in seguito riesumato. Dopo la riesumazione, la bara viene aperta dagli addetti e si controlla che le ossa siano completamente disseccate. In questo caso lo scheletro viene deposto su un tavolo apposito e i parenti, se vogliono, danno una mano a liberarlo dai brandelli di abiti e da eventuali residui della putrefazione; viene lavato prima con acqua e sapone e poi disinfettato con stracci imbevuti di alcool che i parenti, per essere sicuri che la pulizia venga fatta accuratamente, hanno pensato a procurare assieme alla naftalina con cui si cosparge il cadavere e al lenzuolo che verrà periodicamente cambiato e che fa da involucro al corpo del morto nella sua nuova condizione. Quando lo scheletro è pulito lo si può più facilmente trattare come un oggetto sacro e può quindi essere avviato alla sua nuova casa che in genere si trova in un luogo lontano da quello della prima sepoltura con un rito di passaggio che in scala ridotta [ ] riproduce quello del corteo funebre che accompagnò il morto alla tomba 2. Le doppie esequie servivano a sancire definitivamente il passaggio all aldilà, e a porre fine al periodo di lutto. Con la seconda sepoltura il morto smetteva di restare in una pericolosa posizione liminale, era morto veramente, il suo passaggio era completo. Scrive Francesco Pezzini: la riesumazione dei resti e la loro definitiva collocazione sono in stretta relazione metaforica con il cammino dell anima: la realtà fisica del cadavere è specchio significante della natura immateriale dell anima; per questo motivo la salma deve presentarsi completamente scheletrizzata, asciutta, ripulita dalle parte molli. Quando la metamorfosi cadaverica, con il potere contaminante della morte significato dalle carni in disfacimento, si sarà risolta nella completa liberazione delle ossa, simbolo di purezza e durata, allora l anima potrà dirsi definitivamente approdata nell aldilà: solo allora l impurità del cadavere prenderà la forma del caro estinto e un morto pericoloso e contaminante i vivi si sarà trasformato in un anima pacificata da pregare in altarini domestici. Viceversa, di defunti che riesumati presentassero ancora ampie porzioni di tessuti molli o ossa giudicate non 2 Robert Hertz, Contributo alla rappresentazione collettiva della morte, 1907 La Rassegna d Ischia n. 5/2014 7

8 Ischia - Castello Aragonese: Cimitero delle Clarisse, seggi-scolatoi sufficientemente nette, di questi si dovrà rimandare il rito di aggregazione al regno dei morti e presumere che si tratti di male morti, anime che ancora vagano inquiete su questo mondo e per la cui liberazione si può sperare reiterando il lavoro rituale che ne accompagni il transito. La riesumazione-ricognizione delle ossa è la fase conclusiva del lungo periodo di transizione del defunto: i suoi esiti non sono scontati e l atmosfera è carica di significati angoscianti ; ora si decide in relazione allo stato in cui si presentano i suoi resti se il morto è divenuto un anima vicina a Dio, nella cui intercessione sarà possibile sperare e che accanto ai santi troverà spazio nell universo sacro popolare. Gli scolatoi (non soltanto in forma di sedili, ma anche orizzontali o molto spesso verticali) sono inoltre collegati ad un altra antica tradizione del meridione, ossia quella delle terresante. Situate comunemente sotto alcune chiese e talvolta negli stessi ipogei dove si trovavano gli scolatoi, erano delle vasche o delle stanze senza pavimentazione in cui venivano seppelliti i cadaveri, ricoperti di pochi centimetri di terra lasciata smossa. Era d uso, fino al 700, officiare anche particolari messe nei luoghi che ospitavano le terresante, e non di rado i fedeli passavano le mani sulla terra in segno di contatto con il defunto. Anche in questo caso le ossa venivano recuperate dopo un certo periodo di tempo: se una qualche mummificazione aveva avuto luogo, e le parti molli erano tutte o in parte incorrotte, le spoglie erano ritenute in un certo senso sacre o miracolose. Le terresante, nonostante si trovassero nei sotterranei all interno delle chiese, erano comunemente gestite dalle confraternite laiche. La cosa curiosa è che la doppia sepoltura non è appannaggio esclusivo del Sud Italia, ma si ritrova diffusa (con qualche ovvia variazione) ai quattro angoli del pianeta: in gran parte del Sud Est asiatico, nell antico Messico (come dimostrano recenti ritrovamenti) e soprattutto in Oceania, dove è praticata tutt oggi. Le modalità sono pressoché le medesime delle doppie esequie campane sono i parenti stretti che hanno il compito di ripulire le ossa del caro estinto, e la seconda sepoltura avviene in luogo differente da quello della prima, proprio per marcare il carattere definitivo di questa inumazione. Se volete approfondire ecco un eccellente studio di Francesco Pezzini sulle doppie esequie e la scolatura nell Italia meridionale; un altro studio di A. Fornaciari, V. Giuffra e F. Pezzini si concentra più in particolare sui processi di tanametamorfosi e mummificazione in Sicilia. * 8 La Rassegna d Ischia n. 5/2014

9 Nuove risposte e qualche sorpresa La Torre di Guevara IV di Rosario de Laurentiis Siamo giunti al quarto appuntamento relativo ai disegni trovati alla Torre Guevara nel corso della campagna di restauri di quest anno. Restano ancora molti interrogativi (e forse il primo è quando finirò di rompere le scatole con questo argomento? ). Iniziano anche ad emergere alcune risposte (ma non quella al quesito appena proposto...) Volendo fare una lista delle cose di cui parlare oggi, possiamo compilare scherzosamente il seguente elenco: - è spuntato fuori Guidone - altro che Corleone o Casaldiprincipe - il figlio di una cooperativa - prolifici dopo morti - follow the money - per fatto personale Tornando seri, vediamo di presentare il risultato delle nostre ricerche senza forzare troppo la pazienza del lettore, ma prima consentitemi una piccola e pedante correzione. Sul numero precedente, per un refuso prodottosi in sede di correzione di bozze, è stato indicato Pirro del Balzo come duca di Verona invece che di Venosa: me ne scuso con i lettori più attenti. Guidone La scena trovata al primo piano della Torre con il duce di Bretagna che abbraccia suo figlio ha colpito da subito la nostra curiosità, anche perché non vedevamo alcun collegamento tra una famiglia spagnola ed una regione francese. Segnalai con il primo articolo che un proverbio medioevale spagnolo parlava dei Guevara come di nobili venuti dalla Bretagna, e ricordai come nessun Guido fosse presente nella genealogia della casata. In Spagna gli storici, sulla base di un manoscritto del 1671 e perciò sconosciuto agli autori napoletani consultati dai Bovino, parlavano di un leggendario cavaliere chiamato Sancho Guillermo, parente dei duchi di Bretagna, che venne in Navarra a combattere contro i mori. Con la prima puntata di questo nostro ciclo avevo detto che il nome Sancho, così tipicamente spagnolo, doveva essere stato aggiunto dopo l insediamento in Navarra, probabilmente per indicare una parentela che si era venuta a formare con i Re di Pamplona. Ma Guillermo era certamente la traduzione di un nome tipico di quei Paesi che oggi chiamiamo Gran Bretagna o Francia. Lo storico spagnolo Josè Luis Martìn (Reynos y contados del norte) ricorda che, da Carlo Martello in poi, i re franchi avevano cercato di proteggere i loro confini meridionali dal pericolo delle invasioni arabe. Carlo Magno aveva collocato suoi fedeli nei feudi spagnoli che andava conquistando: si trattava di fuoriusciti che si erano rifugiati nei territori franchi (come il basco Velasco, appartenente alla famiglia Vela dalla quale provenivano i Guevara) o conti franchi delle contee di confine (e tra questi Guillermo di Tolosa). Questo Guillermo, che tanto ci ricorda il Sancho Guillermo che in Spagna indicano come mitico capostipite dei Guevara, dopo aver combattuto i mori si fece frate e fu fatto santo nel Perché allora nella Torre di Ischia - invece che di questo Guillermo - si parla di un Guido, precisando che venne accolto in Spagna con molti onori e diventò Conte di Ognate e Signore di Alava? Nel successivo articolo su La Rassegna d Ischia avevo azzardato una ipotesi molto ardita, che avrà fatto alzare gli occhi al cielo a qualche specialista della materia: partendo dal fatto che Guido - in latino - era in italiano Guidone, avevo ricordato che il nome Guy - tipicamente franco - era nel medioevo tradotto in Wido o in Guidone. E fin qui non c erano obiezioni. Ricordavo che quel nome era portato da un Guy de Nantes, signore della marca di Bretagna in qualità di successore (figlio?) del paladino Orlando (quello di Roncisvalle). Da questo Guy discendeva la famiglia dei Guidoni, e qualche generazione dopo un membro di quella casata divenne re d Italia ed imperatore del Sacro Romano Impero. Insomma avevo detto che i Guevara vantavano parentele con Carlo Magno! Potrete capire la garbata diffidenza di uno studioso spagnolo che ai Guevara aveva dedicato molti saggi, che mi ha consigliato di cercare documenti a sostegno di quanto dicevo. Ovviamente stiamo parlando qui, non del fatto di ricercare conferme storiche di questa fantasiosa parentela (cosa del resto impossibile, anche perché le discendenze illustri di molte famiglie venivano spesso create da genealogisti in vena di ossequiare il ricco mecenate), bensì di cercare le prove del fatto che il nome Guidone fosse stato annotato da qualche autore qualificato e non fosse invece una invenzione di chi aveva decorato la nostra torre. E qualche cosa è emerso. Autori seicenteschi hanno citato la parentela con la casa reale di Francia ma a Malta, dove un ramo dei Guevara si stabilì acquisendo anche lì feudi e titoli - e ce ne fu anche uno di sovrano, Gran Maestro dei Cavalieri di Malta -, troviamo un dettagliato albero genealogico della famiglia. In un sito maltese - ripreso poi da altri siti anglosassoni - troviamo un afferma- La Rassegna d Ischia n. 5/2014 9

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