LE ST AGIO NI CONSERVATORIO TEATRO VITTORIA +SPAZIOQUATTRO PIZZ

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1 LE ST AGIO NI CONSERVATORIO TEATRO VITTORIA +SPAZIOQUATTRO PIZZ

2 SABATO 14 DOMENICA 15 MARTEDÌ 17 +SpazioQuattro ORE PROVE APERTE Teatro Vittoria ORE 17 PROVA GENERALE Conservatorio G. Verdi ORE 21 PIZZ Gli Archi dell Orchestra Filarmonica di Torino Sergio Lamberto maestro concertatore e violino solista Vincent Beer-Demander mandolino Pizzica il mandolino, certo. Ma pizzicano anche gli archi che lo circondano, in un programma tra plettro e polpastrelli che propone l orchestra in una veste insolita.

3 Johann Strauss figlio ( ) Pizzicato Polka op. 449 Pietro Mascagni ( ) Serenatella per mandolino e archi Gaetano Donizetti ( ) in do maggiore per archi Raffaele Calace ( ) Concerto n. 2 in la minore per mandolino e archi op. 144 Maestoso Largo mesto non troppo Benjamin Britten ( ) Playful Pizzicato da Simple Symphony op. 4 Gioachino Rossini ( ) Sonata n. 2 in la maggiore dalle Sei Sonate a 4 Andante Antonio Vivaldi ( ) Concerto in fa maggiore per violino, mandolino principale e archi RV 458 Largo Nella sua ricerca di nuove sonorità e nuove forme d espressione, il Novecento ci ha abituato spesso a veder trattare gli strumenti musicali in modo anomalo, improprio o addirittura traumatico, andando ben oltre ciò che di loro ci aveva fatto conoscere la storia. Autori come Henry Cowell e John Cage hanno sviluppato la tecnica del pianoforte preparato e dopo di loro abbiamo visto inserire fra le sue corde oggetti di ogni tipo, dalla carta alle barre di metallo, alle viti, ai pezzi di vetro. Abbiamo assistito al trasferimento di questa tecnica nel campo del rock d avanguardia, per esempio nella musica di gruppi come i Velvet Underground, e abbiamo seguito concerti nei quali strumenti come il contrabbasso o il violoncello venivano percossi, graffiati, persino accarezzati, se l amplificazione consentiva di ascoltare il suono del tatto. Autori come Olivier Messiaen e Karlheinz Stockhausen hanno, ciascuno a suo modo, forzato l orchestra tradizionale fino a trasformarla radicalmente o a distruggerla. E naturalmente abbiamo tutti negli occhi il video nel quale Jimi Hendrix fa a pezzi e incendia la sua chitarra, durante un concerto a Monterey nel Con tutte queste esperienze nel bagaglio della nostra cultura musicale e visiva, è inevitabile che per noi sia difficile capire che tipo di anomalia, di azzardo, di novità dovesse rappresentare, all inizio del Seicento, l indicazione di pizzicare con due dita le corde di una viola da gamba, invece di suonarle con l arco, come voleva la tecnica dello strumento. Pare che il primo a farlo sia stato Tobias Hume, in due Songs contenute nella raccolta The First Part of Ayres del Qualche decennio dopo lo avrebbero richiesto anche Claudio Monteverdi per Il combattimento di Tancredi e Clorinda, madrigale eseguito per la prima volta nel 1624, e Heinrich Ignaz Franz von Biber in Der Nachtwächter, serenata composta intorno al In tutti questi casi l uso del pizzicato serviva a uscire dal discorso musicale consueto per entrare nel territorio dell immagine acustica, della figura da richiamare alla mente tramite il suono. Tramite il pizzicato, Hume, Monteverdi e Biber volevano far sentire il suono delle armi e degli scudi. Per questo pensiamo che gli ascoltatori di quell epoca dovessero percepirlo come un anomalia, come una specie di rumore intonato. Già alla metà del Settecento, tuttavia, era diventato parte integrante delle tecniche degli strumenti ad arco: Sonya Monosoff, autrice della voce Pizzicato per il New Grove Dictionary of Music, ricorda che lo si trova menzionato nel trattato sull insegnamento del violino di Mozart padre, Leopold, e che Niccolò Paganini l avrebbe impiegato, a inizio Ottocento, anche per imitare il suono della chitarra. Tutti questi precedenti dovrebbero essere tenuti in considerazione quando si osserva il rapido passaggio del pizzicato dal campo dell imitazione a quello del gioco, giungendo nell Ottocento fino al divertimento della Pizzicato Polka di Strauss e, già in pieno Novecento, nel movimento della Simple Symphony che Benjamin Britten definì esplicitamente Playful. Anche il mandolino è un prodotto della ricerca e della sperimentazione di nuove sonorità che si è verificata nell evoluzione della liuteria nell arco di quasi due secoli, tra la fine del Seicento e la metà dell Ottocento. Innumerevoli sono stati i nuovi strumenti inventati, molti quelli abbandonati dopo un breve periodo, ancora di più quelli perfezionati nelle loro tecniche costruttive e nella resa dei timbri, dell intonazione, del volume. Appartengono a quel passaggio storico l eclissi della viola da gamba, l emergere del violoncello e del contrabbasso, l adozione delle corde in ottone, e poi in acciaio, per sostituire il tradizionale budello animale, per non parlare degli sviluppi che hanno portato alla nascita del fortepiano o a quella di strumenti ad ancia come clarinetto, e più tardi il saxofono, o all introduzione delle chiavi nel flauto traverso e nel corno, al quale vennero aggiunti anche i pistoni. Il mandolino nacque come strumento melodico, con la stessa accordatura del violino e il suono delle corde doppie pizzicato con un plettro di tartaruga, oppure di legno, prima degli attuali plettri in celluloide. In analogia con la famiglia degli strumenti ad arco vennero creati anche la mandola e il mandoloncello, ma la maggiore diffusione del mandolino, e il suo rapido radicarsi nella pratica della musica popolare, si deve

4 probabilmente alla versatilità, al timbro luminoso e penetrante, alle piccole dimensioni, persino a una certa ricchezza ostentata che si riflette nelle decorazioni e negli intarsi in avorio e in madreperla. La cassa a forma di goccia produce un riverbero che conferisce maggiore ariosità al fraseggio e permette di rendere omogeneo il tremolo, così da poter tenere note lunghe. Divenne per eccellenza il suono della musica notturna, del canto amoroso, e visto che i maggiori costruttori si trovavano in Italia, con varietà locali che videro presto affermarsi i modelli napoletani, il mandolino identificò anche il colore di un certo modo italiano di far musica, leggero e sentimentale. Prima però che Mozart lo usasse in questa chiave, facendo accompagnare dal mandolino la serenata che Don Giovanni canta per Donna Elvira scambiando abiti e ruolo con il suo servo Leporello, Antonio Vivaldi aveva provato a dargli un risalto virtuosistico nel brillante Concerto in fa maggiore, cui fecero seguito altri due Concerti per due mandolini e orchestra. Figlio di uno dei maggiori costruttori napoletani, Raffaele Calace fu in pieno Ottocento l artista che maggiormente cercò di riportare il mandolino anche nella pratica della musica più nobile, facendo leva sulla possibilità di introdurre anche in ambito concertistico il virtuosismo e lo stile cantabile che erano tipici dell opera lirica. Questo tentativo di rendere la tradizione dell opera compatibile con lo sviluppo di uno stile strumentale italiano si ritrova non solo nella limpida Serenatella che Pietro Mascagni dedicò al mandolino, ma anche in brani distanti fra loro come l in do maggiore di Gaetano Donizetti e la Sonata n. 2 di Gioachino Rossini, parte delle sue precocissime Sonate a 4, scritte quando aveva appena dodici anni e pensate per un gruppo di musicisti dilettanti da uno dei quali, il contrabbassista Agostino Triossi, aveva ricevuto ospitalità per il periodo estivo in una villa non lontana da Ravenna. Stefano Catucci Nato nel 1982, Vincent Beer-Demander ha iniziato gli studi musicali all età di otto anni presso il Conservatoire National di Tolosa. Nel 2000 entra nel Enquête Nationale Auprès des Ménages di Argenteuil dove ottiene il Primo Premio di Musica da Camera e di Educazione Musicale e il Primo Premio Mandolino nella classe di Florentino Calvo. Prosegue gli studi al Conservatorio di Padova con Ugo Orlandi e presso l Ecole Normale de Musique di Parigi con Alberto Ponce, dove ottiene con lode il diploma di musica da camera. Membro del Ensemble Contemporain Barré, è dedicatario di opere di molti compositori contemporanei, rimanendo tuttavia un forte sostenitore del repertorio originale del diciottesimo, diciannovesimo e ventesimo secolo. Vincitore di numerosi concorsi internazionali (Sartori 2003, Calace 2009), si esibisce regolarmente in Francia e all estero come solista, in varie formazioni e con musicisti quali Mike Marshall, Roland Dyens, Claude Barthélémy, Roberto Alagna, Féloche Duo Pensiero, Kerman Mandolin Quartet, Nov Mandolin. Nel 1997 fonda con Gregory Morello il Duo Chitarrone. Co-direttore dell Orchestra a plettro di Marsiglia, ha lavorato anche con gruppi come Orchestre National de France, Opera Bastille, Orchestre National de Lyon, Capitole de Toulouse, Opera di Tolone, Orchestra Nazionale di Lorena, Metz Opera, Orchestra Filarmonica di Nizza, Orchestre National de Montpellier, Ensemble Tm+, Philippe Nahon Ars Nova, Opera di Marsiglia. La sua vasta discografia riflette il suo gusto per la pluralità stilistica: sono rappresentate infatti la musica contemporanea, la canzone napoletana, la musica da camera e la musica barocca. Collabora anche con la radio (France Musique, France Inter), la televisione e il cinema. A Marsiglia insegna presso il Conservatorio Nazionale Regionale e presso l Accademia di Mandolino, di cui è direttore artistico. Da diversi anni Vincent Beer-Demander si impegna con il Duo Ama e JMF (Gioventù Musicale di Francia) a far scoprire la musica ad un pubblico giovane, esibendosi davanti a decine di migliaia di bambini di tutte le regioni della Francia. Nel 2015 ha collaborato con l Orchestra Filarmonica di Torino per due incisioni (Lyrinx e Largetto Music) con musiche di Vladimir Cosma, Claude Bolling e Francis Lai. Frutto del lavoro appassionato e costante di Sergio Lamberto, primo violino dell Oft e animatore indiscusso della formazione, gli Archi dell Orchestra Filarmonica di Torino hanno ormai raggiunto una meritata autonomia, pur senza venir meno al loro ruolo di cuore pulsante dell intera orchestra. I solisti con i quali hanno collaborato, il pubblico e la critica riconoscono nelle loro esecuzioni la fondamentale attenzione al dettaglio, ma anche l allegria e la partecipazione emotiva che caratterizza ogni concerto, segno tangibile del piacere che ogni membro del gruppo prova nel fare musica. Sergio Lamberto è stato primo violino solista dell Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, dell Orchestra da Camera di Torino, dell Orchestra Sinfonica Abruzzese e dal 1991 ricopre lo stesso ruolo nell Orchestra Filarmonica di Torino. È il violinista del Trio di Torino con cui ha vinto il primo premio di musica da camera al Concorso Internazionale Viotti di Vercelli nel 1990, il secondo premio all International Chamber Music Competition di Osaka e al Concorso Internazionale di Trapani. È primo violino concertatore de Gli Archi dell Orchestra Filarmonica di Torino, formazione con la quale ha tenuto concerti nelle più prestigiose sedi concertistiche italiane, collaborando con solisti di fama internazionale. Dal 1982 è docente di violino presso il Conservatorio di Torino. Ricopre il ruolo di preparatore dei primi violini presso l Orchestra Giovanile Italiana a Fiesole e dal settembre 2013, su invito di Enrico Dindo, collabora con I Solisti di Pavia nel ruolo di primo violino. PROSSIMO CONCERTO martedì 1 dicembre 2015 Torino, Conservatorio G. Verdi - ore 21 Gli Archi dell Orchestra Filarmonica di Torino Sergio Lamberto maestro concertatore Paolo Grazia oboe Musiche di Albinoni, Bach, Händel, Vivaldi

5 mood-design.it Stampa: Agit Mariogros Industrie Grafiche S.r.l. Con il patrocinio di Con il sostegno di Con il contributo di Fornitori ufficiali L INIZIATIVA SI SVOLGE IN SEDI PRIVE DI BARRIERE ARCHITETTONICHE