DALLE MAPPE DI PERICOLOSITA E RISCHIO AL PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONE

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1 DALLE MAPPE DI PERICOLOSITA E RISCHIO AL PIANO DI GESTIONE DEL RISCHIO DI ALLUVIONE Dott. Tommaso Simonelli Bolzano 22 novembre 2013 via Garibaldi, Parma - tel

2 Una rappresentazione ideale aspetti della sostenibilità affrontate dalla FD e WFD e la loro area di sovrapposizione

3 ..verso il 2015 integrazione dei Piani di gestione delle acque e del rischio di alluvione Revisione e aggiornamen to PdgPo Piano di Gestione del rischio di alluvioni

4 Fasi del ciclo di attuazione delle Direttive: 2000/60 e 2007/60 sincronia delle scadenze - I ciclo We are here Valutazione preliminare del rischio di alluvioni (2011) Mappatura della pericolosità e del rischio di alluvioni 2007/60 (dicembre 2013) Piani di gestione del rischio di alluvioni (giugno 2015) II ciclo Valutazione preliminare del rischio di alluvioni (2018) II ciclo Dir.2000/ II ciclo del PdG delle acque III ciclo Dir.2000/ II ciclo del PdG delle acque 2 Mappatura della pericolosità e del rischio di alluvioni (2019) Partecipazione pubblica Consultazione del Progetto di Piano Processo VAS Partecipazione pubblica Consultazione del Progetto di Piano Processo VAS 2 Piani di gestione del rischio di alluvioni (2021) II Piano di gestione delle acque (dicembre 2015) II Piano di gestione delle acque (dicembre 2021) Dir. 2007/60 Dir. 2000/60

5 Fasi del ciclo di attuazione delle Direttive 2007/60 nell ordinamento italiano

6 ..verso il 2015 come valutare le integrazione tra i due piani Per valutare e progettare l integrazione tra i due piani un buon metodo è quello di partire dal confrontare gli obiettivi

7 ..verso il 2015 obiettivi Direttiva alluvioni Obiettivi: ridurre le conseguenze negative di tutte le tipologie di allagamento per la salute umana, l'ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche. La direttiva alluvioni fissa degli obiettivi, un calendario con un ciclo di revisione ogni sei anni, in conformità con la direttiva quadro in materia di acque, introducendo un metodo innovativo di lavoro. Metodo di lavoro innovativo Modalità: Ciclo di direttiva si compone di tre fasi: una fase di valutazione del rischio, una fase di pianificazione e di una fase di azione. Il principio fondamentale su quale si fonda la Direttiva è il principio del miglioramento continuo, con un ciclo di revisione ogni sei anni. Questo significa che tutte le azioni devono essere proiettate in vista di aggiornamenti e miglioramenti continui.

8 ..verso il 2015 gli obiettivi del Piano di gestione del rischio di alluvione La Direttiva Alluvioni all articolo 7 prevede inoltre che: I piani di gestione del rischio di alluvioni riguardano tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, e in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvioni e i sistemi di allertamento, e... Riguardano tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvione, in particolare: la prevenzione: ovvero conoscenza, criticità e azioni non strutturali; la protezione: ovvero azioni strutturali; la preparazione comprese le previsione di alluvione e il sistema di allertamento nazionale e regionale Potenzialmente il Piano di gestione diventa un opportunità ove ricompattare il sistema della difesa del suolo con quello della protezione civile

9 ..verso il 2015 gli obiettivi del Piano di gestione del rischio di alluvione Con quali strumenti : Sulla base delle mappe di cui all articolo 6, gli Stati membri stabiliscono piani di gestione del rischio di alluvioni coordinati a livello di distretto idrografico o unità di gestione.per le zone individuate nell articolo 5, paragrafo 1,( zone per le quali essi stabiliscono che esiste un rischio potenziale significativo di alluvioni o si possa ritenere probabile che questo si generi). I piani di gestione tengono conto aspetti pertinenti quali i costi i benefici, la portata di piena, le vie di deflusso delle acque e le zone con capacità di espansione delle piene, come le pianure alluvionali naturali, gli obiettivi della Dir.2000/60

10 ..verso il 2015 gli obiettivi del Piano di gestione delle alluvioni IL PIANO SULLA BASE DEI RISULTATI DIAGNOSTICI DELLE MAPPE DEFINIRA, CONSIDERATA LA DIVERSA NATURA DELLE CRITICITA RILEVATE, OBIETTIVI ALLE DIVERSE SCALE ED ORDINE DELLE PRIORITA DELLE MISURE Obiettivi: 1. a scala nazionale/distretto: obiettivi generali e linee strategiche sia in campo di protezione civile che di difesa del suolo, nonché dei criteri, dei limiti e degli obiettivi da raggiungere a scala di distretto nel I ciclo; 2. la scala regionale alla quale sono definiti gli obiettivi operativi del piano di gestione e i programmi di misure strutturali e non strutturali per la mitigazione del rischio di alluvioni; 3. la scala locale alla quale sono attuati gli obiettivi attraverso la messa in atto delle specifiche azioni previste dal Piano di gestione e attivate adeguate forme di informazione alle popolazioni 3b 1 3 2

11 ..verso il 2015 gli obiettivi del Piano di gestione delle alluvioni il processo di costruzione del Piano in 10 tappe successive qui di seguito riportate (Valutazione globale e provvisoria) 1.Definizione dello stato di attuazione del PAI e analisi della sua efficacia in relazione agli obiettivi del piano stesso. 2.Analisi delle mappe di pericolosità e rischio e definizione del quadro delle criticità e conseguente proposta di aggiornamento dell Atlante dei rischi Elaborato 2 del PAI. 3. Revisione ed eventuale proposta di integrazione dei criteri e delle linee di intervento del PAI in relazione ai principi e agli obiettivi della Direttiva. 4. Definizione dei criteri e individuazione delle zone a rischio significativo a livello di bacino (proposta di aggiornamento Allegato 1 alla relazione generale del PAI Atlante dei Nodi idraulici critici del PAI). 5. Individuazione di eventuali azioni necessarie per migliorare l efficacia della pianificazione di bacino ai fini della gestione alluvioni come richiesto dalla Direttiva. 1/2

12 ..verso il 2015 gli obiettivi del Piano di gestione delle alluvioni 6. Definizione delle modalità di integrazione e convergenza del Piano alluvioni e Piano acque tramite la promozione di misure di riqualificazione idraulico-morfologica, laminazione in contesti naturali e seminaturali (infrastrutture verdi), di ritenzione idrica e laminazione nelle aree urbane e azioni per il rilancio della manutenzione ordinaria e diffusa sul territorio. 7. Definizione delle modalità di raccordo tra il sistema della pianificazione (tempo differito) e quello della gestione dell emergenza (tempo reale) ai fini delle attività di prevenzione e preparazione. 8. Definizione di azioni per il rafforzamento delle conoscenze sul rischio da parte dei cittadini al fine di promuovere forme adeguate di auto protezione e di migliorare la resilienza delle comunità. 9. Consolidamento e rafforzamento del sistema tecnico della difesa del suolo responsabile dell attuazione della Direttiva alluvioni attraverso la condivisione delle analisi, degli obiettivi e delle misure della pianificazione e lo sviluppo di relazioni ordinarie tra il sistema della difesa del suolo e gli enti di ricerca e università al fine di consolidare metodi e criteri comuni di analisi anche attraverso il trasferimento dei risultati della ricerca più avanzata. 10. Definizione dei criteri per la valutazione dei costi e benefici e applicazione a livello distrettuale e aggiornamento del Programma finanziario del PAI (Allegato 2 alla Relazione generale). 2/2 per il 22 giugno 2014 dovrà essere pubblicato lo schema di progetto di piano

13 La partecipazione pubblica nel processo di pianificazione e gestione del rischio di alluvioni La partecipazione pubblica nella normativa vigente: Direttiva 2007/60 La partecipazione attiva di tutte le parti interessate è prevista all art 10, e all art. 9 si auspica che l informazione e consultazione del pubblico sia coordinata, se opportuno, con la partecipazione attiva delle parti interessate prevista dalla direttiva 2000/60/CE L articolo 14 della Direttiva 2000/60 rappresenta la norma chiave per l interpretazione della partecipazione pubblica anche per quanto attiene la Direttiva 2007/60

14 La partecipazione pubblica: la percezione del rischio La percezione del rischio Da un'indagine finanziata dal Dipartimento della protezione civile, e commissionata dall'istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irpi-Cnr)alla Doxa emerge che: per gli italiani tra i rischi percepiti al primo posto va quello derivante dall'inquinamento ambientale, seguono quelli da incidenti stradali, sismico, da alluvioni (24 %), frane ed eruzione vulcanica Dalla pubblicazione del 7 Maggio 2013 Atteggiamento di dominazione della natura: i rischi maggiori sono tecnologici

15 La partecipazione pubblica: la percezione del rischio Così ha commentato Fausto Guzzetti, direttore dell'irpi-cnr "Se e' importante conoscere dove avvengono gli eventi calamitosi e i livelli di rischio reali, e' importante anche capire la percezione che la popolazione ha di tali rischi, per dare strumenti di conoscenza e consapevolezza attraverso una corretta e adeguata informazione "L'analisi indica che tale percezione e' elevata ed in crescita, ma non sempre in funzione del rischio reale, quanto piuttosto della sua comunicazione mediatica" Di qui l opportunità di utilizzare i processi partecipati anche come momenti formativi (1) n.b. : La percezione del rischio non è legata ad una sensazione sensoriale ma si basa su modelli mentali/meccanismi psicologici: nonostante ciò, è il filtro più importante nell approccio al mondo ed è ciò che percepisco che determina il mio comportamento/atteggiamento nei confronti di un fenomeno

16 ..verso il 2021 gli obiettivi del Piano di gestione del rischio nel II ciclo in prospettiva del prossimo ciclo di pianificazione sarà necessario orientarsi ad una valutazione quantitativa del rischio, considerando gli aspetti relativi all analisi costi benefici come previsto dalla Direttiva Alluvioni: Curve del danno per definire il fattore vulnerabilità conoscendo almeno i parametri idraulici tiranti e velocità ; Valore economico dei beni esposti mobili ed immobili

17 Piano di Gestione del Distretto idrografico del fiume Po ObiettIvi: raggiungere lo stato di buono dei corpi idrici al 2015 (2021 o 2027) Impedire ulteriore deterioramento dei corpi idrici Promuovere l uso sostenibile dell acqua Proteggere e migliorare l ambiente acquatico Assicurare la progressiva riduzione dell inquinamento delle acque sotterranee Contribuire alla mitigazione degli effetti delle alluvioni e delle siccità Il Piano di Gestione è stato adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 1 del 24 febbraio 2010 e approvato con DPCM 8 febbraio 2013 Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 82 del 9 aprile Elaborato 0 Elaborato 1 e Allegati Elaborato 2.x e Allegati Elaborato 3 Elaborato 4 Elaborato 5 Elaborato 6 e Allegati Elaborato 7 e Allegati Relazione generale Descrizione generale delle caratteristiche del distretto idrografico, a norma dell art. 5 e dell Allegato II (report art. 5) Sintesi delle pressioni e degli impatti:. Elaborato Parte II Stato morfologico Repertorio aree protette Stato, elenco degli obiettivi, analisi delle pressioni (art. 6 e All. IV e aggiornamento cap. 7 report art. 5 Mappa delle reti di monitoraggio istituite ai fini dell art. 8 e dell allegato V e rappresentazione cartografica dello stato delle acque superficiali e sotterranee Elenco degli obiettivi ambientali fissati a norma dell art. 4 per acque superficiali e sotterranee Sintesi dell analisi economica sull utilizzo idrico Programma delle misure adottate a norma dell art. 11, compresi i conseguenti modi in cui realizzare gli obiettivi di cui all art. 4 Elaborato 8 Elaborato 9 e Allegati Elaborato 10 Elaborato 11 Elaborato 12 Elaborato 13 Elaborato 14 Repertorio dei Piani e Programmi relativi a sottobacini o settori e tematiche specifiche Sintesi delle misure adottate in materia di informazione e consultazione pubblica, con relativi risultati ed eventuali conseguenti modifiche del piano Elenco delle autorità competenti Referenti procedure per ottenere la documentazione e le informazioni di base di cui all art. 14 e all art. 11 e all art. 8 Atlante Cartografico del Progetto di Piano Schede di sottobacino Documenti tecnici di riferimento

18 .. Piano di Gestione del Distretto idrografico del fiume Po Programma delle misure: L'articolo 11 della Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE prevede che sia predisposto un Programma di misure con lo scopo di realizzare gli obiettivi ambientali previsti dalla Direttiva stessa. Critter per la classificazione delle Misure specifiche Temi chiave - All all Elab AGRICOLTURA 2. IDROMORFOLOGIA 3. INQUINAMENTO CHIMICO 4. ACQUE SOTTERRANEE 5. AREE PROTETTE (zone vulnerabili, aree sensibili, specie acquatiche di interesse economico, acque potabili, acque balneabili, SIC e ZPS) 6. BIODIVERSITÀ E PAESAGGIO 7. SCARSITÀ E SICCITÀ 8. CAMBIAMENTI CLIMATICI 9. RECUPERO DEI COSTI RELATIVI AI SERVIZI IDRICI, art. 9 DQA 10. CONOSCENZA-PARTECIPAZIONE- FORMAZIONE-EDUCAZIONE.

19 ..verso il 2015 il quadro di partenza del II del Piano di gestione delle acque..il II ciclo del Piano di gestione delle acque e l integrazione.. Viene rilevato a livello europeo Blueprint - che: la DQA, più che venir integrata nelle politiche già esistenti, è stata sommata, andando a posizionarsi in un panorama istituzionale già formato ed operativo. L azione quindi dei distretti è stata quindi problematica anche in altri paesi europei è necessario migliorare l attuazione e l integrazione degli obiettivi politici in materia di acque in altre politiche quali la PAC, i Fondi di coesione e strutturali, energie rinnovabili, trasporti e gestione degli eventi catastrofici i problemi di gestione delle risorse idriche sono correlati all uso insufficiente degli strumenti economici, al mancato sostegno di misure specifiche, a una governance scadente

20 ..verso il 2015 il quadro di partenza del II del Piano di gestione delle acque un report di sintesi della situazione italiana riconosce al PdGPo: Grande sforzo fatto nel processo di consultazione, anche se si rileva che manca una chiara indicazione di come saranno coinvolti i portatori di interesse durante la fase di attuazione del PdGPo Presenza di metodologia sul recupero dei costi e stima dei costi sproporzionati, Discrepanza nello stato di conoscenze (ma questo è dovuto a problemi di trasmissione) Scarso o non chiaro coordinamento con Svizzera e Francia Utilizzo di elementi di qualità idromorfologica, ancorchè in forma aggregata, e mancato collegamento di questi agli elementi di qualità biologica Presenza di informazioni sulle sostanze chimiche che causano il fallimento del buono stato chimico PoM che distingue tra misure dei PTA e misure specifiche del PdGPo e fornisce stima dei costi (aspetto completato negli attuali POR e POD) Presenza di misure per: pressioni idromorfologiche, ridurre il consumo di acqua in agricoltura aumentare in generale il controllo sui prelievi la gestione e bonifica dei siti contaminati Preparazione del Piano del bilancio

21 ..verso il 2015 un esempio di integrazione: le misure idromorfologiche.una significativa parte dei corpi idrici non raggiungerà l obiettivo di buono al 2015, e le principali pressioni identificate a livello europeo sono: sovrasfruttamento, inquinamento e alterazioni idromorfologiche

22 ..verso il 2015 un esempio di integrazione: le misure idromorfologiche Le misure di ripristino idromorfologico dei fiumi, sono state dapprima oggetto nei primi Piani stralci approvati da questa AdbPo, ed in seguito di specifiche misure, nei Piani di gestione dei sedimenti vigenti (PGS 2006, ) ed in seguito nel Piano di gestione delle acque (PdGPo , ex Dir.2000/60/CE)

23 ..verso il 2015 un esempio di integrazione: le misure idromorfologiche misure morfologiche del PdGPo 1 Salvaguardare o ripristinare la funzionalità idromorfologica naturale del corso d'acqua 1.1 Salvaguardare o ripristinare l'equilibrio del bilancio sedimentologico nel bacino mediante la tutela delle aree di alimentazione dei sedimenti (frane) nella porzione montana del bacino 1.2 Salvaguardare i processi di erosione spondale 1.3 Salvaguardare le forme dell'alveo e della piana inondabile, coinvolte dai processi idromorfologici fluviali attivi 1.4 Riconnettere le forme fluviali abbandonate e prossime all'alveo ai processi idromorfologici fluviali attivi 1.5 Ripristinare un profilo di fondo alveo in equilibrio per i corsi d'acqua fortemente incisi Restaurare forme e assetti morfologici sui corsi d'acqua fortemente impattati (qualità morfologica scadente o pessima) Restaurare un assetto planimetrico dell'alveo che garantisca una migliore funzionalità ecologica e una migliore qualità paesaggistica sui corsi d'acqua fortemente impattati Restaurare la configurazione dell'alveo di magra per garantire la funzionalità ecologica e una migliore qualità paesaggistica sui corsi d'acqua fortemente impattati

24 ..verso il 2015 un esempio di integrazione: le misure idromorfologiche 3 Dismettere, adeguare e gestire le opere per migliorare i processi idromorfologici e le forme fluviali naturali Adeguare, dismettere e gestire i manufatti di attraversamento interferenti per migliorare i processi idromorfologici e le forme fluviali naturali Adeguare, dismettere e gestire le opere di difesa dalle alluvioni interferenti e non strategiche per la sicurezza per migliorare i processi idromorfologici e le forme fluviali naturali Dismettere, adeguare e gestire le opere per l'uso della risorsa idrica interferenti per migliorare i processi idromorfologici e le forme fluviali naturali 4 Promuovere un uso del suolo compatibile con i processi idromorfologici nelle aree di pertinenza fluviale 4.1 Mantenere e ripristinare la fascia di vegetazione ripariale per garantire i processi idromorfologici nelle aree di pertinenza fluviale 4.2 Promuovere la riconversione dei terreni agricoli marginali verso assetti naturali per consentire la mobilità del corso d'acqua 4.3 Conservare, ampliare e gestire le aree del demanio fluviale in modo compatibile con i processi idromorfologici fluviali naturali 4.4 Riconvertire le aree di cava nella fascia di mobilità fluviale verso assetti maggiormente compatibili con i processi idromorfologici fluviali naturali 4.5 Consentire nuove attività estrattive nella fascia di mobilità morfologica solo se concorrono al mantenimento e miglioramento della qualità idromorfologica 4.6 Promuovere la delocalizzazione degli insediamenti non compatibili con la naturale mobilità del corso d'acqua 5 Conoscere e divulgare le forme e processi idromorfologici dei corsi d'acqua 5.1 Aggiornare e approfondire i quadri conoscitivi relativi alle forme e ai processi idromorfologici dei corsi d'acqua Censire la consistenza delle opere e delle infrastrutture presenti nella regione fluviale (catasto opere) Delimitare le fasce di mobilità fluviale Censire e aggiornare le delimitazioni del demanio fluviale in considerazione dell evoluzione recenti dei corsi d acqua Rilevare la topografia della regione fluviale e dell alveo bagnato dei corsi d acqua principali e secondari in modo sistematico e con frequenze predefinite Rilevare gli effetti degli eventi di piena (remote sensing, foto aeree, rilievi di campagna, etc.) Stimare le portate formative e le alterazioni locali prodotte dalle opere Stimare il bilancio del trasporto solido Valutare l impatto economico a lungo termine delle modificazioni idromorfologiche nelle fasce fluviali 5.2 Sperimentare nuovi approcci interdisciplinari per approfondire le conoscnze in campo idromorfologico 5.3 Formare, sensibilizzare e buone pratiche relativi all'idromorfologia 5.4 Applicazione dell indice di qualità morfologica (IQM) per i corsi d acqua principali (delimitati da fasce fluviali del bacino del fiume Po) per la definizione dello stato morfologico

25 ..verso il 2015 le misure idromorfologiche: quali ostacoli alla loro attuazione misure di ripristino idromorfologico dei fiumi incontrano molti ostacoli alla loro attuazione: difficoltà procedurali : 1/2 necessità di ridemanializzare le proposte attuative avanzate dai privati, riguardano interventi in cui è prevista l estrazione di sedimenti ed interessano le sole proprietà in disponibilità e di conseguenza non sono in grado di ricalcare forme o processi idrodinamici coerenti con i PGS; mancando il concorso di finanziamenti pubblici, le proposte sono pesantemente gravate da ipotesi di estrazioni di volumi di sedimenti necessari a garantire la sostenibilità economica dell intervento da parte del privato, che usualmente risultano superiori a quelle previste nella programmazione; le opere idrauliche presenti lungo i corsi d acqua classificati (I, II e III categoria) infine appartengono al demanio idraulico statale o regionale; servono quindi plausibilmente nuovi strumenti normativi per consentire la loro dismissione

26 ..verso il 2015 le misure idromorfologiche: quali ostacoli alla loro attuazione misure di ripristino idromorfologico dei fiumi incontrano incontrano molti ostacoli molti alla ostacoli loro attuazione: alla loro attuazione: le sfide tecniche per la progettazione e la realizzazione degli interventi interventi 2/2 Nei documenti dell AdB si utilizza il termine realizzare le opere in sintonia con il Nei corso documenti d acqua o dell AdB progettare si utilizza con fiume. il termine Con realizzare ciò si evidenza le opere che in i sintonia riferimenti scientifici con il corso e tecnici d acqua per o progettare tali interventi con sono il fiume. molto Con recenti ciò si e evidenza assai poco che numerosi i e riferimenti soprattutto scientifici non si conoscono e tecnici per ancora tali interventi modo adeguato sono molto le recenti relazioni e tra assai operazioni poco di modifica numerosi dell ambiente e soprattutto fisico non e le si conoscono risposte degli ancora habitat in interessati modo adeguato le relazioni tra operazioni di modifica dell ambiente fisico e le risposte degli per habitat cui risulta interessati necessario dotarsi di progettazioni che prevedano il raggiungimento per dell assetto cui risulta fluviale necessario progettato dotarsi in modo di progettazioni progressivo che nel prevedano tempo al succedersi il delle raggiungimento diverse portate formative dell assetto fluviale corso d acqua, progettato e che in modo siano progressivo accompagnate nel da un tempo adeguato al succedersi programma delle di monitoraggio diverse portate che formative valuti progressivamente del corso d acqua, i processi e che siano idromorfologici accompagnate ed eventualmente da un adeguato riorienti programma la progettazione di monitoraggio di conseguenza. che valuti progressivamente i processi idromorfologici ed eventualmente riorienti la progettazione di conseguenza. 2/2

27 Più integrazione: servono politiche meno settoriali, più capaci di comporre gli interessi in gioco e di coordinare e integrare le azioni pubbliche necessarie

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