Un ALTRA SPESA e POSSIBILE! novembre 2008 n. 16 4,00. Un movimento contro l ignoranza. L avvocato degli ultimi. Perfino il Trentino rischia

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1 novembre 2008 n. 16 4,00 Mensile di informazione e approfondimento - Anno XXIX - n 16 - novembre 2008 Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 1, CNS Trento - Taxe Perçue - ISSN contiene I. R STUDENTI Un movimento contro l ignoranza l intervista L avvocato degli ultimi ACQUA PRIVATIZZATA Perfino il Trentino rischia Un ALTRA SPESA e POSSIBILE! Viaggio nel mondo dei Gruppi d Acquisto Solidale trentini 1

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3 editoriale Le questioni su cui sceglieremo Ettore Paris Non è costume di questo giornale fornire indicazioni di voto, non è questo il compito di un organo di stampa. E QT ambisce a occuparsi delle tematiche politiche in termini ampi, senza ridurle ad un opzione secca tra due candidati favoriti. E tuttavia, al dunque di un importante scelta elettorale, riteniamo doveroso esprimere i nostri giudizi su coloro che potranno guidare verso dove? - il Trentino nei prossimi anni. Dunque, in questo inquieto 2008 la polarizzazione è tra le candidature di Dellai e Divina. Entrambi, attraverso parole ed opere (molto evidenti queste ultime in chi come Dellai viene da dieci anni di governo, ma anche in chi Divina - ha sostenuto un opposizione molto innervata nel sociale) prefigurano una visione della politica e del Trentino abbastanza chiara; anzi, due visioni, nettamente distinte. Partiamo da Dellai. L uomo è indubbiamente intelligente, preparato, capace: in un convegno su qualsivoglia tema è in grado di tenere un discorso conclusivo che faccia sintesi di posizioni anche discordanti, e fornisca una direzione di marcia credibile. Aveva una lacuna fastidiosa, non sapeva l inglese, ma in un anno l ha imparato. Queste doti, unite a una tensione culturale verso il nuovo e a un attenzione al sociale, lo hanno accompagnato nel progetto di un Trentino proteso alla modernità: centralità di istruzione e cultura, convinto supporto a Università, innovazione, ricerca, ma all interno di una visione sostanzialmente solidale, che non tralascia gli ultimi né esclude i nuovi arrivati. Però questa è solo una parte del Trentino e una parte pure di Dellai. Che è anche un politico tradizionale, di scuola dorotea: nelle zone periferiche della provincia ha agglutinato attorno a sé i boss locali, che a loro volta sono espressione degli interessi tradizionali, spesso assistiti e insidiati dalla globalizzazione. Emblematiche di tale gestione del potere sono ad esempio le alleanze del presidente con i costruttori e i cacciatori: è l economia più dipendente dal pubblico, sono le clientele più bisognose di protezione, quelle con cui si tessono i rapporti privilegiati, anche a scapito di interessi più generali, come la protezione dell ambiente. Non solo: il carattere forte, spigoloso e autoritario ha portato Dellai a piegare l indipendenza della struttura provinciale, a farne un docile strumento, minandone l autorevolezza e la terzietà. In questo quadro, per nulla modificato da esangui alleati, che non hanno nemmeno tentato di portare elementi correttivi, è nata grisentopoli. Proprio dai punti deboli del dellaismo nascono le inattese chances del centro-destra. Nascono dal rifiuto della magnadora, la sudditanza ai voleri e interessi dei boss locali; dall incertezza, nelle valli, per uno sviluppo tradizionale oggi rigoglioso, ma al contempo a rischio nel confronto con l economia globalizzata: il turismo invernale rispetto ai paradisi tropicali, il nostro porfido rispetto a quello argentino, le mele nonese rispetto a quelle cinesi. La ricetta di Divina è però tutta declamatoria da un lato, regressiva dall altro. Sulla magnadora infatti il centro-destra accusa, e giustamente, ma non propone rimedi, se non l alternanza, cioè se stesso, che non è proprio (da Malossini alla Compagnia delle Opere) al di sopra di ogni sospetto. Sulle insicurezze delle valli la ricetta è brutale: meno controlli, meno tasse, meno ambiente, meno stato sociale, più sfruttamento, più lavoro nero. Alla globalizzazione si risponde chiudendosi a riccio, rilanciando il modello attuale ma imbruttito, illudendosi di evitare la competizione attraverso la chiusura, oppure, se proprio non si può evitarla, vincendola con le imprese sgravate dagli obblighi sociali. All interno di questa impostazione la xenofobia, che altrimenti è solo un rigurgito irrazionale, risulta conseguente: lo sporco negro va spremuto come un limone, chi ciancia di diritti è un imbecille. Dulcis in fundo: l irrilevanza, anzi il fastidio, verso l istruzione e la cultura. Quando Divina rivendica nelle scuole dei paesini le pluriclassi (più classi nella stessa aula con lo stesso insegnante), contro lo sradicamento del pullmino che porta i bambini a una scuola vera distante 15 chilometri o quando predica la fine dei contributi al Festival dell Economia in favore della promozione del puzzone di Moena, il nostro prefigura un Trentino drammaticamente incolto e chiuso su se stesso, che orgogliosamente sbandiera l ignoranza e la limitatezza come elementi fondanti della propria identità. Al lettore le conclusioni. QUESTOTRENTINO 3

4 la foto Lucio Tonina 1985, Trento, piazza D Arogno, a lato del Duomo. Uno sguardo sull emarginazione. 4 novembre 2008

5 novembre Dentro il movimento Studenti e dottorandi contro l ignoranza Luca Facchini - Lorenzo Piccoli Via Calepina, 65 (C.P. 181) Trento Tel Fax redazione@questotrentino.it Sito internet: Un numero: 4,00 Abbon. annuale: 40,00 - Estero: 55,00 C.C.P. n intestato a Questotrentino Iscritto al n 313 del Reg. Stampa del Tribunale di Trento. Sped. in abb. post. Gruppo 50% Proprietà: Cooperativa a r.l. Altrotrentino, Reg Tribunale di Trento n 5884/XVI Stampa: Litografica Editrice Saturnia, Trento Redazione: Carlo Dogheria (caporedattore) Renato Ballardini, Mauro Bondi, Alberto Brodesco, Luigi Casanova, Piergiorgio Cattani, Roberto Devigili, Michele Guarda, Nadia Ioriatti, Mattia Maistri, Marco Niro, Ettore Paris, Mattia Pelli, Lorenzo Piccoli, Fabrizio Rasera, Nicola Salvati, Stefano Zanella Amministrazione: Nicola Salvati Distribuzione: Grafiche Argentarium Impaginazione: Tòs Grafica: Carlo Nichelatti Progetto Grafico: Designfabrik DISEGNI: Silvia Marzari Foto di copertina: Marco Parisi Direttore responsabile: Ettore Paris QT esce il primo sabato di ogni mese. Il prossimo numero sarà in edicola sabato 6 dicembre 2008 Aderente a Cronache Italiane - Forum nazionale della stampa periodica locale Associato a Mediacoop - Associazione nazionale delle Cooperative Editoriali e della Comunicazione Stampato su carta riciclata dalla qualità ecologica certificata con marchio Ecolabel 3 L editoriale 4 La foto Lucio Tonina 7 Trentagiorni 8 Non consumo, ma utilizzo Viaggio nel mondo dei Gruppi d Acquisto Solidale trentini Marco Niro 18 L intervista L avvocato che non ti aspetti Intervista all avv. Elena Biaggioni Giulio Dalla Riva 20 Progettopoli Storie di affaristi e millantatori Ettore Paris 23 Moschea: la Chiesa parli chiaro La Curia alla ricerca di un modus vivendi con la comunità islamica Piergiorgio Cattani 24 Acqua, cioè democrazia Anche in Trentino i rischi della privatizzazione Marco Bersani 28 La montagna non è una palestra Riflessioni sul congresso del CAI Luigi Casanova 29 Chi vuol essere insegnante? Scuole di abilitazione: continua l odissea degli aspiranti professori Mattia Maistri 30 Dal Sud Tirolo Piccoli stranieri a scuola Alessandra Zendron 31 Da Innsbruck Haider: la lady D. della Carinzia Gerhard Fritz 32 Risiko Il mercato non è più una virtù Carlo Saccone 33 Il colore degli altri Le ambiguità dell integrazione Mattia Pelli 34 Pro Memoria Un rappresentante dell Italia migliore Renato Ballardini 36 Lettere e interventi 40 Monitor 47 Piesse

6 trentagiorni Laborfonds: i nodi al pettine A marzo (vedi Questotrentino n 5/08) avevamo parlato dei rischiosi consigli dati allora da Laborfonds (il fondo pensione regionale per lavoratori dipendenti) ai propri iscritti, nel momento in cui essi dovevano scegliere a quale delle linee del nuovo multicomparto passare. Ci era sembrato un grave azzardo, da parte di Laborfonds, consigliare la linea dinamica (60% in azionario) a chi avesse una bassa propensione al rischio. Anche consigliare loro la linea bilanciata (40% di azionario) ci era parso eccessivo, ed a chi non volesse rischiare noi avevamo suggerito di optare per la linea garantita (10% di azionario, 2% di rendimento annuo garantito). Oggi i fatti, purtroppo per chi ha seguito i consigli di Laborfonds, ci danno ragione: al 15 ottobre, la linea dinamica perdeva il 5%, quella bilanciata il 4,3. La linea garantita, invece, guadagnava lo 0,7%. Tar ed elezioni, il grande pasticcio Dunque, si voterà il 9 novembre, quindici giorni dopo la data prevista e dopo il voto di Bolzano. E un pasticcio, che si presta al rischio di futuri invalidamenti per molteplici motivi, il più robusto dei quali la non contestualità del voto nelle due province, espressamente sancita dallo Statuto d Autonomia. Come si è giunti a questo? Ripercorriamo la vicenda. Atto primo. L Udc, da sempre nel centro-destra, decide, fra grandi contrasti, di passare alla coalizione di Dellai. Il segretario Paolo Dal Rì (contrario a Dellai) presenta in Tribunale la lista l ultimo giorno all ultimo momento, dopo di che scompare. Ma nelle carte manca l autentica della sua firma, dettaglio basilare (come non può non sapere Dal Rì, di professione avvocato). Dov è Dal Rì? Dal dentista, si saprà poi. Come mai non risponde al cellulare? E scarico, dirà. Sta di fatto che quando riappare, è troppo tardi, la lista non viene accettata. Atto secondo. I maggiorenti dell Udc, Ivo Tarolli e Marcello Carli, silurano Dal Rì e presentano al Tar un ricorso perché la lista sia riammessa. Il 9 ottobre il Tar riammette l Udc con una sentenza scritta dal giudice Fiorenzo Tomaselli. Atto terzo. Sergio Divina della Lega, principale contendente di Dellai, rassicura: non intende andar per tribunali per azzoppare il concorrente, togliendogli per una formalità l appoggio di una lista alleata. Poi evidentemente ci ripensa, perché Alessandro Savoi, anch egli della Lega, presenta appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. Atto quarto. Il Consiglio di Stato dà ragione a Savoi. Con una sentenza molto secca, afferma che l esclusione era sacrosanta, e che il Tar è andato fuori dal seminato. A Dellai non resta che accettare l esclusione degli alleati, e rinviare la data delle elezioni. Il pasticcio è servito. Commento. La Lega, che fingendo di niente si libera degli avversari aggrappandosi alla burocrazia, non fa una bella figura. Meno che meno l Udc, con i poco limpidi approdi delle sue beghe interne. Ma chi esce peggio è il Tar. Non sfugge che, se non avesse accolto il ricorso dell Udc con motivazioni poi giudicate inconsistenti, le elezioni si sarebbero svolte regolarmente il 26 ottobre. Né sfugge che il giudice Tomaselli sia un dipendente della Provincia, nominato dalla stessa come giudice del Tar; e sia lo stesso che, in un intercettazione di tangentopoli, deferente andava all Autobrennero da Silvano Grisenti ad informarlo sui lavori del Tribunale. Però il diavolo insegna a fare le pentole ma non i coperchi. La troppa vicinanza della politica ai giudici gli si è ritorta contro, provocando il pasticciaccio. Il difetto evidentemente sta nel manico: nella potestà di nomina dei giudici amministrativi da parte della Pat. Su questo QT nel settembre scorso aveva tenuto un partecipato convegno sull Autonomia che fa male. Non sapevamo nemmeno noi quanto avessimo ragione. Inceneritore, si tira dritto. Buone pratiche ignorate, anche dai medici Il 18 ottobre, ad un convegno organizzato da Coldiretti, Nimby trentino e Italia Nostra col patrocinio di alcuni Comuni della Rotaliana, l assessore all Ambiente di Ponte nelle Alpi (BL) ha raccontato come, nel giro di un anno, grazie al porta a porta, la loro differenziata sia passata dal 24% all 82%. La stessa percentuale cui sono arrivati nel 2008 in Val di Fiemme, e poco meno di quanto si è riusciti a fare quest anno a Gardolo e a Meano. Nel gennaio 2008, Paolo Mayr, di Italia Nostra, da noi intervistato (vedi Questotrentino n 2/08), aveva parlato di una metodologia di smaltimento, il trattamento meccanico-biologico a freddo, agibile con una differenziata al 75%, che permetterebbe di fare a meno dell inceneritore, in quanto capace di lasciare, al 6 novembre 2008

7 termine del trattamento, meno rifiuto di quanto verrebbe lasciato dall inceneritore (e peraltro non rifiuto pericoloso, come sono invece le ceneri). Cos è accaduto da allora? Mentre i nostri amministratori si impegnavano in lunghe trasferte tedesche e finlandesi, alla ricerca poco convinta di alternative poco credibili (i gassificatori), una delegazione di ambientalisti locali percorreva appena un centinaio di km e scopriva che a Vedelago (TV) il trattamento a freddo è già praticato con successo, e permette di avviare a discarica solo il 2-3% del rifiuto secco che entra nell impianto. La cosa però ha lasciato indifferenti non solo il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, il Presidente della Provincia Lorenzo Dellai e l assessore provinciale all Ambiente Mauro Gilmozzi che hanno recentemente ribadito che entro il 2009 verrà emanato il bando per la costruzione dell inceneritore ma anche, in maniera ancor più grave, l Ordine dei Medici provinciale. Dopo che i colleghi dell Emilia- Romagna avevano chiesto ai loro rappresentanti istituzionali di non procedere alla concessione di nulla-osta alla costruzione di nuovi inceneritori, i medici trentini, quest estate, esprimendosi per la prima volta sulla questione, non hanno trovato di meglio che prendere atto della volontà di costruire l inceneritore, limitandosi a chiedere adeguati monitoraggi degli effetti sulla salute. Giuro di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita e la tutela della salute fisica e psichica dell uomo : questo è il giuramento di Ippocrate, per chi lo avesse dimenticato. Confindustria trentina, l ambiente è un optional La Confindustria trentina sta in questi ultimi tempi segnalando in modo molto esplicito qual è la sua posizione in materia ambientale. La Presidente Ilaria Vescovi ha prima dichiarato che l inceneritore di Ischia Podetti è necessario, poi ha chiesto a Dellai di diminuire i rilasci minimi delle centrali idroelettriche (cioè la quantità d acqua necessaria per mantenere la vita negli emissari), accusati di far perdere, al business elettrico, 50 milioni all anno, per quattro trote. La Vescovi ha dimostrato così di non essere da meno rispetto alla sua presidente nazionale, Emma Marcegaglia, la quale nei giorni scorsi ha chiesto accorata che l Italia sia esentata dal rispetto dei nuovi vincoli comunitari sulle emissioni di gas climalteranti, perché, ha sostenuto, ci farebbero perdere 18 miliardi di euro in spese di adattamento. Cifre campate in aria, ha risposto la Commissione Europea alla Marcegaglia (e al governo italiano che s è subito fatto portatore delle sue istanze). I rilasci mimimi delle centrali idroelettriche si possono rivedere, ha invece risposto Dellai alla Vescovi. A entrambi varrebbe la pena ricordare come le tecnologie ambientali siano e sempre più saranno il vero business di questo secolo. Chi resterà indietro si ritroverà con prodotti non commercializzabili. Anche il Trentino, con il distretto tecnologico-ambientale, con le costruzioni a risparmio energetico, sembra aver preso questa strada, virtuosa e in un prossimo futuro anche redditizia. La Vescovi e Dellai se ne sono dimenticati? O pensano di poter far convivere produzioni ecologicamente all avanguardia con il disprezzo più brutale verso il territorio? Blaue Auge......für die Svp, un occhio nero per la Svp, ha titolato il Dolomiten. Eppure Durnwalder e Pichler Rolle avevano tratto un sospiro di sollievo. Gli ultimi rilevamenti delle intenzioni di voto, fatte solo fra l elettorato tedesco prevedevano un crollo. Invece la Svp ha mantenuto la maggioranza assoluta dei seggi, 18 su 35, perdendone 3. Perché dunque Pichler Rolle, l ambiguo segretario, è costretto alle dimissioni? La domanda è: può la SVP continuare sulla propria linea etnica separatista, se una quota non insignificante della sua maggioranza è fatta di voti italiani, chiesti da Durnwalder in nome della stabilità e dati in abbondanza, per disgusto dei partititi importati e senza programma, e per timore dell ondata di destra tedesca? Nelle valli hanno trionfato i Freiheitlichen, da 2 a 5 consiglieri, con preferenze per Pius Leitner. In alcune zone della Pusteria gli FF hanno il 34%. Voti giovani, e voti di punizione per la Svp, che ha portato benessere e sicurezza, ma non è capace di adeguarsi ai tempi, e con la sua forma di partito di raccolta è diventata un impedimento alla nascita di un vero pluralismo e di una democrazia normale. Con lo stesso programma, - autodeterminazione e ostilità verso gli immigrati - hanno ottenuto due mandati Südtiroler Freiheit, il nuovo partito di Eva Klotz, con il delfino in odore di neonazismo, e uno a testa l Union e la Lega Nord Südtirol, fondata dai due transfughi dalla SVP Elena Artioli e Roland Atz. I verdi e il Bürgerforum sono sconfitti e più confusi di prima. Fra gli italiani, alte percentuali di astensioni. Il Pdl, attestato su una linea assurdamente nazionalista lontana dalla realtà della gente, ha ottenuto meno di quanto nel 2003 aveva la sola AN. Unitalia ha mantenuto il suo seggio. Il PD ha fatto due eletti perdendo poco. Gli altri fuori. I voti dati alla Svp sostengono un partito al cui interno gli Arbeitnehmer, l ala sinistra, sono stati sconfitti. Nel paese del bengodi il partito ha trascurato i deboli, e i lavoratori sono passati alla destra (nazionalista). Ma gli eletti della Svp sono di destra (economica) e già la senatrice Thaler Ausserhofer, che votava con Berlusconi quando il partito appoggiava Prodi, ha annunciato battaglia. Piergiorgio Cattani Marco Niro Ettore Paris Alessandra Zendron QUESTOTRENTINO 7

8 Acquistare in gruppo per salvaguardare l ambiente e la società. Lo fanno i Gruppi d Acquisto Solidale, più semplicemente GAS. In Trentino ce ne sono 10, e coinvolgono oltre 500 famiglie. Tra filosofia di vita e risposta alle crisi: economica, ambientale e sociale. Marco Niro Non consumo, ma utilizzo Fotografie di Marco Parisi 8 novembre 2008

9 Un insolita foschia simil-padana avvolge i tornanti della ripida strada che, lasciata la provinciale Chizzola-Brentonico all altezza della frazione brentegana di Corné, mi conduce all azienda agricola Frutti di Bosco, due ettari di terreno in mezzo ai boschi e una graziosa abitazione dalla facciata in pietra a vista. La ricerca di questa tranquillità è una delle ragioni che, a 40 anni suonati, mi hanno spinto ad abbandonare il tepore del mio ufficio, e a cambiare vita. Aiutata dal marito falegname e dai figli universitari, Barbara qui coltiva more, lamponi, ribes, fragole e ciliegie. Lo fa da quattro anni, prima era un impiegata. Scelta di vita, la terra è sempre stata il mio sogno nel cassetto: mi è costato sacrifici, ma lo rifarei. I frutti di Barbara sono biologici: trattamenti ridotti al minimo, la lotta ai parassiti meglio lasciarla fare alle galline, libere di razzolare per l appezzamento. Quando ho deciso di darmi alla coltivazione, non ci ho pensato nemmeno un attimo: ero acquirente di prodotti biologici, ed è stato del tutto naturale diventarne produttrice. Barbara ha cominciato a vedere i primi risultati veri solo quest anno, realizzando un raccolto finalmente completo: 20 quintali di fragole, 11 di more, 8 di lamponi. In Trentino sono la sola a produrne in tali quantità. Parlo di biologico, naturalmente. Già, perché in ambito tradizionale c è chi produce in provincia quantità ben maggiori, pressoché senza concorrenza. Si tratta della cooperativa Sant Orsola, gli specialisti dei piccoli frutti, per dirla col loro slogan. Ma se Barbara conferisse a loro, la sua scelta biologica non verrebbe valorizzata. Io vendo le more a sette euro al chilo, i lamponi a 10: Sant Orsola, che non fa biologico, me li pagherebbe molto meno. Già, ma allora a chi vende Barbara? Acquisti a tutto GAS Noi acquistiamo da lei da un paio d anni: i suoi prodotti ci piacciono di più, e poi siamo felici di poter sostenere il suo sforzo di rispettare l ambiente. A parlare è Francesca, la cui famiglia, insieme ad un altra quindicina della zona di Arco, si rifornisce da Barbara andando a prendere i frutti direttamente da lei, nella sua azienda agricola. Come il gruppo di Francesca, hanno scelto i prodotti di Barbara anche un gruppo di circa venti famiglie della zona di Rovereto, e due gruppi di circa trentacinque famiglie a testa della zona di Trento. GasGòs è il nome del gruppo di Francesca, Gas Rovereto, GasTone e GasGazér sono i nomi degli altri tre gruppi che acquistano frutti da Barbara. GAS: Gruppi di Acquisto Solidale. Oltre ai quattro citati, in Trentino ce ne sono almeno altri sei: si tratta di una delle Province italiane con la più alta densità di GAS per abitante (v. box). Già, ma di cosa si tratta? Un gruppo d acquisto solidale è essenzialmente un unione di famiglie che acquistano insieme con lo scopo di utilizzare i prodotti, e non di consumarli. Giorgio, presidente del GAS La Credenza di Pergine uno dei più grandi d Italia, 300 famiglie divise in dieci sotto-gruppi, 150 mila euro di spesa annua centra subito la questione: GAS significa sostanzialmente un altra logica di acquisto. QUESTOTRENTINO 9

10 GAS trentini ai raggi X Chi dà vita ad un GAS lo fa per scegliere prodotti dal basso impatto ambientale, ovvero biologici, ecologici e locali; ma anche socialmente sostenibili, perché realizzati in condizioni di lavoro dignitose, magari da piccoli produttori, che altrimenti resterebbero fuori mercato o verrebbero strozzati dai circuiti della distribuzione organizzata. Acquisti solidali, appunto. I quali, a ben guardare, finiscono con l impattare meno anche sul portafoglio: more e lamponi, sullo scaffale del supermercato, costerebbero dai 18 ai 23 euro al chilo, da Barbara i GAS li pagano un terzo. E questo spiega Giorgio in genere è vero per quasi tutti i prodotti che acquistiamo, arrivando anche a risparmi del 50%. Ma non è certo per questo che un GAS si forma. Una puntualizzazione, quest ultima, che mi è stata fatta, con insistenza, da tutti i gasisti coi quali ho parlato. L acquisto mi precisa Mario del GasGazér non è altro che uno strumento per raggiungere altri obiettivi, primo fra i quali socializzare. Tra noi acquirenti e coi produttori. Socializzare fino al punto di andare in azienda non solo per acquistare, ma anche per dare una mano: Quest anno ci informa Barbara alcune famiglie sono venute da me a fare l auto-raccolta dei lamponi, e il valore dell esperienza non s è certo esaurito nel reciproco vantaggio economico che ne abbiamo tratto. Un rapporto molto speciale In fondo, il rapporto che si crea col produttore è forse l elemento che maggiormente distingue gli acquisti dei GAS da quelli fatti guardando dentro lo scaffale di un negozio. In tutto sono 10. Almeno quelli conosciuti. Già, perché quello dei GAS è un mondo spesso così informale da sfuggire ad ogni tentativo di censimento. Alla ReteGas nazionale ( sono iscritti in 7. Guardando alle iscrizioni delle altre Regioni italiane, il Trentino risulta terzo come numero di GAS per abitante: uno ogni 73 mila. Un dato inferiore solo a quello di Toscana e Valle d Aosta, a fronte di una media nazionale di uno ogni 257 mila abitanti. Il territorio è ben coperto. Si va dal GAS di Arco per arrivare al GAS del Primiero, passando per Rovereto, Cadine, Trento (dove ce ne sono 4), Lavis, Levico, Pergine (dove ha sede il più grande, La Credenza, che però è divisa in dieci sotto-gruppi, sparpagliati per svariate valli, fino alle Giudicarie). Il primo è nato nel 1999, a Trento. E poi diventato talmente grande da rendere necessaria una scissione in 4 parti. Sì, perché, a detta di tutti i gasisti, se un gruppo vuole mantenere forti i legami al proprio interno, è meglio che non superi le famiglie. Quelle che aderiscono ai GAS trentini sono in tutto oltre 500, per un valore di spesa stimato in almeno 250 mila euro annui. Gli acquisti sono concentrati soprattutto nel settore dell alimentare, dove si compra dalla carne ai formaggi, alle uova, alla farina, alla pasta, al riso, all olio, passando per frutta e verdura. I produttori coinvolti sono oltre 50. Quasi tutti operano in Trentino, ma il nostro territorio non fornisce tutti i prodotti: così, le arance si comprano in Sicilia, l olio in Puglia, la farina, la pasta e il riso in Veneto e in Lombardia. Strappo alla regola del prodotto locale, dunque, ma con una clausola: da più lontano viene, meno se ne dovrà consumare. O meglio: utilizzare. Risparmiamo anche il 50%. Ma non è per questo che lo facciamo... Conoscere il produttore diventa fondamentale per sapere come lavora, vedere coi propri occhi la genesi sostenibile di ciò che s acquista, conoscere la persona cui appartengono le mani e le braccia che lo hanno realizzato. Quando acquisti, acquisti biologico anche tu, vero?. E questa una delle prime domande che Antonio e gli altri membri del GasTone hanno posto a Massimo, quando siamo andati a trovarlo nell azienda in cui alleva una cinquantina di vacche di razza Pezzata Rossa. Una domanda che può apparire inconsueta, ma non per un gasista. Sappiamo che ci sono già altri GAS che acquistano da lui, ma vogliamo conoscerlo di persona prima di comprare la sua carne, mi spiega Antonio mentre ci inerpichiamo sullo stretto sentiero che conduce in località Coste, nel Comune di Cimone, fin dentro all azienda di Massimo, alle cui spalle si innalza spettacolare il muro del Monte Cornetto. Dopo un esperienza finita male con la vendita di latte, dal 2000 Massimo alleva secondo i parametri del biologico. Il fieno per le vacche arriva dai suoi 50 ettari di pascolo, l orzo lo acquista certificato biologico, d estate gli animali si fanno sei mesi in malga: l allevamento intensivo non abita qui. Massimo fa macellare non più di vacche l anno, che non superano mai i due quintali, contro i tre e mezzo cui arrivano quelle allevate in modo tradizionale. Alla fine, dopo una visita di due ore, Antonio e gli altri del GAS decidono che Massimo diventerà loro fornitore. Non è solo (forse affatto) per via del prezzo stracciato che farà loro: 11 euro al chilo di carne mista, contro i che costerebbe acquistarla in negozio. Venite su voi a prender la carne è l allettante invito rivolto a fine visita da Massimo a quelli del GasTone così potete scegliere pezzi e quantità; e se passate di sera, vi faccio fare un giro in càneva: ho del buon rosso da offrirvi. Eccolo, il vero motivo della scelta di Antonio e dei suoi amici: il tanto ricercato rapporto umano, aggiunto alla consapevolezza di dare un contributo alla salvaguardia dell ambiente. E proprio in virtù di questo rapporto che è falso dire che i GAS non danno garanzie ai produttori. Andrea del GAS Rovereto risponde indirettamente alle argomentazioni di chi cerca di giustificare i bassi prezzi pagati dalla distribuzione organizzata ai produttori, in cambio di garanzie d acquisti certi e duraturi che i GAS non darebbero 10 novembre 2008

11 La risposta della distribuzione organizzata Il nostro servizio è insostituibile Ma c è anche un ammissione d impotenza Nella pagina a fianco, Barbara davanti all ingresso della sua azienda agricola biologica di piccoli frutti a Corné, frazione di Brentonico. Sopra, una delle mucche di Massimo, allevatore biologico di Cimone. Entrambi vendono i loro prodotti ai Gruppi d Acquisto Solidale. (v. box). Ci definiamo solidali proprio per questo prosegue Andrea vogliamo aiutare lo sforzo di chi s impegna a produrre senza impatto sull ambiente. E non è un caso se produttori come Barbara e Massimo vendono soprattutto ai GAS. Se il produttore lo giustifica, si può arrivare anche a concordare insieme un aumento di prezzo, ci fa sapere Giorgio del GAS La Credenza. Ed accettiamo di acquistare anche prodotti esteticamente non bellissimi, che la distribuzione organizzata di certo scarterebbe. Ma il rapporto non è sempre così accondiscendente. Ci sono alcuni requisiti su cui un GAS non transige, a costo di apparire rigido. Giorgio ci racconta della grande fatica che La Credenza ha dovuto fare coi dirigenti del casieificio di Fiavé per far sì che il grana biologico che acquistavano da loro non fosse spedito a Milano per essere confezionato, prima di tornare in Trentino per essere venduto. E ad altri produttori aggiunge Giorgio abbiamo chiesto di rinunciare agli imballaggi che usano quando vendono ai negozi del biologico. Anche questo è GAS: educare i produttori alla sostenibilità più piena. Il vantaggio, sia per l ambiente che per il portafoglio, deriva soprattutto da una cosa: saltiamo la distribuzione organizzata. Parola dei GAS e dei lori fornitori. Cosa rispondono i due attori principali della distribuzione organizzata in Trentino, Sait e Poli? Anche noi, 100 anni fa, siamo nati più o meno per le stesse ragioni: andare incontro al bisogno di acquistare a prezzi equi prodotti di qualità. Faccio notare a Giorgio Fiorini, presidente del Sait, consorzio delle cooperative di consumo trentine, che oggi i GAS sembrano riuscire meglio nell intento, poiché, a parità di qualità, i prodotti che acquistano costano meno, spesso molto meno. Ciò si deve alla differenza sostanziale tra un GAS e un punto vendita: quest ultimo paga personale per fornire il servizio, mentre in un GAS è tutto volontariato. Ma il volontariato non potrebbe mai funzionare nella distribuzione di tanti prodotti quanti ne distribuisce un punto vendita, né per servire lo stesso numero di persone. Simile è il ragionamento di Mauro Poli, responsabile vendite dell omonima catena di supermercati: Ambiente caldo e accogliente in cui fare spesa, controllo rigoroso sulla qualità dei prodotti, il loro trasporto in punti vendita aperti 11 ore al giorno con personale a disposizione: sono tutti elementi di un servizio che ha dei costi, che i GAS non sostengono. D accordo, ma che dire dei produttori? Perché la distribuzione organizzata li paga anche tre volte meno dei GAS? Si tratta di un dato che può impressionare, ma non ci si arriva per speculazione, come molti pensano. La risposta di Fiorini e Poli è analoga. La distribuzione organizzata paga meno l unità di prodotto, ma dà altre garanzie, che i GAS non possono dare: quelle di acquistare quantità elevate e certe, e per un lungo periodo. Resta fuori il discorso ambientale: in fondo, i GAS non nascono per ragioni economiche, ma per realizzare acquisti sostenibili ambientalmente e socialmente. La distribuzione organizzata cosa fa per andare incontro a una simile esigenza? Intanto, anche noi sosteniamo, fino a che è possibile, la filiera corta ci fanno notare sia Fiorini che Poli E poi sui nostri scaffali, in misura crescente, sono in vendita prodotti biologici, ecologici e del commercio equo. Poca roba, però, rispetto ai fatturati complessivi, spesso realizzati vendendo prodotti che vengono da molto lontano, e che non sono per niente verdi né solidali D accordo, ma noi non possiamo rinunciare a venderli, perché la clientela ce li chiede, ed è lei che comanda. E non si potrebbe fare qualcosa per orientarla, visto che i geni del marketing sono così abili a pilotare gli acquisti in un punto vendita? Il cliente medio osserva rassegnato Poli ha un atteggiamento culturale poco attento all ambiente, difficilmente contrastabile. La cooperazione di consumo trentina aggiunge Fiorini edita un mensile che spinge molto sull acquisto sostenibile, ed è spedito nelle case di tutti i soci. Ma la sfida è impari: cosa possiamo fare contro colossi che investono anche il 10% dei loro fatturati per pubblicizzare prodotti poco o per nulla sostenibili?. GAS o GDO? Alla fine della nostra inchiesta, il mondo dei GAS ci convince e ci affascina. Sorge però un dubbio. Fino a che punto è possibile sostituire la grande distribuzione organizzata (GDO) con un gruppo d acquisto solidale? In altre parole, fino a che punto posso soddisfare i miei bisogni dentro un GAS, senza che mi sia necessario varcare la soglia di un supermercato o di un negozio? La domanda è mal posta, mi stoppa Giorgio. I GAS QUESTOTRENTINO 11

12 Intervista a Francesco Gesualdi I GAS hanno un ruolo politico Massimo mostra la sua azienda ad Antonio e agli altri membri del GasTone non possono sostituirsi alla distribuzione organizzata, perché sono due realtà che operano con una logica del tutto differente. Se ci si mette nella logica del consumo, allora la distribuzione organizzata è insostituibile, perché per consumare un supermercato va benissimo, è il luogo ideale. Ma se ci si mette nella logica dell utilizzo, intesa come logica del limite, frutto della consapevolezza che le risorse, sia quelle naturali che quelle sociali, vanno conservate, allora un supermercato risulta decisamente insoddisfacente. Penso che, se ci si pone nella logica dell utilizzo, un GAS possa soddisfare la gran parte dei bisogni primari del quotidiano. Lo incalzo: più concretamente, questo cosa significa? Significa risponde Giorgio che un GAS ben organizzato può arrivare a coprire pressoché tutti i bisogni in ambito alimentare. Al di fuori di tale ambito, ci si sta muovendo in modo sempre più incisivo: noi acquistiamo già detersivi e detergenti, adesso abbiamo trovato un produttore anche per il vestiario. E dove non arriva l acquisto, può subentrare proficuamente lo scambio. Lo praticano con grande soddisfazione al GasGos di Arco, come ci fa sapere Francesca: Ci scambiamo i vestiti per i nostri figli, e tra noi donne: la cosa è anche divertente. E poi gli attrezzi, gli elettrodomestici, i libri. Non è un caso se proprio il GAS di Arco, la scorsa primavera, ha organizzato una settimana della decrescita: GAS non è solo acquistare, ma anche ridurre. Per ora questi gruppi sono poco più di una nicchia: chissà se in futuro la nuova logica di cui si fanno portatori, così lontana da quella dell economia di carta e di debito che sta crollando in questi giorni, non si rivelerà la sola in grado di garantire un futuro non solo alle attività di produzione e consumo, ma più in generale alla società e all ambiente. Noi ce lo auguriamo. marco.niro@questotrentino.it I GAS devono concepirsi come una forza politica, non si devono accontentare di far bene il proprio orticello. Il monito è di Francesco Gesualdi, punto di riferimento per il mondo del consumo sostenibile italiano. Allievo di Don Milani e fondatore della Rete Lilliput, Gesualdi ha curato numerose edizioni di una fortunata Guida al consumo critico, ed è autore di diversi altri libri sul tema, tra cui Sobrietà e Manuale per un consumo responsabile, entrambi editi da Feltrinelli. Francesco, in Trentino ci sono 10 GAS ai quali aderiscono oltre 500 famiglie. Un fenomeno in rapida crescita. Anche nel resto d Italia c è la stessa tendenza? In effetti, in tutto il Paese negli ultimi anni i GAS si sono moltiplicati, in parte anche perché i media hanno cominciato a far luce sul loro mondo, in parte per la crisi economica e l inflazione cresente. Il rischio è che in molti ci vedano solo un modo per risparmiare denaro. Ma noto che ogni GAS ha sempre al proprio interno uno zoccolo duro, motivato e consapevole, capace di aggirare le possibili derive utilitaristiche. E grazie a questa capacità che i GAS possono riuscire a giocare un ruolo politico. Forse in questo senso può interessarti sapere che uno di quelli trentini è riuscito ad ottenere che un suo fornitore non spedisse il proprio formaggio a Milano per farlo confezionare, ma glielo vendesse per via diretta (v. articolo principale). Ottimo esempio. Se i GAS hanno chiarezza d intenti, e sono consapevoli delle loro responsabilità verso l ambiente e verso la società, possono avere un ruolo attivo nel cambiamento dei modi di produrre. Quest influenza può esercitarsi anche sulla distribuzione organizzata? Da quello che ci hanno risposto i due principali attori del settore in Trentino (v. box), non si direbbe Il consumatore responsabile può influenzare anche la distribuzione organizzata. Certo, nel caso in cui si tratti di società di capitali, questo è più difficile e può avvenire solo per via indiretta. Nel caso della cooperazione di consumo, invece, il consumatore responsabile, se è anche socio, può cercare di influenzare per via diretta i consigli di amministrazione. Certo è che la cooperazione dovrebbe fare di più per il consumo sostenibile: mettere in vendita prodotti biologici non basta, se poi i fatturati si gonfiano grazie alla vendita di quelli che di sostenibile non hanno nulla. I GAS non arrivano oggi a soddisfare tutti i bisogni primari del quotidiano, perché per alcune tipologie di prodotto non è semplice trovare l alternativa sostenibile. Che soluzione vedi al problema? Prendiamo il caso del tessile. A parte il fatto che oggi i GAS stanno trovando prodotti sostenibili anche in questo settore, non si deve dimenticare che la soluzione migliore è vestirsi con sobrietà. L abito dovrebbe tornare ad essere concepito come un vero e proprio investimento, e non come un oggetto di cui disfarsi al primo cambio della moda. Questo vale in realtà per tutti i prodotti. La vera sfida per un GAS, a dispetto del nome, è proprio questa: ridurre gli acquisti all indispensabile, per contribuire alla fuoriuscita dalla catastrofica economia della crescita che oggi domina il mondo. 12 novembre 2008

13 Dentro il movimento Studenti e dottorandi uniti contro l ignoranza luca Facchini- Lorenzo Piccoli I presupposti non sono buoni», pensa Davide. «Ci saranno sì e no venti persone. Altro che protesta; qui non si va molto lontano». È la prima riunione del Comitato No Dav (Didattica ad Alta Velocità) su quella che pare essere la linea, in tema di scuola, del ministro Gelmini. Nessuna faccia nuova: solo quella degli studenti, alcuni, che nei mesi immediatamente precedenti avevano dato vita ad un dibattito a corrente alternata sull Ateneo di Trento e, più in generale, sull Università. «I presupposti non sono poi male», pensa Davide al secondo incontro. Molti volti nuovi, in una bella giornata di sole. Nella piccola aula 14 della Facoltà di Sociologia non si riesce neppure a entrare. Il dibattito è vivo. Riguarda, adesso, l idea di scuola che il ministro ha fatto propria, più che il decreto proposto dal ministro stesso. «Il dibattito è vivo», pensa Davide; dietro allo stupore destato dalla pluralità di idee in gioco, non sa, o forse sì, che quel dibattito è ancora in costruzione. «Qui spacchiamo il culo ai passeri», pensa Davide al terzo incontro. Le facce continuano ad aumentare; questa volta l aula è la 412, la più grande della Facoltà. Ed è piena, stracolma. Ci sono anche professori, sindacalisti, dottorandi; studenti di altre Facoltà. Le voci di circa duecento persone creano un sottofondo eccitato e quasi febbrile. Per la prima volta dopo tanti anni, Davide percepisce di aver ritrovato, in mezzo a quella massa, un grande potenziale. «E se poi andasse a finire come quella volta che...» mormora fra sé e sé. Il suo amico Renato, con l espressione da vecchio craxiano ormai disilluso, ghigna, sgrana gli occhi ed esclama: «Eccolo qui servito, l ennesimo fuoco di paglia! Fannulloni e perditempo che ora sono qui a protestare; farebbero meglio a studiare un po di più». Davide si stizzisce, chiude gli occhi e, quando li riapre, si ritrova fuori dal Rettorato. Non ricorda bene se le discus- QUESTOTRENTINO 13

14 sioni della sera prima siano vere, o se le sia solo sognate e persino Renato è soltanto una sensazione già dimenticata al momento di svegliarsi. Poco importa, quel che conta è che dal balcone del Rettorato sventolano poche parole vergate a pennello su uno striscione, uno slogan in costruzione: Non pagheremo la vostra crisi. «È solo un inizio?», si chiede Davide. Nel frattempo Davide, l altro Davide, quello che di mestiere fa il Rettore, è impegnato in un incontro con alcuni colleghi, a Roma. Partecipa ad una conferenza stampa dell Associazione per la Qualità delle Università Italiane Statali (AQUIS), un nucleo di atenei che rispondono ad (auto)determinati requisiti di qualità: produttività superiore alla media, sostenibilità finanziaria, dimensione adeguata ad operare in Gli studenti si muovono rapidi per le scale della Facoltà; sembrano candidi custodi di un avida curiosità. ambito internazionale. Sgrana gli occhi, e resta serio, quando si vede recapitare un fax inviato dal suo stesso ufficio. «Sarà un errore, o uno scherzo», pensa Davide Davide il Rettore, ovviamente. Le parole che legge, per quanto appesantite da una prosa burocratico-volantinesca, hanno però poco della burla: i suoi studenti, dalle sue stanze tridentine, chiedono che non siano la formazione, l università e la ricerca a pagare la crisi economica ; iniziano una mobilitazione dal basso dal momento che, a loro dire, è evidente come la riforma posta in essere non tenti di delineare un progetto alternativo di Università pubblica, ma rappresenti semplicemente una dismissione dell Università stessa attraverso un ulteriore precarizzazione della ricerca, che trova nelle fondazioni private (o miste con forte partecipazione provinciale) il salto fra le braccia di quegli stessi privati che non hanno mai avuto né hanno tutt ora interesse ad investire nella formazione e nella ricerca di base. Davide, il Nostro, si ricorda bene le parole di quel documento. La storia della scuola italiana negli ultimi dieci anni vede un lento susseguirsi di manovre restrittive per ciò che riguarda la spesa nel comparto educativo a tutti i livelli, manovre bipartisan che hanno il loro apice con quello che chiameremo il dramma in due atti, recitato dal trio Tremonti/Gelmini/Brunetta. Un dramma che coinvolge la formazione (scuole elementari, medie e superiori) e che non lascia indenne l università, nemmeno quella trentina. Aveva contribuito lui stesso, nonostante un diverbio con un altro studente che non voleva saperne di quella protesta, a redigerne l incipit la notte precedente. In effetti, non tutti gli studenti sono entusiasti della piega che hanno preso le cose: più che coinvolgere il Rettore avrebbero preferito agire diversamente. Il più contrariato però è il Rettore stesso: «Quattro cani per strada, puro folkore. Ubriacature da maestro unico. Ci sarà il solito zampino, zampone dell orso bruno», pensa imperturbabile il Rettore mentre sorride, per nulla preoccupato. Nel frattempo l onda anomala, come l hanno definita i giornali, non è ancora rifluita. Ha occupato quella che nella dizione studentesca è detta l aula bunker. Per nulla antisismica, ma ben sotterrata sotto i quattro piani, e le mille teste, della Facoltà di Sociologia. Di pari passo al numero delle persone, in continuo aumento, cresce il loro impegno. E cresce il lavoro. Davide si aggira pensieroso. «Quanta energia, quanto entusiasmo; sembra la Sociologia d altri tempi, o almeno, come me la hanno raccontata. In che direzione se ne andrà, avanti o indietro, in su o in giù?». In effetti, gli studenti che si muovono rapidi per le scale della facoltà sembrano essere candidi custodi di una avida curiosità; parlano concitati tra loro, vanno negli studi dei docenti, si informano e si incoraggiano. «Appunto: ma per andare dove?» Davide, come gli altri, spende gli sgoccioli della settimana ad organizzare sé e tutto ciò che sta intorno. Contatta gli studenti della altre Facoltà ma solo quelli che non avevano già fatto capolino fra le mura di piazza Venezia. Scorre con loro le informazioni raccolte, elabora documenti. Contatta i professori e chiede loro in che misura siano disposti ad essere coinvolti. Si consuma d attesa per il nuovo lunedì. Sarà allora che la protesta assumerà un altro volume. Alla mattina, nell afa di un aula ricolma, il prof. Rutigliano si schiarirà la voce, farà un debole sorriso alla platea e scandirà, idealmente, tutte le fasi dei movimenti collettivi: l esplosione, a partire dalle contraddizioni del sistema; la trasformazione della coscienza dentro una comunità emozionale; l individuazione di un obiettivo comune, molto radicale, in qualche modo utopico (radicalmente altro rispetto all esistente); l istituzionalizzazione, la gabbia di ac- 14 novembre 2008

15 ni: l altro Davide, quello che fa il Rettore, sembra adesso meno lontano e AQUIS potrebbe non essere poi una ragazza così cattiva. Allo scoccare di mezzanotte, come una Cenerentola in punta di piedi, Davide se ne torna nella folla; nel frattempo i dottorandi ed i dottori hanno scritto un documento critico. Alle 3 di notte Davide cede alla stanchezza nel parco antistante alla facoltà. Sarà per la fatica, o per le birre che ha trangugiato sovrappensiero, riflettendo, un po timoroso, sull afflusso alla manifestazione dell indomani. Potrebbe essere un flop: «e se il rettore avesse avuto ragione? E se ci sarà solo un manipolo di studenti?» Quando si sveglia, un furgone bianco, colorato e rumoroso catalizzatore della manifestazione, sta già lasciando il piazzale. Al suo seguito centinaia di studenti, tra i quali Davide non può non notare il nutrito gruppo dei dottorandi, alcuni docenti e persino qualche passante. Rispunta perfino Renato, con il ben noto ghigno. «Pare bello lungo, questo ciaio con i suoi problemi (la formazione di gruppuscoli destinati all estinzione e la degenerazione di chi vuole inverare l utopia, non si rassegna al riformismo e arriva alla lotta armata). «Quale sarà il nostro destino?» Mentre scorrono le ore, Davide si rende conto che la giornata non sarà semplice. «Sapremo autogestirci», dice fra sé e sé, per convincersi e darsi forza. La maratona didattica impegnerà lui e gli altri dalle 9 del mattino fino a tarda sera. Dopo Rutigliano, anche i prof Barone, Cobalti, Barbieri, Tosini svolgono la loro lezione. Parlano di disuguaglianza non raddrizzata e diversità come stimolo al miglioramento. Parlano di esclusione graduale dello Stato dal sistema scolastico, di mercato, egoismo, concetto di pubblico e diritto. Parlano di merito, produttività e legame tra Ricerca e Didattica. Nel pomeriggio si esce dalla facoltà. Si va in piazza Venezia, sotto la statua di Degasperi, tutti seduti sulle monumentali gradinate. Sotto un cielo plumbeo e carico di polline giallo, il prof Attila Bruni spiega alla sua platea, immobile per l interesse e per il gelo del marmo, quanto sia difficile diventare ricercatori in questo sistema universitario; e Matteo Fadini, unico studente in cattedra, illustra il complesso meccanismo dei finanziamenti all università. Alle 16 si tiene l assemblea di Facoltà. Davide ascolta ansioso le varie posizioni. Ci sono alcuni docenti, molti meno del previsto. Nessuno di loro se la sente di parlare a nome di tutto il corpo. Nell aria si alza una certa delusione: ci si aspettava, forse, qualcosa di più. Ma l entusiasmo Davide lo ritrova poche ore dopo, quando, pensieroso, si allontana dalla confusione della cena e in un aula trova un gruppo di dottorandi e dottori di ricerca. Si mette sulla porta, ad ascoltare. Qualcuna delle facce che scorge la conosce già, l ha già incontrata nelle aule e nei corridoi. Altre vengono dalla collina. Davide respira anche lì, fra ricercatori e professori in fieri, la stessa preoccupazione, la stessa tensione che hanno accompagnato lui stesso nei giorni precedenti. Analoghi problemi che causano la stessa paura, la stessa rabbia. Ci sono però delle differenze rispetto alle posizioni maturate dagli studenti nei primi gior- Cronistoria Martedì 14: primo incontro ristretto degli studenti No-Dav a Sociologia (15 persone). Giovedì 16: incontro pubblico a Sociologia, con una nuona partecipazione degli studenti (80 persone). Lunedì 20: assemblea a Sociologia, alla quale si notano studenti, professori, dottorandi, sindacalisti (150 persone). Martedì 21: manifestazione di duecento studenti che sfilano da Sociologia al Rettorato (250 persone). Mercoledì 22: videoconferenza con gli Atenei di altre città in lotta. Giovedì 23: autogestione a Sociologia, nell'aula-bunker, ed aperitivo con dj-set venerdì 24: si replica di programma del giorno precedente. Lunedì 27: maratona didattica a Sociologia, con lezioni dalle 9 del mattino a mezzanotte e poi cineforum sino alle 3 di notte. Martedì 28: enorme corteo per la città di Trento, che coinvolge anche studenti delle superiori (oltre 2000 persone). La sera riunione ed occupazione a Sociologia. QUESTOTRENTINO 15

16 biscione» chiosa, a metà tra la sorpresa e la provocazione. Ad ogni giro dello sguardo, Davide vede crescere la pancia del biscione, sempre più gonfia, non ancora sazia. Di scuola in scuola Sociologia, I.T.I. Buonarroti, I.T.R. Tambosi, L.P.S.P. Rosmini, Lettere, Economia, Giurisprudenza si dà spazio anche alla lettura di alcuni brani; si srotolano striscioni, persino in Piazza Duomo. Se la cultura costa, proviamo con l ignoranza?. Resistenti alla fuga, cervelli in lotta. La Ricerca è sul baratro, ma questa legge è un passo avanti. Università pubblica, libera conoscenza Università libera, conoscenza pubblica. Le parole di Antonio Gramsci: Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.. E pure Calamandrei, nel suo discorso al III Congresso dell Associazione a difesa della scuola nazionale. Renato è sparito, risucchiato dalla folla, dalle duemila e più persone che, silenziose, simbolicamente imbavagliate, coprono tutta la superficie occupabile tra la fontana del Duomo ed il Rettorato. La Questura parlerà di sole quattrocento persone; probabilmente molto grasse. Davide prende parte a una delegazione composta da sei studenti e due dottorandi. Incontra il suo omonimo, il Rettore Davide, ed il Presidente dell Università Dicono di loro di Trento, Innocenzo Cipolletta. Il nostro è ancora vagamente intontito, ma capisce benissimo la situazione. Tutti i pensieri, tutte le parole maturati in giorni di riflessione si condensano nelle frasi che vede, come se fossero solide, uscire dalle bocche dei suoi compagni. Che sente uscire dalla sua; hanno un sapore misto di timidezza e determinazione. Finanziamenti. Presa di posizione. Responsabilità. Diritto. Costituzione. Pagare. Studenti. Cipolletta esibisce affabile disponibilità; esprime l impossibilità, dettata dal regolamento, di mettere a votazione i documenti che la delegazione propone, ma ne suggerisce la lettura davanti al Consiglio. L altro Davide, il Rettore, al contrario, è molto duro. Mastica tensione. Non pensa più ad uno scherzo, e non riesce a controllare il nervosismo. Liquida come preconcetti i punti critici evidenziati dalla delegazione; pone dei dubbi sulla preparazione dei suoi interlocutori (dei quali poi apprezzerà, via carta stampata, l impegno); difende l esistenza e l operato della giovane AQUIS. Dichiara di aspettare l imminente arrivo delle linee guida del Ministro I primi a difendere il movimento sono i docenti, che pur non condividendone in toto i contenuti, lodano l atteggiamento positivo dei ragazzi. Gli studenti sono stati i primi a chiederci di intervenire. Vogliono dialogare, scambiare informazioni, opinioni. Sono corretti e collaborativi. E positivo che si cerchi assieme una posizione condivisibile, dicono i docenti che hanno preso parte alla maratona didattica di lunedì. Carlo Barone, in particolare, rende onore alla partecipazione degli studenti, non solo come quantità, ma anche a livello contenutistico. Questo movimento deve servire prima di tutto a loro, agli studenti stessi, che possono ragionare assieme, da soli, ed avere l attenzione dei media. Nonostante tutto però, fuori dalle università in molti sono ancora scettici. C è chi ancora non sa bene cosa pensare, e chi invece non vede l ora di dire la sua: Tutti questi studenti fuori corso, con il bancomat di papà, non mi convincono per niente. Sarebbe bello avere una generazione che autonomamente rivendica il suo futuro. Non mi pare sia così oggi. Anche se gli esperti dicono che la protesta è condivisa anche al di fuori delle facoltà, il tenore dei commenti che si leggono sul web non è affatto positivo. Gli studenti, di par loro, non replicano: per una volta, invece di stare su internet, sono tutti nelle università a pensare come migliorare il proprio domani. Gelmini per la riforma dell Università e di voler semmai discutere su di esse, in un secondo tempo, in assemblee di Facoltà e d Ateneo. Si infervora, e ogni tanto Cipolletta gli dà un colpetto sul braccio sinistro, sussurrando «Davide...». Poi la scena cambia; si aprono le porte del Consiglio, e qualcuno, della delegazione, entra a leggere i documenti preparati e a chiedere una discussione su di essi. Davide invece aspetta fuori, impaziente. Inizia a piovere l acqua e pure la stanchezza. Quelle successive sono ore di attesa e confusione. Il Consiglio ha parlato, ma non si è espresso ufficialmente a favore degli studenti. E stata convocata un Assemblea generale d Ateneo per metà novembre, ma a Davide pare ancora troppo poco. Gli studenti continuano a chiedere una presa di posizione netta sull atteggiamento del governo. Davide si ritrova ancora una volta a Sociologia. Ormai è notte. Si è deciso di occupare. Non che tutti fossero d accordo; qualcuno, infatti, se n è andato. Qualcuno ha anche pianto forse solo per la stanchezza. Stavolta, per lo meno, pensa Davide, dormirà su una tavola calda nella già citata aula bunker. Fuori piove, governo ladro. «È la terza fase», mormora Davide, osservando i movimenti stanchi di chi, rimasto, pulisce a terra e prepara il giaciglio. «Quella di cui parlava Rutigliano. Il momento in cui bisogna scegliere che strada prendere, darsi orizzonti più ampi. Costruire proposte. Fare Università». Un gruppetto di studenti si è sistemato all ingresso. Fumano osservando la pioggia che scende ormai copiosa, sciogliendo l inchiostro dei cartelloni appesi sulla facciata dell edificio. Davide può finalmente coricarsi; si rende conto che una fase viva, inaspettata, si sta ormai chiudendo. Sa che un altra se ne deve aprire. Chiude gli occhi e, prendendo sonno, si domanda sotto quale cielo li riaprirà. 16 novembre 2008

17 IL MONDO CHE VERRÀ Italia dei Valori Il Trentino Il professore capolista Professor Firmani il suo partito è sempre stato critico nei confronti della giunta Dellai, perché ora questa scelta di entrare in coalizione con il centro sinistra? Il nostro partito non andrà mai a destra, men che meno con questa destra populista e razzista e nemmeno ci saremmo potuti permettere, arroccandoci nel nostro eburneo isolamento, di consegnare il Trentino ai leghisti. Inoltre era giunto il momento di accettare la sfi da di governo, che dal nostro punto di vista ha una valenza altissima: signifi ca traghettare la nostra storia, i nostri ideali di trasparenza, di oculatezza nell impiego delle risorse pubbliche all interno delle istituzioni. Questa crisi economica di portata mondiale sta arrivando anche in Trentino, molte fabbriche chiudono, o ricorrono alla cassa integrazione, le piccole e medie imprese sono in sofferenza, le famiglie si impoveriscono. Quali saranno le proposte di Italia dei Valori se dovesse far parte della coalizione di governo? In Trentino sono stati attivati dei provvedimenti per questa fase di emergenza, mi riferisco al supporto alle piccole imprese con il sostegno al credito bancario ed alle numerose iniziative rivolte alle famiglie, ma in prospettiva non basterà. Il Trentino industriale ed imprenditoriale deve trovare formule sempre più ampie di collaborazione con le Università per Bruno Firmani capolista Italia dei Valori del Trentino implementare ricerca ed alta tecnologia con ricaduta sul territorio. L artigianato deve formare i propri addetti per piccole produzioni di nicchia e di alta qualità, penso alla lavorazione del legno, all enogastronomia, ai prodotti lattiero-caseari, all agricoltura di montagna. La nostra terra possiede buone potenzialità in questo senso, ma va guidata attraverso un processo che renda i giovani consapevoli ed al contempo fornisca loro una specializzazione sempre più avanzata e concorrenziale nei confronti di altri territori. Per le famiglie bisogna fare di più, le politiche abitative devono essere ITALIA DEI VALORI più consistenti, alle giovani coppie si devono offrire le condizioni per avere dei fi gli, la storia, la cultura e tradizioni trentine devono continuare ad essere trasmesse di generazione in generazione. Questo significa che non vede di buon occhio un Trentino multietnico? Al contrario, noi crediamo che oggi la Legge Provinciale sull accoglienza degli stranieri sia superata. Occorre passare dalla fase dell accoglienza alla fase dell integrazione ed anche in questo senso, grazie all Autonomia, gli strumenti non mancano, ma vanno gestiti in modo da non creare sprechi e da costruire una rete di coinvolgimento di tutte le realtà del territorio. La scuola e l Università trentine riusciranno ad assolvere al compito di creare una classe dirigente all altezza delle emergenze di questo secolo? Le riforme dei governi di questi ultimi anni non hanno innalzato gli standard qualitativi della scuola, la riforma Berlinguer dell Università che ha introdotto il tre più due è stata deleteria, ha creato aspettative che non corrispondono alle reali potenzialità del paese. In Trentino abbiamo una buona qualità, ma anche in questo caso, per quanto concerne l Università andrebbero gestite meglio le risorse, meno investimenti immobiliari e più ricercatori con contratti stabili. L ALTERNATIVA POSSIBILE Messaggio elettorale a pagamento - Committente: Gerardo Carpentiero QUESTOTRENTINO 17

18 l intervista L avvocato che non ti aspetti Anche a Trento sono attivi, per immigrati e senza casa, gli avvocati per la solidarietà. Intervista a una di loro, Elena Biaggioni. Giulio Dalla Riva La figura dell avvocato è un topos delle barzellette da bar: cinici, arrivisti, spietati, li si raffigura come dei professionisti senza umanità. Elena Biaggioni è un avvocato, con studio a Trento, che male, malissimo, s inquadra in questo stereotipo. Come ci ha raccontato lei durante questa intervista, si è avvicinata alla professione spinta dalla voglia d aiutare le persone, di rendersi utile. In questa ottica si è avvicinata al diritto penale. Non vuole dare di sé l idea della superdonna, ma la sua esperienza d avvocato, e la scelta di prestare servizio volontario con gli avvocati per la solidarietà non è comune. L iniziativa, nata per dare sostegno legale anche agli ultimi e riempire di significato il motto La legge è uguale per tutti, tristemente sconfessato da una sequela senza fine di leggi ad personam, ha preso avvio a fine 2006, grazie all impegno del Difensore civico Donata Borgonovo Re, dei Volontari di strada, e al sostegno finanziario della Fondazione Caritro. Nel 2007 gli avvocati per la solidarietà, ospitati dai locali del Punto d incontro di via Travai, hanno trattato ben 100 casi e altrettanti ne hanno presi in carico quest anno. Per rivolgersi a loro basta recarsi il giovedì, tra le e le 16.30, al Punto d incontro, meglio dopo aver prenotato l appuntamento, telefonando allo Avvocato Biaggioni, potrebbe raccontarci, a grandi linee, com è nato a Trento il servizio di avvocatura di strada? Gran merito va dato ai Volontari di Strada, che lavorano a stretto contatto con la realtà dell immigrazione e degli strati sociali più poveri, e che fanno la parte più dura, potremmo dire più sporca del lavoro, che conoscono moltissime persone e realtà ed hanno un coraggio pazzesco. In città come Bologna, in cui l esperienza era già avviata, si erano palesati degli attriti 18 novembre 2008

19 con le realtà istituzionali. Questo perché già sono previsti dei servizi tesi alla copertura giudiziaria dei non abbienti: il gratuito patrocinio, per esempio, o, nel penale, la difesa d ufficio. Anche dal punto di vista dell etica professionale la questione non era chiara. A Trento l esperienza si è connotata per i suoi buoni rapporti con enti e istituzioni: basti pensare che si è avuto il benestare del Consiglio dell Ordine degli Avvocati, a cui era stato chiesto un parere. Si è visto, infatti, che i timori sollevati erano infondati: nessuno ha rubato clientela a nessuno. Lo sforzo congiunto, anzi, sta proprio nell entrare in contatto con chi potrebbe essere interessato a questo tipo di assistenza legale. Al Punto d incontro è possibile parlare con avvocati di diritto civile, penale, amministrativo che hanno dato la loro disponibilità, il tutto coordinato dai Volontari di strada. Ogni avvocato presta servizio, a seconda delle sue competenze, nel momento in cui è necessario il suo intervento. Di sicuro l esperienza è molto arricchente. Qual è la tipologia di persone che si presentano a chiedere il vostro aiuto? Pensavo che vi fosse molta più richiesta per tematiche legate direttamente all immigrazione, ai permessi di soggiorno e alle espulsioni. Invece ho constatato il palesarsi più di problemi legati alla vita successiva all entrata in Italia: chi magari si trova a fare i conti, dopo anni, con decreti di espulsione mai eseguiti, quando ormai si è più o meno regolarizzato. Per esempio mi è capitato il caso di una donna immigrata che ha subito violenze domestiche e sulle cui spalle pesa un decreto d espulsione del 2000 mai attuato. Come può presentarsi davanti ai carabinieri? Come può chiedere una tutela? Un altro caso che per me è stato emblematico, il primo che ho affrontato con gli avvocati per la solidarietà, è stato quello d un ragazzo extracomunitario che è stato picchiato e derubato da un altro gruppo di stranieri. Di fronte al suo racconto mi sono trovata a chiedergli, cosa che non avrei fatto con un altro cliente: Perché vuoi sporgere denuncia?, maliziosamente. Lui, candidamente, ha risposto che se non chiedeva questa forma di tutela, di risposta sociale, allora aveva ragione suo fratello: sarebbe dovuto andare lui, con la mazza, a picchiare i suoi aggressori. Questo procedimento è poi andato avanti, portando ad un risarcimento: la risposta sociale cercata. Comunque si rivolgono a noi anche degli italiani che vivono per strada o si trovano ad essere in contatto coi Volontari di strada. Dal suo punto di vista privilegiato di penalista se dovesse tentare un analisi globale del meccanismo di prevenzione e repressione della criminalità, in Lo Stato affronta i problemi della sicurezza in modo declamatorio particolare per quanto riguarda gli immigrati, quale giudizio ne darebbe? Il problema principale è una sclerotizzazione del sistema: lo Stato affronta i problemi legati alla sicurezza in modo declamatorio. Essi invece, a mio parere, nascono dall incapacità di creare un equilibrio nella società civile. Per questo si affida sempre più spesso al diritto penale, che invece dovrebbe essere l extrema ratio, il dovere di dare una risposta, di tipo giudiziale, che non si riesce a trovare altrove. I paradossi che affliggono il sistema giuridico sono innumerevoli: si sprecano un sacco di energie e soldi per portare avanti procedimenti giudiziari, sanzioni amministrative e penali, che non approdano a niente. E un problema di efficienza. Si pensi ad esempio ad una novità arrivata da poco nella aule di Trento, la inottemperanza all ordine della questura, previsto dall art. 650 del codice penale. La questura ferma un immigrato che non può fornire regolare documentazione della sua permanenza, e lo invita a presentarsi in questura per regolarizzare la sua situazione di soggiorno entro quattro giorni. L invito non è cristallino, perché in questura in realtà si riceve un ordine d espulsione. Ma a quel punto chi è tanto stupido da presentarsi? Si genera così un meccanismo di segnalazioni che sfocia automaticamente in un udienza penale in contumacia, con proclamazione della condanna. Non lamentiamoci dunque se poi i tribunali sono intasati. Lo stesso invito in questura per la regolarizzazione è paradossale, in quanto non tradotto nella lingua delle persone a cui è indirizzato. Molte di queste procedure in contumacia potrebbero essere evitate anche solo parlando in modo comprensibile agli interessati. Per questo l Italia è stata più volte sanzionata a livello europeo. Pure l eccessivo affollamento carcerario è dovuto, almeno in parte, alla scarsa efficienza con cui vengono applicate le soluzioni alternative di pena. La colpa non è però imputabile solamente ai tempi lunghi che caratterizzano il sistema italiano: qui a Trento i procedimenti sono molto veloci. Questo però ha permesso di evidenziare la sostanziale paradossalità d una parte della legislazione, in particolare quella relativa agli immigrati. I provvedimenti che si sono susseguiti non hanno di sicuro migliorato la situazione: ancora una volta mi sembra che lo Stato, incapace di creare una risposta sociale, di prevenzione, alla criminalità legata all immigrazione e all indigenza, abbia fornito una risposta inadeguata e declamatoria. Ha collaborato Mattia Pelli. QUESTOTRENTINO 19

20 Progettopoli Storie di affaristi e millantatori (definizione di Lorenzo Dellai) all interno della pelosa contiguità tra politica, incarichi pubblici e interessi molto privati Ettore Paris Come si sviluppavano gli intrecci tra politica ed affari nel campo delle progettazioni? L inchiesta Giano bifronte, soprattutto attraverso le intercettazioni, ha rivelato le disinvolture, quando non il malaffare, nella gestione degli appalti. A un livello sottostante, con importi in gioco molto minori, ma non per questo meno illuminante, stanno i rapporti con i progettisti. Che l inchiesta della magistratura ha già evidenziato, e che qui vogliamo approfondire. Con una avvertenza: praticamente nulla degli episodi che riportiamo ha rilevanza penale; descrivono però un clima, una cultura del sottopotere, un allarmante viscido incrocio tra interessi privati e incarichi pubblici. Centrale nella nostra ricostruzione è la figura dell architetto di Arco Marco Angelini, peraltro inquisito e arrestato nell ambito di Giano bifronte. Ad Arco Angelini non ha mai rappresentato il vero potere, detenuto invece dalla Ata Engeneering dell ex-sindaco Mario Morandini, che con 30 professionisti alle proprie dipendenze era il più grosso studio professionale del Trentino (e ancor più oggi, che si è ulteriormente ampliata, diversificando e internazionalizzando l attività di progettazione), ad Arco una potenza, al punto da stampare nei propri uffici le carte del Piano Regolatore. L arch. Angelini, che più che sulle capacità tecniche faceva conto su secondarie entrature politiche, era una figura di contorno. Il salto di qualità lo fa quando si mette assieme a un giovane, Paolo Signoretti, studente di ingegneria, dinamico e rampante. Insieme da un lato fondano la Civil Engeneering (che fin dal nome ambisce a ricordare la ben più robusta Ata Engeneering); dall altro scalano la Margherita locale e Angelini, referente dei grisentiani, fa nominare Signoretti coordinatore comprensoriale. Dal punto di vista tecnico lavorano soprattutto nei Patti territoriali, dove molti rapporti sono spesso opachi. Vediamo un episodio all interno del Patto della Predaia, che raduna attorno al Tavolo, le categorie, altri soggetti e un consulente delegato dalla Provincia, Marco Raffaelli, con il compito di spiegare le modalità di presentazione dei progetti e l accesso ai contributi. Al Tavolo gli artigiani e uno dei consorzi Il messaggio è chiaro: se si vogliono i contributi pubblici, bisogna passare da chi ha le mani in pasta, è contiguo ai consulenti della Pat e alla politica. di Melinda presentano un progetto di massima (commissionato a uno studio tecnico di Trento) per la realizzazione di un PalaMela: un palazzetto con area congressi, uffici, ristoranti. Inopinatamente alla riunione del Tavolo è presente un professionista che nulla ha a che fare con il progetto. Chi è? Paolo Signoretti, il quale, dimostrandosi a conoscenza della situazione, illustra come la porterebbe avanti lui. Di fronte allo sconcerto dei presenti, il consulente Raffaelli decide di convocare i promotori del progetto (consorzio e artigiani) nel suo studio. Quando i promotori si presentano nello studio, scoprono che questo non è lo studio di Raffaelli, bensì della Civil Engeneering; dove Signoretti spiega che è il suo studio ad avere le competenze (e le conoscenze) per gestire queste cose. Il messaggio è chiaro: se si vogliono i contributi pubblici, bisogna passare da chi ha le mani in pasta, è contiguo ai consulenti della Pat e alla politica. I committenti però non ci stanno: scatta una reazione d orgoglio (cosa non infrequente, per fortuna, di fronte ad episodi da magnadora) e rifiutano l incarico alla Civil Engeneering percepito come un imposizione. Poi, al Tavolo, il Pala- Mela viene bocciato, ma questa probabilmente è un altra storia. Sta di fatto che Angelini, diventato nella Margherita responsabile provinciale per gli Enti locali, vede la sua influenza aumentare: affianca il senatore Mauro Betta nella ricerca delle alleanze e compilazione delle liste alle comunali. L esito sul piano politico è disastroso: 20 novembre 2008

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