I giovani, navigatori del nuovo mondo globale

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1 La società italiana al se, rivelano l obiettivo di soddisfare la clientela straniera e favorire l integrazione sociale ed economica. Da un lato, si è assistito al lancio da parte dei gruppi italiani di prodotti e servizi dedicati: è il caso, ad esempio, del network di agenzie Agenzia Tu di Unicredit, presente con dodici agenzie in dieci città del Centro-Nord; o del conto Paschi senza frontiere del Monte dei Paschi di Siena; dall altro lato, si è assistito all ingresso in Italia di alcuni gruppi esteri (da Cina, Filippine, Marocco) con l apertura di filiali; infine, è da tempo operativa Extrabanca, un istituto di credito che offre servizi rivolti principalmente agli immigrati e che oggi ha sportelli a Brescia, Milano, Prato e Roma (tav. 4) I giovani, navigatori del nuovo mondo globale Anche nel 2013 sempre più italiani hanno deciso di lasciare il Paese e avviare un nuovo progetto di vita oltre confine. Tra chi l ha fatto per motivi di lavoro, per migliorare le proprie prospettive o per trovarne uno, chi per ragioni personali e affettive, chi per sentirsi davvero cittadino globale, si tratta di un fenomeno crescente i cui effetti, per ora ancora poco visibili, sono destinati a impattare fortemente sulla società e sull economia italiana. Nell ultimo decennio il numero di cittadini che hanno trasferito la propria residenza all estero è più che raddoppiato, passando dai circa del 2002 ai del 2012 (+115%). Ma è stato soprattutto nell ultimo anno che l incremento dei trasferimenti è stato particolarmente rilevante (+28,8% tra il 2011 e il 2012), segno di una tendenza destinata probabilmente a estendersi ancora di più nel prossimo futuro. Nel 54,1% dei casi, i cancellati avevano meno di 35 anni e sono andati ad arricchire le fila già copiose di un Italia oltre confine che secondo l Aire ammonta a oltre 4,3 milioni di connazionali (fig. 7). Il trasferimento di residenza rappresenta però solo la punta dell iceberg di un fenomeno molto più ampio che sta interessando sempre più italiani, soprattutto giovani. E mentre l attenzione mediatica tende a metterne in luce singoli aspetti la fuga dei cervelli, la ricerca di un lavoro che non si trova in patria, la sensazione è che si tratti in realtà di una fenomenologia molto più complessa, in cui se da un lato si accelerano quei processi di mobilità internazionale che la società globale impone, dall altro lato si nasconde il disagio crescente verso un Paese d origine che non riesce più a garantire un futuro al passo con i tempi.

2 32 47 Rapporto Censis Tav. 4 - Le banche per gli immigrati Gruppi Cosa Dove I gruppi italiani Unicredit Monte dei Paschi di Siena Extrabanca I gruppi esteri Network di 12 agenzia Agenzia Tu con prodotti dedicati Conto corrente Paschi senza frontiere e prodotti dedicati Istituto di credito destinato agli immigrati Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Milano, Modena, Roma, Torino, Treviso, Verona Tutte le agenzie Brescia, Milano, Prato, Roma Bank of China Limited Servizi per i connazionali Roma, Milano Bank of the Philippine Island Servizi per i connazionali Roma, Milano Banque Chaabi du Maroc Servizi per i connazionali Brescia, Bologna, Milano, Torino Industrial and Commercial Bank of China Servizi per i connazionali Milano Fonte: Censis, 2013 Fig. 7 - Andamento delle cancellazioni di residenza per l estero, (v.a. e var. %) ,8% ,1% Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

3 La società italiana al Che il fenomeno sia più esteso di quanto le statistiche ufficiali non dicano lo conferma una indagine del Censis condotta nell ottobre del 2013, secondo cui circa famiglie italiane (il 4,4% del totale) hanno avuto nel corso del 2013 uno o più componenti residenti all estero per più di tre mesi. Nel 29% dei casi il parente è ritornato, mentre nel 71%, pari a più di persone, si trova ancora all estero e il 30% vi si trova da più di un anno. A questa quota si aggiunge un altro 1,4% di famiglie in cui invece uno o più membri stanno progettando la partenza o sono in procinto di trasferirsi. Si tratta di un fenomeno che interessa trasversalmente la società italiana, ma che appare più radicato nelle grandi metropoli e tra i segmenti sociali più benestanti. Mentre infatti nei piccoli comuni la quota di famiglie con un componente all estero oscilla attorno al 4%, tra i comuni più grandi cresce sensibilmente, per arrivare al 6,2% in quelli con più di abitanti: un dato questo riconducibile alle dinamiche di mobilità territoriale e alle maggiori opportunità per chi vive in realtà metropolitane. Ma a colpire è la maggiore tendenza ad andare via tra quanti vivono in nuclei con un livello di benessere più elevato. Cresce, infatti, all aumentare delle disponibilità economiche la quota di famiglie con almeno un componente all estero, passando dal 3,6% di quelle con reddito attorno a euro netti mensili al 10,6% di quelle con reddito superiore ai euro: segno di come anche le fasce di reddito medio-alto stiano subendo gli effetti della crisi (fig. 8). Si potrebbe dire, ancora, come per andare all estero sia necessaria non solo una famiglia che possa sostenere il costo di un soggiorno fuori dall Italia (magari anche di costose rette universitarie), ma vi debba essere anche una strumentazione motivazionale legata ai valori dei ceti affluenti. È soprattutto tra i giovani, il segmento oggi più coinvolto dai nuovi flussi di migrazione, che il confine tra la necessità e la voglia di andare via appare più sbiadito. Cittadini globali, figli della rivoluzione digitale, che ha cambiato le identità individuali e la percezione dei confini, fisici e sociali del mondo, quella che in patria assume i connotati di una fuga rappresenta invece forse più semplicemente la strada, in molti casi anche faticosa, di un integrazione fisica con un mondo cui i giovani oggi già appartengono per connessione virtuale. Quelle che a vasti strati della popolazione adulta appaiono ancora come barriere naturali fisiche, per la lontananza dai luoghi d origine o semplicemente per il clima, o relazionali, per le differenze

4 34 47 Rapporto Censis Fig. 8 - Famiglie con componenti all estero per ampiezza del Comune di residenza e reddito familiare medio mensile (*) (val. %) 10,6 3,6 4,5 3,2 5,5 6,2 3,6 3,9 4,8 4,4 Fino a ab ab ab ab. Oltre ab. Fino a euro euro euro Oltre euro Totale Ampiezza Comune residenza Reddito netto mensile familiare (*) Percentuale di famiglie in cui uno o più componenti nel 2013 hanno vissuto all estero per un periodo superiore a tre mesi culturali e linguistiche sono per le giovani generazioni il terreno di coltura per nuove esperienze, un modo diverso di vivere il mondo e la loro età. È in questo spirito forse l unico vero collante della pluralità di esperienze di cui oggi tanti più italiani sono protagonisti, per una breve o prolungata stagione della propria vita. Fenomeno emergente, quindi, che trova ragione in tanti e distinti fattori: la crescita dei flussi di mobilità europea e internazionale per ragioni di studio (sono il 15,4% del totale i laureati della specialistica/magistrale del 2012 che hanno avuto un esperienza di formazione all estero); la ricerca di lavoro in contesti più ricchi di opportunità; le conseguenze di un mondo i cui confini si sono allargati e in cui l internazionalizzazione di processi e strutture accentua la mobilità dei lavoratori; o la voglia di attuare all estero il proprio progetto di vita, per sentirsi cittadini del mondo e per dare pienezza e libertà alla propria esistenza.

5 La società italiana al Lo spaccato che emerge dai primissimi risultati di un indagine condotta dal Censis a partire dal mese di ottobre 2013 sugli italiani che vivono all estero, e che ha riguardato in prevalenza giovani e persone con meno di 45 anni, consente di approfondire alcune caratteristiche di questa fetta di popolazione di cui si parla molto, ma si sa ben poco. Il primo dato che emerge è l accelerazione dei processi migratori avvenuta negli ultimi anni. Quella di trasferirsi all estero, anche per un breve periodo della propria vita, è stata per la maggior parte degli italiani una scelta recente, avvenuta a cavallo tra il 2008 e il Ben il 59,2% vive fuori dall Italia da meno di cinque anni e, di questi, il 26,4% da meno di due. E se il 26,5% vanta un anzianità più elevata ma comunque inferiore ai dieci anni, solo il 14,2% vive ormai da più di dieci anni oltre confine (tab. 11). Malgrado il cambiamento sia avvenuto di recente, risiedere all estero ha consentito di mettere nuove radici in tempi relativamente rapidi e consolidando la volontà di stabilirsi oltre confine. Quasi la metà dei giovani che si trovano all estero (il 44,8%, ma tra gli over 30 la percentuale sale al 56%) vive ormai stabilmente in un altro Paese, o quanto meno intende farlo. Mentre, sul versante opposto, il 13,4% considera la propria presenza fuori dall Italia del tutto temporanea, legata a un periodo di formazione o di lavoro. Per un ulteriore 41,8% dei giovani connazionali all estero il futuro appare ancora tutto da decidere: il 24,7% si trova oltre confine, ma non ha progetti molto precisi sul da farsi, se restare o ritornare; e la stessa incertezza di fondo contraddistingue quanti, pur trovandosi all estero per un periodo di tempo limitato, si stanno però attivando per restarci (17,1%) (fig. 9). Il fatto che una quota così consistente di italiani intenda stabilirsi all estero è legata in gran parte alle opportunità occupazionali che contraddistinguono altri Paesi rispetto all Italia. A fronte di un 20,4% che si trova all estero per ragioni formative, i più per seguire master e dottorati (13,3%), la maggioranza (il 72%) ha un occupazione, mentre il 5,3% ne sta cercando attivamente una (tab. 12). Tra gli occupati, i più (57,1%) lavorano per aziende o organismi stranieri o internazionali, mentre vi è un 5,7% occupato presso un impresa o struttura italiana con sedi all estero. Significativa è anche la quota di lavoratori autonomi (il 9,2% del totale) che hanno un impresa o svolgono un attività libero-professionale: segno di come quella che in Italia sta diventando una vera e propria impresa

6 36 47 Rapporto Censis Tab La presenza degli italiani all estero, per classe di età (val. %) La presenza all estero è: Fino a 30 anni anni Totale Temporanea, legata a un lavoro di durata determinata o periodo di formazione 18,4 9,7 13,4 Per ora temporanea, ma si sta attivando per restare oltre il periodo preventivato 25,0 11,2 17,1 Non sa, non ha progetti precisi 26,9 23,1 24,7 Stabile, vive/intende vivere in questo Paese 29,6 56,0 44,8 Totale 100,0 100,0 100,0 Se ne è andato dall Italia: Meno di 1 anno fa 22,1 7,5 13,7 Da 1 e 2 anni fa 17,2 9,3 12,7 Da 2 e 5 anni fa 46,4 22,8 32,8 Da 5 a 10 anni fa 11,7 37,5 26,5 10 anni fa e più 2,7 22,8 14,2 Totale 100,0 100,0 100,0 nell impresa l avviare un attività in proprio all estero rappresenti forse un obiettivo di più accessibile portata. Se generalmente chi lavora si colloca al livello alto o intermedio della piramide professionale, c è da segnalare che quello della precarietà del lavoro tra i giovani resta anche all estero un nodo importante; non irrisolto però come in Italia, dove le conseguenze derivanti dalla perdita di lavoro sono ben più gravi. A ben vedere, infatti, tra quanti dichiarano di svolgere un lavoro alle dipendenze solo il 57,8% ha un occupazione permanente; il 39% ne ha una temporanea, l 1,3% svolge uno stage o tirocinio, mentre l 1,8% è occupato irregolarmente. È indubbio comunque che la possibilità di sviluppare un proprio percorso professionale non in una logica al ribasso, ma coerentemente con le proprie aspettative di vita, abbia rappresentato una motivazione determinante per gran parte dei giovani che hanno deciso di trasferirsi.

7 La società italiana al Fig. 9 - Le prospettive dei giovani all estero (val. %) Presenza temporanea 13,4 Non ha progetti precisi 24,7 Vive stabilmente all estero 44,8 Si attiva per restarci 17,1 Si tratta di una spinta che ha trovato però forza anche in altri fattori. Prima ancora che motivato dalla possibilità concreta di trovare un lavoro, chi se ne è andato lo ha fatto per darsi migliori prospettive e chance di carriera e di crescita professionale: è questo il fattore considerato da ben due intervistati su tre (il 67,9%) determinante nella scelta di trasferirsi. E se la metà (51,4%) indica invece la possibilità concreta di trovare un occupazione, il 54,3% è stato invece più spinto dalla convinzione che solo all estero si possa sviluppare un progetto di vita e migliorare la qualità del proprio vivere quotidiano. Ma importante per molti è stato anche il desiderio puro e semplice di fare un esperienza di tipo internazionale, indicato al quarto posto dal 43,2% degli intervistati (fig. 10). Seguono altri fattori, meno condivisi, ma che pure hanno pesato fortemente nella scelta di quegli italiani che sono andati all estero.

8 38 47 Rapporto Censis Tab La condizione degli italiani all estero, per classe di età (val. %) Attuale condizione Fino a 30 anni anni Totale Studia 36,1 8,8 20,4 Esperienza di lavoro/studio nell ambito di programmi di scambio (es. Erasmus) 5,8 1,6 3,4 Frequenta un corso di lingue 1,7 0,5 1,0 Frequenta un corso universitario 4,6 0,5 2,3 Frequenta un master/dottorato 23,2 5,9 13,3 Frequenta un altro tipo di corso 0,7 0,2 0,4 Lavora 57,4 82,8 72,0 Per un azienda/ente/organizzazione italiana 6,5 5,0 5,7 Per un azienda/ente/organizzazione straniera 45,8 65,5 57,1 Attività in proprio, libero-professionale o impresa 5,1 12,2 9,2 Altro 6,5 8,4 7,6 Cerca lavoro 5,6 5,0 5,3 Non studia, non lavora, non cerca lavoro 1,0 3,4 2,4 Totale 100,0 100,0 100,0 Tipologia di lavoro alle dipendenze Tempo indeterminato 51,2 61,4 57,8 Temporaneo 42,3 37,3 39,0 Stage, tirocinio 3,3 0,3 1,3 Irregolare 3,3 1,0 1,8 Totale 100,0 100,0 100,0

9 La società italiana al Fig I fattori considerati decisivi nella scelta di andare all estero (val. %) Migliorare la propria condizione professionale e le chance di carriera Voglia di migliorare la qualità complessiva della vita e poter costruire un progetto di vita Possibilità concreta di trovare un lavoro 54,3 51,4 67,9 Voglia di fare un esperienza internazionale Seguire un percorso formativo di qualità 43,2 40,1 Voglia di lasciare l Italia, in cui non mi trovavo più bene Avere avuto un opportunità di lavoro o formativa (è stata l azienda o l università a proporre il trasferimento) Seguire il/la compagno/a o la famiglia Imparare bene una lingua straniera Possibilità di vivere liberamente la propria vita senza essere giudicati (diritti civili, coppie omosessuali, madri single, ecc.) Andare via di casa 26,5 23,9 15,2 14,6 12,0 8,4 Presenza all estero di altre persone (amici/parenti/colleghi) Imposizioni dall esterno (trasferimento di lavoro, altro) 2,4 2,2 Circa un quarto (il 26,5%) dichiara che è stata determinante la voglia di lasciare un Paese in cui non si trovava più bene; per una quota simile ha pesato in modo decisivo il fatto che si fosse presentata una concreta opportunità di lavoro o di formazione da parte di aziende o università. Per alcuni hanno pesato molto le ragioni affettive: il 15,2% si è trasferito per seguire una persona cara e ben il 12% per vivere al meglio e in piena libertà la propria dimensione di vita sentimentale, senza essere vittima di pregiudizi o atteggiamenti discriminatori, come nel caso di omosessuali o madri single. Quali che siano le ragioni di fondo, una volta partiti, i giovani italiani sembrano trovare oltre confine risposta alle proprie aspettative. Per quanto vivere lontano dall affetto e dal supporto familiare resti per quasi tutti fonte di amarezza, e il vissuto quotidiano non sia privo

10 40 47 Rapporto Censis di difficoltà, anche e soprattutto da un punto di vista relazionale, la stragrande maggioranza non rimpiange la scelta fatta. Anzi, l esperienza di vita all estero ne rafforza la valutazione positiva. Un quarto non sa dirsi ancora completamente soddisfatto; il 19,3%, pur non avendo ancora realizzato quello che sperava, non si considera comunque deluso dall esperienza; il 7,4% dichiara che è ancora presto per giudicare. Infine, ben il 72,7% afferma con fermezza che quella fatta è stata una scelta giusta e di piena soddisfazione (tab. 13). Proprio il vivere in contesti socialmente e culturalmente diversi, rispetto ai quali l Italia non riesce, per la maggioranza degli intervistati, a reggere il confronto, lascia emergere un giudizio pessimista ed estremamente disincantato su un Paese che la metà degli interpellati (49,2%), pur riconoscendone l immensa ricchezza di risorse, considera affossato dalla sua classe dirigente e un terzo (36,3%) giudica in declino inesorabile, destinato a essere sempre più marginale. Solo il 14,5% complessivamente salva l Italia: pensando che in definitiva sia un Paese come un altro, con i suoi pregi e difetti (9,5%), e per certi versi migliore di quanto non appaia (5%). Quello che al confronto con l estero appare il difetto più intollerabile è l assenza di meritocrazia a tutti i livelli del sistema-paese, denunciata a gran voce dal 54,9% degli intervistati. Un aspetto che per molti deve avere inciso fortemente sulla stessa scelta di andarsene, vista l ampia condivisione che emerge su tale punto, prima di altre questioni che pure affliggono l Italia quali il clientelismo e la bassa qualità delle classi dirigenti (indicati dal 44,1%), la carenza e scarsa qualità dei servizi (28,7%), la scarsa attenzione per i giovani (28,2%), lo sperpero di denaro pubblico (27,4%). Colpisce anche trovare al terzo posto (lo indica il 34,2%) l imbarbarimento culturale della gente: una denuncia forte che non esenta nessuno dalla responsabilità di avere contribuito a costruire l attuale presente (fig. 11). La nuova emigrazione sembra insomma avere poco a che fare con lo stereotipo non poi così lontano nel tempo del migrante che si trasferisce continuando a sognare di tornare prima o poi in patria. È figlia di un epoca globale in cui il concetto stesso di migrazione sfuma di significato e quello di cittadinanza globale si afferma come dimensione identitaria delle persone. Ma non per questo se ne possono trascurare gli impatti e le conseguenze. Quella che si va consumando negli ultimi anni è la partenza di sempre più giovani, per lo più qualificati, le cui conoscenze e competenze trovano all estero quelle occasioni di valorizzazione che in pa-

11 La società italiana al Tab Il giudizio sulla scelta di andare all estero e sull Italia, per periodo di permanenza all estero (val. %) Da quanto tempo ha lasciato l Italia Da meno di 2 anni Da 2 a 5 anni Da più di 5 anni Totale Giudizio sulla scelta di andare all estero È decisamente soddisfatto 59,6 72,8 82,8 72,7 Non ha ancora realizzato quello che sperava, ma non si può dire deluso 22,0 21,1 15,5 19,3 Ancora è presto per giudicare 17,3 5,3 1,7 7,4 È stata una scelta sbagliata 1,1 0,9 0,0 0,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 Giudizio sull Italia È un Paese pieno di risorse, ma penalizzato dalla sua classe dirigente È un Paese in declino inesorabile, destinato a essere sempre più marginale 47,5 50,2 49,6 49,2 39,9 35,5 34,2 36,3 È un Paese come un altro, con pregi e difetti 8,3 7,8 12,1 9,5 È un Paese migliore di quanto non appaia 4,3 6,5 4,1 5,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 tria non hanno, per le deficienze strutturali di un sistema che, benché in profonda crisi, non riesce a compiere la svolta di mettere al centro della propria organizzazione il merito. La migrazione di capitale preoccupa perché brucia anni di investimenti formativi fatti dalle famiglie e dallo Stato, depaupera il Paese di quel bacino di capitale umano più qualificato che potrebbe dare un contributo decisivo per la ripresa e fa ricadere sul vissuto familiare il peso di quella bassa attrattività espressa dalla scelta di un figlio di andare via. Tuttavia, a fare davvero paura sono le ripercussioni che questo fenomeno avrà sul futuro, nemmeno tanto lontano, dell Italia. La nuova questione emigrazione richiede risposte all altezza, che riguardino non il quantum degli incentivi per far tornare i cervelli in fuga, ma come rilanciare un Paese sempre meno attrattivo per chi ci

12 42 47 Rapporto Censis Fig I problemi dell Italia considerati più intollerabili dai giovani che vivono all estero (val. %) L assenza di meritocrazia a tutti i livelli 54,9 Il clientelismo, la bassa qualità delle classi dirigenti 44,1 L imbarbarimento culturale della gente La carenza e la scarsa qualità dei servizi Il trattamento riservato ai giovani Lo sperpero di denaro pubblico La mancanza di senso civico Il provincialismo L oppressione della burocrazia e del fisco 34,2 28,7 28,2 27,4 22,1 18,9 16,8 La bassa qualità della vita Il deterioramento delle relazioni umane 3,2 6,4 vive. Con l obiettivo ultimo che quanti fanno un esperienza oltre confine trovino nell esperienza internazionale un occasione di arricchimento, da rispendersi magari in patria, e non la ragione di un non ritorno. E fare in modo che quella che può essere un opportunità non finisca per diventare una scelta di vita, per molti versi obbligata.

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