UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI LINGUE, MEDIAZIONE, STORIA, LETTERE, FILOSOFIA. CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI LINGUE, MEDIAZIONE, STORIA, LETTERE, FILOSOFIA. CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE LINGUISTICHE, FILOLOGICHE, LETTERARIE E STORICO- ARCHEOLOGICHE MODERN AND COMPARATIVE LANGUAGES AND LITERATURES CICLO XXVI Recensendo l India: la Calcutta Review dal 1844 al 1878 RELATRICE Chiar.ma Prof.ssa Silvana Colella DOTTORANDA Dott. ssa Antonietta Consonni COORDINATRICE Chiar.ma Prof.ssa Marina Camboni ANNO 2014

2 Sommario Ringraziamenti Indice delle illustrazioni Note sulla traslitterazione i ii iii Prefazione 1 1. Come leggere la 'Calcutta Review' La 'Calcutta Review', protagonista della print culture dell età vittoriana Una strategia di ricerca Le nuove tecnologie e lo studio della 'Calcutta Review' La 'Calcutta Review', un prodotto culturale di successo Una voce dalla periferia dell impero L età dei periodici La concorrenza sul mercato anglo-indiano La prestazione editoriale della 'Calcutta Review' dal 1844 al Strategie di marketing Il prezzo Pubblicità: risorsa economica e indicatore sociale Reti Il pubblico della 'Calcutta Review' in India I luoghi di lettura Le case editrici Una storia di sinergie Anonimato autorevole e autorità individuale Sir John William Kaye 145

3 4.3 Il reverendo Alexander Duff Sir Henry Montgomery e Lady Honoria Lawrence I primi collaboratori indiani: cultura minoritaria? L analisi dell unità di studio: il Numero Uno. 221 Conclusioni 245 Appendice 1. La 'Calcutta Review' dal 1844 al Appendice 2. I periodici anglo-indiani dal 1780 al Appendice 3. Eventi cruciali per la stampa in India dal 1780 al Appendice 4. I club anglo-indiani dell Ottocento 275 Bibliografia 277 Manoscritti 277 Fonti Primarie 277 Fonti Secondarie 300

4 Consonni i Ringraziamenti Grazie ai Professori dell Università di Macerata e in particolare alla Prof.ssa Silvana Colella che ha seguito il mio lavoro con cura rigorosa e affettuosa disponibilità. Grazie alla Prof.ssa Laurel Brake che, incontrata per caso ad una conferenza presso la Birkbeck University, mi ha generosamente aiutato nella ricerca affidandomi materiale ancora inedito e dedicandomi più tempo di quanto avessi potuto immaginare e sperare. Grazie ai bibliotecari britannici e indiani che, con competenza e passione, mi hanno sostenuto nella difficile ricerca della documentazione e nella decodificazione dei manoscritti. Grazie infine alla famiglia e agli amici che mi sono stati vicini, mentre mi osservavano, con un misto di stupore e orgoglio, ritornare alla ricerca accademica dopo tanti anni di insegnamento nelle scuole italiane e straniere.

5 Consonni ii Indice delle illustrazioni Figura 1. The Calcutta Review 3 (Oct. 1844) Figura 2. Indice per soggetto: Figura 3. Comunicazione agli abbonati (CR ) Figura 4. Annuncio per la vendita degli spazi pubblicitari nella Calcutta Review Figura 5. Annuncio pubblicitario della Landour Academy Figura 6. Ditte e imprenditori britannici a Calcutta Figura 7. J. W. Kaye, H. M. Lawrence e A. Duff nel Figura 8. Lettera di J. W. Kaye a H. M. Lawrence Figura 9. Articoli dal 1844 al 1903 di autori conosciuti Figura 10. Articoli dal 1844 al 1903 di autori indiani

6 Consonni iii Note sulla traslitterazione C è una sorprendente molteplicità di modi per traslitterare i nomi indiani di persone e luoghi: talvolta si assiste a cambiamenti radicali influenzati dal mutare della situazione politica e dalle mode, in altri casi le varianti sono minime. Ad esempio Bandyopadhyay, Banerjee e Banerjea sono versioni dello stesso nome, come lo sono Mukhopadhyay, Mookerjea, Mukerjee, Mukherjee, Mukherji e Mukerjea ed anche Dutt e Datta. Dopo l Indipendenza numerosi stati e città hanno cambiato nome: lo stato di Madras diventò Tamil Nadu nel 1969 e quello di Mysore fu ribattezzato Karnataka nel Le città di Madras e Bombay vennero chiamate Chennai e Mumbai nel 1995, Calcutta e Benares, o Banaras, vennero traslitterate in Kolkata e Varanasi nel Molte piazze e strade hanno subito lo stesso destino: dedicate ad illustri personaggi britannici del periodo coloniale, sono state ribattezzate con nuovi toponimi come, ad esempio, la vittoriana Dalhousie Square di Calcutta che oggi si chiama la B. B. D. Bagh in ricordo di Benoy, Badal e Dinesh, tre attivisti per l indipendenza del paese uccisi nel Ogni qualvolta si scrive d India e di storia, di costume e di cultura indiana ci si deve interrogare su quali siano i criteri da adottare nel processo di traslitterazione. In questo lavoro sono state privilegiate le soluzioni usate nella lingua inglese dell Ottocento perché sono quelle che emergono dalle pagine della Calcutta Review, ma le varianti più frequenti vengono segnalate. Il risultato è alquanto aleatorio e insoddisfacente, ma garante comunque di una certa coerenza interna.

7 Consonni 1 Prefazione Che senso ha leggere un periodico, nato come un bene effimero, a distanza di quasi due secoli e quale approccio analitico privilegiare? Rappresenta un fattore determinante, o almeno significativo, recuperarne gli elementi materiali, come la dimensione, le caratteristiche della carta e il prezzo? Ricostruire le strategie di marketing che permettono la sopravvivenza di una rivista autofinanziata, può fornire informazioni essenziali per la comprensione della pubblicazione stessa? Che rapporto intercorre fra l autorevolezza che una testata conquista in campo socio-politico e il singolo contributo che appare sulle sue pagine? Quali furono le motivazioni che nell Ottocento spinsero al progressivo disvelamento dell identità degli autori dopo anni di anonimato? Ha qualche rilevanza storica rintracciare le reti sociali che un mezzo di comunicazione tesse nel percorso che si snoda dalla compilazione, alla stampa e alla distribuzione sul territorio del prodotto finito? Analizzare la storia della ricezione, gli spazi creati per le mediazioni culturali e le pratiche di lettura può contribuire a ricostruire la sfera pubblica in cui una rivista opera? Come individuare un unità di studio lavorando su una rivista molto longeva, scritta a più mani e composta di migliaia di articoli riguardanti argomenti che ad una prima lettura appaiono molto disparati? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che emergono quando ci si occupa di storia dei media a mezzo stampa. La Calcutta Review fece la sua prima comparsa nel 1844, ebbe una diffusione transcontinentale ed è ancora pubblicata: un caso unico nell ambito dei periodici editi in lingua inglese in India. Se indagare del mondo della comunicazione comporta porre molti quesiti, analizzare una rivista ottocentesca scritta in un contesto coloniale rivela nuovi scenari e solleva ulteriori problematiche: lo studio della storia dell industria della stampa in India è solamente agli albori. Esistono alcuni lavori di grande interesse e di rilevante

8 Consonni 2 importanza storica sulla stampa periodica in India nell Ottocento, ma molto è ancora da scoprire e, ad oggi, non sono state realizzate monografie critiche ampie e dettagliate su nessuna pubblicazione specifica. Nonostante il ruolo centrale che la Calcutta Review ricoprì nella colonia e nella metropoli, ne sappiamo molto poco. Ignorata dal Wellesley Index (Houghton et al.) e da Ronald Warwick nel suo voluminoso lavoro di elencazione dei periodici anglo-indiani, è appena nominata nel Waterloo Directory of English Newspapers and Periodicals che però la dichiara chiusa nel 1902 (Series 2, 3: 17). Presente nel lavoro di Don Vann e Rosemary VanArsdel, è da loro erroneamente definita una pubblicazione mensile (Periodicals of Queen Victoria's Empire 188); liquidata da Brahma Chaudhuri con poche parole da cui traspare una conoscenza non approfondita, viene segnalata come una pubblicazione che offered Englishman in India an outlet where they could practice their talent in writing poems, stories, plays, biographies, autobiographies, memoirs, travel accounts, essays, sketches and so on (179): in realtà il periodico non pubblicò mai opere teatrali, racconti di viaggio, autobiografie o schizzi, ma solo recensioni di testi d argomento indiano. Le notizie fornite da Chanda nel 1987 sono molto accurate, ma scarse (251-53) e la breve scheda di Chandrika Kaul nel Dictionary of Nineteenth-Century Journalism (90) si basa unicamente sulla consultazione della premessa al primo numero di John William Kaye ( Advertisement ) e su quanto scritto da James W. Furrell nel 1873 ( Index to the First Fifty Volumes CR). Il Novecento ha visto la compilazione di due indici per soggetto degli articoli della Calcutta Review: il primo venne realizzato su incarico del proprietario, la University of Calcutta, per il centenario del periodico e prende in considerazione una parte dei testi dal 1844 al 1912 ( Appendix CR). In questa occasione uscì un numero speciale della Calcutta Review in cui apparvero alcuni articoli di grande interesse fra cui un pezzo sui fondatori

9 Consonni 3 (W. Sutherland), un breve excursus sui primi collaboratori (N. C. Roy), una rapida presentazione del panorama della stampa periodica coloniale dalle sue origini alla metà dell Ottocento (R. K. Dasgupta) e un testo sull influenza che la Calcutta Review ebbe nel modificare la visione stereotipata della vita in India nella metropoli (N. K. Sinha). Una trentina di anni dopo, un gruppo di bibliotecari della Jadavpur University di Calcutta portò a termine la classificazione di tutti gli articoli pubblicati nel periodico dal 1844 al 1920: il lavoro, imponente e di grande utilità, divide le migliaia di interventi per argomento e aiuta a cogliere la sfera culturale che la rivista tendeva a determinare (Chattopadhyay et al.). Quando nel 2000 il Dipartimento di Inglese della University of Calcutta ricevette un fondo per potenziare la ricerca della Literary and Cultural Interface between Bengal and Britain in the Nineteenth and Twentieth Centuries, venne finanziato il 'Calcutta Review' Documentation Project grazie al quale sono stati messi online l indice dei numeri e il riassunto degli articoli usciti fino 1857 (D. Paul and S. Dalal), sono stati ristampati alcuni volumi della rivista e, recentemente, la Central Library dell università ha curato la digitalizzazione del suo fondo. La trasformazione della Calcutta Review da materiale cartaceo a virtuale è stata realizzata anche da altre organizzazioni come ProQuest, che offre a pagamento la consultazione della serie dal 1844 al 1902, e FIBIS (Families in British India Society) che ha digitalizzato i testi fino al 1872 e che li ha messi online gratuitamente. La grande attenzione dimostrata dalle istituzioni per la Calcutta Review negli ultimi anni testimonia la consapevolezza del suo valore storico-culturale, interesse e levatura confermati anche dalle frequenti citazioni dei suoi articoli in numerosi studi postcoloniali. Recensendo l India: la 'Calcutta Review' dal 1844 al 1878 è il primo studio monografico su un periodico pubblicato nell India coloniale britannica e analizza, dunque, una protagonista poco conosciuta di una scena letteraria e commerciale quasi inesplorata.

10 Consonni 4 Le ipotesi di lavoro, talora sperimentali, sono state verificate sul campo; gli elementi della realtà economica giunta a noi in modo frammentario sono stati ricostruiti attraverso testimonianze recuperate anche grazie alla consultazione di altre pubblicazioni periodiche; le biblioteche di Cambridge, Monaco di Baviera, Calcutta e Serampore hanno fornito molti elementi paratestuali assenti nelle edizioni della Calcutta Review conservate nelle biblioteche londinesi o digitalizzate; l ambiente storico, sociale, culturale e produttivo in cui il periodico si formò ed evolse è stato ricreato per contestualizzare la pubblicazione. L obbiettivo perseguito con questo lavoro è stato quello di ricostruire la storia dei primi 35 anni della rivista, riservando una particolare attenzione al bene culturale inteso nelle sue accezioni più specificamente materiali e al suo percorso dal produttore al consumatore, interpretandone le pagine così come il contesto di cui fanno parte discorsi, confronti, ambito operativo. Questa chiave di lettura non vuole proporsi in sostituzione di altri percorsi esplorativi, la critica letteraria, l esegesi filologica, l analisi testuale, ma tende a far emergere la realtà economico-culturale in cui Calcutta Review venne prodotta. Il primo capitolo propone riflessioni metodologiche a proposito delle problematiche che lo studio della stampa periodica presenta e illustra la strategia di ricerca adottata. La seconda parte è dedicata allo studio della domanda di mercato in un età in cui, sia in Gran Bretagna che in India, leggere periodici diventa un attività determinante per la vita quotidiana di alcuni ceti sociali. Illustra con particolare attenzione le riviste di critica culturale prodotte in India che potevano ambire a contendere la medesima fascia d utenza a cui si rivolgeva la Calcutta Review. Ricompone infine le lacunose informazioni sopravvissute in relazione alle strategie di marketing adottate da vari direttori per avere visibilità, raccogliere fondi e garantire la sopravvivenza della rivista. La terza sezione formula alcune ipotesi sulla tipologia del pubblico della Calcutta Review nel contesto coloniale in base alle sua strategia pubblicitaria. Rintraccia i possibili

11 Consonni 5 percorsi seguiti dai volumi della rivista nelle biblioteche, nelle sale di lettura o nei club privati e, infine, segue la storia delle tipografie più attive in India, in particolare nel Bengala, per sottolineare la vivacità della scena culturale e produttiva e le difficoltà che ogni avventura editoriale doveva affrontare nella colonia. Il quarto capitolo si apre con una riflessione sull opportunità di recuperare l identità degli autori che pubblicarono in forma anonima e passa poi a illustrare le figure più indicative nella storia della Calcutta Review: il fondatore e primo direttore, John William Kaye, il secondo direttore e prolifico scrittore, il reverendo Alexander Duff, i coniugi Henry Montgomery e Honoria Lawrence. La scelta è caduta su queste personalità motivata dalla qualità e costanza dei loro contributi e perché, in quanto rappresentanti della classe egemone, ne esprimono gli aspetti più rilevanti dell ideologia e della pratica sociale. La quinta parte illustra la specificità e il valore degli scritti più significativi di autori indiani che, sospesi fra due mondi e portatori di una cultura ibrida, parteciparono alla vita della Calcutta Review fin dai primi numeri. Il sesto capitolo, infine, tenendo fede all ipotesi interpretativa proposta nella fase iniziale di questa ricerca, analizza il primo numero della rivista: il singolo numero di un periodico può essere identificato come unità di studio perché costituisce, soprattutto nel caso specifico, un prodotto completo e coeso, parte della stessa costellazione discorsiva, sia pure con una intrinseca natura multivocale e poliedrica. Il lavoro è corredato da una serie di appendici che presentano tavole sinottiche e brevi sommari relativi ad alcuni elementi di una certa rilevanza che intendono contribuire alla comprensione del contesto storico, sociale ed economico in cui operava la Calcutta Review. Il primo allegato riassume l avvicendarsi dei direttori, dei proprietari, delle case editrici e i mutamenti di prezzo della rivista dal 1844 al La seconda appendice raccoglie informazioni su numerose pubblicazioni di stampa periodica presenti in India dal

12 Consonni al 1880 e illustra un quadro piuttosto ampio del fervore culturale dell epoca. Il terzo ripercorre le vicende salienti della storia della stampa nella colonia con l intento di sottolineare quanto delicata, persino rischiosa, fosse un avventura editoriale in quel contesto e in che modo gli interventi legislativi abbiano progressivamente modificato questa situazione. Segue una lista di club privati fondati in India nell Ottocento, dove i membri della classe dirigente della Compagnia si incontravano, si confrontavano e, proprio leggendo i periodici, si aggiornavano su problemi d attualità e sulla gestione dell Impero. La bibliografia è divisa in tre sezioni: la prima parte è dedicata ai manoscritti della collezione Henry Lawrence conservati alla British Library; segue la sezione che riporta vari testi della Calcutta Review, la maggior parte dei quali consiste negli articoli pubblicati dal 1844 al 1878; si chiude con i testi di critica consultati in corso d opera.

13 Consonni 7 1. Come leggere la 'Calcutta Review' Il 15 maggio 1844, a Calcutta, Sir John William Kaye ( ) giornalista, romanziere, poeta ed in seguito storico e biografo, pubblicò il primo numero della Calcutta Review, un periodico di critica culturale trimestrale che recensiva esclusivamente testi su complesse e articolate questioni legate all India. Kaye, direttore per i primi cinque numeri e proprietario della rivista fino al dicembre 1855, seppe attirare intorno a sé collaborazioni prestigiose, suscitare interesse ed ottenere successo di pubblico 1. In una lettera del 2 settembre 1844 a Sir Henry Montgomery Lawrence ( ) uno dei suoi più stretti collaboratori di stanza a Katmandu, Kaye racconta i risultati ottenuti dopo il primo numero: The Review is getting on very well, it gained a very considerable reputation, so I trust that we shall be able to keep it afloat for a long time. It must do good.... I must do my best to put it into circulation in England, hence in Paris (Henry Lawrence s Collection F.85/27, 32). Il periodico non venne mai pubblicato a Parigi, ma dal gennaio 1846 vide le stampe anche Londra con una tiratura complessiva di copie (G. Smith, The First Twenty Years 219) e venne regolarmente messa in vendita a Bombay e a Madras. Almeno per un certo periodo ebbe una certa attenzione del pubblico scozzese e irlandese: nel colofone dell unico fascicolo singolo del periodico ritrovato, ad oggi, a Cambridge risulta che la Calcutta Review fu in vendita anche a Edimburgo presso Johnstone & Co., notizia confermata anche nella terza ristampa del primo numero conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera in cui si segnala che il periodico era disponibile al pubblico anche a Dublino, presso W. Curry and Co. 2. Certamente il periodico raggiunse 1 Per un quadro sinottico del susseguirsi dei proprietari, dei direttori, delle tipografie che stamparono la Calcutta review e del prezzo con cui uscì sul mercato c.f.r. Appendice 1. 2 Il fascicolo singolo, oggi conservato nell archivio del Centre of South Asian Studies della biblioteca dell Università di Cambridge, venne donato all archivio da Mrs. R. S. Drake, Mrs. J. W. Harman e Mrs. C.

14 Consonni 8 un utenza internazionale e fu presente in widely distant parts of the Empire, to all parts of India, Ceylon, the Straits and Cina ( The 'Calcutta Review' CR : lxxx) 3. Il Reverendo Alexander Duff ( ) riteneva che la Calcutta Review fosse occasione di a genial converse with each other, with the public at large, on those themes which they may have made the favourite subjects of study and research ( Notice ) e, certamente, favorendo scambi di informazioni fra metropoli e periferia, contribuì in modo determinante alla formazione di un grande impero culturale. Già nel titolo del periodico si possono cogliere i suoi riferimenti elettivi e le linee fondamentali del suo progetto. Da un lato vi sono richiamate le prestigiose riviste trimestrali inglesi, la Edinburgh Review ( ) e la Quarterly Review ( ) alle quali Kaye si ispirava legando così la sua pubblicazione ad una tradizione letteraria consolidata. Dall altro si catalizzava l attenzione su un area geografica specifica per evidenziare le problematiche che sarebbero state trattate: Calcutta, arena di negoziazioni in cui interagivano fattori di natura economica, politica e culturale, rappresentava un marcatore ricco di significato, in quanto centro amministrativo della Compagnia delle Indie prima e del governo del Raj britannico poi. Cuore della vita culturale della comunità angloindiana, la città era anche il mercato più favorevole per la stampa, infatti Calcutta supported more presses and periodicals in English than any other city in the subcontinent (Gibson 104) 4. A. McDonald che l avevano ereditato da lady Alan Lloyd nel La terza ristampa del numero uno risale al Dall aprile 1886 fino all aprile del 1891, dal numero 164 al 184, la Calcutta Review ebbe anche un edizione bostoniana presso Cupples, Upham & Co., al numero 283 di Washington Street. 3 Per Strait Settlements si intendevano i territori britannici nel sud-est asiatico che oggi corrispondono, almeno in parte, alla Malesia 4 Fino al 1911, per anglo-indiano si intendeva un cittadino britannico in India: In 1911, Viceroy Hardinge officially proclaimed that thereafter 'Anglo-Indian' would be referred to those of 'mixed race' for which 'Euroasian' had been used until then (Codell, Introduction: the Nineteenth Century News 118).

15 Consonni 9 I numeri della Calcutta Review furono stampati singolarmente per essere poi rilegati in coppia nelle così dette library editions la cui uscita era stata preventivata data la numerazione progressiva delle pagine. Fino ad oggi è stato ritrovato un solo numero singolo del periodico, quello pubblicato nell ottobre 1844 dalle dimensioni di 14 per 22,3 centimetri: la carta utilizzata è ricca di sostanze acide che innescano una sorta di autodistruzione o di incendio lento, come Figura 1. The Calcutta Review 3 (Oct. 1844). dicono i tecnici, perché demoliscono le catene di cellulosa che la compongono. La copertina, in cartoncino beige, non ha decorazioni, racchiude il testo in un austera doppia cornice nera, riporta l indice degli articoli contenuti, segnala i vari punti vendita a Calcutta, Madras, Bombay, Londra e Edimburgo e riporta nel colofone il nome della tipografia in cui la rivista veniva stampata. Il prezzo non è visibile, ma potrebbe essere stato riportato nell angolo a sinistra in basso dove la copertina appare sgretolata o nel retro copertina, rovinato anch esso 5. Questo esemplare unico fornisce un elemento di grande interesse assente nelle library editions : un intera sezione iniziale non numerata di 16 pagine, intitolata Calcutta Review Advertiser che presentava consigli per gli acquisti e promuoveva un associazione culturale della città. Un altro reperto di particolare rilevanza è il numero 115 del gennaio 1874 conservato presso la Cambridge University Library che, pur essendo stato rilegato nel volume 58, conserva le copertine originali con alcuni spazi pubblicitari a conferma di una strategia consolidata per la 5 Il numero in questione è conservato presso la biblioteca del Centre of South Asian Studies di Cambridge.

16 Consonni 10 raccolta dei fondi. La presente ricerca si basa sulla consultazione delle library editions della British Library e della versione digitalizzata da ProQuest, British Periodicals, Collection II, che, come risulta dall ex-libris leggibile nel frontespizio di alcuni numeri, ha utilizzato primariamente la serie in possesso della Cambridge University Library, integrandola con alcuni volumi della Boston University Library e del British Museum 6. Sono state inoltre consultati tutti i volumi conservati a Calcutta presso la Central Library della University of Calcutta, la National Library, la Goethals Indian Library, il Ramakrishna Mission Institute of Culture Library, l archivio dell Asiatic Society e la biblioteca del Carey College a Serampore: i testi ritrovati in tali luoghi hanno fornito alcuni elementi di grande importanza assenti in altre edizioni 7. John Milton: Sul frontespizio della Calcutta Review compare un motto tratto dall Areopagitica di No man, who hath tasted learning, but will confess the many ways of profiting by those, /who not content with state receipts, are able to manage and set forth new positions to the world; /and were they but as the dust and cinders of our feet, so long, as in that motion, they may yet serve / o polish and brighten the armoury of truth; even for that respect they were not utterly to cast away. Questa scelta editoriale colloca la Calcutta Review nella sfera della cultura liberale 6 I volumi della Calcutta Review digitalizzati da Proquest vanno dal 1844 al Solo la Collection II, conta circa 300 testate di periodici, English Literary Periodicals and British Periodicals in the Creative Arts, e più di tre milioni di pagine digitalizzate da ProQuest. La Collection I conta circa 160 periodici (Willis 89) Oggi anche la Central Library della University of Calcutta ha digitalizzato tutti i volumi del periodico in suo possesso ed è di libero accesso nella rete anche la versione della Calcutta Review digitalizzata dalla FIBIS (Families of British India Society) 7 Serampore è una cittadina sulla riva destra del fiume Hooghly a nord di Calcutta. Annessa alle colonie danesi a metà del Settecento, britannica dal 1845, vide la nascita di una delle prime missioni protestanti in India. Con l arrivo di missionari britannici e la fondazione della Serampore Press divenne un centro culturale molto attivo di cui parleremo in modo più esteso nel terzo capitolo del presente lavoro.

17 Consonni 11 che già da due secoli lottava contro i tentativi di censura e di controllo della stampa, in quanto l opera del poeta inglese da cui è tratta la citazione nacque come protesta contro il Licensing Order del 16 giugno del Con la sua scelta Kaye intendeva difendere il principio dell autonomia intellettuale, senza però sostenere l idea di una incondizionata libertà di stampa. Egli stesso non sfidò il potere egemone: dopo un primo numero segnato da forti note polemiche verso alcune scelte politiche britanniche, il periodico difese e appoggiò l operato della Compagnia delle Indie. Già nel 1828 Sir Charles Theophilus Metcalfe ( ) aveva allentato la morsa della censura sulla stampa nella colonia e aveva inaugurato una nuova stagione editoriale dichiarando che I take it as universally granted that the Press ought to be free, subject, of course, to the laws (cit. in Kaye, Life and Correspondence of Charles, Lord Metcalfe 2: 82) 9. Kaye certamente apparteneva a questa scuola di pensiero e, sebbene auspicasse la libertà di parola, riconosceva una sola autorità nella colonia, quella britannica: pur ospitando nelle pagine della rivista scrittori indiani, egli non fu un mai un paladino dello sviluppo della stampa periodica vernacolare in cui intravedeva spazi per possibili minacce all egemonia della Compagnia delle Indie 10. Nata allo stesso modo di quelle che Laurel Brake definisce riviste letterarie di seconda generazione, la Calcutta Review si evolve nel tempo: inizialmente come la Edinburgh e la Quarterly, seleziona pochi testi da recensire estensivamente, attribuendo all editore una notevole autorevolezza e affermando a manifestation of their (arguably) superior taste that contributed to their status (Brake, Sensation! ) 11. I primi numeri della 8 Con questo atto il Parlamento intendeva sottoporre a censura governativa ogni attività di stampa creando un organo di controllo. 9 Metcalfe fu Governatore Generale dal marzo del 1835 al marzo del Con questo termine si intende tradurre l originale inglese vernacular che indica le molteplici lingue parlate nel sub-continente indiano. 11 Nel suo saggio Sensation! in Reviews in the 1860s and 1870s Brake divide le riviste in cinque gruppi e definisce di seconda generazioni quelle pubblicate dal 1802 al 1854 sottolineandone le caratteristiche

18 Consonni 12 rivista sono composti di circa 250 pagine e di sei articoli, ciascuno dei quali presenta libri di argomento analogo: l autore, il titolo e il luogo di pubblicazione dei testi sono citati all inizio di ogni pezzo in corsivo. Una breve introduzione di alcune opere commentate singolarmente chiude il numero in una sezione intitolata Miscellaneous Notices. Progressivamente la tipologia degli articoli muta: già dalla metà degli anni 50 dell Ottocento i testi divengono più brevi, forse per competere con i mensili letterari presentano articoli meno estesi e di più facile lettura 12. Dieci anni dopo le recensioni lasciano progressivamente spazio ai saggi, tanto che, nel numero 132 del 1878, sette dei dieci pezzi inclusi nel fascicolo non presentano libri. Come le riviste di critica culturale britanniche anche la Calcutta Review si rivolge ad un pubblico principalmente colto e benestante per la qualità dei testi recensiti, per il linguaggio adottato, le scelte grafiche e il prezzo: the Reviews are lounging places as well as the daily journals; but they are not open to the mob, and rank rather as the select porticos, set apart for the better sort of people (J. B. White 4). Fin dai primi numeri trovano spazio nel periodico articoli di autori indiani: con il passare del tempo questi contributi divengono più frequenti aumentando il carattere orientalista della Calcutta Review. La prima serie della rivista termina con il numero 270 dell ottobre Il periodico torna alle stampe in formato ridotto a 85 pagine e 31 articoli nel gennaio dell anno seguente sotto la direzione di W. S. Urquhart. Il primo pezzo della nuova serie viene dedicato alla storia della rivista e al suo ruolo nel panorama culturale indiano dell Ottocento: nel presentare l impresa editoriale di Kaye, il direttore sottolinea come, a suo avviso, la scelta degli argomenti, la ricchezza del materiale tempestivamente presentato e l outstanding ability of its first editors and contributors ne avessero comuni. 12 Dal 1850 ogni numero propone una media di nove articoli.

19 Consonni 13 decretato il successo (Urquhart, CR : 1). Pubblicata con cadenza alquanto irregolare durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, la rivista conserva la sua identità fino al 1921, quando viene acquistata dalla University of Calcutta per rupie. Diretta per alcuni anni da Asutosh Mookerjee (Mookerjee CR 12) è stampata solo a Calcutta, presso la Calcutta University Press. Il motto di Milton viene sostituito con To encourage and maintain arts and industries which are the real and only assets of our dear motherland : si sottolinea in tal modo la volontà politica di imprimere un nuovo corso alla rivista: da allora la maggior parte degli interventi è scritta da autori indiani. Il mantenimento del titolo del periodico, nonostante il mutamento radicale del suo carattere nel momento in cui viene acquistato dall università ci fa ipotizzare che la rivista avesse conservato nel corso del tempo valore e autorevolezza. Quando nel 1944 esce un numero speciale per celebrare il centenario della rivista, Syamaprasad Mookerjee scrisse che la Calcutta Review For one century has much contributed to the growth as much as literary consciousness as of public life in this country. It has occupied in fact during this period a place of great usefulness in the educational and social life of India (CR 90.1: 1). Oggi, una niche in the academic world (N. P. Roy viii) la Calcutta Review è l organo di stampa ufficiale per la comunicazione con l esterno e per la promozione delle attività di ricerca dell università stessa. Una sezione di circa quindici pagine viene dedicata a recensioni e ogni numero si chiude con una rubrica intitolata Ourselves sulla vita accademica dell università 13. Impresa commerciale di successo, la rivista, nella sua identità originaria, ebbe una diffusione transcontinentale, fu prodotta principalmente da membri della classe egemone e promosse un progetto di controllo imperiale attraverso la narrazione della presenza britannica in India. Considerando anche soltanto la prima serie, dal 1844 al 1912, la 13 Ogni numero attualmente è di circa 80 pagine. La rivista è pubblicata con cadenza alquanto irregolare.

20 Consonni 14 Calcutta Review è il periodico di critica culturale anglo-indiano più longevo e offre una testimonianza davvero unica dell esperienza coloniale. 1.1 La 'Calcutta Review', protagonista della print culture dell età vittoriana Con questo lavoro si intende leggere la Calcutta Review come un fenomeno esemplare della print culture del suo tempo e della sua area geografico-antropologica. La tassonomia tradizionale che divstingue la produzione scritta di un epoca in alta e bassa, attribuendo a narrativa, dramma e poesia una posizione privilegiata rispetto alla stampa periodica, è stata ormai abbandonata, come sottolinea anche Michail Bachtin, after all, the boundaries between fiction and non fiction, between literature and nonliterature and so forth are not laid up in heaven... boundaries themselves are constantly changing (Dialogic Imagination 33). Libri e periodici intrecciano temi e modalità narrative, interagiscono sinergicamente e sono parte di un unico sistema economico e culturale - un sistema che va colto nella sua interezza: Where once I saw a disjunction between periodicals and books in the nineteenth century, I now view series and books as part of the same economy, both culturally and specifically within the period s publishing history (Brake, Print in Transition xiii). Molti romanzieri vittoriani esercitavano la professione di giornalista e molti giornalisti diventavano anche romanzieri: la separazione delle carriere era alquanto inconsueta, basti pensare a George Henry Lewes, Richard Holt Hutton, Leslie Stevens, Charles Dickens, William Thackeray, Anthony Trollope, Joseph Rudyard Kipling e allo stesso Kaye, solo per menzionare alcuni casi. Spesso i romanzi vedevano la luce in pubblicazioni a puntate sulla pagine di periodici prima di uscire in volume. Questo sistema di mercato faceva sì che i due generi letterari potessero essere percepiti dal pubblico come intrecciati nello stesso articolato sistema narrativo 14. Infine si deve aggiungere che la 14 Vari studi accurati sono stati svolti in questo settore. In particolare, ricordiamo The Novelty of Newspapers

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