Volume a cura di Concetta Mirisola (Direttore Generale INMP)
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- Umberto Clemente
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3 Il presente volume è stato realizzato dall INMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà) nell ambito del progetto ForMe. Percorso formativo per mediatori transculturali in ambito sanitario, proposto dal Ministero dell Interno e finanziato dal FEI - Fondo Europeo per l Integrazione dei cittadini di Paesi Terzi (programma annuale 2013). Il progetto è attuato in partenariato con il Ministero della Salute. Volume a cura di Concetta Mirisola (Direttore Generale INMP) Responsabile del Progetto Gianfranco Costanzo (INMP Direttore UOC Rapporti internazionali, con le regioni e gestione del ciclo di progetto - INMP) Coordinamento editoriale Francesca Scorsino (INMP) Ricerche e testi (INMP) Gianfranco Costanzo (contesto, conclusioni); Francesca Scorsino (il progetto FORME, par. 1.1, 2.1, 3.1); Antonio Saponaro e Laura Pratesi (par. 1.1, 1.2, 2.2, 2.3, 3.3, 3.4); Flavia Sesti (par. 3.1, 3.2, 3.4, 4.1); Laura Piombo (3.3, 3.4, 4.2). (Contributi Cap. 2) Carmen Mantuano (Regione Lazio), Elisa Malagamba (Regione Liguria), Adriano Passerini (PA Trento), Mario Raspagliesi (Regione Siciliana), Francesco Francescaglia (Regione Umbria), Maria Teresa Napoli (Regione Calabria), Vanessa Vivoli e Corrado Ruozi (Regione Emilia Romagna), Maria Antonietta Bonafini (ASL Prato), Francesco Vigneri e Ornella Dino (ASP Palermo), Daniela Pavoncello (ISFOL, revisione metodologia cap. 1, 3, 4). Grafica e impaginazione Tipolitografia Trullo ISBN Finito di stampare nel mese di giugno 2015 Da Tipolitografia Trullo srl Via Ardeatina Roma 2
4 Indice Generale Prefazione del Ministero della Salute pag. 5 Introduzione dell INMP 6 Il contesto 7 Il progetto ForMe 9 Costituzione e funzionamento del Tavolo tecnico 11 Capitolo 1: l offerta formativa professionale sulla mediazione Nota metodologica Censimento e analisi dell offerta formativa 16 Capitolo 2: la domanda di mediazione in sanità Rilevazione e analisi della domanda/fabbisogno presso ASL/AO Il servizio di mediazione nel modello INMP Il Task del mediatore transculturale nel SSN 83 Capitolo 3: il percorso formativo Progettazione del percorso ForMe La formazione d aula Il tirocinio La valutazione dei risultati: apprendimento, comportamento e qualità 109 Capitolo 4: Indicazioni operative Scheda progettazione percorso formativo Scheda progettazione tirocinio 133 Conclusioni 137 3
5 Allegati pag Tabella percorsi censiti Scheda raccolta dati Scheda rilevazione fabbisogno presso ASL/AO Form candidatura Scheda sviluppo contenuti Programma completo Questionario apprendimento Questionario qualità discenti Questionario qualità docenti Schede valutazione tirocinante Abstract tesine corsisti 183 4
6 Il Ministero della salute e l INMP collaborano da tempo sui temi della tutela della salute delle fasce fragili della popolazione, condividendo strategie di intervento e strumenti operativi volti a garantire il corretto accesso al Servizio Sanitario Nazionale per tutti i cittadini, inclusa la popolazione straniera presente sul territorio. Rispetto a queste persone esistono degli ostacoli aggiuntivi, rappresentati dalla differenza linguistica e culturale, che a volte determina una difficoltà di comunicazione e comprensione reciproca, tra chi si rivolge ai servizi e gli operatori socio-sanitari chiamati a dare delle risposte. Difficoltà che si riflette spesso in accessi non appropriati, scarsa compliance ai percorsi di cura e, in sostanza, minore garanzia del diritto alla salute. In questo processo diventano fondamentali figure come quella del mediatore transculturale specializzato in ambito sanitario, per il quale l INMP è peraltro riferimento nazionale. Figure che devono essere adeguatamente formate, messe in grado di svolgere la funzione di ponte sociale oltre che operativo, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Per questo si è ritenuto importante, già in fase di progettazione, rivolgersi a tutte le Regioni italiane, selezionando mediatori culturali da specializzare in ambito sanitario attraverso un percorso formativo uniforme e coerente con i fabbisogni registrati nelle Aziende sanitarie e ospedaliere su tutto il territorio nazionale. In un panorama caratterizzato spesso da situazioni parcellizzate e da interventi isolati e limitati nel tempo, progetti come quello di ForMe permettono di realizzare interventi condivisi, mirati ed efficaci, nella convinzione che l integrazione sanitaria giochi un ruolo fondamentale nel più complesso processo di integrazione dei cittadini stranieri, obiettivo finale di tutta la programmazione del FEI. Renato Alberto Mario Botti Direttore Generale della Programmazione sanitaria Ministero della salute 5
7 Il Progetto ForMe nasce da un ipotesi e da una sfida: l ipotesi era quella che il Servizio sanitario pubblico avesse bisogno di una figura che facilitasse l interazione tra operatori e persone straniere che, nell esercizio di un loro diritto fondamentale e riconosciuto dalla stessa Costituzione, accedono ai Servizi; la sfida era quella di pensare e sperimentare un percorso formativo comune per 21 cittadini di Paesi terzi, provenienti dalle diverse regioni italiane e con un esperienza pregressa in mediazione culturale, ma non in ambito sanitario. La proposta progettuale presentata al Ministero dell interno, in collaborazione con il Ministero della salute, è stata articolata per rispondere ai due presupposti di partenza, basando il modello di intervento sull esperienza consolidata dell INMP nei campi della formazione e mediazione culturale in sanità e sulla rete di relazioni che l Istituto ha nel tempo costruito con Regioni, Province autonome, Aziende Sanitarie e Ospedaliere, Istituti di ricerca, Università e Amministrazioni centrali. Questo viaggio è partito un anno fa, dalla costituzione del Tavolo di lavoro nazionale e dalla mappatura e analisi della domanda di mediazione in sanità e dell offerta di formazione professionale disponibile. Si è poi passati, insieme ai referenti del Tavolo tecnico, a definire il minimo comune multiplo delle conoscenze e competenze del mediatore culturale in ambito sanitario, progettare nel dettaglio il percorso formativo, selezionare i corsisti ed erogare la formazione sia in aula, sia presso gli ambulatori dell INMP in forma di tirocinio pratico. I primi risultati di questo considerevole sforzo organizzativo sono stati molto positivi e ci hanno dimostrato che la strada intrapresa è quella giusta. Il progetto aveva infatti anche l ambizione di creare condizioni favorevoli per un impatto positivo sul contesto d intervento, in un ottica di sostenibilità e replicabilità delle azioni, soprattutto per quanto riguarda la metodologia d intervento, basata sulla concertazione e la condivisione di obiettivi e strumenti. Il percorso è ancora lungo e occorre ampliare la portata del coinvolgimento degli stakeholder istituzionali, così come è risultato opportuno includere nei percorsi formativi ambiti di specializzazione in grado di rispondere alle emergenze derivanti dalle nuove pressioni migratorie. Grazie alle sue specificità, nonché al mandato istituzionale, l INMP può svolgere un ruolo significativo nell animazione di questa rete e nella definizione di modelli formativi e operativi che facilitino un migliore accesso e utilizzo dei servizi sanitari da parte di tutti i cittadini, contribuendo così al processo di integrazione sociale delle popolazioni migranti. Concetta Mirisola Direttore Generale INMP 6
8 Il Contesto e i cambiamenti strutturali dei flussi migratori avvenuti negli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda gli arrivi dalle L accelerazione aree subsahariane, dal medio-oriente e dal sud-est asiatico, hanno imposto una riflessione generale sui sistemi di risposta alle emergenze e di accoglienza e, di conseguenza, sui modelli e strumenti operativi per la gestione dei servizi. Il presupposto teorico e metodologico resta quello della garanzia del rispetto di tutti i diritti fondamentali, previsti dalle Convenzioni internazionali e dalla normativa comunitaria e nazionale. Diritti che riguardano anche la sfera della tutela della salute e che si sostanziano nel corretto accesso al Servizio sanitario nazionale per tutti i cittadini, italiani e stranieri, nella consapevolezza che il processo di integrazione passa anche dall integrazione sanitaria e socio-sanitaria. La dimensione numerica e quella qualitativa dei migranti presenti sul territorio italiano, hanno evidenziato sempre di più l esigenza di percorsi di specializzazione per coloro che si trovano a supportare gli operatori sanitari e sociosanitari nei diversi contesti di intervento: dall emergenza sbarchi al Pronto Soccorso, dalle degenze ospedaliere alle visite ambulatoriali, dai consultori familiari agli interventi di prevenzione e promozione della salute, fino ad arrivare alle forme di assistenza più propriamente sociale. La capacità di mediazione culturale diventa quindi un elemento essenziale per l effettivo esercizio del diritto alla salute (da parte dei cittadini stranieri) e uno strumento prezioso per gli operatori dei servizi sanitari pubblici. Capacità che va oltre il concetto di mediazione linguistica, per collocarsi nell ambito di quelle attività che facilitano il dialogo tra strutture pubbliche - deputate all erogazione di servizi essenziali - e persone straniere, fungendo da ponte tra culture (transculturalità), ancora prima che tra lingue diverse. Esigenza sentita in modo particolare in ambito sanitario, dove coesistono diversi approcci, visioni e vissuti rispetto alla salute, alla malattia e alla cura. La letteratura disponibile sull argomento - insieme all esperienza pluriennale maturata dall Istituto negli ambulatori di Roma e sul territorio, nell ambito di progetti specifici - restituisce una fotografia caratterizzata da figure professionali presenti in modo disomogeneo sul territorio: persone che si sono formate on the job come mediatori - partendo per esempio dalla condizione di migrante -, persone che hanno seguito percorsi formativi universitari o professionali - ita- 7
9 liani e stranieri -, persone infine che hanno lavorato prevalentemente in altri contesti e si trovano a un certo momento della loro vita a intervenire come mediatori in ambito sanitario. Non esistono al momento standard sui quali basarsi per costruire percorsi formativi, così come non esistono i presupposti formali per il riconoscimento e l inserimento della figura professionale nel Contratto collettivo nazionale di lavoro della sanità. Esiste però un riscontro forte del fabbisogno di figure competenti e specializzate, espresso dalle aziende sanitarie presenti su tutto il territorio nazionale. Negli ultimi anni sono stati fatti notevoli passi avanti in questa direzione, per esempio con i lavori del CNEL, dell Isfol e del Gruppo di Lavoro Istituzionale sulla figura del mediatore interculturale tout court, coordinato dal Ministero dell Interno, grazie al quale sono stati definiti contenuti, capacità, contesti di intervento ecc.. Il progetto ForMe parte dai risultati di questi lavori e si inserisce nello stesso percorso, con l obiettivo di fornire un contributo ulteriore verso la definizione degli standard, in particolare rispetto alle necessità di competenze molto sviluppate per una figura di snodo nell assistenza del servizio sanitario nazionale. Nell ottica della disseminazione dei risultati, il presente volume vuole rappresentare insieme uno strumento di condivisione e una proposta metodologica per l adattamento del modello sperimentato ai diversi contesti e mansioni eventualmente necessari, ma non affrontati in questo progetto. I risultati della sperimentazione intendono contribuire alla definizione delle caratteristiche di base per il core curriculum del mediatore transculturale specializzato in sanità, che l INMP dovrà portare a termine su mandato delle Regioni italiane. 8
10 Il progetto ForMe Sulla base delle riflessioni sul fabbisogno e dell esperienza pluriennale dell INMP in questi ambiti, è nato il progetto ForMe, proposto dal Ministero dell Interno e attuato dall INMP in partenariato con il Ministero della Salute, nell ambito della programmazione annuale FEI 2013 (Fondo Europeo per l Integrazione di cittadini di Paesi terzi). L obiettivo generale del progetto è quello di contribuire al miglioramento qualitativo dei servizi di assistenza socio-sanitaria resi alla popolazione straniera, con particolare riferimento ai cittadini dei Paesi terzi, nel rispetto del principio di garanzia del diritto alla salute e di un appropriata erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) sul territorio nazionale. L obiettivo generale è perseguito attraverso i seguenti obiettivi specifici: condivisione di ruolo e funzioni del mediatore transculturale in ambito sanitario, con particolare riguardo agli aspetti legati alla facilitazione dell accesso ai servizi socio-sanitari elaborazione partecipata di un documento utile alla definizione di linee metodologiche nazionali per la definizione di percorsi formativi del mediatore transculturale in particolari contesti sanitari Le azioni sono state rivolte in particolare ai cittadini dei Paesi terzi interessati ad acquisire competenze sulla mediazione transculturale in campo sanitario (destinatari diretti), con ricadute previste, specialmente sul medio-lungo periodo, sui cittadini stranieri che accedono ai servizi sanitari pubblici (destinatari finali). La strategia perseguita lungo tutta l attuazione del progetto, è stata quella del coinvolgimento delle Amministrazioni nazionali e regionali con un ruolo rilevante nella valorizzazione del curriculum del mediatore transculturale in ambito sanitario. Le macro-attività del progetto si sono sviluppate intorno a tre elementi-cardine: costituzione e funzionamento di un tavolo di lavoro nazionale degli stakeholder rilevanti (Ministeri della salute, delle politiche sociali, dell Istruzione; assessorati alla salute delle Regioni Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Siciliana e della Provincia autonoma di Trento; ASL di Prato e ASP di Palermo; Università di Tor Vergata e ISFOL). censimento e analisi dell offerta formativa/domanda di mediazione culturale in ambito sanitario, attraverso la mappatura dei percorsi for- 9
11 mativi esistenti a livello regionale, in particolare per quanto riguarda la formazione professionale (cfr. Cap. 1) e la rilevazione del fabbisogno presso le strutture sanitarie delle Regioni partecipanti al progetto (cfr. Cap. 2). Il doppio percorso di analisi, e il confronto dei rispettivi risultati, hanno permesso di identificare gli elementi caratterizzanti il curriculum formativo del mediatore e rispondenti agli specifici fabbisogni in ambito sanitario. progettazione, sperimentazione e valutazione di un modello didatticoformativo in grado di sviluppare le competenze richieste al mediatore transculturale in ambito sanitario. Il modello si è focalizzato sullo sviluppo di conoscenze teoriche (in particolare rispetto alla normativa di ingresso, al diritto alla salute e agli aspetti sanitari della diagnosi e della cura) e di capacità trasversali quali leadership, ascolto attivo, comunicazione, mediazione, conoscenza della cultura ospite e di quella ospitata, conoscenza di almeno due lingue (italiana e di almeno 1 Paese terzo). Il modello è stato quindi sperimentato attraverso un percorso pilota dedicato a 21 mediatori culturali provenienti da diversi Paesi e residenti nelle Regioni e Province autonome italiane. Il percorso formativo ha visto una prima formazione in aula, di 140 ore, completata da un periodo di tirocinio presso l ambulatorio dell INMP allo scopo di mettere in pratica le conoscenze acquisite, anche attraverso un supporto/ affiancamento da parte del personale esperto di mediazione transculturale dell Istituto (cfr. Cap. 3). Ogni discente ha concluso il percorso con l elaborazione e discussione di una tesina finale (cfr. all. n. 11) che, insieme agli altri strumenti di verifica, ha permesso una prima valutazione dell efficacia della formazione in termini di incremento delle conoscenze e miglioramento dei comportamenti, nonché della qualità percepita dai discenti (cfr. par. 3.4). 10
12 Costituzione e funzionamento del tavolo tecnico Uno degli elementi caratterizzanti del progetto è stato il lavoro di costruzione e coordinamento del tavolo tecnico nazionale, attraverso il quale sono stati coinvolti tutti gli attori fondamentali per il tema formazione-salute-mediazione : assessorati alla salute delle Regioni e Province autonome, Amministrazioni centrali, Università ed Enti di ricerca, Aziende sanitarie e ospedaliere. All avvio del progetto sono state contattate tutte le Istituzioni rilevanti e si è riusciti a coinvolgere in modo attivo i rappresentanti di 10 Regioni e PA (Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Trento); dei Ministeri della salute, del lavoro e delle politiche sociali e dell istruzione; dell Università di Tor Vergata; dell Isfol; dell ASL di Prato e dell ASP di Palermo. Il Tavolo tecnico ha rappresentato un importante luogo di incontro e confronto dei diversi attori che, in funzione del ruolo e dell esperienza, hanno potuto contribuire alla definizione del curriculum formativo del mediatore transculturale che opera in ambito sanitario, tenendo in considerazione le diverse conoscenze e competenze richieste dal profilo. I risultati di tutte le fasi del progetto - dall analisi del contesto alla progettazione ed erogazione del percorso formativo - sono stati regolarmente discussi e condivisi con i referenti del Tavolo tecnico, riproducendo la modalità operativa che caratterizza lo sviluppo di questo tipo di percorsi normativi e di riconoscimento di figure professionali (per esempio in sedi quali la Conferenza Stato-Regioni), nella consapevolezza che questi temi rappresentano un esigenza di sistema e richiedono quindi una risposta di sistema, basata sulla concertazione e il lavoro cooperativo, interistituzionale e multisettoriale. Dal punto di vita metodologico, risulta di notevole interesse il processo messo in atto per evidenziare le caratteristiche del mediatore transculturale in campo sanitario, consapevoli dell assunto che un argomento di portata generale così complesso debba essere affrontato al pari delle materie oggetto di dialogo tra le Regioni e il livello nazionale e nelle Commissioni di lavoro istituite dalla Conferenza delle Regioni per disciplinare materie di competenza concorrente tra Regioni e Stato o materie di competenza esclusiva regionale. La chiamata delle Regioni al tavolo di lavoro del progetto ForMe, ha permesso di creare un luogo di confronto di respiro nazionale. L esperienza ha permesso 11
13 di evidenziare vari aspetti di dialogo tra le realtà regionali, evidenziandone caratteristiche, peculiarità e aspetti problematici. Un tale tavolo di confronto concertato, anche con la partecipazione dei referenti ministeriali e universitari competenti, ha messo in luce aspetti quali: l analisi della presenza della figura del mediatore transculturale in campo sanitario nel proprio territorio di appartenenza, tale processo ha evidenziato per le realtà regionali un campo d azione dapprima non noto e ha successivamente permesso di effettuare un monitoraggio sulla presenza e sul fabbisogno del territorio il monitoraggio e l esperienza raccolta, discussa con le altre regioni ha evidenziato punti comuni, esperienze pregresse e necessità coincidenti; proprio il confronto e la discussione ragionata hanno permesso di evidenziare come questa nuova figura possa incidere in maniera significativa sull appropriatezza dei servizi sociosanitari erogati, soprattutto in termini di appropriatezza clinica e organizzativa 1 una volta evidenziate la necessità e l importanza della figura del mediatore, si è compreso che un lavoro di concerto potesse essere l unica ipotesi per poter dare forma e sostanza a una definizione del profilo del mediatore transculturale in campo sanitario, e così è stato fatto Disciplinare un tale processo di costruzione di core curriculum del mediatore culturale in campo sanitario, con tali presupposti, ovvero con il dialogo ragionato tra gli enti istituzionali, è evidentemente il primo passo per dare la possibilità ai contenuti e alla disciplina di questa figura di entrare nell agenda dei tavoli istituzionali nazionali ed essere oggetto di forme giuridiche di disciplina quali ad esempio intese o accordi Stato Regioni. 1 Una procedura clinica è appropriata se il beneficio atteso supera le eventuali conseguenze negative con un margine sufficientemente ampio, tale da ritenere che valga la pena effettuarla; un procedura organizzativa è appropriata quando l intervento è erogato a livello più gradito all utenza. 12
14 Cap. 1 - L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Come previsto in fase di progettazione iniziale, si è partiti da un indagine nazionale sull offerta formativa esistente relativa alla figura del mediatore culturale o transculturale, con lo scopo di identificarne il profilo tipico, in particolare rispetto alla formazione professionale accreditata. 1.1 NOTA METODOLOGICA Per conseguire gli obiettivi dell indagine si è proceduto in due fasi: 1. censimento delle offerte formative centrate sulla figura del mediatore culturale 2. analisi di dettaglio di un sotto-insieme delle offerte costituito da quelle che mostravano un valore maggiore sulla base di un indice costruito nell ambito del censimento Le rilevazioni sono state effettuate in due differenti periodi temporali: luglioagosto e ottobre-novembre L analisi di dettaglio dei percorsi selezionati è stata effettuata nei mesi di novembre e dicembre Per condurre le attività è stato predisposto uno strumento concettuale di analisi il cui modello è rappresentato in fig. 1. Nella prima fase di censimento, a partire dalle informazioni rilevate sui portali regionali di formazione e dai motori di ricerca, si è proceduto a raccogliere dati relativi a un primo nucleo di elementi costituenti il profilo dell offerta formativa. Contestualmente è stata svolta un analisi degli elementi costituenti il contesto normativo regionale, utilizzando anche i risultati del Gruppo di lavoro istituzionale (GLI) sulla mediazione interculturale, prodotti nell ambito del progetto FEI annualità capacity building, condotto dallo stesso Ministero dell Interno. Le proprietà dell offerta formativa e del relativo contesto normativo regionale impiegate per il censimento delle offerte sono incluse nell ellissi in alto a sinistra. 13
15 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Figura 1 - Modello di analisi dell offerta formativa 14
16 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Una volta censite le proposte formative, queste sono state ordinate in base al valore assegnato a ogni offerta su un indice a sua volta costruito su 3 indicatori (cfr. fig. 1, ellisse in basso a sinistra). Attraverso tali indicatori sono stati resi operativi i criteri di attribuzione di valore in relazione alle dimensioni tipologia dell offerta, ambito di specializzazione e grado di pressione dell impianto normativo e organizzativo regionale. I criteri di selezione delle offerte formative erano stati infatti stabiliti in relazione a: tipologia dell offerta - è stato assegnato peso decrescente alle offerte formative nel seguente ordine: corso di formazione professionale; alta formazione o corso di perfezionamento; master; corso di laurea base o specialistica ambito di specializzazione - è stato assegnato peso decrescente alle offerte in base agli ambiti di specializzazione nel seguente ordine: sanitario/socio-sanitario, educativo, giuridico/sicurezza, commerciale criteri relativi alla pressione dell impianto normativo e organizzativo regionale - è stato assegnato un peso alle offerte relative alle regioni che presentavano un valore positivo per le variabili esistenza normativa su figura professionale mediatore, definizione standard formativi e istituzione dell Albo dei mediatori I corrispondenti indicatori sono stati quindi costruiti come segue: indicatore di prossimità rispetto alla tipologia dell offerta - il valore indica quanto l offerta censita sia vicina alle caratteristiche previste dal percorso formativo del progetto ForMe (scala da 1 a 6) indicatore di vicinanza rispetto all ambito di specializzazione - il valore indica quanto l offerta censita sia vicina ai contenuti del percorso previsto dal progetto ForMe, ovvero l ambito sanitario e socio-sanitario (scala da -1,5 a 3) indicatore di pressione dell impianto normativo e organizzativo regionale - il valore indica quanto sull offerta incida la pressione ecologica regionale costituita dalla codificazione della figura professionale, degli standard normativi e dalla presenza di albi professionali (scala da 0 a 5) La somma dei valori sui 3 indicatori ha determinato il posizionamento sull indice di cogenza del profilo dell offerta: su una scala complessiva da -0,5 a 14, indica quanto siano cogenti gli elementi del profilo dell offerta analizzata su quelli caratterizzanti l offerta formativa del progetto ForMe. Ordinate quindi le offerte in base a tale valore, sono stati contattati i provider delle prime 20 offerte formative, ai quali sono stati chiesti dati di dettaglio relativi alle seguenti proprietà (cfr. fig. 1, ellisse a destra): requisiti di accesso al corso numero studenti iscritti presenza e profilo del tirocinio 15
17 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE numero edizioni e cadenza percentuale di superamento del test finale 1.2 CENSIMENTO E ANALISI DELL OFFERTA FORMATIVA Sono stati rilevati 109 corsi (cfr. fig. 2): 73 (67%) promossi dai centri di formazione professionale, 16 (15%) corsi di laurea triennale, 14 (13%) master e 5 (4,5%) corsi di perfezionamento post-universitario o alta formazione. Figura 2 - Tipologia di offerta Delle 73 offerte di formazione professionale (FP) si evidenziano i seguenti punti: le denominazioni maggiormente utilizzate per identificare la figura professionale in uscita sono il mediatore interculturale (83%) e il mediatore culturale (15%) le proposte formative relative all ambito sanitario/sociale sono il 37% (cfr. Fig.3) la durata media dei corsi censiti è di 514 ore, comprensiva dei tirocini quando previsti. I valori variano da una durata minima di 250 ore a una massima di 740 il principale canale di erogazione dell offerta è l aula (95%) 16
18 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Figura 3 - Ambiti di specializzazione Rispetto ai contesti regionali in cui si sono svolti percorsi formativi per mediatori culturali, nella tabella seguente si presenta il quadro di sintesi sulla presenza degli elementi ritenuti utili per la selezione e successiva analisi: norme di riconoscimento della figura, definizione standard formativi e presenza di un Albo. 17
19 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Queste sono infatti le variabili attraverso le quali è stato composto l indicatore di pressione dell impianto normativo e organizzativo regionale, poiché il provider che opera in una regione che ha normato la figura professionale del mediatore sarà indotto a: riportare competenze e responsabilità della figura professionale normata tra gli obiettivi didattici del corso; aderire al profilo di offerta definito tramite gli standard formativi regionali (numero di ore di corso previsto, presenza di tirocinio, natura delle prove di valutazione, ecc.); rispondere a una domanda di formazione professionalizzante che è resa più esigente in presenza di un Albo professionale, poiché quest ultimo rende più strutturato l incontro tra domanda e offerta. Regione o Provincia autonoma Norma su figura professionale mediatore culturale Definizione standard formativi per mediatore culturale Presenza Albo mediatori culturali Abruzzo sì sì, formalmente no Basilicata no no no Calabria no sì, formalmente sì, provinciale Campania sì sì, formalmente sì, provinciale Emilia Romagna sì sì, formalmente no Friuli Venezia Giulia no no no Lazio sì sì, formalmente sì, provinciale Liguria sì sì, formalmente sì, provinciale Lombardia no no no Marche sì sì, formalmente no Molise no no sì, regionale Piemonte sì sì, informalmente sì, provinciale PA Bolzano sì sì, formalmente no PA Trento sì sì, formalmente no Puglia sì sì, formalmente sì, provinciale Sardegna no no sì, provinciale Sicilia no no no Toscana sì no no Umbria no no sì, comunale Valle D Aosta sì sì, formalmente sì, regionale Veneto no no sì, provinciale Tabella 1 - Presenza dei requisiti qualificanti per l offerta formativa di mediazione culturale 18
20 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE I dati dell analisi di dettaglio I 20 corsi 2 sui quali è stata effettuata l analisi di dettaglio, sono stati erogati in 13 regioni e Province autonome: 4 in Sicilia, 2 in Abruzzo, Calabria e Lazio, 1 in Campania, Liguria, Molise, Puglia, Piemonte, PA di Bolzano, PA di Trento, Sardegna e Umbria. Per quanto riguarda i dati generali delle offerte formative, la mediana delle edizioni concluse è pari a 1 (min 0 - max 12) e la cadenza delle edizioni è perlopiù annuale. Il numero medio di iscritti all ultima edizione conclusa dei corsi si attesta sulle 15 unità (min 3 - max 30). Riguardo all efficacia dell offerta, i dati mostrano che arriva a sostenere la prova d esame finale in media l 89% degli iscritti al corso (la mediana è al 97%, min 53% - max 100%) e supera la prova finale in media il 97% (mediana 100%) di coloro che sono arrivati a sostenerla. Quindi, coloro che hanno superato l esame rispetto agli iscritti al corso sono in media l 89% (valori della mediana 94%, min 55% - max 100%). A questi alti numeri circa l esito positivo del percorso formativo fanno da contraltare i dati bassi relativi agli occupati, stando alle informazioni fornite dai provider: la media degli studenti occupati nel settore a un anno dal corso, rispetto a quanti hanno superato l esame, è l 8% (mediana al 6%) con un minimo di 3% e un massimo di 18%. Rispetto ai requisiti di ingresso, si osserva che nella maggioranza dei casi (54,55%) non vengono posti vincoli legati alla cittadinanza (cfr. fig. 4), ma quasi un corso su tre (31,8%) è riservato a cittadini stranieri. Nell 80% dei casi viene richiesto il diploma di scuola superiore (cfr. fig. 5). Nel 52% dei casi è fissato un livello della scala QCER 3 per la padronanza della lingua italiana, tra questi, nel 50% dei casi è indicato il livello B2 (intermedio superiore), nel 33% il livello B1 (intermedio di soglia) e 17% il livello C1 (avanzato o di efficienza autonoma). Quando non c è riferimento al QCER, nel 24% dei casi la competenza è un prerequisito non codificato (gli intervistati hanno parlato di una buona competenza), mentre per il restante 24% la conoscenza della lingua italiana non rientrava nei prerequisiti di accesso. Solo nel 5% dei casi (e solo per gli studenti italiani) si chiede un esperienza di 3 anni nel settore della mediazione culturale. 2 Sono stati interpellati gli enti promotori delle prime 46 offerte di formazione professionale. Dei 46 si è riusciti a raggiungere telefonicamente 30 contatti, dei quali 7 hanno comunicato che il corso non è mai partito, principalmente a causa della mancanza di iscritti e 3 che la persona che si era occupata del progetto non era più disponibile. 3 Il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER), in inglese Common European Framework of Reference for Languages (CEFR), è lo standard europeo di codificazione della competenza linguistica. 19
21 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Figura 4 - Prerequisito nazionalità Figura 5 - Prerequisito titolo di studio 20
22 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Il tirocinio è previsto nell 80% dei casi analizzati. Rispetto ai contesti presso i quali è possibile svolgere il tirocinio, si osservano frequenze basse per i servizi afferenti alla sfera sanitaria/socio-sanitaria (cfr. tab. 2): i più frequenti sono i Servizi socio assistenziali tributari, con una frequenza percentuale del 50%, seguiti dai Servizi amministrativi e tributari con il 50%, dai Servizi di pubblica sicurezza e dai Servizi educativi culturali, entrambi con il 40%; staccati risultano i servizi dell area sanitaria/socio-sanitaria (ASL, AO, Consultori, servizi di informazione socio-sanitaria e servizi socio-assistenziali), con una media di frequenza percentuale di circa il 16%. Presenza del contesto nel tirocinio Presenza Assenza Totali Aziende Ospedaliere 6 30% 14 70% % Aziende Sanitarie 3 15% 17 85% % Consultori 3 15% 17 85% % Servizi amministrativi e tributari 10 50% 10 50% % Servizi di informazione socio-sanitaria 3 15% 17 85% % Servizi di prevenzione e riduzione del danno 1 5% 19 95% % Servizi di pubblica sicurezza 8 40% 12 60% % Servizi educativi culturali 8 40% 12 60% % Servizi socio assistenziali 11 55% 9 45% % Sindacati/ACLI 3 15% 17 85% % Tabella 2 - Presenza del contesto nel tirocinio La durata media del tirocinio è di 208 ore (min 80 - max 300) e, sempre in media, le ore di tirocinio corrispondono al 41% del totale delle ore di formazione. Circa la natura della verifica finale di tirocinio, nel 50% dei casi si fa riferimento allo strumento della scheda di valutazione finale, sottoposta al giudizio di una commissione d esame, e il valutatore è un tutor appartenente alla struttura che ospita il tirocinio. In un altro 25% dei casi si fa riferimento a una generica prova scritta e nel 30% una prova orale. Solo nel 15% dei casi viene richiesta una relazione al discente (cfr. fig. 6). Nel 55% dei casi analizzati è prevista, inoltre, un attività di autovalutazione sulla propria esperienza di tirocinio. 21
23 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Figura 6 - Tipologia della verifica del tirocinio Per quanto riguarda la prova di verifica finale (cfr. fig. 7), le frequenze percentuali delle diverse prove variano significativamente rispetto alle prove di verifica del solo tirocinio: la percentuale di corsi che si concludono con una prova scritta (con domande chiuse e/o aperte) sale al 62,5%, mentre quella di valutazione del tutor o dell associazione ospitante scende al 12,5%. Aumentano le percentuali della prova orale (37,5%) e, in maniera significativa, quelle del un compito prodotto dal discente (31,25%). 22
24 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Figura 7 - Tipologia della prova finale Passando, infine, a un analisi delle discipline svolte nei corsi, si riportano i risultati qualitativi relativi ai programmi formativi pubblicati online sui rispettivi siti (cfr. fig. 8): 15 delle 20 offerte formative 4 riportavano la presenza di argomenti riguardanti 9 aree tematiche: antropologica, economica, giuridica, linguistica, psicologica, sanitaria, sociologica, giuridica/sanitaria, tecnico-informatica. 5 Come si può osservare nella fig. 9, le aree con una maggiore frequenza riguardano l area sociologica (100%,) seguita dalle aree antropologica e giuridica (86,67% per entrambe). Tale dato non stupisce, se si considera la centralità di tali aree tematiche nel campo delle nozioni che un mediatore deve possedere. Sorprende invece l alto valore di presenza di argomenti relativi all area tecnico-informatica (60%). Infine, considerato che i singoli corsi osservati prevedono un ampio ventaglio di ambiti di specializzazione, i valori relativi alle aree tematiche dell ambito sanitario risultano piuttosto significativi (sanitaria 46,67%; giuridico/sanitaria 40%). 4 Nei 5 casi rimanenti non è stato possibile accedere ai programmi formativi. 5 Di seguito vengono sintetizzati i principali argomenti relativi a ciascuna area: area antropologica (mediazione trattata sotto l aspetto dell interculturalità, dell integrazione, degli aspetti religiosi); area economica (imprenditoria e realizzazione di business plan); area giuridica (normativa, diritto pubblico, amministrativo e degli enti locali, diritto al lavoro e alla salute sul lavoro, politiche comunitarie, nazionali e regionali sull immigrazione); area linguistica (laboratori di lingua, italiana, inglese o di una seconda lingua e metodologie e tecniche di insegnamento di italiano agli stranieri); area psicologica (psicologia sociale, di comunità, relazionale); area sanitaria (educazione alla salute, assistenza sanitaria, tecniche di pronto soccorso); area sociologica (sociologia, sociologia delle religioni e contenuti circa counseling, disagio sociale e pregiudizio); area giuridico/sanitaria (diritto alla salute, accesso al SSN, orientamento ai servizi); area tecnico-informatica (elementi di informatica, reti informatiche, banche dati, Internet). 23
25 Cap. 1 L OFFERTA FORMATIVA PROFESSIONALE SULLA MEDIAZIONE Figura 8 - Aree tematiche trattate Dai dati raccolti emerge dunque un quadro dell offerta formativa professionale sulla mediazione culturale caratterizzato dall estemporaneità e dalla genericità. Le offerte formative sono limitate nel tempo, perché caratterizzate da poche edizioni, e in queste condizioni i provider hanno poche possibilità di mettere in atto i meccanismi di miglioramento che, con il trascorrere delle edizioni, rendono progressivamente più efficace l offerta. Inoltre non aiuta a perseguire tale obiettivo di efficacia l ampio spettro dei contesti d intervento del mediatore, ricavato dall analisi dei contenuti e dai contesti proposti dei tirocini, scelta probabilmente dovuta all esigenza di massimizzare le iscrizioni al corso. Date queste caratteristiche del profilo dell offerta di formazione, per il lavoro di progettazione del percorso di ForMe sono stati presi in considerazione come elementi di input solo i dati relativi ai contenuti dei corsi e al peso relativo delle rispettive aree tematiche. Anche questo input è stato comunque adeguatamente pesato, in considerazione del fatto che, tra quelle analizzate, le offerte formative mirate a formare il mediatore per operare nel contesto sanitario sono risultano quasi del tutto assenti. 24
26 Cap. 2 - la domanda di mediazione in sanità 2.1 RILEVAZIONE E ANALISI DELLA DOMANDA / fabbisogno presso asl / AO Come ipotizzato in fase di progettazione iniziale, la metodologia utilizzata ha previsto un doppio piano di analisi, confrontando da un lato ciò che era disponibile sul lato offerta formativa, in particolare quella professionale, e dall altro gli elementi salienti della domanda/fabbisogno di mediazione nelle strutture sanitarie italiane. Nello specifico, quest ultima macro-attività si è concentrata sulla definizione del profilo del task del mediatore culturale in ambito sanitario, attraverso una task analysis condotta su due ambiti osservati separatamente: 1. analisi della domanda di mediazione presso le strutture del SSN - raccolta dati attraverso form semi-strutturata rivolta ai responsabili dei servizi di mediazione culturale presso le strutture del SSN 2. modellizzazione del task del mediatore transculturale presso l INMP - attività di task analysis classica, condotta attraverso interviste a operatori ed esperti dell INMP I due profili di task del mediatore risultanti dalle rilevazioni sono stati quindi messi a confronto per poter tenere conto di differenze e analogie tra il modello operativo dell INMP (sul quale si basano l organizzazione dei servizi e le modalità di svolgimento del tirocinio pratico previsto dal corso di ForMe) e il contesto che realisticamente i mediatori formati trovano o possono trovare presso le strutture del SSN nelle diverse regioni. La sintesi tra i due modelli di task ha costituito la base per la progettazione della fase di tirocinio. Obiettivo di questa attività era profilare il servizio di mediazione culturale attivato presso le strutture del SSN e, in particolare il task previsto per il mediatore: capire dove opera, se opera, il mediatore culturale (UOC/ UOS, struttura, servizio, Dipartimento ecc), in cosa consiste la sua attività (accoglienza e orientamento, traduzione e interpretariato, mediazione culturale ecc) e con quali figure professionali sanitarie e socio-sanitarie interagisce prevalentemente. Il modello alla base dell elaborazione della scheda di rilevazione, definita di concerto con i rappresentanti istituzionali del Tavolo tecnico, è illustrato nella fig. 10 (cfr. in particolare ellisse a destra). 25
27 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità La scheda di rilevazione ha inoltre incluso alcuni item mirati a effettuare una prima ricognizione sistemica delle forme di contrattualizzazione esistenti sul territorio, partendo dalla consapevolezza dell attuale vuoto normativo circa il riconoscimento della figura a livello professionale nell ambito sanitario (cfr. all. n. 3). La scheda di rilevazione, pubblicata anche sulla piattaforma e-learning INMP 1 è stata distribuita presso le strutture sanitarie del territorio, tramite i referenti regionali del Tavolo tecnico. I dati sono poi stati restituiti tramite la compilazione diretta online o l invio di schede compilate in cartaceo e successivamente inserite dal gruppo di lavoro nel database online
28 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità Figura 10 - Modello di analisi della domanda di mediazione presso le strutture del SSN 27
29 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità In totale, nel periodo di rilevazione (novembre febbraio 2015) sono state raccolte 41 schede, provenienti da strutture situate in 6 Regioni (perlopiù dall Emilia Romagna, dalla quale sono giunte il 32% delle schede) e dalla Provincia Autonoma di Trento (cfr. fig. 11). Figura 11 - Distribuzione geografica delle strutture Per quanto riguarda le strutture oggetto delle schede, nel 32% dei casi i dati riguardano il livello generico dell azienda nel suo insieme (ASL). Il 14% delle schede riguarda dati relativi a un Dipartimento (Es. Dipartimento Salute Mentale, Dipartimento materno infantile, etc.) e nel 27% dei casi a un Ufficio, quindi nel 22% delle schede poliambulatorio e al 5% altri servizi (Centro Accoglienza Bambino e Famiglia, Consultorio per il singolo la coppia e la famiglia). Per tenere conto di questi diversi ordini di grandezza, in sede di analisi del dato, si considerano i dati riferiti a Dipartimenti e Uffici come valori medi dei servizi che li contengono (cfr. fig. 12). 28
30 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità Figura 12 - Categoria di appartenenza della struttura Entrando nel dettaglio dei risultati delle schede, per quanto riguarda gli aspetti organizzativi del servizio di mediazione culturale, si osserva che la media dell età del servizio è di 10 anni (stesso valore per la mediana, min 1 anno - max 18); il turnover si attesta in media sul valore di 3 anni (da meno di un anno a un massimo di 10 anni); per la modalità di reclutamento, l affidamento del servizio a cooperative sociali e associazioni è di gran lunga la più praticata con (65% dei casi), seguita da lavoro dipendente a tempo determinato/indeterminato (33%) e lavoro in somministrazione (2%) (cfr. fig. 13). La modalità di svolgimento delle attività più frequente è quella per turni e a chiamata (56% dei casi), seguita dall organizzazione a chiamata (36%) (cfr. fig. 14). Nel 78% dei casi esiste una forma di valutazione del servizio. Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi del servizio di mediazione, può risultare interessante osservare i dati relativi ai soli poliambulatori, vista la significatività di tali strutture in relazione agli obiettivi di indagine del progetto ForMe. Il dato maggiormente discordante rispetto a quello generale riguarda le modalità di organizzazione delle attività: l organizzazione per turni e a chiamata risulta più frequente (71% rispetto al 56% del dato generale). Discordante rispetto al dato generale è anche quello relativo al turnover: la media del turnover nel servizio di mediazione nei poliambulatori risulta essere leggermente più bassa del dato generale (moda 1,6 a fronte di 3 del dato generale; mediana 0 a fronte di 3; il massimo del turnover dei poliambulatori è di 5 anni, mentre in generale risulta essere di 10 anni). Il numero di mediatori 29
31 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità impiegati nel servizio dei poliambulatori è mediamente 12,5 (mediana 4, min 0 - max 60). Non dissimili rispetto al dato generale risultano essere i dati relativi all età media del servizio e le modalità di reclutamento. L età media del servizio appare sostanzialmente immutata rispetto al dato generale (media 8,14 rispetto agli 8,89 del dato generale) e la distribuzione dei dati più compatta (la mediana osservata per i poliambulatori è di 7 anni invece dei 10 del dato generale). Anche rispetto alla modalità di reclutamento tipica, ovvero l affidamento del servizio a cooperative sociali e associazioni, si registrano valori simili a quelli del dato nazionale (63% di frequenza percentuale della moda contro un 65% del dato generale). Figura 13 - Modalità di reclutamento Figura 14 - Organizzazione del servizio 30
32 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità Rispetto ai requisiti di ingresso richiesti agli aspiranti mediatori (cfr. figg ), essi non sono posti nel 7% circa dei casi. Il più frequente è la conoscenza della lingua italiana (76% dei casi, ma solo nell 11% di questi è stato fissato un livello di competenza linguistica codificato, il C1). Titolo di studio relativo alla mediazione interculturale ed esperienza di mediazione sono entrambi richiesti con una percentuale del 58,5%, anche se rispetto all esperienza in nessun caso è indicato il numero minimo di anni richiesto. Il titolo di studio è posto come prerequisito nel 19% dei casi e viene sempre indicato il diploma di scuola media superiore. Solo nel 10% dei casi viene posto come requisito la cittadinanza non italiana. Figura 15 - Prerequisiti per i mediatori da reclutare 31
33 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità Figura 16 - Prerequisito titolo di studio Figura 17 - Livello di conoscenza della lingua Passando ai contenuti operativi del servizio di mediazione, il profilo del task del mediatore culturale all interno delle strutture del SSN (vedi Fig. 18) è caratterizzato in larga parte dalle stesse mansioni che troveremo nel modello del task del mediatore transculturale presso l INMP (cfr. par. successivo), di seguito se ne anticipa una breve descrizione: 32
34 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità accoglienza - attività di accoglienza presso la struttura e indirizzamento dell utente ai servizi interni orientamento - attività di rilevazione dei bisogni espressi e inespressi, informazione customizzata e orientamento finalizzato all esercizio del diritto alla salute e all integrazione dell utente nella comunità partecipazione al servizio - attività di partecipazione attiva all erogazione della prestazione sanitaria/socio-sanitaria attraverso l affiancamento dell operatore titolare del servizio L attività di partecipazione all erogazione del servizio sanitario/sociosanitario risulta di gran lunga la più presente con il 97% di copertura dei casi. Frequentemente viene riferita un attività di affiancamento dell operatore su chiamata, dal vivo o in remoto via telefono. Nel 51% dei casi, accanto alla partecipazione all erogazione del servizio troviamo la mansione di orientamento mirata a garantire l integrazione sanitaria della persona immigrata, attraverso la fornitura di informazioni sulle modalità di accesso ai servizi del territorio e sulle procedure per l esercizio del diritto alla salute. Più raramente, invece, si registra l impiego dei mediatori nella mansione relativa all accoglienza e indirizzamento verso i servizi interni alla struttura (11%). Figura 18 - Mansioni 33
35 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità I contesti nei quali più frequentemente sono eseguite le mansioni del mediatore (cfr. fig. 19), sono quelli relativi alle prestazioni prettamente sanitarie: visite ambulatoriali e specialistiche (72% dei casi), reparti/degenza (69%) e pronto soccorso (62,5%). Sia per le visite specialistiche, sia per la degenza, sono coinvolte più frequentemente le specialità di ginecologia e salute mentale. Il dato conferma quanto anticipato dai referenti regionali del Tavolo tecnico, in occasione della ricognizione di contesto effettuata prima della rilevazione: le discipline mediche afferenti alle aree materno-infantile e salute mentale sono quelle nelle quali i mediatori sono maggiormente impiegati, sia per la degenza ospedaliera che per le prestazioni ambulatoriali e visite specialistiche (cfr. fig. 20). Se si considera l incidenza non elevata riscontrata per la generale mansione orientamento, risulta relativamente alta la frequenza registrata nell indagine circa il contesto costituito da sportelli di accoglienza, orientamento, URP (cfr. Fig. 19), segno che la mansione è presente, ma che non viene normalmente codificata con questa etichetta. Infine, nella categoria altro contesto quelli più citati risultano i consultori, le case famiglia, gli sportelli per il rilascio del tesserino con Codice STP. Figura 19 - Contesti operativi 34
36 Cap. 2 la domanda di mediazione in sanità Figura 20 - Relazione tra prestazioni sanitarie e discipline mediche Accanto alla descrizione delle mansioni e dei contesti, è stato rilevato il dato sulle prime 3 figure di operatori con i quali il mediatore è chiamato a interagire: coerentemente con le precedenti variabili, la figura di operatore più frequentemente indicata è quella del medico, nel 74% dei casi (cfr. fig. 21). A caratterizzare la relazione con tale figura, le parole chiave rintracciate sono affiancamento, supporto, traduzione personale tecnico e amministrativo risultano essere le figure più indicate sia in seconda (28% - cfr. fig. 22) che in terza posizione (27% - cfr. fig. 23). Le espressioni chiave della relazione con queste figure sono supporto per il disbrigo delle pratiche burocratiche, supporto alla decodifica delle richieste, traduzioni l infermiere è indicato come seconda figura nel 24% dei casi (cfr. fig. 22). La relazione tra mediatore e infermiere risulta caratterizzata dalle espressioni affiancamento durante le prestazioni, aiuto nella comunicazione, traduzione psicologo e/o psichiatra sono citati nel 12% dei casi come seconda figura (cfr. fig. 22) e la relazione risulta caratterizzata dalle seguenti espressioni: affiancamento nei colloqui e nella conduzione di gruppi, traduzione, supporto a iniziative di integrazione 35
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