Debito pubblico e formazione dei mercati finanziari in Italia fra età moderna e contemporanea di ROSA CARROTTA

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1 2. Convegno sul debito pubblico e il mercato finanziario in età moderna e contemporanea, tenuto, a Cassino, il 7 e 8 ottobre 2005 Debito pubblico e formazione dei mercati finanziari in Italia fra età moderna e contemporanea di ROSA CARROTTA Introduzione L Università degli Studi di Cassino, come da consuetudine consolidata, anche quest anno ha ospitato il seminario del Centro interuniversitario di ricerca per la storia finanziaria italiana (CIRSFI), il quarto, rappresentando ormai un vero e proprio punto di incontro e di confronto per studiosi ed appassionati di Storia finanziaria Italiana. Appuntamento, quello del sette ottobre 2005, finalizzato a promuovere il dibattito scientifico e a raccogliere spunti in vista della partecipazione, nel 2006, al Convegno internazionale di Storia Economica di Helsinky, dove all Italia competerà la sezione di discussione sul Debito pubblico e sistemi finanziari d Europa dal XVI al XX sec.. Come più volte ricordato nel corso del seminario, il progetto è stato approvato in sede internazionale grazie all ausilio del prof. Gianni Toniolo che ha creduto nella bontà delle proposte dei relatori come confermato dalla sua presenza all incontro ed il positivo commento finale nello stesso. L elevato spessore del tema trattato è stato fonte di richiamo anche per studiosi stranieri intervenuti numerosi nelle due giornate di Cassino. È il presidente del CIRSFI, Angelo Moioli, ad introdurre il tema dell incontro e a relazionare sull attività scientifica compiuta dal Centro durante l anno trascorso. Il prof. Antonio Di Vittorio, presidente della Società Italiana degli Storici dell Economia, nel suo saluto iniziale ha presentato alla colta platea la ricerca ultimata da Maria Cristina Erpice dal titolo Le origini del gran libro del Debito pubblico del Regno di Napoli e l emergere di nuovi gruppi sociali, lavoro interessante della studiosa appartenente al dottorato del prof. Luigi De Rosa. 143

2 2. Debito pubblico, mercato finanziario e cicli economici nello Stato di Milano fra età spagnola e dominazione francese. Giuseppe De Luca apre i lavori. La sua è una rassegna dell analisi che l unità di ricerca di Milano ha condotto in due direzioni. La prima è un indagine di lungo periodo su debito pubblico, mercati finanziari e cicli economici a Milano, fra età spagnola e francese; l altra pista è stata quella di ricostruire, a cavallo dell Unità, le reti di credito dei capitali svizzeri attivi a Milano. La prima pista palesa una questione metodologica. L analisi è nata dalla possibilità e dalla necessità di utilizzare come fonti i rogiti camerali che consentono la ricostruzione esatta delle alienazioni delle entrate per tutto il periodo osservato; tali records sono stati fino ad ora poco utilizzati a causa della loro vastità (circa 7800 dove viene riportata la data dell alienazione, l entità, l entrata corrispondente, il capitale ed il compratore). Dall esposizione grafica risulta che, a partire dal 1543, inizia per le alienazioni delle entrate una fase di crescita che trova il suo picco nel 1599, segue una fase di relativa rarefazione ed una successiva ripresa fino al 1611, data di particolare interesse perché va a segnare il termine di un ciclo economico di grande utilizzo di questa fonte di finanziamento. Le alienazioni delle entrate costituivano un debito a breve termine usato nell antico regime, gli acientos, che per la bassa entità di rendita alienata consentivano maggiore facilità di cessione (a dispetto, però, di quanto la storiografia ha rilevato, il capitale era di entità elevatissima). Il periodo successivo vedrà lo Stato di Milano alle prese con una spesa militare stringente, come risposta alle esigenze imperiali spagnole (Milano diventa un centro geopolitico di straordinaria importanza) ed è per questo costretto a razionalizzare l utilizzo di questo strumento finanziario: da un elevatissimo tasso di utilizzo del primo periodo, 10-12%, si ebbe successivamente un abbassamento al 5-4,5%. Nel periodo che va dal 1641 fino alla fine del periodo spagnolo, si passa ad uno spostamento della tipologia: l alienazione non è più redimibile (cioè con la possibilità della Camera di restituire il capitale e di rientrarne di nuovo in possesso). L obiettivo cui tende la ricerca, non è quello di pervenire alla consistenza e all andamento delle rendite alienate, bensì studiare la loro circolazione. Lo Stato di Milano imponeva la nominatività delle rendite (ne scaturiva la difficoltà per la loro successiva rivendita), ma, dal 1589, le scritture private evidenziano la loro straordinaria circolazione tanto da far pensare alla creazione di un vero e proprio mercato finanziario secondario (con le debite differenze); da quella data le rendite passarono di mano in mano per finire in quelle di operatori economici che le utilizzarono come matrici di credito (capitale dato a 144

3 garanzia dei censi conservativi): costituirono un amplificazione della disponibilità di liquidità. Da un analisi qualitativa appare un debito pubblico che non ha nessun effetto di spiazzamento dell investimento privato. La seconda metà del Cinquecento, momento di iniziale crescita delle alienazioni, fu uno dei periodi più floridi dell economia lombarda ed uno di maggiore offerta creditizia sul mercato; si ebbe una socializzazione della ricchezza che consentì l accesso a queste rendite anche da parte di operatori di medio livello: nella seconda metà del Cinquecento oltre ai grandi operatori genovesi si intravedono, per cifre molto piccole, le comunità che riescono ad investire con notevole redditività. Nel Seicento, man mano che questo strumento viene tenuto sotto controllo, anche la Spagna tenta un abbassamento progressivo del denaro che prende a prestito. Si affermano operatori in grado di detenere il vertice del sistema finanziario milanese e di collocare queste rendite non solo all interno della regione ma anche in Spagna, una vera e propria polarizzazione degli operatori finanziari che le cifre stesse confermano: nel 1559, per la vendita di lire di rendite alienate, vi erano 3574 compratori, mentre, nel 1621, ve ne erano12. Per la grande circolazione di queste rendite e la necessità di avere una contabilità molto attrezzata, si passa all utilizzo dei moduli a stampa che permettono di cambiare il nome dell intestatario della vendita. Facendo delle grandi aggregazioni si osserva che, nel periodo fra il 1542 ed il 1581, il 67% del valore delle rendite alienate si ebbe sul mercato secondario; fra il 1582 ed il 1621 si passò al 42%; la percentuale scende ancora per gli anni successivi a testimonianza del cambiamento di funzione del debito pubblico e della sua circolazione all interno della società: se nella prima fase gli spagnoli spingono molto per farne un elemento di fidelizzazione, dopo, la progressiva razionalizzazione del sistema fiscale e finanziario, fa sì che appaiano grossi operatori finanziari a fare i loro interessi. Sul secondo aspetto della ricerca, quello della rete di credito dei capitali svizzeri, il prof. De Luca rivela l assenza di valutazione complessiva. Le fonti riguardano le dichiarazioni di successione che ha tentato di consultare all archivio generale di Berna e presso i Consolati: si è proceduto, ancora una volta, attraverso fonti notarili per analizzare le operazioni compiute da un grande finanziere ginevrino proveniente dalla mente dei Rothschild, attivo alla Borsa di Milano, nel prestito Sella del 1865 e nella costruzione delle ferrovie che fu in grado di creare una rete di credito molto forte, determinante nella definizione di un sistema finanziario lombardo. Abbiamo con questo rilevato la peculiarità lombarda di riuscire a creare, in un periodo di dominazione straniera, un sistema finanziario funzionale seppur all interno di un deficit istituzionale. 145

4 3. Evoluzione del debito pubblico dello Stato pontificio e gettito delle dogane di Roma nei secoli XVII-XVIII Fausto Caselli analizza il debito pontificio in età moderna; sull argomento esiste una letteratura sterminata ma manca un lavoro di sintesi di lungo periodo. Dal 1480 fino all età napoleonica, il debito è stato analizzato, da parte dei singoli autori, in maniera frammentaria, da qui il suo sforzo di costruire un quadro generale di lungo periodo attraverso il contributo di cinque fattori essenziali. Il primo è quello di determinare l entità reale del debito. I numeri ricavati dalla lettura disponibile sono al nominale e vanno confrontanti con l andamento demografico e con il valore della moneta per ottenere serie di lungo periodo dal significato reale. Il secondo, poco conosciuto perché esiste per essi solo un ridotto lavoro di archivio disponibile, riguarda l andamento dei rimborsi. La cospicuità dei rimborsi segnala un momento di floridezza delle casse dello Stato, pertanto l importanza di studiare le relazioni tra i rimborsi e le nuove emissioni. Il terzo aspetto riguarda gli scopi delle emissioni: il debito pubblico viene emesso per scopi di guerra, per motivi di ordine pubblico, motivi civilistici, motivi che riguardano le opere pubbliche (ad. es. la struttura amministrativa dello Stato). Il quarto consta dell analisi dell andamento dei tassi reali di interesse che hanno mutamenti molto complessi: ancora una volta i tassi nominali vanno interpretati in funzione dei prezzi. Il quinto ed ultimo aspetto considera come campo di indagine le procedure, le tecniche amministrative e la normativa giuridica della circolazione dei titoli del reddito pubblico. Questa è la prima parte del lavoro affrontato dallo studioso. La seconda ha lo scopo di capire in che modo si finanzi, se non tutto almeno in gran parte, il debito pubblico dello Stato della Chiesa. Un lavoro di questo genere è possibile dal 1220 fino ai primi anni dell Ottocento, quando i registri camerali appaiono perfetti e la contabilità camerale assestata. Per ultimare la ricerca, Caselli fa convergere i suoi sforzi nella disamina delle dogane per determinare il gettito delle imposte indirette cui esse danno origine. Si tratta di chiarire in che modo Roma finanziò il debito pubblico attraverso le dogane, come queste ultime siano cambiate nell imposizione e nel gettito e, di conseguenza, in che forma questo si sia rispecchiato nel diverso andamento del debito pubblico tra la metà del Seicento e la fine del Settecento. 146

5 4. Mercato finanziario, istituzioni e debito pubblico nel Mezzogiorno preunitario Maria Carmela Schisani, per analizzare il rapporto tra debito pubblico e mercato finanziario nel regno meridionale della prima metà dell Ottocento, osserva l andamento dei prestiti elargiti dalla maison Rothischild tra il 1821 ed il La ragione della scelta di tale campo di indagine va ricondotta all intensa attività finanziaria svolta sulla piazza partenopea dalla famiglia Mayer ed in particolare da Karl. Obiettivo della ricerca è studiare il rapporto tra lo Stato borbonico e la grande casa bancaria europea, l indirizzo operativo adottato su tale mercato finanziario ed i risultati raggiunti nello stesso. La produzione storiografica sulla famiglia Rothschild non offre un adeguata ricostruzione dell attività di Karl Mayer a Napoli. Le letture rinvenute tracciano, per lo più, il profilo personale di un Karl, penultimo dei figli maschi di Mayer Amschel, austero e chiuso nei suoi schemi religiosi e come il meno acuto tra i fratelli negli affari. Definito come il viaggiatore della famiglia, tratto che mantenne anche quando si stabilì a Napoli, dell attività di Karl viene, essenzialmente, descritta l esperienza nella pratica bancaria che aveva maturato fin da giovanissimo al seguito del fratello maggiore Amschel, le sue operazioni a favore del langravio di Hessen Cassel, durante il forzato esilio di quest ultimo in epoca napoleonica, e la sua dimestichezza nell esportare valuta inglese verso il continente lungo la rotta Londra-Parigi-Spagna. Le tracce dell attività di Karl sembrano perdersi all atto del suo trasferimento nell Italia meridionale, quando assieme ai fratelli Salomon e Nathan condusse le trattative per il primo prestito del 1821 alla corona borbonica. L idea della relatrice è quella di colmare il vuoto storiografico relativo al meno studiato dei fratelli Rothischild ; la cospicua documentazione disponibile si scontra con la difficoltà di consultazione della stessa e finisce per rallentare il lavoro della studiosa. Le fonti esistenti presso l Archivio di Stato di Napoli sono state in parte ricostruite attraverso la consultazione di vari fondi: l Archivio Borbone, dove è conservato un importante carteggio di Luigi de Medici relativo ai prestiti Rothschild; la Regia Zecca, dove è conservata la documentazione completa degli appalti di fornitura di argento alla Zecca di Napoli a favore di Karl Rothschild; il Tribunale di Commercio, dove è disponibile il libro delle operazioni quotidiane fatte alla Borsa di Napoli da Carlo Jean, l agente di fiducia di Karl Rothschild. Nessuna documentazione di particolare interesse è disponibile presso la Comunità ebraica di Napoli mentre alcuni interessanti documenti si trovano presso l Archivio Storico del Banco di Napoli e nel fondo della Cassa di Sconto del Banco delle Due Sicilie con la quale Karl era in stretto contatto. 147

6 Dalla documentazione consultata emerge la fortissima ostilità nei confronti del banchiere: definito, a più riprese, come giudeo falso e spregevole, pare abusasse della sua posizione esclusiva e dominante imponendo condizioni capestro per i prestiti accordati alla Tesoreria Borbonica. In realtà Karl svolgeva la propria attività finanziaria con le garanzie e i profitti richiesti da un attività che si profilava altamente rischiosa; necessità finanziarie, quelle che costellarono la Tesoreria borbonica fino all unificazione, a cui solo le disponibilità immediate di Rothschild potevano supplire. Il primo prestito del 1821 ai Borbone venne stipulato su pressioni di Metternich e a totale rischio dei Rothschild non volendo alcuna potenza europea garantirlo: Karl, con l ausilio di Solomon e Nathan, intervenne a risanare l emergenza finanziaria borbonica. Se da un lato il prestito alla corona borbonica comportò un diritto di prelazione sui successivi prestiti ed una inibizione assoluta al Governo napoletano di creare altre rendite fino alla fine del 1824 (se non con il loro espresso consenso), di contro, il diretto interesse dei Rothschild sul titolo pubblico napoletano ne garantì la credibilità internazionale e un costante rialzo dei corsi: la piazza napoletana si confrontava, da quel momento, direttamente con le piazze finanziarie di Parigi e Londra e la presenza di un Rothschild sulla piazza secondaria garantiva un costante controllo della stabilità del titolo. Il mercato napoletano, data la ristrettezza delle contrattazioni, si dimostrò facilmente controllabile e facile preda delle manovre rialziste degli agenti dei Rothschild (Pasquale Bolognese, Mandel e Tommaso Hettlinger a Napoli e Cristiano Fischer a Palermo): nel 1846 i Rothschild detenevano circa 1/4 dell intero debito pubblico napoletano, laddove i Borbone seguivano al secondo posto con soli 160mila ducati. Il continuo rialzo del corso della rendita in Borsa, a partire dal 1821, consentì alla corona borbonica di contrarre successivi prestiti e restituire quelli già contratti a condizioni sempre meno onerose. Karl restò, prioritariamente, banchiere della corona tralasciando l attività di prestito ai privati: per maturare quella capacità adattiva che tutti i Rothschild attuavano nelle piazze finanziarie di insediamento, si mosse senza interferire negli interessi della ristretta élite di mercanti/banchieri locali, che, nel frattempo, avevano spostato i propri interessi dal titolo pubblico ad altri settori di investimento (azionario, granario, monetario). Al di là delle anticipazioni, anche di breve periodo, alla corona borbonica, la maison Rothschild di Napoli ottenne, per 20 anni, l appalto per la fornitura degli argenti alla Zecca di Napoli, divenne arbitro del cambio internazionale nella piazza meridionale e partecipò attivamente alla speculazione sugli ordini in derrate. Se per anni continuò la sua attività di viaggiatore, nel 1841, Karl acquistò 148

7 Villa Acton, l attuale Villa Pignatelli, per farne la dimora della propria famiglia e utilizzarne la dependance per l attività economica e finanziaria. Tre anni più tardi, nel 1844, la sede bancaria di Napoli ottenne l indipendenza dalla maison di Francoforte della quale era stata, fino a quel momento, una semplice dipendenza operativa: ecco dimostrata quale sicura profittabilità offrì la piazza partenopea alla maison Rothschild durante i quarantatre anni di permanenza ( ) di Karl. 5. Rischio paese, debiti privati e pubblici ed architetture finanziarie in alcune economie industriali tra XIX e XX secolo G. Conti e C. Brambilla, attraverso un confronto internazionale, cercano di esaminare la tipologia di orientamenti finanziari caratterizzanti il sistema finanziario italiano postunitario (il sistema bank oriented o market oriented); a loro modo di vedere, l architettura finanziaria italiana dipendeva da significative variabili da analizzare. La misura del rischio, espresso come rapporto differenziale dei tassi di interesse rispetto quelli prevalenti sui mercati esteri, deve spronare la costituzione di una valida organizzazione per far sì che il risparmio possa muovere le attività. Per i relatori, tale rischio potrebbe essere ridotto attraverso la creazione di un sistema bancario in grado di mobilitare il risparmio, di creare credito e notevoli opportunità per l economia. Interessante è verificare il rapporto tra andamento dell economia reale ed andamento dell economia finanziaria e, soprattutto, vedere come, in una cornice di problemi, si potessero costruire delle istituzioni in grado di intervenire sulla riduzione dell apprezzamento del rischio: vedere come le banche avessero l opportunità di gestirlo, di trasferire moneta, di trasferire risorse da un settore all altro, di trasferire rischi creando fiducia e dando stabilità al sistema. Erano, dunque, ragioni interne alla struttura e all architettura finanziaria che sembra dovessero essere messe a nudo per capire gli orientamenti di sistema. Il debito pubblico appariva, a loro modo di vedere, un allargamento dell indagine, ma comunque necessario: l Italia dell Unità presentava un livello di debito pubblico elevato rispetto alle proprie capacità di risparmio ed anche in comparazione con gli altri Stati che erano per l Italia i centri finanziari internazionali dai quali ottenere risorse e con i quali confrontarsi. Si è tentato, quindi, un confronto internazionale per vedere la posizione dell Italia; come l Italia, attraverso una serie di cambiamenti istituzionali ed attraverso le creazioni di banche abbia, ad es., prodotto crediti mobiliari, abbia creato fiducia e mobilità del risparmio, della moneta e mobilità dei rischi da un operazione all altra. 149

8 6. Debito pubblico, mercato finanziario e intermediari creditizi in Italia ( ) Il tema centrale della relazione di Giuseppe Della Torre è il rapporto tra debito pubblico italiano e sviluppo del sistema creditizio tra Unificazione nazionale e prima guerra mondiale. L Unificazione vedeva un debito pubblico molto elevato e, ovviamente, esigenze di finanziamento, quindi di espansione ulteriore del debito, elevatissime a fronte di un sistema finanziario e creditizio arretrato. Il problema affrontato è stato quello di vedere gli interventi normativi, istituzionali e quant altro le autorità di politica economica posero in essere per costruire un robusto circuito interno di finanziamento; in che modo si sia passati da un debito collocato, prevalentemente, all estero ad un debito collocato in Italia e, soprattutto, come le autorità si siano adoperate per evitare un eccessivo rigonfiamento di quella che veniva allora chiamata circolazione ed oggi base monetaria. Con il grafico sui livelli e le dinamiche delle quote del debito estero, è evidente, dopo i livelli elevatissimi successivi all unificazione, la caduta, dopo il 1893, dovuta a fattori reali e a fattori finanziari: i fattori reali sono, sostanzialmente, quelli che De Cecco, nel 1990, chiama arbitraggio virtuoso della rendita che determinano la riduzione del debito pregresso collocato all estero; i fattori fianziari che hanno contribuito alla sua riduzione, creando delle opportunità per il collocamento, all interno, alle nuove tranche di debito, sono essenzialmente l argomento del suo intervento. Tra i fattori finanziari, Della Torre pone i fattori normativi che, in quella fase storica, hanno inciso sulla struttura dell attivo delle casse di risparmio ordinarie: la legge 1888 ed il regolamento del Ne è risultata non tanto la coercizione da parte del legislatore nei comportamenti delle casse di risparmio ma una certa influenza esercitata sulle stesse per favorirne l acquisizione di titoli di Stato. Questo è il primo gruppo di aspetti normativi che Della Torre ha descritto. Il secondo aspetto esaminato concerne quella lunga serie di atti normativi che hanno comportato un robustissimo circuito di finanziamento del debito pubblico da parte della Cassa depositi e Prestiti. Si fa riferimento alla legge istitutiva della Cassa italiana del 1863, che prevedeva l obbligo di deposito di titoli di Stato, oltre che di numerario, presso la Cassa ai fini cauzionali e amministrativi; ancora, si fa riferimento al provvedimento normativo del 1865 che prevedeva la creazione di Casse postali su tutto il territorio nazionale (in particolare nelle zone non coperte da strutture bancarie) e a tutti quegli atti che, dal 1875, tentano di incentivare la raccolta minuta presso i depositanti (ad es. la possibilità di acquistare il taglio minimo della rendita). Quindi diversi provvedimenti per permettere al risparmiatore di avvicinarsi alla moneta scritturale. Ulteriore coercizione si ha, nel 1895, con l obbligo di investimento minimo in 150

9 titoli di Stato posto a capo della Cassa depositi e prestiti per il 50% della raccolta postale. Altra cosa, meno nota, avviene, alla fine del 1904, quando si impone di investire in titoli di Stato le incidenze delle gestioni previdenziali presso gli istituti di previdenza gestite dalle casse di risparmio. Dal grafico dell andamento dei titoli di stato detenuti dalle casse di risparmio sul debito totale del Tesoro, si vede come si parta da valori intorno allo 0,5% per arrivare, all inizio del secolo, a valori intorno al 7-8%: i titoli di stato detenuti dalla Cassa hanno un accelerazione proprio in conformità di quel vincolo amministrativo del Della Torre, con un altra curva, passa alla valutazione del debito del Tesoro collocato all estero e del debito istituzionalizzato, ossia del debito del Tesoro, come diceva Antonimo Confalonieri nel 1952, collocato in forma stabile presso alcuni operatori finali (=istituzioni creditizie pubbliche o parapubbliche). Ancora, attraverso la curva ricavata dalla somma delle tre linee rappresentanti rispettivamente, la Cassa Depositi e Prestiti, le casse di risparmio ordinarie e gli istituti di emissione, emergono due strutture molto diverse del debito: nella fase iniziale una prevalenza di debito estero che svolge un ruolo abbastanza significativo nella creazione di base monetaria, nella fase finale del periodo, una riduzione del debito estero e una netta espansione del debito istituzionalizzato. 7. La Banca commerciale italiana a Palermo nei primi anni del 900 Enrico Camilleri esamina il ruolo ricoperto dalle banche miste nel finanziamento dello sviluppo economico ad inizio Novecento in Italia, periferia dell Europa, e nel meridione, in Sicilia, periferia dell Italia. Per capire come gli intermediari creditizi abbiano lavorato all interno dello sviluppo meridionale, Camilleri parte dall esperienza di una grande banca mista, forse la più grande in Italia, la Banca Commerciale. In particolare, per la filiale di Palermo, lo studioso cerca di vedere se e come quella banca si sia comportata da banca mista ossia se abbia seguito i canoni operativi di quel tipo di banca. Si considerano tre livelli di Comit. Un primo considera le relazioni ai bilanci dei Consigli di Amministrazione Comit; un secondo considera gli inventari della filiale di Palermo; un terzo livello valuta l operato da banca mista della Comit in una operazione di impresa. Tralasciando di esporre il modus operandi di una banca mista, Camilleri analizza la relazione del Consiglio di Amministrazione della Banca Commerciale Italiana nell anno in cui apriva la filiale di Messina. Nella relazione venivano rilevati gli intensi traffici commerciali in corso a Messina, un ottima opportunità che aveva la Banca Commerciale per l esercizio di un lavoro puramente 151

10 bancario, (su questo aspetto del puramente bancario è interessante vedere la distinzione fatta da Confalonieri rispetto alle altre attività messe in atto dalla Banca Commerciale per finalità prettamente speculative e finanziarie). Nel 1903 la Banca Commerciale arriva all acquisizione della sezione bancaria della Florio. Fin dalla sua apertura, si intravedono, negli inventari Comit, valori abbastanza significativi: in dieci anni dall apertura (febbraio 1902) riesce a sviluppare 515 rapporti di conto corrente contro i 500 di Firenze; nel periodo , riesce a sviluppare oltre 250 conti di corrispondenza con l estero (alcuni dei quali riguardano alcune delle principali banche europee) a testimonianza di una certa vitalità commerciale. Nelle relazioni ai bilanci della Comit a Palermo, invece, il carattere tipico riscontrato è stata la presenza, al suo interno, della classe aristocratica intesa come alta borghesia illuminata. Per rilevare altri tratti tipici da banca mista nella Banca Commerciale, Camilleri ha utilizzato i dati sulla Fabbrica Gotemberg, azienda di produzione di acido citrico, fondata con capitale tedesco, in cui la Comit deteneva una quota maggioritaria. Nel 1915, si ebbe la italianizzazione di questa fabbrica con la scomparsa del capitale tedesco e la presenza della Comit sempre più netta. Altri, anche fallimentari, potrebbero essere gli esempi di comportamento come banca mista da parte della Comit, ma preme ricordare la sua funzione surrogatoria del mercato finanziario e dunque di finanziamento dello sviluppo. 8. Sistema bancario e allocazione del risparmio in Italia nella seconda metà del 900 Salvatore La Francesca affronta il tema alla base della ricerca avviata sulla storia del sistema bancario italiano dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Viene tralasciata l analisi degli anni Cinquanta sulla quale i volumi della collana storica della Banca d Italia sono stati ampiamente esaustivi e viene affrontata quella degli anni Settanta ed Ottanta. Approfondimenti del relatore sono la determinazione dei flussi di risparmio e l analisi della loro formazione. Lo studioso sostiene che la stabilità del sistema bancario sia fra gli elementi che conducano alla formazione del risparmio. La formazione del risparmio andrebbe analizzata in relazione alle dimensioni delle banche, ai mercati di riferimento delle banche, alle dimensioni delle aziende sovvenzionate ed ai settori di destinazione. Si ripercorrono, per gli anni Sessanta e Settanta, le varie esperienze degli istituti di diritto pubblico che, con le loro sezioni speciali, hanno svolto una funzione surrogatoria ad un intervento di politica economica necessario nell e- 152

11 conomia. La ricerca continua attraverso l analisi del merchant banking e della legge Amato ma viene rilevata la difficoltà di operare su anni non ancora storicizzati. 9.Mercato finanziario, istituzioni e debito pubblico in Italia nella seconda metà del 900 La tesi di fondo dell intervento di Francesco Balletta è stata quella dell incapacità da parte del sistema bancario di mantenere la stabilità di tutto il sistema finanziario: la Banca d Italia e il sistema bancario hanno ingessato il sistema. Potrebbe sembrare una riflessione fatta alla luce delle recenti vicende, ma, il professore sostiene questa tesi da circa dieci anni, da quando evidenziò, nel suo volume su Un colpo mancino assestato al Mezzogiorno d Italia, la necessità di creare una federazione di banche, invece, seppur il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia ne avessero fatta esplicita richiesta (così come era negli Stati Uniti dal 1913), la Banca d Italia si mostrò a riluttante; sulla stessa linea di pensiero sono stati i suoi studi sui mercati finanziari ( Capitali, Borse ed Assicurazioni ) ed il suo lavoro sul Corriere della Sera. Occorre partire dai requisiti che, secondo gli economisti, deve possedere la struttura del mercato del debito pubblico per essere efficiente. Innanzitutto, il debito pubblico va inteso nella sua accezione di lungo termine perché quello a breve termine costituisce un anomalia (le anticipazioni della Banca d Italia sono un anomalia) così come sostennero Soleri, Menichella e Enaudi. Come secondo requisito, il debito deve essere collocato sul mercato, ovvero, deve essere il risparmiatore, e non la Banca d Italia o le banche, a sottoscriverlo. Le banche possono intervenire solo per facilitare l intermediazione nel mercato azionario e in quello dei titoli pubblici. Terzo requisito, il saggio di interesse deve essere maggiore per i prestiti a lungo termine e minore per i prestiti a breve termine. Viene indicato Marcello Soleri come il primo che nel secondo dopoguerra si cimentò nel debito pubblico: è il primo che, nel 1945, volle il debito pubblico ovvero il prestito (che porta il suo nome) per la liberazione, nessuno ci credeva ed invece riscosse grosso successo. Vediamo le altre caratteristiche di questo prestito. Fu emesso ad un saggio del 5% (molto alto se si considera che la Rendita era al 3%) e per esso Soleri riuscì a fare una vera e propria propaganda in piazza (va a Milano e a Napoli a vendere i titoli pubblici) stravolgendo, così, la tecnica di collocazione dei titoli. La Banca d Italia riceve i poteri di vigilanza sul credito in base alla legge del istituì l Ispettorato del Risparmio. Fino al 1944, la Banca ha operato per delega, fino a quando cioè non fu attuato il passaggio dei pieni poteri sul 153

12 mercato finanziario al Tesoro; ci fu un periodo di fermo, poi, nel 1947, l attività riprese con Einaudi come governatore (a lui andarono moltissime accuse per aver emesso grandi quantità di carta moneta ed in particolare di aver emesso a più riprese cartamoneta con la serie W). Il rapporto Banca d Italia e Tesoro si snoda dopo alterne fasi: gli anni compresi fra il 1947 ed il 1976 lo studioso li definisce come periodo di corteggiamento, il matrimonio si avrà nel 1976, nel 1981 il divorzio e nel 1993 la separazione dei beni. I grafici predisposti illustrano un andamento del debito pubblico fino all inizio degli anni Settanta intorno al 40% del Pil, una sua successiva crescita fino al 60% del 1981 ed il raggiungimento del 120% nel Ma i grafici che mostrano l ingessatura del mercato, secondo Balletta, sono altri; viene considerato il grafico che rappresenta la composizione dei titoli e si rileva in esso la curva dei titoli a lungo termine che si mantiene sempre alta, anche se con il tempo si avrà un avvicinamento e un successivo suo superamento (nel 1984) da parte dei titoli a breve termine (Bot): ecco la grande anomalia. Un altro grafico mostra la composizione del debito in base ai possessori. Il mercato, nel 1963, possedeva circa il 40% del debito quando invece avrebbe dovuto possederne il 100%; fin qui può dirsi che esista ancora un mercato (seppur con il 40%), il peggio arriva, invece, quando si celebra il matrimonio con il Tesoro, nel 1975, e la Banca d Italia è costretta (dall accordo col Tesoro) ad acquistare tutti i titoli di stato che non trovano collocazione sul mercato: non avvengono più contrattazioni dunque si ingessa il mercato. Dal 1975, come emerge dal grafico, comincia a salire la quota posseduta dal mercato grazie al contributo delle banche nell acquisto di tali titoli: la Banca d Italia imponeva i titoli di stato nelle loro riserve e per i vincoli di portafoglio. Col governariato di Ciampi, nel 1981, fu messo fine a quest ultimo obbligo e terminò anche quello del Tesoro di tenere il conto corrente con la banca (=c.d. separazione dei beni). Si può dunque concludere che il mercato inizia a funzionare solo quando Ciampi separa il debito dalla Banca d Italia. 10. Note e commenti sul rapporto fra debito pubblico e formazione dei mercati finanziari Spetta a Giovanni Toniolo, a conclusione della giornata, dover effettuare un analisi critica degli interventi e valutare la qualità del progetto nella sua interezza. Toniolo esprime tutto il suo compiacimento per la scelta dell argomento da presentare ad Helsinky: il binomio debito pubblico ed efficienza dei mercati 154

13 sintetizza grandi tematiche della società di tipo economico, sociale ed istituzionale. Un argomento del genere è utile per rilevare la forza dello Stato, la distribuzione del reddito nello stesso, la sua ricchezza ed il suo sviluppo. Egli si è reso per questo personalmente promotore del progetto. Il confronto del debito pubblico con l efficienza dei mercati non è che una delle tante piste per analizzarlo. Come Toniolo sostiene, è il debito pubblico a creare i mercati finanziari e non l emissione privata; la storia finanziaria di vari paesi, quella della Bank of England in particolare, lo dimostra: sono le emissioni del debito pubblico da un lato e gli stocks delle varie compagnie dall altro a creare i mercati finanziari. Anche in Italia si ebbe la stessa cosa quando, a partire dagli anni Settanta, l esplosione del debito pubblico ebbe, come conseguenza non voluta, la formazione di uno dei mercati del debito pubblico più efficienti d Europa: il nostro MTS è il mercato più efficiente che ci sia grazie al suo enorme stock. Come sostenuto anche da Hamilton, è stata la gestione di un forte debito pubblico a creare negli Stati Uniti, all inizio dell Ottocento, un mercato efficiente, indispensabile per un paese che, pur avendo risorse nautrali abbondanti, doveva attrarre capitali e lavoro. L altro aspetto del tema affrontato, più storiografico e meno economico del primo, riguarda la storia dello sviluppo economico tout-court dell Italia dal XVII sec ad oggi. Il mercato finanziaro italiano risulta ben sviluppato e relativamente efficiente nel panorama europeo fino al Cinquecento ed inizio del Seicento (Genova poi è un caso particolare), dalla prima metà dell Ottocento e per tutto l Ottocento risulta invece inefficiente, povero e sottile. I due aspetti dell argomento affrontato nel convegno, l uno di chiave economicistica e l altro di chiave storica (ascesa e declino del nostro paese visti attraverso l efficienza dei mercati finanziari), secondo Toniolo, permettono la stesura di un progetto di grande valenza per la storia economica italiana che va al di là del Convegno di Helsinki. I suggerimenti che Toniolo fornisce ai relatori perché possano trovare una linea di omogeneità sono: quantificare il debito rispetto alla popolazione, rispetto alla ricchezza e rispetto al PIL; verificare quanto questo debito fosse liquido, cioè quanto fosse negoziabile; quanto erano trasparenti le negoziazioni; come avveniva la formazione dei prezzi; quanto erano elevati i costi di negoziazione, quelli che gli economisti chiamano costi di transazione e che nei mercati efficienti sono di valore molto basso; quanto agevoli erano gli arbitraggi; quanto protetti fossero mercati; quali erano gli altri strumenti finanziari utilizzati; per il periodo più recente, riprendere il concetto di istituzionalizzazione del debito sollevato da Balletta e da Della Torre: se si istituzionalizza il debito risolviamo un problema di breve periodo che è quello di abbassare la volatilità del debito, e, nel rendere più facile e più credibile la possibilità di rimborso, risolviamo anche un problema di lungo periodo. 155

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