AZIONI DI SISTEMA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "AZIONI DI SISTEMA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE"

Transcript

1 AZIONI DI SISTEMA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

2

3 AZIONI DI SISTEMA PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Nel corso della programmazione degli interventi FSE si è ravvisata la necessità di sostenere i processi di riforma in atto nella Pubblica Amministrazione, attraverso Azioni di Sistema gestite a livello centrale dal Dipartimento della Funzione Pubblica, al fine di assicurare, in un ottica di coesione ed inclusione, omogeneità e coerenza, sul territorio nazionale, a tutti gli interventi rivolti alle Pubbliche Amministrazioni. Ciò ha portato alla definizione di un Programma Operativo Nazionale (PON) di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema (ATAS) per le aree Obiettivo 1 e di un PON di Azioni di Sistema per le aree Obiettivo 3. In relazione ad ogni PON, il Formez predispone Piani operativi che, una volta approvati dal Dipartimento e presentati ai Comitati di Sorveglianza, portano poi alla realizzazione di specifici progetti ed interventi. La compresenza dei due Obiettivi permette al Formez di avviare attività sul territorio nazionale, coinvolgendo tutte le regioni in un ottica di sistema e secondo criteri di ottimizzazione e di positivi scambi di esperienze. L approccio perseguito dal Formez, che trova nel Piano la sua concreta espressione, vede le Azioni stesse come derivanti da due principi complementari e convergenti. Alcune Azioni nascono dal basso, da una lettura dei singoli, specifici contesti e, attraverso processi successivi di modellizzazione e de-contestualizzazione, consentono di portare a sistema quello che i contesti hanno prodotto. Così facendo, l Azione di Sistema restituisce ai territori le loro stesse esperienze, attribuendo valore aggiunto e consentendone riusabilità e diffusione. Altre Azioni, di converso, nascono con una visibilità dall alto, meno impegnata nella gestione del quotidiano e più aperta alla ricerca, all esperienza di nicchia o di frontiera. In questo caso il modello proposto viene poi immediatamente offerto ai territori per la sperimentazione, perché siano i territori a consentire di apprezzarne il valore e l utilità, e a dare concretezza ai modelli e corpo alle ricerche, oltre che a decretarne l utilizzabilità. In questo caso l Azione di Sistema ritorna al centro, che potrà dunque avviarne la diffusione su più ampia scala. Questa collana si inserisce a pieno titolo nello spirito delle Azioni di Sistema dal momento che nasce per dare sia maggiore diffusione ai risultati dei progetti realizzati dal Formez, sia maggiore organicità alle Azioni, attraverso una riflessione e un dibattito sulle stesse, sulle opportunità e modalità di trasferimento di modelli efficaci e di buone pratiche tra amministrazioni. Carlo Flamment Presidente Formez

4 Responsabile editoria Anna Mura

5 21 RIFORMA DEL WELFARE E GESTIONE DEI SERVIZI SOCIALI QUADRO NORMATIVO E STRUMENTI DI LAVORO Formez F o r m e z A r e a P r o g e t t i E d i t o r i a l i

6 Il volume è stato curato da Marco Antonio Monaco (Capp. 1, 2, 3, 5 e Appendice) Francesca Zampano (Cap. 4 e Appendice) con il coordinamento di Anna Maria Candela Responsabile del Progetto PON ATAS Misura II.2 Azione 5.1 Organizzazione editoriale Paola Pezzuto, Vincenza D Elia

7 Premessa 7 Nell ambito della programmazione degli interventi FSE sono state individuate Azioni di Sistema gestite a livello centrale dal Dipartimento della Funzione Pubblica, al fine di assicurare, in un ottica di coesione ed inclusione, omogeneità e coerenza sul territorio nazionale a tutti gli interventi rivolti alle pubbliche amministrazioni. Questo ha portato alla definizione di un Programma Operativo Nazionale (PON) di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema (ATAS) per le aree Obiettivo 1. Tra le altre azioni sviluppate dal Formez nell ambito del PON ATAS Ob. 1, di concerto con il Dipartimento della Funzione Pubblica e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Direzione Generale per il volontariato, l associazionismo e le formazioni sociali, vi è l Azione 5.1 (Misura II.2), denominata Azioni di Sistema per la crescita professionale degli operatori degli enti locali e per sostenere lo sviluppo di interventi integrati per l inclusione sociale. Tale Azione è stata progettata, e successivamente realizzata, con l intento di seguire il percorso di attuazione della riforma del welfare locale in Italia, all indomani dell approvazione della legge quadro n. 328/2000, con particolare riferimento alla necessità di supportare, da un lato, le amministrazioni regionali e locali, impegnate ciascuna in una declinazione propria degli indirizzi nazionali in materia di costruzione del sistema integrato di interventi e servizi sociali e, dall altro, le amministrazioni centrali il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in primo luogo impegnate nel compito di coordinare e monitorare i diversi percorsi regionali di riforma, rispetto sia ai contenuti della programmazione sociale, sia all utilizzo delle risorse del Fondo Nazionale delle Politiche Sociali. La legge di riforma del welfare ha delineato, infatti, un nuovo quadro di funzioni attribuite agli enti territoriali in materia di prestazioni

8 8 sociali. In questo quadro, i servizi di cura alla persona ed alla famiglia rappresentano per le pubbliche amministrazioni regionali e locali innanzitutto un diritto da garantire ai cittadini, ma anche un occasione di sviluppo economico e sociale per la crescita della qualità della vita, per la riqualificazione della domanda e dell offerta di servizi, nonché per la crescita delle opportunità occupazionali sul territorio. È evidente, tuttavia, che la concreta attuazione delle previsioni normative richiede un approccio nuovo e diverso alla programmazione e gestione delle politiche sociali, in termini di procedure e metodi di lavoro, oltre che di adeguamento delle competenze proprie delle amministrazioni. Ed è proprio in questo contesto che si colloca l importante ruolo che il Formez sta svolgendo ormai da alcuni anni per sostenere l attuazione della riforma sia a livello regionale che nazionale. Tra le attività specifiche che l Azione 5.1 prevede vi è quella di produzione di manuali di approfondimento e volumi divulgativi di esperienze di successo o buone pratiche, che possano supportare gli operatori quotidianamente impegnati a tutti i livelli di governo territoriale nei delicati processi di cambiamento che accompagnano l attuazione della riforma del welfare locale. Il lavoro di un biennio nei diversi contesti regionali e locali ha posto con forza la necessità di approfondire le questioni giuridiche, amministrative e tecnico-gestionali connesse all associazionismo intercomunale per le funzioni socioassistenziali, per fornire utili riferimenti ai decisori pubblici e a tutti gli attori del network sociale nei territori. Questo volume intende fornire una risposta articolata a tale necessità.

9 INDICE 9 INTRODUZIONE 13 di Anna Maria Candela CAPITOLO 1 Servizi sociali e revisione della Costituzione La legge 8 novembre 2000, n L evoluzione del quadro delle competenze delle regioni e degli enti locali La sussidiarietà orizzontale e la centralità dei comuni 25 CAPITOLO 2 Modalità e strumenti per la gestione associata dei servizi sociali Inquadramento normativo L Accordo di Programma per l adozione del Piano Sociale di Zona Le forme associative previste dal D.Lgs. 18 agosto 2000, n Le convenzioni I consorzi Le unioni di comuni Considerazioni conclusive 47 CAPITOLO 3 Le forme di gestione dei servizi: criticità e prospettive di sviluppo I servizi pubblici locali nella pronuncia della Corte Costituzionale 27 luglio 2004, n Le istituzioni 54

10 10 3. Le società di capitali a partecipazione pubblica locale totalitaria Le società per azioni con partecipazione minoritaria di enti locali Le società a partecipazione pubblica locale e gli organismi di diritto pubblico Le problematiche connesse alla costituzione di società di capitali La gestione in economia Il contratto di servizio Forme possibili di gestione Considerazioni conclusive 72 CAPITOLO 4 Strumenti e regole per la gestione unitaria dei servizi sociali L assetto organizzativo dell ambito territoriale L Ufficio di Piano: ruolo e funzioni Il regolamento per il funzionamento dell Ufficio di Piano L integrazione funzionale e operativa Lo sviluppo della qualità del sistema dei servizi: la Carta dei servizi 82 CAPITOLO 5 Le modalità di affidamento dei servizi e la gestione partecipata Il ruolo del Terzo Settore Le disposizioni per l aggiudicazione dei servizi Le disposizioni generali sull affidamento e sull acquisto di servizi Le economie derivanti da ribassi d asta L acquisto di servizi e prestazioni mediante convenzioni L accreditamento Incarichi professionali e collaborazioni a progetto 102

11 APPENDICE Modelli di atti amministrativi 109 Schema di Accordo di Programma per l adozione del Piano Sociale di Zona 111 Schema di convenzione per la gestione del Piano di Zona dei servizi sociosanitari 129 Statuto del Consorzio per i servizi sociali Statuto di una Unione di Comuni 157 Statuto della Società Gestione Servizi Sociali S.p.A. 177 Schema di bandi di gara per l appalto di servizi di importo inferiore alla soglia comunitaria 190 Regolamento di disciplina del sistema delle procedure per l affidamento e l acquisizione di beni e servizi 200 Schema di regolamento per il funzionamento dell Ufficio di Piano 210

12

13 INTRODUZIONE 13

14

15 INTRODUZIONE 15 Con la riforma del welfare locale, realizzatasi in Italia a partire dal D.Lgs. n. 112/1998, con il decisivo apporto della legge quadro per la riforma del welfare (L. n. 328/2000) e della successiva riforma del Titolo V della Costituzione (L. Cost. n. 3/2001), si apre una fase nuova anche per la gestione dei servizi pubblici locali nel settore dei servizi alla persona. Le disposizioni normative sui servizi pubblici e le diverse norme contenute nelle leggi finanziarie dello Stato devono essere lette ed applicate in modo mirato per il settore dei servizi alla persona, cioè per i servizi socioassistenziali e sociosanitari, dovendosi coniugare il rispetto della normativa comunitaria e nazionale in materia di gestione dei servizi pubblici con le caratteristiche specifiche dei sistemi di welfare e del rapporto tra enti locali e soggetti privati che in tali sistemi si vengono a configurare. Sin dai primi mesi di applicazione della L. n. 328/2000 è apparso subito chiaro agli addetti ai lavori che una delle sfide decisive per l attuazione della riforma del welfare locale stava proprio nella capacità di rinnovare le modalità di gestione nel campo dei servizi alla persona e questo con riferimento a due livelli operativi: la gestione in forma associata delle funzioni socioassistenziali assegnate ai comuni; la gestione dei servizi pubblici individuati nell insieme dei servizi di cura per la persona, la famiglia, la comunità. Con la legge quadro viene individuato un livello ottimale per l organizzazione e la gestione della rete integrata di interventi e servizi sociali; si tratta di un livello sovracomunale, di norma coincidente con il distretto sociosanitario che impone ai comuni di sperimentare, anche in campo sociale, forme di associazionismo intercomunale volte a garantire una dimensione di efficienza, di economicità, ma anche di equità e di pari opportunità, all organizzazione dei servizi sociali. Sviluppare la programmazione sociale a livello di ambito territoriale e dare attuazione ai Piani Sociali di Zona su base sovraco-

16 INTRODUZIONE 16 munale diviene la vera chiave di volta per una programmazione dell utilizzo delle risorse finanziarie realmente coerente con la necessità di articolare una rete di servizi molto complessa. La gestione associata delle funzioni socioassistenziali viene sin da subito individuata come l unico percorso possibile da seguire per dare attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale tra enti locali di dimensioni diverse ed al principio di pari opportunità, nell accesso ai servizi di cura, per tutti i cittadini residenti in un ambito territoriale, qualunque sia la dimensione demografica e la complessità organizzativa del proprio comune di residenza. Nonostante gli evidenti vantaggi che la gestione associata delle funzioni porta con sé, è stato subito chiaro ai decision maker impegnati con ruoli politici e amministrativi negli enti locali, che la stessa gestione associata avrebbe rappresentato una delle più rilevanti difficoltà da superare per dare attuazione alla riforma, e non solo perché l Italia è a tutti nota come il Paese dei mille campanili. La necessità di ridefinire il sistema di attribuzione delle competenze, di individuare i responsabili dei procedimenti amministrativi, di definire nuove procedure in grado di introdurre anche elementi di semplificazione nel processo di gestione, di definire luoghi e strumenti per una equilibrata cooperazione interistituzionale, insieme alla necessità di comunicare ai cittadini il nuovo assetto del sistema locale di riferimento a cui rivolgersi per chiedere risposte ai bisogni di cui si è portatori, sono i principali elementi che consentono di delineare la complessità della sfida della gestione associata. Una volta definito l assetto istituzionale e organizzativo dell ambito territoriale, rispetto alla gestione associata delle funzioni socioassistenziali, vi è un secondo livello operativo da considerare: la definizione delle forme di gestione dei servizi individuati nel Piano Sociale di Zona. Dalla non semplice alternativa make or buy che a tutti i comuni si pone anche in campo sociale, si deve poi passare alla definizione della modalità di gestione da adottare, in relazione ai vincoli economici, organizzativi e di efficacia da rispettare per garantire complessivamente un livello elevato di qualità del servizio all utente finale. Su entrambi i livelli, cioè sia quando si deve decidere quale forma di associazionismo intercomunale va adottata, sia quando si deve decidere quale forma di gestione è più adeguata date le caratteristiche del servizio da gestire, gli amministratori, i dirigenti, gli operatori sociali, pur partendo da un unica disciplina sulla gestione dei servizi pubblici, devono essere messi in grado di sviluppare valutazioni specifiche, viste le caratteristiche dei servizi di cura alla persona e visti alcuni dei principi posti proprio alla base della rifor-

17 INTRODUZIONE ma del welfare locale: l universalità dei diritti, le responsabilità condivise, la partecipazione dei cittadini, la sussidiarietà tra pubblico e privato. Questo volume si prefigge di approfondire il tema della gestione dei servizi sociali nel quadro della riforma del welfare locale, offrendo un analisi dettagliata della più recente normativa in materia di gestione associata tra enti locali e di gestione dei servizi pubblici alla luce delle peculiari caratteristiche dei servizi di cura alla persona. Si tratta di uno strumento che dovrebbe accompagnare i dirigenti dei servizi sociali nei comuni ed i responsabili degli Uffici di Piano o delle Segreterie Tecniche di Zona nelle valutazioni tecniche alla base di ogni scelta che, ai fini della costituzione dell ambito territoriale per l attuazione del Piano Sociale di Zona, occorre assumere per la definizione dell assetto gestionale e organizzativo. In appendice, vengono presentati alcuni schemi di atti giuridico-amministrativi da perfezionare in relazione alla forma di associazionismo prescelta dai comuni per la gestione associata delle funzioni socioassistenziali ed in relazione alla fase di gestione dei servizi sociali, quando per gli stessi sia stata individuata la modalità dell affidamento a terzi. 17 Anna Maria Candela

18

19 CAPITOLO 1 19 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE

20

21 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE La legge 8 novembre 2000, n. 328 La legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali ha profondamente riformato il settore dei servizi sociali, proponendo un nuovo approccio culturale: si passa dal rimedio per le situazioni di disagio, alla promozione del benessere e dell inclusione sociale, realizzato attraverso una rete integrata di servizi, ma anche di risorse e di responsabilità 1. L articolo 1, comma 2, della legge 8 novembre 2000, n. 328, statuisce che per interventi e servizi sociali si intendono tutte le attività previste dall articolo 128 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ovvero quelle relative alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché in sede di amministrazione della giustizia. La nozione di servizi sociali, coerentemente con l orientamento giurisprudenziale, supera definitivamente la vecchia concezione che collegava indissolubilmente la socialità di un attività a fasce di persone ritenute marginali ed a specifiche categorie economiche e sociali 2. La finalità di assicurare il benessere psico-fisico della persona assume rilevanza predominante, riconoscendo l esigenza di fornire servizi per il superamento delle varie situazioni di bisogno e di difficoltà, non solo economica. La legge guarda ai servizi alla persona ed alle famiglie anche come momento di sviluppo della comunità locale e di valorizzazione delle risorse umane impegnate in tale settore. 1 Cfr. Turco L., in La riforma del welfare e le nuove competenze delle amministrazioni regionali e locali, Quaderni Formez n. 2, Cfr. Cons. Stato, Sez. V, 12 agosto 1998, n

22 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE 22 Presupposto fondamentale del dettato legislativo è che la garanzia delle prestazioni offerte dal sistema di protezione sociale debba necessariamente poggiare sul coordinamento delle politiche assistenziali con quelle di natura non solo sanitaria, ma anche dell istruzione, della formazione e dell accesso al lavoro nel duplice profilo dell avviamento e del reinserimento. La Commissione europea, con la comunicazione 20 settembre , ha considerato i servizi sociali all interno del genus dei servizi di interesse generale. Essi consistono in attività che non realizzano profitti e non si prefiggono di svolgere un attività industriale ed economica 4. Una ridefinizione, dunque, dell assetto complessivo delle politiche sociali finalizzata prioritariamente al superamento dei tradizionali fondamenti tipici del sistema delle prestazioni socioassistenziali, con un accezione della protezione sociale in senso attivo, garante e, allo stesso tempo, sede di esercizio dei diritti sociali di cittadinanza complessivamente intesi. L orientamento del legislatore è chiaro: realizzare un nuovo assetto organizzativo e gestionale dei servizi e delle prestazioni che necessita sia dell opera di molteplici protagonisti istituzionali e non, sia dell individuazione di sedi idonee ad attivare processi decisionali finalizzati alla produzione di atti di programmazione debitamente concertati e coordinati. Il Capo IV (artt. 18 e 19) della legge 8 novembre 2000, n. 328 è dedicato all individuazione degli strumenti per favorire il riordino del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Gli atti programmatori previsti sono il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali, il Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali e i Piani di Zona, definiti dai comuni associati d intesa con le Aziende Unità Sanitarie Locali. La legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali recepisce completamente gli orientamenti maturati nel corso degli anni Novanta, inserendoli in una prospettiva di ampio respiro alla cui base c è l affermazione dei principi della solidarietà sociale, della sussidiarietà, della partecipazione attiva dei cittadini a tutte le iniziative pubbliche e private per la promozione di una migliore qualità della vita, di pari opportunità, di non discriminazione e di acquisizione di diritti di cittadinanza. Lo scopo è quello di integrare tutte le possibili risorse per prevenire, eliminare o ridurre condizioni di disagio, difficoltà economiche e sociali, non 3 Sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee, C 364 del 18 dicembre 2000, p. 1, laddove si afferma che servizi di interesse generale sono quelli, forniti dietro retribuzione o gratuitamente, che sono considerati di interesse generale dalle autorità pubbliche e soggetti quindi a specifici obblighi inerenti al pubblico servizio. 4 Cfr. Zucchetti A., I servizi sociali, in I Servizi Pubblici Locali, Giuffré, Milano, 2002.

23 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE autosufficienza e disabilità. Si afferma per la prima volta che il settore assistenziale è di tipo universalistico ed è un diritto del cittadino usufruire delle prestazioni e dei servizi previsti dalle leggi regionali. Diviene fondamentale il metodo della programmazione degli interventi e delle risorse, dell operatività per progetti, della verifica sistematica dei risultati in termini di qualità e di efficacia delle prestazioni, nonché della valutazione di impatto in genere (art. 3). Si indica nel Piano di Zona, adottato attraverso un Accordo di Programma, lo strumento per la definizione degli obiettivi e le priorità sociali. Si afferma, inoltre, che vengono promosse azioni per favorire la pluralità di offerta di servizi garantendo il diritto di scelta tra gli stessi servizi sia pubblici che privati; per questi ultimi vengono previste autorizzazioni e accreditamenti, ma anche la possibilità di erogare (previa autorizzazione per un periodo definito di tempo) servizi sperimentali e innovativi con successiva verifica dei risultati raggiunti. Sempre in questo importante ambito del rapporto pubblico-privato i comuni possono prevedere la concessione, su richiesta dell interessato, di titoli validi per l acquisto di servizi sociali dai soggetti accreditati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali, nell ambito tuttavia di un percorso assistenziale attivo per la integrazione o reintegrazione sociale dei soggetti beneficiari (art. 17). Il sistema di interventi e servizi sociali si realizza mediante politiche e prestazioni coordinate nei diversi settori della vita sociale, integrando servizi alla persona e al nucleo familiare con eventuali misure economiche e la definizione di percorsi attivi volti ad ottimizzare l efficacia delle risorse, impedire sovrapposizioni di competenze e settorializzazione delle risposte (art. 22) 5. La legge di riforma individua infatti nel Piano di Zona lo strumento per la realizzazione di programmi coordinati e per la gestione integrata degli interventi sociali e sanitari anche con il concorso delle risorse locali di solidarietà e di auto-aiuto. L attività di concertazione in sede di programmazione da sviluppare a livello orizzontale, nell ambito della comunità locale, ma anche verticale nei confronti di provincia e regione comporta l adozione di una strategia di connessione degli interventi realizzati dai soggetti che operano nel si Cfr. Dal Prà Ponticelli M., Quali prospettive per il servizio sociale degli anni 2000? Riflessioni ed ipotesi di fronte alla legge quadro di Riforma dell Assistenza, in Rassegna di Servizio Sociale n. 4, 2000, EISS.

24 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE stema delle politiche sociali, per favorire il continuum agio/disagio, combinando la logica di protezione con quella di promozione, ricercando un corretto equilibrio tra interventi di sostegno alle situazioni di disagio ed interventi, più complessivi, di promozione del benessere L evoluzione del quadro delle competenze delle regioni e degli enti locali La nuova formulazione dell articolo 117 della Costituzione, alla luce della riforma del Titolo V, approvata con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 Modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione, non specifica affatto se la materia dei servizi alla persona sia di competenza esclusiva dello Stato o delle regioni, bensì specifica i termini della ripartizione delle competenze in materia sociosanitaria. Infatti, in base al comma 2 del medesimo articolo, spetta alle regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato. La materia sociale ricade senz altro nella potestà legislativa esclusiva delle regioni, limitata esclusivamente dal rispetto della Costituzione, dell ordinamento comunitario europeo e dagli obblighi internazionali. Alla luce del nuovo sistema di legislazione delineato dalla riforma costituzionale e della accresciuta autonomia legislativa delle regioni sostanzialmente in tutte le materie diverse dalle poche riservate, in ragione della tutela dei supremi interessi nazionali, alla legislazione esclusiva dello Stato, non v è dubbio che si sono create tutte le condizioni per la realizzazione di un vero e proprio federalismo sociale. La novella costituzionale affida alle regioni, pertanto, il compito di disciplinare la materia, attribuendo allo Stato la legislazione esclusiva nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Il passaggio dal vecchio al nuovo sistema di competenze ha bisogno di tempo. La legge quadro ha delineato un impianto di competenze coerente con il decentramento amministrativo, introdotto dalla legge 15 marzo 1997, n. 59 e dai relativi decreti legislativi, ed ora le regioni dovranno maturare un pro- 6 Cfr. Perino M., Dopo la riforma. La programmazione locale nel sistema dei servizi, in Rassegna di Servizio Sociale n. 3, 2000, EISS.

25 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE prio percorso legislativo, che sarà comunque favorito dalla spinta introdotta nell ordinamento dalla legge 8 novembre 2000, n Non è più lo Stato a dettare l indirizzo ed il coordinamento delle politiche sociali. Tuttavia è certo che in base al principio di continuità (v. Corte Cost., sentenza n. 13 del 1974), restano in vigore le norme preesistenti, stabilite in conformità al passato quadro costituzionale, fino a quando esse non vengano sostituite da nuove norme dettate dall autorità dotata di competenza nel nuovo sistema, fermo rimanendo che le regioni possono sollevare questione di legittimità costituzionale delle norme che siano ritenute in contrasto con le attribuzioni ora ad esse spettanti La sussidiarietà orizzontale e la centralità dei comuni Il sistema sociale disegnato dalla legge quadro prevede un intreccio di competenze sviluppato tra cinque livelli di governo: europeo, statale, regionale, provinciale e comunale. La legge quadro conferma le importanti competenze dei comuni nell ambito degli interventi sociali e sottolinea l opportunità di adottare sul piano territoriale gli assetti più funzionali alla gestione del nuovo scenario amministrativo. Ai comuni competono non solo le funzioni di programmazione, ma anche quelle di realizzazione e gestione della rete dei servizi sociali. L art. 6 della legge stabilisce che I comuni sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale e concorrono alla programmazione regionale. Per l esercizio di tali funzioni il legislatore ha chiaramente indicato la necessità di adottare sul piano territoriale gli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa ed al rapporto con i cittadini, secondo le modalità stabilite dalle disposizioni relative all ordinamento delle autonomie locali. Tutto ciò non rappresenta un assoluta novità: ai comuni sono già stati trasferiti specifici compiti, a norma del Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, ed attribuite le funzioni previste dall articolo 132, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n La legge di riforma ha previsto che ai comuni spetti l esercizio di ulteriori attività, tutte indicate all interno dell art. 6, comma 2, nell ambito delle risorse disponibili in base ai Piani di Zona e secondo la disciplina adottata dalle regioni. I comuni provvedono a promuovere, nell ambito del sistema locale dei servizi sociali a rete, risorse delle collettività locali tramite forme innovative

26 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE 26 di collaborazione per lo sviluppo di interventi di auto-aiuto e per favorire la reciprocità tra cittadini nell ambito della vita comunitaria. I comuni introducono strumenti per la semplificazione amministrativa e per il controllo di gestione atti a valutare l efficienza, l efficacia e i risultati delle prestazioni, utilizzando forme di consultazione dei soggetti del Terzo Settore per valutare la qualità dei servizi e formulare proposte ai fini della predisposizione dei programmi e garantendo ai cittadini i diritti di partecipazione, secondo le modalità previste dagli statuti comunali. La legge 8 novembre 2000, n. 328 attribuisce un ruolo di regia delle politiche sociali ai comuni, che partecipano alla programmazione regionale, e gestiscono i servizi nel senso che sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali, adottando sul piano territoriale gli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa e al rapporto con i cittadini. Con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 l intervento legislativo nei settori tipici dell autonomia privata trova un fondamentale principio generale di riferimento nell articolo 118, ultimo comma, della Costituzione, che ha introdotto nel nostro ordinamento il c.d. principio di sussidiarietà orizzontale, affermando che Stato, regioni, Città metropolitane, province e comuni favoriscono l autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà. Già la carta europea delle autonomie locali, sottoscritta a Strasburgo il 15 ottobre 1985 e recepita in Italia con la legge 30 dicembre 1989, n. 439, aveva delineato il principio di sussidiarietà, secondo il quale l esercizio delle potestà pubbliche deve, in linea di massima, incombere di preferenza sulle autorità più vicine al cittadino 7. Tale principio costituisce il criterio propulsivo in coerenza al quale deve svilupparsi, nell ambito della società civile, il rapporto tra pubblico e privato anche nella realizzazione delle finalità di carattere collettivo. Sotto un altro profilo, si dà attuazione ad un principio economico anch esso strettamente legato a tali premesse ideologiche, nel senso che appare meno necessario impiegare risorse pubbliche là dove operano, o sono in grado di operare, i privati, mediante il ricorso a forme di autofinanziamento e/o incremento delle risorse che provengono dall apporto disinteressato dei singoli 8. 7 Vedasi anche Virga P., L Autonomia Locale nella Costituzione, in Manuale di Diritto Amministrativo, Giuffrè, Milano, 1999, Vol. III, p Cfr. Cons. Stato, Sez. cons. atti normativi, parere 1 luglio 2002 n. 1354/2002 (sullo schema di D.M. recante Regolamento ai sensi dell articolo 11, comma 14, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, in materia di disciplina delle fondazioni bancarie ).

27 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE Significative conseguenze vi sono anche con riferimento al Titolo I della Costituzione e, in particolare, alle norme di ordine sostanziale che disciplinano le garanzie dei cittadini singoli e associati nei confronti dei pubblici poteri. La nozione di autonomia privata risulta ampliata, nel senso che il suo riconoscimento assume portata prioritaria non solo quando essa è orientata alla realizzazione dei bisogni individuali (art. 41 Cost.), ma anche quando persegue utilità generali, configurando spazi autonomi di tutela per attività strumentali mediante le quali si persegue la realizzazione delle utilità generali, così da far assumere una posizione prioritaria al privato rispetto al pubblico anche in settori sinora riservati alla competenza esclusiva degli apparati amministrativi. Resta pur sempre nell autonomia del legislatore accompagnare l attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale con l individuazione di strumenti di vigilanza e di controllo. Avendo riguardo alla misura dell intervento pubblico, è stato fondatamente sostenuto che essa deve rispondere a criteri di ragionevolezza e di proporzionalità, raffrontando i benefici dell attività di vigilanza e controllo con i possibili costi economico-sociali che possono derivare, ad esempio, dal ritardo o dal rallentamento che tali funzioni possono provocare sulle attività operative degli organismi vigilati. Con la legge quadro, invero, era già stato creato il presupposto per un legame solido tra il principio di solidarietà e quello di sussidiarietà, dal momento che numerose competenze sono transitate dall amministrazione centrale a quelle territoriali. Il legislatore regionale dovrà ora utilizzare la sussidiarietà orizzontale come principio guida per la sua attività, riconoscendo agli utenti la capacità di interpretare i propri bisogni e di scegliere soluzioni adeguate, attribuendo alle comunità locali la capacità di organizzarsi per rispondere a queste esigenze, sostenendo le energie laddove non siano sufficientemente sviluppate. La Pubblica Amministrazione detta un sistema di regole a garanzia del corretto funzionamento del sistema, ma interviene solo per salvaguardarne l applicazione in ultima istanza. Gli attori del Terzo Settore dovranno recitare un diverso ruolo, rispondendo ai bisogni del territorio, mentre gli utenti si organizzeranno per l assunzione di servizi. L elaborazione del Piano di Zona costituisce sicuramente lo stadio più rilevante di questo processo. È in tale fase che si realizza sul territorio la sussidiarietà orizzontale, dal momento che si valorizza la partecipazione dei diversi attori e portatori di interessi del settore alla fase di programmazione e di assunzione delle scelte sugli assetti organizzativi e gestionali. 27

28 SERVIZI SOCIALI E REVISIONE DELLA COSTITUZIONE 28 Il Piano di Zona costituisce il momento di massimo livello di concertazione e programmazione tra i comuni associati, le Aziende Unità Sanitarie Locali ed i soggetti del Terzo Settore. Con tale strumento si elabora l analisi dei bisogni, la definizione delle priorità e delle risposte. I comuni possono scegliere fra varie strategie per dare soluzioni amministrative al problema cruciale della gestione unitaria dei servizi sociali, valutando l adeguatezza della soluzione da adottare sotto il doppio profilo della costruzione delle reti comunitarie significative per la comunicazione fra sistema della domanda e sistema dell offerta, e della gestione amministrativa più funzionale alla complessità delle funzioni da organizzare. Lo spirito della riforma è rivolto a costituire una gestione unitaria di servizi ed interventi in campo sociosanitario, allo scopo di consentire ai comuni di sfruttare le ampie economie di scala che derivano dall esercizio associato di funzioni e, nello stesso tempo, di sviluppare le proprie competenze direttamente, anche quando la complessità dei servizi non lo consenta alla singola amministrazione, vista l articolazione delle procedure gestionali e la disponibilità complessiva di risorse economiche.

29 CAPITOLO 2 29 MODALITÀ E STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIALI

30

31 MODALITÀ E STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIALI Inquadramento normativo Il Titolo II, Capo V del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 indica le forme associative che gli enti locali possono costituire per gestire funzioni e servizi amministrativi. Si tratta dei principali istituti di diritto positivo in tema di accordi tra pubbliche amministrazioni locali. L attuazione degli interventi previsti da un programma complesso, qual è un Piano di Zona, con l istituzione di una rete tra enti, sottende la necessità di individuare una modalità di raccordo unitario, che assicuri la sintesi di competenze e la contestuale organizzazione delle funzioni. Le forme associative possono costituire una valida soluzione per rispondere a questa esigenza. Per tale motivo è opportuna un analisi del contesto normativo, partendo da un esame analitico della vigente disciplina legislativa relativa a ciascuna tipologia di accordo, relativamente alle fasi della formazione, dell esecuzione e dello svolgimento di ogni intesa. Lo studio evidenzierà eventuali analogie o diversità tra tali istituti, con le relative criticità. 2. L Accordo di Programma per l adozione del Piano Sociale di Zona L art. 19 della legge 8 novembre 2000, n. 328 prevede che il Piano di Zona dei servizi sociosanitari sia, di norma, adottato attraverso Accordo di Programma, ai sensi dell articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, ora sostituito dall art. 34 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n Questi Accordi, al pari delle intese di cui all art. 8 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 e di quelle ex art. 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e, comunque, di

32 MODALITÀ E STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIALI 32 tutte quelle intese a carattere endoprovvedimentale, si profilano come accordi organizzativi a carattere normativo, ovvero come fonti normative subprimarie con valenza regolamentare aventi ad oggetto la disciplina delle modalità di esercizio di un potere pubblico. Pur collocandosi in una relazione di species a genus rispetto alla più generale figura di accordo disciplinata dall art. 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241 malgrado, cioè, la loro marcata rigidità e tipizzazione positiva rispetto agli altri moduli di intesa a carattere endoprovvedimentale può essere ugualmente ipotizzata una loro inserzione nel sistema delle fonti subprimarie del diritto 9. Per questo sono stati individuati dal legislatore come presupposto giuridico necessario per l adozione dei Piani di Zona. Procedimento di definizione e natura giuridica degli Accordi di Programma L art. 34 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 stabilisce che per la definizione e l attuazione di opere, di interventi o di programmi di intervento che richiedono, per la loro completa realizzazione, l azione integrata e coordinata di comuni, province e regioni, di amministrazioni statali e di altri soggetti pubblici, o comunque di due o più tra i soggetti predetti, il Presidente della regione o il Presidente della provincia o il Sindaco, in relazione alla competenza primaria o prevalente sull opera o sugli interventi o sui programmi di intervento, promuove la conclusione di un Accordo di Programma, anche su richiesta di uno o più dei soggetti interessati, per assicurare il coordinamento delle azioni e per determinarne i tempi, le modalità, il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento. Il procedimento per la conclusione dell Accordo di Programma ex art. 34 citato, può essere suddiviso in 4 fasi: fase dell iniziativa; fase dell istruttoria; fase conclusiva; fase integrativa dell efficacia. L iniziativa compete al titolare delle attribuzioni primarie o prevalenti (regione, provincia o comune) che, nella persona del proprio organo apicale (Sindaco o Presidente), convoca una conferenza di servizi tra i rappresentanti di tutte le altre amministrazioni interessate. 9 Cimini S., La concertazione amministrativa: note sugli accordi di programma, in Giust.it, novembre 2001.

33 MODALITÀ E STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIALI L istruttoria si svolge mediante l acquisizione dei diversi interessi e dei dati necessari nel corso della conferenza di servizi, convocata ai sensi dell art. 34, comma 3, del D.Lgs. 18 agosto 2000, n Questa conferenza ha la funzione di accertare l esistenza dell interesse di ciascun soggetto partecipante a pervenire alla stipula dell accordo. Il contenuto dell Accordo di Programma definisce gli elementi indispensabili del Piano di Zona (oggetto, ambito d intervento, strumenti, ipotesi di attuazione). La conferenza non si conclude necessariamente con la sottoscrizione formale dell accordo, ma semplicemente con l espressione del consenso unanime di tutti i rappresentanti delle amministrazioni. In assenza dell unanimità, il procedimento non può proseguire e l accordo deve ritenersi inefficace. Il mancato intervento di una amministrazione la cui presenza sarebbe stata utile, non implica l invalidità dell accordo raggiunto, ma la limitazione dell estensione del suo contenuto. Terza fase del procedimento è quella della conclusione dell accordo, la quale avviene mediante l adozione di un atto formale da parte dell autorità che l ha promosso. Questa conformazione strutturale fa prevalere l idea che gli effetti giuridici siano prodotti dall intesa, assumendo il decreto di approvazione il ruolo di atto di esternazione e di verifica della regolarità formale delle decisioni contro il quale indirizzare le eventuali contestazioni giurisdizionali da parte di terzi. Al termine del procedimento si pone una fase integrativa dell efficacia consistente nella pubblicazione dell accordo all interno del Bollettino Ufficiale della regione. I vincoli che derivano dalla sottoscrizione di un Accordo di Programma inducono a ritenere che la valenza pubblicistica dell Accordo stesso, espressa anche attraverso il dichiarato contenuto di indirizzo e coordinamento degli obiettivi pubblici perseguiti, superi di gran lunga la rilevanza delle clausole squisitamente convenzionali che pure nello stesso sono presenti, sicché spetta al Giudice amministrativo pronunciarsi sulle questioni insorte in merito all intesa I soggetti sottoscrittori dell Accordo L art. 19, comma 3, della legge 8 novembre 2000, n. 328 prevede che all Accordo di Programma per l adozione del Piano di Zona partecipano i co- 10 Cfr. Tar Liguria, Sez. I Sentenza 29 gennaio 2001, n. 52.

34 MODALITÀ E STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIALI 34 muni associati, le Aziende Unità Sanitarie Locali, disciplinate dall articolo 3, D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 502, così come modificato dal D.Lgs. 19 giugno 1999, n. 229, gli organismi non lucrativi di utilità sociale (D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460), gli organismi della cooperazione (cooperative; cooperative sociali, L. 8 novembre 1991, n. 381; altri organismi a modello mutualistico), le associazioni ed enti di promozione sociale (L. 7 dicembre 2000, n. 383), le fondazioni ed enti di patronato, le organizzazioni di volontariato (L. 11 agosto 1991, n. 266), gli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore della programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB), che attraverso l accreditamento o specifiche forme di concertazione concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto nel piano. La programmazione relativa ai Piani di Zona è, ovviamente, speciale e settoriale, costitutiva di effetti giuridici, che differenziano l Accordo di Programma ex art. 19, comma 2 dagli altri strumenti e moduli dell amministrazione concertata. L accordo, pur essendo d iniziativa del soggetto pubblico titolare di una competenza primaria o prevalente in ordine al piano che occorre adottare, presuppone l intervento coordinato ed integrato di più soggetti, pubblici e privati, interessati all attuazione del programma di interventi. Secondo alcuni sarebbe negata la partecipazione all Accordo di Programma delle province, in quanto non rientrano tra i soggetti menzionati nel comma 3 dell articolo 19, della legge quadro. Risulta, tuttavia, difficile conciliare tale ipotesi con le disposizioni della legge 8 novembre 2000, n Alle province è stato attribuito un ruolo di primo piano nella realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, attraverso la realizzazione delle attività previste dall articolo 7 della predetta legge, quali: concorrere alla programmazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali; raccogliere i dati sui bisogni e le risorse dei comuni e degli altri soggetti istituzionali per favorire l attuazione del sistema informativo dei servizi sociali; analizzare l offerta assistenziale per approfondire i fenomeni sociali e le problematiche rilevanti in ambito provinciale; promuovere d intesa con i comuni iniziative di formazione, con particolare riguardo alla formazione professionale di base e all aggiornamento; partecipare alla definizione e attuazione dei Piani di Zona.

35 MODALITÀ E STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIALI Non avrebbe senso escludere la provincia dalla sottoscrizione dell Accordo di Programma per l adozione del Piano di Zona, così come sarebbe illogico trascurare che alla provincia spetta l esercizio delle funzioni amministrative d interesse provinciale che riguardino vaste zone intercomunali o l intero territorio provinciale nel settore dei servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, così come previsto dall art. 19, comma 2, lett. h), del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267, connessi con le prestazioni programmate con il Piano di Zona. La definizione dell art. 19, comma 3 della legge quadro, indica i soggetti pubblici necessari, che devono partecipare alla definizione dell accordo (comuni associati e Aziende Unità Sanitarie Locali), allo scopo di assicurare l adeguato coordinamento delle risorse umane e finanziarie. Ma tale previsione non può escludere altri soggetti pubblici, in possesso di specifiche competenze ed attribuzioni in materia di servizi sociosanitari. Elemento peculiare degli Accordi di Programma è, certamente, la capacità di coinvolgere amministrazioni pubbliche collocate su distinti livelli di governo su una linea di equiordinazione. Sono uno strumento procedimentale che ha lo scopo di attuare uno snellimento dell attività amministrativa attraverso una procedura (speciale e fortemente tipizzata) avente una fisionomia marcatamente contrattuale e negoziale; un modulo convenzionale in grado di agevolare i raccordi procedimentali fra le varie amministrazioni interessate, coordinandone l azione 11. Sono, in altri termini, degli efficienti ed essenziali strumenti di coordinamento che consentono di semplificare situazioni complesse, di accelerare la conclusione di procedimenti e di unificare provvedimenti 12. La natura di atti amministrativi generali a contenuto normativo, riconducibili alla categoria del regolamento, spiega perché i privati non sono generalmente ammessi a partecipare alla procedura finalizzata all elaborazione dell Accordo di Programma. La peculiarità di maggior rilievo prevista dal legislatore in merito ai Piani di Zona, consiste, invece, nella previsione dell intervento dei soggetti privati alla fase negoziale di formazione dell Accordo di Programma 13. Con l ammissione della partecipazione di soggetti privati alla sottoscrizione dell Accordo di Programma si segnala un chiaro orientamento del legislatore verso un sistema di esercizio concertato del potere tanto nelle relazioni fra soggetti del potere amministrativo e privati, quanto nei rapporti intersoggettivi fra le amministrazioni nei diversi livelli di governo (Stato, regioni, enti locali) Caravita B., Gli accordi di programma, in Aziendaitalia, ottobre 1990, p Predieri A., Gli accordi di programma, in Quad. reg., n. 3, Maggioli, 1991, p Manfredi G., Gli accordi e le conferenze di servizi, in Le Regioni, aprile 1992, p. 255.

36 MODALITÀ E STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSOCIATA DEI SERVIZI SOCIALI 36 Non è prevista, tuttavia, la partecipazione all Accordo di Programma di soggetti privati diversi da quelli indicati dall articolo 1, comma 4 della legge quadro. Sul piano strettamente giuridico, il privato, che assume un ruolo di primo piano, è un soggetto appartenente al Terzo Settore, a cui sono dirette le misure di partecipazione previste dalla legislazione. La legge pone delle condizioni per riconoscere la possibilità di sottoscrivere l accordo, lasciando intendere che tale facoltà non possa essere attribuita indistintamente ad ogni soggetto del Terzo Settore. È evidente che sarà necessario definire un procedimento amministrativo per l individuazione di tali enti, onde evitare la violazione di elementari principi di pubblicità e di trasparenza. L esperienza fin qui rilevata nei primi anni di attuazione della riforma del welfare locale e di avvio dei processi di programmazione e di stesura dei Piani Sociali di Zona, così come previsti dalla L. n. 328/2000, vede prevalere la tendenza da parte delle regioni a distinguere tra soggetti sottoscrittori dell Accordo di Programma e soggetti aderenti allo stesso accordo, individuando tipicamente i primi tra i soggetti pubblici ed i secondi tra i soggetti privati e le altre istituzioni pubbliche. I comuni e le ASL devono sottoscrivere l Accordo di Programma, per l assunzione di impegni puntuali di carattere organizzativo, finanziario e gestionale in ordine al sistema dei servizi socioassistenziali e dei servizi sociosanitari. Le province, le IPAB o le Aziende Pubbliche di Servizi alla persona, le istituzioni scolastiche, i Tribunali per i minorenni, i Centri di Giustizia Minorile e gli altri soggetti interessati, di solito possono sottoscrivere l Accordo di Programma in relazione agli impegni aggiuntivi per la costruzione della rete dei servizi, pur non potendo esercitare un ruolo vincolante rispetto agli impegni che comuni ed ASL sono chiamati ad assumere. Gli altri soggetti pubblici e privati, cioè i soggetti aderenti, concorrono alla realizzazione degli interventi previsti attivando altre modalità di coinvolgimento o di partecipazione, ed assumendo solo in fasi successive precise responsabilità nella gestione di un servizio, nella realizzazione di attività di supporto, nel monitoraggio e nel controllo della qualità dell offerta di servizi sociali. Tra i soggetti aderenti vengono in genere considerati i seguenti: le associazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali e gli altri soggetti del Terzo Settore, le organizzazioni sindacali ed i patronati, nonché tutti gli altri soggetti di cui all art. 1 della L. r. n. 17/2003. I soggetti aderenti possono sottoscrivere un atto aggiuntivo all Accordo di Programma, quale ad esempio un protocollo di intesa ovvero un verbale di

1. Oggetto e struttura del disegno di legge

1. Oggetto e struttura del disegno di legge Delega al Governo per l attuazione dell articolo 117, secondo comma, lettera p) della Costituzione, per l istituzione delle Città metropolitane e per l ordinamento di Roma Capitale della Repubblica. Disposizioni

Dettagli

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE DELIBERAZIONE DELLA 2 L. 196/97 Art. 17. Approvazione del Regolamento istitutivo del Dispositivo di accreditamento delle strutture formative della Regione Marche (DAFORM). LA VISTO il documento istruttorio

Dettagli

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI D.P.C.M. 30 marzo 2001: ATTO DI INDIRIZZO E COORDINAMENTO SUI SISTEMI DI AFFIDAMENTO DEI SERVIZI ALLA PERSONA PREVISTI DALL ART. 5 DELLA LEGGE 8 novembre 2000, n. 328 IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Dettagli

LEGGE REGIONALE N. 30 DEL 09-09-1998 REGIONE LIGURIA

LEGGE REGIONALE N. 30 DEL 09-09-1998 REGIONE LIGURIA LEGGE REGIONALE N. 30 DEL 09-09-1998 REGIONE LIGURIA RIORDINO E PROGRAMMAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI DELLA REGIONE E MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 8 AGOSTO 1994 N. 42 IN MATERIA DI ORGANIZZAZIONE E FUNZIONAMENTO

Dettagli

REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DEL VOLONTARIATO E DELL ASSOCIAZIONISMO

REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DEL VOLONTARIATO E DELL ASSOCIAZIONISMO REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DEL VOLONTARIATO E DELL ASSOCIAZIONISMO Approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 36 del 04.05.2006 Indice ART. 1 - OBIETTIVI...2 ART. 2 - FUNZIONI DELLA CONSULTA...2

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

154 31.3.2010 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 13 DELIBERAZIONE 22 marzo 2010, n. 363

154 31.3.2010 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 13 DELIBERAZIONE 22 marzo 2010, n. 363 154 31.3.2010 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 13 DELIBERAZIONE 22 marzo 2010, n. 363 Protocollo d intesa Costituzione di un Centro regio nale per la promozione e lo sviluppo dell auto

Dettagli

PIEMONTE. D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005

PIEMONTE. D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005 PIEMONTE D.G.R. n. 76 688 del 1/8/2005 Oggetto: Programmazione della rete scolastica nella Regione Piemonte - anni scolastici 2005/06-2006/07 art. 138 del D.lgs 112/98. Indicazioni programmatiche inerenti

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona

Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA La trasparenza è uno strumento per il controllo diffuso da parte dei cittadini dell attività amministrativa e un elemento dell azione di prevenzione

Dettagli

Allegato 3. Indice generale 1. OGGETTO DEL SERVIZIO... 3 2. SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO... 5 3. OBBLIGHI DEL BROKER... 5 4. OBBLIGHI DI ANSF...

Allegato 3. Indice generale 1. OGGETTO DEL SERVIZIO... 3 2. SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO... 5 3. OBBLIGHI DEL BROKER... 5 4. OBBLIGHI DI ANSF... AGENZIA NAZIONALE PER LA SICUREZZA DELLE FERROVIE CAPITOLATO SPECIALE Procedura aperta per l affidamento del servizio di brokeraggio assicurativo per le esigenze dell Agenzia Nazionale per la Sicurezza

Dettagli

Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici

Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici DISEGNO DI LEGGE Art. 1. (Obiettivi e finalità) 1. La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI. Art. 1 Finalità

REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI. Art. 1 Finalità REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI Art. 1 Finalità La Provincia di Genova, in attuazione di quanto previsto dal proprio Statuto, promuove la cultura della

Dettagli

Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni

Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni L art. 1, comma 86, della l. n. 56/2014 ha elencato le funzioni fondamentali delle Province non comprendendo tra queste il servizio idrico integrato;

Dettagli

Legge accesso disabili agli strumenti informatici

Legge accesso disabili agli strumenti informatici Legge accesso disabili agli strumenti informatici da Newsletter Giuridica: Numero 81-26 gennaio 2004 Pubblicata sulla Gazzetta la Legge in materia di accesso dei disabili agli strumenti informatici, approvata

Dettagli

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N.262 DEL 28 DICEMBRE 2005 CONCERNENTE I PROCEDIMENTI PER L ADOZIONE DI ATTI DI REGOLAZIONE Il presente documento, recante lo schema di

Dettagli

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1

Dettagli

Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007

Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007 Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani AA. 2006-2007 PIANO e PIANIFICAZIONE 3 Pianificazione È il Processo con il quale un individuo, una impresa, una istituzione, una collettività territoriale

Dettagli

B.U. 13 novembre 1998, n. 45, III Suppl. Straord. d.g.r. 2 novembre 1998, n. VI/39305. Adeguamento della V.I.A. Regionale alle Direttive Comunitarie

B.U. 13 novembre 1998, n. 45, III Suppl. Straord. d.g.r. 2 novembre 1998, n. VI/39305. Adeguamento della V.I.A. Regionale alle Direttive Comunitarie B.U. 13 novembre 1998, n. 45, III Suppl. Straord. d.g.r. 2 novembre 1998, n. VI/39305 Adeguamento della V.I.A. Regionale alle Direttive Comunitarie LA GIUNTA REGIONALE Premesso: che con D.P.R. 12 aprile

Dettagli

REGIONE PIEMONTE. Legge regionale 13 aprile 2015, n. 7. Norme per la realizzazione del servizio civile nella Regione Piemonte.

REGIONE PIEMONTE. Legge regionale 13 aprile 2015, n. 7. Norme per la realizzazione del servizio civile nella Regione Piemonte. REGIONE PIEMONTE Legge regionale 13 aprile 2015, n. 7. Norme per la realizzazione del servizio civile nella Regione Piemonte. (B.U. 16 aprile 2015, n. 15) Il Consiglio regionale ha approvato IL PRESIDENTE

Dettagli

MODALITA DI FUNZIONAMENTO E CONSULTAZIONE DEL TAVOLO PERMANENTE DEI SOGGETI DEL TERZO SETTORE DEL DISTRETTO SOCIALE EST MILANO

MODALITA DI FUNZIONAMENTO E CONSULTAZIONE DEL TAVOLO PERMANENTE DEI SOGGETI DEL TERZO SETTORE DEL DISTRETTO SOCIALE EST MILANO Allegato A alla deliberazione n. 11 dell 08/06/2012 MODALITA DI FUNZIONAMENTO E CONSULTAZIONE DEL TAVOLO PERMANENTE DEI SOGGETI DEL TERZO SETTORE DEL DISTRETTO SOCIALE EST MILANO 1. COMPITI E FINALITA

Dettagli

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016 -

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016 - PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016-1 1. Introduzione: organizzazione e funzioni del Comune. Con l approvazione del presente Programma Triennale della Trasparenza e dell

Dettagli

REGOLAMENTO PER IL FUNZIONAMENTO DEL COMITATO UNICO DI GARANZIA DELL AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI RACCONIGI

REGOLAMENTO PER IL FUNZIONAMENTO DEL COMITATO UNICO DI GARANZIA DELL AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI RACCONIGI REGOLAMENTO PER IL FUNZIONAMENTO DEL COMITATO UNICO DI GARANZIA DELL AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI RACCONIGI Art. 1 Oggetto del Regolamento Il presente regolamento disciplina l attività del Comitato Unico

Dettagli

SISTEMI DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE

SISTEMI DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE SISTEMI DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE Dicembre, 2014 Il Sistema di misurazione e valutazione della performance... 3 Il Ciclo di gestione della performance... 5 Il Sistema di misurazione e valutazione

Dettagli

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE un PROTOCOLLO D INTESA tra CONSIGLIERA PARITÀ PROVINCIALE DONNE

Dettagli

PROGRAMMA PROVINCIALE SPERIMENTALE SULLA DISABILITA (L.R. 41/96 ARTT. 5 21) TRIENNIO 2011 2013 PIANO DI ATTUAZIONE

PROGRAMMA PROVINCIALE SPERIMENTALE SULLA DISABILITA (L.R. 41/96 ARTT. 5 21) TRIENNIO 2011 2013 PIANO DI ATTUAZIONE PROGRAMMA PROVINCIALE SPERIMENTALE SULLA DISABILITA (L.R. 41/96 ARTT. 5 21) TRIENNIO 2011 2013 PIANO DI ATTUAZIONE Definizione obiettivi: descrizione degli obiettivi di piano riferiti agli obiettivi generali

Dettagli

Regione Lazio. Atti della Giunta Regionale e degli Assessori. 14/10/2014 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO - N. 82 - Supplemento n.

Regione Lazio. Atti della Giunta Regionale e degli Assessori. 14/10/2014 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO - N. 82 - Supplemento n. Regione Lazio Atti della Giunta Regionale e degli Assessori Deliberazione 7 ottobre 2014, n. 647 Istituzione dell'osservatorio regionale per l'attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56 «Disposizioni

Dettagli

Atto di indirizzo e coordinamento sui sistemi di affidamento dei servizi alla persona ai sensi dell'art. 5 della legge 8 novembre 2000, n.

Atto di indirizzo e coordinamento sui sistemi di affidamento dei servizi alla persona ai sensi dell'art. 5 della legge 8 novembre 2000, n. D.P.C.M. 30.3.2001 (G.U. n. 188/2001) Atto di indirizzo e coordinamento sui sistemi di affidamento dei servizi alla persona ai sensi dell'art. 5 della legge 8 novembre 2000, n. 328 IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Dettagli

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO- DIREZIONE RAGIONALE POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA E L UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO- DIREZIONE RAGIONALE POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA E L UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO- DIREZIONE RAGIONALE POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA E L UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO La Regione Lazio - Direzione Ragionale Politiche Sociali e Famiglia

Dettagli

Comune di Terni Provincia di Terni A.T.C. & Partners Mobilità F.I.S.H. Umbria ONLUS PROTOCOLLO DI INTESA

Comune di Terni Provincia di Terni A.T.C. & Partners Mobilità F.I.S.H. Umbria ONLUS PROTOCOLLO DI INTESA PROTOCOLLO DI INTESA per la non discriminazione e le pari opportunità attraverso il pieno riconoscimento del diritto alla mobilità e all accessibilità PREMESSO TRA Comune di Terni Provincia di Terni l

Dettagli

L Acquisizione di beni e l affidamento della progettazione e/o realizzazione di servizi e interventi sociali

L Acquisizione di beni e l affidamento della progettazione e/o realizzazione di servizi e interventi sociali Regolamento per L Acquisizione di beni e l affidamento della progettazione e/o realizzazione di servizi e interventi sociali ( approvato con delibera di C.C. n. 17 del 29/07/05) Sommario SOMMARIO... 2

Dettagli

LINEE GUIDA PER I PIANI DI ZONA

LINEE GUIDA PER I PIANI DI ZONA Milano Milano LINEE GUIDA PER I PIANI DI ZONA La legge 328/00 attribuisce agli enti locali, alle regioni ed allo Stato il compito di realizzare la programmazione degli interventi e delle risorse del sistema

Dettagli

REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI COMUNE DI VIANO PROVINCIA DI REGGIO EMILIA REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Approvato con deliberazione di G.C. n. 73 del 28.11.2000 INDICE TITOLO 1 ART. 1 ART. 2 ART. 3 ART. 4 ART. 5 ART.

Dettagli

Titolo XII. Il Sistema di valutazione, misurazione e trasparenza della Performance Merito e Premi

Titolo XII. Il Sistema di valutazione, misurazione e trasparenza della Performance Merito e Premi Titolo XII Il Sistema di valutazione, misurazione e trasparenza della Performance Merito e Premi CAPO I IL SISTEMA DI VALUTAZIONE MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE Art. 63 Le disposizioni contenute nel presente

Dettagli

Vigilanza bancaria e finanziaria

Vigilanza bancaria e finanziaria Vigilanza bancaria e finanziaria DISPOSIZIONI DI VIGILANZA IN MATERIA DI POTERI DI DIREZIONE E COORDINAMENTO DELLA CAPOGRUPPO DI UN GRUPPO BANCARIO NEI CONFRONTI DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO

Dettagli

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE REGOLAMENTO DI DISCIPLINA DELLE ATTIVITA' DI PROMOZIONE E SOSTEGNO DELLA RICERCA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE Approvato dal Consiglio direttivo nella seduta

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA. per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali

PROTOCOLLO D INTESA. per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali PROTOCOLLO D INTESA per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali Distretto Socio-sanitario n.2 Serra S. Bruno, ASL 8 Vibo Valentia L anno 2005 (duemilacinque) addì, negli

Dettagli

Bollettino Ufficiale n. 26 del 28 / 06 / 2007. Deliberazione della Giunta Regionale 11 giugno 2007, n. 45-6134

Bollettino Ufficiale n. 26 del 28 / 06 / 2007. Deliberazione della Giunta Regionale 11 giugno 2007, n. 45-6134 Bollettino Ufficiale n. 26 del 28 / 06 / 2007 Deliberazione della Giunta Regionale 11 giugno 2007, n. 45-6134 Nuove disposizioni in materia di trasporto a mezzo autoambulanza ai sensi della l.r. 42/1992.

Dettagli

LEGGE REGIONALE N. 36 DEL 27-11-2006 REGIONE PIEMONTE. Autorizzazione ed accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale.

LEGGE REGIONALE N. 36 DEL 27-11-2006 REGIONE PIEMONTE. Autorizzazione ed accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale. LEGGE REGIONALE N. 36 DEL 27-11-2006 REGIONE PIEMONTE Autorizzazione ed accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale. Fonte: BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE PIEMONTE N. 48 del

Dettagli

Giunta Regionale della Campania

Giunta Regionale della Campania Bollettino Ufficiale della Regione Campania n 19 del 08 aprile 2002 REGIONE CAMPANIA - Giunta Regionale - Seduta del 15 marzo 2002 - Deliberazione n. 1079 - Area Generale di Coordinamento Att. Soc. - Ass.

Dettagli

DGR. n. 11496 del 17.3.2010

DGR. n. 11496 del 17.3.2010 DGR. n. 11496 del 17.3.2010 DEFINIZIONE DEI REQUISITI MINIMI DI ESERCIZIO DELL' UNITA' DI OFFERTA SOCIALE "CENTRO RICREATIVO DIURNO PER MINORI". ((PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO PER DECORRENZA TERMINI PER

Dettagli

RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI: mappa della Legge 328/2000

RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI: mappa della Legge 328/2000 Paolo Ferrario, i PIANI DI ZONA nella Legge 328/2000 1 Paolo Ferrario, Dispensa didattica n. 16, I PIANI DI ZONA NELLA LEGGE 328, in riferimento allo schema BDO RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI: mappa della

Dettagli

Delibera n. 49/2015. VISTO il decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 e s.m.i. ;

Delibera n. 49/2015. VISTO il decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 e s.m.i. ; Delibera n. 49/2015 Misure regolatorie per la redazione dei bandi e delle convenzioni relativi alle gare per l assegnazione in esclusiva dei servizi di trasporto pubblico locale passeggeri e definizione

Dettagli

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Protocollo d Intesa per la tutela dei minori Rom, Sinti e Camminanti tra Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca e Opera Nomadi VISTO il decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo

Dettagli

La nuova Legge regionale in materia di Istruzione, Formazione e Lavoro

La nuova Legge regionale in materia di Istruzione, Formazione e Lavoro La nuova Legge regionale in materia di Istruzione, Formazione e Lavoro Qualità, innovazione ed internazionalizzazione nei sistemi di istruzione, formazione e lavoro in Regione Lombardia Valentina Aprea

Dettagli

Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici

Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici Legge Regionale 28 aprile 2009, n. 15 Norme per la sorveglianza e la prevenzione degli incidenti domestici ( B.U. REGIONE BASILICATA N.22 del 2 maggio 2009 Articolo 1 Finalità 1. La presente legge, in

Dettagli

ISTRUZIONI SULLA TRATTAZIONE DEI RECLAMI. Relazione

ISTRUZIONI SULLA TRATTAZIONE DEI RECLAMI. Relazione ISTRUZIONI SULLA TRATTAZIONE DEI RECLAMI Relazione Con le Istruzioni sulla trattazione dei reclami (di seguito, Istruzioni ) la COVIP intende procedere nella realizzazione di interventi volti ad accrescere

Dettagli

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016.

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. Indice: Premessa 1. FONTI NORMATIVE 2. STRUMENTI 3. DATI DA PUBBLICARE 4. INIZIATIVE DI

Dettagli

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014-2016

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014-2016 PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014-2016 Approvato con delibera del CdA num. 39 del 13 ottobre 2014 Il presente programma fa riferimento alle deliberazioni di Consiglio di

Dettagli

Le istituzioni politiche dell Unione europea. Le funzioni delle istituzioni politiche CONSIGLIO EUROPEO

Le istituzioni politiche dell Unione europea. Le funzioni delle istituzioni politiche CONSIGLIO EUROPEO Le istituzioni politiche dell Unione europea Le funzioni delle istituzioni politiche Riflettono il loro carattere rappresentativo delle istanze che coesistono nell UE Il centro nevralgico dell Unione europea

Dettagli

PROVINCIA DI MATERA. Regolamento per il funzionamento. dell Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Matera

PROVINCIA DI MATERA. Regolamento per il funzionamento. dell Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Matera PROVINCIA DI MATERA Regolamento per il funzionamento dell Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Matera SOMMARIO Art. 1 Principi generali Art. 2 Finalità e funzioni dell Ufficio Relazioni

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE LOMBARDIA IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA

PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE LOMBARDIA IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE LOMBARDIA IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA IL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI Per la realizzazione dall anno scolastico 2003/2004

Dettagli

Comune di OLGIATE OLONA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Comune di OLGIATE OLONA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Comune di OLGIATE OLONA SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE 1. INTRODUZIONE La legge-delega 4 marzo 2009, n. 15, ed il decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, di seguito Decreto,

Dettagli

CONVENZIONE DI COOPERAZIONE TRA PREMESSO

CONVENZIONE DI COOPERAZIONE TRA PREMESSO CONVENZIONE DI COOPERAZIONE TRA LA REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA (di seguito denominata Regione) nella persona dell Assessore regionale al lavoro, università e ricerca Alessia Rosolen, domiciliata

Dettagli

1. ORGANIZZAZIONE E FUNZIONI DELLA SOCIETÀ... 2. AMBITO NORMATIVO... IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E LA PUBBLICITA

1. ORGANIZZAZIONE E FUNZIONI DELLA SOCIETÀ... 2. AMBITO NORMATIVO... IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E LA PUBBLICITA INTRODUZIONE: 1. ORGANIZZAZIONE E FUNZIONI DELLA SOCIETÀ... 2. AMBITO NORMATIVO... IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E LA PUBBLICITA 1. IL PROCEDIMENTO DI ELABORAZIONE E ADOZIONE. 2. IL FLUSSO

Dettagli

vista la Legge Regionale del 7.08.2002, n. 15 Riforma della Formazione Professionale, pubblicata sul BURP n. 104 del 09/08/2002; PARTE SECONDA

vista la Legge Regionale del 7.08.2002, n. 15 Riforma della Formazione Professionale, pubblicata sul BURP n. 104 del 09/08/2002; PARTE SECONDA 1294 Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 10 del 18-1-2007 PARTE SECONDA Deliberazioni del Consiglio e della Giunta DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIO- NALE 11 dicembre 2006, n. 1899 Sperimentazione

Dettagli

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Fondazione Provinciale Bresciana per L Assistenza Minorile onlus PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Triennio 2014 2016 Indice Articolo 1. Articolo 2. Articolo 3. Articolo 4. Articolo 5. Articolo

Dettagli

Alcune Linee Guida per l affidamento di appalti di servizi e forniture agli organismi della cooperazione sociale

Alcune Linee Guida per l affidamento di appalti di servizi e forniture agli organismi della cooperazione sociale Alcune Linee Guida per l affidamento di appalti di servizi e forniture agli organismi della cooperazione sociale 1. Premessa. A partire dalle indicazione della Giunta Comunale, il Settore Lavori Pubblici

Dettagli

UNIONE BASSA REGGIANA. Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016

UNIONE BASSA REGGIANA. Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016 Allegato 2 DGU 5/2014 UNIONE BASSA REGGIANA (PROVINCIA DI REGGIO EMILIA) Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016 1. PREMESSA In data 20.4.2013, è entrato in vigore il D.lgs. 14.3.2013

Dettagli

SCHEMA di PROTOCOLLO D INTESA. fra

SCHEMA di PROTOCOLLO D INTESA. fra Regione Campania SCHEMA di PROTOCOLLO D INTESA fra L Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano La Provincia di Salerno Le Comunità Montane..., La Comunità Montana..., La Comunità Montana..., Ecc

Dettagli

Quadro normativo delle Regioni e Province Autonome sulla VAS LIGURIA. Disciplina della valutazione di impatto ambientale.

Quadro normativo delle Regioni e Province Autonome sulla VAS LIGURIA. Disciplina della valutazione di impatto ambientale. L.R. 4/09/1997, n. 36. Pubblicata nel B.U. Liguria 17 settembre 1997, n. 16, L.R. 30/12/1998, n. 38. Pubblicata nel B.U. Liguria 20 gennaio 1999, n. 1. L.R. 4/08/2006, n. 20. Pubblicata nel B.U. Liguria

Dettagli

Co.Ge.S.Co. Consorzio per la Gestione di Servizi Comunali

Co.Ge.S.Co. Consorzio per la Gestione di Servizi Comunali Oggetto: Determinazione a contrarre ai fini dell affidamento della gestione associata del Servizio di Assistenza Domiciliare Socio-assistenziale Anziani e Disabili - periodo: 01/01/2013-30/06/2015. IL

Dettagli

L ALTRA PA. STRATEGIE DI INNOVAZIONE PER LA QUALITA NELL ENTE LOCALE

L ALTRA PA. STRATEGIE DI INNOVAZIONE PER LA QUALITA NELL ENTE LOCALE Convegno L ALTRA PA. STRATEGIE DI INNOVAZIONE PER LA QUALITA NELL ENTE LOCALE Catania, 5 dicembre 2002 SINTESI INTERVENTO DR. GAETANO SCOGNAMIGLIO Corporate Governance tradotto letteralmente significa

Dettagli

Regolamento di attuazione degli articoli 20, comma 2, e 21 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196,

Regolamento di attuazione degli articoli 20, comma 2, e 21 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196, Regolamento di attuazione degli articoli 20, comma 2, e 21 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196, relativo alla individuazione dei tipi di dati e delle operazioni eseguibili in tema di trattamento

Dettagli

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca INTESA IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA e LA REGIONE LOMBARDIA VISTI - gli artt. 117 e 118 della Costituzione che assegnano alle Regioni competenze esclusive in materia di

Dettagli

COME COMPILARE IL MODELLO DI DOMANDA PER L AMMISSIONE AI FINANZIAMENTI

COME COMPILARE IL MODELLO DI DOMANDA PER L AMMISSIONE AI FINANZIAMENTI COME COMPILARE IL MODELLO DI DOMANDA PER L AMMISSIONE AI FINANZIAMENTI Di seguito si riportano alcune indicazioni per la corretta compilazione del Modello di domanda allegato. La sezione Dati relativi

Dettagli

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino In un contesto normativo e sociale caratterizzato da una costante evoluzione, al Comune,

Dettagli

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Allegato Delibera Giunta Comunale n. 110 del 19 maggio 2014 1) Caratteristiche generali del sistema

Dettagli

NORME IN MATERIA DI SOSTEGNO ALLA INNOVAZIONE DELLE ATTIVITÀ PROFESSIONALI INTELLETTUALI

NORME IN MATERIA DI SOSTEGNO ALLA INNOVAZIONE DELLE ATTIVITÀ PROFESSIONALI INTELLETTUALI NORME IN MATERIA DI SOSTEGNO ALLA INNOVAZIONE DELLE ATTIVITÀ PROFESSIONALI INTELLETTUALI Art. 1 (Finalità e oggetto della legge) 1. La presente legge, nel rispetto del decreto legislativo 2 febbraio 2006,

Dettagli

Protocollo D Intesa. Tra. L Ufficio Scolastico Regionale Per L Umbria. Il Conservatorio F. Morlacchi di Perugia

Protocollo D Intesa. Tra. L Ufficio Scolastico Regionale Per L Umbria. Il Conservatorio F. Morlacchi di Perugia Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per l Umbria Direzione Regionale Protocollo D Intesa Tra L Ufficio Scolastico Regionale Per L Umbria E Il Conservatorio

Dettagli

Linee guida per la realizzazione degli Uffici di Promozione sociale

Linee guida per la realizzazione degli Uffici di Promozione sociale G I U N T A R E G I O N E M A R C H E DIPARTIMENTO SERVIZI ALLA PERSONA E ALLA COMUNITÅ SERVIZIO SERVIZI SOCIALI Linee guida per la realizzazione degli Uffici di Promozione sociale Ancona, maggio 2003

Dettagli

DELIBERAZIONE N. 30/7 DEL 29.7.2014

DELIBERAZIONE N. 30/7 DEL 29.7.2014 Oggetto: Assegnazione all Azienda ASL n. 8 di Cagliari dell espletamento della procedura per l affidamento del servizio di realizzazione del sistema informatico per la gestione dell accreditamento dei

Dettagli

Regolamento per la collaborazione tra il Comune di Crespellano e i singoli volontari per lo svolgimento di attivita solidaristiche promosse dal Comune

Regolamento per la collaborazione tra il Comune di Crespellano e i singoli volontari per lo svolgimento di attivita solidaristiche promosse dal Comune Allegato n.1 alla delibera di Consiglio Comunale n.78 del 27/07/2000 Regolamento per la collaborazione tra il Comune di Crespellano e i singoli volontari per lo svolgimento di attivita solidaristiche promosse

Dettagli

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola Premessa VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola progetto sperimentale per individuare criteri, strumenti e metodologie per la valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici Le precedenti sperimentazioni

Dettagli

PO FESR Sicilia 2007/2013 Piano di Comunicazione

PO FESR Sicilia 2007/2013 Piano di Comunicazione REPUBBLICA ITALIANA Unione Europea Regione Siciliana PRESIDENZA DIPARTIMENTO REGIONALE DELLA PROGRAMMAZIONE Area Coordinamento, Comunicazione, Assistenza tecnica UOB I - Servizi della Comunicazione PO

Dettagli

visto il trattato sul funzionamento dell Unione europea,

visto il trattato sul funzionamento dell Unione europea, 17.11.2012 IT Gazzetta ufficiale dell Unione europea L 320/3 REGOLAMENTO (UE) N. 1077/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 novembre 2012 relativo a un metodo di sicurezza comune per la supervisione da parte delle

Dettagli

in collaborazione con PROGETTO

in collaborazione con PROGETTO in collaborazione con PROGETTO Edizione 2015-2016 Introduzione La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (di seguito abbreviata in Fondazione), persona giuridica privata senza fini di lucro con piena autonomia

Dettagli

PROTOCOLLO D'INTESA MINISTERO PUBBLICA ISTRUZIONE. DE AGOSTINI SCUOLA S.p.A

PROTOCOLLO D'INTESA MINISTERO PUBBLICA ISTRUZIONE. DE AGOSTINI SCUOLA S.p.A PROTOCOLLO D'INTESA TRA MINISTERO PUBBLICA ISTRUZIONE (di seguito denominato Ministero) E DE AGOSTINI SCUOLA S.p.A (di seguito denominata Casa Editrice) VISTO il decreto legislativo 16 aprile 1994, n.

Dettagli

5 per mille al volontariato 2007

5 per mille al volontariato 2007 Indice COORDINAMENTO REGIONALE DEI CENTRI DI SERVIZIO PER IL VOLONTARIATO DELLA LOMBARDIA 5 per mille al volontariato 2007 Inquadramento Come funziona Beneficiari Come le OdV possono accedere 1. Iscrizione

Dettagli

DISEGNO DI LEGGE: Delega al Governo per la riforma della disciplina della cooperazione dell'italia con i Paesi in via di sviluppo.

DISEGNO DI LEGGE: Delega al Governo per la riforma della disciplina della cooperazione dell'italia con i Paesi in via di sviluppo. DISEGNO DI LEGGE: Delega al Governo per la riforma della disciplina della cooperazione dell'italia con i Paesi in via di sviluppo. Consiglio dei Ministri: 05/04/2007 Proponenti: Esteri ART. 1 (Finalità

Dettagli

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006)

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) Siamo nell ultimo anno di programmazione, per cui è normale fare un bilancio dell attività svolta e dell

Dettagli

Documento di lavoro su Volontariato e Terzo settore

Documento di lavoro su Volontariato e Terzo settore Documento di lavoro su Volontariato e Terzo settore Obiettivi Ridefinire e riqualificare il rapporto tra volontariato e pubblica amministrazione nel quadro dell evoluzione del welfare regionale; Valorizzare,

Dettagli

REGOLAMENTO PER L ISTITUZIONE E L APPLICAZIONE DEL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

REGOLAMENTO PER L ISTITUZIONE E L APPLICAZIONE DEL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE REGOLAMENTO PER L ISTITUZIONE E L APPLICAZIONE DEL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con delibera di Giunta Comunale n. 22 del 20.04.2011 in vigore dal 26.05.2011 TITOLO

Dettagli

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell uso corretto

Dettagli

Le nuove geografie del lavoro di comunità. Università degli Studi di Bergamo Dipartimento scienze umane e sociali 21 ottobre 2013

Le nuove geografie del lavoro di comunità. Università degli Studi di Bergamo Dipartimento scienze umane e sociali 21 ottobre 2013 Le nuove geografie del lavoro di comunità Università degli Studi di Bergamo Dipartimento scienze umane e sociali 21 ottobre 2013 Il contesto nel quale si collocano le politiche di welfare L evoluzione

Dettagli

POLITICA DELLA FORMAZIONE DEL PERSONALE CIVILE

POLITICA DELLA FORMAZIONE DEL PERSONALE CIVILE POLITICA DELLA FORMAZIONE DEL PERSONALE CIVILE 1. Che cos è la formazione La formazione è il processo attraverso il quale si educano, si migliorano e si indirizzano le risorse umane affinché personale

Dettagli

LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 3 AGOSTO 2001 REGIONE VENETO

LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 3 AGOSTO 2001 REGIONE VENETO LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 3 AGOSTO 2001 REGIONE VENETO Norme per il diritto al lavoro delle persone disabili in attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68 e istituzione servizio integrazione lavorativa

Dettagli

D.G.R.n.94-4335 del 13.11.2006

D.G.R.n.94-4335 del 13.11.2006 D.G.R.n.94-4335 del 13.11.2006 Approvazione criteri per l assegnazione contributi ai Soggetti gestori delle funzioni socioassistenziali per le attività delle Equipe Adozioni e per la promozione dell affidamento

Dettagli

PROTOCOLLO DI RELAZIONI SINDACALI TRA CGIL CISL UIL Piemonte ANCI Piemonte - LEGA DELLE AUTONOMIE LOCALI Piemonte

PROTOCOLLO DI RELAZIONI SINDACALI TRA CGIL CISL UIL Piemonte ANCI Piemonte - LEGA DELLE AUTONOMIE LOCALI Piemonte PROTOCOLLO DI RELAZIONI SINDACALI TRA CGIL CISL UIL Piemonte ANCI Piemonte - LEGA DELLE AUTONOMIE LOCALI Piemonte Premessa Le politiche delle Amministrazioni locali, ed in particolare le politiche di bilancio,

Dettagli

Modalità e requisiti per la definizione delle forme di partecipazione e rappresentanza nei tavoli di programmazione partecipata inerenti il Piano di

Modalità e requisiti per la definizione delle forme di partecipazione e rappresentanza nei tavoli di programmazione partecipata inerenti il Piano di Modalità e requisiti per la definizione delle forme di partecipazione e rappresentanza nei tavoli di programmazione partecipata inerenti il Piano di Zona delle Politiche sociali dell Ambito territoriale

Dettagli

REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO

REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO 1. Finalità degli interventi emblematici 2 2. Ammontare delle assegnazioni e soggetti destinatari 2 3. Aree filantropiche di pertinenza

Dettagli

La costituzione degli Istituti Tecnici Superiori e la riorganizzazione del sistema dell IFTS

La costituzione degli Istituti Tecnici Superiori e la riorganizzazione del sistema dell IFTS Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Direzione generale per l istruzione e formazione tecnica superiore e per i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni La costituzione degli

Dettagli

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DI BASILICATA SEDE

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DI BASILICATA SEDE Consiglio Regionale della Basilicata - Gruppo LB / FRATELLI D ITALIA ALLEANZA NAZIONALE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DI BASILICATA SEDE PROPOSTA DI LEGGE ISTITUZIONE DEL SERVIZIO REGIONALE PER

Dettagli

AZIENDA SPECIALE CONSORTILE PER I SERVIZI ALLA PERSONA PROGRAMMA PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA

AZIENDA SPECIALE CONSORTILE PER I SERVIZI ALLA PERSONA PROGRAMMA PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA AZIENDA SPECIALE CONSORTILE PER I SERVIZI ALLA PERSONA PROGRAMMA PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA Approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n.41/2014 INDICE PREMESSA... 3 1. LE PRINCIPALI

Dettagli

Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI

Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI Documento approvato dai dirigenti e dagli incaricati di posizione organizzativa nell incontro del 13.1.2006 PREMESSA Si è conclusa

Dettagli

RUOLO DELLA PROVINCIA PER IL RAFFORZAMENTO DEI SERVIZI ALL IMPIEGO - IL MODELLO LOMBARDO L ESPERIENZA DELLA PROVINCIA DI LECCO

RUOLO DELLA PROVINCIA PER IL RAFFORZAMENTO DEI SERVIZI ALL IMPIEGO - IL MODELLO LOMBARDO L ESPERIENZA DELLA PROVINCIA DI LECCO RUOLO DELLA PROVINCIA PER IL RAFFORZAMENTO DEI SERVIZI ALL IMPIEGO - IL MODELLO LOMBARDO L ESPERIENZA DELLA PROVINCIA DI LECCO La rete degli operatori - L.R. 22/2006 Il sistema regionale è composto da

Dettagli

COMUNE DI VILLESSE PROVINCIA DI GORIZIA REGOLAMENTO PER LA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE

COMUNE DI VILLESSE PROVINCIA DI GORIZIA REGOLAMENTO PER LA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE COMUNE DI VILLESSE PROVINCIA DI GORIZIA REGOLAMENTO PER LA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE Approvato con deliberazione giuntale n. 116 del 29/09/2005, dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi

Dettagli

Esonero contributivo per assunzioni a tempo indeterminato

Esonero contributivo per assunzioni a tempo indeterminato Al fine di promuovere una stabile occupazione, la Legge di Stabilità 2015 introduce un esonero contributivo per le assunzioni con contratto a tempo effettuate nel 2015. L introduzione del beneficio in

Dettagli

ACCORDO DI PROGRAMMA PER L ATTIVAZIONE DI UNA RETE DI COMUNI AMICI DELLA FAMIGLIA

ACCORDO DI PROGRAMMA PER L ATTIVAZIONE DI UNA RETE DI COMUNI AMICI DELLA FAMIGLIA Forum Lombardo delle Lombardia FeLCeAF Associazioni familiari ACCORDO DI PROGRAMMA PER L ATTIVAZIONE DI UNA RETE DI COMUNI AMICI DELLA FAMIGLIA La crisi in atto ormai da alcuni anni porta al contenimento

Dettagli

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca

Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Dipartimento per l Istruzione Direzione Generale per lo Studente, l Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione S.I.C.E.S. SrL Società

Dettagli