Relazione finale. 1) Obiettivi della scheda di ricerca

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1 Ri.Selv.Italia Sottoprogetto 1.1 Biodiversità e produzione di materiale forestale di propagazione Responsabile scientifico Fulvio Ducci (CRA Centro di Ricerca per la Selvicoltura fulvio.ducci@entecra.it) Relazione finale Titolo: Ricerca 1.1.9: Localizzazione delle risorse genetiche e analisi e di dati ecologici e fenotipici di Juglans regia e Prunus avium nelle popolazioni naturali di riferimento, in rimboschimenti o piantagioni produttive della regione Veneto U.O.: Veneto Agricoltura Centro Vivaistico e per le Attività Fuori Foresta di Montecchio Precalcino (VI) Responsabile Unità Operativa: Dott. Federico Correale Santacroce (federico.correale@venetoagricoltura.org) 1) Obiettivi della scheda di ricerca Georeferenziazione dei popolamenti individuati nel corso della prima tranche della ricerca, ulteriore approfondimento delle conoscenze relative ai popolamenti medesimi, con particolare riferimento all individuazione delle caratteristiche ecopedologiche dei siti; ulteriore sviluppo della localizzazione cartografica dei popolamenti studiati, tramite l utilizzazione di strumenti cartografici di nuova disponibilità, anche su supporto informatico, in collaborazione con il coordinamento del task. Collaborazione alla divulgazione dei risultati e degli standards ottenuti, tramite l organizzazione di un seminario dal titolo Metodi di selezione dei materiali di base di ciliegio selvatico per la costituzione di arboreti da legno, nell ambito di una rete di seminari itineranti organizzata dal coordinatore di sottoprogetto. 2) Materiali, metodi e organizzazione del lavoro La normativa sui materiali di base forestali (DL 386/2003) definisce come regione di provenienza per una specie o sottospecie il territorio o l'insieme di territori soggetti a condizioni ecologiche sufficientemente uniformi e sui quali si trovano soprassuoli o fonti di semi sufficientemente omogenei dal punto di vista fenotipico e, ove valutato, dal punto di vista genotipico, tenendo conto dei limiti altimetrici ove appropriato. Ad oggi, in mancanza di linee guida da parte di una apposita commissione nazionale prevista dalla normativa, non sono stati ancora definiti criteri di definizione delle regioni ecologiche omogenei per il territorio nazionale, anche se nell ambito di studi condotti dal progetto RI.SELV.ITALIA e a livello locale (regioni Piemonte, Toscana, Campania) sono stati eseguiti studi preliminari sulla tematica. Il Veneto si presta bene come caso di studio per il ciliegio, essendo disponibili vari prodotti cartografici utilizzabili per la suddivisione territoriale ed vari studi di variabilità genetica sul ciliegio selvatico. La cartografia di suddivisione ecologica proposta per il Veneto (Correale et al. 2007, in stampa) si basa sulle regioni forestali individuate dalle tipologie forestali e su una differenziazione del settore planiziale sulla base della carta pedologica. In questo studio viene ripresa questa suddivisione ed integrata ai dati disponibili sulla variabilità genetica e della distribuzione altitudinale del ciliegio. Obiettivo generale è quello di delineare un metodo per definire a livello regionale le regioni di provenienza del ciliegio considerata, nell ambito di RI.SELV.ITALIA, specie modello, ovvero rappresentativa di un gruppo più ampio di specie. Un ulteriore elemento di interesse viene offerto dalla possibilità di effettuare un analisi quantitativa sui dati relativi raccolti durante il censimento delle aree di raccolta dei semi forestali, come definite in uno studio per il Veneto effettuato alcuni anni fa. Questa opportunità consente di evidenziare eventuali priorità per la definizione definitiva di un libro dei boschi da seme regionale, relativamente alla specie presa in esame. La georeferenziazione di tutti i popolamenti da seme del Veneto, ivi compresi quelli di Prunus avium, è stata condotta dall ente regionale Veneto Agricoltura - Centro Vivaistico e per le Attività Fuori Foresta di Montecchio Precalcino (VI) con l ausilio tecnico di un consulente (dottore forestale libero professionista) esterno alla struttura di riferimento regionale.

2 Il professionista, sotto il coordinamento nazionale (CRA) e regionale (Veneto Agricoltura), ha condotto le operazioni di georeferenziazione e trasmesso le informazioni ottenute al coordinatore di sottoprogetto, il quale se ne è servito per sovrapporre i popolamenti all ipotesi elaborata di aree ecologicamente omogenee. In Veneto sono stati censiti 163 boschi, di cui 154 costituiscono un elenco provvisorio di boschi da seme (aree di raccolta). Ogni popolamento è stato descritto per una serie di caratteristiche di ubicazione (collocazione su foglio CTR, località, comune, provincia, coordinate), stazionali (altitudine, esposizione), di specie forestali presenti (copertura, vitalità, distribuzione, qualità tecnologica ), e selvicolturali (tipo forestale, forma di governo, rinnovazione ecc.). Tutti i dati sono stati rilevati prima in forma cartacea e poi raccolti in un data base. Le aree di raccolta, che dunque comprendono più specie forestali di interesse vivaistico (alberi ed arbusti), sono state individuate cartograficamente in campo e quindi georiferite secondo le coordinate dei punti di confine per poter essere utilizzate in un sistema informativo geografico. I valori di copertura delle specie di ogni area di raccolta sono stati elaborati con PCA (Principal Component Analysis) al fine di individuare i popolamenti più simili dal punto di vista della composizione specifica ed analizzare la posizione ecologica del ciliegio. Come suddivisione ecologica regionale ci si è basati sulla proposta di Correale et al. (2007, in stampa), che prevede 7 zone omogenee, che riflettono la distribuzione delle specie forestali (regioni forestali della tipologia regionale, AA. VV. 2000) e alcune caratteristiche dei suoli che consentono di separare la parte alta della pianura, dove i suoli sono più ricchi di detrito, da quella più recente bassa. Nella tabella 1 è riportato l elenco dei boschi da seme rispetto alle regioni forestali. Relativamente alle informazioni di carattere genetico si è fatto riferimento a quanto riportato nel lavoro di Ducci e Proietti (2005), sulla variabilità del ciliegio selvatico in Italia. Nel lavoro si fa riferimento ad indicatori di tipo adattativo (fenologia fiorale), marcatori neutri (allo-enzimi) e caratteri fenotipici (forma delle foglie). Le popolazioni del Veneto campionate nello studio riguardavano esclusivamente la porzione prealpina, suddivisa in 5 settori (Monte Baldo, Lessini, Asiago, Rilievi prealpini dal Grappa al Cansiglio). La cartografia è stata prodotta con il software ArcView. Regione Codice identificativo scheda descrittiva del popolamento Totale Costiera 57, 58, 101, 102, 103, 105, 145, , 2, 13, 15, 16, 32, 46, 66, 100, 104, 106, 107, 108, 109, 110, 34 Planiziale 111, 112, 113, 118, 119, 120, 121, 122, 131, 132, 141, 142, 143, (bassa pianura) 144, 147, 148, 149, 150, 154 Planiziale 11, 18, 23, 31, 48, 51, 55, 65ab, 65c 9 (alta pianura) Avanalpica 3, 4, 5a, 5b, 9, 12, 20, 21, 22, 33, 34, 36, 37, 40, 42, 47, 49, 54, 22 56, 136, 137, 139 6, 7a, 7b, 8, 10, 14, 17a, 17b, 19a, 19b, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 69 35, 38, 39, 43, 44, 45, 50, 52, 53, 59a, 59b, 60, 61, 62, 63, 64, 67, Esalpica 68, 77, 80, 81, 82, 86, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 93, 99, 114, 115, 116, 117, 123, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 130, 133, 134, 135, 138, 140, 151, 152, 153 Mesalpica 41, 71, 72, 73, 75a, 75b, 75c, 78a, 78b, 79, 90, 92, 94, 95, 96, 97, Endalpica 69a, 69b, 70a, 70b, 74, 76, 91 7 Tabella 1 Aree di raccolta in Veneto. 3) Risultati raggiunti Il diagramma PCA (fig. 1) mostra con i cerchi rossi i popolamenti nei quali è stato censito il ciliegio. A livello di similarità della composizione specifica, si evidenzia una collocazione del ciliegio da un lato nei boschi mesofili (ubicati al centro del diagramma), dall altro a contatto con le formazioni aperte di arbusteto e di filare (nel diagramma, cerchi in giallo).

3 /-1000 m m m Fig. 1 Diagramma PCA ottenuto elaborando i dati di copertura delle specie delle 163 aree di raccolta del Veneto. Sono evidenziati gruppi contenenti specie microterme (larice-cembro, colore azzurroblu), mediterranee (leccio, colore verde), degli arbusteti e dei filari (in giallo). Le aree in rosso presentano il ciliegio. Fig. 2 Grafico con distribuzione delle aree di raccolta del ciliegio in Veneto, in ascissa la longitudine, in ordinata la latitudine. La dimensione dei cerchi è proporzionale all altitudine dell area di raccolta, il colore rappresenta il tipo forestale (giallo: arbusteti e filari; verde: acero-frassineti; marrone: castagneti e ostrieti; verde chiaro: querceti; azzurro: faggeta). Nella fig. 2 appare la distribuzione geografica delle aree di raccolta in cui è presente il ciliegio, con l evidenza del settore planiziale, a minor latitudine, dove è presente in popolamenti al di sotto di 150 m di quota. Nel settore esalpico-prealpino occupa prevalentemente posizioni collinari-submontane, mentre nella parte mesalpica, a latitudine maggiore, è ubicato a quote montane.

4 Analizzando più in dettaglio la distribuzione altitudinale (tab. 2), nelle formazioni aperte (pascolo, arbusteti, siepi ecc.) il ciliegio compare spesso, sia a quote basse, sotto i 150 m, che a quote montane. A quote montane o submontane è presente anche negli ostrieti o castagneti, negli acero-frassineti e nelle faggete. A quote collinari ( m) è presente invece nei boschi di querce. Va sottolineato che in questo censimento i boschi presi in esame mostravano caratteri di semi-naturalità (anche per le finalità di raccolta del seme con cui erano stati individuati) e il ciliegio si presentava con valori di copertura in genere bassi (da qualche individuo sporadico a 20-30% di copertura complessiva). Tipo forestale N. aree di raccolta Copertura Altitudine Pascolo arborato, siepe campestre, arbusteto 9 +, 1, , Acero-frassineto Querceto mesofilo di rovere (loc. con farnia) Castagneto, ostrieto (loc. carpino bianco) 4 +, 1, , Faggeta 2 1, Tabella 2 Aree di raccolta in cui è stato rinvenuto il ciliegio, tipo forestale, copertura del ciliegio e altitudine. Nella tabella 3 sono infine esposti i dati relativi alla variabilità fenologica, genetica e fenotipica. Le popolazioni di Asiago risultano separate dal punto di vista genetico dalle altre, quelle del Monte Baldo sono abbastanza affini a quelle lombarde, fatto che viene spiegato dagli autori dello studio con il ridotto effetto barriera geografica da parte del Lago di Garda. Veneto Ovest (aree riferibili ai Lessini) è relativamente simile a Veneto Est (aree prealpine riferibili ai rilievi che vanno dal Grappa al Cansiglio). Popolazione Province Quota media (m) Fenologia (punteggio di fioritura) Distanza genetica (18 popolazioni nazionali, rispetto Asiago) Morfologia fogliare (cloni da 11 provenienze italiane) , 250- più tardiva Veneto Est BL-TV , (8.1) meno tardiva Veneto Ovest VI (7.5) molto simile meno tardiva Asiago VI *** (7.5) meno tardiva Monte Baldo VR (6.8) Tabella 3 Dati di variabilità fenologica, genetica e morfologica per le popolazioni venete del ciliegio (da Ducci e Proietti 2005). Va sottolineato che le differenze genetiche evidenziate per le popolazioni del Veneto non sembrano comunque così elevate, fatto confortato anche dai risultati di un recente studio (Terrazzini, com. verb.) presentato nella medesima occasione in cui sono stati discussi i risultati di questo lavoro. D altra parte le differenze a livello fenologico e morfologico sembrano anch esse di scarso rilievo. 4) Conclusioni e prospettive di prosecuzione Il caso studiato per il ciliegio in Veneto si presenta senza dubbio particolare, tanto da rendere difficili le generalizzazioni. Da un lato questa specie, vista anche l importanza per l arboricoltura da legno, è stata oggetto di vari studi dal punto di vista della variabilità genetica e in Veneto, in particolare, le popolazioni sono state censite e campionate in maniera approfondita. Questi studi, effettuati in periodi successivi, hanno utilizzato tecniche diverse e confrontato le popolazioni del Veneto con quelle di altre regioni italiane, evidenziando il possibile effetto da un lato dell evoluzione post-glaciale a partire da piccole nicchie di rifugio (presumibilmente su rilievi appenninici), dall altro dell inquinamento genetico prodotto

5 sulle popolazioni naturali dalle varietà coltivate (Ducci e Proietti 2005). Questi elementi possono avere determinato gli attuali bassi livelli di diversità genetica inter- ed intra-popolazione. I dati sul ciliegio relativi alle aree di raccolta in Veneto possono rappresentare per alcuni aspetti una conferma di questa ipotesi. Il ciliegio è stato rinvenuto spesso negli arbusteti o nelle siepi (cioè in formazioni legate all abbandono o al margine delle colture agricole), quindi anche negli acero-frassineti, castagneti-ostrieti, querceti, ovvero in formazioni di post-coltura (acero-frassineti) o comunque soggette a forte azione antropica. La presenza del ciliegio in queste situazioni, caratteristiche soprattutto del settore prealpino esalpico è comunque da mettere in relazione anche all impiego che l uomo ha fatto per secoli di questa specie, visto che era usuale nel mondo contadino di un tempo associare la coltura della specie all ottenimento di legno per mobili e frutti commestibili. Per questo molti nuclei di ciliegio attuale derivano da piante, una volta isolate ai margini di campi o in prossimità di insediamenti abitativi agricoli, oggi diventate parte di cenosi di tipo forestale o pre-forestale (fig. 3). Fig. 3 - Esemplare di ciliegio selvatico su prato arborato, in ambiente collinare prealpino (Veneto). Solo di rado, probabilmente nei boschi freschi di collina o pianura, la presenza potrebbe essere più direttamente spiegata sulla base dell autoecologia della specie. Si può dunque concludere che le differenze genetiche non dovrebbero assumere un rilievo marcato per l individuazione delle regioni di provenienza della specie. Essa trova il suo optimum distributivo nell area prealpina come è testimoniato, del resto, sia nell indagine sulla variabilità genetica che in quella sulle aree di raccolta. In quest area si possono distinguere popolazioni leggermente differenziate fra loro, ma non tanto da giustificare diverse regioni di provenienza. Restano in definitiva alcune differenze ecologiche, riconducibili nella variabilità generale che caratterizza il territorio Veneto fra i settori planiziale-avanalpico (quote basse), esalpico (quote da collinari a montane) e mesalpico (quote montane). Si potrebbero in definitiva individuare per il ciliegio tre provenienze a seconda dell origine del materiale da uno di questi settori (fig. 4), tenendo presente che il settore ottimale per questa specie, quello esalpico, presenta una serie di popolazioni a debole differenziazione genetica, dove i nuclei principali sarebbero quello occidentale (Baldo) centrale (Lessini e Asiago) ed orientale (dal Grappa al Cansiglio). Va infine sottolineato che questo caso di studio ha evidenziato che il massimo beneficio per analisi combinate derivate dall integrazione di dati ecologici e genetici, necessarie per soddisfare i requisiti della normativa, si può ottenere se questi dati sono ottenuti dalle medesime popolazioni. Il fatto che ciò non sia avvenuto proprio per il ciliegio non è un caso, visto che nel censimento delle aree di raccolta è stato seguito per lo più un criterio ecologico (legato alla naturalità del bosco nel suo complesso), prescindendo dagli aspetti fenotipici del ciliegio. Al contrario, il campionamento effettuato sul solo ciliegio, alla base dell analisi di variabilità fenotipica e genetica, potrebbe aver risentito della scelta di individui di particolare pregio estetico e tecnologico. Sotto questo aspetto, per lo meno per questo livello di studio su un territorio non troppo esteso, il ciliegio si presta poco ad essere impiegato come specie modello per un gruppo più ampio di specie affini. La definizione di provenienza per una specie, come riportata nella normativa, si presta dunque meglio ad analisi su scala sovra-regionale e quindi va sottolineata ancora una volta la necessità, al fine di cogliere lo spirito della normativa, di giungere ad un forte coordinamento interregionale sulla materia.

6 Figura 4 Regioni ecologiche in Veneto e suddivisione in tre settori principali (linee continue) per quanto riguarda il ciliegio e le relative aree di raccolta (localizzate dai punti). Il settore centrale esalpico presenta più popolazioni studiate dal punto di vista genetico (aree delimitate da poligoni verdi), debolmente differenziate (linee tratteggiate).

7 Partecipanti al progetto appartenenti all UO Dott. Federico Correale Santacroce Dott. Roberto Fiorentin Finanziamenti ricevuti complessivamente (nel triennio) Annualità Finanziamenti concessi Anno I 5.112,92 Anno II 6.732,00 Anno III 6.732,00 Totale: ,92 Elenco pubblicazioni edite Nessuna Elenco delle pubblicazioni in corso di stampa - Correale di Santacroce F., Pignatti G., Civitarese V., Ipotesi di definizione di regioni di provenienza per il Veneto. Relazione al seminario per la presentazione dei risultati RI.SELV.ITALIA 1.1 Biodiversità e materiali forestali di propagazione "Risorse genetiche forestali nella filiera vivaistica", Arezzo 9-10 gennaio Pignatti G., Fiorentin R., Pernigotto Cego F., Civitarese V., Variabilità del ciliegio e regioni di provenienza: il caso di studio del Veneto. Relazione per la presentazione dei risultati RI.SELV.ITALIA 1.1 Biodiversità e materiali forestali di propagazione al "Corso-Seminario sul modello del ciliegio selvatico", Montecchio Precalcino (VI) giugno Relazione a cura di : Pignatti G * *., Fiorentin R., # Pernigotto Cego F., # Civitarese V. ALLEGATI 1. Relazione dott. Giuseppe Pignatti 2. Banca dati georeferenziata dei popolamenti da seme del Veneto (Dott. Francesco Pernigotto Cego) * * CRA ISPIO, Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura, Via Valle della Questione 27, Roma. Lavoro condotto nell ambito del progetto finalizzato MIPAAF RI.SELV.ITALIA, sottoprogetto 1.1 Biodiversità e produzione di materiale forestale di propagazione, scheda 1.25, responsabile G. Pignatti. # Veneto Agricoltura, Via Bonin Longare, Montecchio Precalcino (VI) CRA ISMA, Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione agricola, Via Pascolare 16, Monterotondo (RM).

8 ALLEGATO 1 Ipotesi di definizione di regioni di provenienza per il Veneto di Giuseppe Pignatti 1 Premessa Il Veneto si trova in una posizione fitogeografica di notevole particolarità: elevato gradiente climatico dalla costa fino alle Alpi, con clima variabile da marittimo a continentale e ponte fra contingenti floristici occidentali ed orientali. A livello pedologico la variabilità è ugualmente ampia: ci sono substrati calcarei, dolomitici, gessosi, sciolti (sedimenti quaternari, alluvioni ed altro), substrati flyscioidi, arenacei del Mesozoico, magmatici e argillo-scistosi (metamorfici). E una regione che ha una lunga tradizione di studi della vegetazione forestale, in particolare di tipologia forestale, con una carta delle regioni forestali e una nomenclatura dei tipi forestali che ricalca questa suddivisione. Una regione forestale è definita come sintesi degli aspetti fitogeografici, climatici e geolitologici (AA.VV. 2000). In Veneto sono state individuate le aree di raccolta dei materiali di propagazione forestale, ma ancora non è stata definita una cartografia delle regioni di provenienza, pure richiesta dalla normativa più recente. Nel processo di definizione di una suddivisione in regioni di provenienza sulla base di unità ecologiche omogenee, data la collocazione geografica ed il ruolo che la vivaistica forestale regionale potrebbe svolgere anche al di fuori dei propri limiti amministrativi, è infine importante tenere conto di quanto operato nelle regioni confinanti, al fine di giungere ad un quadro complessivo coerente ed omogeneo. In questo lavoro è riportata un ipotesi di definizione di regioni di provenienza, sulla base di considerazioni relative ai dati cartografici esistenti ed alla discussione in atto sull argomento in altre realtà territoriali. Nel tentativo di delineare un processo di suddivisione del territorio in porzioni ecologicamente omogenee, appare utile ricordare quanto effettuato in Austria, uno dei pochi casi in cui la metodologia viene spiegata con un certo dettaglio (Kilian et. al 1994). Sostanzialmente è stato seguito un criterio di suddivisione per livelli gerarchici, con al primo livello il clima regionale (zone climatiche delle Alpi, che condizionano la distribuzione della vegetazione forestale). Il secondo livello è quello geo-morfologico (che condizionano la formazione del suolo e il regime idrico), mentre il livello più basso è rappresentato dalla vegetazione forestale (associazioni, che riflettono fattori fitogeografici) e le relative differenziazioni genetiche (anche il questo paese prese in considerazione solo per singole specie). In questo processo di suddivisione, una prima semplificazione è costituita proprio dai limiti di due zone, che in natura possono essere in forma continua (ampia) o piuttosto netta, costringendo quindi in certi casi ad un certo grado di arbitrarietà. Ad es., il passaggio fra un suolo derivato da rocce parentali calcaree ed uno derivato da rocce silicatiche è brusco, ed il limite fra queste due zone è ben definibile, mentre, al contrario, la transizione fra una zona a clima oceanico ad una a clima continentale non può che essere molto graduale, anche se la morfologia contribuisce a creare piccoli salti in un senso o nell altro. Un altro fattore da tenere presente è quello della quota, che in ambienti alpini costringe forzatamente ad una ulteriore semplificazione cartografica (eliminando curve di livello alle scale di minor dettaglio), ma chiaramente non trascurabile per l impiego delle giuste provenienze. Per il processo di suddivisione territoriale Belletti et al. (2005) consigliano di utilizzare vari documenti di sintesi, quali: a) carta degli ecopaesaggi (es. Piemonte); b) carta delle unità di terre (sec. classificazione FAO); c) carta delle regioni forestali (sec. classificazioni di tipologia forestale); d) carta climatica, carta dei suoli, carta della vegetazione; 1 Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura Unità di Ricerca per le Produzioni legnose Fuori Foresta Via Valle della Quistione, 27 I Roma

9 e) altri documenti come carta di uso del suolo, foto aeree, carta della vegetazione potenziale, o carte miste (carta ecopedologica) possono essere utili. Va tuttavia sottolineato che non tutti questi documenti sono disponibili per il territorio nazionale. Inoltre, ogni documento cartografico porta con sé una serie di problematiche legate alla sua realizzazione (basi di dati elaborate, accuratezza, compatibilità di scale diverse ecc.) che non rende facile una sovrapposizione automatica dei diversi strati informativi. Da questo punto di vista il dibattito è ancora aperto fra chi ritiene che sia possibile attivare processi differenziati per macroaree del paese (es. Italia settentrionale, centrale, meridionale), utilizzando diverse fonti informative di partenza (in base alla disponibilità) e chi invece ritenga che sia più utile partire da una base informativa comune, magari più limitata, ma il più possibile omogenea ed accurata per il territorio nazionale. In effetti, nel primo caso si pone con tutta evidenza il problema del raccordo a livello nazionale che andrebbe garantito da uno strumento comune. Materiali e metodi

10 Alla luce del confronto avuto sia in sede locale (Veneto Agricoltura, ARPAV), che a livello interregionale (progetto Riselvitalia), per la definizione di regioni di provenienza su base ecologica sono state considerate di maggiore rilevanza due fonti di dati, disponibili in forma di cartografia digitale. In primo luogo, le regioni forestali (AA.VV. 2000) derivate dagli studi di tipologia forestale. Esse permettono di distinguere le zone in cui si colloca l optimum di alcune specie di rilevanza forestale. Ai fini della definizione di regioni di provenienza, hanno assunto un ruolo importante in Lombardia ed in Piemonte, mentre in Trentino, Alto-Adige e Friuli Venezia-Giulia trovano impiego negli studi di tipologia forestale. In Veneto si distinguono le seguenti regioni: a) Costiera: compaiono elementi della lecceta. b) Planiziale: si distinguono la parte alta con suoli ad elevata permeabilità, da quella bassa, più adatta alle colture, entrambe con presenza più o meno ridotta di querce-carpineti. c) Avanalpica: presente in maniera discontinua, con castagneti, orno-ostrieti e ostrio-querceti nelle parti pedemontane e querce-carpineti in quelle collinari. d) Esalpica: caratterizzata da precipitazioni maggiori della precedente, da orno-osrieti, acerofrassineti, pinete faggete e abieteti, includendo una zona di transizione eso-mesalpica più ricca di boschi di conifere. e) Mesalpica: rispetto alla precedente, presenta temperature più basse, area tipica di abieteti e di piceo-faggeti, con locale importanza di pinete di pino silvestre. f) Endalpica: in porzione limitata alla parte alta della provincia di Belluno, con precipitazioni ridotte (inferiori a 1000 mm annui) e regime continentale (massimo precipitazioni estivo), dove manca il faggio, in quota compare il cembro e la vegetazione forestale è dominata dai boschi di conifere. In secondo luogo, la carta dei suoli 1: della Regione Veneto (AA.VV. 2005). In accordo con quanto proposto a livello nazionale, le unità della carta seguono uno schema gerarchico che prevede quattro livelli: a) Soil regions, rielaborazione a livello nazionale della carta europea delle regioni di suolo, in scala 1: , che corrispondono a grandi ambienti, diversi per fattori geologici, geomorfologici e climatici, responsabili della differenziazione pedologica; in Veneto si distinguono tre zone, pianura, montagna calcareo-dolomitica e montagna silicatica. b) Province di suolo, in scala 1: ; in Veneto si distinguono 21 province, 4 nell area alpina, 10 nell area prealpina, 2 nell area collinare (rilievi isolati ed anfiteatri morenici) e 5 in pianura. Esse riflettono morfologia, litologia e bioclima per l area montana e collinare, mentre in pianura sono state utilizzate la morfologia e la granulometria dei sedimenti (suddivisione alta e bassa pianura) e l età delle superfici (pianura antica e recente). c) Sistemi di suolo, in scala 1: ; nella carta sono descritti 56 sistemi, sulla base dei criteri discriminanti delle province di suolo, ma scendendo ad un livello di descrizione di maggior dettaglio. d) Sotto-sistemi di suolo, in scala 1: , le unità elementari della carta, 214 unità in totale, descritte come paesaggio, morfologia, materiale parentale, quote, vegetazione ecc. Nello studio sono stati utilizzati i criteri descrittivi delle 21 province di suolo per classificare il territorio regionale, tramite un analisi statistica di tipo multivariato. In pratica, il procedimento è servito a semplificare il quadro generale di partenza notevole complessità dal punto di vista podologico, per ottenere un livello di analisi compatibile con la finalità di uno studio sulle provenienze forestali. Nel sistema GIS utilizzato per la gestione dei dati cartografici, sono stati inseriti anche i dati relativi ai boschi previsti come aree di raccolta del seme, come rilevati da uno studio condotto circa 10 anni fa da Veneto Agricoltura. Risultati Con i dati della carta dei suoli, si è cercato di evidenziare il grado di somiglianza fra le diverse province di suolo e di vedere la relazione con le regioni forestali della tipologia forestale. Ogni unità della carta dei suoli è descritta per una serie di parametri (geomorfologia, quota, vegetazione, clima, suolo), contenuti in ogni scheda descrittiva. Elaborando statisticamente questi dati, utilizzando la cluster analysis su dati di presenza/assenza dei vari attributi, si è ottenuta la somiglianza relativa fra le unità della carta. Nel diagramma della figura 1, risultato dell elaborazione, si evidenziano, all alto verso il basso, quattro gruppi principali:

11 a) rilievi alpini (unità 12-7); b) rilievi prealpini, con fondovalle e incisioni fluviali (unità 21-19); c) pianura, pianura costiera, anfiteatri morenici (unità 5-9); d) rilievi prealpini con colline isolate (unità 11-15). Si tratta di grandi unità che riflettono in maniera complessa i diversi attributi (clima, altitudine, geomorfologia, pedologia ecc.) considerati. Si può in generale osservare una buona corrispondenza fra le unità individuate con la cluster analysis e le regioni forestali della tipologia. Infatti, come emerge dalla figura 2 che riporta i risultati dell elaborazione in forma grafica ponendoli in confronto alla carta delle regioni forestali, il primo gruppo corrisponde più o meno alla regione mesalpica-endalpica, il secondo alla regione esalpica (rilievi prealpini), il terzo alla pianura mentre il quarto gruppo comprende rilievi di tipo collinare, di collocazione sostanzialmente avanalpica o prealpina. 2.03E E E ******* ********************** 6 ******* * ********** 13 ****************** * * *********** * 7 ****************** * * 21 ********************* * ******** * 10 ********************* * * ******** * 20 ************** * * * ********** * * * 14 ************** * * * * ***** * * 18 ************** * * * ****** * * * 17 ************** * * * * **** * * 19 ******************** * * ** 5 ** * ******** * 4 ** * * ************* * 3 ********** * * *********** * 2 ********* * * * ********* * * * 1 ********* * * * * ***** * * 9 ****************** * * *** 11 ************** * ********** * 8 ************** * * ********** 16 ***************** * ******* 15 ***************** Fig. 1. Diagramma della cluster analysis applicata ai parametri descrittivi delle province di suolo del Veneto, con distinzione dei 4 gruppi principali. 12 (MA) -Versanti e sommità dei rilievi alpini; 6 (DA) Alti e ripidi versanti dei rilievi alpini; 13 (MB) Medi e bassi versanti dei rilievi alpini; 7 (DB) Medi e bassi versanti ripidi dei rilievi alpini; 21 (VB) Fondovalle alluvionali alpiniprealpini; 10 (GV) Fondovalle prealpini 20 (SM) Piccoli massicci rilievi prealpini, dolomitici; 14 (PD) Versanti prealpini a morf. arrotondata; 18 (SD) Lunghe dorsali montuose prealpine; 17 (SA) Superfici sommatali prealpine; 19 (SI) Canyon ed altre profonde incisioni fluviali prealpine; 5 (CL) Pianura costiera (Olocene); 4 (BR) Bassa pianura recente; 3 (BA) Bassa pianura antica; 2 (AR) Alta pianura recente; 1 (AA) Alta pianura antica; 9 (GG) Anfiteatri morenici; 11 (LB) Rilievi prealpini con forme tabulari; 8 (GA) Versanti e ripiani ondulati dei rilievi prealpini; 16 (RI) Rilievi collinari isolati nella pianura; 15 (RC) Rilievi collinari prealpini posti al piede dei massicci.

12 2.03E E E+01 Fra le diversità fra le due carte si può osservare che la carta delle regioni forestali presenta alcune particolarità legate alla distribuzione delle specie forestali, che una carta pedologica può evidenziare solo in parte. Ad esempio, a partire dalla linea di costa, è evidenziata una sottile regione costiera alla quale segue una più estesa regione planiziale, corrispondente a gran parte della pianura, con i sistemi collinari a ridosso dei rilievi prealpini, dove sono presenti elementi della flora mediterranea. Figura 2 Regioni forestali del Veneto (a sinistra) e risultato dell aggregazione delle unità della carta pedologica (destra), con ubicazione delle aree di raccolta. La regione esomesalpica è considerata come zona di transizione con caratteristiche climatiche simili a quella esalpica, ma con una maggiore presenza di conifere, che formano popolamenti naturali puri o misti con latifoglie (soprattutto piceo-faggeti e abieteti). Discussione e conclusioni Dal confronto fra le diverse esperienze regionali, per lo meno quelle che interessano l arco alpino, emerge che l impiego delle regioni forestali come descritte sopra è oggi il criterio principale di suddivisione in molti casi (ad es., Piemonte, Lombardia) o presumibilmente in futuro (ad es., in Trentino e Alto Adige). I suoli mantengono la loro rilevanza per distinguere particolarità di singole regioni forestali, come nel caso della pianura sopra citato. Una proposta di suddivisione ecologica del Veneto può in definitiva riprendere le definizioni della carta delle regioni forestali della tipologia forestale, evidenziando in aggiunta una suddivisione, derivata dai dati della carta dei suoli, fra le due province di suolo della pianura antica, quella alta a monte della fascia di risorgive e quella bassa, di diverso significato per la vegetazione forestale. Nella prima infatti prevalgono i depositi a materiale grossolano ad elevata permeabilità, con vegetazione forestale concentrata lungo i corsi d acqua principali. La bassa pianura vede invece la vegetazione forestale ridotta a piccole superfici in un contesto circostante dedicato quasi esclusivamente a colture agricole intensive. Nella figura 3 è riportata un ipotesi di suddivisione che segue i criteri sopra illustrati, individuando quattro regioni principali (costiera, planiziale, esalpica e mesalpica) ed alcune sottoregioni (alta e bassa pianura, avanalpica per la planiziale; endalpica per la mesalpica).

13 ENDALPICA MESALPICA ESALPICA Avanalpica Alta pianura PLANIZIALE COSTIERA Bassa pianura Figura 3 Ipotesi di suddivisione in regioni di provenienza per il Veneto. In questa ipotesi viene salvaguardata la possibilità di un buon coordinamento con quanto avviene nelle regioni limitrofe, ma restano da discutere alcuni dettagli. Un primo aspetto riguarda, ad esempio, l importanza da assegnare alle sottoregioni, decisione che andrebbe assunta in maniera collegiale, nell ambito degli organismi di coordinamento previsti dalla normativa. Negli studi che sino ad oggi hanno definito le regioni di provenienza per i materiali di propagazione forestale, infatti, talvolta viene data un importanza diversa ad uno stesso elemento territoriale. Ad esempio, in Piemonte la parte alta della pianura non viene sostanzialmente distinta da quella bassa ed inclusa in un unica zona di pianura, al contrario della Lombardia, dove si è ritenuto opportuno farlo, anche in considerazione dell importanza locale di questo elemento. Un altro esempio è la parte endalpica del Piemonte, ristretta alle porzioni più interne ed elevate della regione, che non viene a formare una regione di provenienza a sé stante, bensì parte di una più ampia caratterizzata sostanzialmente da condizioni mesalpiche. Al contrario, in Lombardia, le zone mesalpiche ed endalpiche formano regioni distinte. In Veneto un caso simile si pone per la parte endalpica nella porzione più settentrionale, di limitata estensione. Spesso, in una visione più locale, chiusa ai confini di una regione amministrativa, alcuni elementi assumono un valore diverso rispetto ad una visione di sintesi più generale. E quindi importante ribadire la necessità, a prescindere dalle decisioni prese a livello locale, di garantire un quadro di riferimento comune per il territorio nazionale. Da un analisi comparata delle diverse suddivisioni regionali ad oggi disponibili, emerge inoltre che i punti dove le definizioni delle regioni forestali collimano solo parzialmente per il Veneto riguardano i territori intorno al Lago di Garda (confine Veneto- Lombardia) e i confini con l Austria e con l Alto-Adige. Gli aspetti più controversi possono essere risolti dall analisi della distribuzione territoriale dei tipi forestali o di specie guida. Va invece sottolineata la buona corrispondenza che si registra al confine Veneto-Trentino, che vede sostanzialmente collimare i limiti delle regioni mesalpica ed esalpica, come definite negli studi di tipologia forestale. In conclusione, appare evidente che molti aspetti di dettaglio non potranno che essere risolti nell ambito di un processo condiviso sulla scelta di metodi generali comuni e soluzione dei casi critici, che coinvolga anche esperti scientifici del settore oltre ai rappresentanti degli organismi regionali, da attuare quanto prima in base alle disposizioni della normativa. Bibliografia

14 AA. VV., Biodiversità e Indicatori nei tipi forestali del Veneto. A cura di R. Del Favero. Regione del Veneto, 335 pp. AA.VV Carta dei Suoli del Veneto. Note illustrative. ARPAV, Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, 283 pp. Belletti P., Monteleone I., Ferrazzini D., Camerano P., Grieco C., Individuazione di aree forestali geneticamente omogenee per la produzione di seme di elevata qualità: il frassino maggiore. APAT, Rapporti 58, 168 pp. Kilian W., Müller F., Starlinger F., Die Forstliche Wuchsgebiete Ősterreichs. Forstliche Bundesversuchsanstalt, Wien, 60 pp.

15 ALLEGATO 2 Georeferenziazione e riporto dati sintetici su supporto informatico dei popolamenti da seme del Veneto Dott. Francesco Pernigotto Cego, consulente Veneto Agricoltura File excel su supporto informatico allegato: Tabelle schede 1-50.xls Tabelle schede xls Tabelle schede xls Note esplicative ai files excel: I 3 files contengono ciascuno circa 50 schede numerate, per un totale di 154 (scheda dalla num. 1 alla 154). Il numero della scheda corrisponde a quello del popolamento da seme (ovvero al numero della vecchia scheda-popolamento su supporto cartaceo). Ciascuna scheda coincide con un singolo foglio di lavoro excel. Superficie: Mancano ad oggi le superfici dalla scheda 100 in poi (non riportate sulle schede originali). Punto cartina: il baricentro è il punto P ; talvolta in una singola scheda c erano due o più aree in questi casi nel foglio excel i punti di ogni area con il proprio baricentro (P, P, P ecc.) sono delimitati da linee che dividono le diverse aree. Pendenza: quando possibile è stata rispettata la scala prestabilita; come da accordi con il coordinatore, quando i valori rientravano in più scale, è stato riportato il valore riportato sulle schede Esposizione: fino alla scheda 50 c è un solo valore di esposizione; dalla scheda 51 in poi talvolta ci sono due valori dei quali uno è l esposizione principale e l altro (fra parentesi) è l esposizione secondaria. Qualità tecnologica: fino alla scheda 50 il valore, se presente, è riportato; dalla scheda 51 in poi non vi è più la dicitura qualità tecnologica, ma fenotipo..se presenti, sono stati riportati i valori di fenotipo considerando il concetto assimilabile a qualità tecnologica Presenza di rinnovazione: valore non sempre riportato dalla scheda 51 in poi

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