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1 NOTA INTRODUTTORIA Quest opera, sotto forma di domanda-risposta, è il frutto della messa in comune di un gruppo di studenti 1 della 1 a Promozione ( ) dei Corsi di Formazione Monastica offerti nel Collegio Cistercense San Bernardo in Roma. La maggior parte di essi è responsabile della formazione nel proprio monastero. Noi, monaci e monache, per conoscere meglio il nostro Ordine e la nostra identità, dopo mature riflessioni e scambi di opinioni, abbiamo formulato il presente testo sotto forma di questionario per offrire una prima iniziazione ai candidati che bussano alla porta dei nostri monasteri per condividere la nostra vita. Il nostro intento è quello di aprire loro una via per conoscere l identità monastica, e di offrire loro, un saggio dell importante lavoro realizzato dai nostri predecessori, dalla chiusura del Concilio Vaticano II alla celebrazione del Capitolo Generale speciale del , e di quelli che sono seguiti fino a quello del 2000 che è coinciso con l Anno Santo. Quest ultimo è stato il primo Capitolo Generale che ha riunito insieme abati, badesse e delegati/e, il vertice del rinnovamento del nostro Diritto Costituzionale, dopo 35 anni di intenso e fedele lavoro post-conciliare. Dobbiamo l ispirazione della partenza del nostro progetto alla Costituzione Apostolica del defunto Papa Giovan- 1 e di membri delle loro Comunità. * immagine di copertina tratta da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui 2004.

2 2 ni Paolo II, Depositum Fidei, in occasione della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica redatto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Il Santo Padre parla qui di questo Concilio come il costante punto di riferimento di ogni sua azione pastorale, nell'impegno consapevole di tradurne le direttive in applicazione concreta e fedele, a livello di ogni Chiesa e di tutta la Chiesa. Occorre incessantemente rifarsi a questa sorgente 2. Benedetto XVI, da parte sua, ha ripreso questa idea nel suo primo messaggio al Collegio cardinalizio, il 20 aprile di quest anno, nel modo seguente: Giustamente il Papa Giovanni Paolo II ha indicato il Concilio quale "bussola" con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio (cfr Lett. ap. Novo millennio ineunte, 57-58). Anche nel suo Testamento spirituale egli annotava: "Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito" (17.III.2000) 3. Il nuovo Papa, in questo importante momento, ha dichiarato: Anch io, pertanto, nell accingermi al servizio che è proprio del Successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell impegno di attuazione del Concilio Vaticano II, sulla scia dei miei Predecessori e in fedele continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa. Ricorrerà proprio quest anno il 40.mo anniversario della conclusione dell Assise conciliare (8 dicembre 1965). Col passare degli anni, i Documenti conciliari non hanno perso di attualità; i loro insegnamenti si rivelano anzi particolarmente pertinenti in 2 Fidei Depositum, Introduzione. 3 Messaggio di Benedetto XVI al termine della Messa per la Chiesa universale, celebrata con i Cardinali elettori al mattino di mercoledì 20 aprile 2005, nella Cappella Sistina, n 3.

3 rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata 4. Nel 1985, in occasione del 20 anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, il Papa convocò un assemblea straordinaria di Vescovi per approfondire gli insegnamenti del Concilio, aderirvi maggiormente e promuoverne la conoscenza e l applicazione. In quel Sinodo, i Vescovi avevano espresso il desiderio che venga composto un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia quasi un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni 5, come aveva desiderato il Papa Giovanni Paolo II nell esortazione scritta per presentare il Catechismo della Chiesa Cattolica. Il Capitolo Generale dell Ordine Cistercense del 2000, composto - come abbiamo detto per la prima volta da abati, badesse e da delegati/e, trentacinque anni dopo la chiusura del Concilio, e trent anni dopo il Capitolo Generale speciale de , ha avuto l intento di applicare all Ordine le disposizioni emanate dai Decreti e dalle Costituzioni del Vaticano II. Esso ha anche permesso ai capitolari, abati, badesse e delegati/e, in quell Anno Santo, di rileggere e approfondire i documenti ricevuti dal Capitolo Generale del , di approvarli nuovamente in questo Capitolo Generale unico e di promuovere la loro conoscenza e la loro applicazione. Il Triennio di Formazione Monastica, iniziativa nel Collegio San Bernardo, dell Ordine Cistercense, in Roma, è il 3 4 Ibidem. 5 Fidei Depositum, Introduzione.

4 4 frutto di questo importante avvenimento che autoafferma la nostra identità. Il suo primo scopo è quello di rispondere alla domanda del Signore agli Apostoli: Voi chi dite che io sia 6? Se per noi Egli non è il Figlio di Dio, come rispose Pietro, se per noi Egli non è la via, la verità e la vita, allora, a che servono i Corsi che iniziano con la spiegazione dei fondamenti evangelici come prima fonte della nostra vocazione, o della dottrina del Magistero della Chiesa, come sua seconda fonte? E se questi Corsi non sono diretti a rispondere alla domanda del Signore: qual è lo scopo di questo questionario di iniziazione che attinge le risposte nel monachesimo pre-benedettino, la Regola di San Benedetto e le tradizioni cistercensi? Questo modesto manuale vuol essere inoltre un segno di riconoscenza verso coloro che sono realmente nostri padri e nostre madri concreti nel monachesimo, e desidera manifestare che gli sforzi della generazione precedente non sono stati inutili, perché il Patrimonio spirituale, che essi ci hanno lasciato, come una precisa fiducia, è secondo le parole già citate di Giovanni Paolo II: una "bussola" con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio. Abbiamo la gioia di presentarlo nella Solennità del nostro Padre san Benedetto, Patrono di Europa. 11 luglio Lc 9, 20.

5 1. Quale tipo di monastero offre San Benedetto al giovane che bussa alla porta? Una scuola del servizio del Signore 7, nella quale i monaci, guidati dal Vangelo 8, vivono in comune e militano sotto una Regola scritta per dei principianti, e sotto un Abate Cosa chiede San Benedetto a chi desidera entrare in monastero? Di scoprire se la motivazione che li spinge a domandare l ingresso in monastero sia davvero la ricerca di Dio. Questo deve essere il motivo principale di chi bussa alla porta del monastero. Tutto il resto deve ruotare intorno a questo ideale Quale importanza dà San Benedetto al tema dell ascolto nella Regola? San Benedetto assegna un ruolo primario al tema dell ascolto. E non è invano che le prime parole del Prologo della RB ci dicano: Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro [ ] Accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno 11. Ascoltare sembra come un cammino di ricerca 7 RB. Prol RB. Prol Cf. RB. 1,2; 73,8. 10 Cf. RB. 58,7. 11 RB. Prol. 1; A. BÖCKMAN, Introduzione generale alla RB, CFM del Collegio san Bernardo, O.Cist. in Roma.

6 6 che conduce a Dio 12. Con apertura, il giovane a- scolterà la lettura della Regola 13, esercizio che prolungherà lungo il corso della sua vita Cos è indispensabile per favorire l ascolto di Dio? Il silenzio è un mezzo indispensabile perché possiamo ascoltare Dio. Rispettando fedelmente i tempi di silenzio, i nostri cuori si dispongono a meglio intendere la Parola di Dio per adempierla con maggiore generosità. Così, dunque, il silenzio deve essere l ambiente di vita nel quale si svolge la giornata del monaco RB. Prol. 27; 7, Cf. RB RB. 66,8. 15 Cf. RB. 4,52; 6; 7,56; 42; 49,6; 53,23; 67,5; La vita cistercense oggi, n 63.

7 7 5. In che modo il monaco cerca Dio? Il monaco cerca Dio nel modo in cui ci indica la Regola di San Benedetto 16 : - nell Ufficio Divino, che altro non è che la Parola di Dio, la Bibbia, soprattutto attraverso i Salmi, le letture dell AT e del NT e le omelie dei Padri della Chiesa; - nell obbedienza; - nelle umiliazioni. Il monaco deve cercare Dio soprattutto nello stesso luogo in cui Dio lo cerca e gli parla, e cioè nella Bibbia, specie nei Salmi 17, recitati nell Ufficio Divino. Dio parla, cerca l uomo, usando un linguaggio umano. Lì l uomo ascolta e cerca Dio: nella sua Parola. E cercare Dio è, nel medesimo tempo, incontrarlo. 6.- Chi prende l iniziativa in tale ricerca? Sia per la Sacra Scrittura che per San Benedetto tale ricerca è scambievole. Dio prende l iniziativa di cercare l Uomo. Vediamo la vocazione dei Patriarchi e dei Profeti nell AT 18, quella della Vergine e degli Apostoli nel NT 19. Dio cerca l uomo 20 nella sua Parola. Perciò l uomo deve ascoltarlo. Solo 16 RB. 57,7; cf. J. ESTRUCH, La costituzione del gruppo, nel CFM del Collegio san Bernardo, O.Cist. in Roma. 17 RB. Prol Gn 12,1-3; Es 3,7-12; Gdc 6,11-24; 13,1-25; 1 S 3,1-13; 16,11-13; Is 6,1-13; 42,6-7; 49,1-6; Ger 1,4-10; Ez 3,1-4; Am 7, Lc 1,26-38; Mt 4,18-22; Mt 9,9; Mc 3,13-18; Eb 9,1 ss; 1 Cor 15,9; Gal 1, RB. Prol. 14,20.

8 8 quando l uomo ha ascoltato la Parola di Dio egli può rispondergli 21. San Benedetto dice: il Signore esamina attentamente i figli degli uomini per vedere se vi sia chi abbia intelletto e cerchi Dio 22. All inizio troviamo il desiderio di Dio, Dio cerca l uomo: la nostra ricerca di Dio è una risposta. Nel Prologo, San Benedetto presenta il Cristo che cerca il suo operaio nella folla, e che lo attira con una domanda: Chi è l'uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici? 23 Dio non cerca le mie capacità, neppure il mio servizio. Ciò che Dio cerca è la mia persona, desiderando che io abbia la vita, cosa che corrisponde al più profondo desiderio del mio cuore. Questo non significa soltanto esistere, ma avere una vita piena, intensa 24. È nel Cristo che Dio ha incarnato la sua ricerca dell umanità Fate delle citazioni che riflettano questo senso della ricerca: - Prol. 14: Il Signore cerca il suo operaio - RB 2,35: Cercate anzitutto il regno di Dio 21 Cf Mauro ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali argomenti del Prologo della RB, a partire dai Corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; MOSCATELLI, Regola di San Benedetto. Introduzione Generale, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 22 RB. 7,27; Ps 13,2. 23 RB. Prol 15; Ps 33, Cf RB 27, Cf A. BÖCKMANN, La ricerca di Dio, la voce benedettina, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

9 - RB 27,8: il buon Pastore andò alla ricerca dell'unica pecora che si era smarrita - RB 58,7: se il novizio cerca veramente Dio - RB Prol 14; RB 58,7: Dio cerca l uomo, perciò l uomo cerca Dio Qual è il Regno di Dio che RB 2,35 ci raccomanda di cercare? Nella lettera di San Paolo ai Romani (14,17) leggiamo: Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda; ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Le Beatitudini (Mt 5,1-12) sono la proclamazione del Regno di Dio, e il Catechismo della Chiesa cattolica, nei nn (sul Padre nostro) ce ne parla. L incarnazione di questo regno sulla terra è stato Cristo, il povero in spirito, l umile, il consolatore e il consolato, l assetato di giustizia, il compassionevole, il puro di cuore, la pace e il pacificatore, il perseguitato per il fatto di essere giusto. Se il monaco milita sotto il Cristo, suo Re e Signore (RB Prol 3), se vive alla scuola del suo servizio (RB Prol 45) in cui impara ad imitarlo servendolo con i doni e i talenti ricevuti da Lui, il Signore (RB Prol 6), presente nei fratelli malati (RB 36), negli ospiti (RB 53), nell Abate (RB 2 e 63) e nella comunità (RB 71), approfittando dei giorni come di una tregua che egli ci concede (RB Prol 35), allora sarà sul cammino per diventare una pietra di costruzione 26 Cf Ibidem; M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, nel Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 9

10 10 di questa casa di Dio (templum Dei estis) che è il monastero (RB 31; 53; 64) La ricerca di Dio, vissuta dai monaci fin dall inizio del monachesimo, può condurci a parlare dell esistenza di una teologia monastica? Secondo numerosi studi contemporanei, si può parlare di una teologia monastica, cioè di un tentativo di chiarire il mistero della Divinità, partendo dal concetto della vita monastica stessa e dal modo particolare con cui la vivono i monaci Qual è la caratteristica principale di questa teologia monastica? Essa è fondata sull esperienza e non sul razionalismo, come sarà in seguito il caso della teologia scolastica. Essa impernia la sua comprensione di Dio soprattutto sullo studio della Sacra Scrittura, studiata e contemplata attraverso l Ufficio Divino e la lectio divina Qual è nel XX secolo il documento di maggiore importanza che apre la via al rinnovamento della vita monastica? Il Decreto Perfectae Caritatis che il Concilio Vatica- 27 Cf. M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 28 Cf A. SIMÓN, Teologia monastica medievale, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; P. GIONTA, Chi è il monaco? Al CFM del Collegio san Bernardo, O.Cist. in Roma. 29 Cf ibidem.

11 11 no II promulgò il 28 ottobre È grazie all importanza che esso attribuiva a questo punto che il Concilio Vaticano II consacrò un Decreto in modo particolare all adattamento della vita religiosa al mondo d oggi. Esso voleva che i religiosi e le religiose avessero una parte importante. Tale Decreto chiede di riportare la vita religiosa alla purezza del Vangelo e dell intuizione originale di ogni casa religiosa. Esso sarà completato dal Motu proprio Ecclesiae Sanctae del 6 agosto Come è composto questo Decreto? Perfectae Caritatis si può dividere in tre parti: 1. i principi generali del rinnovamento della vita religiosa 2. la natura della vita religiosa e le sue diverse forme 3. le questioni pratiche Potete indicare dove Perfectae Caritatis parla in modo più particolare della vita monastica? Nel numero 9: Sia fedelmente conservata e sempre più rifulga nel suo genuino spirito, sia in Oriente che in Occidente, la veneranda istituzione della vita monastica che lungo il corso dei secoli si acquistò insigni benemerenze verso la Chiesa e la società. Ufficio principale dei monaci è quello di prestare umile e insieme nobile servizio alla divina maestà entro le mura del monastero, sia 30 Cf P.E.BARGELLINI, Il rinnovamento monastico dopo il Concilio Vaticano II, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 31 Ibidem.

12 12 dedicandosi interamente al culto divino con una vita di nascondimento, sia assumendo qualche legittimo incarico di apostolato o di carità cristiana. Mantenendo pertanto la fisionomia caratteristica del proprio istituto, i monaci rinnovino le antiche tradizioni di beneficenza e le adattino agli odierni bisogni delle anime, in modo che i monasteri siano come altrettanti centri viventi di edificazione del popolo cristiano Sul solco di Perfectae Caritatis, quale testo presenta oggi il nostro Ordine per darci una risposta a questa ricerca, seguendo la linea della RB? La Dichiarazione sui principali elementi della vita cistercense oggi è una legge-quadro che richiama la nostra identità nel corso della storia, enumera le basi fondamentali che devono sostenere la nostra vita monastica oggi, nella via tracciata dal documento Perfectae Caritatis Potete dire, partendo dalla Dichiarazione, se la ricerca di Dio è il primo scopo della vita monastica? La ricerca di Dio non è soltanto un obbligo individuale ma devono promuoverla anche l ordinamento generale della vita del monastero, scuola del divino servizio, e la direzione e gli insegnamenti dell abate, fermento di giustizia divina. In questo scopo risiede dunque la ragione ultima dell esistenza dei nostri monasteri. Tutti gli altri beni quali la reputazione sociale, la benemerenza umanitaria e civile, i vantaggi materiali devono essere su- 32 cf CONCILIO VATICANO II, Perfectae Caritatis, cf Ls vita cistercense oggi, n 1-4.

13 13 bordinati ad esso e in esso integrati, ma mai devono essere anteposti al progresso spirituale, alla conversione dei costumi e al perfezionamento delle virtù Secondo la RB, quale deve essere la priorità del monaco? Il Cristo: il monaco non deve nulla anteporre all amore del Cristo 35. Il monaco, sostantivo che deriva dal termine greco monos, cioè solo, non ha che un amore, il Cristo, attraverso il quale si unisce a Dio Chi è il Cristo per il monaco? Il Cristo è il Re, il Signore, il Maestro, il Padre, il Pastore, il Medico, vero uomo-vero Dio, morto e risuscitato, presente in mezzo a noi nel sacramento dell altare 37. Nel seguire in modo speciale Cristo Maestro come suoi discepoli, abbracciamo i consigli detti evangelici per essere sempre di più uniti a Lui, per seguirlo più da vicino e sempre con maggior confidenza nella via della conversione monastica La vita cistercense oggi, n RB 4, cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. I principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 37 cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 38 La vita cistercense oggi, n 47.

14 14 Per tre volte San Benedetto ammonisce i monaci perché non abbiano altro amore che il Cristo 39. Queste tre ammonizioni esprimono il medesimo concetto con le stesse parole. Esse mostrano il pensiero dell autore sul fine della vita monastica: il Cristo, per il quale si appassiona il monaco e che cerca continuamente. È significativo che alla fine della sezione spirituale, in RB 7,69, San Benedetto insista ancora su questo punto essenziale: è per amore del Cristo che il monaco ormai sale la scala dell umiltà Basandoci sulla domanda precedente, in cosa deve consistere la vita del monaco? La vita del monaco deve consistere nel seguire Cristo umile. Pentiti sinceramente dei nostri peccati e consapevoli dei nostri limiti, anche se per divina misericordia siamo stati nobilitati, dobbiamo cercare la gloria di Dio e non la nostra. Animati dallo spirito di umiltà, dobbiamo accettare serenamente le tribolazioni e le privazioni, ed essere contenti, anche se i comodi della vita sono pochi e se scarsi sono i mezzi di sussistenza. La vita monastica può esistere soltanto sotto il segno della croce. Infatti mentre seguiamo la carità di Cristo che nessuno può avere maggiore camminiamo per la via della rinuncia e mortifichiamo le nostre membra per 39 RB 4,21; 5,1-2; 72, cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; A. BÖCKMANN, Regola di San Benedetto. La sezione ascetica, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

15 15 servire il Dio vivente. Cristo invero, come chiamò i suoi discepoli, così ha chiamato anche noi a portare la croce ogni giorno Concretamente, in cosa consiste per noi condividere la croce del Cristo? La partecipazione alla croce di Cristo, a cui siamo chiamati, consiste per noi più frequentemente: - nell umiliarci e nel fuggire la vanagloria e le ambizioni egoistiche; - nel compiere bene il lavoro quotidiano che oggi richiede spesso sacrifici tali da poter essere giustamente paragonati alle austerità della vita monastica antica; - nell esercitare la pazienza per mezzo della quale sop- 41 La vita cistercense oggi, n 65.

16 16 portiamo serenamente le infermità del corpo e dell anima, i limiti delle nostre capacità e il peso della vita comune; - nell amare i nemici, i persecutori, i calunniatori; - nell accettare la vecchiaia, professando così in maniera più evidente la fede e la speranza nella vita eterna Quale posto occupa la lectio divina nella vita del monaco secondo la RB e i Padri del nostro Ordine, e quale importanza assume ai nostri giorni? La lectio divina occupa un posto centrale nella vita monastica fin dalle sue origini. Essa fa parte della vita di preghiera, essendo un alimento che la nutre. La lectio divina richiede una preparazione idonea e alcune condizioni, in virtù delle quali essa possa essere una vera lettura orante, tranquilla e costante. Ornata di tali doti, la lectio divina aiuta efficacemente il monaco a diventare sempre di più uomo dì Dio e a percepire chiaramente la presenza e la volontà di Dio Quali sono, per San Benedetto, i principali testi sui quali si basa la lettura del monaco? San Benedetto, seguendo la tradizione della Chiesa, dà il primato alla Sacra Scrittura, Parola di Dio, 42 La vita cistercense oggi, n 66; M. TOMANN, Vari temi della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 43 cf Catechismo della Chiesa Cattolica 133, 1177, 2653; M. SHERIDAN, Le fonti della spiritualità monastica, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; La vita cistercense oggi, n 63.

17 con lo studio particolare dei Salmi e dei Commenti dei Padri della Chiesa Possiamo trovare nell Antico e nel Nuovo Testamento le radici della vita consacrata? 17 L iniziativa viene sempre da parte di Dio, ma già nell AT scopriamo l esistenza di una apertura e di una ricerca di Dio da parte degli uomini, come tentativo di risposta a questa chiamata. Questa attitudine si rivela in una vita di timore di Dio, manifestando la consapevolezza di una consacrazione a Lui, sostenuta in una vita di comunione reciproca. Nell AT tale reciprocità si incentra in Gesù Cristo con l esigenza di una sequela incondizionata. Questa appartenenza al Cristo è un dono che ci unisce intimamente a Lui, e si manifesta attraverso vari carismi. Perciò, con la vita consacrata, noi siamo chiamati ad anticipare i beni celesti, in una partecipazione alla vita di Cristo stesso Possiamo dire che il monaco utilizzi una tecnica particolare di preghiera? No, perché il monaco fa sua la preghiera della Chiesa, pregando di preferenza con ciò che la Chiesa stessa gli offre nella liturgia di ogni giorno 46, cioè egli prega abitualmente con la Parola di 44 RB 9; 42; cf H. VANNI, Fondamenti biblici della vita religiosa, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; cf qui sopra la domanda n 6. Consultare anche l introduzione dell opera di un gruppo di monaci di Montserrat: San Benito, su vida y su regla, Bac. 46 CONCILIO VATICANO II, Cost. Apost. Sacrosanctum Concilium n e 99.

18 18 Dio, specie i Salmi, i quali si appropria nel loro senso letterale e spirituale Perché il monaco si dedica spesso alla preghiera? Il monaco che nella imitazione di Cristo cerca Dio e brama servirlo, prega spesso. La mente e il cuore si elevano alla considerazione delle cose divine, ora con la meditazione della Parola di Dio che si rivela in noi, ora con la preghiera comune o con quella privata conforme al Verbo di Dio. In questo modo possiamo trovare la fonte di ispirazione di tutte le nostre azioni e nello stesso tempo possiamo conoscere meglio e rettificare con più frequenza l indirizzo della nostra vita Possiamo dire che il monaco vive una spiritualità liturgica? Sì, come ogni cristiano, ma in modo più radicale, perché i monaci, come appare chiaramente dalla tradizione monastica e dalle disposizioni ecclesiastiche, sono chiamati in modo tutto particolare, a continuare la preghiera di Cristo nella Chiesa, sia nella celebrazione della messa e dell ufficio divino, che devono avere il primato nella loro vita, sia nelle altre forme della preghiera che deve permeare nella maniera sua propria tutta la vita... L adorazione di Cristo presente nell Eucaristia è un aiuto perché l attiva partecipazione al sacrificio di Cristo continui efficacemente tutto il giorno cf M. SHERIDAN, L interpretazione della Sacra Scrittura, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 48 La vita cistercense oggi, n La vita cistercense oggi, n 60-61; cf C. VALENZIANO, Spiritualità della Liturgia, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

19 19 Questa spiritualità della Liturgia si espande in tutta la vita del monaco. Per San Benedetto dunque il monaco scopre la presenza del Cristo nei malati (RB 36,1), negli ospiti (RB 53,1), nell Abate (RB 2 e 63) e nella comunità (RB 71) Qual è il documento del Concilio Vaticano II che tratta del rinnovamento liturgico? La Costituzione Sacrosanctum Concilium. * Illustrazione tratta da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui 2004.

20 In che modo questo documento definisce la liturgia? La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia Qual è l itinerario di preghiera della Chiesa? Per la preghiera cristiana non c è altra via che Cristo. La nostra preghiera, sia essa comunitaria o personale, vocale o interiore, giunge al Padre soltanto se preghiamo «nel Nome» di Gesù. Quindi, la santa Umanità di Gesù è la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre. La preghiera della Chiesa, nutrita dalla Parola di Dio e dalla celebrazione della Liturgia, ci insegna a pregare il Signore Gesù Premesso che il monastero è una scuola, cosa vi si deve promuovere? Lo studio e la formazione. Attraverso la lectio divina il monaco approfondisce la conoscenza del servizio che il Signore ha compiuto in concreto per lui perché Lo imiti 52. La formazione iniziale è una grazia per tutta la vita e deve continuare per tutta la vita CONCILIO VATICANO II, Cost. Apost. Sacrosanctum Concilium, n CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. I principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 53 cf Ratio Institutionis, O.Cist.; cf A. CENCINI, La formazione permanente al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

21 30. Dove San Benedetto indica l importanza dello studio e della formazione affinché questa ricerca porti frutto nella nostra vita? 21 San Benedetto ci esorta spesso allo studio dei salmi e alla lettura, come mezzo per alimentare la nostra vita con una formazione solida e ben fatta, indicandoci anche il modo di adempierla il più correttamente possibile Credete che i primi cistercensi dessero importanza allo studio? Indicate un esempio concreto. Già dagli inizi, i cistercensi hanno cercato l autenticità in tutto, ed è per questo che si sono consacrati con il più grande interesse alla ricerca delle fonti della tradizione. Si sono dedicati con entusiasmo allo studio. Un buon esempio ci è dato da Stefano Harding, con l edizione della Bibbia Elencate alcuni autori spirituali cistercensi più importanti degli inizi della nostra storia. I più importanti sono per i monaci: Bernardo di Chiaravalle, Aelredo di Rievaulx, Guerrico d Igny, Guglielmo di Saint-Thierry. Per le monache: Mechtilde di Hackeborn, Mechtilde di Magdebourg, Gertrude di Helfta RB 8,3; 38; 42; 48; 49; 53; cf A. ALTERMATT, Patrologia cistercense, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

22 Potreste citare le opere più importanti di ciascuno di essi? - Bernardo di Chiaravalle: Sulla Considerazione; Trattato sull amore di Dio; Sulla grazia e il libero arbitrio; Sermoni per l anno; Sermoni sul Cantico dei cantici. - Elredo di Rievaulx: L amicizia spirituale; Lo specchio della carità; La preghiera pastorale; Sermoni. - Guglielmo di Saint-Thierry: La contemplazione di Dio; Commento alla Lettera ai Romani; La vita di San Bernardo; La natura e la dignità dell amore; La natura del corpo e dell anima; La lettera d oro ai Fratelli di Mont Dieu; Lo specchio della fede; L enigma della fede. - Guerrico d Igny: Sermoni - Matilde di Hackeborn: Il libro della grazia speciale. - Matilde di Magdeburgo: La luce fluente della divinità. - Gertrude di Helfta: L araldo dell amore divino; E- sercizi spirituali; Preghiere cf A. ALTERMATT, Patrologia cistercense, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 57 cf A. ALTERMATT, Patrologia cistercense, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; A. SIMÓN, Teologia monastica medievale, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. Si possono consultare testi cistercensi in italiano nelle edizioni Piemme e Paoline.

23 34. Indicate i tratti più importanti negli scritti di San Bernardo. 23 Il tema fondamentale di tutto il suo pensiero è l unione dell uomo con Dio considerata nel suo duplice aspetto di conoscenza di sé e di conoscenza di Dio che si sviluppa nei primi due trattati a partire dal 1125: Sui gradi dell umiltà e della superbia e L amore di Dio. L amore dell umanità del Cristo e la devozione alla Vergine Maria sono stati sempre i suoi due tratti più caratteristici che hanno alimentato la spiritualità cistercense nel corso dei secoli Quale documento della Chiesa ha chiesto a ciascun Ordine di stabilire un proprio programma per la formazione? Il documento intitolato Potissimum Institutionis, del Quale documento è stato recentemente approvato dal nostro Ordine sul tema della formazione? La Ratio Institutionis, programma di formazione stabilito come legge-quadro per il diritto proprio delle Congregazioni, dietro richiesta del Capitolo Generale dell Ordine del 1990, approvato dal Si- 58 cf A. ALTERMATT, Patrologia cistercense, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. Per approfondire la conoscenza di san Bernardo e delle sue opere, leggere le opere di Dom Jean Leclercq.

24 24 nodo dell Ordine del , è stato riconosciuto e approvato dal Capitolo Generale del In quali termini esprime la necessità della formazione per l avvenire dell Ordine e di ciascuna comunità in particolare? Nell'Ordine Cistercense sia tenuta in gran conto la formazione sia da parte dei Superiori che dei confratelli perché la vita e l'operosità dell'ordine hanno come cardine la formazione, e il bene e la sopravvivenza dell'ordine si fondano sulla formazione praticata con diligenza Chi è il primo responsabile della formazione? L'Abate, che crediamo svolgere nel monastero le veci di Cristo, è il padre di tutta la famiglia monastica, il primo tra i suoi confratelli e dunque il primo moderatore della 59 ACG 39 (1994) cf Stat. Cap. Gen. 1990:27, ACG n.s. 37 (1991) 10, e Stat. Cap. Gen. 2000:9, ACG 44 (2000) Ratio Institutionis, 6.

25 25 formazione spirituale e intellettuale, al quale spettano soprattutto il diritto e il dovere di istruire i propri figli. Riguardo a ciò che non può offrire in questo campo, l'abate non indugi nell'affidarsi a uomini capaci, i quali svolgano lo stesso compito sotto la sua direzione. L'Abate, nello scegliersi un aiuto nella formazione, abbia questa prima e costante regola di prendere ottimi monaci, solleciti della propria professione, istruiti a dovere nelle discipline sacre, dotati di animo volenteroso e di doti umane Possiamo dire che la formazione monastica è un compito di tutta la vita? Per tutta la vita i religiosi proseguano assiduamente la propria formazione spirituale, dottrinale e pratica Quale criterio deve seguire una buona formazione? Il principio dell integrazione, che comprende la visione dell individuo nella sua totalità e considera perciò diversi campi di studio perché la formazione sia integrale Come deve concepire il monaco l idea di perfezione perché il suo cammino di formazione si sviluppi in modo assennato? Etimologicamente perfezione deriva da perficio, is, 62 cf RB 2; 64; Ratio Institutionis, Ratio Institutionis, 29; cf A. CENCINI, La formazione permanente, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 64 cf A. CENCINI, La formazione permanente, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

26 26 perfeci, perfectum, perficere e significa qualcosa che sta per farsi. San Benedetto usa soltanto una volta il termine perfezione nel capitolo 73 per dire che essa si trova al di fuori del monastero in quanto la Regola è scritta per dei principianti, come dice il cap. 73: Abbiamo abbozzato questa Regola con l'intenzione che, mediante la sua osservanza nei nostri monasteri, riusciamo almeno a dar prova di possedere una certa rettitudine di costumi e di essere ai primordi della vita monastica. Del resto, chi aspira alla pienezza di quella vita dispone degli insegnamenti dei santi Padri, il cui adempimento conduce all'apice della perfezione 65. Così, dunque, l idea di perfezione, più che un fine, indica un cammino da tracciare contando sempre sull aiuto della grazia divina Arriveremo a raggiungere la perfezione su questa terra? Sappiamo che il monaco è un cercatore di Dio, perché lui stesso è stato cercato da Dio. Egli Lo cerca per tutta la vita e Lo troverà solo alla fine. Ora partecipa soltanto alla sua passione con la pazienza, per condividere poi la perfezione del suo Regno 67. La perfezione deve dunque essere compresa come un cammino verso Dio: Lui solo potrà condurre a buon fine ogni bene che intraprendiamo. 65 RB 73, RB 50; 4, RB 4,74.

27 27 San Benedetto scrive una Regola per i principianti che in questa ricerca di Dio non devono mai disperare della sua misericordia Come inizia il cap. 48 della RB e da dove è tratta la seguente citazione? L ozio è nemico dell anima, dice San Benedetto all inizio del cap. 48 della Regola su Il lavoro quotidiano. Egli cita il libro dell Ecclesiastico 69. Per San Benedetto il lavoro non è solo un rimedio all ozio, egli ne parla anche in maniera elogiativa perché i monaci sono veramente tali, quando vivono del lavoro delle proprie mani come i nostri padri e gli Apostoli Cosa dice la Dichiarazione sul lavoro? La Dichiarazione ci dice che come tutti gli uomini, siamo soggetti alla legge universale del serio lavoro quotidiano. Il nostro lavoro non è soltanto un rimedio contro l'oziosità o un'occupazione qualunque voluta unicamente per riempire il tempo, ma è parte costitutiva del nostro impegno a raggiungere la perfezione cristiana. Contemporaneamente il lavoro è anche servizio fraterno per la comunità monastica e per il resto degli uomini, purché sia eseguito con competenza e con senso di responsabilità, senza dimenticare i momenti di sosta 68 cf RB 4; 73; M. ESTEVA, La Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; A. BÖCKMANN, La ricerca di Dio, la via benedettina, nel CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 69 cf Eccl 33,29; San Basilio, regola RB 48,8.

28 28 per rinnovare le nostre energie affinché adempiamo il precetto dell Apostolo: Dio ama chi dona con gioia Di quale genere di lavoro si tratta? a) L educazione della gioventù. b) Il ministero pastorale. c) Il lavoro manuale. d) Il lavoro scientifico e culturale. e) L ospitalità cf La vita cistercense oggi, n 69 e Cf Ibidem,

29 29..* Illustrazioni La Messa e La portineria tratte da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui 2004

30 A cosa si impegna il monaco che emette la sua professione monastica secondo la RB? Il monaco che emette la sua professione secondo la RB si impegna a unirsi alla comunità e a comportarsi come un monaco nell obbedienza. Il monaco promette l obbedienza alla vita monastica fondata, determinata e guidata dalla Regola. La Regola esige: obbedienza alla Regola, all Abate e ai fratelli. La fedeltà alla comunità è vissuta in concreto nell obbedienza all Abate che è al centro della comunità, come figura viva e tangibile del Cristo, Signore e vero Re. In questo modo il monaco stabilisce un alleanza con Dio attraverso l alleanza con i fratelli: la fedeltà alla Regola gli permette di essere fedele a Dio e ai suoi fratelli, nonostante l incostanza e instabilità propria e umana in generale Verso chi si esercita l obbedienza secondo il testo della RB? L obbedienza si esercita non solo nei confronti dell Abate, ma anche verso tutti i fratelli cf RB 58; M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; A. BÖCKMANN, Regola di San Benedetto, il capitolo 58, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 74 RB 71,1.

31 Il monaco ubbidiente ascolta tutti per sentire la voce di Dio. Per San Benedetto, ascoltare Dio significa ascoltare la sua voce in qualunque luogo egli parli: a) Dio-Cristo: Prol ; RB 5,1-4; 5,14-15; 5,17-18; 7, b) L abate: RB 3,5-6; 4,61. c) La regola: RB 62,4; 62,11. d) I fratelli: Rb 3; 71; 72, Quali sono i tratti caratteristici che presenta il voto di obbedienza secondo la RB? a) L obbedienza come ascolto: 31 Prologo Ascoltare con il cuore significa mettere in pratica. - Ecco cos è l obbedienza: ascoltare e mettere in pratica. Vi è una stretta relazione tra ascoltare e obbedire (audire, ob-audire). Sembra che San Benedetto si sia reso conto di questa relazione etimologica: RB 5,5 (cf 17,45). b) L obbedienza è rinuncia a se stesso: Per obbedire bisogna rinunciare alla propria volontà, all egoismo. Questo appare in: Prol. 3; RB 4,60; 4,61; 5,7-8; 5, cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, nel Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

32 32 Il monaco rinuncia alla sua volontà per servire il Cristo 76 e desidera essere governato da un abate che gli insegni i comandamenti divini ai quali si deve obbedire 77. c) L obbedienza come impegno di tutta la persona: Prol. 21,40; RB 2,17; 2,21. Non si tratta di una pratica formale (RB 5,17-18). 76 RB Prol RB 2,4-6. * Illustrazione tratta da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui 2004.

33 33 d) L obbedienza-ascolto è un cammino verso Dio Prol. 12; RB 5,11; 43, Credete che l obbedienza sia un cammino facile per San Benedetto? Per San Benedetto andare a Dio con l obbedienza non è facile, egli riconosce piuttosto che essa sia qualcosa di duro e aspro In che modo, nella nostra epoca, la Dichiarazione presenta il voto di obbedienza? In primo luogo l'obbedienza ha significato di cuore a- perto a ricevere le mozioni dello Spirito Santo che soffia dove vuole e ci fa conoscere la volontà di Dio in molte maniere. Come il cibo di Cristo consisteva nel fare la volontà di Colui che Lo aveva mandato, ed Egli prendendo la forma di servo, si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce, così anche noi volendo seguire Cristo più da vicino, dobbiamo ricercare la volontà del Padre per eseguirla con animo pronto Per mezzo di chi scopriamo la volontà di Dio? Spessissimo la voce della Chiesa, ci comunica la voce di Dio attraverso l'insegnamento e le esortazioni del Sommo Pontefice, della Santa Sede, dei Vescovi e degli 78 cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. I principali temi del Prologo della RB, a pertire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 79 RB 58,8; La vita cistercense oggi, n 52; cf CODICE DI DIRITTO CANONICO, can. 601.

34 34 Abati, che non devono dirigere soltanto l'attività esterna, ma formare anche la nostra spiritualità. Perciò i monaci volendo compiere la volontà di Dio in spirito di fede e di amore, desiderano essere governati dall'abate che fa per loro le veci di Cristo. A lui essi prestano umilmente obbedienza a norma della Regola e delle Costituzioni, e danno il contributo della intelligenza, della volontà e dei doni di grazia nell'esecuzione dei precetti e nel compimento degli uffici loro affidati, sapendo di lavorare all'edificazione del Corpo di Cristo secondo il volere di Dio. Così l'obbedienza religiosa anziché diminuire la dignità della persona umana, la conduce alla maturità arricchita della libertà dei figli di Dio Quali esigenze presenta oggi l obbedienza? L'obbedienza religiosa, anche se materialmente consiste nell'esecuzione materiale dell'ordine del Superiore, è diretta sempre a Dio ed è un atto umano libero e personale che richiede matura e responsabile decisione. Le mutate condizioni dei tempi esigendo relazioni nuove tra Superiori e sudditi, richiedono modi nuovi di comandare e d'obbedire. Oggi più che per il passato è necessario che i Superiori diano gli ordini dopo avere ascoltato il parere di persone competenti e dopo aver consultato i confratelli, rimanendo sempre disposti ad accogliere ulteriori suggerimenti. Fermo restando il potere di decidere e di comandare ciò che deve essere fatto, i Superiori ascoltino volentieri i confratelli che a loro volta, esprimano il loro parere rispettando la personalità e il giudizio degli altri, 81 cf Ibidem, 52 e 53.

35 esponendo la loro opinione con motivi validi e non seguendo soltanto il proprio sentimento Su cosa si basa l esercizio dell autorità e quello dell obbedienza? 35 Nella vita monastica, viene realmente preservato il bene dell'obbedienza religiosa soltanto quando i Superiori, assieme ai loro confratelli, concordi e con sincerità, ricercano la volontà di Dio e ricordano che l'obbedienza deve essere fatta non all'autorità umana, ma sempre a Dio che chiama. Senza dubbio il bene della comunità esige ordini chiari, fermi e inequivocabilmente obbliganti, tuttavia il governo del monastero non può mai fare a meno della collaborazione responsabile di tutti per il bene del monastero stesso, dell'ordine e della Chiesa. Infatti nell'intimo consenso di tutti, radicato nella cazione comune e nella vocazione professione comune religiosa, si e fondano nella l'obbedienza e l'esercizio quotidiano dell'autorità A cosa ci lega il voto di stabilità? Alla vita fraterna. Per San Benedetto la stabilità è un termine completo che include le nozioni di: Comunità, Regola, Direzione dell Abate, Condotta 82 cf Ibidem, cf Ibidem, 55; CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 14.

36 36 da seguire, Ordine, Obbedienza, Perseveranza, Fedeltà 84. Tutto ciò è vissuto nel recinto di un monastero, luogo concreto della nostra risposta alla chiamata di Dio. Questo è il significato della clausura monastica 85, della separazione dal mondo: per togliere ai monaci ogni necessità di girellare fuori, il che non giova affatto alle loro anime Si vive la vita cistercense in una comunità stabile? Sì, con la Professione il monaco si unisce a una Comunità e sa infatti che Cristo, il quale si trova sempre dove due o tre persone si riuniscono nel nome suo, è presente in modo speciale nel monastero. La nostra stabilità è nella carità fraterna, tanto apprezzata dai fondatori di Cîteaux il cui motto era: Una Caritate, una Regula similibusque vivamus moribus (viviamo nella stessa carità, con la stessa Regola e con le medesime consuetudini) 87. In questa scuola di carità dobbiamo trarre profitto perfino dalle nostre debolezze per progredire nell'amore ed essere guidati efficacemente a Dio per mezzo degli esempi e degli ammaestramenti dei confratelli cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 85 La vita cistercense oggi, n 67: la separazione esteriore dal mondo osservata in diversi gradi e differenti modi nelle nostre comunità è un segno e un mezzo di questa rinuncia esteriore. 86 RB 66,7. 87 Carta Caritatis Prior, III (Carta di Carità) 88 cf La vita cistercense oggi, n 56 e 57.

37 56. Come dobbiamo vivere la fraternità? 37 Vogliamo ordinare la nostra vita in modo da mettere in pratica l'esempio della Chiesa primitiva, esempio che e- sige unità di cuori e di animi non solo nella preghiera, nella dottrina degli Apostoli, nella comunione della frazione del pane e nel comune possesso dei beni, ma anche nella comunanza dei fini, degli impegni, delle responsabilità e delle azioni. Come l'apostolo volle godere con coloro che godevano e piangere con coloro che piangevano, così è necessario che il successo e l'insuccesso, le tristezze o le gioie, le difficoltà e i vantaggi dei singoli si riflettano su tutti gli altri Quale deve essere la preoccupazione comune dei fratelli in ciò che riguarda la vita fraterna? L'attenzione dei confratelli deve essere rivolta a ciò che riguarda la vita spirituale del monastero e tutti devono sentirsi responsabili della salvezza eterna e dell'attu- 89 cf Ibidem, 56.

38 38 azione della vocazione di ciascuno. In questo modo la stessa vita comune esercita, in senso largo, il ruolo di direzione spirituale, in quanto rende forti i deboli, rianima i timidi, eccita lo zelo nei tiepidi e ogni giorno ricorda a tutti i valori del proprio servizio Di quali mezzi disponiamo per far crescere la vita comunitaria? La vita in comune perseveri nella preghiera e nella comunione di uno stesso spirito, nutrita della dottrina del Vangelo, della santa liturgia e soprattutto dell'eucaristia, sull'esempio della Chiesa primitiva, in cui la moltitudine dei credenti era d'un cuore solo e di un'anima sola. I religiosi, come membri di Cristo, in fraterna comunanza di vita si prevengano gli uni gli altri nel rispetto scambievole, portando gli uni i pesi degli altri. Infatti con l'amore di Dio diffuso nei cuori per mezzo dello Spirito Santo, la comunità come una famiglia unita nel nome del Signore gode della sua presenza. La carità è poi il compimento della legge e vincolo di perfezione, e per mezzo di essa noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita. Anzi l'unità dei fratelli manifesta l'avvento di Cristo, e da essa promana grande energia per l'apostolato La vita fraterna deve essere fondata sul modello della famiglia? Dobbiamo considerare che San Benedetto non utilizza mai la parola famiglia, anche se essa si trova 90 Ibidem, CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 15.

39 39 spesso nella tradizione ed ha una ricchezza di significato. San Benedetto ha lasciato volontariamente da parte il termine famiglia, utilizzando al suo posto il termine casa di Dio, che si trova cinque volte nella RB 92. Il termine indica la presenza di Dio in mezzo a noi. Domus Dei (la casa di Dio) è il luogo in cui lo si incontra e, di conseguenza, essa deve essere una casa di preghiera, di unità, di a- zione di grazie. Il termine paterfamilias si incontra una sola volta: RB 2,7 in cui è riferito a Dio non all Abate. L abate, al contrario, è molto spesso presentato come il pastore, che deve rendere conto al padre (Dio) del gregge a lui affidato 93. Nel diritto romano la famiglia si concepiva in un senso molto largo e San Benedetto non ne utilizza la terminologia con lo stesso significato. Secondo San Benedetto, non vi sono nel monastero né schiavi né liberi e, certo, né protettori, né parenti, perché sono tutti uguali, fratelli e con-servi nel Cristo In che consiste la conversatio e quali voti racchiude? La conversio o conversatio morum consiste nel modo con cui il monaco deve comportarsi e vivere in conformità a ciò che dice di essere: un cristiano consacrato totalmente al servizio del Cristo. 92 cf RB Prol ; 31,9; 22; 64,5. 93 cf RB 2, cf La vita cistercense oggi, n 5; M. ESTEVA, Commenti sulla Regola di San Benedetto, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

40 40 Il termine conversatio, secondo la RB significa un comportamento: la conversione come modo di vivere. I riferimenti del Prologo, sono soltanto l inizio di una serie di conversioni che permettono di acquisire la maniera di essere e di agire che è proprio dei monaci 95. Dentro questa promessa sono inclusi i voti tradizionali di povertà e di castità. San Benedetto non parla esplicitamente di questi due voti così come li formuliamo attualmente. La povertà è vista come una libertà. San Benedetto chiede che tutto il necessario sia dato a ciascuno. La povertà consiste nel lottare contro lo spirito di appropriazione e di consumo dei beni messi a nostra disposizione Perché pratichiamo la povertà? La povertà è da noi praticata, non come semplice privazione o come disprezzo dei beni materiali, ma per conseguire la libertà dei figli di Dio, affinché possiamo servirci di questo mondo, come chi non ne è padrone, consapevoli che la sua bellezza è passeggera. Perciò desideriamo essere poveri con Cristo povero, rinunziando al possesso e all'acqui- 95 Prol. 38; cf A. BÖCKMANN, Il capitolo 58 della RB, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 96 cf M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai cordi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

41 41 sto delle ricchezze. In tal modo siamo anche veri discepoli alla scuola della Chiesa primitiva, dove nessuno affermava di possedere qualche cosa, ma avevano tutto in comune. Restiamo liberi dalle preoccupazioni materiali, perché il nostro cuore possa essere là dove è il nostro tesoro: in Cristo, con Cristo e con la Chiesa In che modo dobbiamo disporre dei beni? Mentre siamo in vita, è necessario servirci delle cose di questo mondo. Però lo spirito di povertà derivante dal voto deve ordinare l'uso dei beni all'utilità nostra e del prossimo, osservando il debito rispetto verso le creature. Disponiamo dunque ogni cosa affinché la nostra rinunzia offra soccorso ai poveri. Per questo motivo impieghiamo i profitti per l'utilità del prossimo e della Chiesa. Per la stessa ragione è assai conveniente che ci dedichiamo a quei lavori con cui ci sia possibile provvedere a ciò che è necessario per noi ed essere utili agli altri e a conservare la natura sana e intatta In che consiste il voto di castità? La castità volontaria accettata per il Regno di Dio, non consiste nella semplice rinunzia al matrimonio e alle gioie della famiglia naturale, ma deve renderci liberi per poterci dedicare con tutte le forze fisiche e psichiche alle cose di Dio e della Chiesa. Con la professione religiosa, più direttamente e più intimamente vogliamo rendere testimonianza della attesa cristiana del secolo futuro, 97 CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 13; CODICE DI DIRITTO CANONICO, can. 600; La vita cistercense oggi, n CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 13; CODICE DI DIRITTO CANONICO, can. 600; La vita cistercense oggi, n 51.

42 42 dove gli uomini non si sposano, né vengono sposati. Perciò la castità è anche un eccellente segno escatologico della nostra vita Quale influenza ha il voto di castità nella vita comune? Questa totale dedizione di sé a Dio deve offrire il fondamento per la formazione della famiglia monastica. In questa famiglia di Dio, la carità comune e la medesima vocazione sono il fondamento dell'amore e dell'aiuto reciproco dei fratelli. Da una parte ciascuno deve portare fedelmente i pesi degli altri, dall'altra tutti siamo partecipi dei doni e delle virtù in cui i singoli si distinguono. In tal guisa abbracciamo nel migliore dei modi la vita comunitaria di salvezza, vita che Dio stesso ha istituito nella Chiesa a favore del genere umano. Così Dio dilata i nostri cuori e noi abbiamo la capacità di amare con sincera ed operosa carità il prossimo e prima di tutti, i confratelli e le consorelle nel monastero Quale risposta diamo alla Chiesa con la nostra professione, così come indica la Dichiarazione? La nostra assidua ricerca di Dio nel Cristo si radica nella nostra vocazione, dono di Dio. Per mezzo di essa il Cristo ci chiama costantemente ad offrire una risposta piena di amore. Con la nostra profes- 99 Rb 33,4; 58,25; cf. CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 12; CODICE DI DIRITTO CANONICO, can. 595; La vita cistercense oggi, n 48 e RB 33,4; 58,25; cf. CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 12; CODICE DI DIRITTO CANONICO, can. 595; La vita cistercense oggi, n 48 e 49.

43 43 sione, secondo la Regola di San Benedetto, ci diamo una risposta permanente, mettendo tutta la nostra vita al servizio del Cristo, abbracciando i consigli evangelici di obbedienza, povertà e castità. La Chiesa riceve la nostra professione e noi ci sforziamo di viverla con gioia, secondo il consiglio dell Apostolo, e come l ha ripetuto San Benedetto: Dio ama colui che dona con gioia Come consacriamo la nostra vita a Dio e al servizio della Chiesa? Il servizio di Cristo è e deve essere servizio della Chiesa, sia mediante la via della preghiera e della penitenza, sia 101 RB 5,16; cf La vita cistercense oggi, n * Illustrazione tratta da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui 2004.

44 44 per mezzo delle diverse forme di apostolato... Anche se l'ordine gode del privilegio dell'esenzione, tuttavia o- gni comunità, di diritto e di fatto, è parte della Chiesa locale e partecipa alle sue grazie, alle sue fortune, alle sue difficoltà, alle sue persecuzioni ed alle sue tribolazioni. I nostri monasteri hanno la responsabilità morale di soccorrere, per quanto possibile, la Chiesa nelle sue necessità... sotto la materna protezione della B.V.Maria, Madre della Chiesa e Patrona dell'ordine Qual è il canone del Codice di Diritto Canonico che definisce la vita consacrata con la professione dei consigli evangelici? Il canone 573: La vita consacrata mediante la professione dei consigli evangelici è una forma stabile di vita con la quale i fedeli, seguendo Cristo più da vicino per l azione dello Spirito Santo, si danno totalmente a Dio amato sopra ogni cosa. In tal modo, dedicandosi con nuovo e speciale titolo al suo onore, alla edificazione della Chiesa e alla salvezza del mondo, sono in grado di tendere alla perfezione della carità nel servizio del Regno di Dio e, divenuti nella Chiesa segno luminoso, preannunciano la gloria celeste Secondo il Codice di Diritto Canonico, qual è la competenza della Chiesa per quel che concerne la vita consacrata? Spetta alla competente autorità della Chiesa interpretare i consigli evangelici, regolarne la prassi con leggi, co- 102 cf Ibidem, 44 e cf S. PACIOLLA, Diritto dei Religiosi e Diritto Monastico, al CFM del Collegio San Bernardo. O.Cist. in Roma.

45 45 stituirne forme stabili di vita mediante l approvazione canonica e parimenti, per quanto le compete, curare che gli istituti crescano e si sviluppino secondo lo spirito dei fondatori e le sane tradizioni Chi ha sviluppato, in modo speciale, la teologia dei voti nel XX secolo? Il Cardinale Urs von Balthasar. I punti principali della teologia della vita religiosa che egli indica sono: - Il primato di Dio, è Dio che cerca l uomo. - La dinamica della chiamata che deriva dal fascino della bellezza di Dio. - Una spiritualità incarnata. - Il ruolo della missione: la persona consacrata è il riflesso dell immagine di Dio che essa invia al mondo, donde l importanza della meditazione del Mistero della Trasfigurazione (il Tabor) nella vita Consacrata Quale risposta offrono i consigli evangelici alle sfide che determinano il mondo attuale? L'ingordigia dei beni, la bramosia del piacere, l'idolatria del potere, cioè la triplice concupiscenza che segna la storia ed è all'origine anche dei mali attuali può essere vinta solo se si riscoprono i valori evangelici della povertà, della castità e del servizio. I religiosi devono saper proclamare, con la vita e con le parole, la bellezza della povertà dello spirito e della castità del cuore che liberano 104 cf Ibidem cf K. WALLNER, La vita religiosa secondo Hans von Balthasar, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

46 46 il servizio verso i fratelli e dell'obbedienza che rende duraturi i frutti della carità Possiamo parlare dei consigli evangelici come cammino di realizzazione della persona? Certamente. I consigli evangelici di castità, povertà ed obbedienza, vissuti da Cristo nella pienezza della sua umanità di Figlio di Dio, abbracciati per suo amore, appaiono come una via per la piena realizzazione della persona in opposizione alla disumanizzazione, un potente antidoto all'inquinamento dello spirito, della vita, della cultura; proclamano la libertà dei figli di Dio, la gioia del vivere secondo le beatitudini evangeliche In che modo i desideri di autenticità, il culto della semplicità e della sincerità del mondo di oggi possono conciliarsi con la Regola di San Benedetto e con la tradizione monastica? Tutta la S. Regola coltiva uno stile di vita caratterizzata dalla semplicità, dall autenticità, e da una sincera vita di fede. Tutto ciò è stato vissuto nel corso dei secoli dai monaci, poiché ciò fa parte delle nostre tradizioni. Così dunque, preferiamo forme di vita semplici, capaci di esprimere sinceramente quello che pensiamo. Le azioni devono esprimere lo stato dell'animo. Desideriamo capire il significato dei nostri riti e vogliamo che le nostre menti concordino con la nostra voce, secondo l espressione del Capitolo 19,7 della Regola di San Benedetto e la Sacrosanctum Conci- 106 cf Vita Consecrata, 87-91; Ripartire da Cristo, cf Ripartire dal Cristo, 13 e 22.

47 47 lium. Anche con tale amore della semplicità noi ci sentiamo uniti in modo particolare a ciò che si proponevano i nostri Padri Fondatori Potete illustrare la domanda precedente con dei riferimenti alla Regola di San Benedetto e dei testi cistercensi? - RB.,20: sull atteggiamento nella preghiera; - RB.,31,12: il cellerario deve agire in tutto con misura; - RB.,33,6: tutto sia comune a tutti; - Capitula: XI L abbigliamento; XXIII Non abbiamo rendite; XXV Ciò che ci è permesso o proibito di possedere in fatto di oro, pietre preziose e seta; XXVI Sculture e pitture e la croce di legno. - La lettera ai monaci di Saint-Jean d Aulps di San Bernardo Come hanno vissuto questo ideale i nostri Padri? Il desiderio di una vita semplice, povera e autentica, si concretizzò in tutto il comportamento dei nostri Padri e li stimolò nella riforma della Liturgia e nel modo di costruire gli edifici. Eliminarono la superfluitas e la curiositas nel sacro recinto. Allo stesso modo, vollero ottenere i testi più autentici per la preghiera e la meditazione. Volevano chiese semplici e non si servirono dell architettura che come elemento decorativo. 108 cf La vita cistercense oggi, n 36 e Ep. 142.

48 48 Non vollero materiali preziosi, né decorazioni, né ornamenti che potessero distrarre il monaco dalla preghiera. Gli ornamenti liturgici furono semplici, i vasi sacri di stagno o di ferro 110. Allo stesso modo vollero avere i testi più autentici per la preghiera e la meditazione. L autenticità, il culto della semplicità e la sincerità 111 restano valori che devono impregnare tutta la nostra vita monastica e dei nostri giorni, essi possono essere anche fonte di ispirazione per le nuove costruzioni cistercensi o le abitazioni degli edifici, circa la loro decorazione. 75. Potete indicare le principali dipendenze degli edifici monastici per la vita cistercense? Nella costruzione cistercense vediamo che le principali dipendenze monastiche sono organizzate intorno al chiostro: la chiesa, la sala capitolare, la dispensa, la scala del dormitorio, il parlatorio, la sala comune, il refettorio, la cucina. Tutto ciò con il carattere simbolico e spirituale che davano loro i nostri predecessori cistercensi 112. Attualmente vediamo come alcune di queste dipendenze non hanno ragion d essere, a causa per 110 cf Capitula; A. ALTERMATT, Patrologia cistercense, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; G. VITI, L architettura cistercense, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 111 La vita cistercense oggi, n 36 e cf G. VITI, L architettura cistercense, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

49 esempio della riduzione del numero dei fratelli conversi o della loro estinzione. 76. Citate qualche monastero del nostro Ordine che conserva ancora oggi l architettura tipicamente cistercense. Casamari (Italia); Chiaravalle Milanese (Italia); Charavalle della Colomba (Italia); Heiligenkreuz (Austria); Osek (Repubblica Ceca); Poblet (Spagna); Rieunette (la chiesa, Francia); S. Andrea de Arroyo (Spagna); Sénanque (Francia); Vyssi Brod (Repubblica Ceca); Zwettl (Austria). 49

50 Localizzate su queste piante cistercensi le dipendenze che abbiamo nominato sopra.

51 78. Qual è la simbologia del chiostro cistercense? 51 Attraverso i diversi simboli e figure geometriche, come il quadrilatero, la pianta cistercense ci introduce nella simbologia della Gerusalemme celeste Enumerate le principali opere che appartengono al nostro patrimonio cistercense primitivo. - Exordium Cistercii (Esordio di Cîteaux) - Exordium Parvum (Piccolo Esordio) - Carta Caritatis (le diverse redazioni: CC 1, SCC, CC 2, della Carta di Carità) - Capitula/Instituta Capituli Generalis - Ecclesiastica Officia In questo inizio del secolo XXI, in quale testo del nostro Patrimonio cistercense possiamo trovare la definizione del nostro Ordine? Nelle Costituzioni dell Ordine, elaborate e approvate dal Capitolo Generale del , che furono rivedute e approvate dal Capitolo Generale del 2000, formato da Abati, Badesse e Delegati/e. 81. Come viene definito il nostro Ordine in questo testo? L'Ordine Cistercense, che trae la sua origine dall'arcicenobio di Cîteaux, è composto da Congregazioni mona- 113 cf C. VALENZIANO, Il chiostro, giardino biblico, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; G. VITI, L architettura cistercense, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

52 52 stiche e da monasteri non appartenenti alle Congregazioni, che in esso sono uniti La Dichiarazione del Capitolo Generale sui principali elementi della Vita Cistercense attuale fa parte dell attuale Diritto Cistercense? Sì, questo testo, la cui prima redazione elaborata nel 1968/69 è il risultato di una consultazione di tutti i membri dell Ordine in vista di un armonico rinnovamento, e la cui ultima redazione è stata approvata dal Capitolo Generale del 2000, figura nei documenti dell attuale Diritto Cistercense Qual è il Capitolo Generale che ha redatto la Dichiarazione e quale posto occupa nella cronologia dei Capitoli Generali dopo la Rivoluzione Francese? E il Capitolo Generale speciale del 1968/69, 17 mo dopo la Rivoluzione Francese Perché è stata scritta la Dichiarazione? Per procedere all opportuno rinnovamento del nostro Ordine 117 e per rispondere alla richiesta rivolta da Paolo VI a tutti gli Ordini Religiosi di scrivere del- 114 Costituzioni dell Ordine, Art. 1; per quel che riguarda le Congregazioni vedi domanda 132 e seguenti. 115 cf Costituzioni dell Ordine, Art cf Dom P. ZAKAR, Principali tappe della storia costituzionale dell Ordine cistercense in Per meglio conoscere l Ordine Cistercense, Curia Generalizia dell Ordine Cistercense, Roma La vita cistercense oggi, n 1.

53 le Costituzioni che contenessero i principi teologici e spirituali Qual è l evento della vita della Chiesa che l ha preceduta? 53 Il Concilio Vaticano II, celebrato in 4 sessioni. A- perto da Papa Giovanni XXIII l 11 ottobre 1962, fu chiuso da Papa Paolo VI l 8 dicembre Perché la Dichiarazione ha questo titolo e quale importanza ha avuto e ha ancora oggi per la vita delle comunità dell Ordine Cistercense? Il titolo Dichiarazione è stato dato perché questo testo intende offrire i principi teologici e spirituali per un rinnovamento adeguato dell Ordine, dopo il Concilio Vaticano II e consono con i tempi in cui viviamo. E nella continuità di ciò che hanno saputo fare i Fondatori del Nuovo Monastero nel XII mo secolo e che le generazioni successive hanno portato avanti con coraggio. Di là deriva l importanza di questo documento ancora per i nostri giorni Quale altro testo di importanza capitale per il patrimonio spirituale dell Ordine vi rammenta le parole con le quali inizia l articolo primo della Dichiarazione? L inizio del Piccolo Esordio di Cîteaux : Noi Cistercensi, primi fondatori di questa comunità, con il presente documento facciamo conoscere ai nostri successori 118 Paolo VI, Motu proprio Ecclesiae Sanctae, 6 agosto 1966, n Documenti del Concilio Vaticano II. 120 La vita cistercense oggi, n 2.

54 54 con quale procedura canonica, con quanta autorità ed inoltre da quali persone e quando ha avuto inizio il monastero ed il suo genere di vita, affinché essendo del tutto evidente la sincerità di questo scritto, possano essi con maggior fermezza amare sia il luogo che l osservanza della santa Regola, che noi Vi abbiamo comunque istituito con l aiuto di Dio. Si vede dunque il vivo desiderio di continuità e di adeguamento all epoca. 88. Secondo ciò che è scritto nella Dichiarazione, si può dire quali siano le fonti della vita cistercense? a) La Parola di Dio, soprattutto la vita e la dottrina del Cristo, come proposta nel Vangelo, e il Magistero della Chiesa, tra i principali documenti si trova Perfectae Caritatis. b) La tradizione monastica c) La Regola di San Benedetto d) Le tradizioni cistercensi e) La partecipazione e l attuale contributo alla vita della Chiesa e della società f) L azione e l ispirazione dello Spirito Santo Per quali motivi i redattori della Dichiarazione hanno presentato le fonti della nostra vita in quest ordine? Essi hanno scelto un ordine cronologico che parte dalla Sacra Scrittura, fonte prima del monachesimo e che si conforma ai tempi attuali sotto l azione 121 cf Ibidem, 4-10.

55 55 e l ispirazione dello Spirito Santo Quali criteri hanno adottato i capitolari che hanno redatto la Dichiarazione? a) Senso della realtà b) Unità di vita c) Diversità concorde d) Continuità viva della tradizione cistercense Che senso ha l espressione continuità viva della tradizione cistercense? Questa espressione indica che la vita cistercense deve essere la continuazione naturale e lo sviluppo organico della secolare tradizione monastica e cistercense... Però non vogliamo che dette tradizioni siano per noi di limite e di ostacolo nella soluzione dei problemi contemporanei... La storia sia per noi maestra, non padrona; ci ammonisca e ci ispiri, ma mai ci sia di impedimento Quando entriamo in noviziato, interrogati su ciò che chiediamo, noi rispondiamo: la misericordia di Dio e quella dell Ordine 125. Potete situare geograficamente l Ordine Cistercense e dire quale sia la sua realtà nell odierna società? Il nostro Ordine Cistercense è una realtà sociale. Es- 122 cf M. SHERIDAN, Le fonti della spiritualità monastica, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 123 cf La vita cistercense oggi, n Ibidem, cf Rituale cistercense, Rito dell accoglienza di un/a novizio/a, n.3, Roma 2005.

56 56 so in effetti è costituito da più Congregazioni, da Monasteri e infine, da individui singoli, stretti tra loro da molteplici relazioni... Oggi esistono monasteri Cistercensi in Europa, in Asia, in Africa, nell'america del Nord e nell'america del Sud, in condizioni economiche e culturali assai diverse Nel nostro Ordine la diversità geografica, culturale, sociale ed ecclesiale, determina uno stato di cose assai complesso. Una grande varietà si manifesta anche riguardo al genere di vita a cui i singoli monasteri si sentono chiamati In questa varietà di monasteri, quali sono i valori che provengono dalla tradizione comune e che richiede da noi uno sforzo costante di rinnovamento? I valori della tradizione comune che utilizziamo sono i seguenti: a) i mezzi fondamentali della vita religiosa; b) i valori fondamentali della vita monastica; c) i problemi generali della struttura giuridica dei monasteri, delle Congregazioni e dell Ordine, circa la questione dei compiti dei Superiori, della partecipazione responsabile di tutti i religiosi negli affari del monastero; d) circa le forme di collaborazione e di aiuto reciproco tra le comunità, vale a dire in ciò che riguarda le decisioni e i progetti comuni cf La vita cistercense oggi, n 15 e cf Ibidem,

57 94. E la sua realtà storica? 57 L'Ordine allo stesso modo di un individuo o di una qualunque società particolare conserva in sé stesso il suo passato, porta l'eredità e il peso non solo della sua storia dall'inizio di Cîteaux, ma anche della storia del monachesimo in generale, le cui radici risalgono fino ai primi secoli del cristianesimo Perché è importante studiare la nostra storia? Perché è con la memoria dei fatti che scopriamo la nostra identità per meglio vivere il presente e preparare il futuro Potete fornire un esempio di comunità che ha potuto creare un precedente del monachesimo cristiano? Quello degli Esseni che abitavano a Qûmram. Era una delle comunità che vivevano la vita ascetica presso il Mar Morto. Essi fondarono la loro vita sulla ricerca della conversione l attesa della venuta del Messia, come era stato predetto dai Profeti nella Sacra Scrittura. Possiamo dire che essi vivevano in un modo tale che il monachesimo giudeo era molto simile a quello che in seguito sarà il monachesimo cristiano. Tuttavia, non si può affermare che esistesse una relazione diretta tra i due Ibidem, cf Dom P. ZAKAR, Principali tappe della storia costituzionale dell Ordine Cistercense in Per meglio conoscere l Ordine Cisatercense, Curia Generalizia dell Ordine Cistercense, Roma cf M. AUGÉ, Ritorno alle origini, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

58 Come si concepiva il monachesimo cristiano antico? Una volta terminato il periodo di persecuzione del cristianesimo, un nuovo modo di testimoniare (martyrium) alla sequela del Cristo sorge dalla vitalità stessa delle chiese locali. L antico monachesimo cristiano si concepiva come la piena e concreta realizzazione della vita cristiana. Lo scopo della vita monastica era di amare Dio. Il monaco era colui che si metteva al servizio di Dio e si caratterizzava per la sua relazione verso di Lui. La vita ascetica degli eremiti era un mezzo per manifestare la propria conversione e la propria consacrazione totale all amore di Dio attraverso la preghiera, la penitenza, la solitudine Quale genere di monachesimo esisteva prima della Regola di San Benedetto? Forme primitive di vita monastica esistevano nella Chiesa fin dal principio (i confessori e le vergini, la vita dei quali è chiamata da alcuni "monachesimo domestico"). Nel III secolo, oltre alla forma predetta, compaiono in tutta la Chiesa, gli anacoreti e i cenobiti e già dal IV secolo furono scritte le regole che avevano lo scopo di ordinare le nuove istituzioni monastiche e di tramandare le esperienze dei "Padri spirituali" cf Ibidem; Manel NIN, la Scala Paradisi, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 132 La vita cistercense oggi, n 19.

59 In quale capitolo della RB si trovano riferimenti alla vita dei Padri del deserto? Nel capitolo 73, ultimo capitolo della Regola, in cui San Benedetto tratta della tradizione che ci hanno lasciato i padri del deserto con la loro vita, i loro esempi e i loro insegnamenti Possiamo dire che l esperienza dei padri del deserto (secoli III - V) continui ai nostri giorni ad essere importante per la spiritualità della vita consacrata? Sì, ed è necessario che l esperienza dei padri del deserto sia presa in considerazione per comprendere la storia del monachesimo pre-benedettino. Anche se non viviamo nel deserto, in senso geografico, esso conserva un valore imperituro come simbolo della vita consacrata. Sia nel monachesi-

60 60 mo antico che nella contemplazione, l unico scopo della vita monastica è di amare Dio, di seguire il Cristo, pregando senza pausa e alimentandosi con la Parola di Dio, vivendo come pellegrini in questa vita, nella speranza escatologica Quali sono le dimensioni del deserto che ci aiutano a comprendere meglio questa esperienza? Possiamo citare quattro dimensioni importanti del deserto: - Il deserto come luogo: il deserto, paragonato alla terra promessa, è una realtà negativa. Ma è anche il luogo in cui Dio si rivela in un modo più personale. - Il deserto come tempo di transizione tra l esodo dall Egitto e l ingresso nella Terra Promessa. Da un punto di vista storico e teologico, questo tempo è la manifestazione della forza e della salvezza di Dio. - Il deserto come cammino: verso la salvezza, il cammino dell esodo. - Il deserto come scelta dell essenziale: nel deserto, la rottura con il mondo e la radicalità della vita, rivelano all uomo la propria verità e il nome di Dio Quali carismi caratterizzano i padri del deserto e quali obblighi avevano i loro discepoli verso questi 133 cf M. AUGÉ, Ritorno alle origini, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 134 Ibidem.

61 61 maestri spirituali? Alcuni dei carismi più importanti dei padri del deserto sono: il discernimento degli spiriti, la forza della pazienza, la mitezza e la misericordia, la saggezza del loro pensiero. Poiché essi si applicavano ad incarnare in se stessi il Vangelo, offrivano un esempio vivente ai loro discepoli preparandoli a seguire le ispirazioni dello Spirito Santo nella loro preghiera. Il dovere del discepolo verso il suo padre spirituale era di obbedire con fede e nello spirito di apertura ai suoi comandi, e di unirsi a lui con un amore che andava purificandosi durante il cammino progressivo verso la perfezione attraverso l ascesi Citate qualcuno dei padri e delle madri più noti che hanno ispirato il monachesimo del deserto. S. Antonio, Giovanni Cassiano, S. Giovanni Climaco, Origene, San Pacomio, S. Girolamo, San Rufino d Aquileia, Basilio, Sulpicio Severo. Santa Paola, Marcella, Rufina, Melania l Antica, Melania la Giovane, Macrina, Eustochia I modelli della famiglia o del deserto sono validi per organizzare la vita monastica? I modelli che abbiamo citato hanno le loro conseguenze pratiche, concrete. 135 Ibidem. 136 cf HOMBERGEN, Autori latini pre-benedettini, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

62 62 Il modello della famiglia che oggi è quello classico e tradizionale, deve essere ridimensionato. Possiamo trovare il caso di un monaco che non rimane mai in silenzio, neppure nella cella perché l ha trasformata in un centro di riunioni sociali. Per lui tacere è contrario al proprio modello di vita monastica, concepita sul modello di una famiglia umana, luogo di scambio per eccellenza. Si può avere anche il caso di un monaco che rifiuta di andare alla ricreazione comune perché ciò è contrario al suo modello di vita monastica concepita come un deserto. Né il deserto né la famiglia sono modelli adeguati 137, essi non possono essere utilizzati in senso assoluto Dove possiamo trovare un complemento alla RB riguardo all organizzazione del monastero e alla spiritualità? La Regola è integrata in certo qual modo, dalla Vita di S. Benedetto che leggiamo nei Dialoghi di S. Gregorio, sebbene questa vita non sia storicamente perfetta in tutte le sue parti M. ESTEVA, Commenti sulla Regola di San Benedetto, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 138 La vita cistercense oggi, n 21.

63 106. Si può parlare dell Ordine Cistercense come di una parte viva della Chiesa e del mondo d oggi? 63 Sì, certamente. La storia di circa nove secoli ha lasciato tracce profonde nel nostro Ordine che è stato sempre una parte della Chiesa e del mondo ed ha partecipato sempre ai loro mutamenti e alle loro crisi. Anche oggi sono vivamente avvertiti in esso i movimenti, le aspirazioni, le convinzioni e le angosce del nostro tempo, che in gran parte condizionano il lavoro di rinnovamento Quali erano le principali preoccupazioni della vita religiosa nel momento di redigere la Dichiarazione e come hanno proceduto i capitolari? Le principali preoccupazioni della vita religiosa erano il suo rinnovamento e il suo adattamento ai tempi nuovi, nella fedeltà ai documenti del Vaticano II e ai decreti che sono seguiti. Potremmo citare i seguenti argomenti: a) Il rinnovamento teologico, b) La dignità della persona umana, c) Il sentimento comunitario, d) La stima nuova delle cose create, del lavoro e del progresso umano, e) L Ecumenismo e l opera missionaria, f) Il desiderio di autenticità, il culto della semplicità e della sincerità La vita cistercense oggi, n La vita cistercense oggi, n

64 Perché parlare di rinnovamento teologico? Perché i principali elementi della vita cistercense attuale e il nostro sforzo di rinnovamento devono regolarsi secondo le prospettive degne di lode della teologia contemporanea che si è arricchita dei frutti dei recenti studi nel campo della Scrittura, della Patristica, della vita sacramentale, della vita di preghiera della Chiesa 141. Il termine aggiornamento usato da Giovanni XXIII significava anche spiegare la fede immutata della Chiesa nella terminologia della cultura di oggi Perché i capitolari parlano di dignità della persona umana? Perché oggi più che mai siamo consapevoli della dignità e della libertà della persona umana. Sappiamo che Dio ci attrae a sé non con la forza, ma con l'amore e desidera la nostra personale adesione. Non si deve tuttavia confonderla con l individualismo Che significa sentimento comunitario? La RB e il carisma cistercense sono stati riletti in questa prospettiva della natura comunitaria della salvezza, come nota essenziale della rivelazione cristiana. Bisogna vegliare affinché esista una comunione vera e sincera tra le persone unite con la vita di comunità e per fini e obblighi comuni. 141 cf Ibidem, cf Ibidem, 32; J. ESTRUCH, La costituzione del gruppo, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

65 65 Nel XX secolo si è messo l accento sul fatto che il monaco è un membro della Chiesa: il monaco è anzitutto un cristiano che segue la vocazione alla vita monastica che Dio gli ha dato, per condurre al bene il disegno di Dio su di lui 143. Il monaco è un battezzato 144 che appartiene alla sua Congregazione tramite il suo monastero, e all Ordine tramite la sua Congregazione 145. Ricordiamo S. Agostino che diceva: Con voi sono cristiano, per voi sono Vescovo Perché vi sembra importante parlare di una nuova stima del valore delle cose create, del lavoro e del progresso umano? Perché, nel nostro tempo, anche nella teologia viene riconosciuto il valore positivo che le cose create, il lavoro e il progresso umano hanno per l'intera vita dell'uomo e così anche la loro importanza nell'economia della salvezza. Perciò deve crescere in noi il senso di responsabilità affinché assieme a tutta la comunità umana, ci preoccupiamo anche dei valori terreni In quale documento il Concilio Vaticano II ha parlato di questi temi? Nella prima parte della Gaudium et Spes, Costitu- 143 La vita cistercense oggi, n CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 5; La vita cistercense oggi, n Costituzioni dell Ordine, Art cf La vita cistercense oggi, n 33; CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis; Vita Consecrata; Ripartire da Cristo; SAVARESE, Lezioni di Sociologia, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 147 La vita cistercense oggi, n 34.

66 66 zione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, al Capitolo III: L attività umana dell uomo nell universo, che la Liturgia delle Ore ha giustamente introdotto nella 2 a Lettura delle Vigilie dell Ufficio di San Giuseppe lavoratore E di attualità per i nostri monasteri parlare di e- cumenismo e di lavoro missionario? Sì, perché oggi sentiamo sempre di più la responsabilità comune di perseguire l'unità della Chiesa, e il Concilio Vaticano II l ha chiesto nel Decreto Unitatis redintegratio. Perciò sarebbe utile che anche i nostri monasteri, se vi sono le condizioni necessarie, prestassero la propria opera per promuovere e favorire l'unità della Chiesa secondo le loro possibilità. Dobbiamo essere vivamente consapevoli dei nostri doveri circa la diffusione del Vangelo nelle terre di missione, per promuovere, nei limiti delle energie disponibili, il lavoro di evan- 148 cf CONCILIO VATICANO II, Gaudium et Spes, 33 e 34 e LH II,

67 67 gelizzazione, ancora immenso, da compiere 149. In questo modo il nostro Ordine prende parte ai movimenti vitali della Chiesa e del mondo Secondo la Dichiarazione, quali sono le caratteristiche i fini della vita cistercense oggi? La vita cistercense oggi è caratterizzata dal pluralismo e dalla diversità che si integrano nell unità. Possiamo dire che il nostro fine principale è la vocazione di cercare Dio seguendo Cristo nella scuola della carità. La nostra vita non può avere altro fine ultimo se non Dio, che dobbiamo glorificare in tutto e raggiungere in quanto sommo bene e suprema beatitudine dell'uomo. I monasteri dell'ordine devono servire, conservare e promuovere la vocazione di ciascuno, e questo grazie all ordinamento generale della vita del monastero, scuola del Divino servizio, e la direzione e gli insegnamenti dell'abate, fermento di giustizia Divina In questo scopo risiede dunque la ragione ultima dell'esistenza dei nostri monasteri Qual è la Costituzione giuridica dell Ordine e come è governato? L'Ordine Cistercense è retto dal Capitolo Generale, dal Sinodo dell'ordine e dall'abate Generale con il suo consiglio a norma di queste Costituzioni redatte dal 149 La vita cistercense oggi, n 35; Capitolo Generale del 1969, Statuto La vita cistercense oggi, n Ibidem,

68 68 Capitolo Generale dell'ordine e approvate dalla Santa Sede Qual è il ruolo delle monache nell Ordine? Le monache cistercensi non costituiscono un "secondo Ordine" posto accanto al "primo" (quello dei monaci), ma fanno completamente parte dello stesso Ordine Cistercense. I monasteri femminili sono realmente sui juris, anche se per quanto riguarda la giurisdizione, dipendono in qualche cosa dal Padre Immediato o dal Vescovo. Inoltre non pochi di essi sono membri di nostre Congregazioni e seguono le stesse leggi dei monaci. Perciò non v'è dubbio che debba essere promossa, sia pur cautamente ma costantemente ed efficacemente, la partecipazione delle monache alle decisioni che riguardano non solo la loro vita, bensì anche la loro Congregazione e tutto l'ordine In che modo la Dichiarazione formula gli aspetti fondamentali della struttura giuridica dell Ordine? Nella sua terza parte, attraverso i seguenti argomenti: - la comunità monastica è una riunione di volontari; - la vita dei monasteri esige di essere organizzati con le leggi e i comandi dei Superiori; - applicazione alla nostra vita dei principi cristiani di legislazione e governo Costituzioni dell Ordine, Art La vita cistercense oggi, n Ibidem,

69 118 In quale senso la comunità monastica è una società di volontari? 69 Nel senso che seguendo la nostra vocazione, siamo entrati in un monastero cistercense liberamente scelto In seguito con la professione, abbiamo volontariamente accettato i doveri e gli ideali della vita del nostro monastero Il fondamento della comunità monastica è dunque la libera e volontaria offerta dei monaci Quale genere di organizzazione esige la vita dei monasteri? La vita dei monasteri postula una struttura stabile, cioè un retto ordinamento per mezzo delle leggi e delle prescrizioni dei Superiori Nell'emanare leggi o norme, hanno grande importanza i Capitoli, i Consigli o gli altri organi che rappresentano la comunità Quali sono i principi cristiani di legislazione e di governo applicati alla nostra vita? Nella organizzazione e nella legislazione riguardanti la vita monastica, come anche nell'esercizio dell'autorità personale, vanno diligentemente presi in considerazione quei principi sociologici fondati sul diritto naturale, che, compresi più chiaramente in questi ultimi tempi, sono inculcati con molta insistenza dal Magistero della Chiesa. Tra di essi sono per noi della massima importanza i principi relativi alla dignità della persona e i principi 155 Ibidem, La vita cistercense oggi, n 81.

70 70 della solidarietà, della sussidiarietà e del pluralismo legittimo nell'ambito della necessaria unità Quali sono i criteri vitali di cui deve tener conto la legislazione monastica, secondo la Dichiarazione? Oggi bisogna far capire a ciascuno che la legge è per la vita, e non viceversa, e che bisogna tener conto dei criteri seguenti: a) Le leggi non debbono essere eccessivamente numerose, b) Le leggi devono essere continuamente adattate alle condizioni della vita. c) Continuità della legge: tradizione da rispettare. 157 La vita cistercense oggi, n * Illustrazione tratta da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui 2004.

71 71 d) norma di azione possibile In che modo le comunità prendono parte all elaborazione delle leggi? Affinché i membri non si sentano estranei alle leggi, tutti prendano parte alla loro elaborazione come pure alle decisioni che riguardano la comunità, come consiglia il Concilio Vaticano II sotto qualsiasi forma secondo il diritto proprio 159. E chiaro che la partecipazione di tutti può essere attuata in gradi e in modi diversi (previa consultazione dei singoli e delle comunità; voto del Capitolo conventuale; elezione degli ufficiali e dei delegati al Capitolo; diritto di fare proposte; ecc.). Comunque è assolutamente necessario che dovunque e a tutti i livelli della struttura dell'ordine, siano istituite forme adatte di partecipazione reale ed attiva Come si esercita l autorità personale secondo la Dichiarazione? L esercizio della autorità è certamente più difficile e complicato che in passato e ciò sia per le nuove circostanze di tempo, sia per il mutato atteggiamento dell'uomo moderno verso l'autorità... Infatti i religiosi, attualmente, sono più disposti alla attiva e sincera cooperazione, e condividono volentieri con i Superiori l'inte- 158 La vita cistercense oggi, n CONCILIO VATICANO II, Dec. Perfectae Caritatis, 4 e Ecclesiae Sanctae, La vita cistercense oggi, n 90; S. PACIOLLA, Diritto dei Religiosi e Diritto Monastico, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma.

72 72 resse e la sollecitudine per il bene comune a cui sono anche meglio preparati a cooperare Cosa suppone questo fondamento dell autorità personale? Ciò suppone che i Superiori: a) mettano al corrente i confratelli circa le cose del monastero e dell Ordine; b) non temano la critica prudente o la disapprovazione e non disdegnino di operare i necessari emendamenti; c) affidino parte delle loro funzioni a confratelli capaci e richiedano spontaneamente ad essi l'aiuto della loro esperienza; d) concedano ampia libertà d azione ai singoli confratelli e tengano conto della loro competenza nell ufficio al quale sono destinati Come spiegare il governo dei monasteri secondo la Dichiarazione? Il monastero è l'elemento primario e fondamentale dell'organizzazione monastica, e l Abate è cardine del monastero In che modo la Regole di San Benedetto spiega la funzione abbaziale? Nella Regola, l Abate fa anche le veci di Cristo 164, e il capitolo 2 ce lo mostra come vero sacramento del 161 La vita cistercense oggi, n Ibidem, Ibidem, 93.

73 73 Signore, presenza attuale, icona vivente in mezzo alla comunità. Egli è colui che praeest, che presiede 165. Sotto l autorità della Regola, l abate deve essere anche lui fedele alla Regola 166, offrendo così un esempio concreto ai discepoli che desiderano andare a Dio. Egli trae la sua autorità da questa stessa Regola per correggere i suoi fratelli 167, sempre secondo le norme della Scrittura 168. Egli deve agire come un buon medico 169. Possiamo affermare che l autorità dell abate è sempre legata al contesto comunitario, in riferimento alla pace e al bene comune perché si salvino le anime. Certamente l abate ha una funzione importante nella comunità, tuttavia la sua autorità non deve essere esercitata in modo arbitrario e capriccioso, ma sempre in una mutua relazione con i suoi monaci. Perciò egli deve essere un uomo saggio, ricco di discernimento: la responsabilità abbaziale è davvero un carico pesante 170, accettato per carità fraterna. L abate come vicario del Cristo è effettivamente colui che presiede, ma la sua presidenza è in vista del servizio, del bene comune. Egli è colui 164 RB, 2, RB, 2,1.11; 64, RB, 64, RB, 2, RB, 64,12-13; Is, 42,5 e Mt 12, RB, RB, 64,7.

74 74 che serve gli altri dando l esempio del servizio fino alla morte In che modo la funzione abbaziale è tradotta nella Dichiarazione? La Dichiarazione ci descrive la funzione dell Abate: pastore di anime. Secondo l esempio di Cristo del quale fa le vice, l abate è interprete e mediatore della Parola di Dio, e deve discernere per ciascuno dei suoi fratelli la voce dello Spirito. Promotore dell unione della comunità, deve coordinare le inclinazioni e le attività di tutti e dedicarsi ai suoi confratelli nell amore del Cristo 172. La Dichiarazione è dunque una fedele eco della Regola di San Benedetto. Riassumendo, si può dire che 171 RB, 64, La vita cistercense oggi, n * Illustrazione tratta da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui 2004.

75 75 l abate è pastore e medico delle anime. Per i suoi fratelli egli occupa il posto del Cristo, con essi è con-servo La RB definisce la carica di Abate come un servizio. Credete che l atteggiamento di servizio sia qualcosa di importante per San Benedetto? Certamente, poiché definisce lui stesso il monastero come la scuola del servizio del Signore, luogo in cui si serve questo stesso Cristo attraverso i fratelli 174. È l eco della risposta data dal Signore ai figli di Zebedeo nel Vangelo di Marco 175 che serve a fondare ogni esercizio dell autorità nella Chiesa Citate i passi della RB in cui si trova il problema del servizio del monaco. a) il monaco serve Dio, Signore e Re: RB 19,3; 61,10. b) I monaci si servono scambievolmente: RB 35, 1,6.13. c) Nel servizio dei malati: RB 36, d) Tutti servono gli ospiti: RB, 53, I decani della RB figurano nella Dichiarazione? I decani figurano nella Dichiarazione come aiutanti 173 Cf. RB, 2 e 64; La vita cistercense oggi, n RB, Prol. 45; M. ESTEVA, Regola di San Benedetto. Principali temi del Prologo della RB, a partire dai corsi di P. WATHEN, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma; A. BÖCKMANN, La ricerca di Dio, la voce benedettina, al CFM del Collegio San Bernardo, O.Cist. in Roma. 175 Mc, 10,35-45.

76 76 dell Abate, collaboratori capaci negli incarichi economici ed amministrativi, e la quotidiana disposizione delle attività e degli affari. Il primo tra gli ufficiali del monastero è il Priore Poi il Maestro dei novizi e il Maestro dei professi, il Maestro di liturgia, il Cellerario Paragonate il capitolo 3 della RB con il numero 102 della Dichiarazione e descrivete le loro somiglianze e le loro differenze. Secondo RB,3, l Abate governa il Monastero con l ausilio del consiglio di tutta la comunità riunita in Capitolo Conventuale: Ogni volta che in monastero bisogna trattare qualche questione importante, l'abate convochi tutta la comunità 177. Ma la responsabilità 176 La vita cistercense oggi, n * Illustrazione tratta da La vie quotidienne selon la Règle de saint Benoît Téqui RB 3,1.

77 77 della decisione finale spetta sempre all abate: dopo aver ascoltato il parere dei monaci, ci rifletta per proprio conto e faccia quel che gli sembra più opportuno 178. Per gli affari meno importanti prende solo il consiglio degli anziani. Questo si referisce al Consiglio dell Abate: Fa' tutto col consiglio e dopo non avrai a pentirtene 179. La Dichiarazione insiste molto sulla collegialità dei membri del Capitolo Conventuale che si esercita nelle decisioni più importanti: lìelezione abbaziale, l ammissione e la formazione dei nuovi membri, o l amministrazione dei beni. Si può dire che la Dichiarazione adatti lo Spirito della RB alle condizioni die Diritto e della mentalità attuale Si possono descrivere la ragione e la finalità delle Congregazioni Cistercensi e come appaiono nella struttura dell Ordine? Il fine delle Congregazioni cistercensi è di curare che in esse la vita cistercense fiorisca più rigogliosamente, l'osservanza regolare sia conservata più saldamente, i vicendevoli aiuti di carità siano prestati nelle necessità con più prontezza, ciò che si oppone alla vita della Congregazione e dei monasteri sia contrastato con più efficacia e siano portati a compimento con più tranquillità e facilità i compiti che la Chiesa richiede alla Congregazione RB 3, RB 3, Costituzioni dell Ordine, Art. 18.

78 Quando e perché sono nate le Congregazioni? In seguito alla crescita dell Ordine, e a causa dell istituzione della commenda, a partire dal XV secolo si impose la necessità di trovare delle soluzioni per adattare la legislazione dell Ordine alle esigenze sempre nuove dovute alla trasformazione della vita sociale, intellettuale e politica in diverse regioni dell Europa. Così, nel 1425, nacque la prima Congregazione, quella di Castiglia Potete citare le Congregazioni e dare qualche ragguaglio sulla loro storia? 1) Congregazione dell Osservanza Regolare di San Bernardo o di Castiglia: Martin de Vargas, monaco cistercense nell Abbazia di Piedra, ottiene da Papa Martino V la Bolla Pia supplicum vota del 24 ottobre 1425 che lo libera dalla giurisdizione di Cîteaux e dalla paternità di Piedra, dandogli il permesso di fondare per il momento due eremi, in seguito chiamati monasteri, ma non sottomessi alla giurisdizione di Cîteaux e che avrebbero a capo dei priori triennali. Egli voleva tornare al rigore delle osservanze cistercensi primitive. È la prima Congregazione cistercense, il voto di stabilità è abolito e un monaco può essere nominato in un altra casa della Congregazione. Il Capitolo Generale scomunicò Martin de Vargas per due volte ordinando che fosse imprigionato nel suo monastero di Montèsion in cui morì in di- 181 La vita cistercense oggi, n 24 e 25.

79 sgrazia nel 1446, ma evitò la rottura con questa Congregazione vigorosa. 79 Quando nel XVII secolo Cîteaux abbandonò l antica liturgia cistercense, essi la conservarono in questa Congregazione fino alla dissoluzione di tutti i monasteri di monaci nel 1835, epoca in cui la Congregazione fu sciolta dal potere civile ma mai dall Ordine o dalla Santa Sede. Essa continuò ad esistere con i monasteri di monache. L 8 Dicembre 1994, la Santa Sede procedette alla riorganizzazione della Congregatione dell Osservanza Regolare di S. Bernardo o di Castiglia: si chiedeva la fondazione di un monastero di monaci (Valdediòs) che potrebbe essere a capo della Congregazione composta allora da 12 monasteri di monache. L Abate Generale è attualmente Pro- Presidente di questa Congregazione. 2) Congregazione di S. Bernardo in Italia Alla richiesta di Luigi Maria Sforza, duca di Milano ( ), in lotta con il sistema commendatario nel nord d Italia, la Congregazione di S. Bernardo in Italia fu eretta il 23 dicembre 1497, già u- nione della Congregazione di Toscana e della Congregazione della Lombardia fatta da Alessandro VI con la Bolla Plantatus in agro Dominico. Gli abati sono triennali, per evitare la commenda; non vi è più il voto di stabilità in un monastero ma nella Congregazione. Giulio II la confermò nuovamente il 24 marzo 1511 con la Bolla Ex paternae caritatis officio. La Congregazione prese allora il no-

80 80 me di Congregazione di Toscana e di Lombardia e fu ammessa al Capitolo Generale del Questa Congregazione ebbe numerosi benefici: ritorno dell osservanza regolare, sostegno tra le varie abbazie. La sua storia si congiunge in seguito alla storia della Congregazione Romana: I monasteri della Toscana furono soppressi il 12 agosto 1783, ma quelli che si trovavano nello Stato Pontificio e nel Ducato di Parma furono incorporati alla Congregazione Romana, costituita ex novo e separata dalla provincia della Toscana. Nel 1798, i monasteri di Lombardia subirono anch essi la soppressione, e l Abbazia di Santa Croce in Roma che apparteneva alla Provincia lombarda fu l unica a sopravvivere. Oggi il Presidente della Congregazione è eletto per sei anni e può scegliere l abbazia di residenza, di cui diventa abate ipso facto. 3) Congregazione della Corona di Aragona Questa Congregazione fu eretta da Paolo V con il Breve Pastoralis Officii il 19 aprile Il Capitolo Generale dell Ordine Cistercense aveva dato già il permesso nel Ma la sua origine è più lontana e risponde ad una lenta evoluzione che iniziò nel 1418 da Morimond. Quindi nel 1561 si era riunito a Saragozza un Capitolo che decise l unione tra gli abati della corona di Aragona e di Navarra. Poiché il re Filippo II di Spagna, aveva confermato la concessione di una Congregazione indipendente sul modello di quella di Castiglia, non si ebbe alcuna

81 difficoltà per la sua sopravvivenza dopo la soppressione di Cîteaux. 81 I monasteri maschili furono soppressi nel 1835, tuttavia la Congregazione continuò a vivere con i monasteri di monache e anche, dal 1940, con l Abbazia di Poblet. La Congregazione ha ripreso pienamente vita nel 1987 e l abbazia di Poblet è diventata capo di questa Congregazione. 4) Congregazione di Mehrerau Peter Schmid fu inviato a fare i suoi studi a Parigi e il suo contatto con l Abate di Cîteaux fu decisivo ed egli si entusiasmò per una vita cistercense autentica. Eletto abate, riformò il suo monastero di Wettingen e quelli delle monache di cui era Visitatore. Sotto il suo impulso fu fondata la Congregazione della Germania del Nord per la quale prese parte attiva l Abate di Cîteaux, sostenuto dalla Santa Sede. Nel 1618, in un nuovo accordo abbaziale a Salem, si riuscì a strutturare la nuova Congregazione della Germania del Nordd (Congregatio Superioris Germaniae), autorizzata dal Capitolo Generale nel 1623 e approvata dalla Santa Sede nel 1624, che concesse i privilegi della Congregazione di Castiglia su richiesta dell Abate di Salem. Essa contava venti abbazie divise in quattro province, sottomesse ciascuna ad un Vicario Generale: 1. Svevia; 2. Franconia; 3. Baviera; 4. Alsazia, Brisgau, Svizzera. In questa Congregazione si ebbe un grande sviluppo degli studi con una chiara in-

82 82 fluenza gesuita, nei collegi nei quali studiavano quasi tutti i monaci. Questa Congregazione scomparve definitivamente nel 1806 con la nascita della Congregazione Svizzera che riunì solo i monasteri sopravvissuti. La Congregazione Cistercense Svizzera (Elvetica), indipendente, è formata dalle abbazie di Wettingen, Hauterive e di Saint Urbain, e da undici monasteri di monache cistercensi. Dopo le guerre napoleoniche, Wettingen sopravviverà a Mehrerau in Austria e dovette, perciò, entrare nella Congregazione Austro-Ungarica nel 1859, ma l abate conservò tutti i privilegi e i diritti di Superiore della Congregazione Svizzera, che continuerà a vivere attraverso i monasteri di monache. Oggi questa Congregazione è composta da sette monasteri di monaci e da tredici monasteri di monache, tutti incorporati. Le Costituzioni per i monaci sono state approvate dalla Santa Sede il 13 ottobre 1989, per le monache il 22 febbraio ) Congregazione di Maria, Mediatrice di tutte le grazie Il 28 agosto 1846, Pio IX istituì il Vicariato dell O. Cist. della Comune Osservanza del Belgio, a carattere indipendente. In seguito all entrata di 10 giovani che avevano fatto il noviziato nell Abbazia di Santa Croce in Roma negli anni 1830/1836, i monaci di Lieu-Saint-Bernard sull Escaut, monastero soppresso dalla Rivoluzione Francese, ripresero la loro vita monastica nel 1836 a Bornem. L ultimo monaco sopravvissuto di Val-Dieu, Bernard Klinken-

83 83 berg, aveva ristrutturato le rovine della sua abbazia nel 1840 e poté riaprirla nel 1844 grazie all aiuto dei Cistercensi di Bornem. Le due abbazie formarono il Vicariato di Belgio e ricevettero come Statuto di base il breve In Suprema dal papa Alessandro VII (1666). Il Vicariato belga sarà chiamato Congregazione con un Decreto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari del 27 marzo La Congregazione oggi porta il nome di Congregazione della B.V.M. Mediatrice di Tutte le Grazie, e attualmente le appartengono due monasteri di monaci (Bornem e Marienkroon) e uno di monache (Colen-Kerniel). Le Costituzioni per i monaci sono state approvate il 23 gennaio 1990, quelle per le monache il 14 luglio ) Congregazione d Austria Questa Congregazione prende origine dalla Congregazione Austro-Ungarica che fu eretta nel Fu difficile creare un unità in seno a questa Congregazione composta allora di oltre 7 monasteri del Vicariato austriaco, di due monasteri di Boemia (Osseg e Hohenfurth), di due di Polonia (Mogila e Szcyrzyc), dell abbazia ungherese formata dall unione di Zirc-Pilis-Pàsztò, e di due monasteri austriaci (Stams, che prima faceva parte della Congregazione della Germania del Nord, e Wettingen-Mehrerau). Tutte queste case, in realtà, dovevano continuare a dimostrare la loro utilità sociale prendendosi carico di attività pastorali. L in-

84 84 sieme dei regolamenti si basava sulla Costituzione apostolica In Suprema pubblicata da Alessandro VII nel Questi Statuti ebbero la più grande autorità nell Ordine a partire dalla Rivoluzione Francese, sebbene non ricevessero mai l approvazione pontificia. In seguito alla separazione della Congregazione di Zirc e della Congregazione del Purissimo Cuore di Maria, la Congregazione Austro-Ungarica divenne la Congregazione d Austria con tre famose abbazie come Rein, Zwettl e Heiligenkreuz. 7) Congregazione dell Immacolata Concezione Il 6 marzo 1863 Sénanque fu affiliata alla Congregazione di San Bernardo in Italia, e Pio IX l eresse in Congregazione autonoma il 16 agosto La Congregazione di Sénanque fu sempre chiamata Congregazione, tanto dalla Santa Sede che dall Ordine, e mai Provincia. Unendosi definitivamente all Ordine nel 1892, la Congregazione di Sénanque rafforzò il principio del pluralismo esistente nell Ordine, per il fatto che la vita condotta dai suoi monaci differiva da quella dei Cistercensi che vivevano in Italia, in Belgio o nell Impero Austro-Ungarico: un genere di vita a carattere unicamente contemplativo, sebbene la disciplina non sia stata mai così rigorosa come quella dei trappisti. Ognuno rispettava la vita degli altri, e i monaci di Sénanque non cercarono mai di imporre il loro modo di vivere a queste Congregazioni e viceversa. Lérins, che diventò la sede principale della

85 85 Congregazione nel 1872, anche ai nostri giorni possiede un monastero in Italia e una fondazione in Vietnam. 8) Congregazione di Zirc Nata dallo smembramento della Congregazione Austro-Ungarica, che seguì a quello dell Impero Austro-Ungarico e tenuto conto dell evoluzione politica derivata dalla Prima Guerra Mondiale, la Congregazione di Zirc fu eretta con il breve Exstat in Hungaria di Pio XI, il 27 gennaio Nel 1947 l Abbazia di Zirc (che si dedicava in modo particolare all educazione dei giovani) aveva accettato la paternità del Priorato di Spring Bank (Wisconsin, USA, fondato nel 1928 da Schlierbach), in cui dei monaci di Zirc, in quel tempo obbligati ad abbandonare l Ungheria sotto la pressione comunista, erano andati a rifugiarsi. In seguito essi si sono stabiliti a Dallas la cui comunità offrirà alcuni professori all Università Cattolica, tra cui si annovera il grande storico del nostro Ordine: Louis LEKAI. La nuova Congregazione, composta inizialmente dall abbazia di Zirc con i suoi sette priorati, fu soppressa dallo Stato l 8 settembre 1950 e non poté riprendere la sua esistenza ufficiale se non nel L 8 marzo 1991 la Santa Sede approva le Costituzioni della Congregazione di Zirc. 9) Congregazione del Cuore Purissimo di Maria Eretta con il breve Refert ad nos di Pio XI il 27 gennaio 1923, la Congregazione del Cuore Purissimo

86 86 di Maria si compone di due monasteri di monaci (Ossek e Hohenfurth) e di tre monasteri di monache (Marienthal, Marienstern e Porta Coeli). Questa Congregazione è nata dopo lo smembramento della Congregazione Austro-Ungarica. Le Costituzioni di questa Congregazione sono state approvate dalla Santa Sede il 25 febbraio 1999 in seguito a numerose difficoltà legate alla situazione politica nel paese Ceco. Da quello stesso anno, l Abbazia di Sostrup (Maria Hjerte) in Danimarca è membro di questa Congregazione. L Abate Generale è l attuale Presidente di questa Congregazione. 10) Congregazione di Casamari Il Breve Exposuit Nobis di Clemente XI del 7 aprile 1717 aveva unito l Abbazia di Casamari e le sue figlie all osservanza trappista sotto l influenza dei monaci di Buonsollazzo e del suo abate commendatario. Nonostante questa osservanza più rigida, Casamari continuò ad appartenere alla Provincia Toscana, da cui fu separata il 23 dicembre 1762 con il Breve Quaecumque ad maioris regularis disciplinae observantiam di Clemente XIII. Nel 1864 inizia l esistenza della Congregazione di Casamari con Costituzioni proprie approvate dal Papa Pio IX con decreto del 7 dicembre Nel 1892 la comunità rifiuta la scissione dai Cistercensi Riformati (futuro Ordine Cistercense della Stretta Osservanza=OCSO) per un costante desiderio di indipendenza. La comunità resiste energicamente

87 prima della Prima Guerra Mondiale al tentativo di incorporazione alla Congregazione di Subiaco. 87 Per una creazione della Congregazione di Casamari bisognava anche tener conto del fatto che solo il monastero di Casamari era sui juris; S. Domenico, Valvisciolo e le altre case rivendicavano alcune case strettamente dipendenti da Casamari. La Congregazione di Casamari è stata eretta, dopo queste premesse, il 15 agosto 1929 e incorporata pleno jure all Ordine Cistercense. Questa Congregazione è oggi presente anche in terra d Africa: E- tiopia (Mendida) ed Eritrea (Asmara). 11) Congregazione di Maria Regina del mondo, o di Polonia Il 6 gennaio 1964 apparve il Decreto della Sacra Congregazione dei Religiosi che confermava e ratificava la creazione del monasteri di Polonia in una Congregazione separata e indipendente. I suoi Statuti erano stati approvati dal Capitolo Generale del A causa del comunismo non sappiamo esattamente in quale data il Presidente della Conferenza Episcopale Polacca creava la Congregazione di polonia. Ma il Capitolo Generale del 1950 aveva già permesso che i monasteri di Szczyrzyc, Jedrzejòw, Henrykòw e Oliwa, rifondati dopo la seconda Guerra Mondiale, potessero formare una Congregazione Polacca sotto la presidenza dell Abate di Szczyrzyc, e che il monastero di Mogila potesse esservi incorporato più tardi.

88 88 12) Congregazione del Brasile Questa Congregazione, eretta da Giovanni XXIII con un Breve del 29 dicembre 1961, comprendeva allora tre monasteri fondati prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale da monasteri tedeschi: Jequitibà (fondato nel 1938 da Schlierbach, centro del movimento missionario cistercense verso l America dalla fine degli anni venti), Itaporanga (fondato nel 1939 da Himmerod), Itatinga (fondazione legata alla soppressione, nel 1938, dell abbazia tedesca di Hardehausen, i cui monaci si stabilirono definitivamente a Itatinga nel 1951). Questa Congregazione è molto attiva dal punto di vista pastorale. Dal 2004 l abate di Itaporanga diventa automaticamente Presidente della Congregazione. 13) Congregazione della Sacra Famiglia, o del Vietnam Questa Congregazione fu eretta il 6 ottobre 1964 con un decreto della Sacra Congregazione dei Religiosi. Nel 1918, Henri Denis, prete francese delle Missioni Straniere fondò il monastero di Phuoc- Son, dove organizzò la vita secondo i costumi trappisti. Tuttavia, a causa di certe osservanze i monasteri non sono stati affiliati all OCSO. Nel 1933 essi furono riallacciati al nostro Ordine. Nel 1935 fu fondata Chau-Son (Nord) e nel 1953 Phuoc-Ly. Dopo la guerra del Vietnam, Phuoc-Ly fu spostata nei pressi di Saigon, e Chau-Son trovò nel Sud una nuova sistemazione. La guerra civile e l invasione comunista fecero soffrire le comunità

89 89 che dovettero fuggire e ricostituirsi in gruppi. Alcuni responsabili conobbero la prigione e la tortura. Fa anche parte di questa Congregazione il priorato di Orsonnens (N.S. di Fatima) in Svizzera. Fu fondato durante il terrore comunista per accogliere i monaci che, venuti numerosi a fare i loro studi in Europa (notoriamente a Hauterive), non potevano poi rientrare nel loro paese. 14) Congregazione dei Monasteri Cistercensi di S. Bernardo L 8 dicembre 1994 la CIVCSVA 182 ha istituito una nuova Congregazione monastica che comprende 26 monasteri di monache che formavano fino a quel momento la Federazione delle Monache Cistercensi dell Osservanza Regolare di San Bernardo in Spagna. La nuova Congregazione è chiamata: Congregazione dei Monasteri delle Monache Ciatercensi di San Bernardo. Lo stesso giorno, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ha approvato le sue Costituzioni, nelle quali non si parla né dell Ordine Cistercense, né dell Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza. Nel medesimo tempo è stato approvato uno statuto sull associazione spirituale della suddetta Congregazione all Odine dei Cistercensi della Stretta osservanza. Questa Congregazione dunque fa parte dell Ordine Cistercense, ma è sottomessa soltanto all autorità della sua Badessa Presidente e della Santa Sede 182 Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica.

90 90 e non è scritto se questa esenzione dall autorità del Capitolo Generale sia temporanea Come si applicano i principi di sussidiarietà e di legittimo pluralismo nella Congregazione? Il principio di sussidiarietà e quello del legittimo pluralismo hanno grande importanza nella struttura delle Congregazioni... Gli organi centrali della Congregazione hanno il compito di andare incontro alle iniziative delle singole comunità con i consigli e gli aiuti fraterni, di coordinare il loro apporto ai programmi comuni e di eliminare gli abusi che potrebbero nascere; nonché di rappresentarle presso le autorità ecclesiastiche e civili. Secondo poi il principio del pluralismo si deve far sì che, senza porre in pericolo l'unità della Congregazione, siano riconosciute le caratteristiche specifiche con i compiti particolari dei monasteri e che la varietà dei doni venga coordinata ai fini comuni. Codesto ideale e i mezzi adatti più importanti per realizzarlo siano esposti nelle Costituzioni di ciascuna Congregazione, redatte dal Capitolo della Congregazione cf Dom P. ZAKAR, Principali tappe della storia costituzionale dell Ordine Cistercense in Per meglio conoscere l Ordine Cistercense, Curia Generalizia dell Ordine Cistercense, Roma La vita cistercense oggi, n

91 136. Indicate sulle due carte geografiche dell Ordine in Europa e nel mondo dove si trova ciascuna Congregazione Come sono governate le Congregazioni? 91 Il Capitolo della Congregazione è l'autorità suprema nell'ambito della Congregazione stessa. Ad esso, oltre ai Superiori Maggiori, prendono parte con diritto di voto deliberativo anche i delegati eletti a questo incarico da tutti i religiosi della Congregazione a norma delle proprie Costituzioni. L'Abate Preside governa la Congregazione secondo le direttive del Capitolo della Congregazione ed è il segno dell'unione fraterna che congiunge i monasteri tra loro Cos è la Visita Regolare? È una visita canonica che ha come fine quello di stimolare il fervore e di praticare, in caso di bisogno e nella carità, la correzione fraterna. Per raggiungere questo scopo, la visita regolare deve essere fatta in modo che ogni attenzione non sia portata né all autonomia legittima del monastero e ai suoi fini né all autorità dell Abate Potete indicare dei precedenti alla visita regolare nella nostra tradizione monastica? Sì, perché la visita regolare, effettuata annualmente, era il cardine della struttura giuridica dell Ordine. 185 La vita cistercense oggi, n La vita cistercense oggi, n ; cf Costituzioni dell Ordine, Art, 49.

92 92 La Carta di Carità prescrive la visita annuale che doveva essere compiuta, secondo la legge della filiazione, dall Abate del monastero fondatore o da un suo delegato. Essa contribuì certamente in gran parte a fortificare e a sviluppare la vita nei monasteri. Lo scopo delle visite resta dunque identico a quello di prima, anche se certe maniere di compierla devono essere adeguate alle nuove condizioni Quale importanza hanno le Congregazioni nella struttura dell Ordine? Le Congregazioni hanno nel nostro Ordine importanza vitale: infatti mentre da un lato i singoli monasteri sono troppo piccoli e deboli per poter vivere e lavorare in piena e assoluta indipendenza ed autosufficienza (autarchia), l'ordine raggruppa tanto varie e differenti osservanze, forme di vita e compiti, che molto spesso non può essere governato con leggi e metodi uniformi. Pertanto la Congregazione è e deve essere viva per presentare una concreta unità di azione che riunisca le forze di più case aventi gli stessi ideali e le medesime attività. Da quanto abbiamo detto risulta evidente la necessità e l'utilità delle Congregazioni nella struttura dell'ordine Cistercense La vita cistercense oggi, n La vita cistercense oggi, n 118.

93 141. Parlate dell unione delle Congregazioni, dell unità e della diversità nel Governo dell Ordine. 93 Le nostre Congregazioni, per la diversa evoluzione storica e per la varietà delle condizioni culturali e sociali, presentano differenze non trascurabili tanto nelle forme e nelle tradizioni monastiche, quanto nella realizzazione delle diverse attività. Tali differenze tuttavia, non annullano l'unita superiore dell'ordine... Perciò è di grande importanza che in rapporto a noi questo pluralismo sia inteso nel suo positivo significato spirituale e sociale e che energie, pur diverse, ma che si completano a vicenda, siano unite insieme per una cooperazione pratica ed efficace Qual è il fine dell unione delle Congregazioni e dei monasteri? Il fine dell'unione delle Congregazioni e dei monasteri è: a) lo scambio di suggerimenti e di incoraggiamento e l'aiuto da prestarsi vicendevolmente per condurre la vita monastica secondo la Regola di S. Benedetto e le tradizioni cistercensi e adattarla continuamente alle circostanze della vita; b) la rappresentanza comune e maggiormente efficace presso la Santa Sede, le autorità sia ecclesiastiche che civili e gli altri Ordini cf Ibidem, Costituzioni dell Ordine, Art.2.

94 Cos è il Capitolo Generale e qual è la sua funzione? Il Capitolo Generale dell'ordine è l'organo centrale legislativo, giudiziario e di deliberazione fraterna, nel rispetto della legittima autonomia dovuta alle Congregazioni e ai monasteri secondo il diritto comune e quello particolare. Compito del Capitolo Generale è di promuovere lo sforzo per realizzare l'ideale comune dell'ordine, e precisamente: a) di dichiarare ed esporre i valori fondamentali che costituiscono la nostra comune vocazione (cristiana, religiosa, monastica, Cistercense) anche se questi valori non possono essere concretamente realizzati da tutti nello stesso modo; b) di promuovere efficacemente i rapporti tra le Congregazioni, l aiuto vicendevole e la cooperazione nei compiti comuni Cos è il Sinodo dell Ordine? Il Sinodo dell'ordine è un collegio che viene convocato per discutere, confrontando i diversi pareri, problemi riguardanti tutto l'ordine che saranno poi sottoposti alla decisione del Capitolo Generale. In caso di affari urgenti, il Sinodo giudichi preventivamente il da farsi, ma i suoi atti avranno valore soltanto fino a che non deciderà il Capitolo Generale seguente, a norma delle Costituzioni dell'ordine. È inoltre dovere del Sinodo sol- 191 La vita cistercense oggi, n 120.

95 lecitare l'esecuzione delle disposizioni della Santa Sede e del Capitolo Generale Quando è stato creato il Sinodo e quale istituzione ha sostituito? 95 Il Sinodo è stato creato nel 1969, dal Capitolo Generale Speciale, in sostituzione del Definitorio istituito da Clemente IV con la Bolla Parvus Fons il 9 giugno Esso era costituito da 25 abati. Il Definitorio aveva assunto un importanza decisiva e la crescita della sua autorità aveva progressivamente distrutto il prestigio del Capitolo Generale Tracciate il ritratto dell Abate Generale secondo la Dichiarazione. Possiamo dire che i principali tratti dell Abate Generale sono di essere animatore e centro di fraterna unione nell'ordine e promotore e coordinatore dei progetti e delle risoluzioni comuni, che superano le possibilità delle singole Congregazioni e comunità, ma sono utili a tutte o a molte di esse egli è padre, anzi, fratello tra fratelli, e desidera, secondo la volontà di Cristo, essere utile più che comandare La vita cistercense oggi, n cf Dom P. ZAKAR, Principali tappe della storia costituzionale dell Ordine Cistercense in Per meglio conoscere l Ordine Cistercense, Curia Generalizia dell Ordine Cistercense, Roma La vita cistercense oggi, n 123.

96 Che dice la Dichiarazione a proposito della collaborazione con gli altri Ordini e Congregazioni? È evidente che l'ordine Cistercense ha molte cose in comune con gli altri ordini monastici Perciò è utilissimo collaborare con essi in tutti i campi di interesse comune Inoltre siamo assidui nella preghiera vicendevole, ci offriamo volentieri l'aiuto della carità, facciamo partecipi gli altri, nel modo migliore possibile, delle realizzazioni dell'ordine, della Congregazione e dei monasteri Quale documento è stato dato nel Capitolo Generale del 2000 per trattare le relazioni con quella che si definisce la Famiglia Cistercense? Il messaggio sulla Comunione nella Famiglia Cistercense, basata sul principio che professa la verità nella carità 196 dà gli orientamenti per le relazioni dell O.Cist. con le altre comunità, anche al di fuori della Chiesa Cattolica, come è il caso della confessione di Augsbourg e, soprattutto, con quelle dell OCSO. Inoltre il Capitolo Generale rammenta l'esempio dei Cistercensi dei primi tempi. Fin dall'inizio i rapporti reciproci fra i Cistercensi si distinguevano per la carità e l'amicizia fondate in Cristo. Le relazioni con quelli che si sforzano di promuovere spiritualmente e culturalmente il patrimonio Cistercense, possono avvenire tramite i contatti reciproci, opportune forme di dialogo e di informazione, o semplicemente 195 La vita cistercense oggi, n Ep. 4,15, Ed. Vulgata.

97 tramite gesti amichevoli di simpatia, di aiuto e di solidarietà Qual è la nostra relazione con la Chiesa Universale? 97 I Romani Pontefici, grazie al loro primato su tutta la Chiesa, hanno esentato sebbene non dovunque allo stesso modo dalla giurisdizione dell'ordinario del luogo l'ordine Cistercense, le sue Congregazioni e i monasteri maschili e femminili con i loro membri... L'esenzione, tuttavia, non impedisce che i nostri monasteri siano in alcune cose sottoposti, a norma del diritto comune e particolare, alla giurisdizione dei Vescovi, e che i nostri monasteri instaurino una intima collaborazione, conforme alla loro vocazione con la Chiesa locale. 197 cf Messaggio del Capitolo Generale dell Ordine Cistercense del 2000, ai membri dell Ordine sulla Comunione nella Famiglia Cistercense, n 21 e 22.

98 98 Vogliamo sempre essere ossequienti e riverenti verso il Romano Pontefice e i Vescovi quali successori degli A- postoli e desideriamo essere loro di aiuto in tutto ciò che possiamo e dobbiamo... In tal modo riusciamo a promuovere quella comunione ecclesiale che dobbiamo tenere tanto a cuore e che ha la sua massima espressione nella Celebrazione Eucaristica, in cui preghiamo ogni giorno per le autorità ecclesiastiche e per tutto il Popolo di Dio Si è compiuto il rinnovamento con il Capitolo Generale del 1968? Come infatti la Chiesa militante è chiamata da Cristo ad un continuo rinnovamento del quale essa ha bisogno nel suo aspetto umano e terreno, così a maggior ragione sono chiamati a fare il nostro Ordine, le Congregazioni, i Monasteri e tutti i membri che li compongono. Tuttavia la necessità di questo continuo rinnovamento deriva maggiormente dal fatto che noi non potremo mai realizzare alla perfezione il nostro ideale. Avremo quindi sempre bisogno di quella conversione continua e sincera mediante la quale sia come individui che come comunità potremo rimodellarci ad immagine di Cristo, Figlio di Dio La vita cistercense oggi, n La vita cistercense oggi, n 126.

99 151.- Data la mancanza di vocazioni che si è estesa in numerose parti del mondo, specie in Europa, con la minaccia di estinzione di alcune comunità, cosa ha fatto l Ordine per far fronte a questa situazione? 99 Il Capitolo Generale del 2000 ha rappresentato la summa dell attività dell Ordine per applicare le direttive del Concilio Vaticano II sul rinnovamento della vita consacrata. Tale impegno, iniziato nel Capitolo Generale Speciale del , fu preceduto da varie attività di preparazione realizzate in ogni Comunità. Nel Capitolo del 2000, i documenti che esprimono l identità monastica dell Ordine sono stati rivisti e nuovamente approvati. Essi hanno acquistato un maggior valore essendo stati ratificati dagli abati, badesse e delegati/e in quel Capitolo unico. Tale chiarificazione dell identità dottrinale e giuridica ha aperto la pista all iniziativa dei Corsi di Formazione Monastica. Essi si indirizzano soprattutto alle nuove generazioni di monaci e monache, preparano quelli che sono i formatori nelle Comunità e assicurano la continuità della presenza dei monasteri cistercensi nella Chiesa e nella società. Come conclusione di tale attività, il Capitolo Generale del 2000 ha offerto il Messaggio sulla Promozione delle Vocazioni nell Ordine.

100 100

101 NOTA CONCLUSIVA Tenuto conto di tutto ciò che è stato detto fin qui, dopo la celebrazione dell Anno Santo del 2000 e del Giubileo che ci ha fatto entrare nel Terzo Millennio, avendo dinanzi a noi il prossimo Capitolo Generale del 2005, che tratterà della Pastorale delle Vocazioni nell Ordine, cosa possiamo dire della nostra attitudine all inizio del XXI secolo circa il valore della vita monastica? Per dare una risposta a questa domanda facciamo ricorso al numero 9 del Decreto Perfectae Caritatis, del Concilio Vaticano II, in cui si dice: Sia fedelmente conservata e sempre più rifulga nel suo genuino spirito, sia in Oriente che in Occidente, la veneranda istituzione della vita monastica che lungo il corso dei secoli si acquistò insigni benemerenze verso la Chiesa e la società. Questo documento è stato fondamentale per dare uno slancio al rinnovamento della vita religiosa di cui abbiamo parlato tanto. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nell esortazione apostolica Novo Millennio Ineunte, nel concludere l Anno Santo, ha voluto offrire con l espressione Duc in altum un impulso alla nuova evangelizzazione. I monaci vi hanno preso parte lungo la storia, e noi continuiamo ad essere sollecitati. Perciò non fu senza ragione che Paolo VI proclamò San Benedetto Patrono d Europa 200 e non è un azzardo se il nuovo Romano Pontefice ha preso, per la missione che gli è stata affidata, il nome di Benedetto XVI. La scelta di questo nome non è dovuta al suo luogo di nascita in una 200 Monte Cassino.

102 102 regione contrassegnata dalla presenza di monasteri benedettini il che non è escluso ma alla conoscenza del cristocentrismo della Regola, che lo sollecita a condurre gli uomini al Cristo in quest epoca di relativismo e di globalizzazione. Noi che seguiamo la Regola di San Benedetto, che raccomanda di nulla anteporre all amore del Cristo 201, abbiamo accolto con gioia questa elezione. Essa ci incita ad approfondire ancor più la regola secondo la quale abbiamo emesso la nostra professione e ad essere attenti, secondo il nostro carisma, a seguire il Magistero, oggi, di Papa Benedetto XVI. È quanto ci prescrive il Codice di Diritto Canonico parlando dei membri degli istituti di vita consacrata: I singoli membri sono tenuti ad obbedire al Sommo Pontefice, come loro supremo Superiore, anche a motivo del vincolo sacro di obbedienza 202. Questo testo è ripreso nelle Costituzioni dei nostri monasteri. La Dichiarazione stessa, nei numeri dal 4 al 10 tratta del Magistero come della fonte principale della nostra vita fondata nel Vangelo. Il nuovo Papa ha invitato i fanciulli che hanno fatto la loro prima comunione nel corso dell anno ad un incontro di catechesi 203. Anche i novizi sono dei principianti e desideriamo proporre loro quest opera come una guida di iniziazione. L esperienza ci mostrerà come arricchire tale lavoro. 201 RB 4, CIC Il 12 giugno 2005, in occasione dell Angelus domenicale, Benedetto XVI ha lanciato questo invito per il 15 ottobre 2005.

103 103 IN TUTTE le COSE SIA GLORIFICATO DIO!

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