CRIMINALITA INCHIESTE BARI

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1 CRIMINALITA INCHIESTE BARI 23 luglio LA MALA S INFILA NEI RESTAURI Le infiltrazioni criminali nelle opere pubbliche non sono più soltanto un timore, una minaccia o un episodio. Sono l orizzonte. Ma la guardia è alta, mai come in questa stagione. Nove, le pagine sono nove, firmate dal prefetto di Bari e dal delegato del direttore regionale per i Beni culturali, Il protocollo d intesa ha posto l obiettivo, attraverso l estensione dei controlli antimafia nel settore delle opere pubbliche» il protocollo l incremento delle misure di contrasto ai tentativi di infiltrazione mafiosa.. Fino ad oggi i controlli scattavano per gli appalti e le concessioni di lavori pubblici di importo pari o superiore ai 250mila euro. Per i subcontratti di lavori, forniture e servizi in genere, le verifiche venivano fatte soltanto per importi superiori a 50mila a euro. In altre parole, per tutti quei lavori o forniture di scarso cabotaggio, i controlli fino ad oggi - sono stati deboli. Il protocollo ha chiesto che gli appalti inferiori a 250mila euro e i subcontratti inferiori a 50mila euro. Venissero sottoposti al controllo antimafia. Inoltre è stato disposto che la stazione appaltante avrebbe dovuto richiedere l elenco completo degli organi sociali e di amministrazione delle imprese aggiudicatarie di contratti di appalto e di quali aziende intendano servirsi per i subappalti. Tutte queste informazioni sarebbero state quindi trasmesse alla Prefettura che entro 45 giorni avrebbe verificato se anche uno solo dei nomi, una singola azienda o una delle sue articolazioni non fossero in qualche modo in odore di mafia. Le imprese, insomma, e tutti i loro satelliti sarebbero passati ai raggi X. 18 agosto IL CLAN DELLA LUNA NERA ALLA CONQUISTA DELLA CITTA La nuova camorra della «Luna nera». Assoggettamento e omertà. Rituali di affiliazione. Ostentazione di un attitudine alla violenza, «finalizzata all acquisizione del controllo del territorio per la gestione di illecite attività». Il clan Strisciuglio è a tutti gli effetti «un associazione armata di stampo mafioso-camorristico che sta lentamente allargando il territorio di influenza, inserendosi in quartieri storicamente feudo delle altre famiglie di malavita e imponendo un proprio modello di camorra (in tutto e per tutto distinta però dalla camorra campana)». Dalle ultime informative degliinvestigatori sulle mutazioni e sui cambiamenti che stanno lentamente modificando la geografia dei clan emerge uno spaccato da «Romanzo criminale», in cui la cosca fondata da Domenico Strisciuglio, detto «Mimmo La Luna», sta prendendo il sopravvento nei quartieri di Bari Vecchia, già fortilizio dei Capriati, Carbonara e Ceglie del Campo, dove pare sia «scoppiata» la pace grazie ad un patto di non belligeranza con il gruppo Di Cosola. Libertà ed Enziteto rimangono capisaldi del potere della «luna» ma «avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo» gli Strisciuglio sono riusciti a mettere radici ancora più in profondità al quartiere San Paolo allacciando un rapporto molto stretto con i Telegrafo, diventati oramai una costola della organizzazione anche in ragione di colleganze familiari. Ai Montani restano le briciole. Blog: osserbari.wordpress.com osserbari@gmail.com Cell. :

2 28 agosto TIMORE PER ESCALATION CRIMINALITA A CONVERSANO In questa estate Conversano non si è fatta davvero mancare nulla. Da luglio la città assiste sgomenta al susseguirsi di episodi che hanno tolto la tranquillità alla comunità. Le fiamme che hanno distrutto una parte dei magazzini del mercato ortofrutticolo hanno contributo ad accrescere il timore che qualcosa di poco chiaro, dietro questi episodi, possa nascondersi. I conversanesi sono molto sorpresi perché, prima di questa estate di violenza, non accadeva quasi niente: l atmosfera di solito è tranquilla a Conversano, se si escludono i fisiologici episodi legati alla microcriminalità. L incendio del mercato ha fatto piombare la città nel panico. I conversanesi sperano che la routine nella Città d arte non venga sconvolta. È l ombra del racket a preoccupare di più gli imprenditori e i cittadini in genere. Che dal 17 luglio scorso sono decisamente preoccupati. Gli investigatori seguono tutte le piste possibili, anche quella che porterebbe dritto a qualche banda dedita alle estorsioni. Gli episodi della bomba carta fatta esplodere ad un centro scommesse, dell auto bruciata tre giorni prima a un pregiudicato, del tendone di uva Italia abbattuto in contrada Santa Chiara il 26 luglio e del vitigno distrutto nelle vicinanze del canile l altro giorno, il 25 agosto, sembrerebbero incorporare il classico avvertimento a scopi estorsivi. 8 settembre DUE QUARTIERI IN BALIA DI APPETITI E VECCHIE FAIDE Con l omicidio di Giacomo Caracciolese e l arresto di Antonio Moretti, ritenuto il suo braccio destro, nel quartiere San Pasquale si è aperto un vuoto di potere che potrebbe attrarre gli «appetiti» del gruppo Mercante-Diomede, in questo momento egemone nel vicino quartiere Libertà. Questo lo scenario che potrebbe aprirsi. Nella lotta per acquisire il controllo della gestione delle attività illecite, dunque, il gruppo Mercante- Diomede potrebbe primeggiare sugli Strisciuglio, non solo perché questi ultimi sembrano in difficoltà anche nel quartiere Libertà, ma anche per ragioni «storiche». Non va dimenticato che, un tempo, le due famiglie erano legate proprio agli uomini di Giuseppe Fiore (in carcere, prima vicino ai Capriati, poi sempre più autonomi). Gli uomini di Fiore, proprio a San Pasquale avevano un «feudo», sempre meno solido, negli ultimi tempi, in ragione della rapida ascesa di Giacomo Caracciolese. Se lo scenario monitorato dalla Questura dovesse essere confermato, il controllo delle estorsioni e dello spaccio, potrebbe avere una gestione unica su un territorio che comprenderebbe popolosi quartieri come Libertà, Carassi, Picone e San Pasquale. E sì, perché, attualmente, il dato che emerge sembra essere la temporanea difficoltà degli Strisciuglio persino nel quartiere San Paolo dove diversi gruppi del clan che fa capo a Mimmo «La Luna» (Domenico Strisciuglio) non andrebbero più d accordo come prima. Al punto che, stando alle indagini dell Antimafia, l unico quartiere dove nessuno si azzarda a insinuare la supremazia assoluta degli Strisciuglio è Carbonara. Qui anche i rapporti di «buon vicinato» con i Di Cosola, «padroni» di Ceglie del Campo sono da tempo consolidati. Per il resto, Bari Vecchia rimane nelle mani ai Capriati, e Japigia, ai Parisi che continuano a mantenere un profilo di non belligeranza. Il boss Savino Pa r i s i, storicamente, ha sempre impedito il ricorso alle armi per risolvere screzi, dissapori e controversie. Il vero punto caldo della città, dunque, secondo gli investigatori della Squadra mobile diretti dal dottor Luigi Rinella, è San Girolamo. Qui, la guerra privata tra famiglie di malavita che prevede l eliminazione dei componenti dell una e dell altra, per motivi di vendetta, più che di supremazia e controllo del territorio e delle attività illecite, si trascina da tempo. E sta registrando da mesi vittime in entrambi gli schieramenti. Ultimo in ordine di tempo è l omicidio di Felice Campanale, di 67 anni, ucciso il 28 agosto «fuori casa», nel quartiere Poggiofranco. Tornando ai quartieri Carrassi, Picone e San Pasquale, dopo l omicidio di Caracciolese e l arresto di Moretti, accusato del triplice omicidio in cui è stato ucciso Vitantonio Fiore, gli equilibri potrebbero presto cambiare. In questo pezzo di città i cui confini non sono sempre ben definiti, Cesare Diomede, 39 anni, figlio del presunto «mammasantissima» di Carrassi, Biagio Diomede, venne

3 ucciso in via Borrelli il 28 agosto del Due mesi più tardi, due assassini su una moto si presero la vita di Alessandro Marzio, presunto autista e guardaspalle di Diomede, sotto casa del padre in via dei Mille, a San Pasquale. Nei 17 mesi successivi tutti pensano che quei due morti ammazzati sarebbero stati gli ultimi e che il gruppo legato a Diomede e Marzio non sarebbe mai riuscito a rialzare la testa. Ma lo scorso 5 aprile, viene giustiziato in pieno giorno e tra la gente, in via dei Mille, Giacomo Caracciolese, 32 anni, sorvegliato speciale, considerato il nuovo «pezzo da novanta» di San Pasquale, sposato con una Milloni (altra famiglia «di rispetto» della mala) indagato per la morte di Marzio (per gli investigatori potrebbe aver avuto un ruolo anche nell omicidio Diomede), processato e assolto per l omicidio di Orazio Porro, 53 anni, vecchio malavitoso e collaboratore di giustizia. Si dice che Caracciolese avesse un carattere da duro e che forse fosse entrato in rotta di collisione con molta gente. Un mese e mezzo dopo, in via Piemonte, al confine tra il quartiere San Paolo e zona Cecilia, in territorio di Modugno, con una sventagliata di kalashnikov e con alcuni colpi di pistola è stata la volta di Vitantonio Fiore, 22 anni, Antonio Romito, 30 e Claudio Fanelli, ottobre INCHIESTA SULLA CRIMINALITA NEL BORGO ANTICO Qualche giorno prima il portavoce dei ristoratori della zona aveva lanciato l allarme sicurezza proprio sulle pagine di Repubblica Bari. È sempre lui, adesso, a tornare alla carica. «Quello he è accaduto è davvero preoccupante soprattutto per la dinamica: chiudere la porta per assacrare le persone dentro è una cosa che non era mai successa. Chi ha agito magari era sotto l effetto della cocaina che è il vero dramma di Bari. La coca corre a fiumi, è sotto gli occhi di tutti, e uando incontri questi personaggi che hanno appena tirato non ci puoi ragionare. Ora bisogna mostrare che c è una parte della città che non si arrende. La risposta immediata sarà in piazza alle 19 per un presidio di ristoratori e cittadini, se siamo in tanti faremo una fiaccolata e un corteo tra le vie del centro storico. Poi c è il dibattito sulle prospettive di Bari vecchia, è arrivato il momento di discuterne tutti insieme». Al di là del singolo seppur brutale episodio, infatti, è in ballo il futuro del borgo antico. I commercianti, da tempo, denunciano l assenza delle forze di polizia. «Non ci sono più pattuglie in giro di notte» lamentano i ristoratori che adesso chiedono un incontro con la prefettura e la questura di Bari per avere risposte serie. Ad accodarsi alle proteste è il presidente della Circoscrizione Murat, Mario Ferorelli. «Prima Bari vecchia, che era in mano alla criminalità, era presidiata dalle forze di sicurezza; piazza Ferrarese, piazza Mercantile, piazza Odegitria e tutta la muraglia erano pattugliate ntinuamente da carabinieri, finanza e polizia, adesso solo qualche vigile urbano non serve a niente. L aggressione della scorsa notte, così plateale e violenta, è solo la punta dell iceberg, la conseguenza di una situazione di totale abbandono. Manca attenzione e sembra sia stato delegato ai commercianti il ruolo di tenere sotto controllo la zona prosegue Ferorelli la fotografia di Bari vecchia ora è quella dei bambini che sfrecciano con i motorini tra le vie o delle pallonate violente contro le persone che camminano». Gli assessori della giunta miliano, però, non stanno a guardare. Rocco De Franchi, titolare del commercio, e Fabio Losito, assessore alle politiche giovanili, hanno incontrato già ieri alcuni commercianti di Bari vecchia. «Ci hanno proposto un progetto di telecamere a circuito chiuso spiega De Franchi proveremo a trovare tra le pieghe del bilancio qualche risorsa economica per, eventualmente, cofinanziare il progetto. Ovviamente tutto dovrà essere concordato con prefettura e forze di polizia». Le polemiche sul borgo antico, invece, non appassionano l assessore al Commercio. «Bisogna essere uniti per cercare soluzioni commenta De Franchi la polemica su chi ha fatto cosa e se Bari vecchia fosse migliore dieci anni fa lascia il tempo che trova perché siamo in campagna elettorale e ognuno cerca luce e visibilità. È più importante, invece, evidenziare che i giovani violenti sono pochi e residuali rispetto a tutti i 30enni che animano davvero la città. La violenza e l ignoranza non vinceranno». «Episodio gravissimo commenta Losito ci impegniamo a trovare fondi per la sicurezza, serve anche una rete di solidarietà tra commercianti». Sul caso interviene inoltre l assessore al Welfare, Ludovico

4 Abbaticchio. «Aggressione da condannare. L Artes cafè, sostenuto e voluto dalla nostra amministrazione e dal terzo settore come presidio educativo culturale a favore dell'inclusione sociale e del lavoro, è un simbolo e un esempio innovativo di come varie rappresentanze istituzionali contribuiscono a realizzare coesione sociale e lavoro». Il destino di Bari vecchia sarà al centro di un incontro-dibattito che i ristoratori vogliono organizzare. «Entro fine ottobre spiega Del Mastro vogliamo convocare cittadini e istituzioni nella sala Murat per discutere insieme le prospettive di questo pezzo di città». 13 ottobre ALLARME CRIMINALITA A CONVERSANO I fatti di cronaca di Conversano sono approdati sul tavolo del ministro dell Interno,. A chiedere lumi sulla escalation di crimini (gli omicidi di via Giusti e in villa Garibaldi, l incendio al Mercato ortofrutticolo e il ferimento di un pregiudicato) e a sollevare perplessità sulla foto del 2008, pubblicata da un giornale locale, che ritrae nel giorno dei festeggiamenti per la sua prima elezione il sindaco Giuseppe Lovascio insieme con il pregiudicato Nicola La Selva, detto «la pecora», è stato l on. Giuseppe L Abbate (M5S) di Polignano. «Chiediamo che il ministro venga messo a conoscenza dell intensificarsi di fenomeni criminosi a Conversano - afferma il parlamentare - La situazione non è più sostenibile e i dubbi sono molti, troppi. L obiettivo è e rimane quello di garantire la pubblica sicurezza a tutti i cittadini, prima che si instauri un clima di insano terrore che sinora non pare placarsi, come dimostrano gli eventi avvenuti nelle ultime settimane». La replica del sindaco Giuseppe Lovascio, che ha associato l iniziativa del M5S a quella del Pdl e dei partiti del centrosinistra all opposizione al Comune, non si è fatta attendere: «Ritengo che queste azioni siano studiate per colpire il sottoscritto e credo che non debbano preoccupare me a livello personale ma soprattutto i cittadini di Conversano che vengono danneggiati da tutte queste esternazioni che descrivono Conversano come la città che non è. Conversano è una città dove da sempre prevale il buon senso e la tranquillità, dove la criminalità non ha mai preso il sopravvento e mai lo prenderà». Solidarietà al primo cittadino è giunta dai partiti della maggioranza di centrodestra, dai consiglieri comunali di maggioranza e dalla giunta comunale (che hanno fatto affiggere in città anche dei manifesti) e da tante associazioni cittadine. Nella interrogazione il deputato M5S ha affermato ancora che «tranquillità e trasparenza devono essere assicurate alla popolazione conversanese perché, come diceva Weber, a fondamento delle leggi di una comunità vi è la sua conservazione, ovvero la sua sicurezza dinanzi ad atti criminosi e violenti». richiesto al ministro Alfano «quali provvedimenti intenda mettere in atto, anche attraverso la Prefettura di Bari nell ambito delle proprie competenze». I riflettori, secondo il deputato pentastellato, devono essere puntati sulla «regolarità, correttezza e legittimità delle attività e delle procedure amministrative come l affidamento di appalti pubblici, l assegnazione di alloggi popolari e di contributi economici anche in relazione ad eventuali condizionamenti e/o inquinamenti esterni». 16 ottobre SCATTA LA PAX MAFIOSA Il silenzio delle pistole fa gli affari più proficui. È la legge dei saggi, quella sperimentata in Sicilia ed importata in Puglia, a Bari, dove i clan hanno scelto di non farsi più la guerra. La pax mafiosa, estesa a tutta la città, sarebbe stata siglata una decina di giorni fa, in un incontro al quale avrebbero partecipato i capi di tutte le organizzazioni criminali del circondario barese. Un doppio incontro, in realtà: nel primo, di natura più ristretta, al quale avrebbero preso parte solo alcuni boss baresi, quelli storici e con un maggiore spessore criminale. Il gotha dei mafiosi avrebbe concordato di ammonire coloro che hanno il grilletto facile, garantendo in città quel silenzio così utile ai business illeciti, più gestibili quando le forze dell ordine sono distratte,

5 lontane dal territorio. E in quest ottica hanno poi convocato coloro che da anni sono in guerra, nello stesso tempo vittime e autori di vendette incrociate, nomi che richiamano intere famiglie e che si sono resi protagonisti di cruenti fatti di sangue. I Telegrafo e i Mercante, ad esempio, la cui scena è il quartiere San Paolo, i Campanale e i Lorusso, che dividono il rione San Girolamo. A questi ultimi in particolare, sarebbe stato rivolto l invito a sotterrare per il momento le armi, a dimenticare le vendette. Proprio a San Girolamo, infatti, nelle ultime settimane, gli investigatori avrebbero registrato movimenti sospetti. Il feroce omicidio del capoclan Felice Campanale, del 28 agosto scorso, nelle intenzioni degli affiliati, doveva essere vendicato con un azione eclatante. Per il momento rinviata. 24 novembre DOPPIA SPARATORIA AL S. PAOLO - PAX MAFIOSA INTERROTTA La sventagliata di proiettili che ha forato i vetri del terzo piano, in via don Carlo Gnocchi, stradina nel cuore del quartiere San Paolo, avrebbe potuto fare molto male. E lancia una nuova luce interpretativa sui recenti fatti di cronaca a Bari. I fori nei vetri della palazzina sono emersi ieri dalle più accurate indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Bari e fanno ritenere che il ferimento del giovane incensurato Emanuele Cisternino, colpito a un gluteo nella vicina zona Cecilia, fosse molto più che un avvertimento. Due episodi, avvenuti più o meno contemporaneamente ma che, emerge oggi, potrebbero essere stati uno la risposta all altro. Ed entrambi il segnale abbastanza chiaro che qualcosa negli equilibri del quartiere sta pericolosamente cambiando. Lì dove, in sostanza, negli ultimi tempi aveva governato il clan Misceo, la cui potenza si era notevolmente accresciuta, si sarebbero ora generate fratture e tentativi di minarne la leadership. Il 22enne ferito venerdì pomeriggio sarebbe infatti vicino al capoclan, così come uno degli occupanti di quella palazzina di via don Carlo Gnocchi. Il segnale, dunque, è che gli assetti stanno nuovamente cambiando in città, interrompendo quella pax mafiosa che per qualche tempo aveva fatto tacere le pistole. Fonti non investigative, infatti, parlano di un ennesimo episodio, fortunatamente senza feriti, avvenuto una settimana fa al quartiere Japigia, dove si sarebbe registrata una sparatoria. E intanto anche ieri sono state condotte alcune perquisizioni, nelle abitazioni di pregiudicati e sorvegliati speciali, ma anche nei locali e box di pertinenza dei gruppi malavitosi locali. Si cerca la pistola o la mitraglietta usata nell agguato a Cisternino, raggiunto dalla scarica di proiettili calibro 7,65, in via Sicilia. Il giovane, che si trovava in sella a uno scooter se l è effettivamente cavata con poco, considerata la gran quantità di proiettili esplosi contro di lui e ritrovati poi per terra dai carabinieri. Caduto dallo scooter, Cisternino è stato poi soccorso da qualcuno e accompagnato al pronto soccorso dell ospedale San Paolo, dove gli è stato estratto il proiettile. La dinamica, insomma, è ancora da chiarire, ma quel che appare chiaro invece è l assoluta estraneità di questo episodio da quello di 48 ore prima, in viale Japigia, dove è stato gambizzato il 59enne Teodoro Greco, incensurato di Sammichele di Bari. Chi ha sparato sette colpi contro Greco, all altezza delle gambe, non intendeva ucciderlo ma sicuramente dargli una lezione, che può essere letta in una chiave legata alla vita privata dell uomo. 25 novembre AL SAN PAOLO PER LA MALA ESERCITO DI RECLUTE In lotta per gli affari criminali 5 famiglie divise in 2 clan. I nuovi ragazzi di mala, incensurati, quasi insospettabili, cooptati, coinvolti, fagocitati da una camorra di quartiere che a San Paolo, San Girolamo, Japigia, Carbonara (quartieri ad alta disoccupazione e con un alto indice di

6 criminalità), Enziteto, Libertà, Picone e Carrassi offre loro scorciatoie e illusioni. Sono «giovani d onore» (non è un vero e proprio grado, piuttosto una etichetta che rappresenta un affiliazione «in fieri», in potenza ma non in atto) intruppati in un esercito invisibile di aggregati. La criminalità organizzata del San Paolo, smembrata, disarticolata, relegata ad una posizione marginale ora si sta rigenerando ed ha ripreso ad inglobare la vita di questi «ragazzi di bottega» che ancora non fanno parte delle famiglie di malavita ma che già riscuotono la fiducia dei padrini. Sono pronti a portare la «croce» per un picciotto d onore, per un camorrista di sgarro anche quando in ballo non c è solo la reputazione e una fedina penale immacolata, ma una pallottola che ti buca la pancia. Portava la «croce» il ventunenne Alessandro Marzio, assassinato nel 2011, una domenica di fine ottobre. Portava la croce per l amico e mentore (questo il rapporto descritto dagli investigatori) Cesare Diomede, 39 anni, ammazzato il 28 di agosto di quello stesso anno. Portava la croce, con ogni probabilità, anche Emanuele Cisternino, 22 anni, ferito a un gluteo venerdì pomeriggio al termine di una sparatoria stile Far West cominciata in via don Carlo Gnocchi e finita in via Sicilia. Non è stato ancora definito il ruolo avuto da questo giovane quasi del tutto incensurato (piccoli precedenti per reati minori) che, con ogni probabilità, era alla guida dello scooter dal quale è caduto dopo essere stato colpito. 13 dicembre BOOM DI FURTI E RAPINE A BARI ALLARME DEI C.C. Si impennano le rapine, aumentano i furti, mentre in compenso diminuiscono gli omicidi. Sono i dati sulla criminalità barese, raccolti dal comando provinciale dei carabinieri e diffusi ieri durante il consueto appuntamento per gli auguri natalizi alla presenza del comandante della Legione Puglia, generale Claudio Vincelli. Nei primi undici mesi del 2013 le rapine compiute nel circondario di Bari sono state complessivamente 1.370, con un aumento del 20,5 per cento rispetto alle commesse nello stesso periodo dello scorso anno. Il bilancio del 2013, ormai quasi al termine, è stato tracciato dal comandante provinciale, colonnello Rosario Castello, e da quello del reparto operativo, tenente colonnello Fabio Ottaviani. Dall analisi dettagliata dei principali reati commessi sul territorio salta all occhio come dato allarmante il forte aumento dei reati predatori, complice probabilmente la crisi economica che tocca ogni strato sociale della popolazione. Reati che per la loro peculiarità, toccano più da vicino la vita del cittadino comune e che minano, alle fondamenta, la relativa percezione di sicurezza. E se, dunque, le rapine sono aumentate del 20,5 per cento, salgono del 6,9 per cento i furti: quelli commessi da gennaio a novembre scorsi, mentre si fermano a 15 gli omicidi avvenuti durante l anno in corso. Paragonandoli quindi ai 18 del 2012, si può tranquillamente registrare un calo del 16,7 per cento del grave reato. «All aumento dei delitti consumati ha spiegato Ottaviani è corrisposto anche un aumento della risposta da parte delle forze dell ordine». I carabinieri hanno, infatti, arrestato persone rispetto ai del 2012 (10,2 per cento in più) e ne hanno denunciate rispetto alle dello scorso anno (9,2 per cento in più). In particolare, tra i soggetti colpiti da misure cautelari e i denunciati a piede libero, i militari hanno identificato presunti autori di furti, 397 rapinatori, 223 responsabili di estorsioni, 41 di usura e 16 accusati di omicidio.

7 13 dicembre CRISI ECONOMICA, FURTI E RAPINE. IL CRIMINE AVANZA Crisi economica e criminalità predatoria. Quella stretta connessione tra spreed, contrazione della spesa, riduzione del potere di acquisto e «l andamento della delittuosità» a Bari e provincia. La riduzione dell attività economica a livello locale ha prodotto come «effetto collaterale indesiderato» un aumento dei furti, delle rapine, presumibilmente delle estorsioni. Gli effetti delle condizioni economiche del territorio sulla criminalità si rispecchiano in quel più 20,5% riferito alla variazione percentuale del numero di rapine perpetrate in terra di Bari tra il mese di gennaio e quello di novembre. Alla voce «rapine», infatti, la banca dati delle forze di polizia lo scorso anno riportava la cifra (aggiornata al 30 novembre) di (su delitti complessivi). I «primi» undici mesi del 2013 hanno invece fatto registrare casi (su delitti). Entrando poi nella «specifica» si incontrano le rapine in abitazione (passate da 61 a 84, più 37,7%), in esercizi commerciali (da 242 a 259, più 7%), in strada (da 520 a 565, piì 8,7%), in banca o in ufficio postale (da 27 a 17, meno 37%). Volendo fare un passo indietro nel tempo è possibile osservare che in tutto il 2011 le rapine erano state 978, salite poi a nel 2012 con un incremento del 35,3%. Cifre che questo 2013, ancora più cupo quanto a congiuntura economica sfavorevole, ha superato nonostante manchi ancora dal computo complessivo il mese di dicembre. Stessa storia per i furti che tra gennaio e novembre di quest anno hanno raggiunto quota ossia + 6,9% rispetto ai dello stesso periodo del Entrando nel dettaglio, si registra una diminuzione degli scippi, passati dai 943 del 2012 ai 846 (meno 10,3%) ed i furti di mezzi pesanti (da 48 a 32, meno 37,9%), ma nel contempo anche un incremento dei borseggi (erano lo scorso anno, sono oggi 1.743, più 34%), dei furti in appartamento (passati da a 3.941, più 3,2), dei furti di moto (da a 1.292, più 3,8) e automobili (da a 6.123, più 5,1%). Alla fine del 2012, quindi compreso il mese di dicembre, i furti denunciati sono stati , ossia più 6,9% rispetto ai del Insomma nella «borsa dei reati predatori» il valore dello spread continua a salire. Focalizzando le dinamiche del mercato locale del lavoro e analizzando la risposta nel breve periodo della criminalità alle variazioni (negative) degli indici dell economia registrati nella provincia di Bari tra il 2011 e il 2013 (fino a novembre) ci si rende conto che una riduzione dell attività economica ha prodotto un aumento dei furti, delle rapine e presumibilmente anche delle estorsioni. Un dato che si deduce osservando il numero delle denunce. Nel 2012 (termine di paragone sempre i «primi» undici mesi) i casi di estorsione «conclamata» hanno raggiungo la cifra di 204 che quest anno è scesa a 137. Sono diminuite le querele ma da una serie di rilevatori sociali ed economici si deduce che il fenomeno continua a proliferare e crescere. L esaurirsi delle opportunità che rendano possibile l accesso diretto ad un mercato del lavoro legale fa diventare più attraente la possibilità di commettere un reato. La crisi incide sulle tipologie di reato che non richiedono specifiche abilità e dove l improvvisazione e una buona dose di incoscienza (intesa come irresponsabilità), sommate al bisogno impellente di «portare il pane a casa» creano nuovi malviventi. Gli effetti della crisi economica si fanno quindi sentire soprattutto sulla microcriminalità di tipo predatorio e sui cosiddetti «reati da bisogno». E se il rapporto tra crisi e crimine è meno stretto dove è più forte la criminalità organizzata è anche vero che in una provincia come quella di Bari le «famiglie di malavita» non detengono il monopolio dell illegalità e il controllo capillare del territorio. Tra le statistiche istituzionali è documentato un altro dato che può e deve essere collegato alla recessione. Sono 6 i casi di usura denunciati in tutto il 2012 saliti quest anno (ricordiamo ancora che mancano i dati di dicembre) a quota 10. La crisi ha acuito ulteriormente le sofferenze economiche e la disperazione personale di coloro che spinti dal bisogno si erano già messi nelle mani degli strozzini. Schiacciati da debiti, spreed, inflazione globale, crisi creditizia e dal crollo dei

8 mercato borsistici, hanno decisi di ribellarsi e denunciare i cravattari. 4 gennaio, 2014 DIA BARI: CLAN SULLA CITTA 16 GRUPPI IN AZIONE Sono 16 i clan che si spartiscono il territorio, le piazze dello spaccio e il racket delle estorsioni. A fotografare la nuova mappa criminale di Bari è la Direzione investigativa antimafia (Dia). Gli investigatori hanno ricostruito, quartiere per quartiere, la cartina geografica della malavita dopo gli arresti e i recenti conflitti che hanno ridisegnato gli equilibri tra le cosche. La presenza di più gruppi che spesso finiscono per condividere lo stesso rione o persino le stesse strade ha accentuato i contrasti: è questo uno dei principali motivi delle sparatorie che hanno insanguinato i quartieri San Paolo, San Pasquale e San Girolamo nel «La città di Bari - scrivono gli investigatori - continua ad essere interessata da una competizione interclanica finalizzata alla ridefinizione delle locali architetture criminali. Tale dinamica è talvolta sfociata in episodi cruenti, posti in essere con modalità eclatanti». Gli investigatori individuano 16 cosche diverse presenti su Bari, spesso più clan condividono lo stesso territorio. Ad esempio, nei rioni Carrassi e San Pasquale risultano esserci gli affiliati delle cosche Fiore-Risoli, Mercante-Diomede, Anemolo, Di Cosimo-Rafaschieri e Velluto. Cinque gruppi criminali diversi che si contendono gli affari illeciti e, inevitabilmente, finiscono per pestarsi i piedi. Non a caso le vie di San Pasquale sono stato teatro di diversi agguati mafiosi e quattro omicidi. Ma non è l'unica "convivenza" forzata, anche in altri rioni ci sono fibrillazioni causate dalla presenza contemporanea di più organizzazioni: a Madonnella si fronteggiano i pregiudicati che fanno capo ai clan Fiore-Risoli, Di Cosimo-Rafaschieri e Velluto; al San Paolo ci sono i gruppi Mercante-Diomede, Montani- Telegrafo e Strisciuglio; San Girolamo è conteso dagli Strisciuglio, Capriati, Rizzo, Lorusso e Campanale, gruppi che per rendersi più forti dei rivali creano e rompono alleanze a convenienza; persino la tranquilla Poggiofranco è "controllata" da cinque cosche diverse (Mercante-Diomede, Fiore-Risoli, Anemolo, Di Cosimo-Rafaschieri e Rizzo). Il gruppo che continua ad essere dominante è quello degli Strisciuglio, anche se negli ultimi quattro anni ha subito diverse defezioni provocate da decine di arresti da parte delle forze dell'ordine. Molti degli affiliati finiti dietro le sbarre, poi, hanno deciso di passare dall'altra parte della barricata, pentendosi e aiutando la Procura a portare a termine altre operazioni. Il clan di Domenico Strisciuglio, alias "Mimmo la Luna", continua comunque a controllare i quartieri Libertà, San Paolo, San Girolamo e Carbonara, oltre ad essere presente a Noicattaro e Molfetta. L'unica zona dove non si registrano scossoni è Japigia: il rione resta feudo impenetrabile di Savino Parisi e dei suoi alleati dei Palermiti. La Dia ha analizzato alcune situazioni considerate "più a rischio": nel quartiere San Pasquale c'è un «vuoto di potere - viene evidenziato - in cui vogliono inserirsi giovani emergenti e gruppi attualmente in secondo piano. Altro quartiere interessato da scontri armati è San Girolamo». A Carbonara e Ceglie del Campo, invece, «si registra una fase di equilibrio tra il clan Di Cosola e gli Strisciuglio, questi ultimi scompaginati da attività di indagine». E mentre Capriati e Strisciuglio «continuano a contendersi il controllo» di Bari Vecchia, «rimane statica la situazione nel quartiere Japigia controllato dai Parisi e Palermiti, attivi nel settore dell'usura e delle estorsioni, in particolare nei cantieri edili del capoluogo e dell'hinterland». 4 gennaio, 2014 UNA PENTITA RACCONTA:ADESSO DONNE AL COMANDO Donne al comando dei clan, mamme e mogli che gestiscono soldi e carichi di droga e armi in sostituzione degli uomini in carcere. E' quanto emerge da un'ampia inchiesta in corso da parte dell'antimafia e dalle parole di alcuni nuovi pentiti. Tra i collaboratori di giustizia che stanno aiutando gli investigatori a svelare i segreti delle cosche baresi c'è proprio una donna,

9 Faustina Iaccarini, interrogata dalla polizia e dalla Dda. La pentita, dopo aver ammesso di «aver fatto parte dell'organizzazione criminale denominata Montani-Misceo dal 2009 al dicembre 2012», aggiunge: «Mi occupavo di tenere la contabilità del clan, ovvero dei proventi rinvenenti dai traffici di droga ed estorsioni. Inoltre - fa mettere nero su bianco - mi occupavo del trasporto di armi del gruppo». E' un breve passaggio del verbale riassuntivo depositato dagli inquirenti all'ufficio gip-gup del Tribunale di Bari, un resoconto di quanto sta accadendo negli ambienti criminali. La Dda, partendo dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha avviato un'inchiesta sul ruolo attivo delle donne. Stando ai risultati dei primi accertamenti, quel che risalta è un sempre maggiore protagonismo delle compagne, mogli e mamme dei boss e dei luogotenenti delle cosche. Sono loro, infatti, a gestire la contabilità, a preoccuparsi di garantire il sostentamento dei pregiudicati che si trovano in carcere e delle loro famiglie e non solo. Si occupano, direttamente o indirettamente, del trasporto delle armi clandestine e delle sostanze stupefacenti, spesso sono loro stesse a recarsi in Campania, ad esempio, per acquistare la droga e portarla in Puglia. Un dettaglio rivelato da un'altra collaboratrice di giustizia, Angela Raggi, moglie dell'ex boss degli Strisciuglio, Giacomo Valentino, a sua volta pentitosi.

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