Edgar Morin La testa ben fatta. Riforma dell insegnamento e riforma del pensiero

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1 Palazzo San Gervasio 22 aprile 2015 Edgar Morin La testa ben fatta. Riforma dell insegnamento e riforma del pensiero Mario Coviello

2 Nel Prologo, Edgar Morin tiene, anzitutto, a precisare che la complessità non è una pozione magica che risolve tutti i mali dello spirito! Piuttosto, essa è la sfida che deve essere sempre raccolta da ogni uomo ragionevole!

3 L insegnamento per Edgar Morindeve essere un insegnamento educativo!

4 la missione dell insegnamento educativo è di trasmettere non del puro sapere, ma una cultura che permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere: essa è nello stesso tempo una maniera di pensare in modo aperto e libero

5 per E.Morin, i saperi sono disgiunti : da una parte, le discipline; dall altra, le realtà e i problemi!

6 Tale disgiunzione provoca che: -gli insiemi complessi -le interazioni (e le retroazioni) fra le parti e il tutto -le entità multidimensionali -i problemi essenziali DIVENTANO INVISIBILI

7 La iperspecializzazione -sostiene Edgar Morinframmenta il globale in piccole particelle e, al contempo, dissolve l essenziale! Ma i problemi -se essenziali!- non sono mai frammentari, e i problemi globali sono sempre più essenziali!

8 Detto ciò, dobbiamo riconoscere che la SEPARAZIONE DELLE DISCIPLINE rende incapaci di cogliere ciò che è tessuto insieme, cioè il COMPLESSO

9 E.MORIN: v è complessità quando sono inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto ( ) e quando v è un tessuto interdipendente, interattivo e inter-retroattivo fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti

10 Per Edgar Morin, l intelligenza che sa soltanto separare spezza il complesso del mondo in frammenti disgiunti, fraziona i problemi, unidimensionalizza il multidimensionale. Atrofizza le possibilità di comprensione e di riflessione, eliminando le possibilità di un giudizio correttivo o di una visione a lungo termine.

11 L inadeguatezza dell intelligenza a trattare i problemi più gravi costituisce una delle difficoltà maggiori che dobbiamo affrontare. Infatti, più i problemi diventano multidimensionali, più si è incapaci di pensarli in tal modo! Più la crisi progredisce, più progredisce l ncapacità a pensarla! Più i problemi diventano planetari, più diventano impensati!

12 Sostiene E. Morin: un intelligenza incapace di considerare il contesto ed il complesso planetario rende ciechi, incoscienti ed irresponsabili!

13 Gli sviluppi disciplinari delle scienze non hanno prodotto soltanto conoscenza, delucidazioni e vantaggi (per es., la divisione del lavoro), ma anche ignoranza, cecità ed inconvenienti (come quelli della superspecializzazione, della compartimentazione e del frazionamento del sapere)!

14 La cosa grave è che il SISTEMA DI INSEGNAMENTO invece di opporre correttivi a tali sviluppi, OBBEDISCE LORO!

15 Il SISTEMA DI INSEGNAMENTO sin dalle prime classi insegna : ad isolare gli oggetti dal loro ambiente a separare le discipline piuttosto che a riconoscere le loro solidarietà a disgiungere i problemi e non a collegare/integrare a ridurre il complesso al semplice a separare ciò che è legato a scomporre e non a comporre ad eliminare tutto ciò che porta disordine e contraddizione nell intelletto

16 Il pensiero che taglia, che isola, permette agli specialisti di ottenere risultati eccellenti nei loro settori e di cooperare efficacemente in settori non complessi di conoscenza (per es., quelli relativi al funzionamento delle macchine artificiali), ma, purtroppo, tale logica viene estesa alla società ed alle relazioni umane, ignorando tutto ciò che è soggettivo, affettivo, libero e, quindi, creatore!

17 Tale forma di insegnamento fa perdere ai giovani l attitudine a contestualizzare i saperi e a saperli integrare nei loro insiemi

18 L attitudine a contestualizzare e ad integrare è, invece, una QUALITA FONDAMENTALE della mente umana. Bisogna, quindi, SVILUPPARLA piuttosto che atrofizzarla

19 Tra l altro, c è da tener conto anche dell espansione incontrollata del sapere! ELIOT diceva: ma dov è la conoscenza che perdiamo nell informazione?

20 Ribadiamo, allora, che la conoscenza è conoscenza solo in quanto ORGANIZZAZIONE, solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni!

21 Le conoscenze frammentate servono soltanto per utilizzazioni tecniche. Non riescono a coniugarsi per nutrire un pensiero che possa considerare la condizione umana nel suo contesto!

22 Ed ELIOT aggiunge: dov è la saggezza che perdiamo nella conoscenza?. Infatti, noi non riusciamo ad integrare le nostre conoscenze, per indirizzare le nostre vite!

23 E, dunque, assolutamente necessario considerare: L informazione come materia prima che la conoscenza deve padroneggiare e integrare La conoscenza come ciò che deve essere costantemente rivisitato e riveduto dal pensiero Il pensiero, oggi più che mai, come il capitale più prezioso per l individuo e per la società

24 L indebolimento di una percezione globale conduce all indebolimento della solidarietà (poiché ciascuno percepisce solo il legame organico con la propria città)!

25 Si assiste, così, ad un deficit democratico! Il sapere diventa esoterico ed anonimo! E il cittadino perde il diritto alla conoscenza (globale)!

26 Più la politica diventa tecnica, più la competenza democratica regredisce!

27 Mentre l esperto perde la capacità di percepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto alla conoscenza!

28 Allora, RIFORMA DEL PENSIERO! Solo essa consentirebbe il pieno impiego dell intelligenza, purché essa sia non programmatica, ma paradigmatica, per recuperare l attitudine ad ORGANIZZARE LA CONOSCENZA!!!

29 La Riforma dell insegnamento riconduca alla riforma del pensiero e viceversa!

30 Juan de Mairena: La finalità della nostra scuola è di insegnare a ripensare il pensiero, a de-sapere ciò che si sa e a dubitare del proprio stesso dubbio, il che è l unico modo di cominciare a credere in qualcosa.

31 Di conseguenza, lo sviluppo dell attitudine a contestualizzare e globalizzare i saperi diviene un imperativo dell educazione.

32 Il problema non è tanto di aprire le frontiere tra le discipline, ma di trasformare ciò che genera le frontiere: i principi organizzatori della conoscenza!

33 Si ha necessità di un pensiero capace di: Cogliere che la conoscenza delle parti dipende dalla conoscenza del tutto e viceversa Riconoscere e trattare i fenomeni multidimensionali, invece di isolare in modo mutilante ciascuna delle loro dimensioni Riconoscere e trattare le realtà che sono al contempo solidali e conflittuali (come la stessa democrazia, sistema che si nutre di antagonosmi mentre li regola) Rispettare il diverso pur riconoscendo l uno

34 Ad un pensiero che isola e separa si dovrebbe sostituire un pensiero che distinge e unisce. Ad un pensiero disgiuntivo e riduttivo occorrerebbe sostituire un PENSIERO DEL COMPLESSO

35 COMPLEXUS: Ciò che è tessuto insieme

36 I sette principi di un pensiero che interconnetta : Il principio sistemico (il tutto è più della somma delle parti) Il principio ologrammatico (sembra un paradosso,alle organizzazioni complesse evidenziano anche che il tutto è iscritto nella parte) Il principio della retroazione (feedback) che rompe lo logica della causalità lineare Il principio dell anello ricorsivo (gli uomini producono la società mediante le loro interazioni, ma la società in quanto globalità emergente produce l umanità di questi individui portando loro il linguaggio e la cultura) Il principio dell autonomia/dipendenza (gli umani sviluppano la propria autonomia dipendendo dalla cultura) Il principio dialogico (che unisce i principi che a prima vista paiono elidersi a vicenda: vita/morte; ordine/disordine...) Il principio della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza.

37 La missione dell insegnamento : Fornire una cultura che permetta di distinguere,contestualizzare,globalizzare, affrontare i problemi multidimensionali, globali e fondamentali; Preparare le menti a rispondere alle sfide che pone alla conoscenza umana la crescente complessità dei problemi; Preparare le menti ad affrontare le incertezze in continuo aumento, facendo conoscere la storia incerta dell umanità e favorendo l intelligenza strategica e la scommessa per un mondo migliore; Educare alla comprensione umana fra vicini e lontani; Insegnare l affiliazione all Italia, alla sua storia, cultura,cittadinanza repubblicana e di seguito, alla Francia, alla Spagna.all Europa, al mondo per Insegnare la cittadinanza terrestre insegnando l umanità nella sua comunità di destino caratteristica dell era planetaria nella quale tutti gli esseri umani sono posti a confronto con gli stessi problemi vitali e mortali.

38 Le cinque Finalità educative Sono legate fra loro e devono nutrirsi a vicenda: La testa ben fatta ci fornisce : L attitudine a organizzare la conoscenza L insegnamento della condizione umana L apprendistato alla vita L apprendistato all incertezza L educazione alla cittadinanza per lo sviluppo della democrazia cognitiva.

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