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1 Centro Internazionale Crocevia Mercato interno e allevamento contadino. L'impatto delle gestioni associate degli allevamenti sul mercato interno in Italia Chiara Pierfederici in collaborazione con Eleonora Amelio Questa attività è stata realizzata con il contributo finanziario della Commissione Europea - DCI-NSAED/2010/ Il contenuto dell'attività è responsabilità esclusiva di Crocevia e non riflette la posizione dell'unione Europea. 1

2 Indice Introduzione p. 3 Capitolo 1 Il settore avicolo in Europa 1.1 L Europa nel contesto internazionale p Il consumo di carne avicola nell UE p. 15 Capitolo 2 Il mercato avicolo in Italia 2.1 La produzione di carne avicola in Italia p Il consumo di carne avicola in Italia p. 24 Capitolo 3 L impatto delle gestioni associate degli allevamenti avicoli sul mercato interno in Italia 3.1 I contratti di soccida: definizione e ambiti di applicazione p Come il contratto di soccida tende ad influenzare i rapporti tra produttori, p. 33 industrie di trasformazione e Grande distribuzione organizzata Conclusioni p. 37 Bibliografia p. 40 2

3 INTRODUZIONE Come ha fatto notare giustamente Corrado Giacomini 1, il settore avicolo in Italia, e principalmente quello della carne di pollo, presenta a livello di produzione delle forti carenze dal punto di vista organizzativo e operativo. Al contrario, a livello di trasformazione, macellazione e produzione di mangimi il settore appare fortemente integrato. Poche grandi aziende, AIA, Amadori e altre cinque, insieme ai grandi gruppi della distribuzione organizzata, detengono il monopolio nel resto della filiera. Se siamo in presenza di allevatori singoli, i rapporti economici tra queste realtà sono regolati attraverso i contratti di soccida (semplice, parziaria, con cessione di pascolo), disciplinati dal Codice civile. Se in presenza di contratti stipulati nel quadro della normativa relativa al decreto legislativo del 2005, sono soggetti alla normativa ivi disciplinata 2. In entrambi i casi, l allevatore o gli allevatori, perdono sostanzialmente la loro autonomia gestionale, sebbene compensata dalla diminuzione del rischio d impresa: Nel bene e nel male l allevatore scrive Giacomini- è quindi costretto a seguire le strategie produttive impostate dai pochi grandi gruppi, che operano nella posizione di soggetto integrante, presenti nel nostro paese 3. E evidente che la perdita dell autonomia imprenditoriale dell allevatore porta con sé la perdita del potere di mercato e la capacità di influire efficacemente sulla catena del valore dei prodotti. Non è un caso che, all interno dei contratti di soccida si legga all inizio del contratto, nella parte dove si parla del luogo di allevamento che «Spetta al soccidante la direzione dell allevamento da esercitare secondo le regole della buona tecnica che lo governa» 4, o che il prezzo pattuito nel sistema di conteggio delle quote di riparto, venga stabilito a priori, indipendentemente dal fluttuare dei costi di produzione 5 e venga determinato, spesso, in base al tipo di rapporto e di 1 Giacomini C., Introduzione, in La Filiera agricola del Veneto, Ed. Veneto Agricoltura 2005, p.7. 2 Canfora I., I contratti di coltivazione, allevamento e fornitura, in Rivista di diritto alimentare, Anno VI, n.3, Luglio-Settembre 2012, p Giacomini C., Introduzione, in La Filiera agricola del Veneto, cit., p.7. 4 Ivi, Allegato 1, p Ivi, p Quando, infatti, si analizza l andamento dei prezzi delle carni, questo non incide in alcun modo sui margini di profitto dell allevatore. Se, infatti, come scrive Giacomini, quando parliamo di redditività della produzione di carne di pollo, ad esempio, «la differenza tra costo di produzione e prezzo di mercato dovrebbe dare la misura, * + della redditività dell attività di allevamento del pollo», tuttavia, «per l allevatore integrato non è cambiato nulla malgrado l andamento dei prezzi di mercato perché * + il prezzo di cessione dei polli per il calcolo della quota di riparto, tenuto conto dell indice di conversione, è stato fissato * + nei contratti maggiormente diffusi (e cioè il contratto di soccida n.d.r.)», in Giacobini C., Contratti di integrazione e mercato avicolo, in La filiera avicola del Veneto, cit., p

4 potere contrattuale che l azienda integrante intrattiene con la grande distribuzione. Ciò vuol dire che: l industria integrante in questi anni non solo ha concorso a dimensionare l allevamento all andamento della domanda, ma ha proceduto alla selezione degli stessi soccidari, di cui determina e controlla la tecnologia di allevamento, per garantirsi un livello dei costi di produzione compatibile con l andamento dei prezzi nella fase della distribuzione all ingrosso 6. Il settore dell allevamento, e in particolare quello avicolo dove la presenza dei contratti di soccida è accentuata, è dunque il settore in cui si determina maggiormente il fenomeno dell'impatto delle gestioni associate sul mercato interno. Il sistema di allevamento è fortemente ancorato alle leggi del mercato della domanda, della concorrenza tra aziende produttrici e Grande distribuzione, e ne determina i modi di produzione sia a livello locale, sia a livello nazionale. Nel 2008 il deputato Dozzo presentò alla Camera una proposta di legge sulla cessazione dell applicazione die contratti di soccida nel settore avicolo e l introduzione di nuovi modelli contrattuali. Il deputato faceva notare come, secondo l art. 2170del c.c. la soccida è il contratto con cui due persone si associano per l allevamento e lo sfruttamento del bestiame al fine di ripartirne l accrescimento e gli altri prodotti utili che ne derivano, ne discende che, entrambi i contraenti sono tenuti ad assumersi i rischi connessi allo svolgimento dell attività di allevamento, in proporzione alle quote conferite. Il crescente ricorso negli ultimi anni ai contratti di soccida nella regolazione dei rapporti contrattuali finalizzati a realizzare integrazioni verticali all interno delle filiere zootecniche ha contribuito a far sì che, in molti casi, lo stesso contratto venisse utilizzato non tanto per instaurare un vero rapporto di tipo associativo, bensì per coprire vere e proprie prestazioni di servizi. Ciò ha contribuito a determinare, sottolineava il deputato, «un significativo mutamento dei ruoli e degli 6 Ivi, p A questo proposito cfr., quanto affermato in una intervista da Fabio Martini, presidente dell azienda omonima Martini, produttrice di carne suina: «La soccida ha un origine antica e che si è evoluta nel corso degli anni. La formula attuale dà garanzie ad entrambi i protagonisti del contratto. Ritengo che oltre l 80% del nostro patrimonio suinicolo allevato sia in soccida. Noi siamo proprietari dei riproduttori * +». Rispetto ai vantaggi che a suo avviso può avere il soccidario e rispetto al fatto di divenire un mero esecutore così afferma: «Gli allevatori che producono meglio, che dimostrano i migliori indici di conversione e le mortalità più basse, ottengono migliori liquidazioni. Perciò ogni allevatore ha il campo libero per migliorare la conduzione del proprio allevamento e incrementare gli indici. E tutto a suo vantaggio. Un altro lato positivo è che non si accolla i rischi del mercato, perciò può pianificare gli investimenti sulla base di entrate abbastanza fisse. Allo stesso modo noi ci teniamo stretti i migliori allevatori e ogni anno abbiamo un ricambio (i contratti solitamente durano un anno, n.d.r.): chi non dà i risultati attesi deve migliorarsi e se le condizioni negative persistono, siamo costretti a sostituirlo con un altro» in Riciputi C., Costi troppo elevati, garanzie solo dalla soccida, maggio 2013, consultato il 5 giugno

5 equilibri contrattuali e, quindi, della distribuzione del valore all interno delle filiere zootecniche, dove la componente agricola è andata progressivamente indebolendosi». Tale fenomeno, sebbene generalizzato, trova tuttavia le sue più acute espressioni nel settore avicolo, dove il ricorso alla soccida ha anche trovato la sua più ampia diffusione. Secondo Dozzo, a fronte di una situazione di questa natura, ne discendeva che tutte le decisioni di natura strategico-imprenditoriale sono appannaggio del soccidante, mentre l allevatore perde, di fatto, il suo carattere di imprenditore e si trasforma in un lavoratore per conto terzi al quale non è richiesta, Né consentita, alcuna autonomia decisionale. Poiché i soccidanti sono sempre più spesso rappresentati da soggetti oligopolisti che detengono il mercato dei fattori produttivi e che sono fortemente presenti anche nelle fasi a valle dell allevamento, il soccidario si è trovato rapidamente schiacciato, sia a monte sia a valle, con il risultato di vedere, da un lato, erosi i propri margini e, dall altro lato, accresciuti i rischi 7. Nella prima e seconda parte abbiamo cercato, dunque, di inquadrare, attraverso i dati forniti dalla Fao, da Eurostat e dall Istat, a livello europeo e nazionale il volume di produzione di carne avicola, il volume degli scambi commerciali e di consumo, cercando di evidenziare quanto il settore sia importante nel generale panorama della produzione alimentare, e quanto incida sul PIL nazionale se considerato insieme a tutti quei settori che, direttamente o indirettamente, sono legati ad esso. Nella terza parte ci siamo concentrati sull impatto che le gestioni associate degli allevamenti avicoli, e in particolare dei polli, hanno sul mercato interno italiano affrontando il tema dei contratti di soccida che regolano i rapporti tra allevatori e grandi aziende di trasformazione e di distribuzione e come questi tendano ad influenzare i sistemi di allevamento e produzione. Le ragioni di tale studio affondano le proprie radici nella sempre più crescente importanza relativa del settore avicolo sul generale complesso delle carni prodotte e commercializzate a livello mondiale, che vede come leader del settore Stati Uniti, Cina, Brasile ed Unione Europea con l aggiunta, negli ultimi anni, della Thailandia. E' evidente come in un sistema economico complesso, quando parliamo di sistemi di produzione non possiamo non tener conto delle dinamiche del mercato globale e locale, della tipologia di relazioni che si instaurano tra i soggetti protagonisti del mercato e di tutti quegli aspetti che direttamente o indirettamente sono legati ad essi, pur nella loro totale diversità in termini di potere di mercato. I contratti di soccida, pur essendo uno dei tanti aspetti 7 Proposta di legge del deputato Dozzo, presentata il 13 maggio 2008 alla Camera dei Deputati. La proposta di legge si intitola: Cessazione dell applicazione dei contratti di soccida nel settore avicolo e introduzione di nuovi modelli contrattuali volti a favorire l integrazione verticale all interno delle filiere avicole, in 5

6 qualificanti i rapporti tra mercato e produzione, rappresentano sicuramente uno degli strumenti più importanti che il mercato utilizza al fine di far corrispondere la produzione alle logiche della domanda ed alle modalità di commercializzazione che garantiscono il più alto livello di profitto. CAPITOLO 1 Il settore avicolo in Europa 6

7 1.1 L Europa nel contesto internazionale La carne avicola è la più consumata al mondo. La produzione avicola si concentra essenzialmente sull allevamento di polli (circa il 70%). Nel 2012 la produzione mondiale di carne di pollo ha raggiunto gli 83 milioni di tonnellate, con un aumento del +2,8% rispetto al 2011 e del +53% se consideriamo gli ultimi anni. Il primo produttore è gli Stati Uniti, seguiti dalla Cina e dal Brasile. Rispetto a 10 anni fa i paesi emergenti hanno fatto registrare i migliori andamenti: Russia (+466%), Argentina (+203%), Turchia (+142%), India (+126%) e Brasile (+70%) 8.Si tratta di un settore importante che ha conosciuto un sostanziale aumento negli ultimi dieci anni rispetto ala produzione di carne rossa, e che per tale ragione è passata dagli anni novanta in poi da un allevamento di tipo rurale a uno di tipo intensivo, caratterizzato da un forte livello di integrazione verticale per cui la produzione è basata su contratti con gli allevatori e controllata a monte e a valle dalle industrie avicole che di fatto controllano tutta la filiera. Per quanto riguarda l Europa, la Fao ha stimato che nel 2012 la produzione è aumentata del 2,5% rispetto all anno precedente, collocandosi al quarto posto tra i primi produttori mondiali dopo Stati Uniti, Cina e Brasile. Questi quattro, messi insieme, rappresentano il 75% della produzione mondiale 8 Fonte ISMEA, consultata il 14 gennaio

8 9 L Europa si colloca invece al terzo posto, dopo Stati Uniti e Cina, come paese esportatore, 10 9 Produzione avicola nei principali paesi di produzione, tabella tratta da Basile C.G., Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunicole. Produzione e consumo anno 2012, Ersaf (Ente Regionale per i servizi all agricoltura e alle foreste), 2012, p Principali paesi esportatori di carne avicola, ivi, p

9 e sempre al terzo posto come paese importatore 11 Per quanto riguarda i consumi, questi riflettono le posizioni assunte dai rispettivi paesi produttori, per cui l UE nuovamente occupa il terzo posto Principali nei paesi importatori di carne avicola, ivi, p Consumo di carne avicola nel mondo, ivi, p.62. 9

10 Dati sulla produzione di carne avicola in Europa In generale, la produzione di carne considerate nel loro insieme in Europa tra il 2011 e il 2012 ha fatto registrare un calo importante. Tuttavia, per quanto riguarda la produzione e il consumo di carne di pollo, secondo quanto riportato da Eurostat «poultry meat production was 2.3 % higher in 2012 than in 2011, reaching an estimated 12.5 million tonnes inthe EU 28» Dati Eurostat, Agricolture, Forestry and fishery statistics, 2013 Edition, pp , cfr, inoltre i grafici a pagina

11 14 Andando ad analizzare la situazione all interno dei paesi comunitari, possiamo osservare come i paesi che svolgono un ruolo di leadership nell Europa dei 27 nella produzione sono: Francia con il 13,6%, al primo posto, Inghilterra 12,8%, Polonia12,4%, Germania 11,4%, Spagna 11%. L Italia occupa il quinto posto con il 10% 15. Francia, Regno Unito, Polonia, Germania, Spagna e Italia rappresentato il 10-14% della produzione totale di pollame in UE-28 nel L'aumento della 14 Paesi produttori nell UE, tabella tratta da Basile C.G., Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunicole. Produzione e consumo anno 2012, cit., p Dati Eurostat, Agricolture, Forestry and fishery statistics, cit., pp

12 produzione di carne di pollo per i soggetti UE-28 nel 2012 è stata determinata da un'espansione della produzione in Polonia (con un aumento del 11,8% rispetto al livello del 2011 insieme a Ungheria, Romania e Lituania, sono diventati temibili concorrenti interni avendo visto crescere la loro produzione rispettivamente dello 7,5%, 6,4% e 8,1% 16 ). E da notare come la Francia, pur conservando il primato, negli ultimi 3 anni abbia progressivamente perso quota, segnando al 2012 un 1,4%. Al contrario, il Regno Unito ha aumentato la propria produzione tra il 2011e il 2012 del 3,2%. L Italia stessa ha fatto registrare un aumento pari al 3,2% mentre è interessante notare che la produzione in Germania è aumentato per il 12 anno consecutivo, anche se per soli tonnellate (corrispondente ad un aumento del 0,2%) nel Prezzi I prezzi sono aumentati, tuttavia la carne avicola rimane molto competitiva: the spike in the price of eggs -scrive il rapporto di Eurostat del could be linked to a shortage of supply. A comparison of EU 27 deflated output prices between 2005 and 2012 reveals overall price increases of 1 6 % for milk, pigs, and sheep and goats, while prices rose faster for cattle (15.0 %) and poultry (18.4 %) 17. Dal 2005 i prezzi del pollame e delle uova in particolare, sono aumentati sensibilmente, con un crescendo costante fino ad un picco registrato nel Le esportazioni verso paesi terzi Per quanto riguarda le esportazioni verso paesi terzi, si registra nel 2012 rispetto al 2011 un aumento del 3,5%. In particolare, i paesi europei che hanno fatto registrare un aumento importante tra il 2011 e il 2012 sono stati Olanda, Germania, Belgio, Ungheria e Polonia. I paesi verso cui si esporta maggiormente sono: Russia, Africa, Medio Oriente, Asia. 16 Tabella tratta da Basile C.G., Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunicole. Produzione e consumo anno 2012, cit., p Ivi, p. 61. Cfr., inoltre, il grafico riportato nel Rapporto di Eurostat cit., p

13 18 Le importazioni Per quanto riguarda, invece, le importazioni da paesi terzi, rispetto al 2011 la percentuale è rimasta sostanzialmente la stessa (-0,5%), mentre sono cambiati i paesi di riferimento: nel 2012 le importazioni dal Brasile sono diminuite del 5,4%, mentre sono aumentate quelle verso la Thailandia con un aumento del 9,7%.Rispetto al primo dato, questo sta a significare che l Europa dei 27, con l entrata dei nuovi paesi, ha diminuito sensibilmente le importazioni garantendo un forte auto approvvigionamento e garantendo in questo modo un miglioramento del saldo commerciale. Lo spostamento delle importazioni dal Brasile alla Thailandia è dettato dal fatto che il Regno Unito importa dal paese asiatico circa il 66% della carne avicola. 18 Esportazione dell UE verso i paesi terzi, Tabella tratta da Basile C.G., Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunicole. Produzione e consumo anno 2012, cit. p. 64. Leggiamo sul rapporto Eurostat «The volume of animal output fell by 0.5 % in the EU 28 between2011 and There was a reduction in the volume of sheep and goat production (-2.2 %), cattle production (-2.1 %) and pig production (-1.8 %), although poultry production rose by 2.6 %.There was little change in the volume of milk production in theeu 28 in 2012 (+0.3 %), while there was a reduction of 1.6 % in the volume of egg production». Dati Eurostat, p

14 19 Previsioni 2013 Sebbene nel settore avicolo risulta difficile fare delle previsioni, essendo breve il ciclo produttivo, Nel settore avicolo, è difficile fare previsioni, tenendo conto del breve ciclo produttivo, tuttavia si stima che la domanda interna e l esportazione dovrebbero aiutare l aumento della produzione. E evidente che tale aumento dipenderà dalla capacità dei produttori di essere concorrenti a livello internazionale, sia sul piano dei costi di produzione, sia anche dall adozione di strategie industriali che puntano su una maggiore differenziazione del prodotto per poter penetrare in segmenti del commercio a maggiore livello di valore aggiunto. In ogni caso si stima per il 2013un aumento dell esportazione del 2,5%,mentre l importazione aumenterà del 4,1%per effetto dell aumento dei consumi Importazioni da paesi terzi, tabella tratta da Basile C.G., Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunicole. Produzione e consumo anno 2012, cit., p Previsioni 2013, ivi, p

15 1.2 Il consumo di carne avicola nell UE Per quanto riguarda il consumo, nel 2012 è aumentato dell 1,3% rispetto al 2011, parallelamente al calo dei consumi delle carni bovine. Il consumo pro capite annuo è di circa 25Kg. LA percentuale di consumo all interno dei singoli paesi rispecchia quella dei rispettivi paesi produttori. Così si può affermare che i maggiori consumatori di carne avicola sono la Francia, il Regno Unito, la Spagna. L Italia ha mantenuto un livello di consumo sostanzialmente stabile negli ultimi due anni. 21 A fronte di quanto sopra riportato, possiamo dire che il settore dell allevamento avicunicolo occupa una fetta importante del settore dell allevamento, sia in termini di produzione sia di flussi commerciali. Nonostante fatichi ad essere competitiva dal punto di vista dell esportazione rispetto ai paesi leader come USA, Brasile e Cina, anche per svantaggi nei costi di produzione dovuti alle più rigide normative in materia di sicurezza e salubrità degli alimenti, o allo svantaggio nel rapporto dollaro/euro, tuttavia riesce a mantenere un discreto volume di scambio commerciale per cui le esportazioni rispetto alle importazioni sono aumentate. Continua ad essere autosufficiente nell approvvigionamento (con un aumento della produzione del 2,3% 22 e un aumento della sua capacità di auto approvvigionamento dello 0,4% rispetto al 2011), soddisfacendo in modo adeguato l aumento di domanda interna. 21 Ivi, p Dati Eurostat, Agricolture, Forestry and fishery statistics, cit., p.85. Nella pagina precedente si può vedere dal grafico, quanto sia aumentata dal 2005 la produzione di carne di pollo rispetto alle altre carni. 15

16 In generale, l aumento della produzione di carne avicola, e in particolare della carne di pollo, è dovuto principalmente alla efficace risposta che il comparto ha saputo dare alla domanda interna. Nello specifico, è andata sviluppandosi in modo crescente la capacità di diversificare i vari segmenti a maggiore valore aggiunto con prodotti di III e IV gamma, fino a potenziare in misura crescente il settore della v gamma. 16

17 Capitolo 2 Il mercato avicolo in Italia 2.1 la produzione di carne avicola in Italia 23 Come possiamo notare dalla tabella precedente, la macellazione di carne avicola in Italia è aumentata complessivamente dello 1,9%. Il pollo rappresenta l 89% sul totale della carne, seguito dai tacchini al 5% e dalla selvaggina con il 4% Tabella sulla macellazione avicola in Italia nel 2012 tratta da Basile C.G., Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunicole, cit., p

18 Ibidem. 25 Ivi,p Macellazione avicola in Italia, Ivi, p

19 pollo tacchino faraona, oca ecc 27 Dal grafico, possiamo notare come il 57% della carne avicola è rappresentata dalla carne di pollo, il 30% da carne di tacchino, e la percentuale rimanente, il 13% da altre carni avicole come oca e faraone. Secondo i dati INEA, l Italia è autosufficiente per il 107% della produzione di carne avicola, producendo 1,7 milioni di tonnellate di pollame per un valore di 2,6 miliardi di euro. Sul totale della produzione degli allevamenti, la carne avicola rappresenta il 22%, e il 14% sul totale degli allevamenti da carne e il 4% sul valore prodotto dall intera agricoltura. Questo vuol dire che esso costituisce un settore importante nel comparto della produzione di carne, contribuendo sensibilmente sul PIL nazionale se associato a tutti gli altri settori a lui collegati (industrie di mangime, di confezionamento, per fare alcuni esempi). Le imprese della filiera avicola sul territorio nazionale sono circa 6200, di cui il 43% è costituito da allevamenti di polli, il 12% di tacchini, l 11% di altri avicoli e un 33% è costituito da imprese con galline ovaiole. Sempre secondo i dati INEA, l intera filiera è costituita da 173 macelli, 497 imprese di prima lavorazione e 20 imprese di seconda lavorazione, mentre la lavorazione delle uova presenta circa imprese tra centri di imballaggio e laboratori di pastorizzazione. Tutta l industria alimentare avicola nel suo insieme, fattura quasi 4 miliardi di Euro e rappresenta il 3.5% del totale dell industria alimentare. 27 Produzione avicola italiana dati Marzo 2013, tratti da Il settore avicolo si presenta, Provincia di Forlì-Cesena, Assessorato politiche agroalimentari. 19

20 28 28 Cartina tratta da ivi, p.2. 20

21 Gli scambi commerciali interni ed esterni Sebbene le esportazioni nel 2012 siano diminuite del 13,5%, rispetto al 2011, tuttavia la bilancia commerciale rimane positiva poiché le importazioni, pur aumentate del 38,9%, rimangono inferiori alle esportazioni. Anche in Italia, la filiera avicola con i suoi 5,7 miliardi di fatturato del 2012 e una produzione di mila tonnellate (+2% rispetto al 2011), sta dimostrando forti doti anticicliche, che le consentono di produrre ricchezza e lavoro nonostante il difficile contesto economico degli ultimi anni. Oggi si contano quasi imprese industriali che impiegano al loro interno circa 25 mila addetti diretti, le cui retribuzioni lorde sono cresciute negli ultimi 10 anni del 58%, molto di più rispetto al panorama complessivo dell'industria alimentare nazionale (+45%). Un settore, quindi, che viaggia in controtendenza rispetto alla crisi grazie, in particolare, al buon trend della domanda. Anche sul fronte produttivo la crescita del comparto è molto significativa: nell'ultimo decennio la produzione di carne di pollo ha messo a segno un incremento del 16%, toccando nel 2012 il record delle 817 mila tonnellate. Questo vuol dire da un lato che la capacità di approvvigionamento dell Itala è ancora buona, sebbene la tendenza all importazione stia progressivamente aumentando, e dall altro che è aumentata la domanda e la capacità del comparto di rispondere adeguatamente. Fino a qualche anno fa la percentuale di allevamenti di tipo rurale era ancora sostanziosa, oggi, questa forma è stata progressivamente sostituita con allevamenti razionalizzati di tipo semiintensivo e intensivo, concentrandosi, inoltre, su un area geografica ben circoscritta: Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte 29. Aspetto caratteristico dell Italia, rispetto ad esempio alla Francia o Germania, è la presenza di un Duopolio nel mercato interno. La produzione, infatti, fortemente integrata, è sostanzialmente controllata dal gruppo AIA-Veronesi e Amadori, che peraltro occupano il 10 posto tra i produttori europei. Come abbiamo visto precedentemente, la produzione italiana di carni avicole in generale (polli, tacchini, conigli ecc.) in Europa rappresenta il 10%, e l 11% per polli. Tendenzialmente la produzione è orientata verso il prodotto fresco ma, negli ultimi anni si sta notevolmente sviluppando il settore della IV e V gamma, soprattutto in coincidenza con lo svilupparsi delle private label anche nel settore dell allevamento e l aumento del potere di mercato della GDO che sta mettendo a dura prova le grandi industrie 30. La produzione nazionale di carni di pollame nell anno 2012 è risultata pari a tonnellate 29 Per dati sulle singole regioni, cfr., ISTAT 6 Censimento generale dell agricoltura in, 30 Vedremo, in seguito, questi aspetti quando parleremo dei contratti di soccida, dei rapporti tra soccidante, soccidario e GDO. 21

22 (+2,3 rispetto al 2011); il consumo totale si è collocato a tonnellate (+3,8% rispetto al 2011), pari a 19,40 Kg per abitante (contro i 18,75 del 2011 ed i 18,58 del 2010). In particolare sono state prodotte: tonn. di carne di pollo (+2,6% rispetto al 2011); tonn. di carne di gallina (-1,4% rispetto al 2011); tonn. di carne di tacchino (-3,6% rispetto al 2011); tonn. di carne delle altre specie avicole allevate (-0,8% rispetto al 2011). Per quanto riguarda i polli da carne, l aumento delle quantità prodotte è il risultato dell aumento di offerta determinato dall accresciuta domanda da parte del consumatore. Per il tacchino si è assistito ad una calo dei prezzi in conseguenza dell aumento (rispetto al 2011)delle quantità prodotte. Circa il commercio con l estero (Paesi UE ed extra UE), nel 2012 le quantità totali importate sono risultate in aumento (+13,6%). Ne sono infatti entrate tonnellate contro le del Le nostre esportazioni totali assommano a tonn. (-2,5%) contro le del Il nostro saldo import/export (tonn ) è comunque a netto vantaggio delle nostre esportazioni Fonte UNAITALIA, l annata avicola Attività commerciale avicola in Italia, tabella tratta da Basile C.G., Il mercato delle carni bovine, ovicaprine e avicunicole. Produzione e consumo anno 2012, cit. p

23 33 Un settore importante è anche quello della produzione delle uova. Secondo i dati di UNAITALIA nel 2012 sono state prodotte nel nostro paese circa 12 miliardi e 602 milioni di uova contro i 12 miliardi e 776milioni del 2011 (-1,36%). I dati disponibili sul commercio con l estero (elaborazioni UNA su dati ISTAT) evidenziano un saldo positivo pari a 100 milioni totali di uova. Il consumo totale di uova è quindi risultato di 12 miliardi e 502 milioni di uova, contro i 12 miliardi e 491 milioni del 2011 (+ 0,1%). Il consumo medio per abitante si è collocato nel 2012 a quota 206 uova (stesso del 2011). Le famiglie hanno continuato ad acquistare la quota maggioritaria pari a 135 uova consumate in media per persona nel L industria, l artigianato e le collettività, da parte loro, hanno assorbito circa 4,300 milioni di uova (34% circa delle quantità disponibili), di cui il 76% sotto forma di uova pastorizzate e il 24% di uova in guscio. In totale, il consumo di uova attraverso pasta, dolci e preparazioni alimentari varie è stato di 71 uova per abitante. Il settore delle uova da consumo è stato interessato inoltre dal progressivo processo di adeguamento degli allevamenti alla normativa europea sul benessere delle galline ovaiole che ha 33 Ivi, p

24 determinato un ulteriore flessione delle quantità prodotte (-1,36%) una riduzione comunque inferiore a quella attesa 34. Ciò è potuto avvenire in quanto lo scorso anno sono entrati in attività (in Italia ed in tutta l UE) nuovi impianti di allevamento conformi alle norme in vigore dal 1 gennaio 2012 mentre hanno continuato a produrre uova anche le galline presenti nei vecchi impianti che sono stati dismessi alla fine dell anno Sul fronte della redditività il quadro è più complesso. I prezzi sono aumentati del 58,6% per le uova da consumo. Purtroppo, nello stesso periodo, i costi di produzione sono cresciuti in media del 13,0% circa a causa della lievitazione dei prezzi delle materie prime cerealicole della soia e dei costi di allevamento. Le previsioni per il 2013 Sulla base dei dati disponibili, l anno 2013 ha visto una sostanziale stazionarietà della produzione di uova da consumo. Tuttavia l anno si è aperto all insegna delle preoccupazioni per il prezzo delle materie prime cerealicole. Per quanto riguarda la redditività, si nutrono forti preoccupazioni stanti le difficoltà a trasferire sui prezzi di vendita l aumento dei costi di produzione. 2.2 Il consumo di carne avicola in Italia La carne avicola è la più consumata al mondo e nel prossimo futuro potrebbe diventarlo anche in Italia. È quanto emerge in sintesi dall'indagine presentata lo scorso 4 dicembre a Roma nell'incontro organizzato da UNAITALIA (Unione nazionale filiere agroalimentari carne e uova) per festeggiare il primo anno di attività 36. Con un consumo pro capite di 13,3 kg, il pollame guida infatti la classifica globale delle carni più 34 Su questo cfr., G. Bonazzi, Le nuove disposizioni sul benessere delle ovaiole, in CRPA (Centro Ricerche Produzioni animali), Dossier Agricoltura, n.36, Si tratta della direttiva 1999/74/Ce, che stabilisce le norme minime per la protezione delle galline ovaiole sia per quanto riguarda l allevamento in gabbia, sia per l allevamento alternativo a terra o in voliera e all aperto. In particolare, per la prima tipologia di allevamento la direttiva stabilisce norme per un nuovo tipo di gabbia, radicalmente diverso da quella convenzionale, definito gabbia arricchita (GA) o gabbia modificata (GM). Uno studio davvero interessante sul benessere degli animali in base alle nuove normative e sul pensiero dei consumatori rispetto a questo aspetto, cfr., Macrì M.C., (a cura di) Il benessere degli animali da produzione, INEA Molti commenti usciti sulle riviste e quotidiani. Cfr, Allevamenti sostenibili: così cerca di cambiare la filiera della carne, in consultato il 10 gennaio Fonte UNAITALIA, L annata avicola Sul cambiamento del consumo di carne della popolazione italiana legato sia al tema della crisi economica e della minore capacità di spesa delle famiglie, sia del cambiamento di stile di vita cfr., ISMEA, Il cambiamento. Evoluzione recente del mercato e outlook, Fossano (CN), Febbraio 2012, pp

25 richieste, seguito dai tagli suini con 12,2 kg, bovini (6,6 kg) e ovini (1,7 kg). Si prevede un aumento del consumo nel 2022 di 14,5 kg pro capite, realizzando un incremento del 19%, che si rivela decisamente più favorevole rispetto alle stime di crescita della domanda negli altri segmenti. Nel decennio tra il 2003 e il 2013 il consumo pro-capite di carne di pollo ha registrato in Italia un incremento dell'8,5%, passando dai 11,7 kg ai 12,7 kg attuali, a fronte della flessione di pari entità della carne bovina, segno inequivocabile di uno spostamento delle preferenze dei consumatori. Il maggiore gradimento accordato alla carne di pollo da parte del consumatore italiano risiede anche nell'elevato contenuto di servizio che negli ultimi anni ha guidato sempre di più le scelte produttive dell'industria di trasformazione. Il 26% della carne di pollo consumata in Italia si riferisce infatti a preparati e trasformati (hamburger, spiedini, rollè, bocconcini) mentre il 61% al prodotto in parti e solo il 13% al pollo intero. Dieci anni fa il prodotto elaborato costituiva appena il 14% dell'offerta e negli anni 80 non era neanche presente sul mercato 37. Si rileva, infatti, che le quantità totali avviate al consumo interno nel 2012 sono risultate pari a tonnellate (+3,8% rispetto al 2011). Il consumo pro capite di carne di pollame è risultato pari a Kg 19,40 (+3,5% rispetto all anno precedente) così ripartiti: Kg 12,73 di carne di pollo (Kg 12,27 nel 2011); Kg 1,44 di carne di gallina (Kg 1,56 nel 2011); Kg 4,12 di carne di tacchino (Kg 3,82 nel 2011); Kg 1,11 di carne di altre specie avicole allevate (Kg 1,27 nel 2011). Nel 2012, secondo le stime UNAITALIA, la ripartizione dei consumi di pollo è stata la seguente: 15%di prodotto intero, 64% sotto forma di parti sezionate (petti, cosce, etc.), 21% sotto forma di prodotti elaborati (pollo ripieno o completato con odori o contorni, spiedini, hamburger, salsicce, involtini, etc.) e trasformati (wurstel, arrosti, cotolette, polpette, etc.). Per la carne di tacchino, i dati dell UNA indicano: 2% di intero (in particolare in occasione delle festività natalizie), 79% di parti sezionate (fesa, cosce, sovraccosce, ossobuco, etc.), 19% sotto forma di prodotti elaborati e trasformati (fesa arrosto, wurstel, etc.) Dai dati emerge, infatti, che la domanda relativa di pollo intero è diminuita, mentre è aumentata la domanda di prodotti di II lavorazione, i prodotti di III, IV e V gamma. Cfr., al riguardo, Quarta gamma, produzione e distribuzione a confronto, in consultato il 4 Ottobre Fonte UNAITALIA, L annata avicola

26 Ma sono molte le criticità che il settore deve affrontare per competere su un mercato globale e cogliere le opportunità di crescita che derivano dagli stimoli offerti dalle economie emergenti. L'esplosione del commercio internazionale di prodotti avicoli ha visto infatti emergere nuovi competitor, come Messico, Argentina, Russia, Brasile e Stati Uniti che stanno spingendo per entrare in Europa e conquistare quote di mercato. In questo contesto l'italia sconta un sistema di imprese fortemente frammentato e costi medi di produzione elevati, in particolare per l'alimentazione animale e l'approvvigionamento energetico. A ciò vanno aggiunte barriere tariffarie all'export e oneri aggiuntivi per la protezione ambientale e la sicurezza alimentare del tutto assenti o meno vincolanti in altri Paesi. Un ulteriore fonte di preoccupazione per gli avicoltori riguarda l assenza di finanziamenti da parte di Bruxelles all interno della PAC. In sintesi gli avicoltori rischiano di essere esclusi dai fondi che Bruxelles destina all agricoltura. Gianni Comati, presidente della sezione Avicoli dell Unione agricoltori di Brescia e della Lombardia e vicepresidente nazionale della federazione di prodotto in Confagricoltura, così ha commentato: nella versione che i vari triloghi (sic, nd.r.) di Commissione, Parlamento e Consiglio stanno delineando non vi sarebbero contenute proposte concrete per aiutare l avicoltura * +, nonostante, l Unione europea possa contare su un patrimonio di 4 miliardi solo di polli, dei quali 500 milioni allevati in Italia. * + Per il settore non è un momento facile, e l accordo bilaterale fra Ue e Ucraina per l importazione di uova senza alcuna informazione relativa all allevamento ha penalizzato i produttori europei. E il danno lo abbiamo sofferto soprattutto nel periodo prepasquale, quando i listini delle uova hanno sempre vissuto una fase rialzista Pac, il destino degli avicoltori è segnato" Gianni Comati, presidente della sezione Avicoli dell Unione agricoltori di Brescia e della Lombardia e vice presidente nazionale della Federazione di prodotto in Confagricoltura critica le decisioni prese a Bruxelles: "Mi dispiace che De Castro non si sia battuto per l avicoltura" in consultato il 6 gennaio

27 40 E indubbio che l aumento del consumo di carne di pollo è stato favorito anche da una migliore offerta, soddisfatta in gran parte dalla Grande distribuzione organizzata che negli ultimi anni ha assorbito quasi per intero il mercato. La presenza della GDO nel settore avicolo si concentra maggiormente sui prodotti ad alto valore aggiunto, come i prodotti di quinta lavorazione, diventando competitiva sia sul piano dei prezzi sia sulla diversificazione dell offerta 41. Per quanto riguarda i canali distributivi, negli ultimi cinque anni la GDO ha guadagnato 6 punti percentuali in termini di valori a scapito del canale commerciale alimentari tradizionali, raggiungendo così il 62% del totale dei volumi di carne avicola venduti (61% in valore). Gli alimentari tradizionali hanno perso ben dieci punti arrivando così al 22% in volume ma al 24% in valore Tabella tratta d Le carni avicole verso il sorpasso sulle rosse anche Italia, ISMEA, consultato il 14 gennaio Questo aspetto è particolarmente avvertito dalle industrie due grandi industri italiane AIA e Amadori. Per contrastare il crescente potere della Grande Distribuzione organizzata, l industria cerca di rafforzare quella che nel gergo del settore si chiama brand fidelity attraverso campagne promozionali e all introduzione di nuovi prodotti. Secondo Boatto e altri «Se, da una parte, l industria si è dimostrata sensibile alle richieste del consumatore e sembra in grado di rapportarsi con la grande distribuzione, dall altra si lamentano delle debolezze a livello dei produttori ( ) è auspicabile la rimozione di alcune criticità a livello dell anello più debole, la produzione. Tra queste una revisione dei contratti di soccida mediante l introduzione di formule più flessibili in grado di contemperare la tradizionale efficienza produttiva con la qualità del prodotto», in Boatto V., DeFrancesco E., Rossetto L., Trestini S. La filiera avicola tra crisi nei consumi e strategie di rinnovamento, in Agriregionieuropa, anno IV, n.3, Giugno 2008, p Report settore avicolo realizzato dall Assessorato alle politiche agroalimentari della provincia di Forlì, marzo 2013, consultato il 15 gennaio

28 I prezzi Sul fronte della redditività il quadro è più complesso. I prezzi sono aumentati del 2,6% per il pollo e diminuiti del 3,7% per il tacchino. Purtroppo, nello stesso periodo, i costi di produzione sono cresciuti in media del 13,0% circa a causa della lievitazione dei prezzi delle materie prime cerealicole della soia e dei costi di allevamento 43. Il 2012 ha segnato maggiori costi della mangimistica in tutti i paesi UE rispetto al 2011: +6.8% in UE e +7% in IT con un trend che a dicembre ha toccato +22% nell UE e + 20% in IT rispetto allo mese del I prezzi attenuano solo parzialmente l impatto sul valore aggiunto per cui c è flessione dell indice del valore rispetto al Nel 2011 il costo della mangimistica è aumentato del 12% nell UE e del 15% in Italia rispetto allo stesso semestre 2010; il valore aggiunto è di conseguenza calato del 3.2% e del 3.6% rispettivamente nell UE ed in Italia. Pollo( /Kg.Vivo) /2011 +/-% Prezzo sul mercato alla produzione Tacchino ( /Kg. Vivo) 1,00 1,14 1,17 +2, /2011 +/-% Prezzo mercato produzione sul alla 1,20 1,36 1,31-3,7 43 Fonte ISMEA. Per un confronto sugli ultimi ani tra aumento della produzione di carne avicola, aumento dei prezzi e dei costi di produzione, cfr, UNA (Unione Nazionale dell Avicoltura), L annata avicola Continua l ascesa del pollo, i prezzi crescono ma i costi lievitano, in Una 2011, commenti; Avicoltura italiana e costi di produzione, CRPA Edizione marzo

29 Previsioni per il 2013 Sulla base dei dati disponibili, l anno 2013 ha avuto un ulteriore aumento (1% circa) della carne di pollo e una sostanziale stazionarietà di quella di tacchino. Tuttavia l anno si è aperto all insegna delle preoccupazioni per il prezzo delle materie prime cerealicole. Per quanto riguarda la redditività, sono state più volte manifestate forti preoccupazioni per la difficoltà di trasferire sui prezzi di vendita l aumento dei costi di produzione 44. Altro elemento di destabilizzazione è sicuramente la maggiore competitività a livello interno ed esterno. Di fronte ad un mercato prossimo alla saturazione in termini di domanda, e ad una conseguente stabilizzazione della produzione, si sta assistendo ad un inasprimento della competizione tra venditori sia sul mercato internazionale sia su quello interno. La presenza della Grande distribuzione organizzata internazionale e nazionale sul territorio italiano non fa altro che inasprire questo aspetto. E evidente che una possibile strategia potrebbe basarsi sulla certificazione qualitativa del prodotto e dei processi di produzione (marchi collettivi o aziendali) Fonte UNAITALIA A questo proposito cfr., Per le carni arriva l origine in etichetta, consultato il 20 novembre Da notare che le grandi industrie del settore hanno mostrato una certa preoccupazione per le eventuali complicazioni che un estensione della norma potrebbe comportare. L obbligo di etichetta tuttavia non è stato esteso ai prodotti trasformati. Cfr., a questo proposito, Aprile M.C., Etichettatura dei prodotti alimentari: ruolo, funzioni ed aspetti normativi, Nuovo Diritto Agrario, n.3, 2004; Id., Politiche della sicurezza alimentare nell Unione Europea, Economia e Diritto agroalimentare, n.2,

30 Capitolo 3 L impatto delle gestioni associate degli allevamenti avicoli sul mercato interno in Italia 3.1 I contratti di soccida: definizione e ambiti di applicazione Quando affrontiamo il tema dei contratti di soccida nel settore dell allevamento ci riferiamo in particolare al settore avicolo e, specificamente, a quello dei polli da carne. Esso rappresenta il 90% dei contratti tra industrie alimentari e allevatori 46. E un settore che, a differenza di quanto avviene nel comparto agro-alimentare, si presenta fortemente integrato verticalmente 47, al punto che, scrive Corrado Giacomini Il mercato alla produzione in questo settore tende a scomparire e ad essere sostituito dalla cosiddetta economia contrattuale fondata, appunto sul contratto di integrazione, implementato nel diritto italiano nel vecchio e insufficiente contratto di soccida 48 La filiera avicola italiana presenta una forte connotazione industriale dovuta sia alla presenza di una importante industria mangimistica a monte, sia alla presenza di un'efficiente industria di trasformazione a valle. Negli ultimi anni il contratto di soccida ha avuto una espansione notevole a causa della diffusione di alcune forme di integrazione contrattuale tra allevatori e industrie fornitrici di mangimi che ne regolano i rapporti economici. L industria fornisce i soggetti da allevare (pulcini, tacchinetti ecc.), i mangimi, i medicinali, l assistenza tecnica e sanitaria, mentre l allevatore fornisce spesso i locali e la manodopera. Ma cos è il contratto di soccida? Secondo quanto previsto dal nostro Codice Civile, quando parliamo di soccida intendiamo un tipo di contratto «diretto a costituire un impresa agricola a natura associativa, nella quale si attua una collaborazione economica tra colui che dispone del bestiame (soccidante, concedente) e chi debba 46 Il settore dell allevamento delle carni di suino è interessato dal contratto di soccida per il 20% e il 30% per quello della carne bovina. 47 Sui contratti verticali e orizzontali cfr., Marescotti A., I rapporti tra imprese nel sistema agro-alimentare, Firenze Giacomini C., Introduzione, in Giacomini C., De Francesco E., Rossetto L., La Filiera avicola nel Veneto, cit., p

31 allevarlo (soccidario, allevatore)» 49. In base all art. 2170, comma. 1 del codice civile, nella soccida il soccidante e il soccidario si associano per l allevamento e lo sfruttamento di una certa quantità di bestiame e per l esercizio delle attività connesse, al fine di ripartire l accrescimento del bestiame e gli altri prodotti che ne derivano. In generale, il soccidante è colui che concede il bestiame e il mangime, mentre il soccidario è colui che materialmente si occupa dell allevamento. Nell ambito del contratto di soccida sia il soccidante che il soccidario sono soggetti a rischio d impresa. Si distinguono tre tipi di contratto: nella soccida semplice, il soccidante conferisce il bestiame e il soccidario presta l attività necessaria all allevamento; la stima del bestiame all inizio del contratto non trasferisce la proprietà del medesimo al soccidante. Con l art del c.c. si definiscono gli accrescimenti, i prodotti, gli utili e le spese che vengono divise tra le parti secondo le proporzioni stabilite dal contratto o dagli usi. Nella soccida parziaria, disciplinata dall art del c.c., il bestiame è conferito da entrambi i contraenti, mentre il soccidario presta in più l attività necessaria all allevamento. Infine, nella soccida con conferimento di pascolo (art.2186 c.c.), il soccidante conferisce il terreno per il pascolo, il soccidario il bestiame e il lavoro necessario. Nel corso del tempo, è stato avviato un lungo processo legislativo di tipizzazione dei contratti agrari e dunque anche dei contratti di soccida al fine di valorizzare il ruolo anche imprenditoriale di chi destina la propria capacità lavorativa e organizzativa alla gestione del fondo (soccidario), e di rafforzare la tutela del conduttore. È evidente infatti che mentre in presenza di soccida semplice, l apporto gestionale e organizzativo del soccidario è praticamente nullo, trovandoci in presenza di forme di prestazione d opera, nel caso di soccida con conferimento di pascolo il peso economico e il ruolo gestionale del soccidario è più forte, al punto che l art del c.c. gli riconosce i poteri di gestione dell impresa e i relativi rischi che il soccidario affronta insieme al soccidante. L iter legislativo è stato piuttosto lungo. Leggiamo La l. 756/1964, che ha vietato la stipula di nuovi contratti di mezzadria e di contratti atipici, per espressa previsione non si applica ai contratti di soccida con conferimento di pascolo, che erano gli unici, tra i contratti di soccida, potenzialmente interessati da quella legge (art. 2). La l , n. 11, ha invece stabilito la trasformazione in affitto dei contratti di soccida con conferimento di pascolo, a semplice richiesta del soccidario. La l. n. 203/1982, che è il testo fondamentale in materia di trasformazione dei contratti agrari e che ha introdotto i due criteri fondamentali della conversione in affitto di tutti i contratti associativi (art. 25) e della riconduzione all affitto di qualunque nuovo contratto, stipulato dopo l entrata in vigore della legge, che abbia comunque a oggetto la concessione di fondi rustici o tra le cui prestazioni vi sia il conferimento di fondi rustici, fa 49 Definizione tratta dal sito della Treccani, 31

32 espresso riferimento al contratto di soccida. Essa infatti dispone la conversione anche del contratto di soccida con conferimento di pascolo e di soccida parziaria, quando vi sia conferimento di pascolo, purché l apporto di pascolo da parte del soccidante sia inferiore al 20%. Le uniche deroghe possibili sono quelle previste in via generale dall art. 29, che discendono dall età avanzata di chi si dedica al fondo o dalla natura marginale dell attività di coltivazione o allevamento. La l , n. 29, ha introdotto una ulteriore deroga alla conversione, escludendola nei casi in cui già nel biennio precedente all entrata in vigore della legge del 1982 il soccidante abbia dato un adeguato apporto alla conduzione dell impresa 50. Nel contratto di soccida, l allevatore è fortemente inglobato nelle strategie produttive imposte dai gruppi che operano in posizione di soggetto integrante 51. Infatti, tale contratto lega la fase di allevamento a monte con quella a valle, con ripercussioni sia rispetto agli sbocchi commerciali dei prodotti, sia spesso rispetto al reperimento dei fattori produttivi e delle scelte imprenditoriali 52. Da più parti è stato fatto notare che il contratto di soccida diminuisce sensibilmente il rischio d impresa (quasi nullo nella soccida semplice) per l allevatore. Tuttavia ciò avviene a scapito della propria autonomia imprenditoriale. Il suo potere di mercato è praticamente nullo perché, come ricorda Giacobini, «l economia contrattuale fa scomparire qualsiasi possibile mercato» 53 Scrivono Boatto e Di Francesco: Attualmente l'industria di macellazione e lavorazione delle carni si identifica con un oligopolio differenziato dominato da due principali gruppi industriali (o leader; gruppo Veronesi-Aia e gruppo Amadori) che operano a livello nazionale e che insieme controllano i due terzi del mercato, seguiti da 5/6 aziende che operano a livello regionale o locale. A livello di allevamenti, la produzione è realizzata presso un ridotto numero di strutture di grandi dimensioni che si concentrano per lo più nelle regioni dell'italia settentrionale (Veneto, Emilia Romagna e Lombardia). Nel caso 50 Su una definizione completa del contratto di soccida e la sua storia cfr., inoltre, Corti M., Sistemi zootecnici e pastorali alpini, Dispense, pp Meno concentrata è invece la fase industriale del comparto delle uova, dove le imprese che operano sui mercati locali hanno un maggiore spazio di manovra. 53 Giacomini C., Introduzione, in Giacomini C., De Francesco E., Rossetto L., La filiera avicola del Veneto, cit., p

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