Piano di Tutela delle Acque della Regione Calabria

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1 INDICE M.1 Introduzione... 2 M.2 Le Aree di Salvaguardia... 4 M.2.1 Potenzialità di un acquifero... 4 M.2.2 Modalità e fonti di inquinamento... 5 M.2.3 Aree di salvaguardia e criteri per la loro definizione... 8 M.2.4 Protezione statica M.2.5 Protezione dinamica M.2.6 Determinazione delle aree di Salvaguardia M.3 Il Bacino Idrogeologico di Sibari M.3.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino di Sibari M.4 Il Bacino Idrogeologico del fiume Lao M.4.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino del Lao M.5 Il Bacino Idrogeologico di Lamezia Terme M.5.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino di Lamezia Terme M.6 Il Bacino Idrogeologico di Gioia Tauro M.6.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino di Gioia Tauro M.7 Il Bacino Idrogeologico di Reggio Calabria M.7.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino di Reggio Calabria M.8 Il Bacino Idrogeologico di Crotone Allegato M Aree di Salvaguardia 1

2 M.1 INTRODUZIONE Le acque sotterranee hanno assunto ormai da molti anni un ruolo di fondamentale importanza nei sistemi idrici per le loro caratteristiche chimiche, igieniche e di protezione che le caratterizza soprattutto nell ambito dell uso umano. In Italia, ad esempio, le risorse idriche sotterranee forniscono la quasi totalità dell acqua destinata al consumo umano. E sorta, quindi, l esigenza di disporre di metodologie affidabili in grado di fornire indicazioni sulla dinamica delle acque sotterranee e sugli impatti che le attività antropiche possono produrre su di esse. Le attività umane, infatti, possono creare e produrre una migrazione di sostanze contaminanti nei corpi idrici con conseguenze negative sulla possibilità del loro impiego. Poiché le acque sotterranee si muovono lentamente attraverso il terreno, l impatto delle attività umane può durare molto a lungo ed il loro risanamento non si risolve semplicemente rimuovendo la sorgente di contaminazione. Le acque sotterranee interagiscono con quelle superficiali, e di conseguenza, la loro qualità può incidere sulla qualità delle acque superficiali (es. interscambio fiume-falda). In altri termini, gli effetti delle attività umane sulla qualità delle acque sotterranee possono ripercuotersi sulla qualità degli ecosistemi acquatici associati e su tutti i sistemi terrestri che ne dipendono direttamente. Le diverse fonti di pressione agenti in modo diretto sulla qualità delle acque hanno caratteristiche molto diverse, sia in termini di inquinanti immessi nell ambiente, sia di impatti originati. Le principali emissioni in termini di scarichi, sversamenti, perdite, che determinano l'alterazione dello stato di qualità delle risorse idriche e gli impatti subiti dagli ecosistemi, sono prodotte dai settori agro-zootecnico, industriale, civile e turistico. I principali inquinanti derivati dagli insediamenti civili sono le sostanze organiche biodegradabili, il settore agro-zootecnico produce inquinamento da nutrienti, fertilizzanti e fitosanitari, mentre l inquinamento generato dall'industria è provocato da sostanze organiche alogenate e da metalli pesanti. Le informazioni relative all'origine e alla distribuzione temporale e territoriale di questi inquinamenti derivano dalle attività di monitoraggio e controllo, dai catasti degli scarichi diffusi e dalle condizioni delle infrastrutture del ciclo idrico. Le fonti di pressione possono essere ricondotte essenzialmente a due macrocategorie: - Sorgenti Puntuali: sono tutte quelle sorgenti d'emissione di inquinanti che è possibile ed utile localizzare direttamente, tramite le loro coordinate geografiche sul territorio e Allegato M Aree di Salvaguardia 2

3 per le quali è opportuna la caratterizzazione quali-quantitativa anche per eventuali future applicazioni modellistiche. - Sorgenti Diffuse: sono quelle sorgenti che non sono potenzialmente caratterizzabili come sorgenti puntiformi (in quanto derivano da un area e non da un singolo punto) o che per motivi di opportunità è preferibile trattare come tali e utilizzare per la stima delle emissioni un trattamento statistico. La suddivisione è effettuata non solo sulla base della fattibilità di localizzazione puntuale ma anche sulla opportunità di un simile approccio. Alcune sorgenti quindi ricadranno in una o nell altra categoria a seconda di criteri dimensionali o d altro tipo. Nelle procedure di prevenzione dei rischi ambientali, si intende per rischio il seguente prodotto: R = P M V D (1) Avendo indicato con P la probabilità di accadimento di un inquinamento di intensità M, con V la vulnerabilità intrinseca dell eco-sistema e con D l entità del danno possibile. La mitigazione del rischio di contaminazione delle acque sotterranee può essere perseguita riducendo o, se possibile, eliminando la pressione antropica laddove la vulnerabilità dell acquifero è elevata. Questo richiede l analisi della vulnerabilità dei principali acquiferi regionali. Tale analisi trova nel Piano di Tutela delle Acque lo strumento pianificatore in grado di regolamentare gli insediamenti ad alto impatto ambientale in funzione della mappa della vulnerabilità. Poiché la maggior parte dei punti di approvvigionamento idrico potabile sono stati realizzati ancor prima che l analisi della vulnerabilità fosse stata eseguita, la mitigazione del rischio di contaminazione dell acqua potabile prelevata dalle falde idriche sotterranee può ottenersi riducendo la probabilità che l incidente ambientale avvenga o meglio facendo in modo che se questo avviene, avvenga in un punto posto ad una distanza di sicurezza dai pozzi o sorgenti da cui si deriva l acqua potabile. Per poter mettere in essere una tale strategia di riduzione del rischio occorre individuare della aree di Salvaguardia. Esse sono delle aree (di tutela e di rispetto) all interno delle quali è interdetta ogni attività che possa generare delle pressioni antropiche pericolose per la risorse idrica sotterranea, relegando queste attività al di fuori di queste aree. In questo rapporto si riferisce dello studio idrogeologico realizzato al fine di conoscere la vulnerabilità dei principali acquiferi regionali e le aree di Salvaguardia (zone di tutela assoluta e zone di rispetto, ristretta e allargata) intorno a tutti i pozzi gestiti dalla società mista Sorical. Allegato M Aree di Salvaguardia 3

4 M.2 LE AREE DI SALVAGUARDIA La difesa delle opere di captazione delle acque sotterranee è problema sempre più sentito ed attuale. È noto infatti come il progressivo incremento delle quantità d acqua utilizzate per uso civile, agricolo ed industriale vada riducendo le ulteriori classiche possibili fonti d approvvigionamento. D altra parte il continuo espandersi dei centri abitati, delle vie di comunicazione e delle attività industriali rischiano di compromettere anche la qualità delle acque delle fonti d approvvigionamento in essere se queste ultime non sono sufficientemente tutelate. Le acque sotterranee sono quelle che provengono dalla infiltrazione delle acque superficiali che soggette alle leggi di gravità, circolano nei terreni permeabili e saturandoli, creano gli acquiferi che possono essere sfruttati compatibilmente con la loro ricarica e con la conduttività idraulica dei terreni. Ai fini dell utilizzo di un acquifero si possono considerare: 1. le sorgenti, ossia i luoghi dove l acqua di falda emerge naturalmente in superficie; sono generalmente collocate in quota, quindi utilizzabili a gravità, con limitati rischi d inquinamento, ragioni queste che ne hanno comportato il quasi completo sfruttamento. L utilizzo di quelle residue, generalmente disperse sul territorio e con portata limitata, comporta non trascurabili oneri sia per la realizzazione delle opere civili necessarie ma anche per il pagamento degli oneri di sottensione di eventuali utilizzatori a valle. 2. Le captazioni artificiali (pozzi, gallerie filtranti, ecc.) consentono l utilizzazione degli acquiferi più importanti come quelli delle pianure alluvionali. M.2.1 Potenzialità di un acquifero La potenzialità di un acquifero rappresenta la sua idoneità a fornire risorse idriche senza generare effetti indotti negativi e dipende dalle caratteristiche di alimentazione, circolazione ed immagazzinamento. Dalla potenzialità dell acquifero deriva il parametro fondamentale nelle utilizzazioni che è quello della portata di sicurezza o meglio quello di prelievo massimo compatibile, definito come il valore di prelievo da un acquifero che può essere attuato permanentemente senza causare effetti indesiderati sull acquifero stesso. La portata di prelievo massimo compatibile dipende non solo dal volume totale di acqua estratta, ma anche dalla sua distribuzione nel tempo e nello spazio. Il prelievo massimo compatibile si Allegato M Aree di Salvaguardia 4

5 modifica nel tempo in dipendenza dagli andamenti climatici, dall uso del suolo, dell entità ed ubicazione dei prelievi, dalle connessioni con la rete idrografica, ecc. Valutare la potenzialità di un acquifero significa quindi definire la portata massima prelevabile nel tempo senza provocare effetti indesiderati e ciò implica la conoscenza dell entità della risorsa nel tempo e nello spazio. Valutata la potenzialità di un acquifero e verificate le caratteristiche qualitative dell acqua, il programma di un suo eventuale sfruttamento deve anche considerare il mantenimento delle caratteristiche nel tempo, mantenimento che va salvaguardato pianificando, in un area definita, l uso del suolo e le attività antropiche con l obiettivo di evitare fenomeni di inquinamento. M.2.2 Modalità e fonti di inquinamento Le modalità di contaminazione delle acque sotterranee sono molteplici e complesse, e possono essere fonte di inquinamento organico, chimico e fisico di origine domestica, zootecnica,industriale, da accumulo di rifiuti, da traffico veicolare, ecc. L inquinamento può derivare da diverse situazioni tra le quali si ricorda: spargimento sulla superficie del terreno di sostanze inquinanti, perdite da serbatoi o fognature, dispersione da corsi d acqua, scarichi abusivi, immissioni da pozzi perdenti, ecc. In dipendenza dalle attività prevalenti sul territorio, stabilite dai piani regolatori generali, a cui corrispondono fonti caratteristiche di contaminazione, si possono avere zone: urbane, industriali, urbane ed industriali (a dominante urbana), urbana ed industriali (a dominanza industriale), minerarie, agricole irrigate o non, con allevamento intensivo, turistiche, parchi, riserve, ecc. È da rilevare come all interno di una zona prevista con determinata destinazione dal piano regolatore generale possono trovarsi installazioni precedenti la redazione del piano stesso che costituiscono aree a rischio ed usualmente definite centri di pericolo. In queste zone gli eventi inquinanti sono statisticamente più probabili con possibili conseguenze gravi ed immediate sulla qualità delle acque sotterranee. È infatti ben nota la stretta relazione tra l impiego di determinate sostanze in una certa area e la loro presenza nelle acque sotterranee in qualche maniera a contatto con tale area. La tabella 1 ripresa, con qualche modifica da Beretta (Francani e Civita, 1988), riporta un elenco rappresentativo di centri di pericolo per le acque sotterranee. Allegato M Aree di Salvaguardia 5

6 Centri di Pericolo per le Acque Sotterranee- - Aziende ed impianti, in particolare quelle che rilasciano sostanze radioattive e comunque nocive per le acque (acque di scarico e di raffreddamento, rifiuti emissioni di gas e polveri nocive, ecc.); - Produzione trasporto, utilizzazione, stoccaggio e discarica di sostanze nocive; - Trasporto, utilizzazione, stoccaggio e discarica di immondizie e rifiuti, carcasse e rottami di autoveicoli; - Produzione, trasporto, stoccaggio, discarica, trattamento, lavorazione ed altre utilizzazioni di sostanze radioattive; - Scavi profondi ed asportazione degli strati di copertura del suolo, messa allo scoperto della superficie delle falde acquifere, sondaggi, trivellazioni, esplorazioni (soprattutto sotterranee); - Attività minerarie, inclusi estrazioni di petrolio e gas naturale, impianto di serbatoi sotterranei di gas, estrazione dei minerali lapidei e terre, ricerche di risorse del sottosuolo; - Insediamenti (anche sparsi), cimiteri; - Poderi isolati, ospedali e luoghi di cura, locande, alberghi, ostelli; - Smaltimenti di liquami con spandimento sul terreno, irrigazione a pioggia di liquami, percolazione di liquami, pozzi neri, sub-irrigazione, filtri aperti e sabbia, raccolta e convogliamento di liquami, immissione di scarichi ed altre sostanze disciolte e non nel sottosuolo ed in corpi d acqua superficiali; - Parcheggi, autolavaggi, traffico stradale e ferroviario; - Condotte per il trasporto di sostanze pericolose delle acque; - Corpi d acqua superficiali; - Installazione aereo-portuali, superfici di decollo e di atterraggio, aree di sicurezza, settori di avvicinamento ed aree per lo sganciamento di emergenza; - Aree destinate ad esercitazioni delle forze armate, impianti militari; Allegato M Aree di Salvaguardia 6

7 - Spargimento sul suolo di concimi organici (colaticcio, letame, fango di depurazione, composti di rifiuti), concimi inorganici, utilizzazione di mezzi chimici per la difesa delle colture (lotta ai parassiti e alle erbe infestanti, regolazione della crescita vegetale); - Pascolo ed ammassamento di animali, allevamento intensivo; - Stoccaggio di foraggio verde all aperto o in silos, aziende di orticoltura; - Traffico con barche e battelli, sport acquatici, stabilimenti balneari su corpi d acqua superficiali, accampamenti, attendamenti, campeggi; - Pozzi e gallerie minerarie abbandonati; - Canali, pozzi di emungimento, sorgenti, colmate, miniere a cielo aperto; - Cantieri, depositi di materiali; - Inondazione per pene di corsi d acqua, irrigazione artificiale; - Iniezione per consolidamento dei terreni, scavi per pali di fondamenta, ecc.; - Intrusione delle acque salmastre per estrazione pozzi. Allegato M Aree di Salvaguardia 7

8 M.2.3 Aree di salvaguardia e criteri per la loro definizione Le aree di salvaguardia che la legge prevede per assicurare e mantenere le caratteristiche di qualità dell acqua sono suddivise in zone, dette di tutela assoluta, di rispetto e di protezione. Le caratteristiche della zona di tutela assoluta sono così definite: 1. la zona di tutela assoluta è adibita esclusivamente ad opere di presa ed a costruzioni di servizio; deve essere recintata e provvista di canalizzazione per le acque meteoriche e deve avere un estensione di raggio non inferiore a dieci metri ove possibile. 2. l estensione della zona di tutela assoluta è adeguatamente ampliata in relazione alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. Per la zona di rispetto: 1. le zone di rispetto sono delimitate in relazione alle risorse idriche da tutelare e comunque devono avere un estensione di raggio non inferiore a 200 m al punto di captazione. Tale estensione può essere ridotta in relazione alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. 2. nelle zone di rispetto sono vietate le seguenti attività e destinazioni: a) dispersione, ovvero immissioni in fossi non impermeabilizzati di reflui, fanghi e liquami anche se depurati; b) accumulo di concimi organici; c) dispersione nel sottosuolo di acque bianche provenienti da piazzali e strade; d) aree cimiteriali; e) spandimento di pesticidi e fertilizzanti; f) aperture di cavi e pozzi; g) discariche di qualsiasi tipo anche se controllate; h) stoccaggio di rifiuti, reflui, prodotti, sostanze chimiche pericolose, sostanze radioattive; i) centri di raccolta, demolizioni e rottamazione di autoveicoli; l) impianti di trattamenti di rifiuti; m) pascolo e stazzo di bestiame; 3. nelle zone di rispetto è vietato l insediamento di fognature e pozzi perdenti; per quelli esistenti si adottano, ove possibile, le misure per il loro allontanamento; Allegato M Aree di Salvaguardia 8

9 4. per la captazione di acque superficiali si applicano, per quanto possibile, le norme di cui ai commi 1, 2, 3, curando inoltre le opere di protezione e sistemazione di pendici e sponde, al fine di prevenire dissesti idrologici, nonché la deviazione, a valle delle opere di presa, delle acque meteoriche e di quelle provenienti da scarichi. Per le zone di protezione: 1. Nelle zone di protezione possono essere adottate misure relative alla destinazione del territorio interessato, limitazioni per gli insediamenti civili, produttivi turistici, agroforestali e zootecnici. La delimitazione delle aree di salvaguardia e delle zone di tutela può farsi considerando i seguenti criteri: 1. Criterio geometrico Consiste nel determinare fasce di rispetto concentriche alla sorgente: il criterio privilegia la salvaguardia dalla contaminazione batterica. La scelta di questo criterio può non essere sufficiente per la salvaguardia della qualità delle acque in presenza di inquinanti non degradabili. Questo criterio viene utilizzato per la perimetrazione della zona di tutela assoluta (10 20 m di raggio) e generalmente solo per questa. 2. Criterio cronologico La perimetrazione considera come elemento fondamentale il tempo di ritardo o tempo di sicurezza, che definisce, determinata la velocità con cui avviene il moto di filtrazione, lo spazio percorso da un inquinante in un tempo pari a quello necessario per predisporre ed attuare interventi idonei di salvaguardia. Durante questo tempo si ha anche una diminuzione della concentrazione degli inquinanti. Il tempo di sicurezza viene ulteriormente distinto in tempo di emergenza (t 1 ) e tempo di allarme (t 2 ), rispettivamente utilizzati per la delimitazione della zona di tutela assoluta e quella di rispetto; evidentemente è t 1 < t 2. Il criterio cronologico è quello usualmente adottato nei problemi applicativi. Considerando ad esempio una falda inquinata è evidente come il criterio porti alla definizione dei confini delle zone, essendo per ogni punto di questi il livello di rischio equivalente (tempo di sicurezza). Per contro il criterio geometrico porterebbe ad una maggiore sicurezza per il contorno a valle nella direzione del flusso di base rispetto a quella che si avrebbe a monte della captazione. 3. Criterio idrogeologico Mette in conto le relazioni tra struttura idrogeologica ed il moto delle acque sotterranee. Nella pratica si mostra di difficile attuazione in quanto Allegato M Aree di Salvaguardia 9

10 richiede una accurata conoscenza delle formazioni porose, non sempre disponibile, da integrare con i dati relativi alla presenza delle varie attività sul territorio. Le ipotesi che si assumono per la definizione delle fasce sono ovviamente cautelative. Ad esempio viene considerato il solo mezzo saturo, sia perché viene trascurato il tempo di attraversamento della fascia non satura, sia perché in alcuni casi (pozzi perdenti o alimentazione da corsi d acqua) si ha il diretto contatto tra la falda e le acque inquinate. A titolo di paragone, si ricorda che la normativa svizzera considera anche il ruolo di autodepurazione svolto dal mezzo non saturo. Le zone che vengono definite, come previsto dalla legge sono quella di tutela assoluta, quella di rispetto e quella di protezione. Il loro contorno rappresenta il luogo dei punti con eguale tempo di ritardo: ogni particella liquida che si trova sul perimetro delle varie zone impiegherà quindi lo stesso tempo per giungere alla captazione. M.2.4 Protezione statica Il provvedimento di protezione basato sulla perimetrazione delle zone indicate, è definito protezione statica. I vincoli imposti alle varie zone mirano ad escludere che un processo d inquinamento si inneschi all interno delle zone stesse, non garantendo tuttavia da fatti di inquinamento principiati all esterno delle zone di protezione e non esauriti nei loro effetti prima di giungere alla captazione. M.2.5 Protezione dinamica Per garantire le opere di captazione nei confronti di fenomeni di inquinamento provenienti dall esterno delle zone di protezione, ma anche per poter limitare l estensione delle zone definite con il criterio della protezione statica è sovente adottato il criterio detto della protezione dinamica. Il criterio comporta l adozione di un sistema di controllo lungo un perimetro delle aree di protezione che utilizza pozzi o piezometri esistenti o da realizzare, sui quali procedere a controlli con periodicità minima determinata dal tempo di sicurezza adottato. Viene inoltre predisposto, per ciascuna captazione, un piano d allarme e di eventuale disinquinamento. È generalmente prevista una alimentazione idrica di soccorso. L adozione di questo criterio di protezione comporta quindi l applicazione del tempo di sicurezza suddiviso a sua volta in tempo d allarme e tempo di sicurezza di cui s è detto precedentemente. Allegato M Aree di Salvaguardia 10

11 La maggiore frequenza dei controlli comporta costi di gestione superiori per la salvaguardia della qualità delle acque, ma consente di scegliere un tempo di sicurezza ridotto, limitando quindi la zona sottoposta a vincolo. Per contro, controlli più diradati, comportando tempi di sicurezza più elevati, assegnano maggiore importanza alla protezione statica, cosicché divieti e regolamentazioni devono essere estese ad aree maggiori. Nelle zone urbanizzate si possono verificare condizioni di incompatibilità tra insediamenti presenti e vincoli da imporre, incompatibilità eliminabili solo con una diversa pianificazione: provvedimento quindi destinato a manifestare la sua efficacia solo a medio lungo termine. In questo caso le zone di rispetto vengono definite ad efficacia limitata: per le opere di captazione in queste aree è da privilegiare la protezione dinamica rispetto alla statica. Provvedimenti particolari possono essere presi per alcuni centri di pericolo (ad esempio cinturazioni con diaframmi plastici nei quali può essere anche inserita una geomembrana). Nella tabella seguente sono riassunti schematicamente i criteri di perimetrazione delle fasce di rispetto delle opere di captazione per i principali paesi europei. Criteri di delimitazione delle Zone di Tutela in alcuni paesi europei Proibizioni Concesso solo approvvi- Proibizioni di gionamento idrico costruzioni e restrizioni alla attività agricola Paese Germania Zona I Zona II 10 m dal sito del pozzo Isocrona 50 giorni Austria Zona di protezione Area di protezione immediata delimitata dalla isocrona 50 giorni Belgio Zona di protezione Zona A 100 m o immediata isocrona 24 ore Zona B di protezione interna m o isocrona 50 giorni Finlandia Area di presa Zona di protezione interna o isocrona 60 giorni Restrizioni per certe industrie, immagazzinamento e trasporto di alcuni composti e oli Zona III A (fino a 3 Km) Zona III B (fino al limite del bacino afferente) Area di protezione parziale Zona di protezione esterna Zona di protezione esterna Allegato M Aree di Salvaguardia 11

12 Olanda Sito del pozzo Bacino di raccolta (> 30 m) o isocrona Area I di protezione isocrona 10 anni giorni Area II di protezione isocrona 25 anni Area III di ricarica lontana Francia Zona di protezione Zona di protezione Zona di protezione distante immediata (10-20 m) interna Svizzera Zona I di protezione 10- Zona II isocrona 10 Zona III > 200 m divisa in 20 m giorni in ogni caso > zona A e B 100 m Cecoslovacchia Prima zona di Seconda zona di Seconda zona di protezione protezione m protezione interna (esterna) Ungheria Zona di protezione Isocrona 50 giorni Area di protezione idrogeologica anni o protezione regionale Svezia Sito del pozzo Zona di protezione Zona di protezione esterna interna (> 100 m o isocrona > 60 giorni) Gran Bretagna Zona di protezione non stabilita (10-50 m) Protezione delle acque sotterranee conseguita con piani urbanistici e procedure per il controllo ambientale con priorità per le aree di ricarica dell acquifero (usando anche carte di vulnerabilità) Dai dati riportati in tabella si evince che la disposizione che fissa in Italia la zona di tutela assoluta entro un raggio non inferiore a 10 m dal pozzo è in linea con le disposizioni dei Paesi esaminati. La zona di rispetto è fissata in molti paesi con l isocrona di 50 o più giorni, che corrisponde al tempo necessario per l autodepurazione del terreno relativamente ai germi patogeni. Il valore del raggio maggiore di 200 m attribuito dalla Normativa Italiana alla zona di rispetto corrisponde all isocrona 50 giorni quando si abbia una velocità di trasferimento dei soluti circa pari a m/s. Per quanto riguarda la zona di protezione, si vede come alcuni Paesi la delimitano con l isocrona maggiore di dieci anni, è da osservare che tale limite risulterebbe inapplicabile in talune formazioni geologiche, quali ad esempio le alluvioni della pianura Padana, causa le elevate permeabilità e, di conseguenza, le elevate velocità di trasferimento degli inquinanti. Allegato M Aree di Salvaguardia 12

13 M.2.6 Determinazione delle Aree di Salvaguardia La soluzione del problema presuppone la determinazione della velocità di movimento del soluto V. L elemento di maggior interesse è ovviamente la definizione delle linee di flusso cui compete il minimo tempo di percorrenza. In prossimità delle captazioni il reticolo, e quindi la velocità, cambiano significativamente per effetto dell emungimento pur considerando l acquifero omogeneo, assumendo costanti le caratteristiche di conduttività idraulica e di porosità ricavate dalle prove di pompaggio. La determinazione delle isocrone che delimitano le aree di rispetto possono essere determinate sia analiticamente che numericamente. La soluzione analitica richiede però alcune assunzioni e semplificazioni che possono essere non adeguate alla realtà che si studia. Ai fini della determinazione delle isocrone si è utilizzato un codice di calcolo numerico per i principali bacini della Regione Calabria. Secondo quanto stabilito dalla normativa occorre descrivere, seppur brevemente, il modello matematico utilizzato. Un modello matematico di flusso ha la capacità di simulare in modo semplificato le caratteristiche essenziali e più significative della dinamica di una falda. Ovviamente la realtà è molto complessa e difficile da rappresentare con un modello, quindi si sono rese necessarie alcune semplificazioni che devono per forza essere introdotte. Quelle più evidenti vengono fatte per quanto riguarda la forma e le caratteristiche geometriche del corpo da modellare in quanto è ovviamente impensabile poter rappresentare, alla scala di bacino, tutte le eterogeneità esistenti. Inoltre, il modello considera sempre valida la legge di Darcy; questo rappresenta una semplificazione rispetto alla realtà del regime idrodinamico (in parte minore per quanto riguarda il tipo di fluido), che però non può essere evitata. La difficoltà di chi implementa il modello sta proprio nel non introdurre semplificazioni eccessive che, anche se contribuiscono a diminuire gli scarti nella fase di calibrazione, rischiano di stravolgere la realtà inficiando l attendibilità del modello. Il modello alle differenze finite Modflow è uno strumento per la simulazione della dinamica delle acque sotterranee. Lo strumento informatico utilizzato comprende un sistema di calibrazione per cui i dati ottenuti dalla simulazione possono essere confrontati e valutati statisticamente con le misure di piezometria reale effettuate su piezometri. Modflow è un modello che simula il flusso di acque sotterranee nelle tre dimensioni spaziali (X,Y,Z). Il modello offre la possibilità di simulare: le diverse caratteristiche del sistema idrogeologico oggetto di studio quali, ad esempio flusso da fiumi, flusso da superfici a carico costante (mari, laghi ecc.), flusso Allegato M Aree di Salvaguardia 13

14 dovuto a drenaggi ecc., flussi associati con stress esterni quali ad esempio pozzi, ricarica areale, evapotraspirazione, drenaggi; differenti tipi di acquiferi: confinati e non. Allegato M Aree di Salvaguardia 14

15 M.3 IL BACINO IDROGEOLOGICO DI SIBARI La Piana di Sibari è circondata da un anfiteatro montuoso costituito a Nord, da rocce calcareo-dolomitiche mesozoiche e da terreni flyschiodi mesozoico-terziari appartenenti al gruppo del Pollino, a Sud, invece, dalle rocce cristalline e metamorfiche paleozoiche della Catena costiera della Sila; ad Ovest, dai depositi plio-pleistocenici marini e continentali, argilloso-sabbiosi e conglomeratici dell'area Cassano-Doria. Nella Piana sfociano vari corsi d'acqua con trasporto solido molto elevato, alimentato soprattutto dai corpi delle frane attive nei terreni flyschiodi affioranti nei bacini montani, veicolati attraverso le piene che nel passato hanno avuto caratteri eccezionali. Tali eventi hanno prodotto un notevole sovralluvionamento dei corsi d'acqua per l'improvvisa perdita della loro capacità di trasporto, passando dalle aree montane a quelle di pianura. L'area in questione è costituita da una serie di depositi continentali, in particolare alluvionali derivanti dai conoidi, dello spessore di circa 150 metri in prossimità della costa, che risultano essere permeabili per porosità di interstizi e che risultano essere poggianti su sedimenti di origine marina che risultano essere praticamente impermeabili. Su tale basamento prepliocenico, poggiano terreni trasgressivi santerniani, costituiti da conglomerati passanti verso l'alto da argille grigio-azzurre, con intercalazioni più o meno frequenti di livelli sabbiosi e conglomeratici. L'ambiente della Sibaritide risulta essere una zona retrodunale di tipo palustre-lagunare. Altri elementi geomorfologici della Piana sono rappresentati dai conoidi di deiezione fossili, che hanno comportato una visibile pensilità degli alvei provocando l'inalveamento delle aste terminali. Numerosi sono i coni di deiezione fossili affioranti e sepolti che i corsi d'acqua hanno formato nella Piana; il più importante, sia per dimensioni sia per forma è certamente quello del torrente Raganello, nella parte più a Nord dell'area. L'elemento cono di deiezione è da annoverarsi tra quegli elementi geomorfologici caratteristici per la determinazione di zone tettonicamente attive. Tuttavia, è possibile distinguere due distretti tettonici differenti: quelli appartenenti ai coni di deiezione in cui il deposito avviene in prossimità della zona montuosa, e quelli la cui area di deposizione avviene verso la pianura. Nella Piana di Sibari, si ha una tendenza alla deposizione nella parte inferiore dei coni, con conseguente incisione degli stessi da parte dei corsi d'acqua; naturalmente questo denota un processo di instabilità tra la zona di monte e quella di valle della Piana. Limitandosi ad una estensione di tipo verticale, fino ad una profondità di circa 100 metri al di sotto della Piana, si può affermare che gli acquiferi più Allegato M Aree di Salvaguardia 15

16 importanti sono rappresentati da livelli ghiaioso-sabbiosi intercalati nelle argille grigioazzurre di origine marina, rappresentanti le pulsazioni tettoniche dei cicli sedimentari e dai depositi sabbiosi e ghiaioso-sabbiosi di riempimento delle paleovalli presenti. Tali depositi risultano essere intercalati a livelli argilloso-limosi impermeabili che costituiscono condizioni per cui le falde acquifere si portino in pressione. Nell'intera Piana di Sibari lo spessore dei depositi alluvionali si aggira attorno ai venti metri, e presenta una struttura del tipo conoide di deiezione, come si evince dall'andamento delle isopieziche; mentre lo spessore dei depositi continentali, come si è detto già in precedenza, si aggira attorno ai 120 metri in prossimità della costa, il cui basamento, essendo costituito da terreni pre-plioceni risulta essere praticamente impermeabile. La superficie piezometrica dei livelli profondi, rilevata nel 1974, risulta avere l'andamento tipico di un conoide che si estende dal punto di sbocco del torrente Raganello fino al mare. Le linee di maggiore deflusso hanno un andamento NO-SE, mentre l'artesianità delle acque, in vicinanza della costa, legata alla presenza di formazioni argillose lenticolari, è di soli circa m sul piano campagna. La discarica naturale delle acque sotterranee ha luogo in gran parte attraverso impaludamenti che risultano essere presenti nella zona e che sono attualmente bonificati da una rete di canali. Dalle analisi del contenuto naturale del tritio, effettuate nel 1974, si sono potute formulare delle ipotesi sulla circolazione idrica sotterranea, nonché sui tempi di permanenza nel sottosuolo. Le aree a scarsa circolazione idrica sono fortemente mineralizzate, ovvero si può rinvenire in esse, notevoli quantitativi di H 2 S, S, CO 2, CH 4 e di cloruri. Ne deriva che le acque sotterranee subiscono una forte evoluzione nel loro chimismo, partendo dai bordi nord-occidentali fino alla costa. Le zone caratterizzate da circolazione idrica più attiva contengono acque con scarsi valori di cloruri e di salinità, che in questi casi risulta essere variabile tra 0.3 e 0.6 g/l; le acque invece, aventi una circolazione nulla, sono caratterizzate da grossi quantitativi di CO 2 e di H 2 S, oppure di cloruri e di CH 4. Dall'analisi effettuata, seppur datata, in quanto risalente al 1974, si è potuto osservare che le aree mineralizzate ad H 2 S, risultano essere numerose anche se poco estese, mentre il contenuto di metano è di gran lunga più rilevante ed in fascia ben più estesa nella zona compresa tra il fiume Crati ed il Coscile. La presenza di H 2 S, CO 2 e di CH 4 è legata alla riduzione di sostanze organiche contenute nei sedimenti, mentre, secondo tesi avvalorate da studi di carattere geologico, le acque salmastre potrebbero rappresentare il prodotto del miscelamento di acque vadose con fossili di origine marina. In Allegato M Aree di Salvaguardia 16

17 ciascun caso, dai valori nulli rinvenuti del tritio, si può affermare che le acque hanno soggiornato per lunghi anni nell'acquifero (Guerricchio, 1976). Per quanto riguarda l'aspetto pluviometrico, è noto che la Piana di Sibari rappresenta, una delle area più siccitose della Calabria, con una media di 550 mm di pioggia annui, contro i circa 1500 mm dell'intera regione; valori che risultano essere diminuiti in riferimento al periodo , il che è indice di un evidente processo di siccità in atto. Gli scarsi apporti idrometeorici della zona non hanno pertanto importanza per quanto riguarda l'alimentazione delle falde acquifere, anche perché l'area attraverso la quale le acque potrebbero infiltrarsi è limitata al solo bordo nord-occidentale della Piana stessa. Di seguito si riportano le mappe raffiguranti il dominio spaziale dell acquifero così come individuato nello studio di caratterizzazione idrogeologica. Allegato M Aree di Salvaguardia 17

18 Fig. 1 Bacino idrologico e complessi acquiferi nell area di Sibari Allegato M Aree di Salvaguardia 18

19 Lungo la valle del F. Crati, delimitata da rilievi montuosi costituiti da terreni sedimentari di varia età e da rocce metamorfiche e plutoniche, affiora, in posizione trasgressiva sui predetti terreni, una successione di termini argillosi, sabbiosi e conglomeratici di età pliopleistocenica, costituente un ciclo sedimentario. A questi si sovrappongono in maniera discontinua depositi alluvionali antichi e recenti ed ampie conoidi localizzate allo sbocco dei principali affluenti. Nell ambito di detta successione i termini sabbiosi infrapleistocenici di spessore consistente rappresentano un acquifero di interesse, sebbene dotati di permeabilità ridotta per i frequenti passaggi eteropici ad argille marnose. Essi sono sede di una falda in parte libera ed in parte semiconfinata unitamente ai depositi alluvionali di fondo valle del F. Crati. Oltre a numerose sorgenti con portata in gran parte modesta, scaturenti dai vari termini della successione, la falda contenuta nell acquifero è sfruttata mediante un gran numero di pozzi con produttività sempre modesta (sull ordine di 1 l/s ed anche inferiore) e diverse perforazioni la cui produttività è leggermente più alta. I prelievi sono complessivamente limitati e risultano più frequenti nelle zone topograficamente depresse. Di seguito si riporta la mappa della conducibilità idraulica del bacino idrogeologico di Sibari determinato a partire dall informazioni geologiche pubblicate nelle Carte Geologiche, così come riportato nello Studio di Caratterizzazione Idrogeologica, e da un analisi di calibrazione effettuata rispetto ai valori di carico idraulico misurati durante il progetto di Monitoraggio della Regione Calabria nel biennio I depositi alluvionali recenti, di spessore variabile fra m a monte della confluenza del F. Mucone nel F. Crati e sull ordine di m a valle di quest ultima, sono in stretta relazione idraulica con i depositi terrazzati presenti ai margini degli alvei con spessori di m, oltre che con le acque superficiali. La falda contenuta in tali depositi defluisce parallelamente al corso d acqua principale, essendo drenata da quest ultimo come dimostra la morfologia della superficie piezometrica. Allegato M Aree di Salvaguardia 19

20 Fig. 2 Complessi Idrogeologici Allegato M Aree di Salvaguardia 20

21 M.3.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino di Sibari Attraverso la soluzione dell equazione del moto idrico sotterraneo si arriva alla determinazione della distribuzione del carico idraulico e, mediante la legge di Darcy, alla conoscenza della velocità dell acqua sotterranea. Dalla definizione di velocità come rapporto fra la distanza percorsa ed il tempo impiegato a percorrerla, si arriva a definire le isocrone ovvero le linee ad eguale tempo di percorrenza. Per il bacino di Sibari sono state stimate le aree di salvaguardia per tutti i pozzi gestiti da Sorical, la società mista che gestisce le acque sotterranee a scopi acquedottistici in Calabria, di cui si riporta la mappa nella figura seguente. Successivamente sono state determinate le isocrone di 60, 180 e 365 giorni da cui è possibile definire le aree di rispetto ristrette e allargate. Di seguito si riportano tali isocrone per i pozzi gestiti dalla Sorical. Fig. 3 Mappa dei pozzi Sorical nel bacino di Sibari Allegato M Aree di Salvaguardia 21

22 Fig. 4 Delimitazione aree di salvaguardia per i campi pozzi CS1AQ01P001 e CS1AQ01P002 Allegato M Aree di Salvaguardia 22

23 Fig. 5 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CS3AQ01P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 23

24 Fig. 6 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CS3AQ01P002 Allegato M Aree di Salvaguardia 24

25 Fig. 7 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CS3AQ01P005 Allegato M Aree di Salvaguardia 25

26 Fig. 8 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CS3AQ02P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 26

27 Fig. 9 Delimitazione aree di salvaguardia per i campi pozzi CS3AQ02P002 e CS3AQ02P003 Allegato M Aree di Salvaguardia 27

28 Fig. 10 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CS3AQ07P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 28

29 M.4 IL BACINO IDROGEOLOGICO DEL FIUME LAO La ristretta piana costiera, localizzata lungo un tratto di costa tirrenica nella parte più settentrionale della regione e attraversata dai fiumi Lao e Abatemarco, è sede di un acquifero alluvionale dotato di permeabilità media e di consistente spessore. L acquifero è delimitato su quasi tutti i lati da terreni scarsamente permeabili, tranne per un tratto nel settore meridionale in cui i depositi alluvionali sono a contatto con rocce carbonatiche, nelle quali si addentra la valle del F. Abatemarco. Fig. 11 Bacino idrogeologico e complessi acquiferi nell area del Lao Affioramenti di termini calcareo dolomitici sono invece estesamente rappresentati nelle aree montane a nord della pianura e risultano incisi dal tratto montano della valle del F. Lao. Depositi alluvionali estesi e di consistente spessore sono presenti sul fondo valle per circa 6 Allegato M Aree di Salvaguardia 29

30 Km a monte della pianura, delimitati da affioramenti sabbioso-conglomeratici pleistocenici. La falda contenuta nei depositi alluvionali, alimentata dai deflussi superficiali derivanti principalmente dai versanti settentrionali del bacino dove affiorano i terreni carbonatici e dai quali scaturiscono sorgenti di portata consistente, defluisce verso la costa con valori del gradiente idraulico dell ordine dell 1% lungo la valle del F. Lao e dello 0,3% nell area pianeggiante. La ricarica, oltre che dalle precipitazioni meteoriche dirette, è costituita quindi principalmente dai deflussi superficiali, alimentati dalle acque sorgentizie che si riversano nell alveo del F. Lao. Parte dei deflussi si infiltrano nelle alluvioni di fondo valle, costituendo una falda di subalveo che a valle confluisce in quella più estesa presente nei depositi dell area pianeggiante. I prelievi dalla falda sono consistenti e vengono effettuati mediante alcune centinaia di pozzi poco profondi (3-20 m) con portata modeste (1-3 l/s) ed un minor numero di perforazioni profonde da 15 m ad oltre 100 m con portata generalmente non superiore ai 20 l/s. Allegato M Aree di Salvaguardia 30

31 Fig. 12 Complessi Idrogeologici Allegato M Aree di Salvaguardia 31

32 M.4.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino del Lao Attraverso la soluzione dell equazione del moto idrico sotterraneo si arriva alla determinazione della distribuzione del carico idraulico e, mediante la legge di Darcy, alla conoscenza della velocità dell acqua sotterranea. Dalla definizione di velocità come rapporto fra la distanza percorsa ed il tempo impiegato a percorrerla, si arriva a definire le isocrone ovvero le linee ad eguale tempo di percorrenza. Anche per il bacino del Lao sono state stimate le aree di salvaguardia per tutti i pozzi gestiti da Sorical e di cui si riporta la mappa nella figura seguente. Successivamente sono state determinate le isocrone di 60, 180 e 365 giorni da cui è possibile definire le aree di rispetto ristrette e allargate. Di seguito si riportano tali isocrone per i pozzi gestiti dalla Sorical. Fig. 13 Mappa dei pozzi Sorical nel bacino del Lao Allegato M Aree di Salvaguardia 32

33 Fig. 14 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CS2AQ02P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 33

34 M.5 IL BACINO IDROGEOLOGICO DI LAMEZIA TERME La vasta pianura solcata dal F. Amato e da altri corsi d acqua minori è costituita da depositi alluvionali recenti e attuali che occupano una superficie di oltre 200 Km2; essa è delimitata nell entroterra da rilievi collinari e montuosi di altitudine fino a circa 1000 m, costituiti da terreni di varia natura (sedimentari, metamorfici e plutonici) e di diversa età, con differenti caratteristiche idrogeologiche. Rispetto a questi terreni, i depositi alluvionali ed i termini sabbioso-conglomeratici infrapleistocenici rivestono maggiore interesse idrogeologico, analogamente a quanto descritto per l area di Gioia Tauro - Rosarno. Fig. 15 Bacino idrogeologico e complessi acquiferi nell area di Lamezia Terme L insieme dei depositi alluvionali della pianura, dei fondi valle dei corsi d acqua e dei terrazzi pedemontani, unitamente alle sabbie dunari presenti lungo la costa, costituisce un acquifero di spessore variabile dai m lungo le valli ai m in corrispondenza Allegato M Aree di Salvaguardia 34

35 della pianura ed in prossimità del litorale. L articolazione della superficie piezometrica mette in evidenza un deflusso della falda convergente verso la costa, con valori del gradiente idraulico relativamente elevati lungo la valle del F. Amato (1,5% - 0,6%) e decisamente più bassi nell area pianeggiante (0,4-0,2%). Ai margini dei depositi terrazzati e lungo la valle del F. Amato scaturiscono importanti sorgenti, indicative del drenaggio della falda contenuta nei depositi clastici più grossolani da parte del corso d acqua. La falda nel suo insieme è sfruttata mediante numerosi pozzi scavati di limitata profondità (5-30 m) e perforazioni di profondità variabile da m ad un massimo di oltre 300 m; i pozzi più profondi interessano, oltre che i depositi alluvionali, i sottostanti termini del complesso sabbioso-conglomeratico. La portata dei pozzi scavati è sull ordine di qualche l/s, mentre quella delle perforazioni più profonde è variabile da pochi l/s ad oltre 50 l/s. La qualità dell acqua prelevata dai pozzi indica l esistenza di un processo di deterioramento per intrusione salina fino a circa 1 Km dal litorale, conseguenza dei consistenti prelievi in atto principalmente per scopi irrigui. A ciò ha contribuito la captazione di numerose sorgenti, le quali in precedenza alimentavano costantemente il deflusso di subalveo dei corsi d acqua. Allegato M Aree di Salvaguardia 35

36 Fig. 16 Complessi Idrogeologici Allegato M Aree di Salvaguardia 36

37 M.5.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino di Lamezia Terme Delimitato il bacino idrogeologico, attraverso la soluzione dell equazione del moto idrico sotterraneo si arriva alla determinazione della distribuzione del carico idraulico e, mediante la legge di Darcy, alla conoscenza della velocità dell acqua sotterranea. Dalla definizione di velocità come rapporto fra la distanza percorsa ed il tempo impiegato a percorrerla, si arriva a definire le isocrone ovvero le linee ad eguale tempo di percorrenza. Anche per il bacino di Lamezia Terme sono state stimate le aree di salvaguardia per tutti i pozzi gestiti da Sorical e di cui si riporta la mappa nella figura seguente. Successivamente sono state determinate le isocrone di 60, 180 e 365 giorni da cui è possibile definire le aree di rispetto ristrette e allargate. Di seguito si riportano tali isocrone per i pozzi gestiti dalla Sorical. Fig. 17 Mappa dei pozzi Sorical nel bacino di Lamezia Terme Allegato M Aree di Salvaguardia 37

38 Fig. 18 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CZ2AQ03P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 38

39 Fig. 19 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CZ2AQ04P001 Fig. 20 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CZ1AQ09P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 39

40 Fig. 21 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CZ2AQ05P002 Allegato M Aree di Salvaguardia 40

41 Fig. 22 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CZ2AQ06P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 41

42 Fig. 23 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi CZ2AQ07P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 42

43 Fig. 24 Delimitazione aree di salvaguardia per il campo pozzi VV1AQ08P001 Allegato M Aree di Salvaguardia 43

44 M.6 IL BACINO IDROGEOLOGICO DI GIOIA TAURO L area pianeggiante che si sviluppa tra Gioia Tauro e Rosarno è sede di consistenti depositi alluvionali che si estendono sui fondi valle dei principali corsi d acqua e sulle colline circostanti sotto forma di depositi terrazzati. Le alluvioni di fondo valle e della pianura costiera hanno composizione granulometrica prevalentemente sabbioso-limosa e quindi nel complesso scarsamente permeabili, ma dotate di consistente spessore, variabile fra un minimo di m ed oltre 100 m allo sbocco del F. Mesima. Caratteristiche diverse presentano i depositi terrazzati in cui prevalgono sabbie e ciottoli, il cui spessore varia tra 20 e 40 m nella parte settentrionale e tra m in quella meridionale. Fig. 25 Bacino idrogeologico e complessi acquiferi nell area di Gioia Tauro Allegato M Aree di Salvaguardia 44

45 Nelle zone collinari che bordano la pianura sono inoltre estesamente rappresentati i termini del complesso sabbioso-conglomeratico infrapleistocenico, caratterizzato da permeabilità medio-bassa per la presenza di intercalazioni argillose, il cui spessore raggiunge un massimo di m tra Taurianova e Rosarno. Le falde contenute nelle alluvioni vallive e nei depositi della piana costiera sono continue tra di loro e vanno considerate come un unico sistema; a tale sistema possono assimilarsi anche le falde contenute nei depositi terrazzati. La falda di tipo libero o semiconfinato defluisce dalle colline verso la costa, con direzioni da SW a NE e da NW a SE, analogamente alla direzione dei principali corsi d acqua che solcano la pianura costiera, con gradiente idraulico variabile da 1,5-2,0% a monte a 0,2% a valle. L andamento della superficie piezometrica mette in evidenza un marcato drenaggio della falda in corrispondenza delle valli con presenza di numerose sorgenti, nella maggior parte di portata modesta, localizzate ai margini dei terrazzi collinari. Misure di portata eseguite nel passato lungo la rete idrografica hanno evidenziato interscambi tra la falda ed i corsi d acqua nei vari tratti vallivi, permettendo di valutare l entità della ricarica nel periodo piovoso e quella del drenaggio nei mesi asciutti. Nella pianura costiera la falda è sfruttata mediante un elevato numero di pozzi di varia profondità, con frequenza maggiore nella parte orientale; le portate variano da 1 l/s ad oltre 30 l/s. La salinità delle acque si mantiene intorno ai 500 mg/l nelle zone più interne, mentre si innalza in prossimità della fascia costiera denunciando effetti di intrusione salina nei livelli più profondi del deposito, fino ad una distanza di oltre 1 Km dal litorale. La falda contenuta nel complesso sabbioso-conglomeratico infrapleistocenico è semiconfinata, con valori di pressione variabili da zona a zona. La direzione di deflussoè convergente verso la pianura, con valori del gradiente idraulico variabili dal 2% a monte all 1% a valle. Lungo i fianchi delle valli si hanno numerose sorgenti con portata generalmente modesta e molto variabile nelle stagioni. I prelievi sono effettuati mediante un buon numero di pozzi di profondità diversa, taluni di alcune centinaia di metri, la cui portata è mediamente di pochi l/s. Allegato M Aree di Salvaguardia 45

46 Fig. 26 Complessi Idrogeologici Allegato M Aree di Salvaguardia 46

47 M.6.1 Aree di Rispetto (Ristrette e Allargate) per il bacino di Gioia Tauro Delimitato il bacino idrogeologico, attraverso la soluzione dell equazione del moto idrico sotterraneo si arriva alla determinazione della distribuzione del carico idraulico e, mediante la legge di Darcy, alla conoscenza della velocità dell acqua sotterranea. Dalla definizione di velocità come rapporto fra la distanza percorsa ed il tempo impiegato a percorrerla, si arriva a definire le isocrone ovvero le linee ad eguale tempo di percorrenza. Anche per il bacino di Gioia Tauro sono state stimate le aree di salvaguardia per tutti i pozzi gestiti da Sorical e di cui si riporta la mappa nella figura seguente. Successivamente sono state determinate le isocrone di 60, 180 e 365 giorni da cui è possibile definire le aree di rispetto ristrette e allargate. Di seguito si riportano tali isocrone per i pozzi gestiti dalla Sorical. Fig. 27 Mappa dei pozzi Sorical nel bacino di Gioia Tauro Allegato M Aree di Salvaguardia 47

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