Linee guida per lo studio e la regolamentazione del rumore di origine antropica introdotto in mare. e nelle acque interne.

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1 Linee guida per lo studio e la regolamentazione del rumore di origine antropica introdotto in mare e nelle acque interne (Parte prima) Junio Fabrizio Borsani Cristina Farchi

2 RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano la Dott.ssa Aurora Nastasi per la sua preziosa collaborazione nella fase iniziale della stesura del documento.

3 I. Introduzione Dalla metà del secolo scorso a oggi, la protezione e la tutela dell ambiente sono divenute progressivamente tra le principali preoccupazioni di tecnici e comitati scientifici di tutto il mondo. I primi atti nazionali e internazionali sottoscritti da una o più nazioni risalgono ai primi anni 70 e da allora nascono le definizioni di inquinanti e inquinamento e vengono delineati i primi standard di riferimento per la protezione dell ambiente e degli organismi dai possibili effetti negativi delle attività antropiche. Negli ultimi trent'anni sono state progressivamente definite le diverse forme di inquinamento che hanno un impatto sugli ecosistemi subaerei e acquatici ed è ormai riconosciuto che anche l immissione di energia nell ambiente da parte dell uomo, come effetto collaterale delle sue attività, sia una delle tante forme di inquinamento che affliggono il nostro pianeta. Secondo una definizione del GESAMP (Joint Group of Experts on the Scientific Aspects of Marine Environmental Protection), l inquinamento marino è l Introduzione diretta o indiretta da parte umana, di sostanze o energia nell ambiente marino (...) tali da provocare effetti deleteri quali danno alle risorse viventi, rischio per la salute umana, ostacolo alle attività marittime compresa la pesca, deterioramento della qualità dell acqua per gli usi dell acqua marina e riduzione delle attrattive. L inquinamento acustico, causato da un'eccessiva immissione nell ambiente di suoni e rumori, e quindi di energia, è una delle forme di inquinamento più comuni. In aggiunta, in quanto non circoscrivibile, secondo UNCLOS 3 è inquinamento transfrontaliero. I rumori prodotti dalle attività umane si sono progressivamente aggiunti ai suoni ambientali e il concetto di inquinamento acustico, che fino a pochi anni fa era riservato all ambiente subaereo, è stato esteso anche all ambiente acquatico. In particolare, dopo decenni di ricerche, si è giunti alla certezza che alcuni suoni antropogenici hanno effetti negativi su diversi phyla di organismi acquatici, in particolare sui cetacei.

4 In Italia esistono attualmente quattro leggi per la regolamentazione dell inquinamento acustico subaereo: L. 447 del 26 ottobre Legge quadro sull'inquinamento acustico. D. P. C. M. 14 Novembre 1997 relativa alla "Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore". Decreto del Ministero dell'ambiente del 16 Marzo 1998 sulle "Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico". D. Leg. n. 194 del 19 agosto 2005 relativo alla "Attuazione della Direttiva 2002/49/CE per la determinazione e la gestione del rumore ambientale". Al contrario, non esistono a oggi leggi specifiche per la regolamentazione dell immissione di rumore in ambiente marino, nonostante siano numerose nel nostro Paese le attività costiere e off-shore che producono inquinamento acustico. Lo scopo del presente documento è quello di fornire le linee guida necessarie affinché tale lacuna giuridica possa essere colmata quanto prima, alla luce degli effetti dell inquinamento acustico sulla fauna marina e degli accordi internazionali vigenti che l Italia si è impegnata a rispettare. A tale scopo saranno descritti: i meccanismi fisici che determinano la propagazione delle frequenze e dell intensità del suono nella colonna d acqua; il ruolo biologico dei suoni per i principali taxa di animali marini; le principali fonti di inquinamento acustico in ambiente marino; la normativa internazionale di riferimento.

5 Oltre a fornire indicazioni di base circa vari aspetti inerenti l inquinamento acustico sottomarino, viene presentata anche una lista di riferimenti bibliografici necessari per l approfondimento di ciascun argomento trattato.

6 II. Cenni sulla propagazione del suono in acqua Per comprendere gli effetti dell inquinamento acustico sugli organismi viventi è necessario definire il concetto di suono. Con questo termine ci si riferisce alla sensazione causata all orecchio umano dalla ciclica compressione e successiva decompressione delle molecole che costituiscono il mezzo (acqua o aria) nel quale avviene la propagazione. Queste compressioni e decompressioni viaggiano come onde o vibrazioni e sono generate da un qualsiasi oggetto che vibra nel mezzo; esse si propagano trasportando solo energia (e non materia) e sono percepite da un ricevitore come cambi di pressione. L orecchio umano può percepire come suono vibrazioni con frequenza compresa tra 20 Hz e 20 khz che abbiano ampiezza superiore alla soglia di udibilità; tale soglia varia con la frequenza del suono e con l età del soggetto ricevente. Queste vibrazioni sono dette suoni in senso stretto, mentre sono definite infrasuoni le vibrazioni con frequenze inferiori a 20 Hz e ultrasuoni quelle con frequenza superiore a khz. La frequenza (f) di un suono è definita come il numero di oscillazioni o vibrazioni delle particelle che costituiscono l onda. La frequenza è misurata in cicli al secondo (cicli s -1 ) chiamati Hertz (Hz) dal nome del famoso fisico tedesco (1 Hz = 1 ciclo/sec). Per l orecchio umano un incremento in frequenza è percepito come un aumento della tonalità del suono (da non confondere con l aumento di ampiezza che ci fa percepire lo stesso suono semplicemente come più forte e intenso). Ogni suono può essere rappresentato da una combinazione lineare di frequenze multiple intere (armoniche) della frequenza principale (o fondamentale) del suono. Per ogni segnale si può calcolare la distribuzione dell'energia nelle diverse bande di frequenza (analisi dello spettro). Il timbro di un suono dipende dal numero e dall'energia delle armoniche che lo costituiscono ed è determinato dalla modalità di oscillazione della sorgente del suono; un rumore viene percepito come tale e non come un suono perché le frequenze secondarie che si sovrappongono alla principale non sono armoniche ovvero non sono multipli interi della frequenza fondamentale. La lunghezza d onda (λ) di un onda è la distanza compresa tra due successive compressioni (o decompressioni) o la distanza che l onda percorre in un ciclo. La lunghezza d onda del suono è uguale alla velocità del suono nel mezzo attraverso il quale viaggia, divisa per la sua frequenza.

7 Poiché la velocità del suono nell acqua è circa 4,5 volte maggiore che nell aria, per ogni frequenza le lunghezze d onda sono circa 4,5 volte maggiori sotto l acqua che nell aria. La velocità di un onda sonora (c) è la velocità alla quale le vibrazioni si propagano attraverso un mezzo elastico ed è caratteristica di quel mezzo; in acqua (c) è uguale alla radice quadrata del rapporto tra le proprietà elastiche del mezzo e la sua densità. In acqua marina la velocità del suono è di circa 1500 m s -1, mentre in aria è di circa 340 m s -1. Tuttavia, da questa formula si evince che, la velocità del suono in acqua dipende dalla totalità delle caratteristiche chimicofisiche della colonna d acqua, poiché la densità dipende a sua volta dalla temperatura, dalla salinità e dalla pressione (profondità). Questi parametri variano, non solo lungo la colonna d acqua, ma anche secondo la latitudine, influenzando notevolmente la velocità di propagazione del suono che può variare da 1400 a 1600 m s -1. Con il termine intensità ci si riferisce alla quantità di energia che un onda sonora trasmette attraverso un unità di spazio in un unità di tempo; essa si misura in watt al metro quadro (w mq - 1 ).L intensità è anche proporzionale al quadrato della pressione acustica, la quale è generalmente misurata in micropascal (μpa). 1 Pa è la pressione esercitata da una forza di 1 Newton su un area di 1 mq; ma, poiché le più piccole pressioni sonore udibili in aria sono nell ordine di 10-6 Pa, le pressioni sonore, per comodità, si esprimono in μpa. Sebbene sia possibile misurare direttamente l intensità, in pratica è più comodo individuare e misurare cambi di pressione e convertirli in intensità. Tuttavia l uso della pressione come unità di misura presenta dei problemi: le diverse pressioni acustiche che si riscontrano normalmente nel nostro ambiente (acqua o aria) si distribuiscono su un arco di valori molto grande (l apparato uditivo umano può recepire da 10 μpa a μpa). Per semplificare i calcoli s impiega quindi la scala logaritmica nota come Scala dei Decibel, la cui unità di misura è il decibel (db). La Scala dei Decibel è una scala relativa e i valori espressi in db hanno significato solo se è incluso un livello di riferimento; si utilizzano quindi i termini Sound Pressure Level (SPL) o Sound Intensity Level (SIL) per indicare la pressione o l intensità di riferimento. In acustica subacquea è generalmente utilizzata la pressione di riferimento di 1 μpa, mentre in aria quella di 20 μpa. Un valore espresso in decibel equivale a 10 volte il logaritmo in base 10 del rapporto tra la pressione o l intensità misurata e la pressione o l intensità di riferimento. L intensità o la pressione del

8 suono si possono misurare alla sorgente o Source Level (SL) oppure al ricevitore o Received Level (RL). In acustica subacquea i valori della pressione (o dell intensità) alla sorgente (SL) si riferiscono in genere al valore misurato alla distanza standard di 1 m da essa. Tuttavia spesso, come nel caso di suoni prodotti da animali in libertà, non è possibile misurare l intensità a tale distanza; quindi solitamente i livelli della sorgente si valutano misurando il sound pressure level (SPL) ad una distanza nota dalla sorgente e poi, calcolando gli effetti di attenuazione dovuti alla propagazione del suono, si risale al valore alla distanza di 1 m dalla sorgente. Ogni qual volta si riporta il valore di sound pressure level (o sound intensity level) alla sorgente (SL), deve essere espressa non solo la pressione di riferimento, ma anche la distanza alla quale essa è stata misurata, per esempio: 20 db re 1 1m. Il livello di SPL (o SIL) misurato dal ricevente (RL) invece corrisponde al valore del suono nella posizione reale dell ascoltatore che generalmente è molto distante della sorgente del suono. II.1. Velocità del suono in relazione alla profondità In fig. 1 si evidenzia come la velocità del suono si differenzi notevolmente in funzione della latitudine (e quindi della temperatura media dell'acqua). Di particolare interesse per il Mediterraneo è l'esistenza di un canale sonoro estivo, dovuto al forte termoclino stagionale, alla profondità di circa 100m, e di un canale superficiale estivo locale entro 10m di profondità, dovuto alla forte irradiazione solare (curva verde), che causano una trasmissione sonora preferenziale con zone di convergenza fino a circa 37 km (Urick, 1983). Cio significa che se un segnale di particolare intensità (per esempio il forte rumore di un sonar o di un'elica) è generato in estate a profondità inferiori a 100 e 10 m esso sarà facilmente trasmesso fino a notevoli distanze seguendo due canali sonori preferenziali e sovrapposti, creando inoltre zone di convergenza, nelle quali il segnale sarà particolarmente intenso, sino a distanze di circa 40 km.

9 Figura 1 Variazione della velocità del suono in acqua di mare in funzione della latitudine II.2. Diagramma di Wenz (da Urick, 1983). Il diagramma del rumore ambientale sottomarino riportato in Fig. 2 descrive le componenti del rumore subacqueo in funzione della pressione acustica in db re 1 µpa ad 1 m (ordinata) e della frequenza in Hz (ascissa). Si nota come la componente traffico navale (shipping noise - curva in rosso) sia maggiormente presente tra 10 Hz e 100 Hz e decada entro 5 Khz. Recenti studi (Aguilar Soto et al., 2006) hanno evidenziato che navi porta container di moderna costruzione, progettati per velocità elevate, siano in grado di produrre picchi di intensità notevole anche a frequenze elevate (circa 164 db rms re 1µPa ad 1m TOL (TOL= Third octave level ovvero livello in terzi di ottava ) per la banda in terzi d'ottava centrata a 40Khz), che coincidono inaspettatamente con le emissioni sonore di alcune specie di cetacei particolarmente sensibili, quali lo Zifio, e che ne influenzano direttamente il comportamento.

10 Fig. 2 Diagramma del rumore ambientale sottomarino

11 Riferimenti bibliografici Rossing T. D The science of sound. Addison-Wesley Publishing Company. Seto W. W Acustica. McGraw-Hill Libri, Italia. Simmonds M., Dolman S. e Weilgart L Oceans of noise. WDCS Science Report. Urick R. J Principles of underwater sound. 3rd Ed. McGraw-Hill Book Company.

12 III. Ruolo biologico dei suoni per i principali taxa di animali marini I suoni prodotti dagli organismi marini hanno le frequenze più disparate: da 0.1 Hz a oltre 200 khz. A causa delle proprietà del mezzo liquido, i suoni a bassa frequenza sono quelli che si propagano per distanze maggiori in mare. Conseguentemente, i suoni con frequenze comprese tra 1 e 20 Hz sono di norma utilizzati per la comunicazione a grandi distanze, mentre i suoni con frequenza più alta ( khz) sono prodotti per la comunicazione a corto raggio. Nei cetacei, i suoni a bassa e ad alta frequenza sono prodotti, oltre che per comunicare, per orientarsi nello spazio e per la ricerca delle prede (ecolocalizzazione). Molti organismi marini emettono e percepiscono i suoni per adattarsi al loro ambiente. Alcuni di essi utilizzano i suoni in modo passivo, altri in modo attivo. L uso passivo del suono si ha quando un animale non genera attivamente impulsi sonori ma si limita a rispondere sul piano comportamentale alla loro ricezione. La ricezione dei suoni ambientali permette loro di: individuare i predatori; individuare e catturare le prede; percepire la vicinanza di conspecifici; navigare e orientarsi; percepire i cambiamenti delle condizioni ambientali (maree, correnti); individuare fonti di cibo. Gli animali che utilizzano il suono in modo attivo sono in grado di produrre impulsi per interagire attivamente con l ambiente e con gli altri individui (conspecifici e interspecifici). L uso attivo del suono consente di:

13 comunicare con i conspecifici durante l accoppiamento, la ricerca del cibo, le lotte per il territorio e i ranghi sociali; orientarsi e navigare su lunghe distanze per mezzo dell ecolocalizzazione; stordire e catturare la preda; produrre segnali di allarme per avvertire i conspecifici della presenza di un pericolo; distrarre e spaventare un predatore per sfuggire da esso. I meccanismi di produzione del suono nei diversi gruppi animali sono solo in parte noti. Tra quelli conosciuti possiamo citare: lo sbattimento meccanico di denti o piastre; lo sfregamento di ossa, denti o valve delle conchiglie; la compressione e decompressione della vescica natatoria mediante muscoli specializzati; l oscillazione del corpo; la distribuzione di fluidi o gas all interno del corpo mediante organi adibiti alla produzione del suono; l emissione forzata di fluidi o gas al di fuori del corpo. Risulta evidente come l utilizzo dei suoni rivesta un ruolo biologico fondamentale per molti organismi marini e quindi sia di primaria importanza mantenere il rumore di fondo negli oceani entro livelli che garantiscano il continuo e ininterrotto scambio di informazioni tra gli organismi che li abitano. Per alcuni animali come i cetacei, l importanza dell udito è paragonabile a quella della vista nell uomo e garantire loro la possibilità di continuare a servirsi dei suoni equivale a garantirne la sopravvivenza. Proteggere idoneamente il loro habitat acustico significa proteggere la qualità acustica dell ambiente marino anche per tutte le altre specie che vi vivono.

14 Di seguito sono descritti i principali gruppi animali specialisti del suono presenti nei nostri mari. Essi sono stai selezionati, oltre che per la loro importanza commerciale ed ecologica, in considerazione delle numerose informazioni di cui oggi disponiamo circa il loro utilizzo dei suoni. III.1. Cetacei (Misticeti e Odontoceti) Phylum: Cordati Classe: Mammiferi Ordine: Cetacei L Ordine dei cetacei include mammiferi quali balene e delfini che si sono adattati, nel corso dell evoluzione, alla vita nell ambiente acquatico. Il rapporto dei cetacei con il suono è oggetto di ricerche da decenni e seppure non esistano informazioni così dettagliate per nessuna altra Classe di animali, sono ancora molte le lacune che debbono essere colmate. Basti pensare al fenomeno degli spiaggiamenti di massa, per il quale ancora non si riesce a dare una spiegazione certa nonostante le ricerche abbiano dimostrato come l acustica in questo caso giochi un ruolo fondamentale. Ciononostante, le conoscenze che si hanno sull utilizzo dei suoni da parte dei cetacei sono notevoli e in questa sede è sufficiente ricordare che essi comunicano, navigano e individuano le prede grazie al suono. Le diverse specie di cetacei emettono suoni in specifici range di frequenza utilizzando dei veri e propri canali comunicativi in cui viaggiano le informazioni. I Misticeti (balene) ad esempio sono specialiste nell emissione e nella ricezione di suoni nelle basse frequenze, tra 10 e 5000 Hz, che riescono a percorrere lunghe distanze sott acqua. Le balene non vivono in grandi gruppi e la funzione dei suoni è probabilmente quella di mantenere gli individui in contatto tra loro, anche a distanza di decine o addirittura centinaia di chilometri. I maschi, nella stagione riproduttiva, emettono complesse sequenze di suoni chiamate canti, che, al pari di quelli prodotti da uccelli, grilli e gibboni, servono a segnalare alle femmine la propria presenza, posizione, disponibilità all accoppiamento e a sfidare o scoraggiare eventuali maschi nelle vicinanze.

15 Gli Odontoceti emettono segnali acustici diversi da quelli dei Misticeti. Essi variano molto a seconda della specie e della loro funzione. In generale, i suoni dei delfini sono emessi, oltre che per comunicare, per localizzare e distinguere oggetti nell acqua (ecolocalizzazione). L ecolocalizzazione è il processo mediante il quale essi sono in grado, emettendo suoni ad alta frequenza e ascoltando gli echi di ritorno, di avvertire la presenza, valutare la distanza, la forma, le dimensioni e la consistenza di oggetti presenti nell ambiente circostante. Grazie a questo adattamento acustico sono in grado di cacciare, di orientarsi nello spazio e di evitare predatori anche al buio, o in un mezzo totalmente opaco come le acque torbide dei fiumi. I delfini, per ecolocalizzare oggetti molto piccoli come i pesci di cui si nutrono, producono dei segnali sonori ad ampio spettro, con un contenuto in frequenze che include gli ultrasuoni (suoni a frequenza > 20 khz). Questi segnali, infatti, possono raggiungere frequenze fino a 200 khz. La cetofauna del Mar Mediterraneo può essere considerata come un sottoinsieme di quella nordatlantica. Delle 86 specie conosciute di cetacei, 19 sono state osservate in Mediterraneo. Di queste 19 specie, 8 possono essere considerate come regolari, 4 occasionali e 7 accidentali. Le specie regolari sono definite tali in quanto svolgono tutte le loro funzioni vitali in Mediterraneo. Esse vivono, si riproducono e si alimentano nei nostri mari, a differenza di quelle occasionali che generalmente non si riproducono in questo mare ma vi possono stanziare per alcuni periodi. Le specie definite accidentali sono specie che entrano accidentalmente in Mediterraneo, poiché questo mare non è tra i loro habitat. Le 8 specie di cetacei (di cui una di Misticeti e sette di Odontoceti) che vivono regolarmente nel Mar Mediterraneo sono: la balenottera comune (Balaenoptera physalus), il capodoglio (Physeter macrocephalus), lo zifio (Ziphius cavirostris), il globicefalo (Globicephala melas), il grampo (Grampus griseus), il tursiope (Tursiops truncatus), la stenella striata (Stenella coeruleoalba) e il delfino comune (Delphinus delphis). In base alle loro preferenze di habitat, esse sono suddivise in tre gruppi principali: pelagiche (si incontrano a profondità superiore ai 2000 m) - la balenottera comune, lo zifio, il globicefalo e la stenella striata;

16 di scarpata profonda (si incontrano a una profondità compresa tra i 1000 e 1500 m) il capodoglio e il grampo; costiere (si incontrano a profondità inferiore a 500 m) il tursiope e il delfino comune. Le 4 specie occasionali del Mar Mediterraneo comprendono invece la balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata), l orca (Orcinus orca), la pseudorca (Pseudorca crassidens) e lo steno (Steno bredanensis). La tabella 1 riassume le caratteristiche delle principali specie di catacei presenti nei nostri mari. Tab. 1 Specie di cetacei presenti nei mari italiani Specie Nome comune Dimensioni Habitat Segnali acustici prevalenti (range di frequenza) Misticeti Balaenoptera physalus Balenottera comune m ca. Pelagica; di scarpata profonda 10 Hz - 80 Hz Odontoceti Physeter macrocephalus Capodoglio Di scarpata profonda 200 Hz - 32 khz m ca. Ziphius cavirostris Zifio 6 m ca. Pelagico; di scarpata profonda khz Globicephala melas Globicefalo Pelagico 1 khz - 65 khz 5-6 m ca. Grampus griseus Grampo Di scarpata profonda 2 khz - 16 khz 3,5 m ca.

17 Specie Nome comune Dimensioni Habitat Segnali acustici prevalenti (range di frequenza) Tursiops truncatus Tursiope Costiero 4 khz khz 3 m ca. Stenella coreuleoalba Stenella striata Pelagica; di scarpata profonda 4 khz - 65 khz Delphinus delphis Delfino comune 2 m ca. Costiero; di scarpata profonda 2 khz - 67 khz Come si evince dalla tabella, questi animali sono in grado di produrre suoni a frequenze molto diverse, in un range che si estende dal campo degli infrasuoni (suoni a frequenza inferiore di < 20 Hz) a quello degli ultrasuoni (suoni a frequenza > 20 khz). In realtà, il limite superiore delle emissioni acustiche delle specie di Odontoceti descritti è più alto del valore riportato in tabella. Nella gran parte dei casi, quest ultimo rappresenta il limite della strumentazione utilizzata per la registrazione. III.2. Pesci ossei (Teleostei) Phylum: Cordati Classe: Actinopterigi Con il termine teleostei si indicano i pesci con uno scheletro osseo vero e proprio, in contrapposizione alle razze e agli squali (Elasmobranchi) che presentano invece uno scheletro interamente cartilagineo.

18 Nonostante le conoscenze inerenti la biologia e il comportamento di varie specie di teleostei siano oggi piuttosto approfondite, rimangono scarse le informazioni su alcuni aspetti fisiologici di questi organismi, tra cui i meccanismi di percezione e di utilizzo dei suoni. La maggior parte degli studi effettuati sulle capacità uditive dei pesci ossei indica che essi sono sensibili ai suoni con frequenza compresa tra 100 Hz e 2 khz. L organo principale coinvolto nella ricezione e nella produzione dei suoni è la vescica natatoria. Quest ultima, oltre a funzionare come un raffinato regolatore idrostatico che permette ai pesci di controllare la loro posizione nella colonna d acqua, è utilizzata attivamente per produrre suoni o amplificare quelli generati da altri organi agendo come cassa di risonanza. Molti pesci hanno anche un sistema di piccole ossa a contatto con la vescica natatoria, denominate ossicini Weberiani, capaci di trasferire vibrazioni alla vescica che da questa giungono all orecchio interno. Questo meccanismo di trasferimento delle vibrazioni è analogo a quello presente nell orecchio medio e interno dei mammiferi. La vescica natatoria è quindi contemporaneamente organo per la produzione e la ricezione dei suoni e le sue proprietà fisiche consentono ai pesci ossei di captare i suoni e il rumore ambientale anche a notevole distanza dalla sorgente. I pesci privi di tale organo, come la sogliola e il rombo, sono dotati di ciglia o cellule pilifere dislocate sulla superficie superiore del corpo che si ipotizza funzionino da recettori epidermici per percepire gli stimoli acustici. Diversi studi sembrano inoltre dimostrare che gli otoliti (concrezioni calcaree presenti nell orecchio interno dei pesci ossei), coinvolti nella ricezione dei cambiamenti di posizione e orientamento del pesce nella colonna d acqua, sembrano essere attivamente coinvolti anche nella ricezione di onde sonore. Le modalità di percezione dei suoni possono variare da specie a specie. Nonostante esse siano ancora poco conosciute, è certo che grazie alla percezione degli stimoli acustici i pesci interagiscono con il loro ambiente per cacciare, difendere il territorio, relazionarsi con individui intraspecifici, orientarsi nello spazio, navigare e per sfuggire ai predatori. Indagini condotte sui grossi banchi di pesce azzurro dimostrano come un forte rumore, provocato da un esplosione di aria compressa, provochi lo smembramento del banco. Anche pesci demersali come lo scorfano,

19 la cernia o la rana pescatrice hanno bisogno di mantenere il contatto con i loro conspecifici. Ciò avviene tramite la percezione dei suoni specie-specifici generati dalla vescica natatoria e da particolari muscoli o organi produttori di segnali acustici. Tra i telostei, gli Scienidi e i Gobidi sono i più vocali.. III.3. Pesci cartilaginei (Elasmobranchi) Phylum: Cordati Classe: Condroitti Al gruppo degli Elasmobranchi appartengono gli squali, le razze e le mante, anche detti pesci cartilaginei poiché il loro scheletro non è costituito da materiale osseo ma esclusivamente da cartilagine. È ben noto come questi pesci utilizzino i suoni a bassa frequenza per localizzare le prede. Oltre ad avere dei sofisticati recettori elettrochimici, i pesci cartilaginei posseggono un sistema uditivo raffinato, che consente loro l individuazione delle prede. Gli squali ad esempio sono in grado di percepire suoni con frequenza compresa tra 200 e 600 Hz che possono facilitarli nella caccia. Diverse ricerche, infatti, hanno dimostrato che i pesci in difficoltà, che si muovono in modo anomalo e scoordinato, producono suoni con tale contenuto in frequenze. Il senso dell udito è quindi sicuramente importante anche per questi animali che, utilizzando in modo sinergico le loro capacità sensoriali, si sono perfettamente adattati alla vita in ambiente acquatico. III.4. Crostacei Phylum: Artropodi I crostacei sono invertebrati marini spesso riferiti come gli insetti del mare. Come i loro parenti terrestri, possiedono esoscheletri e appendici segmentate, possono vivere in colonie e producono rumori simili al ronzio e al frinire dei grilli, delle cicale, delle zanzare e degli scarafaggi.

20 Anche le specie che non producono rumori rispondono a segnali acustici. Molti crostacei che non sembrano comunicare attraverso i suoni sincronizzano i loro movimenti in risposta al corpo dello sciame, come avviene per i pesci e i calamari. Questi organismi sono dotati di meccanorecettori interni (organi cordotonali) specializzati nella ricezione delle vibrazioni acustiche. Granchi, paguri e altri piccoli crostacei che vivono nella fascia litorale tidale (fascia esposta all alta e alla bassa marea) possiedono organi cordotonali molto sviluppati poiché devono identificare i suoni prodotti sia dai predatori acquatici che terrestri. La percezione dei suoni è utilizzata anche per la ricerca delle risorse trofiche. Basti pensare al granchio che, essendo capace di riconoscere il rumore prodotto da altri granchi che si alimentano, esce dalla propria tana attirato dalla presenza di cibo nelle vicinanze. L abilità di questi organismi nel distinguere i suoni biologici da quelli ambientali (il rumore delle correnti di marea) lascia ipotizzare che essi abbiano una capacità piuttosto sofisticata nel processamento dei segnali acustici. Allo stesso modo, anche i crostacei di acque profonde utilizzano i segnali acustici per vari scopi. Alcuni studi indicano che la sensibilità ai suoni con frequenza compresa tra 30 Hz e 250 Hz permette ai crostacei di profondità di individuare prede o la discesa di cibo nella colonna d acqua fino a cento metri di distanza. Inoltre esistono prove documentate di come i gamberi pelagici abbiano adottato delle vere e proprie strategie di fuga quando percepiscono il rumore delle reti da pesca. Nelle aragoste i suoni hanno un importanza biologica fondamentale durante il periodo riproduttivo, in quanto le femmine, sfregando le antenne sulla corazza, producono un suono in grado di attirare i maschi nelle vicinanze. Gli Alpheidi ( Snapping shrimp ) producono caratteristici schiocchi con le chele al fine di marcare il territorio verso conspecifici ma anche di intontire i piccoli pesci che sono la loro preda. III.5. Molluschi Classi: Bivalve, Cefalopodi, Gasteropodi, Scafopodi, Monoplacofori. I molluschi costituiscono il secondo phylum, in ordine di grandezza, del regno animale.

21 Le oltre specie note sono primariamente marine, anche se Gasteropodi e Bivalvi hanno conquistato anche le acque dolci e la terraferma. L'etimologia del termine si deve al latino mollis "molle", caratteristica che ben si addice al corpo muscoloso e privo di scheletro interno tipico dei molluschi. Spesso si ritiene che questi invertebrati siano troppo primitivi per avere sistemi di comunicazione rilevanti. Inoltre, risulta assai complesso valutare la risposta dei molluschi agli stimoli sonori in quanto i loro tempi di reazione sono notevolmente diversi da quelli dei vertebrati. Quando si descrive un organo o un meccanismo nei molluschi che risponde all energia acustica è più appropriato quindi parlare di fonoricezione. La fonoricezione può avvenire tramite un sistema integrato che capta variazioni di gravità, di orientamento e di pressione idrostatica, oppure attraverso meccanismi specifici che rispondono esclusivamente all energia acustica. Nonostante i molluschi siano considerati animali primitivi, è noto come i polpi abbiano un intelligenza straordinaria. Evidenze sperimentali indicano che questi hanno un cervello che permette non solo semplici schemi associativi, ma anche ragionamenti complessi. Tuttavia essi non hanno sviluppato alcun adattamento per la ricezione del suono. I calamari, invece, seppur dotati di un cervello più semplice, hanno meccanismi che consentono la ricezione di stimoli acustici. Questo può essere dovuto al loro comportamento gregario, che richiede una raffinata sincronizzazione tra gli individui che si realizza attraverso la percezione di variazione di pressione del mezzo. Si ritiene che essi avvertano questi cambiamenti attraverso statocisti epidermiche attivate dall energia acustica. Alcuni ricercatori ritengono che le risposte di allarme dei calamari come l attivazione dei sacchi di inchiostro e il comportamento di fuga, l aumento della velocità di nuoto e le variazioni nei tassi metabolici avvengano dopo la ricezione di stimoli acustici di una certa intensità. Sono ancora più scarse le conoscenze sulle capacità di risposta agli stimoli acustici da parte dei molluschi bivalvi e dei gasteropodi. La capacità di avvertire le vibrazioni acustiche potrebbe servire per individuare i predatori, oppure come strumento per identificare individui

22 conspecifici. Il rumore prodotto dalla radula invece potrebbe servire a mantenere il contatto tra individui della stessa colonia. III.6. Cnidari Phylum: Cnidari Classi: Antozoi, Cubozoi, Idrozoi, Scifozoi Il phylum degli Cnidari include invertebrati marini quali meduse, anemoni, idre e coralli. Si tratta di organismi dalla fisiologia molto semplice. Gli organi più complessi che possiedono sono denominati statocisti, considerati organi di equilibrio in quanto capaci di rilevare la variazione di alcuni parametri ambientali permettendo quindi agli cnidari planctonici di orientarsi lungo colonna d acqua. Non ci sono evidenze sperimentali che questi animali rispondano a stimoli o vibrazioni acustiche. Solo per l anemone è stato provato come essa sia in grado, grazie a particolari organi di senso, di avvertire i rumori prodotti da un pesce che nuota nelle vicinanze allo scopo di catturarlo con i tentacoli urticanti. Tuttavia ad oggi le conoscenze sul rapporto tra gli cnidari e l energia acustica sono ancora molto scarse.

23 Riferimenti bibliografici Carwardine M Whales, Dolphins & Porpoises. Dorling Kindersley Ltd. Carwardine M., Hoyt E., Fordyce R. E. e Gill P Balene e delfini. Istituto Geografico De Agostini. Novara. Casper B. M. e Mann D. A Evoked potential audiograms of the nurse shark (Ginglymostoma cirratum) and the yellow stingray (Urobatis jamaicensis). Environ. Biol. Fish. 76(1): Notarbartolo Di Sciara G. e Demma M Guida dei Mammiferi marini del Mediterraneo. Terza Edizione. Franco Muzzio Editore. Perrin W. F., Würsig B. e Thewissen J. G. M. (Eds.) Encyclopedia of Marine Mammals. Academic Press: San Diego, CA (USA). Richardson W. J., Green C. R., Malme C. I. e Thomson D. H Academic Press. Marine Mammals and Noise. Stocker M Fish, Mollusks and other Sea Animals use of Sound, and the Impact of Anthropogenic Noise in the Marine Acoustic Environment.

24 IV. Principali attività umane di potenziale rischio acustico Di seguito sono brevemente descritte, non per ordine di rilevanza, le attivita antropiche che rappresentano oggi le principali fonti d inquinamento acustico nei nostri mari. IV.1 Survey geosismici/esplorazione per la coltivazione di idrocarburi I survey geosismici vengono utilizzati per la caratterizzazione del fondale e della struttura e composizione del substrato fino ad alcune centinaia di metri di profondità all interno del substrato stesso. Al fine di ottenere un immagine tridimensionale del substrato e di individuare quindi le discontinuità, che possono essere costituite da sacche di gas naturale o di petrolio (quindi idrocarburi fossili in genere), vengono prodotte scariche con tubi pieni di aria compressa (airguns). Questi sono svuotati di colpo producendo così delle grosse bolle d'aria subacquee che quando implodono producono rumori di fortissima intensità e bassissima frequenza per cicli che durano in continuo centinaia di ore. Così facendo, si ottengono delle mappe del substrato e dei suoi spazi, i quali vengono successivamente esplorati con le trivelle al fine di trovare e produrre idrocarburi. Gli airguns e l'esplorazione geosismica sono considerati la dinamite del nuovo millennio. Ogni 9-12 secondi un esplosione è trasmessa in mare, ininterrottamente per intervalli di tempo anche piuttosto lunghi (mesi). I livelli di immissione sonora superano i 260 db re 1 µpa ad 1 m e sono di solito a frequenze basse e bassissime. Il fatto che gli airguns siano diretti verso il basso ne limita parzialmente gli effetti immediati, ma la loro modalità operativa (transetti) causa l'insonificazione pressoché costante di vaste aree. Oltre ai cetacei, sono numerose le specie commerciali di pesce danneggiate da questo tipo di inquinamento. Mc Cauley et al. (2003) hanno dimostrato come gli airgun utilizzati per i rilievi sismici lesionino significativamente l apparato acustico dei pesci. Spesso queste lesioni sono recuperabili anche se non del tutto (nel caso in studio le funzionalitá venivano recuperate in parte dopo 58 giorni), ma logicamente provocano nei pesci una diminuzione della fitness con conseguente vulnerabilitá ai predatori e diminuzione delle capacitá di procacciarsi il cibo e di comunicazione con altri individui. Inoltre sembra che ci siano effetti anche sulle attivitá di pesca (diminuzione del pescato) ma i risultati sono controversi. In ogni caso, negli anni più recenti sono

25 significativamente aumentate le proteste dei pescatori in merito ai danni economici riportati in seguito a campagne di prospezione geosismiche. Le altre specie marine presentano reazioni differenti: le tartarughe risultano molto stressate da queste operazioni con atteggiamenti di allarme e di fuga mentre per i cetacei si configurano diversi scenari di gravitá a seconda se si tratta di specie stanziali o migratorie. Ciononostante, superpotenze emergenti quali la Cina e l'india, tra i maggiori consumatori di risorse fossili, hanno iniziato campagne di esplorazione nei mari asiatici e in Atlantico meridionale sono state ispezionate aree di mare di interesse biologico, turistico e commerciale. Risulta dunque fondamentale mettere in atto misure di mitigazione capaci di attenuare gli effetti devastanti delle prospezioni sismiche. La conoscenza delle caratteristiche biologiche delle aree da investigare nonchè il miglioramento delle tecnologie di prospezione rappresenterebbero il punto di partenza necessario. IV.2. Sonar militari I sonar militari sono oggi considerati i principali responsabili di numerosi spiaggiamenti di massa di cetacei avvenuti a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Questi strumenti sono usati sostanzialmente per quattro diverse funzioni: 1) come ecoscandagli per verificare la profondità del fondale sotto la chiglia delle navi (>12 KHz, >180 db re 1 µpa ad 1 m); 2) ricerca ASW (Anti Submarine Warfare) e sorveglianza (2-57 KHz, >230 db re 1 µpa ad 1m); 3) ricerca mine e ostacoli ( Khz, >220 db re 1 µpa ad 1 m); 4) montati su armi autonome, quali siluri o AUV ( Khz, >200 db re 1 µpa ad 1 m). 4) ricerca di sottomarini in acque profonde. A partire dalla fine degli anni '80 si è aggiunto un nuovo tipo di sonar chiamato LFAS (Low Frequency Active Sonar) (<250 Hz, >235 db re 1 µpa ad 1 m), concepito per la scoperta a largo raggio e capace di insonificare vaste aree con forti intensità. Ad oggi sono poche le marine militari che hanno in funzione questi sistemi; malgrado

26 il dato reale sia riservato, si ritiene che le unità operanti a livello mondiale siano circa 15, di cui potenzialmente una in Mediterraneo. Per quanto attiene alle specie impattate, è noto che le megattere aumentano la frequenza del canto in presenza di LFAS e che un numero elevato di specie ittiche può riportare lesioni anche letali. I sonar ASW sono invece considerati la causa scatenante degli spiaggiamenti di massa di cetacei, in particolare della specie Ziphius cavirostris. Si ritiene che oltre al disorientamento causato dai ping sonar, vengano indotte in questi animali sia lesioni da barotrauma, sia lesioni da embolia, dovute a reazioni comportamentali estreme in immersione. Per quanto concerne il Mar Ligure, si ricorda in particolare uno spiaggiamento avvenuto nel 1963 con il coinvolgimento di 15 Zifi. Malgrado tutte le navi militari di superficie attivino di routine i sistemi ASW a ogni uscita dai rispettivi porti, l'insonificazione da singola nave è puntiforme e di transito veloce, e quindi ha una probabilità piuttosto bassa di incontrare zifi sul suo cammino. Al contrario l'insonificazione di massa, quale quella generata in occasione di esercitazioni aeronavali alla ricerca di sottomarini, che solitamente insistono in un'area geografica distinta e circoscritta, causa i ben noti spiaggiamenti di massa, riportati, inter alia,per Alaska (2004), Bahamas (2000), Brasile (Abrolhos) 2002, Canarie (2002, 2004), Galapagos (2002), Hawaii (2004), North Carolina (2005). Le specie coinvolte, sempre in numeri consistenti, comprendono principalmente zifi di varie specie e mesoplodonti ma anche megattere, balenottere minori, capodogli nani, globicefali, peponocefale e focene. Si pensa che anche altre specie, seppur non rilevate, possano essere impattate da questo tipo di inquinamento. Anziché spiaggiarsi, tenderebbero ad affondare appena muoiono. La mitigazione ipotizzata consiste principalmente nella pianificazione per eseguire le esercitazioni in luoghi e periodi non sensibili. IV.3. Sviluppo edilizio costiero L'altra grande categoria di produttori di suoni subacquei è quella dei cosiddetti coastal developers, ossia gli attori dello sviluppo costiero, sia esso di carattere puramente urbanistico e di infrastrutture o di carattere industriale. Infatti, ogni costruzione costiera o parzialmente sommersa richiede di solito il consolidamento o la costruzione di fondamenta in mare. Tradizionalmente le fondamenta si costruiscono mediante l'infissione di pali o palancole

27 costituite da diversi materiali (legno, acciaio o cemento armato) che in seguito vengono variamente riempite o ricoperte con altre e addizionali strutture. L'infissione avviene solitamente attraverso la percussione del palo tramite un martello costituito da un peso lasciato cadere sulla testa del palo da varia altezza. Il peso può variare da qualche quintale a qualche tonnellata, in funzione del palo, del substrato e della profondità da raggiungere. L'altezza da cui viene lasciato cadere sul palo ne determina, in funzione del peso, l'energia cinetica e la capacità di infissione nel substrato. In funzione della natura del substrato questa determinerà anche l'intensità sonora prodotta: essa sarà minore per fondi molli e maggiore per fondi solidi o rocciosi. In particolare per questi ultimi, la trasmissione del suono avviene attraverso il mezzo acquoso e il substrato. Quest'ultima caratteristica può ampliare fortemente il range di invasività del martello. Le caratteristiche operative di cantiere prevedono tempi di intervento medio-lunghi, dove le infissioni si svolgono per periodi quantificabili in diverse settimane o mesi. I livelli sonori immessi nell'ambiente sono notevoli, tra i più alti in assoluto: superano nella maggior parte dei casi 270 db re 1 1 m, anche se i valori assoluti rilevabili variano come già menzionato, in funzione del substrato e delle caratteristiche oceanografiche al contorno. Le figure 3 (Martello singolo) e 4 (Martello esteso) evidenziano l'impatto ambientale in frequenza e nel tempo e quindi il potenziale di mascheramento di segnali di origine biologica, ad esempio nella banda Hz occupata dalla balenottera comune. Il rischio più immediato appare il mascheramento ( masking ) dei segnali di comunicazione della Balenottera comune e del Capodoglio. Per quanto attiene al Capodoglio, ammesso che possa essere poco sensibile alle basse frequenze e che il suo udito sia più affinato alle frequenze medio-alte (> 2 KHz), una parte del segnale proprio rimane udibile (alte frequenze), mentre le caratteristiche temporali dei martelli, ossia la ripetizione monotona del segnale, possono mascherare i click, a loro volta segnali ripetitivi e monotoni, specie per la loro parte che occupa la stessa banda. Per quanto attiene la balenottera comune (Fig. 5) appare evidente che il mascheramento occorre sia a livello di frequenza che a livello temporale. I dati in possesso di questo laboratorio evidenziano come la presenza di martelli escluda in ogni caso la presenza contemporanea di suoni di balenottera comune. Evidentemente il martello può scatenare sia una risposta comportamentale individuale (la balenottera smette di emettere suoni), che una

28 risposta eco-etologica (la balenottera abbandona l'area con l inizio del suono prodotto dal martello).

29 Figura 3 Spettrogramma di Martello singolo.

30 Figura 4 Spettrogramma di Martello esteso

31 Figura 5 Spettrogramma di Balenottera classic & backbeat in Mar Ligure.

32 IV.4. Eolico Gli impianti di produzione energetica basate sulla forza del vento sono comuni nel Nord Europa. Nel Mediterraneo non esistono ancora impianti a generazione eolica funzionanti. Peraltro, si assiste a una proliferazione di progetti la cui realizzazione pone seri quesiti in merito all'impatto ambientale in particolare al rumore e alle vibrazioni prodotte sia in fase di cantiere sia in fase di esercizio. Nei windpark realizzati ad esempio in Danimarca si è descritta una serie di suoni a bassa frequenza dovuti alle vibrazioni strutturali delle torri e alla trasmissione dal mezzo aereo del rumore prodotto dalle pale. Quanto questo sia attuale anche per le acque profonde e più calde del Mediterraneo resta da determinare. IV.5. Traffico marittimo Il traffico marittimo gioca un ruolo di primo piano nell insonificazione degli oceani. La situazione risulta alquanto preoccupante se si considera l enorme mole di traffico marittimo presente a livello globale nonchè le previsioni future che lo mostrano in costante aumento. In particolare nel Mare Mediterraneo, che rappresenta solo lo 0,7% della superficie totale dei mari del pianeta, si muove oggi un terzo del traffico mondiale di merci trasportate per nave. Ciò rende il Mediterraneo la seconda area al mondo dopo gli stretti di Malacca e Singapore per congestione di traffico marittimo e per l alto livello di rischio per l ambiente marino e costiero. Ogni anno un totale di navi mercantili di ogni genere naviga in Mediterraneo, unità di varia tipologia attraversano lo Stretto di Gibilterra, vi entrano dal Mar Nero attraverso il sistema degli Stretti di Cannakale e Karadeniz, navi transitano per il Canale di Suez. Gran parte di questo traffico è di passaggio e non si ferma nei porti mediterranei, con la conseguenza che è poco controllabile sia dal punto di vista del carico sia rispetto alle caratteristiche costruttive delle navi.

33 Figura 6 - Le principali rotte commerciali in Mediterraneo Questa enorme mole di traffico e prodotti trasportati è in veloce crescita per numerose ragioni e si calcola che sia destinata a raddoppiare nei prossimi 10 anni. Secondo la World Bank i quantitativi di merce trasportata per mare sarebbero addirittura destinati a triplicarsi da qui al Le cosiddette autostrade del mare hanno certamente contribuito all aumento del traffico marittimo nei nostri mari. In Figura 7 sono evidenziate le autostrade del mare nel solo Mare Adriatico, dove è previsto peraltro un aumento del traffico navale lungo il corridoio n 6 Trieste- Tartous.

34 Fig. 7 - Le autostrade del mare in Mare Adriatico Un fenomeno in forte crescita riguarda oggi le cosiddette grandi-navi passeggeri. Se all'inizio degli anni '90 esistevano solo 3 navi di stazza superiore alle tonnellate, nel 1999 queste erano diventate 29, con trend in rapida crescita. Sempre più numerose sono le crociere con mete biologicamente sensibili, quali ad esempio l'antartide, il circolo polare Artico, ma anche remote isole tropicali. L'impatto ambientale di questo tipo di traffico è spesso sottovalutato, ma si evidenzia che il turismo in aree sensibili come quelle citate, seppur numericamente raro, lascia tracce che necessitano di tempi di recupero particolarmente lunghi. Localmente, infine, hanno particolare impatto il diporto e il traffico turistico stagionale (traghetti). Alcune tipologie di traghetti (ad esempio i superveloci) che fanno della velocità il loro argomento di mercato, uniscono al rischio acustico il rischio di collisioni con i mammiferi marini, in quanto vengono difficilmente rilevati dagli animali in superficie. La figura II.9 evidenzia come in Mediterraneo le principali rotte commerciali attraversino direttamente le aree conosciute come sensibili per alcune specie di cetacei, ivi compreso il Santuario Pelagos.

35 Il rumore subacqueo prodotto dalle navi in genere si estende maggiormente dalla basse frequenze (<100 Hz) alle altissime frequenze (> 40 KHz) per alcuni particolari fenomeni. Esso è' prodotto principalmente da: 1. la cavitazione delle eliche, 2. le vibrazioni dei motori e delle strutture connesse, 3. lo spostamento dell'acqua attraversata dallo scafo in movimento. Il fenomeno della cavitazione, che è quello che genera maggior rumore, è dato dalla velocità con la quale le pale delle eliche ruotano attraverso l'acqua: infatti se la parte dell'elica prossima all'asse gira ad una data velocità, e genera una spinta ottimale, la parte più esterna della pala gira a velocità maggiore, generando un flusso di particelle d'acqua che da laminare diventa turbolento. La turbolenza causa la formazione di miliardi di bolle d'aria che successivamente implodono, dissipando l'energia di spinta della pala in calore e rumore, e generando danni (corrosione) alle pale delle eliche. Così, ogni pala e ogni elica hanno la propria e individuale caratteristica acustica (o segnatura acustica) che le rende riconoscibili da tutte le altre. E' chiaro che ottimizzando la forma delle eliche per una data velocità massima costante non solo si riduce il rumore immesso in mare ma si riduce anche lo spreco di energia, con forte vantaggio per i costi di consumo di carburante. Purtroppo, di norma le navi da carico tendono a mantenere velocità superiori a quelle ottimali per motivi di tempi di consegna delle merci, aumentando di conseguenza il rumore sottomarino immesso e i consumi di carburante. Le vibrazioni delle macchine vengono trasmesse attraverso la linea d'asse ma anche attraverso lo scafo: la manutenzione delle linee d'asse, così come lo studio di propulsioni alternative all'elica sono di beneficio sia per il rumore che per la durata e l'efficienza dei materiali. Per quanto riguarda l'isolamento delle macchine rispetto allo scafo sono oggi disponibili vari sistemi di alloggiamento e sospensione dei motori (ad esempio i silent blocks, a vantaggio anche della durata dei motori stessi, che in questo modo vengono disaccoppiati dallo stress strutturale dello scafo.

36 Il rumore generato dallo scafo che attraversa l'acqua dipende sia dalla forma dello scafo che dalla velocità con cui questo attraversa il mezzo: vale la regola che più silenzioso è uno scafo maggiore è la sua velocità teorica e minore il consumo di carburante. Per quanto riguarda le navi da carico si deve quindi studiare un valido compromesso tra capacità di carico, velocità teorica possibile e consumo di carburante (economicità). La riduzione del rumore prodotto dalle navi è stata per decenni obiettivo principale di numerosi gruppi di studio, e ha beneficiato di ingenti fette del bilancio di vari stati. Malgrado le soluzioni trovate siano spesso modellate su misura per applicazioni militari, alcune sono sicuramente applicabili in campo navale civile, senza costi aggiuntivi spropositati. Le varie soluzioni trovate nella progettazione delle eliche, sia per la forma delle pale che per il passo variabile, nella propulsione (dove quella finale elettrica è la più silenziosa) e nell isolamento acustico delle macchine sono sicuramente utili e vantaggiose. Per quanto riguarda il rumore irradiato, la componente principale nella maggior parte delle grosse navi si ha sotto 500 Hz, con circa 190 db re 1 µpa ad 1 m che possono arrivare a 220 db re 1 µpa ad 1 m e oltre per le frequenze bassissime. Recentemente Aguilar et al. (2006) hanno rilevato in una tipologia di nave da carico la produzione di suoni con frequenze sopra 40 KHz generato capaci di generare evidenti risposte comportamentali nello Zifio., Anche navi minori, quali i pescherecchi ed i rimorchiatori, producono suoni di intensità compresa tra db re 1 µpa ad 1 m. Pur essendo di intensità minore possono rivestire una certa importanza in aree particolarmente trafficate o nel traffico costiero. IV.6. Le attività di pesca Le attività di pesca generano rumore subacqueo a seconda dell'attrezzo utilizzato e dello stato di efficienza dell'imbarcazione. Le operazioni di salpamento delle reti generano forti rumori di verricello mentre gli attrezzi posati lontano dal fondo generano rumori non dissimili da quelli del Ping Sonar (Fig. 8). Di norma il rumore più invasivo nelle operazioni di pesca in Mar Ligure (fatto salvo l'eventuale bracconaggio con esplosivi) è dato dal traino delle reti sul fondo, dove i motori del peschereccio

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