Valerio Di Stefano. DIFENDERE LA PRIVACY e colpire gli scocciatori al portafoglio Tutti i diritti riservati

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1 Valerio Di Stefano DIFENDERE LA PRIVACY e colpire gli scocciatori al portafoglio 2009 Tutti i diritti riservati

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3 A mia moglie, che ha sopportato con paziente rassegnazione, o con rassegnata pazienza, anche questa mia piccola fissazione A Baluganti Ampelio A chi si lamenta per lo spamming e, finalmente, ha deciso di fare qualcosa e non di starsene con le mani in mano.

4 Penso che queste noticine al limite del goliardico, non avrebbero potuto vedere la luce senza che prima io non mi fossi imbattuto nelle preziose note di Massimo Cavazzini intitolate Combattere lo spam da cui ho biecamente rubato il sottotitolo per questo volumetto: Non credo di essere un'autorità in materia, tutt'altro. Penso, più semplicemente, di essermi inserito in una scia già prefissata e di avere acquisito una buona manualità nella gestione della privacy. Ho creduto bene dare a questi appunti una organizzazione e uno stile confidenziali e quanto più possibile ridanciani, perché in fondo ho deciso di parlare solo di un aspetto della difesa della privacy, quello dell'odioso bombing mediatico della pubblicità. Non avrei fatto tanto il bìschero se avessi dovuto occuparmi di aspetti ben più importanti come la violazione del proprio credo politico, religioso, etico, filosofico, dei dati riguardanti le condizioni personali di salute di ciascuno o di quella dei propri congiunti più prossimi. Credo che ognuno di noi dovrebbe leggere il bel libro di Mauro Paissan La Privacy è morta! Viva la Privacy, pubblicato da Ponte alle Grazie, per capire che la privacy non è un dominio per pochi e sparùti fissati. Poi, però, quando una volta letto, bisognerebbe cercare di metterne in pratica gli insegnamenti a passi lenti. Umiltà scientifica e orgoglio della conoscenza. In genere non è buona cosa che un volume contenga poche pagine di testo e molte di appendice, ma in questo caso la conoscenza non è un optional. Spero che quanti mi hanno chiesto consigli attraverso il mio blog negli ultimi due anni possano essere contenti. Valerio Di Stefano

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6 Perché dovrei difendere la mia privacy Se ti stai ponendo questa domanda, probabilmente il libro che hai tra le mani non fa per te. La privacy è un bene prezioso e un diritto fondamentale. E' il diritto all'essere lasciati in pace. E' valido almeno quanto il diritto a respirare, ad esistere, ad esprimersi e ad essere rispettati per quello che si è, si fa e si pensa. Forse penserai che se nella tua buca delle lettere o nella tua casella di posta elettronica, o nella memoria del tuo telefono cellulare appaiono delle comunicazioni di tipo pubblicitario, che tu non hai richiesto o sollecitato, la cosa non ti riguardi poi troppo, perché, in fondo, basta cancellarle, si fa molto prima e ci si evitano tante grane. E' vero, ma non si risolve il problema, anzi, lo si aggrava. Chiunque mandi messaggi promozionali non sollecitati, sotto qualsiasi forma, se non viene fermato da un "no!" secco e deciso (non da un "no, grazie", proprio da un "no!") continuerà inevitabilmente a farlo. E, a dirla tutta, a volte continuerà a farlo nonostante i "no!" che dovrebbero aiutare a crescere. Quindi, perché uno dovrebbe farlo? Perché è importante, perché se non lo fate voi non lo farà nessuno al vostro posto e perché qualunque cosa facciate per proteggere la vostra sfera privata dalle intrusioni altrui potrebbe sembrare un gesto piccolissimo, ma, come diceva Gandhi, è molto importante che voi lo facciate. Fatelo, dunque, agite, colpire al cuore (cioè al portafogli) chi vi disturba senza il vostro permesso non è un atto di prepotenza, ma di rispetto e di dignità, non abbiate paura e non lasciatevi scoraggiare dalle prime difficoltà, è probabile che ne avrete moltissime, ma non è una buona ragione per mollare. Se non siete disposti ad affrontare tutto questo, lasciate questo libro da una parte e andate a cercare qualcosa di meglio da fare.

7 Disclaimer superfluo, dunque indispensabile (!): Questo non è un manuale per far soldi E' molto probabile che qualcuno di voi si tracci in testa una equazione assai pericolosa: difesa della privacy = fare soldi Non è così, anche se non nego che un ricorso presentato al Garante della Privacy, prima o poi vi porterà anche delle (magre) soddisfazioni economiche (dipende da quanto siete esosi). Tutto ciò che investirete potrete riaverlo con gli interessi, oppure potrebbe esservi rimborsato nudo e crudo. Oppure, ancora, potreste perderlo perché siete stati avventati. Se farete, come spero, della difesa della vostra privacy uno stile di vita, perché ne vale la pena, ci guadagnerete. Ma questo, in nessun modo può o deve essere considerato un manuale per fare soldi. Anche perché se no col cavolo che lo avrei scritto. Di che cosa ho bisogno per iniziare a difendere la mia privacy? Le prime due doti necessarie per difendere la tua privacy sono gratuite ma imprescindibili: la pazienza e la determinazione a perseverare. La prima è necessaria perché non sempre la difesa della privacy costituisce un obiettivo possibile e direttamente raggiungibile. Potrebbe, ad esempio, risultare frustrante ricevere dello spamming nella propria casella di posta elettronica e sapere di non poter far nulla per arginare questo fenomeno. E' molto più frequente di quanto si pensi, poiché la maggior parte dello spamming proviene dall'estero e non è certo possibile segnalare al Garante per la Protezione dei Dati Personali qualcuno che non è sottoposto alla sua giurisdizione e che, quando va bene, non esiste neanche.

8 La percentuale di spamming italiano è tutto sommato irrisoria, sappiate attendere. Una volta che avrete correttamente individuato da chi difendervi, potrebbe occorrere molta, moltissima determinazione. Per colpire nei punti più vitali uno spammer (il punto più vitale di uno spammer è il proprio denaro!) può essere necessario avere depositato un ricorso al Garante della Privacy, per farlo occorre superare tutta una serie di piccole e grandi incombenze pratiche e quotidiane, come, per esempio, il fatto di dovervi recare in Comune per fare autenticare la firma in calce al vostro ricorso (è obbligatorio!) o il dovere andare all'ufficio Postale per ritirare una raccomandata di cui avete ricevuto l'avviso. Se trovate la fila alle poste o un impiegato scemo che non trova la vostra raccomandata (anche questo è più frequente di quanto pensiate!) può risultare a tratti logorante. Tutto sta nel valutare quanto ci tenete a perseguire il vostro obiettivo. Poi preventivate di dover spendere del denaro. Denaro che recupererete nella maggior parte dei casi e con tanto di piccola gratifica aggiuntiva (il Garante per la Protezione dei Dati Personali è molto comprensivo e giusto nel compensare le spese), ma intanto dovete anticiparlo. Se volete un consiglio iniziate con un ricorso-pilota e attendetene l'esito finale, con il conseguente rimborso spese. La cifra prudenziale da anticipare può aggirarsi intorno ai 200 euro, comprese le raccomandate necessarie. E' una stima del tutto cautelativa, nel senso che probabilmente spenderete qualcosa di meno, e scoprirete che 180 euro bastano, ma non stiamo lì a guardare il capello. Non vi stupite. E' più o meno quanto spende un fumatore in un mese. Se non fumate potete far finta di avere un vizio per un mese, se fumate potreste smettere e dedicarvi al vizio di difendere i vostri diritti, che è anche meglio. Avrete bisogno anche di un ufficio postale vicino. Sembra niente ma vuol dire molto. Se vivete in un piccolo centro, allora probabilmente non avete questo problema, ma se risiedete in una grande città, lavorate (come più o meno fanno tutti) e non siete a casa al mattino quando passa il postino e oltretutto dovete andare in centro per una raccomandata può non valerne la pena. Vedete un po' voi. Sarebbe utile disporre di un fax (il fax è un attrezzo che permette di

9 velocizzare molto le comunicazioni) che, spesso, è una funzione inclusa nelle stampanti all-in-one. Il vantaggio di questo tipo di dispositivi è che ci si può fare tutto. Lo svantaggio è che, proprio perché ci si può fare tutto, le case produttrici stanno smettendo di metterli in commercio. E' una logica di mercato perversa e incomprensibile, ma è così, basta che un prodotto sia utile che viene immediatamente dismesso dalla produzione. Un consiglio da seguire: procuratevi una casella di posta elettronica certificata. La posta elettronica (quella tradizionalmente intesa) è quanto di più inaffidabile esista in quanto a certezza del mittente, del destinatario e dei contenuti. In teoria, ma anche e soprattutto in pratica, chiunque può spedire un messaggio di posta elettronica tradizionalmente inteso a vostro nome. O voi potete inviarlo a nome di chiunque. La posta certificata, invece, ha valore legale e dà una serie interminabile di garanzie. Attualmente costa circa 5 euro più IVA per un anno. Con 5 euro non comprate nemmeno un biglietto del cinema, e molti dei film che danno oggi non li valgono. La posta elettronica certificata vi permette di risparmiare il tempo della fila presso gli uffici postali e molto denaro nell'invio delle raccomandate. In appendice troverete, tra gli altri, un documento contenente la descrizione delle caratteristiche principali della posta elettronica certificata, per il momento sappiate che con un impegno economico minimo potrete togliervi un sacco di impicci. Se volete cominciare ad avere subito la vostra casella di posta elettronica certificata potete cominciare a guardare la risorsa più economica che le mette a disposizione per gli utenti privati e per i soggetti pubblici: il dominio che fa capo alla società Aruba PEC offre soluzioni su misura e ha una varietà di offerte tra le quali troverete senz'altro quella che fa per voi. Non sono pagato da Aruba PEC per fare pubblicità ai loro prodotti, per cui se trovate qualcosa di meno caro o anche di più dispendioso, ma che voi riteniate più sicuro e confacente alle vostre personali esigenze, usatelo pure. Last but not least, è molto utile avere un kit per l'apposizione della firma digitale sui documenti informatici che invierete. Un kit per la firma digitale, in pratica, è una roba che vi permette di firmare inequivocabilmente un file, esattamente come se quel documento fosse stato sottoscritto davanti a un ufficiale dell'anagrafe o a un altro pubblico ufficiale.

10 Attualmente esistono alcuni soggetti autorizzati a rilasciare i dispositivi elettronici per la firma digitale, sappiate che prima di poter essere pienamente operativi in questo senso è necessario aspettare un bel po' di tempo prima che il tutto venga validato e consegnato al soggetto interessato (sia sotto forma di scheda di validazione che di chiavetta USB). Personalmente sono arrivato a tutto questo per gradi, non fatevi spaventare dalla lista degli ingredienti per realizzare la ricetta della migliore tutela possibile della vostra privacy e del vostro diritto ad essere lasciati in pace. E' possibile che alcune delle cose che ho elencato in questa sezione, anche se personalmente le ritengo indispensabili, possano non servirvi per niente. Se avete deciso di agire contro un solo soggetto che ha violato la vostra riservatezza, è probabile che abbiate bisogno di poco. Se avete intenzione di fare della difesa della privacy una sorta di attività corollaria per la difesa dei vostri principii (è sempre questione di principio, a volte), allora alla lunga molto di quello che ho citato in questa sezione vi potrebbe servire. Come sempre, sarete voi stessi che stabilirete, di volta in volta, ciò che riterrete più utile per voi.

11 Da che cosa difendersi a) Messaggi di posta elettronica non desiderata b) Pubblicità cartacea di qualunque tipo, inviata per posta o consegnata a mano c) Fax ed SMS di tipo promozionale d) Telefonate effettuate da Call Center per proporvi l'acquisto dell'olio extravergine di oliva del Salento, piuttosto che l'eliminazione vantaggiosissima del canone Telecom se firmate un contratto per due anni. Da chi difendersi Da tutti i soggetti con sede legale nel territorio della Repubblica Italiana chiaramente identificabili che ci indirizzano i messaggi e le telefonate di cui sopra. Ho già accennato al fatto che la maggior parte dello spamming che arriva via posta elettronica è di provenienza straniera. Su quel tipo di invii di messaggistica indesiderata, purtroppo, non è possibile intraprendere alcun tipo di iniziativa. A meno che, ad esempio, un messaggio di spamming proveniente dagli Stati Uniti venga perseguito negli Stati Uniti con le leggi di quel Paese contro quanti lo hanno inviato, ammesso che possano essere regolarmente identificati. Lo spamming italiano è un fenomeno tutto sommato limitato ma in costante aumento. Come sempre il Bel Paese si trova continuamente in leggera controtendenza, nel bene e nel male, rispetto al resto della Comunità Europea e del mondo. Questo vale anche per attività quali lo spamming. Se fate un uso normale della vostra casella di posta elettronica tradizionale (iscrizione a qualche mailing list, recapito fornito per l'ottenimento di un servizio etc...) è molto probabile che riceviate spamming anche dall'italia. Alcuni gestori pongono come condizione necessaria per la fornitura della casella proprio la possibilità di inviarvi pubblicità ogni tanto. Oppure vi informano (se e quando vi informano) che tutte le mail che invierete tramite quel gestore avranno una coda contenente un breve testo pubblicitario, che il destinatario dovrà sorbirsi suo malgrado.

12 Ma non bisogna dimenticare che è possibile non accettare un maniera supina e remissiva tutto quello che ci viene proposto solo perché ci viene proposto. Siamo sempre e comunque parte attiva in un abuso della nostra volontà e del nostro diritto ad autodeterminarci in questo senso. Scrupoli E' possibile, per non dire molto frequente, che il soggetto che vi tempesta di pubblicità sia una azienda a cui voi avete fornito i vostri dati (nome, cognome, indirizzo, posta elettronica, numero di cellulare etc...) perché siete stati o siete ancora suoi clienti. Ad esempio, Telecom potrebbe telefonarvi per proporvi una vantaggiosissima offerta perché avete una linea Telecom in casa ed ha, legittimamente, acquisito il vostro consenso a farvi chiamate pubblicitarie perché, vedete voi, glielo avete conferito nel momento in cui avete installato la linea telefonica principale di casa. Tutto legittimo. Come è legittimo il fatto che da ora in poi voi quella pubblicità non la volete più. E' molto giusto che Telecom (sempre per seguire l'esempio precedente) abbia bisogno dei vostri dati personali per fornirvi il servizio che voi chiedete (la fornitura di una linea telefonica, in questo caso) e deve poter avere il vostro indirizzo per inviarvi le fatture che voi dovrete pagare. Le quali fatture andranno per forza intestate a un egregio signor nome e cognome, domiciliato da qualche parte nel mondo e che abbia, soprattutto, un codice fiscale. Ma la pubblicità indesiderata è un'altra cosa. Un'azienda non ha il diritto di martellarvi solo perché avete concluso un contratto con lei. Ci sono aziende finanziarie che continuano a disturbare i loro clienti che hanno chiesto un prestito per comperare la macchina, il condizionatore o la mobilia per la casa, e che non li mollano più nonostante il credito concesso sia stato estinto da tempo. Non bisogna avere particolare pietà con questo tipo di atteggiamento.

13 Potrebbe anche darsi il caso, per esempio, che, soprattutto sotto Natale, riceviate valanghe di richieste di donazioni da Onlus e da entità più o meno benefiche. Nobile scopo la beneficenza. Ma proprio per salvaguardare la nobiltà di un gesto liberale come una donazione, dovete poter scegliere a chi inviare il vostro denaro. Se i vostri soldi li guadagnate con il sudore della fronte è più che umano e comprensibile che vogliate scegliere da soli a chi destinarli, senza sentirvi pungolati da enti religiosi o associazioni laiche per la salvaguardia della statua della Madonna di Revisondoli di Sopra piuttosto che per la cura delle malattie della struttura ossea del piede nella tribù dei Wanga-Wanga in Africa. Si può pensare che è un peccato mortale oppure una grave scortesia ricorrere al Garante della Privacy per una pubblicità mandata dall'unicef piuttosto che dall'associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Ma il battage pubblicitario ha dei costi. Che sono costi di stampa, di spedizione, di reperimento degli indirizzi, e che vengono sottratti alle casse della ricerca scientifica e della solidarietà umana e religiosa ogni volta che vengono inviati plichi pubblicitari a decine di migliaia ogni giorno e verso ogni destinazione italiana. Non so quantificare quanto possa costare un pieghevole pubblicitario stampato in grande tiratura su carta patinata in quadricromia con il vostro nome stampato in bella evidenza sul fronte della busta multicolore. Ma so per certo che se quell'importo venisse usato per gli scopi dell'associazione che vi sta importunando sarebbe molto meglio. Spesso sentiamo parlare di possibilità di assicurare vaccinazioni, istruzione o alimentazione a un bambino del Terzo Mondo per solo un euro al giorno. Se tra spedizione e stampa si spende anche solo un euro, vuol dire che oggi un bambino non sarà vaccinato. Oppure non mangerà. Oppure non avrà il necessario per andare a scuola. La pietà è un sentimento molto elevato. Non sprecatela con chi non la dimostra non solo nei vostri confronti, ma anche e soprattutto in quelli delle persone e delle realtà che dichiara di voler aiutare. La solidarietà si offre, non si chiede. E' possibile che in passato abbiate sovvenzionato attraverso una donazione una Onlus o un qualsiasi altro ente di beneficenza. E' anche possibile che

14 abbiate fatto una passeggiata nel centro della vostra città, in un pomeriggio domenicale e che abbiate acquistato le mele della solidarietà, il bonsai della fratellanza oppure vi siate fermati per versate piccole cifre che non vi cambiano la vita, e che invece potrebbero cambiarla -dicono- a qualcun altro. E senza dubbio vi sono stati chiesti i dati personali ( Sa, per mandarle le nostre informazioni di tanto in tanto... ) senza magari essere stati informati del fatto che quello che avete versato potete detrarlo o dedurlo dalla dichiarazione dei redditi. I vostri dati personali hanno un valore in denaro ben superiore a quello che potrebbe essere il vantaggio fiscale della deducibilità per voi, e questa è una logica aberrante, perché introduce la superiorità del concetto del sopruso o della prepotenza rispetto al concetto del diritto individuale....sa, è per la Privacy... Sia che siate andati al supermercato a ritirare quella tessera senza la quale non è possibile accedere agli sconti, sia che abbiate comperato un'automobile dal concessionario, la solfa sarà sempre una e una sola: Firmi qui, qui e qui... sa, è per la privacy Certo che è per la privacy, ma quelle due o tre firme in realtà hanno poco a che vedere con il concetto di tutela del diritto alla riservatezza, anzi, tutto il contrario. La prima firma che andate a mettere è quella che consente alla controparte l'uso dei dati personali per fornirvi il bene o il servizio che voi avete richiesto. E' logico che se comperate un'automobile il concessionario debba sapere chi siete e dove vivete, perché ha una serie di adempimenti correlati da svolgere (ad esempio la trasmissione delle caratteristiche del veicolo al Pubblico Registro Automobilistico). Per questo avrà bisogno del vostro consenso al conferimento e al trattamento dei dati, se no, semplicemente, non può vendervi l'automobile. Però, oltre a questo, c'è la richiesta di autorizzazione alla comunicazione dei dati a terzi, per ricerche di mercato, proposte pubblicitarie relazionate

15 con il bene che avete acquistato (nel caso dell'automobile, il concessionario potrebbe dare i vostri dati a una ditta che vende pneumatici per farvi avere le sue offerte promozionali nel caso aveste bisogno di un treno di gomme nuove). Ed è quella la fregatura. E' normale che si tratti di una firma per la privacy, ma non per preservarla, bensì per estendere ad altri il diritto di disturbarvi. E' per questo che la gente è sempre così sorniona e frettolosa quando vi dà la penna e picchietta con il polpastrello sulle righe in cui è stata fatta una crocetta (perché, si sa, vi hanno preso per idioti totali o per persone prive della vista, che non sono in grado di vedere o, peggio, di capire dov'è che devono firmare): non vi stanno dicendo che con quella seconda firma e con le successive voi avete dato il consenso ad essere letteralmente invasi da una serie potenzialmente infinita di proposte pubblicitarie. Inutile dire fate attenzione a quello che firmate. E' impossibile fare attenzione a un numero decisamente cospicuo di righe scritte in carattere microscopico. Si possono arginare le conseguenze del gesto di una nostra firma avventata o comunque disattenta. Anche perché davanti alla nuova scheda SIM del nuovo gestore che ci propone tariffe vantaggiosissime, davanti alla possibilità di portarci a casa il televisore al plasma che ci piace tanto, nuovo di zecca, a prezzi stracciati, una firmetta ci sembra proprio il minimo. Ma è l'inizio di tutto. Ora che so queste cose cosa devo fare? Adesso è l'ora di fare sul serio. Avete ricevuto una telefonata pubblicitaria sgradevole perché la signorina del call-center aveva dei modi sgarbati? Una mail di spamming? Un fax o un SMS? Agite. E' un modo molto utile per sentirsi meglio e per prendere in mano la situazione che rischiava di sfuggire al nostro controllo. Agire non significa liberarsi dello scocciatore di turno dicendo: Abbiamo un lutto in casa, sono morti tutti e voi ci venite ad offrire una

16 linea internet a prezzi da strozzinaggio? o Non mi interessa, non telefonate più. E non significa nemmeno cancellare la mail-spazzatura che è arrivata pensando erroneamente che, tanto, non ne arriveranno più o che, peggio ancora, non si può fare nulla. E' vero, spesso, soprattutto se una mail di spamming arriva dall'estero, non si può fare nulla. Ma è anche vero che non è detto che non si debba o non si possa fare mai nulla. Gli strumenti esistono, vanno solo utilizzati. Bisogna sapersi mettere in gioco e saper dire basta!, cominciare a pensare che non è l'azienda plenipotenziaria a fare di voi quello che vuole ma esattamente il contrario. E' il passare dall'essere gestiti al gestire, dal non reagire all'essere non protagonisti ma attori alla pari di qualcosa che ci riguarda direttamente e da vicino, e che trasforma i nostri dati personali in moneta ballante e sonante a beneficio delle aziende e delle multinazionali che schedano, in questo modo, i nostri gusti, le nostre tendenze, le nostre abitudini sessuali (non ci vuole molto, basta essere titolari di una carta sconto al supermercato e comperare dei profilattici da pagare alla cassa), le nostre scelte di individui e di consumatori, quando non addirittura le nostre condizioni di salute o i nostri convincimenti etici, politici, filosofici o religiosi. E se il televisore val bene una firmetta, noi non siamo degli elettrodomestici da vendere a buon mercato. Le telefonate pubblicitarie Le telefonate pubblicitarie sono certamente il mezzo più diffuso attraverso il quale la nostra privacy, intesa, stavolta, come il nostro diritto ad essere lasciati in pace, viene violato. Potremmo attendere una telefonata importante, potremmo essere in casa perché ci stiamo curando l'influenza, o per mille altri motivi, prima o poi la chiamata della centralinista rompiscatole arriva, e la centralinista sarà tanto più rompiscatole quante più informazioni daremo sul nostro conto e su quello delle nostre abitudini. Il caso più tipico è quello dei gestori telefonici di telefonia fissa che esordiscono dicendo: Ci risulta che Lei stia ancora pagando il canone Telecom come se questo fosse, di per sé,

17 un demerito o un indice di scarsa o scarsissima furbizia. Poi proseguono: Forse Lei non sa che con la nostra Compagnia può eliminare completamente il canone Telecom, Lei quanto spende a bimestre di bolletta? E qui ci starebbe solo bene un bel E a Lei cosa gliene frega, Signorina? Perché quando ci vuole ci vuole. Però, poi, ci freniamo perché probabilmente la Signorina in questione, che sta solo facendo il proprio lavoro (il suo lavoro è quello di disturbarvi? Non credo...), è una di quelle studentesse universitarie o neo-laureate, probabilmente con un corso di laurea breve in Scienze della Comunicazione, che va così tanto di moda e ha trovato solo questo lavoro sottopagato del call-center, che magari neppure le piace. E questo ha direttamente a che fare con quel senso di colpa che genera gli scrupoli di cui si parlava in un paragrafo precedente. Allora si è soliti rispondere in modo più dolce e accondiscendente, magari per dire che proprio no, non siamo interessati, ma continuando a fornire alla sventurata signorina che ci risponde dall'altro capo del filo tutte quelle informazioni che dall'alto della sua laurea in Scienza della Comunicazione ci carpisce in modo così preciso. Le diciamo non solo quanto paghiamo di bolletta bimestrale, ma anche che tipo di contratto abbiamo con Telecom, se abbiamo attivata una linea ADSL e quali sono le nostre abitudini di utenti del telefono, se effettuiamo delle telefonate all'estero, oppure se facciamo un numero limitato di telefonate lunghe piuttosto che un gran numero di telefonate brevi, se chiamiamo più spesso numeri del nostro distretto telefonico o se facciamo quelle che una volta venivano chiamate interurbane. Qualunque sia il nostro profilo, la Signorina di cui sopra avrà gioco facile per trattare le informazioni che noi le abbiamo dato e per venderci il prodotto per cui ci ha telefonato. Molto frequenti sono anche le telefonate per la realizzazione di sondaggi a campione (un campione non si sa quanto rappresentativo), o quelle per la proposta di iscrizione a corsi di lingue straniere o di informatica realizzate (guarda caso!) proprio nel vostro comune di residenza, pensate un po' voi che fortuna! Prima di passare all'azione è sempre meglio farsi dare gli estremi dell'azienda che ha ordinato il sondaggio o la campagna promozionale.

18 Spesso basta fingersi vagamente interessati oppure ripetere la domanda Per conto di chi chiama Lei? In genere, successivamente è piuttosto semplice, attraverso una ricerca in Internet, risalire alla sede legale dell'azienda o, comunque, a un numero di fax e un indirizzo di posta elettronica presso il quale far valere i propri diritti. Le pubblicitarie Se qualcuno deposita della pubblicità cartacea nella nostra buca delle lettere non ci facciamo caso o lo consideriamo un atto normale, o quanto meno prevedibile e, di conseguenza, tollerabile. Se, invece, ci toccano la casella di posta elettronica ci sentiamo defraudati di qualcosa che fa parte della nostra stessa intima essenza, come se si trattasse di una protuberanza di noi stessi. Poco importa se abbiamo il nostro recapito presso un fornitore di posta gratuito ma con finalità evidentemente commerciali, come Yahoo, Hotmail, Libero o Virgilio, quello che più ci interessa è che chi ci scrive per ha carpito, violandolo, un domicilio dell'anima che non siamo disposti a dare tanto facilmente in giro. La domanda, tanto per cambiare, è sempre la stessa: come avranno fatto ad avere la mia mail? Domanda legittima, se non fosse che sussiste una dimenticanza fondamentale, e cioè che quando abbiamo sottoscritto il contratto per la fornitura della nostra casella , molto probabilmente abbiamo autorizzato il gestore a fornire il neo-costituito indirizzo di posta elettronica a un numero indeterminato di soggetti, italiani e stranieri, che andranno a riempirla del tanto odioso spamming. Fatto sta che consideriamo la violazione della nostra casella in modo molto più grave della semplice ma insidiosa telefonata promozionale fatta al nostro numero di telefono fisso. La posta elettronica, in realtà, è estremamente incerta circa il mittente e il contenuto della comunicazione, di questa vulnerabilità si sono avvalsi molti creatori di virus legati ai programmi di gestione di mail (Outlook Express di Microsoft in primis) per diffondere, oltre ai cosiddetti malware,

19 anche messaggistica che crea confusione circa il reale mittente della comunicazione, per cui agli amici di penna digitale, spesso ci rivolgiamo dicendo Mi hai mandato un virus, attento/a che il tuo computer è infetto! mentre in realtà l'altro non ci ha mai mandato un bel niente. Una delle caratteristiche dello spamming che viene dall'estero, inoltre, è quella di contenere un link attraverso il quale, secondo i mittenti, è possibile disiscriversi e non ricevere più ulteriori comunicazioni pubblicitarie da quel determinato indirizzo. Niente di più falso. Molto spesso cliccando su quel link si dimostra soltanto allo spammer che il nostro indirizzo è esatto (altrimenti perché vorremmo disiscriverlo?) Così sembrerebbe che non ci sia verso di venirne fuori, e in parte (ma solo in parte) è così. Lo spamming è un male necessario naturalmente concatenato al solo fatto di possedere un indirizzo di posta elettronica (esistono generatori di spamming che si occupano del provare le infinite combinazioni di lettere e caratteri per bombardare interi domini di posta elettronica (solitamente i più diffusi). Il fatto che lo spamming sia un male necessario, però, non lo trasforma in un male contro il quale non è possibile difendersi. E' perfettamente inutile utilizzare i filtri dei programmi di gestione per la posta elettronica, come Outlook Express o altri, maggiore è la sensibilità dei filtri adottati, più alta sarà la possibilità che anche le mail che vi interessano finiscano nel cestino senza essere lette. Usare un criterio per cui tutte le mail contenenti la parola Viagra vadano a finire in una cartella che ripulirete periodicamente e che non leggerete neanche, può essere una buona cosa. Ma così facendo, una mail da un vostro amico contenente una comunicazione del tipo Sei riuscito a creare quel filtro in Outlook Express per le pubblicità del Viagra? potrebbe sfuggirvi, e, tra parentesi, si può anche fare a meno di utilizzare Outlook Express. Molti server offrono servizi antispamming più o meno sofisticati (ad esempio, se usate un indirizzo di posta elettronica associato a un dominio Aruba avrete la possibilità di aggiungere un antispam per pochi centesimi all'anno), alcuni fornitori americani di caselle antispam promettono

20 miracoli contro la tanto detestata posta indesiderata, ma nulla è più efficace del filtro manuale dell'utente, che decide in prima persona cosa accettare e cosa non accettare. Quindi, lasciate perdere software magico e pozioni miracolose, funzionano nell'80% dei casi, e il problema, come è ovvio, è il restante 20%. Il problema dello spamming va a scontrarsi con quello della libertà di comunicazione e, spesso, esasperati per le reali o presunte violazioni della nostra mail, tendiamo a considerare posta indesiderata anche quello che spamming non è. Magari dimenticandoci di tanti nostri amici che, desiderosi di farci vedere una presentazione multimediale in Powerpoint, una immagine, o avendo deciso di aderire a una catena di Sant'Antonio, ci inseriscono in Carbon Copy, con il nostro indirizzo ben visibile a tutti, all'interno di una lista di corrispondenti partendo dalla quale non ci è possibile nemmeno immaginare a chi potrebbe essere ulteriormente trasmesso. Bisogna sempre fare attenzione agli amici! La posta cartacea Nonostante l'abitudine di inviare corrispondenza cartacea sia sempre meno frequente (chi è che si invia più lettere o cartoline che arrivano in alcuni giorni e a caro prezzo, quando è possibile mandare immagini e testi in forma molto più veloce ed efficace?), la cara vecchia buca delle lettere è il deposito quotidiano di tonnellate di carta destinata in maggior parte al macero. Assieme a bollette, raccomandate e comunicazioni dalla banca, inviate in modo sempre più automatizzato, appaiono buste multicolori e solitamente più grandi della capienza della stessa cassetta postale, che il postino infila con inaudita forza fisica nell'umile contenitore e che poi sarà nostra cura sbloccare dalle grinfie del freddo metallo per depositarlo, alla fine, nel bidone della carta del nostro sistema di riciclaggio dei rifiuti (quando va bene!). Al contrario di quanto accade per la posta elettronica, non ci scandalizziamo più di tanto se qualcuno ci manda qualcosa per posta,