RASSEGNA STAMPA 30 SETTEMBRE

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1 23 Settembre Settembre 2013 RASSEGNA STAMPA 30 SETTEMBRE 2014 Sede Milano Corso Italia 22 Sede Trieste Via Fabio Filzi 21/1

2 INDICE SCENARIO ASSICURATIVO CARIGE CEDERÀ 500 MILIONI DI NPL COFACE: PARTNERSHIP CON L ASSOCIAZIONE ITALIANA COMMERCIO ESTERO ORGANIZZAZIONI SINDACALI SNA FONDO PENSIONE AGENTI: LO SNA PRONTO A UN DOPPIO PRESIDIO. APPUNTAMENTO IL 6 OTTOBRE A ROMA SNA FONDO PENSIONE, LE BANDIERE DEL PRESIDIO SNA A ROMA PER FAR SENTIRE LA VOCE LIBERA E RESPONSABILE DEGLI AGENTI. IN ATTESA DELL'OFFERTA ANIA BANCHE IN PRIMO PIANO LA NUOVA LISTA DEL PATTO MUTUI CASA, GARANTISCE LO STATO BOLLORÉ PIÙ FORTE IN MEDIOBANCA LA «MALEDIZIONE» DI AIG PERSEGUITA WASHINGTON ORA LA SVOLTA PASSERÀ DAL PIANO INDUSTRIALE PREVIDENZA E DINTORNI TFR IN BUSTA PAGA DAL 1 GENNAIO

3 SCENARIO ASSICURATIVO CARIGE CEDERÀ 500 MILIONI DI NPL La cessione di un portafoglio di non performing loan dal valore nominale compreso tra 300 e 500 milioni potrebbe essere una delle prossime tappe del piano industriale di Banca Carige. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, in queste settimane l'istituto di credito genovese sarebbe al lavoro per definire il perimetro dell'operazione che dovrebbe comprendere esposizioni di piccola taglia già in larga parte svalutate in bilancio e con un buon livello di copertura. La predisposizione di un database aggiornato potrebbe risultare molto utile per la successiva fase di negoziazione, nel corso della quale i soggetti interessati disporranno così di una fotografia analitica dei crediti in questione. Anche se fonti vicine alla banca fanno sapere che il progetto è ancora alle battute iniziali, è insomma possibile che la cessione si concretizzi in tempi brevi, presumibilmente entro l'anno. «Molti operatori specializzati stanno raccogliendo informazioni sul progetto. Questo dimostra che sul mercato l'interesse c'è», si confida a MF-Milano Finanza una fonte vicina al dossier. Va da sé che questo risultato permetterebbe a Carige di liberarsi di una zavorra che oggi assorbe capitale e penalizza i ratio patrimoniali. Le incognite comunque non mancano, come ben sanno gli esperti del settore. In partite del genere il nodo principale è rappresentato dalla distanza tra i valori di libro e le valutazioni di mercato, una distanza che in questi mesi ha paralizzato molte trattative come quella per Release. Eppure proprio il fatto che il portafoglio in questione sia già stato ampiamente svalutato potrebbe facilitare la partita. La vendita di questo pacchetto di npl costituirebbe un nuovo tassello del piano di risanamento di Carige a cui l'amministratore delegato Piero Montani e la sua squadra stanno lavorando alacremente. Tempi rapidi sono attesi anche per la vendita delle due compagnie assicurative Carige Assicurazioni e Carige Nuova Vita, valutate intorno ai 300 milioni di euro. Informalmente la banca genovese e il fondo Apollo Global Management si erano impegnati a chiudere l'operazione entro il 30 settembre, ma la trattativa potrebbe richiedere ancora qualche tempo per alcune messe a punto. Già nei mesi scorsi peraltro il gruppo aveva messo a segno risultati importanti con la cessione di Carige Asset Management sgr ad Arca e l'integrale sottoscrizione di un aumento di capitale da 800 milioni. MF COFACE: PARTNERSHIP CON L ASSOCIAZIONE ITALIANA COMMERCIO ESTERO Supporterà le imprese a sviluppare i mercati internazionali, attraverso l assicurazione dei crediti. Coface, società specializzata nell assicurazione dei crediti, ha sottoscritto oggi un accordo di collaborazione con l Associazione italiana commercio estero (Aice) per supportare le imprese italiane, e in particolare le Pmi, a sviluppare i mercati internazionali. Nell ambito dell accordo, Coface offrirà alle imprese associate ad Aice la sua gamma di prodotti e servizi di credit management a condizioni favorevoli e attraverso il proprio network di agenti specialisti che svolgono il ruolo di export manager. (fs)

4 ORGANIZZAZIONI SINDACALI SNA FONDO PENSIONE AGENTI: LO SNA PRONTO A UN DOPPIO PRESIDIO. APPUNTAMENTO IL 6 OTTOBRE A ROMA Il Sindacato nazionale agenti ha organizzato due presidi, presso la sede dell Ania e in piazza Barberini, che però saranno limitati, in termini di numero dei partecipanti, per ragioni di ordine pubblico. Con una nota diramata questo pomeriggio, il Sindacato nazionale agenti ha specificato le modalità con le quali renderà concreta la mobilitazione della categoria a difesa del Fondo pensione agenti. Non è prevista nessuna manifestazione, tipo quella del 2006, ma più semplicemente due presidi, che sosterranno la commissione Sna che il 6 ottobre parteciperà all incontro con l Ania a Roma sul tema del riequilibrio prospettico del bilancio del Fondo Pensione Agenti. All incontro parteciperanno anche Anapa e Unapass. I due presidi saranno allestiti in via San Nicola da Tolentino 72, dove c è la sede dell Ania (e in Piazza Barberini, nelle immediate vicinanze. «Per ragioni di ordine pubblico», spiega lo Sna «ciascun presidio è stato limitato a 50/70 persone dalle autorità competenti». «La posta in gioco è molto alta», ha fatto sapere lo Sna, «e non possiamo permetterci di non lottare per difendere questo nostro caposaldo. C è di mezzo la serenità del nostro presente e del nostro futuro». Per la manifestazione, il sindacato nazionale intende coinvolgere i propri quadri territoriali e in particolare i componenti degli esecutivi provinciali, nonché i coordinamenti regionali. Tutto Intermediari SNA FONDO PENSIONE, LE BANDIERE DEL PRESIDIO SNA A ROMA PER FAR SENTIRE LA VOCE LIBERA E RESPONSABILE DEGLI AGENTI. IN ATTESA DELL'OFFERTA ANIA Sarà una giornata molto calda quella del prossimo 6 ottobre a Roma. Le bandiere del Sindacato Nazionale Agenti di Assicurazioni sventoleranno nella centralissima Piazza Barberini, a due passi dalla sede centrale dell'ania. Negli uffici dell'associazione delle Imprese di assicurazioni tornerà, infatti, a insediarsi il tavolo di lavoro per il riequilibrio del Fondo Pensione Agenti. La Questura ha autorizzato un massimo di 150 persone. La zona rientra, infatti, nel novero delle aree a maggior tutela di ordine pubblico. Ma tanto basterà per far sentire la voce libera dello SNA. "Con straordinario senso di responsabilità - afferma il Presidente Nazionale SNA, Claudio Demozzi - in questo delicatissimo momento per il futuro pensionistico degli agenti abbiamo accolto la richiesta, proveniente da più parti, di circoscrivere la mobilitazione ad un presidio che si terrà a poche decine di metri dalla sede ANIA di Roma, durante la riunione del tavolo sul Fondo Pensione Agenti. Per ora - aggiunge Demozzi - coinvolgiamo i dirigenti territoriali SNA, riservandoci di mobilitare l intera categoria qualora le cose dovessero precipitare, qualora cioè

5 l ANIA dovesse mantenere l attuale posizione di rifiuto di qualsiasi contributo reale al riequilibrio del Fondo". Ma non si tratta di una tregua, "ma di un azione mirata e ben calibrata che ci auguriamo possa portare ad una soluzione concordata della questione. La categoria - conclude il Presidente Nazionale SNA - rimane ovviamente in allerta e pronta alla reazione generale nel caso le Imprese dovessero rinunciare definitivamente al loro ruolo nella salvaguardia del trattamento pensionistico degli agenti". Intanto qualche cosa sembra essersi mossa nelle stanze di Via di San Nicola da Tolentino, sede romana dell'ania. Dopo la dichiarata mobilitazione della Categoria da parte di SNA ed il tamtam mediatico messo in atto su larga scala (solo SNACHANNEL ha registrato negli ultimi 10 giorni picchi di visitatori online doppi rispetto alla media settimanale, ndr), alcune fonti ben informate parlano di una rimodulazione dell'offerta dell ANIA, con un rilancio da 16 a 150 milioni di euro del proprio contributo una-tantum in favore del FPA. Se fosse vero, sarebbe un primo passo nella direzione giusta, un segnale di apertura di tutto rilievo: la cifra, tuttavia, sarebbe ancora molto lontana da quanto indispensabile (350 mln di euro, ndr) per riequilibrare il Fondo e al tempo stesso per non pregiudicare i diritti pensionistici degli agenti. Ora occorrerà scoprire se le indiscrezioni saranno confermate. Basterà attendere fino a lunedì 6 ottobre SNA CHANNEL BANCHE IN PRIMO PIANO LA NUOVA LISTA DEL PATTO L'assemblea del Patto di sindacato di Mediobanca ha predisposto la lista con le candidature per il board della banca, che saranno proposte all'assemblea del 28 ottobre. Il numero dei consiglieri sarà di 18 membri (un altro per le minoranze) e nella lista sono stati inseriti: Renato Pagliaro (presidente), Alberto Nagel (a.d.), Francesco Saverio Vinci, Gianluca Sichel, Alexandra Young, Maurizia Angelo Comneno (vicepresidente), Marco Tronchetti Provera (vicepresidente), Tarak Ben Ammar, Gilberto Benetton, Marie Bolloré, Maurizio Carfagna, Angelo Casò, Maurizio Costa, Alessandro Decio, Vanessa Laberenne, Elisabetta Magistretti, Alberto Pecci e Ugo Rock. La proposta prevede un compenso complessivo annuo di 2,75 mln di euro, in riduzione rispetto a quello attuale. L'assemblea ha inoltre preso atto che Unicredit ha designato Maurizia Angelo Comneno in sostituzione di Dieter Rampl quale membro del comitato dell'accordo. Financière du Perguet ha apportato all'accordo ulteriori azioni Mediobanca; la partecipazione vincolata è aumentata dal 7,01% al 7,48%. Il totale delle azioni vincolate passa dal 31,06% al 31,52%. Carlo Pesenti non sarà così presente al prossimo cda. Tra le «new entry», Massimo Carfagna, in rappresentanza della famiglia Doris e Maurizio Costa per Fininvest; i Pesenti hanno indicato Alberto Pecci. Escono quindi dalla rosa dei 17 nomi Carlo Pesenti, Dieter Rampl, Eric Strutz, Roberto Bertazzoni e Bruno Ermolli. A fine riunione, l'a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel, ha poi smentito le voci circolate a cda appena concluso, di un vertice con Vincent Bolloré e Tarak ben Ammar in merito al dossier Telecom. ITALIA OGGI.

6 MUTUI CASA, GARANTISCE LO STATO Garanzia dello stato sui mutui per l'acquisto della prima casa, la ristrutturazione e il miglioramento dell'efficienza energetica. Coprirà fino al 50% dell'importo purché il prestito non sia superiore a 250 mila euro. La priorità nell'accesso all'aiuto andrà alle giovani coppie, ai single con figli e agli under 35. Lo prevede il decreto del Mineconomia 31 luglio 2014 «Disciplina del Fondo di garanzia prima casa di cui all'articolo 1, comma 48, lett. c) della legge 27 dicembre 2013, n. 147», pubblicato sulla G.U. n. 226 del 29 settembre Il fondo ha una dotazione di 600 milioni di euro per tre anni (dal 2014 al 2016) e la sua gestione è attribuita alla Consap. Regioni ed enti locali potranno comunque partecipare su base volontaria a rimpinguare la dotazione. L'immobile da acquistare per essere adibito ad abitazione principale, secondo il decreto, non deve rientrare nelle categorie catastali A1, A8 e A9 e non deve avere caratteristiche di lusso. Inoltre il mutuatario non deve essere proprietario di altri immobili. Le operazioni di erogazione dei mutui garantiti dal Fondo potranno essere effettuate da banche e intermediari finanziari in base a un protocollo tra il Tesoro e l'associazione bancaria italiana (Abi) che disciplini le modalità di adesione dei soggetti finanziatori all'iniziativa del Fondo, gli impegni degli aderenti volti a favorire la conoscenza da parte dei mutuatari della misura di garanzia, le misure facoltative che i soggetti finanziatori possono adottare a tutela dei mutuatari che presentano difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo, l'accettazione da parte dei soggetti finanziatori delle regole di gestione del fondo. I soggetti finanziatori non dovranno richiedere al mutuatario garanzie aggiuntive non assicurative. Ma come funziona il fondo? Nel caso di inadempimento del mutuatario, la banca informerà la Consap e da lì partirà la procedura per chiedere l'intervento della garanzia del fondo. Ovviamente se il soggetto finanziatore non ha richiesto a Consap l'attivazione della garanzia, ovvero non abbia comunicato la ripresa del pagamento delle rate del mutuo, la medesima garanzia decade. Per attivare la garanzia, si dovrà fornire alla Consap una serie di documenti tra cui quelli attestanti l'avvenuta erogazione del mutuo al mutuatario; l'ultima rata rimasta insoluta e l'indicazione del capitale residuo; l'inadempienza del mutuatario accertata. Entro 30 giorni dalla data di ricevimento della richiesta, La Consap secondo l'ordine cronologico di ricevimento delle richieste, provvederà alla corresponsione dell'importo spettante a banche e intermediari. Al momento dell'intervento della Consap, scatta l'obbligo in capo al mutuatario di restituire le somme pagate dal fondo, oltre agli interessi e alle spese sostenute per il recupero. ITALIA OGGI BOLLORÉ PIÙ FORTE IN MEDIOBANCA Vincent Bolloré rafforza la presa in Mediobanca, ritoccando al 7,48% la sua partecipazione di secondo socio alle spalle di Unicredit e candidando sua figlia Marie, 26 anni, la minore di tre fratelli maschi, nella lista del consiglio a 18 approvato ieri all unanimità dal patto degli azionisti e all esame dell assemblea il 28 ottobre. La lista che porterà per la prima volta una donna al vertice: Maurizia Angelo Comneno, indicata da Unicredit alla vicepresidenza. Secondo gli accordi presi a suo tempo, la quota in capo a Bollore, influente uomo d affari di origine bretone con interessi che vanno dalle telecomunicazioni, ai media, all auto, potrà salire a fino all 8%. Oltre alla figlia Marie - che prende il posto di un altra donna, l ex ministro francese Anne-Marie Idrac - il socio d Oltralpe conferma una delle due vicepresidenze che resta a Marco Tronchetti Provera e rinnova il mandato a Vanessa Labérenne, top manager nel gruppo di

7 famiglia e a Tarak Ben Ammar, imprenditore e produttore cinematografico tunisino naturalizzato francese, già socio di Silvio Berlusconi in Mediaset. Fininvest presenta Maurizio Costa, ex amministratore delegato di Mondadori, oggi presidente della Fieg, la Federazione degli editori, mentre il candidato di Mediolanum è Maurizio Carfagna. Resta in ogni caso l accelerazione sulle quote di genere la principale novità della nuova Mediobanca più internazionale, in vista del potenziamento della sede di Londra dove l amministratore delegato Alberto Nagel e la sua squadra lavoreranno per più giorni alla settimana. Le donne presentate dal patto sono cinque su 18. La sesta che porta la rappresentanza femminile al 30%, cioè ai livelli indicati dalla legge, sarà con tutta probabilità scelta dai fondi, la minoranza alla quale spetta un posto in consiglio. Oltre a Comneno, Unicredit conferma gli incarichi ad Alessandro Decio ed Elisabetta Magistretti. Quanto ai manager, resta in consiglio il direttore generale Francesco Saverio Vinci, mentre Maurizio Cereda e Massimo Di Carlo lasciano il posto a Gianluca Sichel, amministratore delegato di Chebanca e Compass e Alexandra Young, capo delle risorse umane, entrambi classe È questo l ultimo triennio per i dirigenti interni che dal 2017 dovranno lasciare a favore degli indipendenti come indicato dalla Banca d Italia. E se la chiamata di Young segnala la centralità del ruolo nella banca, quella di Sichel, l uomo del retail, si spiega con la progressione dei ricavi di questa divisione che raggiungono ormai il 50% del totale di gruppo. La continuità con il passato, in Piazzetta Cuccia, è assicurata dalla figura di Angelo Casò, storico consigliere e oggi anche presidente del patto. Restano Alberto Pecci e Gilberto Benetton ma esce Carlo Pesenti. L apprezzato Eric Strutz non viene confermato. Si chiude la stagione in Piazzetta Cuccia per Dieter Rampl. CORRIERE DELLA SERA LA «MALEDIZIONE» DI AIG PERSEGUITA WASHINGTON Come una maledizione la saga della AIG - fallita, salvata e rinata sotto nuove spoglie - ancora perseguita il governo americano. Che da oggi deve difendersi in tribunale dall'accusa di aver truffato gli azionisti del colosso assicurativo, espropriandoli senza compenso. L'accusa è dell'ottuagenario fondatore Hank Greenberg, che sostiene il bailout abbia violato i diritti costituzionali, suoi e di altri soci. Greenberg si era ritirato da tre anni dalla gestione del gruppo al momento del crack, abbastanza da evitarne dirette responsabilità, ma ne rimaneva il maggior azionista, sufficiente ora a chiedere i danni. Il governo ha risposto che fu AIG stessa a chiedere il salvataggio - aiuti per 184,6 miliardi poi restituiti in cambio del 90% della società - quindi il contribuente non deve nulla a Greenberg e soci. Ma il fondatore ha trovato udienza alla US Court of Federal Claims, dove potrà esporre la sua tesi per le prossime sei settimane. IL SOLE 24 ORE ORA LA SVOLTA PASSERÀ DAL PIANO INDUSTRIALE Mediobanca avrebbe potuto essere il primo istituto ad adottare le nuove regole di governance di Banca d'italia, ma sarà invece probabilmente tra gli ultimi. Nel frattempo, da qui al 2017, quando i nuovi criteri dovranno essere implementati, ci sarà lo spazio per un mandato pieno del consiglio che sarà nominato dall'assemblea del 28 ottobre. Sono stati apportati così quei cambiamenti che il vecchio statuto consentiva di apportare, ma senza strappi. L'assetto di vertice non è cambiato, con il presidente Renato Pagliaro e l'amministratore delegato Alberto

8 Nagel. Le due vice-presidenze sono rimaste l'una di nomina UniCredit, maggior singolo azionista, l'altra pur sempre di indicazione dei soci privati anche se la proposta è stata portata al patto dal secondo maggior azionista, il finanziere bretone Vincent Bolloré, appena salito al 7,5%. Continuità con qualche innovazione, perchè per la prima volta la banca guidata da Federico Ghizzoni ha designato alla vice-presidenza una donna, Maurizia Angelo Comneno, manager di carriera interna alla banca di Piazza Cordusio come era l'altra candidata alla posizione, Elisabetta Magistretti, che è rimasta nel board, ma ha declinato l'invito alla carica, e già vicina all'istituto di Piazzetta Cuccia per essere stata nel collegio sindacale. L'altra vice-presidenza è rimasta al numero uno di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. Qualche cambiamento c'è stato anche nella squadra manageriale interna che, dal ritorno al sistema tradizionale dal duale, ha mantenuto una congrua rappresentanza nel board. Sempre cinque infatti i posti riservati ai dirigenti del gruppo (in Mediobanca da almeno tre anni), ma con qualche avvicendamento. A presidente, amministratore delegato e direttore generale (Saverio Vinci) si affiancheranno infatti la responsabile delle risorse umane, Alexandra Young, che negli ultimi anni ha contribuito a rinnovare l'organico, e Gianluca Sichel, a capo della divisione retail CheBanca! e Compass (credito al consumo) che, per la prima volta, apporterà nel board della casa-madre le competenze di una parte dimensionalmente importante del gruppo rimasta finora in periferia. Il nuovo consiglio resta però un board di transizione, con un solo posto riservato alle minoranze che nel cda uscente è andato a un esponente delle Fondazioni bancarie presenti nel capitale quando invece il flottante di mercato, per decenni rimasto in minoranza assoluta, è arrivato ormai a sfiorare il 70%. Ma più che nella composizione del board, è nel nuovo piano industriale che si consumerà la svolta rispetto al passato. Non più centauro, mezza banca e mezza holding, Mediobanca, nell'esercizio che terminerà a giugno, ha promesso di sciogliere del tutto i legami azionari con due delle superstiti ex-partecipazioni strategiche, forse tra le più simboliche: Rcs e Telecom Italia. La quota nella casa che edita il Corriere della Sera è già stata più che dimezzata nell'arco di un solo anno con discrete vendite sul mercato che non hanno avuto impatto né sui corsi azionari né sugli equilibri che il gruppo deve ancora ritrovare dopo il dissolvimento del patto. Con Telecom, dopo che si sarà sciolta Telco, il proposito è lo stesso: uscire del tutto dal capitale, senza più schierarsi. Un compito che si preannuncia in qualche modo anche più semplice, visto che nell'incumbent tricolore la quota diretta sarà pari ad appena l'1,6%. Alla fine resterà solo Generali come partecipazione strategica: anche qui però l'impegno è di limare la quota scendendo verso il 10%. Ma sarà questo il passo più difficile perchè la nuova Mediobanca dovrà dimostrare di aver preso la strada giusta e di essere in grado, senza soffrirne, di poter rinunciare a quasi un quarto dell'apporto che il colosso assicurativo di Trieste assicura oggi al suo bilancio. MF

9 PREVIDENZA E DINTORNI TFR IN BUSTA PAGA DAL 1 GENNAIO Inserire dal 1 gennaio 2015 il Tfr maturando nelle buste paga dei lavoratori. È uno degli interventi che l'esecutivo Renzi intende centrare con la prossima legge di stabilità «attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e Governo». L'obiettivo è «consentire un ulteriore scatto del potere d'acquisto», ovvero rilanciare i consumi. A confermare l'operazione anticipata il 24 settembre scorso sulle colonne di questo giornale è Matteo Renzi in persona nel suo intervento alla direzione Pd. Di più il premier non dice. Ma Palazzo Chigi tiene a far sapere che questa misura potrà scattare solo a patto che si creino le condizioni per garantire alle imprese, «soprattutto sotto i dieci dipendenti», di non perdere minimamente liquidità. Un concetto ribadito dal responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, che aggiunge: l'operazione può decollare «utilizzando la leva Bce» in termini di accesso agevolato al credito per le imprese. Il tutto dovrebbe essere vincolato al dispositivo delle garanzie pubbliche fornite esplicitamente dal Governo, rafforzando quelle già previste indirettamente con il Fondo Inps, e con il possibile coinvolgimento della Cdp. Le imprese però appaiono tutt'altro che entusiaste. Dopo i timori espressi nei giorni scorsi da Confindustria sul rischio che questo intervento possa creare numerosi problemi di liquidità per le aziende, ieri è stata Rete Imprese Italia a manifestare la sua preoccupazione: per le piccole imprese è «impensabile anticipare il Tfr in busta paga». Il flusso annuale delle liquidazioni supera di poco i miliardi: 5,5 dei quali vengono indirizzati dai lavoratori ai fondi pensione, altri 6 confluiscono nel fondo di tesoreria dell'inps e circa 11 miliardi restano in azienda. In quest'ultimo caso a rimanere nelle disponibilità del datore di lavoro è soprattutto il Tfr degli occupati in aziende con meno di 50 addetti perché per quelle più grandi la liquidazione, se non viene convogliata sulla previdenza integrativa, finisce nel fondo Inps. Di qui l'allarme soprattutto delle imprese meno grandi. Ma il Governo è convinto che non ci siano rischi e continua ad affinare questa ipotesi d'intervento anche sulla base dei suggerimenti arrivati sul tema in primavera da leader della Fiom, Maurizio Landini, ancora prima (nel 2011), da esponenti provenienti dal mondo della Cgil come l'ex segretario Sergio Cofferati e Stefano Patriarca. L'operazione scatterebbe solo su base volontaria e potrebbe essere a tempo: dal minimo di un anno a un massimo di tre anni. Ma su questo punto potrebbe esserci un ripensamento. Oltre al nodo della liquidità da garantire alle imprese restano da sciogliere quello delle ulteriori compensazioni per le aziende, del regime fiscale cui sottoporre la liquidazione inserita direttamente in busta paga, e soprattutto la fetta di Tfr da smobilizzare per provare a rilanciare i consumi. Su quest'ultimo fronte tre sono attualmente le opzioni sul tappeto: destinazione del 50%, o del 75%, del Tfr maturando nello stipendio lasciandone l'altra metà a disposizione delle imprese; dirottamento di tutta liquidazione maturata a partire dal 2015 sullo stipendio. L'operazione in prima battuta interesserebbe solo i lavoratori del settore privato. E alle imprese dovrebbe essere garantito quanto meno lo stesso meccanismo fiscale agevolato previsto attualmente nei casi di destinazione del Tfr ai fondi pensione. Resta da capire come l'intervento potrà essere esteso gli "statali" per i quali la liquidazione è di fatto figurativa. Sempre sul terreno fiscale si presenta l'altro grande ostacolo da superare. Renzi ha esplicitamente

10 fatto riferimento a un'erogazione mensile del Tfr in busta paga. In questo caso le liquidazione verrebbe sottoposta a un prelievo fiscale maggiore rispetto alla "tassazione sperata" che è attualmente prevista. Non è da escludere, quindi, che si possa ricorrere a uno smobilizzo in un'unica soluzione annuale, una sorta di quattordicesima. IL SOLE 24 ORE

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