FONDO PENSIONE per il Personale delle Aziende del Gruppo UniCredit

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1 FONDO PENSIONE per il Personale delle Aziende del Gruppo UniCredit Camera dei Deputati Commissione XI (Lavoro Pubblico e Privato) Indagine conoscitiva sull andamento e gestione dei fondi pensione Audizione del Fondo Pensione per il Personale delle Aziende del Gruppo Unicredit Roma, 2 marzo n.ro iscrizione all' Albo dei Fondi Pensione - I sezione speciale: 1101 Tel Fax

2 2 Signor Presidente, Onorevoli Deputati, Signore e Signori, desideriamo innanzitutto ringraziare codesta Onorevole Commissione per l invito rivolto al Fondo Pensione per il Personale delle Aziende del Gruppo Unicredit di riferire nell ambito dell indagine conoscitiva sulla disciplina delle forme pensionistiche complementari. L invito che ci è stato rivolto ci offre la possibilità di partecipare, dando un fattivo contributo, a un processo di ulteriore sviluppo del secondo pilastro della previdenza complementare. Tale sviluppo è indispensabile per garantire un futuro sereno a milioni di lavoratori e, per questo motivo, l invito ci rende particolarmente orgogliosi. Nel tempo che ci è concesso intendiamo preliminarmente illustrare le caratteristiche del nostro Fondo, in particolare in un contesto articolato come quello del Gruppo Unicredit. Successivamente verranno svolte alcune considerazioni sulla situazione della previdenza complementare nel nostro Paese, su alcuni aspetti critici e su possibili interventi correttivi. * * * Il Fondo nasce nel 1905 come Cassa di Previdenza per il Personale del Credito Italiano e si trasforma in Fondo di Previdenza per il Personale del Credito Italiano nel 1949, inizialmente come forma sostitutiva dell assicurazione generale obbligatoria quindi, con effetto dal 1 gennaio 1955, come forma pensionistica complementare dell assicurazione generale obbligatoria predetta. Dopo una serie di trasformazioni, fusioni ed incorporazioni prodottesi nell ultimo decennio nell ambito del gruppo bancario di riferimento la denominazione attuale del Fondo oggi assunta è Fondo Pensione per il Personale delle Aziende del Gruppo UniCredit. A seguito delle riforme strutturali adottate in adeguamento al Decreto Legislativo 21 aprile 1993, n. 124, risulta strutturato in due distinte sezioni: la Sezione I, a contribuzione definita e capitalizzazione collettiva, alla quale partecipano i dipendenti in servizio presso le Aziende del Gruppo iscritti al Fondo prima del 28 aprile 1993 nonché coloro che, assunti successivamente alla suddetta data ed entro il 31 maggio 2007, in

3 3 possesso dei requisiti dell iscrizione ad una forma pensionistica complementare anteriormente al 28 aprile 1993, si siano avvalsi della facoltà di iscriversi alla Sezione I. Tale sezione eroga ai propri iscritti prestazioni pensionistiche in forma di rendita. la Sezione II, a contribuzione definita e capitalizzazione individuale, alla quale risultano iscritti i dipendenti assunti a far tempo dal 28 aprile 1993 privi del requisito di una precedente iscrizione ad una forma pensionistica complementare ovvero che, pur essendo iscritti ad una forma pensionistica complementare prima di detta data, abbiamo fatto richiesta di trasferimento dopo il 31 maggio Alla sezione partecipano altresì gli iscritti alla sezione I, limitatamente alle quote di TFR e al versamento di eventuali contributi volontari. Tale sezione eroga ai propri iscritti le prestazioni pensionistiche in forma di rendita e in forma di capitale. Il Fondo Pensione per il personale delle Aziende del Gruppo Unicredit è, all interno del perimetro italiano del Gruppo Unicredit, il fondo di maggiori dimensioni e l unico aperto a nuove iscrizioni. Il lungo processo di acquisizioni e concentrazioni che ha interessato Unicredit, infatti, ha toccato solo marginalmente e solo di recente le forme di previdenza complementare. Solo in Italia esistono oggi nel Gruppo 30 fondi diversi, di cui 8 esterni - dotati di autonomia giuridica e patrimoniale - e 22 interni al bilancio di Unicredit. Tra i Fondi esterni è presente anche il Fondo per i dipendenti della Banca di Roma, ascoltato giorni fa da codesta Commissione. Complessivamente gli iscritti ai Fondi sono circa , di cui circa la metà sono in servizio. La percentuale di adesione sui lavoratori italiani del Gruppo si aggira intorno al 93%. In tale contesto il Fondo per i dipendenti delle aziende del Gruppo Unicredit ha assunto una posizione di centralità divenendo il fondo di riferimento per i nuovi assunti. In coerenza con gli obiettivi generali di razionalizzazione, difatti, è stato previsto che i dipendenti delle società facenti parte del Gruppo, assunti successivamente al 1 ottobre 2007, siano i scritti al nostro Fondo.

4 4 Inoltre, sempre coerentemente con gli obiettivi sopra richiamati, le fonti istitutive hanno concordato sull obiettivo di operare nella direzione di ampliare e sviluppare il novero dei soggetti che possono iscriversi al Fondo di Gruppo. Va infatti considerato che per un lavoratore essere iscritto a un Fondo di grandi dimensioni costituisce un vantaggio. Egli infatti può ottenere servizi a costi unitari più bassi, può accedere a un portafoglio di investimento ampiamente diversificato e a costi di gestione inferiori, può in definitiva beneficiare di economie di scala che si traducono, a lungo andare, con un montante previdenziale maggiore e con una maggiore rendita pensionistica. Proprio con l obiettivo di ampliare la possibilità di accesso a tali benefici al maggior numero di lavoratori del Gruppo Unicredit, gli accordi tra le fonti istitutive hanno via via consentito a tutti i lavoratori iscritti a fondi a contribuzione definita di poter trasferire la propria posizione individuale nel Fondo di Gruppo. Accordi specifici hanno poi riguardato la confluenza di numerosi Fondi: da ultimi quelli riguardanti i fondi di ex Cassa di Risparmio di Verona, Cassa di Risparmio di Roma, Banca dell Umbria, Banco di Sicilia, Bipop Carire, Cassa di Risparmio di Carpi, Unicredit Banca Mediocredito. Nel mutato contesto, il Fondo ha quindi assunto una notevole rilevanza configurandosi come un Fondo di grandi dimensioni. il numero degli iscritti in servizio, sulla base delle informazioni al , ammonta a circa unità, contro una media di iscritti alle gestioni preesistenti di circa iscritti; lo stesso può dirsi avuto riguardo al numero di pensionati pari a circa unità tra pensioni dirette e di reversibilità; sempre sulla base dei dati al , il patrimonio complessivo del Fondo ammonta a circa mln di Euro suddiviso tra la Sezione I (1.281 mln di Euro circa) e la Sezione II (circa 560 mln di Euro, di cui 517 mln di Euro nelle tre linee finanziarie e 43 mln di Euro nel comparto garantito). La Sezione II offre infatti agli iscritti la possibilità di scegliere tra quattro diverse linee di investimento, caratterizzate per diversi profili di rischio e rendimento. Tre di tali linee sono gestite dal Fondo attraverso investimenti finanziari, mentre la quarta, che offre agli iscritti la garanzia della restituzione

5 5 del capitale investito e rendimenti paragonabili a quelli del TFR, è gestita attraverso una polizza assicurativa all uopo stipulata. Le scelte di investimento della Sezione I e delle Linee di investimento della Sezione Il dipendono dalla propensione al rischio dell iscritto e quindi, in ultima analisi, dalla sua età lavorativa. La composizione del portafoglio di investimenti della Sezione I è quindi funzionale da un lato a disporre di flussi di cassa stabili nel tempo necessari per pagare le pensioni, dall altro all obiettivo di offrire rendimenti che consentano di mantenere l equilibrio tecnico del Fondo e di adeguare nel tempo le rendite erogate. Essendo infatti la Sezione I a capitalizzazione collettiva, le rendite erogate sono funzione dei rendimenti generati dal patrimonio complessivo. Tale patrimonio è oggi investito in larga parte (circa il 54%) nel comparto immobiliare e in una quota minore (circa il 46%) nel comparto mobiliare. Giova precisare che la forte componente immobiliare peraltro costituita da immobili civili e commerciali di pregio perlopiù ubicati nella cinta milanese deriva storicamente dalle consistenze patrimoniali del Fondo formatisi negli anni precedenti al D.Lgs.124/93, quale fattore stabilizzante in presenza di un regime di solidarietà intergenerazionale tra i dipendenti del Credito Italiano, per i quali l iscrizione al Fondo Pensione veniva automaticamente applicata in sede dell assunzione in servizio. Le tre Linee di investimento della Sezione II invece hanno una quota di investimenti nel comparto immobiliare decisamente più modesta, in media pari a circa il 14%, con un obiettivo a lungo termine di portarla a circa il 20%. Per entrambi le sezioni, gli investimenti finanziari sono gestiti attraverso due SICAV di diritto lussemburghese. Tali veicoli, che assicurano a fronte di neutralità fiscale una minore complessità operativa, coprono tutte le principali asset class investibili, da quelle più tradizionali - come titoli di stato, azioni, obbligazioni corporate - a quelle più innovative, quali obbligazioni high yield, commodities, hedge fund, private equity e fondi di real estate. Dal punto di vista dei risultati, gli ultimi due anni sono stati, per motivi diversi, due anni difficili.

6 6 Riteniamo pleonastico soffermarci sulla crisi che ha investito i mercati finanziari nel Meno ovvia è invece l osservazione di ciò che è accaduto nel Mentre i mercati finanziari tornavano a generare rendimenti positivi, gli effetti della crisi economica cominciavano a manifestarsi, con un anno di ritardo rispetto al resto del mondo, sul mercato immobiliare italiano. I fondi, che valutano periodicamente il proprio patrimonio immobiliare e che incorporano nei propri rendimenti il risultato di tale valutazione, hanno visto nel 2009 i positivi rendimenti degli investimenti finanziari fronteggiarsi con le perdite generate dal comparto immobiliare. Nel 2008 il Fondo Unicredit ha affrontato la crisi consapevole della responsabilità di garantire agli iscritti il minor danno possibile. La Sezione I ha chiuso il 2008 con una perdita pari all 8,4%, esattamente in linea con la perdita media nei fondi attestatasi appunto all 8,4%. Le Linee di investimento della Sezione II hanno visto risultati positivi per il comparto garantito (+4,4%) e negativi per gli altri (rispettivamente del 4,6%, 9,2% e 12,8%). Nel 2009 i risultati conseguiti sono stati influenzati, come in precedenza riportato, dal peso della componente immobiliare. Così il rendimento della Sezione I, in cui la componente immobiliare pesa per oltre la metà, dovrebbe attestarsi di poco sopra l 1%. Il rendimento delle linee finanziarie della Sezione II, nelle quali il peso di tale componente risulta ridotto, è stimato nell ordine del 4,3% per la linea più prudente, 6,8% per l intermedia e 7,3% per quella con maggior volatilità. * * * Veniamo ora a cosa riteniamo sia possibile fare per rimuovere elementi di criticità, e di debolezza, del sistema della previdenza integrativa del nostro Paese. Alcuni aspetti sono stati già toccati in precedenza ma, per la loro portata generale, meritano di essere ribaditi. Va preliminarmente osservato come negli ultimi anni si siano succedute numerose norme di legge in materia di previdenza complementare. Il quadro ordinamentale risulta oggi articolato e spesso di complessa interpretazione. Un Testo Unico della previdenza complementare consentirebbe di raggruppare e razionalizzare la recente produzione normativa.

7 7 Possiamo poi suddividere gli altri possibili interventi in due ambiti: cosa fare per ampliare ulteriormente le adesioni dei lavoratori a schemi di previdenza complementare; cosa fare per elevare la qualità del servizio fornito sia nella fase di accumulo che in quella di erogazione della prestazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, va preliminarmente osservato che indubbiamente molto è stato fatto. Le adesioni sono costantemente cresciute e dall avvio della riforma avviata dalla legge 252/05 alcuni passi fondamentali per la creazione del secondo pilastro sono stati compiuti. Tuttavia, è opinione diffusa che ancora molto possa essere fatto, che in molti settori le percentuali di adesioni siano insufficienti. A frenare una crescita più decisa è sicuramente la bassa percezione, soprattutto da parte dei più giovani, dell importanza che la previdenza complementare avrà nel loro futuro. Non si tratta solo della normale, fisiologica, avversione per i giovani di pianificare la loro vecchiaia. C è anche la difficoltà a percepire, e a capire, che il sistema che hanno visto funzionare per i loro nonni e per i loro genitori, non funzionerà per loro. E indispensabile un azione di comunicazione istituzionale che spieghi alla generazione dei ventenni e dei trentenni cosa la previdenza pubblica sarà in grado di assicurare loro, e che evidenzi quindi quanto la possibilità di una pensione dignitosa dipenda dai loro accantonamenti in forme di previdenza integrativa. Riteniamo utile aggiungere che il FP ha già da tempo attivato al suo interno una Commissione Comunicazione incaricata di seguire questo delicato aspetto nei confronti di quanti tra i dipendenti del Gruppo necessitino di informazioni sull attività del FP stesso. Principale veicolo informativo è il sito internet del FP ( nel quale è raccolta un ampia documentazione ed è attiva un area riservata agli iscritti con annesso motore di calcolo per l elaborazione simulata di scenari previdenziali futuri. Sono poi possibili interventi più tecnici, in particolare sulla fiscalità. Rispetto agli altri paesi europei, in Italia la fiscalità è più complessa e nell insieme più onerosa. Sarebbe necessario in primis allineare le modalità di tassazione a quelle prevalenti nei paesi dell Unione Europea, assoggettando a tassazione le sole prestazioni e rimuovendo quindi l imposizione in fase di accumulo (c.d. schema EET). Nel caso non fosse possibile passare a uno schema EET, l aliquota di tassazione dei rendimenti andrebbe ridotta,

8 8 anche al fine di incentivare realmente l investimento nella previdenza rispetto ad altre forme di investimento. La stratificazione delle norme che riguardano l imposizione fiscale, che prevede aliquote diverse per diversi periodi di contribuzione, rende il calcolo delle ritenute molto complesso per i fondi, e difficilmente comprensibile per gli iscritti. Riteniamo quindi altamente auspicabile una razionalizzazione e semplificazione dei regimi fiscali sulle prestazioni. Passiamo ora a esaminare cosa può essere fatto per migliorare l efficienza della fase di accumulo e della fase di erogazione. Come già evidenziato in precedenza, un aspetto critico riguarda le dimensioni dei fondi. Un fondo pensione è un particolare intermediario finanziario, e come per gli altri intermediari finanziari, le dimensioni in termini di numerosità degli iscritti e di patrimonio gestito sono importanti. Fondi di adeguate dimensioni offrono molteplici vantaggi agli iscritti: costi amministrativi unitari più bassi (economie di scala), accesso a classi e strumenti di investimento inaccessibili per investimenti di ridotte dimensioni, portafogli ampiamente diversificati. Inoltre, un fondo con una solida dotazione patrimoniale e una popolazione sufficientemente numerosa può erogare le rendite direttamente e a condizioni vantaggiose per gli iscritti. Infine e non meno importante, un fondo di grandi dimensioni può permettersi, a costi minimi per il singolo iscritto, strutture organizzative e professionalità che garantiscano adeguati standard professionali sia nelle scelte di investimento che nel processo di gestione dei rischi. In definitiva un fondo più grande può offrire, a fronte di costi amministrativi unitari più bassi, rendimenti mediamente più elevati e più stabili nel tempo nella fase di accumulo, e prestazioni in forma di rendita più vantaggiose nella fase di erogazione. Fondi pensione di grandi dimensioni, attivi nel processo di investimento, possono contribuire poi all efficienza dei mercati finanziari e allo sviluppo economico del Paese, attraverso scelte di investimento di lungo periodo e in settori ad alto potenziale di sviluppo. A fronte di quanto detto, appare evidente che i fondi italiani sono mediamente troppo piccoli. Certo, questo nanismo, specie riguardo ai loro omologhi europei, dipende da fattori ineliminabili, quali la loro giovane età o il diverso peso della componente integrativa nel complesso del sistema

9 9 pensionistico. Tuttavia riteniamo che il legislatore dovrebbe affiancare l autorità di vigilanza nell individuare soluzioni che non siano esclusivamente incentrate su operazioni di concentrazione che si rivelano spesso di difficile attuazione. Se, come detto, i benefici delle dimensioni sono individuabili nella possibilità di ridurre i costi amministrativi unitari, in una più efficiente gestione finanziaria, in rendite più vantaggiose per gli iscritti, in tutti e tre i campi potrebbe essere incentivata la creazione di consorzi che consentissero ai fondi di minori dimensioni di beneficiare delle economie di scala sopra richiamate senza perdere i vantaggi connessi con la loro vicinanza agli iscritti. Veniamo ora ad un secondo aspetto critico: la debolezza organizzativa. Abbiamo visto che le dimensioni ridotte impediscono di fatto ai fondi di dotarsi di strutture organizzative adeguate. Se da un lato quindi la spinta a concentrarsi o a costituire consorzi può essere un presupposto imprescindibile per vedere migliorare strutture e professionalità dei fondi, dall altro un ruolo rilevante può essere svolto dalla normativa previdenziale in materia di limiti agli investimenti. Una normativa che ampliasse le possibilità di investimento a fronte di un adeguata struttura organizzativa capace di misurare, controllare e gestire in modo professionale i rischi, introdurrebbe un corretto incentivo a investire in strumenti e professionalità. In tale ambito andrebbe inserito anche il dibattito in corso sui limiti di investimento previsti dal decreto 703. L imposizione di limiti di investimento rigidi per asset class (ad esempio del 20% per il comparto immobiliare) può rappresentare un ostacolo, per i fondi più efficienti, nella costruzione di portafogli di investimento coerenti con gli impegni nei confronti degli iscritti. A un fondo dotato di un organizzazione e di un sistema di controlli interni adeguato e verificato dall Autorità di vigilanza dovrebbe essere consentita una maggiore flessibilità nelle scelte di investimento. Un accenno merita anche la disciplina delle anticipazioni. Se da un lato una normativa che vietasse il ricorso a anticipazioni sulla propria posizione individuale costituirebbe un disincentivo a investire nella propria previdenza complementare e sarebbe quindi controproducente, è tuttavia indubbio che le attuali facoltà concesse agli iscritti possono indebolire in modo sensibile l efficacia del secondo pilastro. E quindi necessario agire per rendere la normativa più stringente, ma anche gli iscritti più consapevoli degli effetti negativi dell anticipazione sulla loro prestazione futura.

10 10 Da ultimo ma di certo non meno importante, desideriamo soffermarci sui limiti e le inadeguatezze del mercato delle rendite nel nostro paese. Un primo problema da affrontare è l incertezza sulla determinazione della rendita futura. Oggi la rendita viene determinata dalla compagnia di assicurazione, sulla base della convenzione sottoscritta con il fondo, solo al termine della fase di accumulo. L iscritto non è quindi in grado di sapere quale sarà la rendita che percepirà fino al momento in cui matura il diritto alla prestazione. Riteniamo auspicabile ogni sforzo volto a incentivare meccanismi di determinazione della prestazione che consentano all iscritto di sapere, almeno con un certo grado di approssimazione, in che rendita si trasformerà ogni euro versato nel fondo. Meccanismi di questo tipo sono stati di recente introdotti in via statutaria dal nostro Fondo e costituiscono un beneficio tangibile per l iscritto. Come in precedenza evidenziato, Fondi più sofisticati ed efficienti sarebbero certamente in grado di offrire agli iscritti la generazione di un montante da cui poter ottenere, potenzialmente, rendite adeguate. Tuttavia, la possibilità per un iscritto a un fondo di veder tramutare il proprio montante in una rendita adeguata passa attraverso la possibilità di poter accedere a un mercato delle rendite efficiente e che offra tassi di conversione in rendita davvero adeguati. Nel nostro paese il mercato delle rendite è lungi dall essere efficiente e va quindi migliorato. Iniziative volte a rendere ancora più trasparenti e confrontabili le proposte delle diverse compagnie di assicurazione muoverebbero in questa direzione. Anche in questo campo, fondi di dimensioni e struttura organizzativa adeguata, o consorzi di fondi di piccole dimensioni, avrebbero rilevanti benefici nell erogare direttamente le rendite, a condizione ovviamente di essere in grado di misurare, controllare e gestire i rischi di natura operativa, finanziaria, attuariale che si troverebbero a fronteggiare. Per gestire efficacemente tali rischi dovrebbe essere consentito ai fondi impegnati nell erogazione delle rendite di effettuare appositi accantonamenti a riserva. * * *

11 11 Signor Presidente, Onorevoli Deputati, Signore e Signori, il Fondo Unicredit costituisce, da oltre 105 anni, una certezza nella vita professionale e personale dei dipendenti del Gruppo. Essi sanno che, al termine della loro vita lavorativa, una pensione adeguata e quindi una vita dignitosa sarà loro garantita anche dal Fondo. Noi lavoriamo ogni giorno per confermare, in un mondo sempre più complesso e difficile, tale certezza. Ne sentiamo in ogni momento la responsabilità. L attenzione dimostrata dal legislatore verso i temi della previdenza, verso quei temi che in futuro maggiormente influiranno sulla possibilità di rispondere alle aspettative dei nostri colleghi e dei nostri pensionati, ci conforta e ci rende ottimisti.

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