COMPETENZA ECONOMICA. Utile/Perdita d'esercizio = RICAVI d'esercizio COSTI d'esercizio
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- Giulietta Nicolosi
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1 COMPETENZA ECONOMICA Se il risultato economico venisse misurato solo alla fine della vita di un'impresa, questo verrebbe calcolato, come sappiamo, come differenza tra tutti i ricavi realizzati dall'azienda con tutta la sua attività e tutti i costi. L'esistenza dell'equilibrio economico, però, viene verificata, di regola, ogni anno, al 31 dicembre. Il reddito calcolato alla fine di ogni esercizio viene calcolato come differenza tra i ricavi e i costi sostenuti nell'esercizio, cioè di competenza dell'esercizio. Utile/Perdita d'esercizio = RICAVI d'esercizio COSTI d'esercizio La questione della competenza economica di un ricavo o di un costo è centrale nella tecnica economica. Un ricavo si dice di competenza quando è relativo a vendite o altre realizzazioni realizzate nell'esercizio; un costo è di competenza quando si riferisce all'acquisto di beni che vengono anche utilizzati nell'esercizio. Di regola, è un costo di competenza d'esercizio quello relativo all'acquisto di beni a fecondità semplice, che si consumano con un solo utilizzo; è un costo pluriennale, cioè di competenza di più esercizi, quello relativo all'acquisto di beni a fecondità ripetuta, cioè che possono essere utilizzati più volte prima di consumarli completamente. Ad esempio, il costo relativo all'acquisto di vino è un costo d'esercizio, così come quello relativo all'acquisto di carburante o alla retribuzione della manodopera; invece sono costi pluriennali quelli per l'acquisto di macchinari, computer, impianti, software, brevetti, ecc. In altri termini, i costi pluriennali servono all'azienda per procurarsi immobilizzazioni materiali o immateriali. Sono immobilizzazioni materiali i beni che hanno natura concreta, materiale, tangibili, di durata mediolunga; sono immobilizzazioni immateriali i beni di durata medio-lunga ma immateriali, cioè beni non concreti, non tangibile, che hanno un valore. Sono immobilizzazioni materiali i software, il cui valore non sta nel dischetto che è solo il supporto ma nel programma, cioè nell'opera dell'ingegno; l'avviamento, cioè il maggior valore che ha un'impresa già funzionante rispetto a una nuova con le stesse caratteristiche (perché è già organizzata, ha già una rete di fornitori e di clienti, possiede già il know how, ecc); i costi d'impianto, cioè le spese necessarie per intraprendere un'attività economica, la cui utilità si allunga su tutta la vita dell'azienda perché senza di essi non sarebbe possibile svolgere l'attività economica: questi comprendono le spese del notaio che redige l'atto costitutivo, i bolli, le iscrizioni al registro delle imprese, i contratti per le forniture di energia, ecc.). Solo i costi d'esercizio partecipano direttamente e per intero al reddito d'esercizio, ma si possono verificare casi particolari. 1. il 15 dicembre 2013 vengono acquistate 50 bottiglie di spumante a 3,50 l una e vengono tutte consumate entro il 31 dicembre 2013: l intero costo di acquisto è attribuito all esercizio 2013 e concorre per intero a determinare il risultato economico dell esercizio 2013; 2. il 15 dicembre 2013 vengono acquistate 50 bottiglie di spumante a 3,50 l una; 42 bottiglie vengono consumate entro il 31 dicembre 2013, le restanti 8 entro il 5 febbraio 2014: il costo di acquisto complessivo, pari a 175,00, per natura è un costo di esercizio, perché il vino è un bene a fecondità semplice, ma, dato che non tutte le bottiglie sono state consumate entro l esercizio 2013, una parte viene rinviata all anno successivo. Esercizio 2013 Esercizio ,00 COSTO 147,00 28,00
2 Il recupero del costo relativo all acquisto delle 8 bottiglie che alla fine dell anno sono avanzate, viene spostato all esercizio successivo, e diventa investimento. Per investimento si intendono tutti i beni a disposizione di un azienda, idonei ad essere utilizzati nel processo produttivo per generare reddito (cioè nuova ricchezza). In questo caso, la tecnica contabile che permette di rinviare un costo all esercizio successivo sono le rimanenze. 3. il 15 gennaio 2013 un'azienda compra un computer a 1.600, sull'ipotesi che sarà usato per cinque anni e poi dismesso: da un altro punto di vista, è come se ogni anno il computer venisse consumato per un valore pari a 1/5 del valore iniziale, cioè per 320, così che alla fine del primo anno, il computer, ormai usato, vale Il costo d'acquisto del computer partecipa alla formazione del reddito d'esercizio solo per la quota annuale, pari, nel nostro esempio, a 320. I costi pluriennali, come quello sostenuto per l acquisto del computer, che è un bene a fecondità ripetuta, non sono di competenza esclusiva di un esercizio; anche questi partecipano al reddito d'esercizio, ma sono per una parte, che si chiama ammortamento. AMMORTAMENTO La quota d'esercizio di un costo pluriennale si chiama ammortamento; esso misura il consumo di un bene dovuto a: senescenza, cioè l'invecchiamento fisico del bene (le parti componenti del bene sono logore, si rompono, si guastano con facilità, non funzionano più); obsolescenza, cioè l'invecchiamento tecnologico (nel caso, ad esempio, di un telefono cellulare che funziona benissimo ma vale poco perché è superato dalla nuova tecnologia dell'ultimo modello, rispetto al quale è più lento o meno funzionale) inadeguatezza, rispetto alle mutate dimensioni dell'azienda (ad esempio, ho un furgone di nove posti che uso per accompagnare i dipendenti al lavoro; ma poi l'azienda aumenta di dimensioni, ci sono più dipendenti e il furgone diventa troppo piccolo per lo scopo per il quale era stato comprato). L'ammortamento può essere definito un procedimento tecnico-contabile attraverso il quale il valore del bene strumentale 1 viene ripartito nei diversi esercizi d'imposta in proporzione al deperimento e al consumo del bene stesso nell'attività produttiva; il valore dei beni ad utilità pluriennale viene trasferito per quote al conto economico gravando sul risultato d'esercizio. È, quindi, in un sistema contabile a valori storici, la ripartizione del costo (come definito nel codice civile) di un immobilizzazione materiale tra gli esercizi della sua stimata vita utile. In tal senso, l'ammortamento rappresenta la misura del contributo che l'immobilizzazione dà al processo produttivo. L'ammortamento è disciplinato dalla legge, sia dalla normativa civilistica che fiscale. Per quanto riguarda la prima, il Codice civile nell'art stabilisce che: a) le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di produzione. Nel costo di acquisto si computano anche i costi accessori; b) il costo delle immobilizzazioni, materiali e immateriali, la cui utilizzazione è limitata nel 1 Sono strumentali i beni che servono per produrre, non quelli che costituiscono il prodotto dell'attività economica. I beni strumentali, quindi, non sono destinati alla vendita (anche se possono essere venduti, quando vengano ritenuti non più utili all'attività aziendale)
3 tempo, deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione; c) l immobilizzazione che alla data della chiusura dell esercizio, risulti durevolmente di valore inferiore a quello determinato secondo i due punti precedenti, deve essere iscritta a tale minor valore; questo non può essere mantenuto nei successivi bilanci se sono venuti meno i motivi della rettifica effettuata. In altre parole, normalmente si ammortizzano le immobilizzazioni per un valore pari al costo d'acquisto o di produzione aumentato delle spese accessorie (trasporto, collaudo, installazione, ecc.); ma se il valore di mercato dovesse essere più basso del costo d'acquisto dell'immobilizzazione, questo minor valore dovrebbe essere quello ammortizzato. Infine, nella determinazione della quota di ammortamento, si dovrebbe tenere presente quanto il bene potrà essere ancora utilizzato in futuro, cioè della sua stimata vita utile. La vita utile di ciascun bene deve essere periodicamente rivista e le quote di ammortamento devono essere rettificate per l esercizio corrente e per quelli futuri se le aspettative differiscono significativamente dalle stime precedenti. La stima della vita utile di un bene o di un gruppo di beni ammortizzabili simili deve essere oggetto di valutazione basata sull esperienza acquisita con analoghi tipi di beni. Per vita utile si intende non la vita fisica, ma quella economica, che dipende, come già detto, da senescenza, obsolescenza, inadeguatezza. Fondamento della disciplina fiscale è il TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi, D.P.R.22 dicembre 1986 n. 917 e successive integrazioni) ed integrazioni legislative susseguitesi nel corso degli anni 2. Il TUIR dispone, tra l altro, che le quote di ammortamento del costo dei beni materiali strumentali per l esercizio dell impresa sono deducibili a partire dall esercizio di entrata in funzione del bene; inoltre la deduzione è ammessa in misura non superiore a quella risultante dall applicazione al costo dei beni dei coefficienti stabiliti con decreto del Ministro delle Finanze pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ridotti alla metà per il primo esercizio. I coefficienti sono stabiliti per categorie di beni omogenei in base al normale periodo di deperimento e consumo nei vari settori produttivi. Tra normativa civilistica e fiscale ci sono importanti differenze, tra le quali notiamo: mentre nel codice civile è lasciata alla libera valutazione dell'imprenditore la determinazione delle quote di ammortamento, il TUIR stabilisce dei coefficienti (percentuali) rigidi di ammortamento che non possono essere derogate. È solo consentito ridurre a metà il coefficiente di ammortamento per il primo anno di utilizzo del bene; il codice civile stabilisce che il valore ammortizzabile è dato dal costo d'acquisto del bene più gli oneri accessori meno il presunto valore di realizzo; invece il Testo unico individua nel solo costo d'acquisto il valore ammortizzabile. 2 In particolare, la Legge Finanziaria 2008 (Legge 244/2007) ha introdotto sostanziali modifiche alla disciplina fiscale degli ammortamenti, ad esempio abrogando gli ammortamenti anticipati e accelerati.
4 ALBERGHI, BAR, RISTORANTI E ATTIVITÀ AFFINI Tipologie di beni % ammortament Note o Fabbricati industriali e commerciali 3 Costruzioni leggere, tettoie, baracche 10 Mobili e arredamento 10 Biancheria 40 Attrezzatura 25 Stoviglie, posate, attrezzatura di cucina Impianti e macchinari generici 8 Riscaldamento, condizionamento Impianti e macchinari specifici 12 Macchine d ufficio elettromeccaniche 20 ed elettroniche Elaboratori e sistemi telefonici 20 Autoveicoli da trasporto 20 Autovetture, motoveicoli e simili 25 Igienici, cucina, frigorifero, ascensori, montacarichi, impianti telefonici, citofoni, campanelli e simili Autoveicoli pesanti in genere, carrelli elevatori, mezzi di trasporto interno
5 Registro dei beni ammortizzabili In generale, in base al DPR 600/73, alla L.388/2000 e alla Legge Finanziaria 2008, il professionista è tenuto a predisporre il registro dei beni ammortizzabili. Nel registro devono essere annotate le immobilizzazioni materiali e immateriali; in particolare, occorre riportare le seguenti informazioni: a) anno di acquisto; b) costo originario; c) eventuali rivalutazioni e svalutazioni; d) fondo ammortamento esistente alla fine dell esercizio precedente; e) coefficiente di ammortamento applicato nel periodo d imposta; f) quota di ammortamento dell esercizio; g) eventuali eliminazioni dal processo produttivo. La modalità di annotazione dipende dalla tipologia del bene rilevato. In relazione alla diversa tipologia è possibile distinguere: 1) beni immobili (esempio fabbricati); 2) beni mobili iscritti in pubblici registri (esempio autovetture, ecc..); 3) beni mobili (mobili d ufficio, macchinari e attrezzature, PC, ecc..). I beni immobili e i beni mobili iscritti in pubblici registri devono essere annotati singolarmente mentre gli altri beni possono essere annotati per categorie omogenee, raggruppando i beni acquisti nello stesso anno e aventi la medesima percentuale di ammortamento (ad esempio, scrivanie, appendiabiti, mobili per ufficio acquistati nello stesso esercizio, poiché hanno la medesima percentuale di ammortamento, possono essere considerati come una categoria omogenea). Il ricorso a categorie omogenee costituisce una facoltà per il contribuente e non un obbligo; questo significa che è sempre possibile, anche per i beni mobili, effettuare la registrazione dei beni singolarmente nel registro dei beni ammortizzabili. Il registro dei beni ammortizzabili non è soggetto a vidimazione ma deve essere numerato progressivamente prima dell utilizzo in ogni pagina. La numerazione deve avere anche il riferimento all anno: quindi, per ciascuna pagina, deve essere indicato il numero progressivo e l anno in cui la stampa viene effettuata, che può non coincidere con l anno di riferimento delle scritture. Ad ogni nuovo anno di stampa occorre ricominciare la numerazione da 1.Il registro dei beni ammortizzabili deve essere compilato entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi e deve essere conservato per dieci anni o fino a quando non sono definiti gli accertamenti inerenti al corrispondente periodo d imposta.la tenuta del registro dei beni ammortizzabili è discrezionale ai fini civilistici, ma obbligatoria ai fini fiscali. L obbligo di tenuta di tale registro riguarda le imprese individuali, le società di persone e quelle di capitali, gli enti pubblici e privati e gli esercenti arti e professioni. La normativa recente. ha allentato l obbligatorietà perché le annotazioni previste per tale registro possono essere effettuate, a determinate condizioni, anche nel libro giornale o nel registro IVA acquisti, purché tali registrazioni, qualora richiesto dall amministrazione finanziaria, siano in grado di fornire gli stessi dati annotati nel libro cespiti. Legenda [1] Dati identificativi del bene strumentale e del relativo fornitore. [2] Date relative ai diversi movimenti che hanno interessato il bene (acquisto, ammortamento, rivalutazione, cessione, ecc.). [3] Breve descrizione per chiarire il tipo di variazione intervenuto sul bene strumentale, con riferimento (se possibile) al numero dei documenti originali (fattura).
6 [4] Valore del bene: - in prima colonna segno + o quando sono intervenute variazioni di tipo positivo o negativo sul valore storico del bene; - in seconda colonna cifra relativa al valore originario del bene e alle successive variazioni; - in terza colonna importo aggiornato, somma algebrica dei valori indicati nelle colonne precedenti. [5] Ammortamento: - in prima colonna percentuale di ammortamento; - in seconda colonna accantonamento dell esercizio, calcolato applicando la percentuale di ammortamento sull importo aggiornato; - in terza colonna utilizzazione, da compilare nel momento di utilizzo del fondo ammortamento (ad esempio, per cessione del bene strumentale); - in quarta colonna totale ammortizzato, ricavato sommando i vari ammortamenti e detraendo gli utilizzi. [6] Le due colonne accolgono la percentuale e l importo di ammortamento fatto in misura inferiore alla metà del coefficiente ordinario e quindi non più ammortizzabile. [7] Residuo da ammortizzare, calcolato sottraendo dal valore del bene aggiornato il valore ammortizzato e il valore non più ammortizzabile.
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