BAMBINI AL CENTRO. Newsletter di Amici dei Bambini RDC Settembre Numero 05 / 2010
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- Albana Antonucci
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1 BAMBINI AL CENTRO Newsletter di Amici dei Bambini RDC Settembre 2010 Numero 05 / 2010 Asa kudi tshibawu, kuashi kudi muanenu (Se sei dentro un problema, sii giusto verso il fratello)
2 Carissimi Sostenitori! Ecco cosa troverete in questo numero: 1. Dov e la vera protezione? 2. La Strada: un mondo parallelo 3. Perche sono in strada? 4. Le sorprese della vita 5. Una farfalla senza ali 6. E nato un bimbo 1. Dov e la vera protezione? Per noi cristiani la vera protezione si trova solo in Dio, Padre onnipresente che non rifiuta la sua benevolenza a nessuno e che ci considera tutti figli amati. Dio ha donato anche ai genitori la capacita di proteggere ed amare i propri figli, che sono le benedizioni di ogni famiglia. Per questo il solo luogo adatto alla crescita di un bambino e la famiglia. Guardandomi intorno pero non e questo cio che vedo. Vedo migliaia di bambini che vivono per strada, ed altrettanti nei Centri di accoglienza con cui lavoro. E in uno di questi centri che ho conosciuto Nathan, 7 anni, che ha condiviso con me la sua storia dolorosa ma a lieto fine. Nathan aveva 2,5 anni quando e stato separato da sua madre. I suoi genitori erano appena adolescent e dipendevano ancora dale rispettive famiglie. Le 2 famiglie di origine avevano molti conflitti fra di loro ed hanno finito per essere la causa della separazione dei genitori di Nathan. Il piccolo e rimasto con il padre che l ha ben presto affidato alle cure della sua nuova compagna. La madre visitava Nathan regolarmente ma non era la benvenuta nella nuova famiglia di suo Pagina 2
3 figlio : veniva continuamente offesa, umiliata e a volte perfino percossa dal suo ex compagno e dai suoi parenti. La situazione per lei era insostenibile ed anche Nathan era costretto a vivere in un ambiente carico di odio e di violenza. Per il bene del bambino ha allora deciso di farsi da parte e lasciare vivere suo figlio con il padre e la matrigna nella speranza che, sparendo lei, sarebbero spariti anche gli antichi rancori e le violenze. Purtroppo pero non fu cosi. l odio che fino ad allora era rivolto a lei adesso si riversava sul figlio che venne accusato di stregoneria. Nathan in casa son aveva diritto di sedersi sul divano insieme agli altri, doveva stare per terra, piu in basso, mangiava da solo in cucina col piatto appoggiato sul suolo e solo se c erano degli avanzi. Dopo qualche mese la matrigna e deceduta, seguita dai suoi 2 figli, a quel punto per la famiglia paterna non ci furono piu dubbi : Nathan era un terribile stregone e bisognava assolutamente liberarsene. Il marito di una zia paterna ha allora portato il piccolo Nathan alla polizia dichiarando di non conoscerlo e di averlo trovato per strada. E cosi che Nathan si e ritrovato al Centro. La madre di Nathan non ha mai dimenticato suo figlio ed un giorno e andata a cercarlo la dove l aveva lasciato : a casa del padre. Qui non ha trovato piu nessuno perche dopo la morte della compagna il padre di Nathan se ne era andato. La madre pero non si e persa d animo ed ha cominciato ha cercare il figlio ovunque. E cosi che le nostre strade si sono incrociate : la nostra equipe di inchiesta stava seguendo le sue tracce e lei stava seguendo le tracce del figlio, e stato come se inconsapevolmente madre e figlio si stessero andando incontro! Abbiamo condotto la madre al Centro dove era ospitato Nathan e con lei c era anche il suo ultimo figlio. Il bambino teneva stretto fra le mani un sacchetto con dei bei vestiti nuovi, appena sono entrata nella stanza me li ha porti dicendo con orgoglio : «sono per mio fratello Nathan, li ho scelti io, spero che gli piacciano». Quando Nathan e entrato nella stanza con i suoi vestiti nuovi aveva gli occhi fissi a terra e si e seduto su un divanetto senza avere il coraggio di alzare lo sguardo. La madre era sopraffatta dall emozione e guardava il figlio che tanto aveva cercato senza riuscire a dire una parola. Fu il fratellino, con l impeto e la naturalezza propri di un bambino, a rompere il ghiaccio andando a sedersi vicino a Nathan e, timidamente gli ha fatto una carezza sul viso. In quel momento Nathan ha alzato gli occhi per la prima volta incontrando prima lo sguardo sorridente del fratellino e poi quello carico di emozione della madre. A quel punto ha sorriso anche lui e la stanza si e magicamente riempita di gioia. E stato sorprendente per me vedere il potere dell amore che solo la famiglia puo creare, nonostante tutte le difficolta del mondo. Pagina 3
4 Il fratellino di Nathan aveva solo 5 anni e non aveva mai visto prima suo fratello, era il primo incontro ma l amore ed il calore che ha manifestato con quella semplice carezza e stato meraviglioso e piu forte di mille parole. Nathan adesso vive felice con sua madre, suo fratello e il nuovo marito di sua madre che per anni l ha supportata nella ricerca del suo figlio perduto e ha accolto Nathan a braccia aperte. Marthe Alombe Psicologa AiBi RDC 2. La Strada: un mondo parallelo Lavoro come avvocato da qualche anno. Nel mio lavoro ho spesso difeso bambini di strada vittime di soprusi o autori di presunte infrazioni, ma nonostante la mia esperienza sul campo alcuni dettagli del mondo della strada ancora mi sfuggono. Parlando con alcuni bambini, ho tristemente constatato che, in quell mondo particolare, l eta del bambino non ha nessun peso: il bambino deve a tutti I costi fare quello che il capo gli ordina altrimenti sara punito. E quello che e successo a Tyty, un bel bambino di circa 7 anni, prima di entrare nel Centro di accoglienza. Tyty racconta che dopo la morte del padre sua madre si e risposata e si sono trasferiti a casa del patrigno. Il nuovo papa di Tyty era un commerciante e, in quel periodo, gli affari non andavano molto bene. Tyty fu immediatamente sospettato di essere la fonte di questi problemi in quanto stregone. Non ci furono dubbi sulla soluzione al problema : cacciare il piccolo stregone di casa. Verso le 21.00, mentre Tyty dormiva tranquillo in camera sua, fu svegliato all improvviso dal patrigno che, minacciandolo di cose orribili, gli intimava di andarsene subito di casa sua e di portare con se tutte le sventure che aveva portato sotto il suo tetto. Il piccolo Tyty era confuso e spaventato, non capiva perche il suo nuovo papa ce l avesse tanto con lui, cio nonostante lo supplicava di perdonarlo e di tenerlo a casa con lui promettendo di non farlo piu, qualunque cosa fosse. Il patrigno fu irremovibile e lo butto di peso fuori di casa. Siccome abitavano vicino al mercato, Tyty cerco riparo nella veranda di un negozio. Fu a partire da qui che comincio a scoprire un mondo totalmente diverso da quello che aveva conosciuto fino ad allora. Pagina 4
5 Alla vista del nuovo arrivato gli «anziani» del gruppo lo accolsero a colpi ed insulti fino a che Tyty comincio a sanguinare, allora smisero. Questo nel mondo della strada e il modo di augurare il benvenuto ai nuovi arrivati. Il giorno dopo, quando Tyty si fu ripreso, gli anziani del gruppo, dei ragazzini sui 15/16 anni, gli spiegarono che questo rito ha lo scopo di rimuovere subito la sensazione di protezione che si ha a vivere in casa con la propria famiglia, ed insegnare ai nuovi a stare sempre allerta per i mille pericoli della strada. Quella stessa notte il capo della banda gli ordino di trovare 5000 FC (circa 6$). Tyty era ancora dolorante per le botte della notte prima e non aveva idea di dove trovare quei soldi. Il capo non sembrava interessato alla sua situazione ne alle sue difficolta : gli aveva dato un ordine e lui doveva eseguirlo senza fare storie. La mattina dopo Tyty torno senza i soldi e il capo dette l ordine agli altri di picchiarlo ancora. Ogni giorno per mesi si ripeteva la stessa cosa e Tyty comincio a vivere di espedienti per evitare di essere continuamente malmenato. Tyty e stato accolto in un Centro ed e stato salvato in tempo da questo mondo. Migliaia di bambini a Kinshasa non hanno questa fortuna, piccole creature abbandonate che vivono nell ombra ai margini della societa : anche a loro va il nostro pensiero ed il nostro impegno, perche possano uscire dall anonimato dell abbandono e trovare una porta aperta ad accoglierli. André-Kalo Kalonji Muamba Assistente di Progetto AiBi RDC 3. Perche sono in strada? Le grandi arterie di Kinshasa sono piene di bambini di strada comunemente chiamati «shegués». Questi bambini passano la notte in strada, a cielo aperto. Passano anche le loro giornate in strada, ovvero vivono costantemente in strada. Pagina 5
6 La domanda che possiamo porci é quella di sapere se tutti questi bambini sono nati nella strada dove vivono oppure come si sono ritrovati in strada se hanno avuto la possibilità di stare in casa. La verità é che questi bambini non hanno scelto di vivere in strada, almeno la maggior parte di loro. Inoltre non sono nati in strada, eccetto pochi casi nei quali i genitori sono ragazzi di strada. La maggior parte di loro viveva in case ben costruite ma sono stati forzati ad abbandonare il tetto famigliare e si ritrovano ora in strada. Cosa c é alla base di questa situazione? Molteplici ragioni sono alla base di questo. Abbiamo avuto occasione di parlare con alcuni e abbiamo capito alcuni dei motivi. Dieu Merci (nome di fantasia ndr), 10 anni, ospitato al centro APED ci ha raccontato la sua storia: mio padre era un trasportatore e non possedeva un posto sicuro dove metterci, pertanto abitavo a casa dello zio. Costui mi ha incriminato di essere uno stregone ed ha iniziato a picchiarmi ed a trattarmi come un animale. A quel punto sono stato obbligato a fuggire e di mettermi a vivere in strada. Avevo 5 anni. Théo (nome di fantasia ndr), 10 anni, ospitato allo stesso centro, ci racconta : non conosco il mio papà, mia madre ci ha detto che é partito per la guerra. Siccome lei non aveva abbastanza soldi per mantenerci, ci ha portato a casa di uno zio. Quando quest ultimo si é ammalato e le sue gambe si sono gonfiate, ha accusato il mio fratellino di essere responsabile della sua malattia dicendo che noi eravamo stregoni. Lo ha preso dunque due copertoni e ce li ha messi attorno al collo. L intenzione era quella di accenderli, dopo averli cosaprsi di benzina e bruciarci vivi. É stato allora che siamo fuggiri e ci siamo rifugiati in strada. Emmanuel (nome di fantasia ndr), 11 anni, ospitato al centro AESD ci racconta invece : dopo la separazione dei miei genitori, io sono restato con il mio papà, ma la sua nuova moglie mi maltrattava e mi accusava di essere uno stregone. Diceva a mio padre che io facevo molti capricci e mi picchiava sempre. Ad un certo punto mi sono stancato e sono stato obbligato a scappare da casa. Notiamo che tutti questi bambini sono stati obbligati a scappare dalla propria casa a causa dei maltrattamenti. Hanno preferito la strada che le ingiustizie Pagina 6
7 subite a casa. Dopo un analisi delle varie situazioni riteniamo che le cause del fenomeno dei bambini di strada sono molteplici e per lo più legate alla povertà, alla cultura e alla disgregazione famigliare. La maggior parte di questi bambini non ha conosciuto il calore di una famiglia e hanno subito profonde violenze. Paul Masayidi Sikina Assistente sociale Aibi RDC 4. Le sorprese della vita La vita ci riserva sempre delle sorprese, a volte belle ed a volte brutte, che possono sconvolgere la nostra vita soprattutto se arrivano in un momento in cui non ne avevamo bisogno, come racconta la piccola Marie Louise di 10 anni. Vivevo con la mia sorellina ed i miei genitori in un villaggio all Equatore prima che loro morissero. Mia madre soffriva della malattia del sonno. Un giorno mi ha chiesto di andare a prendere l acqua alla fonte che si trova a 5 Km da casa nostra. Al mio ritorno c era molta gente del villaggio che piangeva intorno a casa mia. Ho chiesto cosa fosse successo e delle persone mi hanno risposto con le lacrime agli occhi che mia madre era morta! ho sentito le gambe cedermi e sono caduta al suolo piangendo. Un mese piu tardi, una nostra zia materna che abitava nella capitale e venuta a trovarci al villaggio. Al momento di ripartire ha chiesto a nostro padre il permesso di portare me e mia sorella a Kinshasa con lei e nostro padre ha accettato. Mia sorella ed io eravamo eccitatissime per questo viaggio e pensavamo che la vita ci avesse fatto finalmente un bel regalo dopo tanta sofferenza! Arrivate in citta siamo andate a vivere da un altra zia che inizialmente sembrava davvero buona, ci aveva addirittura iscritte a scuola! Pagina 7
8 Inspiegabilmente pero poco a poco ha cominciato a trattarci male e le cose sono andate sempre peggio al punto che non potete nemmeno immaginare. Siccome la zia lavorava nei campi, un giorno ci ha chiesto di accompagnarla insieme anche all altra zia che era venuta a prenderci al villaggio. In seguito abbiamo scoperto che quella gita era stata pianificata per toglierci la vita. Lungo il percorso ho avuto la sensazione che stava per succederci qualcosa di brutto, allora ho chiesto alle zie : «dove ci state portando? perche io e mia sorella siamo stanche» «chiudi la bocca piccola stregona» e stata la risposta della zia. All improvviso hanno cominciato a picchiarci e poi ci hanno preso per il collo per strangolarci. Istintivamente io ho fatto finta di essere morta e ad un certo punto mi hanno lasciato e hanno cominciato a strozzare la mia sorellina. La sentivo gridare e chiedere aiuto, e stato orribile, poi il silenzio. Allora ho pensato che anche mia sorella avesse usato la mia strategia quindi mi sono balzata in piedi e d ho cominciato a gridarle di alzarsi e scappare con me il piu veloce possibile. Lei non si e mossa, era morta davvero. Quello che ci era sembrato un bel dono della vita si e trasformato in un incubo. Da quel giorno provo paura, ansia e odio per la vita. Christine Mahana Assistente di Progetto AiBi RDC 5. Una farfalla senza ali Lina, 12 anni, ci ha raccontato le tragiche circostanze in cui ha perduto le sue braccia. Durante la guerra, dice, ho trovato un oggetto metallico strano che sembrava una penna, vicino alla porta del nostro vicino. Ho chiamato la mia sorellina e abbiamo discusso su cosa potesse essere ma nessuna delle due aveva un idea chiara. Abbiamo preso l oggetto e l abbiamo gettato a terra per vedere che cosa c era dentro. Improvvisamente, l oggetto é esploso; era una mina antiuomo. ho visto le mie braccia tagliate, il mio ginocchio ferito e le dita di mia sorella per terra. Con la mamma siamo andati in ospedale e 3 giorni dopo siamo state trasferite a Kinshasa. Ho sanguinato molto e il dolore era atroce. La mia mamma non la smetteva di piangere. Arrivati a Kinshasa per le cure, sono stata presa in carico da un organizzazione che si occupa di bambini malati. Con il loro appoggio ho potuto, malgrado tutto, continuare la scuola. Pagina 8
9 Il mio professore diceva che la mia scrittura era bella come quella dei miei compagni e io mostravo orgogliosa come potevo tenere la penna con quello che restava del mio braccio e come disegnavo l oggetto che era esploso. In realtà, soffro profondamente ogni volta che alcuni bambini mi prendono in giro per le mie difficoltà, ma io sono cosciente di come sono e mi accetto cosi. Mi ricordo sempre di quel fatto, anche perché gli altri mi guardano spesso in maniera strana e i miei genitori mi picchiavano spesso per farmi capire che avevo sbagliato a toccare quell oggetto. É difficile di non poter gioire della propria infanzia, soprattutto sapendo che, a causa del mio handicap, non potro più giocare con gli amici come prima. Sono dei momenti in cui mi sento depressa. Al momento, mia madre é ritornata al suo villaggio per prendersi cura delle mie sorelline e io sono ospitata in un istituto che mi segue anche nella mia formazione al lavoro. Vorrei diventare una grande pittrice poiché mi piace molto disegnare e lo faccio bene. Doudou Gabriel Diumasumbu Assistente Sociale AiBi RDC 6. E nato un bimbo E' nato un bimbo Il mio cuore vola in festa Il mio cuore volando canta: qui, nel verde della nostra foresta, nella foresta la nostra casa, nella foresta nostra madre! Nella mia rete è caduto un uccelletto, un piccolissimo uccelletto. Anche il mio cuore è preso nella rete, nella rete assieme all'uccelletto! (Canto dei Pigmei, Congo) Pagina 9
10 LA REDAZIONE DI QUESTO NUMERO: Eddy Zamperlin Volontario Espatriato Ai.Bi. RDC Francesca Pierallli Volontaria Espatriata Ai.Bi RDC La newsletter Bambini al centro è un servizio che abbiamo denominato SOL (Sostegno On-Line). L idea è quella di trasmettere via la newsletter contenente notizie contenente estratti dei report settimanali redatti dai volontari espatriati e notizie sui progetti e le iniziative di Ai.Bi. RdC. Abbiamo pensato di utilizzare la posta elettronica, poiché è uno strumento che consente di raggiungere un grande numero di utenti ad un costo minimo. Se l idea riscontrasse il Suo interesse e desiderasse aderire a questa iniziativa è necessario che comunichi la Sua all indirizzo di posta elettronica sad@aibi.it, affinché possa ricevere gratuitamente e direttamente dai nostri volontari in RdC i prossimi numeri del notiziario. La newsletter è comunque disponibile anche sul sito internet di Amici dei Bambini, all indirizzo nelle pagine dedicate ai nostri progetti in RdC. Pagina 10
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