L Ipogeo di Via Livenza

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1 L Ipogeo di Via Livenza Otto metri sotto l attuale livello stradale, durante la costruzione di un palazzo in via Livenza, si rinvenne nel 1923 una costruzione sotterranea di notevole interesse per l aspetto architettonico, ma soprattutto per quello decorativo. L edificio era stato costruito all interno del vasto sepolcreto, utilizzato soprattutto tra la fine dell età repubblicana e l età dei Flavi, che sorgeva in un area piuttosto ampia compresa tra le mura Aureliane (Corso d Italia), la via Salaria e la via Pinciana. Tra gli ultimi decenni dell Ottocento e i primi del Novecento, in occasione degli sterri per l urbanizzazione del quartiere, tornarono alla luce i numerosi sepolcri che fiancheggiavano le due strade romane: la Salaria Nova (ricalcata dall attuale via Salaria) e la Salaria Vetus. Quest ultima lasciava la città all altezza dell attuale Porta Pinciana percorrendo un tracciato corrispondente all incirca alle attuali vie Pinciana, via Po, via Paisiello, fino a ricongiungersi con la Salaria Nova all altezza del ponte Salario con il quale superava il fiume Aniene. Nelle vicinanze della Salaria Vetus, dove in antico si staccava un diverticolo che la univa con la Salaria Nova, era stato costruito nella metà del IV sec. d.c. un edificio a pianta basilicale, orientato in direzione nord-sud, di notevoli dimensioni (m 21x7).

2 La costruzione del palazzo moderno soprastante ha distrutto gran parte del monumento, lasciandone però in vista il settore più importante. All ipogeo si accede mediante una scala che conserva in parte ancora i gradini antichi. Nella parte settentrionale si aprono tre archi adiacenti, due laterali e uno centrale più ampio: l arco occidentale è occupato dalla scala di accesso; quello orientale, attualmente nascosto dalla fondazione del palazzo, era destinato ad accogliere un corto corridoio che dava accesso ad un ambiente laterale. Sulla parete orientale, infatti, al momento dello scavo furono viste due porte che permettevano di accedere a due ambienti che non furono visitati, ma che fanno presupporre che l aula facesse parte di un edificio più ampio. L arco centrale è occupato da una vasca rettangolare (m 2,90x1,70 prof. m 2,50) con pareti in cocciopesto e pavimentata in bipedali di cui due con bollo Claudiana con il monogramma costantiniano. Si può accedere alla vasca mediante quattro gradini, il primo dei quali, posto a m 1,15 dalla sommità, è formato da due stele marmoree con iscrizioni funerarie. La vasca era delimitata da transenne.

3 L acqua era immessa attraverso una feritoia posta in posizione decentrata nella parete nord e defluiva su una piccola mensola marmorea posta poco al di sotto in modo da creare un effetto a cascata. Sulla parete opposta un foro di emissione, posto a m 1,40 dal pavimento della vasca, costituiva l altezza massima dell acqua. Nell angolo nord-ovest della vasca vi è un ampia apertura a saracinesca (m 2,35x0,35) con spallette in travertino, collegata ad un cunicolo ricavato nella roccia, attraverso il quale veniva fatta defluire rapidamente l acqua della vasca. Al di sopra della vasca si eleva un muro con apertura ad arco: le superfici sono ricoperte da una ricca decorazione ad affresco e a mosaico nella parte superiore. Lo zoccolo e la nicchia della parete di fondo sono ornati da raffigurazioni pittoriche di crustae in giallo antico, con dischi di porfido e di serpentino. La nicchia, che si apre in posizione decentrata nella parete di fondo, è decorata nel catino da un kantharos con saliens centrale da cui

4 sgorga l acqua al quale si abbeverano uccelli. La parete di fondo, ai lati della nicchia, è ornata dalle figure di Diana cacciatrice, a sinistra, e di una ninfa con capriolo a destra. La dea, colta nell atto di estrarre una freccia dalla faretra, è stata ritratta secondo il modello ellenistico con il quale è stata realizzata l Artemide di Versailles, ora al Louvre. Ai lati due cervi, ritratti nell atto di fuggire, sono disposti in posizione araldica. La scena si svolge in un ambientazione agreste costituita da alberi e cespugli. Lo zoccolo della parete occidentale è affrescato con una vivace scena marina di eroti che si dedicano alla pesca: disposti a gruppi o singolarmente su piani differenti, alcuni pescano da una barca, altri hanno una lenza, un altro è rappresentato mentre afferra un uccello acquatico.

5 Al di sopra dello zoccolo la parete occidentale, l arco e la parete orientale erano decorati da un mosaico in pasta vitrea; se ne conserva ancora un piccolo frammento, nella parete occidentale, in cui si vede la parte inferiore di due figure, una inginocchiata davanti ad una roccia sulla quale scorrono rivoli di acqua, l altra dietro in piedi. Si è voluto riconoscere la rappresentazione di Pietro che, come Mosè, fa scaturire dalla roccia l acqua con la quale battezza il centurione convertito che si abbevera alla fonte. La scena, piuttosto interessante, era rappresentata frequentemente nel IV sec. su sarcofagi e nelle pitture catacombali. Trovare tale raffigurazione, che secondo l iconografia cristiana era simbolo escatologico e battesimale, contestualmente con le figure di Diana e della Ninfa, divinità pagane dei boschi e delle fonti, ha suscitato non pochi interessi negli studiosi per l interpretazione del monumento.

6 Il Paribeni, che scavò il monumento, ipotizzò che si trattasse di un luogo di riunione di Baptai, un antica setta mistica che adorava la dea della Tracia Cotys, a volte identificata con Artemide, e che praticavano il bagno rituale credendo che lo choc provocato dal contatto con l acqua fredda conducesse al raggiungimento dell estasi. Più tardi il Wilpert, studioso dell arte cristiana, ipotizzò che il monumento fosse un battistero cristiano, privilegiando la raffigurazione del Mosè-Pietro che egli interpretava come il miracolo della fonte e identificava l ipogeo come il battistero ad nymphas beati Petri citato nella Passio Marcelli. Altri studiosi vi hanno voluto individuare un sacello destinato a pratiche e riti magici, altri ancora un luogo utilizzato da una ignota setta sincretistica. Più recentemente si è voluto riconoscere nel monumento una fontana monumentale ipogea costruita dopo la metà del IV sec., epoca alla quale rimanda sia la tecnica edilizia delle murature in opera listata, sia il bollo con il monogramma costantiniano rinvenuto nel pavimento della vasca (che è un importante terminus post quem), sia infine il rendimento plastico delle figure che, pur denotando ancora un certo classicismo, presentano comunque elementi stilistici propri dell arte aulica del secolo IV. Il monumento si inserisce infatti in un periodo caratterizzato da un contesto sociale in cui elementi cristiani e pagani coesistono in un sincretismo culturale, che si riflette nelle arti figurative. A cura di: Paola Chini e Moreno Capodarte