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1 UNITÀ SINDACALE Falcri Silcea Viale Liegi 48/B ROMA Tel Fax RASSEGNA STAMPA UNISIN 11 MARZO 2014 A cura di Manlio Lo Presti RAS Banca Monte dei Paschi di Siena Esergo Il valore dell'uomo non sta nella verità che qualcuno possiede o presume di possedere, ma nella sincera fatica compiuta per ragiungerla. [...] Il possesso rende quieti, indolenti, superbi (Lessing) in: N. ORDINE, L'utilità dell'inutile, Bompiani, 2013, pag. 196 M.C. Escher, Relatività (1953)

2 ***************************************** 10 MOTIVI PER ABBANDONARE L AUSTERITY di Dario De Angelis Scritto da redazione il 12 maggio Pubblicato in Base, Dario De Angelis, Per capire MMT Premessa: le politiche di austerità consistono in un innalzamento delle tasse e in una diminuzione dei servizi offerti dallo Stato. Questa è la cura individuata dalla Troika (Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea) per risolvere l attuale crisi economica. Le politiche di austerità devono essere abbandonate perché: 1. garantiscono l aumento della disoccupazione. La Troika perpetua un crimine contro l umanità poiché parliamo di esseri umani che perdono l autostima e vivono nell ansia; se hanno un lavoro sono costretti ad accettare paghe più basse, mobbing e condizioni disagevoli. In Italia la disoccupazione giovanile è al 38,4% e in Grecia al 64,2%. È inaccettabile! 2. trilioni di euro in termini di produzione e redditi persi per sempre. Beni e servizi che potrebbero essere realizzati per migliorare le nostre condizioni di vita non vengono offerti sul mercato 3. le politiche di austerità fanno chiudere negozi e aziende. Le vendite si basano sulla domanda, se vengono aumentate le tasse la domanda deve per forza diminuire. Questo ti costringe a cessare l attività. Sappi che i sacrifici che ci chiedono sono imposti esclusivamente per sadismo, non esiste possibilità alcuna che dalla crisi economica si esca aumentando le tasse 4. peggiorano le condizione delle infrastrutture di un Paese. Far quadrare i conti oggi, significa, diminuire la spesa per la manutenzione. Strade con asfalto rovinato, no internet veloce, meno binari, acquedotti colabrodo, ecc.ecc. La mancata comprensione dell attuale sistema monetario ci costringe a vivere al di sotto delle nostre possibilità 5. mantengono i servizi pubblici in una situazione di carenza istituzionalizzata; ciò instilla nella mente del consumatore poco informato che privato è meglio. Si favorisce la strategia del captive demand (domanda prigioniera) da parte di soggetti privati che hanno ampia disponibilità di denaro (vedi l assalto all acqua, alle ferrovie, alla telefonia, al trasporto pubblico, alle utilities, ecc.ecc.) 6. provocano la svendita delle aziende italiane che finiscono in mano straniera, non perché i prodotti che realizzano siano scadenti, ma per difficoltà finanziarie, legate all eccessiva tassazione unita alla mancata concessione del credito bancario. È una situazione indotta. Un governo con una strategia industriale nazionale seria non lo permetterebbe mai 7. rendono la tassazione ammazza aziende-ammazza occupazione quando invece lo scopo più alto dell imposizione fiscale sarebbe quello di incentivare o

3 disincentivare determinati settori/comportamenti (esempio: risolvere i fallimenti del mercato a favore dell ambiente) 8. le politiche di austerità si basano sullo studio di due accademici di Harvard, Carmen Reinhart e Ken Rogoff, studio rivelatosi contenente omissioni, dati falsi e errori grossolani. La Commissione Europea, ciò nonostante, continua a sostenere che alti livelli di debito pubblico danneggiano la crescita. È falso. La perdita di sovranità monetaria danneggia la crescita! 9. essa esiste affinché tu abbia paura, sia col fiatone, sempre, cosicché non ti puoi interessare in alcun modo alla vita democratica di un Paese. Devi sentirti alla frutta. Fu deciso che dovevamo soffrire, l austerità è il come 10. perché l austerità uccide, ci rende cattivi, arrabbiati, aggressivi. L austerità e l euro distruggono la pace sociale Dobbiamo fare una sola cosa: studiare per fermarli. Organizza una conferenza MeMMT nel tuo territorio. La rivoluzione culturale parte da te. Articolo liberamente tratto da qui. Rafforzare il modello sociale europeo per uscire dalla crisi Il modello sociale europeo continua ad essere sotto attacco nonostante abbia ampiamente dimostrato di rappresentare un ottimo antidoto contro la crisi economica. Un attacco che è stato particolarmente severo in quei paesi che presentano un alto debito pubblico. In Italia, nello specifico, si continuano a registrare tentativi di ridurre i sistemi di protezione sociale mentre non si scorgono ancora segnali netti di una ripresa sostenibile. E' proprio per discutere sullo stato di salute del modello sociale europeo e della sua efficacia nel contrastare gli effetti più negativi della crisi economica che l'ilo e la Commissione Europea hanno organizzato una conferenza dal titolo The European Social Model in times of Economic Crisis and Austerity Policies, conclusasi oggi, che ha contato sulla partecipazione delle parti sociali europee e di esponenti governativi dei paesi membri dell'unione. Secondo lo studio presentato a Bruxelles dal responsabile del programma INWORK dell'ilo, Daniel Vaughan-Whitehead, gli elementi caratterizzanti del modello sociale europeo, come la protezione sociale, i sistemi pensionistici, i servizi pubblici, i diritti dei lavoratori, la dignità dell'occupazione e il dialogo sociale, sono stati messi sistematicamente sotto attacco. Un vero paradosso, come sottolinea lo stesso autore, considerando che, fin dal Trattato di Roma del 1956, i paesi europei si erano trovati d'accordo nel formare un'unione basata proprio su questi principi comuni. Il rinnegamento dei principi fondanti dell'ue e la loro sostituzione con le formule di carattere neoliberista propugnate dalla Troika (Banca Centrale, Commissione Europea, FMI), potrebbe condurre dunque ad un incremento dell'iniquità, all'esclusione sociale, all'aumento della povertà e del conflitto sociale mentre sul versante economico una crescita squilibrata non potrebbe essere considerata come garanzia di un modello sostenibile. La formula dell'aumento della competitività attraverso la riduzione dei salari e delle tutele ai

4 lavoratori, si è rivelata, d'altra parte, sostanzialmente errata e controproducente mentre risulta evidente come la costante erosione dei pilastri che sostengono il modello sociale europeo sia destinata ad aggravare ulteriormente la situazione. Non è allora un caso che nei paesi di area scandinava, dove le politiche sociali sono state preservate e valorizzate, la crisi abbia avuto avuto un effetto meno devastante rispetto ai paesi dove si è preferito far uso dei dettami della Troika. In termini generali, sottolinea l'ilo, la protezione sociale è rimasta elevata nei primi anni della crisi preservando il potere d'acquisto dei cittadini e limitando l'incremento della povertà. I meccanismi del dialogo sociale avevano, nel frattempo, trovato soluzioni per preservare il tessuto produttivo e l'occupazione. E' a partire dal 2010 che, di fronte all'incremento del debito, molti governi hanno deciso di cambiare strategia passando dal sistema degli stimoli a quello dell'austerità che ha comportato un deterioramento complessivo dell'intero sistema di protezione sociale europeo. L'obiettivo pre-crisi della coesione sociale e regionale, sottolinea l'ilo, è passato oramai in secondo piano mettendo così a rischio la tenuta politica dell'unione. Particolarmente preoccupante la situazione in Italia, come sottolineato nell'ambito della conferenza da Annamaria Simonazzi, professore presso la facoltà di economia dell'università di Roma La Sapienza, che vede enormi rischi nel caso in cui il nostro paese non cambi direzione: L'economia italiana ha detto la Simonazzi - rischia il collasso se non ci sarà un'inversione di tendenza verso politiche job-friendly. Nello studio presentato alla conferenza, l'italia viene descritta come un paese caratterizzato da un debito altissimo che non ha fatto altro che aumentare durante gli anni della crisi. La risposta dei governi che si sono succeduti in questo periodo è stata inadeguata con tagli alla spesa pubblica e aumento delle tasse. Misure che hanno di fatto paralizzato il paese come dimostrano i bassissimi tassi di natalità risultato dell'insicurezza lavorativa delle giovani generazioni. L'Italia, sottolinea dunque Simonazzi, ha bisogno di crescere ma attraverso un modello che punti alla creazione di nuova occupazione e di equità distributiva: gli investimenti nelle infrastrutture potrebbero rappresentare una soluzione al problema anche se gli investimenti nel welfare non dovrebbero essere messi in secondo piano. Lavoro: il gorilla nel salotto di Davos Di Guy Ryder, Direttore Generale Organizzazione Internazionale del Lavoro Nei giorni scorsi, ho avuto l opportunità di parlare con alcuni dei leader presenti a Davos per l annuale Forum Economico Mondiale. Alcuni hanno espresso ottimismo sulla ripresa economica globale, benché in maniera cauta, ma molti altri erano estremamente preoccupati per le crescenti disuguaglianze, per la disoccupazione in aumento e per le sconfortanti prospettive per i giovani. A ben vedere ce ne sono di motivi per preoccuparsi. Quando parliamo di uscita dalla crisi, non dimentichiamoci quelli ancora esclusi dalla ripresa, teniamo a mente che per oltre 200 milioni di persone la crisi sarà veramente finita quando avranno un impiego. E vero, abbiamo iniziato a vedere profitti in molti settori, e questa è ovviamente una buona notizia per il settore privato e dovrebbe esserlo anche per l economia. Ma in molti casi, questi profitti vanno a finire nei mercati finanziari anziché essere investiti nell economia reale e nella creazione di posti di lavoro dignitoso.

5 In poche parole, la prospettiva rimane veramente cupa per le persone in cerca di un lavoro: la disoccupazione è in aumento, in particolare tra i giovani, non vengono creati posti di lavoro sufficienti per rispondere alla domanda di una popolazione mondiale in crescita, mentre i miglioramenti sul fronte povertà da lavoro rallentano. Quando lasceranno la Svizzera, i leader che hanno partecipato al Forum devono concentrarsi su quelli che a Davos non c erano, le persone in cerca di un lavoro, i lavoratori che rivendicano salari dignitosi e i datori di lavoro che chiedono un contesto che risponda ai loro bisogni, come l accesso al credito. Benché per molti AD con cui ho parlato a Davos la crisi sia ormai alle nostre spalle, molti di loro pensano che resti ancora una importante battaglia da combattere: la disoccupazione giovanile. Hanno proposto le loro aziende per contribuire al contrasto alla disoccupazione giovanile, e questo è molto incoraggiante. Il prezzo da pagare per l inerzia sarebbe molto più alto. Milioni di persone si aggiungeranno alle fila dei disoccupati, e questo potrà solo far crescere la frustrazione e la rabbia. Se a questo aggiungiamo il fatto che i salari stagnano e le disuguaglianze crescono, ci troviamo di fronte ad una situazione potenzialmente esplosiva. A dire il vero questa non è una novità. Sono anni che l ILO denuncia che l aumento della disoccupazione e delle disparità di reddito minacciano di ribaltare i vantaggi ottenuti dalla globalizzazione. E per il terzo anno di fila, l indagine presentata al Forum Economico Mondiale colloca la disparità di reddito come primo fattore di rischio per l economia globale. I governi devono fare di più per accelerare la creazione di posti di lavoro, per sostenere le imprese che creano occupazione e per porre fine a questa incertezza che frena gli imprenditori dall investire in nuovi posti di lavoro. Allo stesso tempo, dobbiamo rivedere la questione salariale, e questo può avvenire attraverso l introduzione di un minimo salariale e la contrattazione collettiva. Ciò implica anche che le aziende dirigano parte dei loro profitti verso investimenti produttivi anziché verso il riacquisto dei propri debiti. Quando ero qui lo scorso anno, si è parlato molto della necessità di consolidare la ripresa economica. Sembra che su questo fronte ci siano stati progressi. Ma sulla battaglia contro la disoccupazione e la disuguaglianza, siamo ancora parecchio in ritardo. La questione del lavoro è come un gorilla nel salotto di Davos. Non si può ignorare, e per quanto siamo tentati di aggirarlo in punta di piedi, l unica possibilità è attaccarlo frontalmente. In caso contrario, non potrà semplicemente scomparire. Link Guarda l'intervista di Guy Ryder sulla CNBC

6 TAVOLA ROTONDA DI ALTO LIVELLO SUL LAVORO DIGNITOSO NEGLI STATI FRAGILI «Se vuoi la pace, coltiva la giustizia». È questo il tema di discussione della tavola rotonda di alto livello che si terrà all ILO di Ginevra il 20 marzo, il giorno stesso in cui il Consiglio di Amministrazione discuterà i programmi di cooperazione tecnica negli Stati fragili. Nel mondo, si stimano in 1,5 miliardi le persone che vivono oggi in paesi colpiti dalla fragilità. La fragilità degli Stati è un fenomeno complesso, dove sono diverse le cause che impediscono la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Negli Stati fragili, molti dei quali sono paesi meno sviluppati, le istituzioni sociali non riescono ad assorbire gli shock interni o esterni, o ad adattarsi a shock quali tassi di disoccupazione giovanile elevati, migrazione e rapida urbanizzazione, mutamenti climatici devastanti, e aumento della povertà e delle disuguaglianze. La fragilità è al centro delle agende internazionali umanitarie, di sviluppo e della sicurezza, e diventa sempre più una priorità nelle discussioni sul post Insieme al gruppo degli Stati che si sono autodefiniti fragili il «G7+», gli autorevoli rappresentanti che parteciperanno alla tavola rotonda di alto livello sull Agenda di Sviluppo post-2015 chiedono una riforma del modo in cui la comunità internazionale si impegna in questi paesi. Per loro, la chiave sta nello stabilire i presupposti economici atti a generare occupazione e a migliorare i mezzi di sussistenza, come parte di un più ampio modello di costruzione della pace e di consolidamento dello Stato. Sin dalla fondazione nel 1919, l ILO è in prima fila nel facilitare la costruzione della pace e la ripresa attraverso programmi e politiche socio-economiche mirate. La mancanza di opportunità di lavoro e di mezzi di sussistenza, la disoccupazione, specie quella giovanile, le disuguaglianze e la mancanza di partecipazione possono agire da catalizzatori per i conflitti. I conflitti, i disastri naturali e la fragilità aggravano la povertà, la disoccupazione e l informalità, e danno inizio ad un circolo vizioso che porta ad un ulteriore aumento della fragilità. L Agenda del Lavoro Dignitoso la creazione di posti di lavoro e di mezzi di sussistenza, la garanzia di livelli di base di sicurezza sociale, la promozione del dialogo sociale e l applicazione dei diritti fondamentali può essere fondamentale per rompere questo circolo. Dal 2004 al 2013, l ILO ha realizzato 159 progetti di cooperazione tecnica in 18 Stati fragili, insieme ai governi, alle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, e perlopiù con la collaborazione di altre agenzie delle Nazioni Unite. Oggi, Haiti, la Somalia e Timor-Est sono fra i

7 dieci paesi nei quali l ILO ha realizzato i maggiori investimenti in progetti di cooperazione tecnica, finanziati grazie ai contributi volontari di altri Stati membri dell ILO. L evento del 20 marzo 2014, organizzato insieme al G7+ e ai rappresentanti permanenti della Nuova Zelanda e di Timor-Est presso le Nazioni Unite a Ginevra, verrà inaugurato dal Direttore Generale dell ILO, Guy Ryder. Fra i partecipanti: S.E. la Sig.ra Emilia Pires, Ministro delle Finanze di Timor-Est e Presidente del G7+, insieme a rappresentanti dei gruppi dei lavoratori e dei datori di lavoro del Consiglio di Amministrazione dell ILO. È stato invitato anche un rappresentante di alto livello del Governo della Somalia. TENDENZE GLOBALI DELL OCCUPAZIONE 2014 La debole ripresa economica non si estende all occupazione Comunicato stampa 21 gennaio 2014 GINEVRA (ILO News) La debole ripresa economica non ha portato ad un miglioramento sui mercati del lavoro mondiali: nel 2013 il numero globale dei disoccupati ha raggiunto quasi i 202 milioni, afferma l ILO nel suo nuovo rapporto. Secondo il Rapporto sulle Tendenze globali dell occupazione 2014 (Global Employment Trends 2014), la crescita dell occupazione rimane debole, la disoccupazione continua a crescere, in particolare quella giovanile, e sono molti i lavoratori scoraggiati che restano ancora al di fuori del mercato del lavoro. Molti i settori in cui si iniziano a vedere profitti, che però si riversano principalmente nei mercati finanziari e non nell economia reale, pregiudicando in questo modo le prospettive occupazionali di lungo termine. Ai ritmi attuali, da qui al 2018 saranno creati 200 milioni di posti di lavoro supplementari. Questo dato è inferiore al livello necessario per assorbire il numero crescente di nuovi ingressi nel mercato del lavoro. «Quello di cui abbiamo bisogno è un ripensamento delle politiche. Sono necessari maggiori sforzi per accelerare la creazione di posti di lavoro e sostenere le imprese che creano occupazione», ha affermato il Direttore Generale dell ILO, Guy Ryder. Italia: il buco con il decreto Imu Bankitalia intorno

8 Non ci voleva poi molto ma prima o poi loro arrivano sempre puntuali all obiettivo non te ne fanno passare una, mentre le banche francesi e tedesche fanno quello che vogliono Non che ci dispiaccia ci mancherebbe abbiamo passato un intera settimana a cercare di condividere l ennesimo tentativo di cancellare la realtà ai danni degli italiani, dei contribuenti con il DECRETO IMU BANKITALIA: LEGGENDE METROPOLITANE e ancora con DECRETO IMU BANKITALIA E L ORO D ITALIA. Decreto Bankitalia, dopo la Commissione Ue anche l Esma chiede chiarimenti Dopo la Commissione europea, anche l Esma (European securities and markets authority), ovvero l organismo che riunisce i regolatori di mercato dei 27 Paesi Ue, accende un faro sulla rivalutazione miliardaria delle quote della Banca d Italia detenute dalle principali banche italiane, approvata con un decreto dalla Camera alla fine di gennaio. A quanto apprende l agenzia di stampa Adnkronos, l interpretazione dell Autorità avrebbe già spinto la Consob a sollevare il problema con Bankitalia e Tesoro.L indicazione, non ancora ufficiale, che potrebbe arrivare alle banche, a pochi giorni dalla pubblicazione dei risultati, sarebbe quella di non far transitare la plusvalenza che deriva dalla rivalutazione della quota nel conto economico. Le conseguenze sarebbero consistenti sia per la chiusura dei bilanci 2013, a partire da quelli di Intesa Sanpaolo e Unicredit che hanno le partecipazioni maggiori, sia per il gettito fiscale che deriva dalla rivalutazione delle quote detenute anche da tutte le altre banche in Bankitalia. Il Banco Popolare, peraltro, ha già approvato i conti 2013 e iscritto in bilancio la plusvalenza post rivalutazione. Il decreto Imu-Bankitalia era già diventato un caso europeo alla fine di febbraio, quando il Commissario Ue per la concorrenza aveva inviato al ministero dell Economia una lettera con una richiesta di chiarimento, per capire se dietro la rivalutazione miliardaria del capitale sociale della Banca centrale il relativo decreto aveva scatenato la bagarre in Parlamento per la quale sono stati puniti in sede disciplinare 24 deputati, tra i quali 22 del M5S si nascondesse un aiuto di Stato mascherato perché fortemente limitato dalle norme dell Unione europea. Bene occupiamoci ora dei dati del mercato americano usciti venerdi, senza tante parole lasciando parlare i grafici. Quale poteva essere il settore dal quale far uscire l ennesima sorpresa da un sistema di rilevazione obsoleto come quello del BLS se non quello del terziario, dei servizi, si quello privato che nelle continue anticipazioni, dalll ADP all ISM dei servizi, passando per altri sistemi di rilevazione privati e non pubblici annunciava una mese di febbraio disastroso Ecco la magia del BLS Ovviamente in mezzo ad un mare di neve e gelo settore edile continua a creare occupazione mese dopo mese, per il resto fermiaco qui visto che nessuno ha la decenza di chiedersi come mai abbiamo assistito al più alto crollo percentuale dell indice ISM no manifacturing dai tempi del fallimento della Lehman Brothers e all improvviso escono meraviglie. Ovviamente analisti pagati migliaia di dollari al giorno hanno previsto tutto, il loro consenso era Bank of America Deutsche Bank Goldman Sachs e Citigroup Risultato finale complimenti vivissimi. Mai fare domande inutili nella finanza, l interpretazione dei dati deve avvenire a seconda della convenienza. Le ore medie settimanali sono scese a 33,3 ore nel mese di febbraio, continuando un declino invernale costante dalle 33,7 del mese di novembre. La settimana lavorativa tra il personale delle vendite retail è sceso a 29,6 ore il il livello minimo dal Si ma sai c era la neve e il ghiaccio Balle questa qui sopra è la tendenza media, una tendenza media da fine ciclo economico!come quest altra evidente sin fino al midollo dei consumi, tra una revisione e l altra!per tutti che hanno liberamente sostenuto il nostro viaggio o vorranno semplicemente farlo è in arrivo l ultima analisi dal titolo Machiavelli un uomo tutto d oro.

9 Crisi, la spesa alimentare crolla ai livelli degli anni '80 10 marzo 2014 La crisi cambia la spesa alimentare pro capite degli italiani che torna indietro di 30 anni, attestandosi ai livelli minimi del 1981, e gli effetti riguardano anche la composizione della spesa. Da un'analisi della Coldiretti su dati Ismea (Istituto dei servizi per il mercato agricoo e alimentare) relativi al primi undici mesi del 2013 emerge un taglio netto da parte delle famiglie italiane: dal pesce fresco (-20%) alla pasta (-9%), dal latte (-8%) all'olio di oliva extravergine (-6%), dall'ortofrutta (-3 per cento) alla carne (-2%), dalle merendine (-3%) ai gelati (-7%), mentre aumentano solo le uova (+2%). Si privilegia l'acquisto di materie prime di base come miele (+12%), farina (+7%), uova (+5%) ma anche dei preparati per dolci (+6%), nella direzione di un ritorno al fai-da-te in cucina. Il valore della spesa alimentare per abitante era stato tendenzialmente in crescita fin dal dopoguerra e il picco massimo è stato raggiunto nel 2006, per poi crollare progressivamente ogni anno fino ad oggi. Istat: 8,5 milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto 26 febbraio 2014 Circa 8,5 milioni di dipendenti a gennaio erano in attesa di rinnovo del proprio contratto. Si tratta del 66,2% del totale dei lavoratori in Italia e significa che due dipendenti su tre stanno aspettando. E' la quota più alta dal gennaio del 2008, secondo l'istat, con 51 tipologie di contratto che ancora devono essere rinnovati. Solo il pubblico impiego pesa per 2,9 milioni di lavoratori e 15 contratti. A fine gennaio, a fronte del recepimento di un accordo (gomma e materie plastiche), ne sono scaduti ben cinque (agricoltura operai, servizio smaltimento rifiuti privati, servizio smaltimento rifiuti municipalizzati, commercio e Rai). Ma, come riporta l'istat, ciò che ha fatto balzare il numero dei dipendenti in attesa si rinnovo è il contratto del commercio, che include ad esempio i commessi e tocca circa due milioni di dipendenti. A febbraio, intanto, sono stati ratificati accordi che toccano 4 dei 51 contratti scaduti, per un totale di circa 500mila dipendenti (tessili, pelli e cuoio, gas e acqua e turismo-strutture ricettive). Intervento Cdp: prima dite il vero buco della pubblica amministrazione

10 07 marzo 2014 Lorenzo Dilena Contabilità Il consiglio dei ministri dovrebbe discutere oggi del provvedimento con cui la Cassa depositi e prestiti interverrà a sbloccare i debiti commerciali della pubblica amministrazione. Ma c'è un problema, nessuno sa quantificare con esattezza quanto sia il debito da pagare. E lunedì scade il termine dato dalla Ue per pagare i debiti Manca una settimana allo scadere dei 15 giorni indicati da Matteo Renzi per sbloccare i debiti commerciali della Pubblica amministrazione verso le imprese, che il neo premier ha stimato in 60 miliardi di euro. Il tema, comunque, non sembra rientrare fra i «provvedimenti molto importanti» (jobs act, piano casa e scuola) che da Siracusa il presidente del Consiglio ha detto di voler annunciare in una «corposa conferenza stampa» mercoledì prossimo. Secondo fonti vicine al Tesoro, comunque, le soluzioni elaborate dai tecnici di via XX Settembre sarebbero quasi pronte: spetterà a Palazzo Chigi calendarizzare i lavori al Consiglio dei ministri. Tuttavia, dagli ambienti governativi non emerge con chiarezza se, già alla riunione del governo di oggi, si parlerà di questo argomento. Ma il tempo scorre e il 10 marzo scade il termine che la Commissione europea ha dato al governo italiano per spiegare il ritardo dei pagamenti verso i fornitori. Pena l apertura di una procedura di infrazione. Secondo le norme comunitarie, recepite in Italia dal 2013, le forniture commerciali vanno saldate entro 30 giorni (60 giorni in alcuni casi). Oltre questi termini scattano gli interessi di mora. Nell indagine 2012 di European Payment Index, in Italia il ritardo medio rispetto agli accordi contrattuali è di 90 giorni, mentre secondo stime Istat il tempo medio di pagamento è di 190 giorni. La soluzione a cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell Economia è una correzione di alcuni punti del decreto legge 76/2013, che ha recepito in buona parte la proposta del presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, e dell economista Marcello Messori. L articolo 11 del decreto stabilisce che i debiti di parte corrente della Pa, diversi da quelli dello Stato e certificati (tramite la piattaforma telematica di certificazione dei crediti) «sono assistiti da una garanzia dello Stato». In questo modo, le imprese potrebbero smobilizzare il credito presso le banche, che rimarrebbero creditori degli enti. Ma a rendere sostanzialmente inefficace la procedura sono stati due elementi. In primo luogo, il decreto stabilisce un tetto del 2% al tasso applicabile dalle banche alle anticipazioni delle fatture, il che avrebbe scoraggiato molti istituti. Poi, il fatto che la garanzia statale era legata all istituzione di un fondo per la copertura degli oneri, da disciplinare un decreto attuativo del Tesoro mai emanato. L idea originaria di Messori e Bassanini, che potrebbe ora essere recuperata da Renzi, era tuttavia quella di consentire agli istituti di credito di cedere il credito degli enti eventualmente inadempienti alla Cdp, che a sua volta potrebbe, da un alto, proporre agli enti stessi una ristrutturazione del debito su un arco temporale più lungo e, dall altro, cartolarizzare i crediti così ristrutturati presso la Bce, ottenendo nuova liquidità.

11 Lo scoglio principale al funzionamento di tutto il meccanismo rimane comunque l'individuazione dell'esatto ammontare di debito scaduto, che tuttora nessuno è in grado di quantificare con precisione. Sulla base di indagini campionarie condotte dalla Banca d Italia sulle imprese con almeno 20 addetti, a fine 2012 l indebitamento commerciale complessivo delle Amministrazioni pubbliche è stato stimato di poco superiore a 90 miliardi, sostanzialmente stabile rispetto all anno precedente. Tuttavia, il fenomeno potrebbe essere di dimensioni più ridotte di quanto si sia pensato finora. Innanzitutto perché, grazie alle risorse stanziate dal governo Monti (40 miliardi) e poi incrementate dall esecutivo Letta (altri 7,2 miliardi), al 26 febbraio scorso erano stati già saldati 22,8 miliardi di debiti, pari a circa il 90% dello stanziamento per il Un divario dovuto al fatto che gli enti pubbilci non hanno completato ancora l iter per ottenere quanto richiesto. Nelle scorse settimane, inoltre, la Ragioneria generale dello Stato ha completato le procedure per l utilizzo dello stanziamento 2014: altri 20 miliardi. E mentre si va ultimando la ricognizione delle risorse necessario per chiudere lo stock di debiti a fine dicembre 2012, al Tesoro sono convinti che «i 47 miliardi stanziati consentano di chiudere gran parte delle posizioni debitorie delle pubbliche amministrazioni centrali e locali a tale data». Il debito commerciale della Pa (che non è contabilizzato nel debito pubblico ai fini del Patto di stabilità europeo) dovrebbe viaggiare intorno a 50 miliardi, salvo una coda che potrebbe essere aggiunta nel corso del Come si spiega allora il forte divario rispetto alle stime della Banca d Italia che indicano uno stock, sempre a fine 2012, di 90 miliardi? Innanzitutto il dato di Via Nazionale è una soluzione di ripiego in termini di precisione e universalità dei dati rispetto alla raccolta diretta delle informazioni sulle passività commerciali di ciascun ente pubblico. È possibile che, nel rispondere all indagine campionaria, le imprese abbiano indicato tutti i crediti verso ciò che viene comunemente percepito come statale, includendo per esempio società partecipate che non rientrano tecnicamente nel perimetro della Pubblica amministrazione, anche se il problema resta comunque. O ancora potrebbero avere indicato l ammontare complessivo di una gara, anche se ancora, in base allo stato di avanzamento dei lavori, non hanno ancora fatturato né maturato il credito. Inoltre, c è un tema di debiti fuori bilancio, che gli enti locali non hanno ancora comunicato al Tesoro. Un problema a cui si darà una risposta definitiva quando andrà a regime la riforma della contabilità che impone la chiara identificazione di crediti e debiti e la fatturazione elettronica (dal 2015) e si completerà il passaggio alla contabilità in forma economicopatrimoniale (2016). Al netto di tutte questa considerazioni, comunque, alla Ragioneria generale dello Stato restano propensi a ritenere che lo stock di debiti commerciali non saldati a fine 2012 sia più vicino alle risorse già stanziate che alle stime più cupe. A questo punto, perciò, non resta che aspettare. La data del 10 marzo incombe. E Renzi non potrà tardare troppo se non vuole perdere la faccia verso gli imprenditori a cui ha promesso che

12 avrebbe risolto tutto in 15 giorni e verso la Commissione europea che sul termine del 10 marzo non ha voluto concedere deroghe. Burocrazia impazzita Passaggi parlamentari lunghissimi, decreti attuativi che non arrivano, giravolte dei ministeri e gli stipendi più alti tra i paesi avanzati. Viaggio nella selva burocratica italiana. Mercoledì è stata cancellata la tassa sui bonifici dall estero, che dal 1 febbraio prevedeva un prelievo automatico del 20 per cento su qualsiasi bonifico proveniente da un paese straniero, a meno che il beneficiario non autocertificasse la natura di reddito della somma in questione. Gli acconti eventualmente già trattenuti dalle banche sulla base della norma ha specificato il Ministero dell economia in una nota saranno rimessi a disposizione degli interessati dagli stessi intermediari. Sono insomma bastati 18 giorni di applicazione per convincere il ministro Saccomanni a fare un passo indietro, tanti quanto erano bastati alla Commissione Europea per aprire una procedura d'indagine volta a valutare che il provvedimento non cozzasse con i principi di base della non discriminazione e del libero movimento delle merci e dei capitali all interno dell Unione Europea. Una situazione che aveva causato forte imbarazzo in Corso XX Settembre. Anche perché i capitali rientrati in Italia con il famigerato scudo fiscale avevano goduto di un regime di tassazione molto più basso, pari al 5 per cento. Stranamente, nessuno si è accorto di questa piccola asimmetria di trattamento prima che la norma entrasse in vigore. Essa è infatti contenuta nell articolo 9 della legge europea 2013, presentata per la prima volta al parlamento dal ministro per gli affari europei, Enzo Moavero, il 2 maggio La proposta di legge è stata poi assegnata alla XIV commissione permanente (Politiche dell'unione europea) in sede referente il 22 maggio 2013 con pareri delle commissioni I (Affari costituzionali), II (Giustizia), III (Affari esteri), IV (Difesa), V (Bilancio), VI (Finanze), VII (Pubblica istruzione), VIII (Lavori pubblici), IX (Agricoltura), X Industria), XI (Lavoro), XII (Sanità), XIII (Ambiente). E stata poi esaminata dalla 14ª commissione permanente (Politiche dell'unione europea) in sede referente, il 28 maggio 2013, 5, 6, 12, 19, 20, 26, 27 giugno Alla Camera dei deputati, invece, il disegno di legge è stato assegnato alla XIV commissione permanente (Politiche dell'unione europea), in sede referente, il 10 luglio 2013 con pareri delle commissioni I (Affari costituzionali), II (Giustizia), III (Affari esteri), IV (Difesa), V (Bilancio), VI (Finanze), VII (Cultura), VIII (Ambiente), IX (Trasporti), X (Attività produttive), XI (Lavoro), XII (Affari sociali), XIII (Agricoltura) ed esaminato dalla XIV commissione permanente (Politiche dell'unione europea), in sede referente, l'11, 16, 17, 24, 30 luglio Esaminato in aula del Senato il 27 giugno, il 3 e il 4 luglio 2013 e alla camera il 30 luglio 2013, il disegno di legge è stato sottoposto a una lunga discussione in aula proprio

13 nei giorni in cui esplodeva il caso Shalabayeva - quello in cui le forze dell'ordine e alcuni funzionari del ministero degli Interni (all'insaputa del ministro Alfano) arrestavano e rimpatriavano la moglie di un dissidente kazako, rifugiatasi in Italia. Per primo, al Senato, è intervenuto Giovanardi (Pdl): Ho appena finito di derattizzare il terrazzo di casa mia, come succede a tanti (perché sapete che i topi, purtroppo, portano malattie, provocano incendi e presentano tutta una serie di patologie), e noi scriviamo, all'articolo 12, che è proibita la ricerca sulle sostanze d'abuso condotta sui ratti. In Italia, quindi, non si potrebbe più fare ricerca riguardo la cocaina, l'eroina e le modalità attraverso le quali si progredisce per tentare di salvaguardare la vita dei tossicodipendenti. Non si potrebbero più effettuare test sui ratti, ma soltanto sugli esseri umani.. A seguire Fattori (M5S): I precedenti Governi hanno solo approvato autodecapitazioni, come il MES e il fiscal compact, e hanno sostenuto con forza una moneta unica che non è solo una moneta, ma un metodo di governo che a noi non fa tutto questo bene e a causa della loro latitanza (perché siete stati tutti latitanti nelle normative europee) non hanno prodotto altro che un accumulo di procedure di infrazione (ad oggi più di cento), multe e direttive da dover passivamente recepire. Ogni singolo articolo dei disegni di legge nn. 587 e 588 corrisponde ad una direttiva e tutte dovevano essere recepite, modificate o proposte entro lo scorso mese di gennaio. Tutte in due atti parlamentari: così, se si boccia il recepimento si bloccano tutte, con cifre astronomiche da pagare, cifre che il nostro Paese non può permettersi: questo è il solito ricatto sociale per far passare le cose in fretta. E poi Ginetti (Pd): Quell'Europa nata dai Trattati di Roma, con la scelta d'integrazione funzionalista, anche se progredita a tappe incerte, ci ha consegnato un patrimonio acquisito irreversibile, dall'elezione diretta del Parlamento europeo all'unione doganale, dal mercato unico alla libera circolazione di beni e servizi, all'accordo di Schengen per il controllo delle frontiere esterne, alla cittadinanza europea e all'unità monetaria; e, sul versante istituzionale, dalla struttura a pilastri del Trattato di Maastricht al Trattato di Lisbona, che oggi, modificando il funzionamento delle istituzioni di un'unione allargata a 28 Paesi membri, rende i meccanismi decisionali più efficaci con l'estensione della codecisione, più democratici e trasparenti, perché più vicini ai Parlamenti nazionali. Nel mezzo della (del tutto pertinente) discussione, un saluto al Senato di una delegazione proveniente dalla Malesia. E nel frattempo il provvedimento diventava legge, e la ritenuta del 20 per cento su tutti coloro che, dall estero, si sarebbero trovati a inviare denaro in Italia, diventava realtà. Il provvedimento è stato infatti approvato in via definitiva dal Senato l 8 luglio 2013 e dalla Camera il 31 luglio 2013, per diventare ufficialmente legge il 6 agosto ed entrare in vigore il 4 settembre Trattandosi di una materia di legge, la ritenuta del 20 per cento non è stata di fatto cancellata ma solamente sospesa fino al 1 luglio Con l atto di sospensione, il ministero ha predisposto per le valutazioni del prossimo Governo una norma di abrogazione della ritenuta di cui sopra, ai fini di semplificazione". La decisione è stata giustificata dal ministero con un richiamo alla evoluzione del contesto internazionale in materia di contrasto all'evasione fiscale internazionale, che dovrebbe vedere un nuovo regime di scambio di informazioni approvato dal meeting G20, che inizia domani a Sidney. In realtà, ben più che al nuovo accordo internazionale (che non sarà immediatamente

14 operative), è probabile che la giravolta sia stata dovuta alle numerose critiche ricevute. D altro canto, il Ministero dell Economia è ormai esperto in salvataggi in calcio d'angolo. Solo venerdì scorso un ritardo nella presentazione di documentazione in sede europea ha fatto perdere all'italia tra i 5 e gli 8 miliardi di euro. I documenti, riguardanti la spending review e il piano di privatizzazioni messi in moto dal governo Letta, avrebbero infatti potuto permettere alla Commissione europea di rivedere al ribasso le stime sul deficit italiano e quindi attivare la clausola per gli investimenti - che avrebbe permesso all'italia di avere più flessibilità di bilancio senza incorrere in sanzioni europee. Sul punto l'italia stava già godendo di una proroga, a seguito di un duro scambio di battute tra l'ex premier Enrico Letta e Olli Rehn, commissario economici agli affari economici, sull'efficacia della legge di stabilità. "La clausola per gli investimenti non ci serviva", ha dichiarato il ministero del Tesoro per giustificare il mancato invio dei documenti, dopo una lunga giornata di no comment. Una giustificazione altamente discutibile nella fase recessiva in cui l'italia tuttora si trova. Secondo il ministero, "Il Governo sta preparando il materiale analitico necessario ad assumere decisioni eventualmente da comunicare alla Commissione. La Legge di stabilità per il 2014 ha peraltro già programmato investimenti ritenuti indispensabili per la crescita dell'economia nazionale senza dover ricorrere alla ricordata clausola''. Peccato che la Corte dei Conti abbia calcolato che la legge di stabilità creerà un buco di bilancio da 13,7 miliardi tra il 2017 e il I magistrati contabili, infatti, sulla base delle stime di tre agenzie indipendenti, hanno criticato duramente l'impostazione della recente manovra finanziaria definendola "fragile" e "inefficace", nonché viziata da previsioni eccessivamente ottimistiche dell'andamento dell'economia italiana nei prossimi anni. Anche in questo caso, il Tesoro si è difeso su tutta la linea: "L impianto complessivo della legge garantisce la tenuta dei conti pubblici anche negli anni a venire". Ci sarebbe da sorridere se il balletto di affermazioni e smentite, atti e misfatti non si portasse addosso una metafora del paese e del suo futuro. Come nel caso dell'imu che viene cancellata,ma diventa Tares, o del governo che ha come priorità abbassare le tasse ma finisce per aumentare la pressione fiscale. Come il numero impressionante di decreti legge che, una volta emessi, decadono perché non convertiti in legge entro i termini fissati, o come le leggi che rimangono lettera morta in attesa dei decreti attuativi. Dei 435 provvedimenti del governo Letta, al 31 dicembre 2013 solo 48 erano stati attuati. I restanti 387 erano ancora in attesa di attuazione, una parte di essi (per la precisione 67) scaduti prima di aver avuto effetti concreti. Un numero che sale a 478 provvedimenti ancora in sospeso in Parlamento, eredità dei governi Letta e Monti. Si tratta di una percentuale di realizzazione molto bassa, che dimostra come il potere decisionale in Italia sia tutt'altro che nelle mani dei politici. Il ceto burocratico italiano, d'altro canto, è quello meglio retribuito tra i paesi avanzati: un dirigente pubblico di alto livello guadagna ogni anno circa 650mila dollari calcolati a parità di potere d'acquisto. Si tratta di 3 volte la media Ocse per i dirigenti con analoghe posizioni. Una sproporzione difficilmente giustificabile, viste le inefficienze appena documentate. Questo in attesa della piena introduzione del tetto agli stipendi, recentemente stabilito a circa 300mila euro annuali - comunque una cifra ben più alta del resto dei paesi avanzati.

15 Senza contare che il tetto di 300mila euro non vale per le società che "emettono strumenti finanziari quotati nei mercati regolamentati." Poste italiane, Cassa depositi e prestiti, Ferrovie dello stato, e altre delle società partecipate dallo stato che nel corso del 2014 dovranno rinnovare i propri incarichi dirigenziali. Queste nomine vengono spesso fatte secondo logiche opache. Pagina99 ha di recente lanciato un appello affinché il governo Renzi imponga criteri trasparenti per la scelta dei futuri manager di queste società, affidandosi alla logica del cabinet office inglese, dove tutti gli interessati, uomini e donne (rispettando la novità delle quote di genere), possano inviare il loro curriculum per partecipare alla selezione. Questo per le partecipate, mentre nella pubblica amministrazione un impegno da prendere potrebbe essere quello di portare al livello dei paesi Ocse la quota di performance budgeting practices, cioè l'introduzione di procedure per valutare il rapporto tra spese e risultati. Oggi in Italia è al 27 per cento, contro il 38 per cento dei paesi Ocse o il 46 per cento ella Svezia. Sono cose che si possono fare a costi limitati e con risultati potenzialmente rilevanti. Un modo per dimostrarsi rottamatori di sistema e non solamente di persone. Sempre che la palude non si riveli, alla fine, una vocazione. Guido Caldiron 10 marzo 2014 LA GERMANIA SI SCOPRE PAESE D EVASORI FISCALI Il presidente del Bayern di Monaco ammette di aver sottratto 18 milioni d'euro al fisco. La punta di un iceberg da 30 miliardi, e il governo prova a correre ai ripari L ultima notizia riguarda diciotto milioni di euro di evasione fiscale. Sarà pur vero che in base ai risultati che riescono ad ottenere, l economia e la politica tedesche possono continuare a guardarci con sufficienza, se non con aperto sospetto. Eppure, di tanto in tanto, qualche magagna emerge anche a Berlino. E talvolta si tratta anche di cose grosse, come nel caso dei 18 milioni che Uli Hoeness, presidente del Bayern di Monaco, ha ammesso oggi in tribunale di aver sottratto al fisco tedesco, trasferendo fondi su dei conti in Svizzera. È quella che la stampa locale ha ribattezzato come «la grande coalizione degli evasori fiscali», un po per definire la geografia politica eterogenea delle figure coinvolte, un po per richiamare l attenzione sul fatto che proprio nella rigorosa e morigerata Germania il non pagare le tasse rischia di diventare materia di scontro in vista delle elezioni europee. Tutto parte dalle rivelazioni emerse nelle scorse settimane quanto all inaffidabilità delle denuncie dei redditi presentate da alcuni personaggi molto noti. Ce n è un po per tutti i gusti. Si va da Hoeness che oltre a guidare il club campione d Europa è anche il re dell industria delle salsicce ad Alice Schwarzer, icona del femminismo nazionale, già amica e confidente di Simone de

16 Beauvoir, per finire con Theo Sommer, decano del giornalismo, per molti anni direttore del popolare settimanale Die Zeit. Nel nuovo anno tutti e tre hanno fatto parlare di sé per non aver pagato per anni le tasse o per aver scelto la via delle banche svizzere. Con maggior stupore, e decisamente più inquietudine, i cittadini tedeschi hanno anche appreso delle malefatte fiscali di alcuni politici di primo piano. Da un lato, il socialdemocratico André Schmitz, assessore alla cultura di Berlino, e considerato molto vicino allo stesso sindaco della capitale Klaus Wowereit, è stato costretto alle dimissioni perché si è scoperto che non aveva dichiarato una parte dei suoi introiti. Dall altro, è emerso che il tesoriere nazionale della Cdu, Helmut Linssen, aveva celato fin dal 2004 una parte dei propri guadagni una cifra stimata intorno a 420mila euro nei paradisi fiscali delle Bermude e di Panama. In realtà, l evasione contributiva è tutt altro che una rarità nel paese. Secondo il fisco tedesco, ogni anno sfuggirebbero ai controlli qualcosa come 30 miliardi di euro, questo mentre l intero circuito dell economia sommersa, basata su pagamenti in nero, raggiungerebbe i 351 miliardi, all incirca il 13 per cento del Pil nazionale. Numeri importanti, al punto che è dovuta intervenire perfino la Corte di giustizia federale che ha stabilito che oltre una certa cifra, un milione di euro, gli evasori finiscano in galera. In ogni caso, a pochi mesi dal voto europeo e visto che nella rete del fisco sono finite anche alcune figure di primo piano dei due maggiori partiti del paese, la questione non poteva che assumere anche un evidente profilo politico. Mentre Angela Merkel continua a fare pressioni sulla Svizzera perché aiuti Berlino nella caccia agli evasori, nel suo partito in molti sembrano accontentarsi dell ipotesi di fare cassa, recuperare quanto dovuto ma evitando di agitare troppo il tema delle manette in periodo elettorale. Molto più netta la posizione dell Spd che, attraverso il vicecancelliere della Grosse Koalition e leader del partito Sigmar Gabriel, ha ribadito di essere «favorevole ad una più vigorosa azione giudiziaria contro l evasione fiscale», ricordando come già alcuni anni or sono nei lander governati dal centrosinistra, come la Renania del Nord-Westfalia, fossero stati acquistati dei database contenenti le liste dei contribuenti tedeschi che avevano scelto le banche della Confederazione elvetica. Ambigua invece quella dell Alternative für Deutschland, il partito euroscettico che sfida il governo in carica a Berlino, i cui esponenti, commentando in questi giorni con favore l esito del referendum anti-immigrati svizzero, hanno spiegato che in Europa si dovrebbe essere liberi e competere tutti allo stesso modo, tasse comprese. Parole che in molti hanno voluto leggere come un assist implicito agli evasori. Sul fondo, resta comunque l amara considerazione, verrebbe da dire all italiana, che sembrano fare oggi molti tedeschi quanto alla volontà della politica di perseguire davvero chi non paga le tasse. Un clima di sfiducia che Die Zeit ha riassunto in questi termini: «Continuiamo da tempo ad inseguire le Ferrari con le biciclette».

17 PADOAN, IL PRIMO CHE NON FA MARKETING? di: WSI Pubblicato il 10 marzo 2014 Ministro Economia ammette: previsioni crescita da ridimensionare. Finita era falso ottimismo che ha devastato l'italia? BRUXELLES (WSI) - Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, ha ammesso stasera a Bruxelles che le previsioni economiche di fine febbraio della Commissione europea per quanto riguarda la crescita del Pil italiano nel 2014 (0,6%) sono probabimente più precise di quelle che aveva formulato il precedente governo a settembre (1%), e dell'1,1% stimato successivamente dal precedente ministro, Fabrizio Saccomanni. "I numeri che oggi abbiamo sott'occhio - ha detto Padoan parlando alla stampa al termine dell'eurogruppo di oggi, a cui ha partecipato - sono probabilmente più vicini a quelli della Commissione di quanto non lo fosseero in passato. Le stime hanno un valore statistico, e il mio atteggiamento innanzitutto intellettuale e poi politico, è di essere prudente sulle previsioni, su cui si costruiscono poi le valutazioni di politica di bilancio. Preferisco tenermi basso", ha concluso il ministro. (TMNews) *** "Ho approfittato dell'usanza con i nuovi membri per esporre all'eurogruppo a grandi linee il programma di governo basato su aggiustamenti strutturali" improntati "su orizzonti temporali di medio termine cioè l'orizzonte che si è posto il governo". Lo ha detto il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, oggi al suo debutto a Bruxelles. "Il programma - ha aggiunto - passa per riforme strutturali, riduzione del cuneo coperto in modo permanente da tagli di spesa, condizione importante per garantire la sostenibilità di bilancio". Su previsioni Pil più vicini a Commissione Ue - "I numeri che abbiamo sott'occhio - ha detto ancora Padoan - sono più vicini a quelli della Commissione di quanto non fossero in passato. Il mio atteggiamento e' di esser prudente, preferisco tenermi basso". E parlando delle riforme per crescita e lavoro ha sottolineato che "bisogna cominciare subito. I risultati saranno crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi nel giro di 2-3 anni". Italia in Ue per fare cose non per chiedere favori - "L'Italia - ha ribadito il ministro - viene in Europa per fare delle cose non per chiedere dei favori". Fondi Ue: Bruxelles, liberati 12 mld fondi nazionali - Intanto proprio oggi Bruxelles attraverso il portavoce del commissario alle Politiche regionali Johannes Hahn fa sapere che con la rinegoziazione della programmazione tra l'ue e l'italia sono stati liberati 12 miliardi di euro di fondi nazionali. L'Italia, che in un primo tempo aveva programmato di cofinanziare al 50%, ha abbassato le sue aliquote al 25%. Gli impegni all'eurogruppo sono preceduti per Padoan da un primo incontro bilaterale con Herman Van Rompuy, presidente stabile del Consiglio Ue. All'Ecofin l'unione bancaria - Poi l'avvio ufficiale dei lavori concentrati su Grecia e Cipro e, domani all'ecofin, sull'unione bancaria. La messa a punto del sistema di vigilanza unica europea dovrebbe essere alle battute finali e c'è già chi prevede possibili sessioni notturne per arrivare ad una

18 soluzione finale che possa passare a breve all'esame di Strasburgo. Non è escluso però che i tempi possano allungarsi ancora, arrivando fino all'ecofin di aprile. Una strategia che alcuni Paesi sarebbero pronti a perseguire per restringere il più possibile il campo di azione del Parlamento, costretto, se i tempi tecnici prima dello scioglimento e delle nuove elezioni dovessero essere troppo corti, ad approvare il pacchetto in arrivo così com'è, senza la possibilità di apportare modifiche. Qualsiasi sia l'esito della riunione, Padoan dovrà comunque tornare a Roma entro mercoledì mattina. Il 12 è infatti in programma l'atteso consiglio dei ministri in cui il governo svelerà ufficialmente le carte sui primi grandi provvedimenti: jobs act, piano casa, edilizia scolastica e, forse - se i nodi saranno sciolti - anche sul taglio del cuneo fiscale. (ANSA) POTETE DIRE ADDIO AI CONTANTI di: WSI Pubblicato il 10 marzo 2014 Sempre meno i pagamenti in cash a favore di quelli non tradizionali, aumentati del 14% rispetto al NEW YORK (WSI) - Una società dove i contanti non esistono più, sembra un po' strano come pensiero ma tutto sommato è quello a cui stiamo andando incontro. Come per l'auto elettrica o l'energia pulita, anche in questo campo stiamo velocemente arrivando ad un punto di svolta. The Next Web riporta come sono molteplici le argomentazioni a favore un addio alla banconota. Ad esempio, uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Tufts University, ha concluso che il costo dell'utilizzo del denaro contante è di circa 200 miliardi di dollari l'anno, ovvero solamente 637 dollari a persona. Inoltre ha riscontrato come gli americani spendono in media fino a cinque ore e mezza all'anno per prelevare contante dagli sportelli automatici. Come ulteriore segnale infine dei ricercatori dell'ohio hanno dimostrato come, dopo delle analisi in un supermercato, l'87% delle banconote conteneva batteri nocivi. Costosi, scomodi, dispendiosi e malsani, tutti fattori non proprio positivi. Qualcosa in effetti sta cambiando, anche perché le operazioni di cassa in tutto il mondo sono aumentate solo dell'1,75% tra il 2008 e il 2012, mentre i metodi di pagamento non tradizionali sono invece aumentati di quasi il 14%, per un totale di miliardi di dollari. Tra questi vi sono i pagamenti online e mobili, oltre a tutte le moderne alternative senza contanti. Secondo i dati della Banca Centrale Europea infine vi sono 15,6 milioni in meno di banconote da 500 euro in circolazione rispetto al È un dato di fatto quindi che la moneta é in calo e, forse, siamo pronti ad una nuova era e il Bitcoin, la più famosa moneta virtuale, ne è un forte segnale.

19 ROUBINI: "BITCOIN È UNO SCHEMA PONZI PER CRIMINALI" di: MERCATI & BORSE Pubblicato il 10 marzo 2014 Non è una valuta e non è un'unità per conti correnti, né un metodo di pagamento e nemmeno un mezzo per creare valore. NEW YORK (WSI) - Sono bastati 140 caratteri all'economista Nuriel Roubini per infliggere una sfilettata agli appassionati e scommettitori della criptomoneta. "A parte per le attività criminali, il Bitcoin non è una valuta e non è un'unità per conti correnti, né un metodo di pagamento e nemmeno un mezzo per depositare e creare valore", ha scritto sul suo account il professore della NYU. "Nessun prezzo di beni e servizi è misurato in Bitcoin e non succederà mai. Perciò ne consegue che non è una moneta" vera e proprio, ha incalzato Roubini. "Non è un mezzo di pagamento perché solo una moderata quantità di transazioni avvengono in Bitcoin", tenuto anche conto della volatilità insita per chi accetta di riconvertirlo in dolari, euro o yen. La moneta non è nemmeno una fonte di depositio e creazione di valore, dal momento che "solo una percentuale minima dei patrimoni è in Bitcoin e non ci sono asset. Tenuto conto della volatilità dei prezzi, poi, è un "metodo scadente" di depositare una moneta per creare valore. DECRETO IMU-BANKITALIA RISCHIA DI SALTARE di: WSI Pubblicato il 10 marzo 2014 Nell'ordine del giorno non si parla di aumento di capitale. Adusbef impugna procedimento di fronte alla Corte Costituzionale. ROMA (WSI) - Per la gioia delle Opposizioni, Adusbef si appresta a impugnare di fronte alla Corte Costituzionale il procedimento del governo sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia (il famigerato decreto Imu-Bankitalia). I legali dell'associazione capitanata da Elio Lannutti, si legge su Dagospia, si sono lanciati anche contro quell'assemblea straordinaria "convocata in tutta fretta il 23 dicembre scorso, a due giorni dal Natale". L'ordine del giorno firmato da Ignazio Visco si limitava a un laconico "Approvazione di modifiche allo statuto di Banca d'italia", senza neppure la previsione delle classiche "varie ed eventuali". Ma il punto debole è un altro ed è stato presto scovato.

20 Il legale dell'associazione a tutela dei consumatori, Antonio Tanza - che ha già vinto quattro ricorsi alla Consulta sui decreti salva banche dei governi D'Alema, Amato, Ciampi-Dini e Berlusconi- Tremonti - ha scoperto che "quell'ordine del giorno non fa parola alcuna dell'aumento di capitale". L APP PER RISPARMIARE SULLE TELEFONATE di: Francesco Semprini Pubblicato il 10 marzo 2014 Giacomo Putignano, laureato in General Management alla Luiss, ha creato WalletSaver, che confronta i piani tariffari telefonici ROMA (WSI) - Giacomo Putignano, laureato in General Management alla Luiss, ha creato l app WalletSaver, che confronta i piani tariffari telefonici attraverso un analisi dei dati di consumo, la durata delle chiamate, l operatore dei numeri, i messaggi e il consumo di Internet. Il tutto estrapolato dallo smartphone. Inoltre sta per essere messa a punto una nuova funzione che permette di analizzare la qualità della copertura del segnale ad ogni chiamata in modo da suggerire la migliore tariffa, ma anche l operatore che offre la migliore copertura. La start-up ha già convinto il suo primo investitore appena due mesi dopo la nascita. «Abbiamo un target di 20 mila download e puntiamo anche al settore dell energia elettrica. La nostra filosofia, che si riflette nel nome WalletSaver, è diventare uno strumento di comparazione delle spese quotidiane». Prossimo obiettivo? Russia e Cina MAR :29 DUE IMPORTANTI BANCHE FRANCESI NEL MIRINO DELLE AUTORITÀ AMERICANE PER IL SOSPETTO DI RICICLAGGIO E DI VIOLAZIONI DELL'EMBARGO NEI CONFRONTI DI IRAN, CUBA E SUDAN - PER COLPA DELLE BANCHE, I FONDI DI DE AGOSTINI NON HANNO (ANCORA?) I SOLDI PER COMPRARE L'AREA SANTA GIULIA DA RISANAMENTO Le banche si dovranno accollare 653 mln per mandare in porto il progetto Santa Giulia. La più coinvolta è Intesa, che non ha ancora sciolto la riserva - Altri due istituti di credito europei nel mirino delle autorità americane per il sospetto di

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