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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PALERMO Facoltà di Scienze della Formazione Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria Anno academico 2012 / 2013 PROGETTO IN POWER POINT SULLE DISABILITA VISIVE Docente titolare della cattedra: Agata Maltese

2 LA VISTA Senso che consente di percepire gli stimoli luminosi presenti nel mondo esterno, trasformandoli in immagini celebrali attraverso gli occhi.

3 SI PERCEPISCE: Colore; Forma; Estensione tridimensionale; Movimento degli oggetti; Distanza tra gli oggetti.

4 PARAMETRI PER LA VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ VISIVA Acuità visiva o Visus: capacità di distinguere a una data distanza determinate forme. Campo visivo : ampiezza della scena visibile quando lo sguardo è fisso davanti a sé.

5 COME SI MISURA? In Italia si misura in decimi (10\10 è la vista normale). Si misura separatamente per ciascun occhio: si pone l esaminato ad una distanza di 3 metri da un tabellone (lettere per adulti, disegni per bambini).

6 TECNICHE UTILIZZATE PER DEFINIRE LO SVILUPPO VISIVO NELLA PRIMA INFANZIA 1) PREFERENTIAL LOOKING: basato sulla preferenza innata del bambino verso stimoli strutturati. 2)POTENZIALI VISIVI EVOCATI: registrazione di un segnale elettrico nell area occipitale della corteccia in risposta ad una stimolazione visiva.

7 I DEFICIT VISIVI POSSONO ESSERE ATTRIBUITI AD UNA RIDUZIONE DELL ACUITÀ (VISIONE CENTRALE) OPPURE AD UNA RIDUZIONE DEL CAMPO VISIVO.

8 IL GRADO DI MINORAZIONE VISIVA PUÒ VARIARE

9 PREVENZIONE Lo screening oculistico in età pediatrica assume una notevole importanza permettendo di evidenziare patologie che passerebbero inosservate, in rapporto all'età dei piccoli pazienti. Un intervento terapeutico precoce, nella cura di parecchie affezioni oculari, permette di evitare che l'eventuale patologia in atto possa provocare danni irreversibili sulla funzionalità visiva del piccolo, causandone la cecità.

10 CECITÀ TOTALE: IMPOSSIBILITÀ DI PERCEPIRE QUALSIASI STIMOLO VISIVO Condizione patologica caratterizzata dalla mancanza della vista. Può essere causata da un ostacolo che impedisca alla luce di raggiungere il nervo ottico, o da una lesione del nervo ottico o, ancora, dell area cerebrale coinvolta nella visione.

11 CECITÀ LEGALE: RESIDUO VISIVO INFERIORE A UN MINIMO PRESTABILITO La cecità può essere permanente o transitoria, completa o parziale, o può presentarsi solo in condizioni di luce particolari (cecità notturna o diurna).

12 IPOVISIONE L ipovedente è quella persona che ha subito un danno visivo tale da comportare una serie di cambiamenti funzionali. Molte sono le malattie che causano l ipovisione, gran parte riguardano la zona oculare della retina

13 LA LEGGE 138\2001 INDIVIDUA I GRADI DEL DIFETTO VISIVO visus Residuo perimetrico binoculare Categoria di disabilità visiva massimo\minimo massimo\minimo Ipovedente lieve 3\10 2\10 59% 50% Ipovedente medio-grave <2\10 1\10 49% 30% Ipovedente grave <1\10 1\20 29% 10% Cieco parziale <1\20 >1\200 9% 3% Cieco totale Percezione del moto della mano, dell ombra e della luce. < 3%

14 Cecità reale : colui che non dispone di nessuna percezione visiva derivante da stimoli luminosi proventi dall esterno. Cecità funzionale: colui che, pur disponendo di percezioni visive, non può organizzare l input sensoriale in immagini a lui utili.

15 CAUSE DEI DEFICIT VISIVI IN ETÀ INFANTILE Patologia congenita: si manifesta fin dalla nascita, si presenta nella minoranza dei soggetti non vedenti. CAUSE :infezioni contratte dalla madre come la rosolia e la gonorrea possono causare cecità rispettivamente nel feto e nel bambino al momento del passaggio attraverso il canale del parto. La cecità può insorgere in individui sani alla nascita, per complicanze di varie malattie e per patologie dell'occhio, come cataratta, glaucoma, tracoma e forme gravi di congiuntivite, o ancora, a causa del diabete mellito di tipo II e di ipertensione grave; oppure per il contatto della delicata superficie oculare con sostanze caustiche o per l assorbimento di radiazioni.

16 ALTRE CAUSE: Cause perinatali: anossia, prematurità e diabete materno. Cause post-natali: infezioni virali, fattori immunitari, degenerativi, tumori e diabete.

17 COMPROMESSO È LO SVILUPPO MOTORIO Abilità Non vedente Vedente Si alza sulle braccia da posizione prona 8,75mesi 2,1 mesi Afferra con le mani gli oggetti Afferra con le mani gli oggetti sonori / 11 mesi 5 mesi / Passa da una posizione sulla schiena a una sul ventre 7,25 mesi 6,4 mesi Rimane seduto senza bisogno di aiuto 8 mesi 6,6 mesi Si alza se aiutato 11 mesi 8,6 mesi Cammina se sostenuto 10,75 mesi 8,8 mesi Sta in piedi da solo 13 mesi 11 mesi Cammina da solo(primi passi) 15,25 mesi 11, 7 mesi

18 GLI EFFETTI DELLA CECITÀ EFFETTI DIRETTI: Ruolo che il feedback visivo ha nel coordinare i movimenti. EFFETTI INDIRETTI: Minore elicitazione dell attività motoria in mancanza di stimoli visivi(il bambino vede la realtà oscura e misteriosa); Minori stimolazione sociali da parte della madre che non riesce ad interpretare adeguatamente la patologia del figlio; Maggiore insicurezza nel comportamento esploratorio; Ritardo nella costruzione del reale.

19 LO SVILUPPO COGNITIVO DEL NON VEDENTE Lo sviluppo cognitivo è un processo composto che va dal cogliere un informazione, ad elaborarla e agire attivamente. Esso e lo sviluppo motorio sono collegati tra loro in un rapporto di interdipendenza; Infatti, Piaget, nello sviluppo dell intelligenza, distingue un primo livello definito intelligenza sensomotoria.

20 Lo stimolo visivo favorisce l esplorazione e quindi la conoscenza degli oggetti e dello spazio; il bambino è stimolato attraverso esso a muoversi verso persone o oggetti che suscitano il suo interesse. Il bambino non vedente, se non opportunamente stimolato, avrà quindi un problema di scarsa motivazione all esplorazione. Inoltre ne risulta compromesso l apprendimento per imitazione.

21 Il bambino non vedente non dà risposte di difesa di fronte ad un oggetto in avvicinamento (per il solo spostamento d aria). La coordinazione udito-prensione si sviluppa più lentamente di quella visioneprensione.

22 COMPAIONO I BLINDISMES: TIC E CONDOTTE STEREOTIPICHE DI AUTOSTIMOLAZIONE (PUGNI SUGLI OCCHI, DONDOLAMENTI).

23 RAGIONAMENTO LOGICO Il ritardo è per le operazioni infralogiche (conservazione di sostanza e peso) e quelle logicomatematiche che implicano percezione e manipolazione, non per quelle che si basano sulla comunicazione verbale. Col tempo tali differenze si colmano.

24 L ELABORAZIONE DELLO SPAZIO AVVIENE IN MANIERA DIVERSA RISPETTO A CHI VEDE? Nei non vedenti l elaborazione dello spazio avviene attraverso l udito e il tatto si svilupperà più lentamente. Nonostante ciò non avviene in maniera sostanzialmente diversa dai vedenti.

25 PERCEZIONE DELLO SPAZIO Il non vedente, non avendo riferimenti esterni, fa sempre riferimento al proprio corpo e ciò facilita il permanere in una condizione di egocentrismo (Inteso nell accezione Piagetiana). In questo modo nel bambino verrà a mancare il passaggio dalla concentrazione di sé alla concentrazione sull altro.

26 Nei compiti spaziali i ciechi codificano le informazioni differentemente, dal momento che il tatto è meno efficiente della vista nell organizzarsi spazialmente.

27 I ciechi privilegiano il linguaggio e l elaborazione semantica astratta dei dati rispetto a quella per immagini.

28 LO SVILUPPO AFFETTIVO E SOCIALE Talvolta il disorientamento dei genitori di fronte alla disabilità del figlio può portare ad interventi educativi inadeguati. Alcune madri tendono a sovrainvestire la parola, ed usano un linguaggio concreto e fattuale.

29 Anche il bambino cieco alla nascita è in grado di sorridere ed emettere vocalizzi, ma non può stabilire un contatto oculare, cosa che può scoraggiare i genitori.

30 Un lieve ritardo può avvenire nel discriminare i familiari dagli estranei, come anche può risultare ritardato il processo di separazione-individuazione, dal momento che il bambino si allontana poco, i genitori possono divenire iperprotettivi, e il bambino può tardare a considerare la madre come un entità separata.

31 LA CAPACITÀ DI DISTACCO DALLA MADRE È POSSIBILE AD ALCUNE CONDIZIONI: Un legame soddisfacente con i propri genitori; Consapevolezza della propria e altrui identità; Una certa tolleranza per l assenza momentanea del genitore

32 Spesso la delusione delle aspettative genitoriali creano distanza affettiva; inizialmente il contenimento e l interazione con il bambino cieco sono più faticose, richiedono impegno.

33 LE RELAZIONI CON I COETANEI SPESSO SONO OSTACOLATE DALLA TENDENZA EGOCENTRICA DEL BAMBINO NON VEDENTE;IN QUESTI CASI LA SCUOLA DELL INFANZIA E LE ATTIVITÀ LUDICHE COORDINATE DA UN ADULTO COMPETENTE SI RIVELANO UTILI PER ALLARGARE IL CAMPO DELLE ESPERIENZE SOCIALI DEL BAMBINO.

34 Le emozioni di base vengono riconosciute dal bambino, quelle più complesse lo saranno attraverso l apprendimento sociale.

35 LO SVILUPPO LINGUISTICO Sino ai 6-7 mesi non sono state riscontrate differenze nella vocalizzazione tra bambini non vedenti e bambini normodotati.

36 Le vocalizzazioni inizialmente simili ai vedenti col tempo sembrano diminuire ; è importante incentivarle.

37 Alcuni errori degli adulti sono troppe proposte interattive, che sono peraltro solo verbali, senza azione, troppe richieste di informazione, o di verifica delle conoscenze, poco riferimento a oggetti presenti.

38 In età successive si denota iperverbalismo (senza accedere ai significati, o riferimento a cose visive) che peraltro è tipico anche nei vedenti. Questo disturbo però è destinato a scomparire o ad attenuarsi.

39 DALTONISMO Il daltonismo è un difetto ereditario della vista che compromette la capacità di distinguere i colori e che colpisce soprattutto i maschi. È causato da una malformazione della retina o di altre parti dell'occhio collegate al sistema nervoso e fu descritto per la prima volta dal chimico inglese John Dalton, che ne era affetto.

40 ESISTONO DIVERSE FORME DI DALTONISMO: La acromatopsia o monocromasia consiste in una cecità completa ai colori, i quali vengono percepiti come sfumature di grigio; Il dicromatismo, invece, rappresenta la forma più comune e non consente di distinguere fra il rosso e il verde Spesso i daltonici imparano con l'esperienza ad associare precisamente i diversi colori a variazioni di intensità luminosa, per cui a volte non si rendono conto del loro difetto, anche perché nella maggior parte dei casi la loro vista è per il resto assolutamente normale. La diagnosi della cecità ai colori viene eseguita rapidamente con l'uso di diversi tipi di test.

41 Questa immagine viene normalmente utilizzata negli esami oculistici per verificare la presenza o meno della patologia: mentre chi non ne è affetto legge il numero 57, i daltonici vedono un 35.

42 LA PLURIDISABILITÀ La pluridisabilità si ha nel momento in cui alla limitazione delle funzioni visive si accompagnano patologie neuromotorie e sensoriali che comportano difficoltà nel poter armonizzare quanto giunge attraverso i sensi.

43 Pluridisabilità lieve: la compromissione cognitiva, motoria e sensoriale non causa una significativa limitazione dell autonomia. Pluridisabilità media: la disabilità intellettiva e motoria compromette lo sviluppo armonico del linguaggio ; si verificano ritardi nel linguaggio. Pluridisabiltà grave: grave deficit intellettivo e motorio; il linguaggio è del tutto assente e la disabilità intellettiva risulta essere profonda.

44 La valutazione della persona che presenta disabilità multiple necessita di un èquipe multidisciplinare.

45 LE AREE DI VALUTAZIONE Valutazione funzionalità visiva; Valutazione livello globale dello sviluppo con scale specifiche; Valutazione abilità senso-percettive; Valutazione abilità comunicative e linguistiche; Valutazione abilità neuromotorie; Valutazione autonomia.

46 COME INTERVENIRE? Intervento precoce: Nel periodo di vita 0-3 anni si acquisiscono importanti competenze motorie, cognitive e affettive. All intervento di riabilitazione visiva si aggiungono: infante massage, psicomotricità, fisioterapia, logopedia e pet-therapy Intervento in età scolare o adulta: Dopo i tre anni di età, i progetti riabilitativi si propongono il raggiungimento del massimo livello possibile di autonomia, comunicazione e socializzazione attraverso interventi personalizzati.

47 La riabilitazione del soggetto pluridisabile è un percorso che inizia precocemente e prosegue per tutto il ciclo di vita

48 Interventi riabilitativi ed educativi IL PROGETTO DELLE ATTIVITÀ RIABILITATIVE PARTE DA: Età del soggetto Le caratteristiche del soggetto Le caratteristiche del contesto

49 UN BAMBINO CON DISABILITÀ VISIVA PUÒ SVILUPPARE UN ABILITÀ PSICOFISICA SIMILE A QUELLA DI UN VEDENTE TRAMITE: Stimolazioni costanti Arricchimenti continui dell esperienza

50 PERIODO SENSIBILE: SI INDIVIDUA NEI PRIMI 18 MESI DI VITA DOVE AVVIENE LO SVILUPPO DEI CIRCUITI NEURALI COINVOLTI NEI PROCESSI PERCETTIVI VISIVI.

51 POSSIAMO DISTINGUERE DUE TIPI DI INTERVENTO: Intervento in età precoce garantire lo sviluppo dell individuo potenziamento delle capacità percettive Intervento in età adulta raggiungimento e mantenimento dell autonomia personale

52 GLI STRUMENTI VOLTI A POTENZIARE IL RESIDUO VISIVO O A VICARIARE LE FUNZIONI VISIVE CHE FAVORISCONO LO SVILUPPO DELL AUTONOMIA PERSONALE SONO: o Ausili per la casa o Ausili per la scrittura braille o Bastone bianco ( long cane ) o Il cane guida

53 GLI AUSILI INFORMATICI PER I NON VEDENTI SONO: Screen reader Barra Braille Sistemi di sintesi vocale Stampanti Braille

54 IL BAMBINO NON VEDENTE DEVE POSSEDERE DETERMINATI PREREQUISITI ESSENZIALI: Conoscenza del proprio corpo Comprensione dei concetti topologici Padronanza delle abilità uditive, tattili e olfattive Controllo posturale

55 POTENZIAMENTO DELL EFFICIENZA VISIVA: UTILIZZO SIGNIFICATIVO DEL RESIDUO VISIVO ALLO SCOPO DI OTTENERE INFORMAZIONI SULL AMBIENTE CIRCOSTANTE E MIGLIORARE L AUTONOMIA.

56 LO SVILUPPO DELL EFFICACIA VISIVA RICHIEDE IN GENERE UN ADDESTRAMENTO VISUO-MOTORIO. Tale intervento si deve realizzare in contesti naturali e significativi.

57 INTERVENTI EDUCATIVI Harrison e Crow evidenziano 40 punti ritenuti a loro parere essenziali per favorire un adeguato sviluppo psicofisico nei bambini non vedenti. Tali punti riguardano: la conoscenza della situazione iniziale del bambino le modalità comunicative utilizzate dall adulto alcune strategie per facilitare l autonomia di movimento e di orientamento

58 IL PROGETTO SULLE DISABILITA VISIVE E STATO REALIZZATO DA: Battaglia Claudia Gallo Carmelo Maria Cangialosi Maria Palmeri Giorgio Caruana Nicole Andrée Salvia Miriam D Aloisio Rosaria Sardi Cristina Di Piazza Elisa Tortorici Irene Felice Federica Vermiglio Marina

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