SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO GIORNALAI Aderente alla Confcommercio. Circ. n. 30/ /Sn AAB/sb Milano, 13 ottobre 2014

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1 SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO GIORNALAI Aderente alla Confcommercio Circ. n. 30/ /Sn AAB/sb Milano, 13 ottobre 2014 A tutti i Sindacati PROVINCIALI - CIRCONDARIALI - COMUNALI Loro indirizzi Ai Componenti del CONSIGLIO NAZIONALE Loro indirizzi e p.c. agli Associati SNAG - indirizzi Oggetto: Documentazione inoltrata a Governo, Camera, Senato, FILE e Redazioni TV Con la presente vi trasmettiamo i documenti inoltrati dalle Organizzazioni Sindacali Nazionali dei rivenditori di giornali che elenchiamo qui di seguito: Richiesta di incontro trasmessa l 8/10/ 14 all On. Luca Lotti - Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Delega all'editoria; Richiesta inoltrata il 10/10/ 14 alle maggiori redazioni di informazione TV; Richiesta di confronto inoltrata il 10/10/ 14 al Governo, e ai Capogruppo della Camera e del Senato delle varie forze politiche; Lettera inoltrata il 10/10/ 14 alla Dott.ssa Caterina Bagnardi Presidente della Federazione Italiana Liberi Editori. Con i migliori saluti. Il Presidente (Abbiati Armando) All.: n 4 Via San Vito, MILANO Tel. 02/ / Fax 02/ e mail: segreteria@snagnazionale.it Partita IVA

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3 SINAGI aff. SLC-CGIL CGIL ROMA Via Gregorio VII 350 SNAG- CONFCOMMERCIO MILANO Via S. Vito 24 Roma, 10 ottobre 2014 Spett.le Redazione USIAGI- UGL CATANIA Via Orto S. Clemente 25 Siamo i Presidenti e Segretari Generali delle maggiori sigle sindacali nazionali degli edicolanti italiani. Vi scriviamo per evidenziare che la categoria dei giornalai è ormai al collasso. Negli ultimi 6/7 anni hanno chiuso oltre edicole (inizialmente erano ) e ogni giorno, purtroppo, in Italia sono a rischio di chiusura decine di punti vendita. La grande difficoltà in cui versa l intero settore editoriale inerente alla vendita di quotidiani e periodici, non è figlia della crisi, o almeno non solo, ma viene da più lontano. Viene dai mancati investimenti da parte del mondo editoriale, dalla mancanza di progettualità, dalla mancanza di nuove pubblicazioni che interessano e fidelizzano i clienti-lettori e da innumerevoli altri fattori che sarebbe lungo elencare in questa sede. Le perdite economiche causate dal calo degli investimenti pubblicitari su carta sono evidenti, e pubblicizzate oltre che discusse in ogni luogo. La ricerca di risorse economiche, da parte degli editori, sono ben note a tutti, come sono noti i finanziamenti pubblici, dati a vario titolo, e in diversi modi. L'attuale sistema distributivo che consente a tutte le pubblicazioni di arrivare in edicola, e quindi nella disponibilità dei cittadini, non può reggere un cambiamento parziale E impensabile oltre che inopportuno, liberalizzare solo la vendita e non la distribuzione. In questo modo le edicole si trovano a dover subire un monopolio di fatto da parte dei distributori della stampa, con tutti gli effetti negativi derivanti dalla posizione dominante di questi ultimi, e buona pace dell'autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che si è ben guardata dall'intervenire nonostante i ripetuti solleciti da noi effettuati in questi ultimi anni. L informazione e la cultura, tutelate dalla Costituzione, sono un bene fondamentale della democrazia. E doveroso finanziare (con soldi pubblici) l editoria, ma solo se questi fondi vengono utilizzati al fine di garantire informazione e cultura alle persone, ai cittadini e non per far quadrare i bilanci di alcune amministrazioni editoriali. Abbiamo provato a confrontarci con alcuni referenti del mondo politico, per far loro capire, che se si parla di generica liberalizzazione del nostro settore, significa che il prodotto editoriale quotidiano e periodico, ha cambiato ruolo e aspetto, diventando un prodotto commerciale come gli altri, e quindi deve essere trattato come tale. I Governi che si sono succeduti nel tempo hanno contribuito alla chiusura delle edicole (disinteressandosi del settore o legiferando in modo improprio) e alla fine della libera circolazione delle idee, ma non agli aiuti a pioggia, ad imprenditori privati anziché per sostenere un pubblico interesse. Stiamo quindi valutando l opportunità di fare una segnalazione alla Comunità Europea, per chiedere se sia lecito che uno Stato aiuti gli editori, nonostante siano state abrogate le norme che definivano la filiera editoriale e che consentivano ai cittadini di accedere liberamente alle fonti di informazione e cultura a mezzo stampa. Gli edicolanti, nel prossimo futuro, saranno costretti ad attuare iniziative che avranno lo scopo di tutelare la propria attività (intesa come sopravvivenza economica) anche a scapito della parità di trattamento delle testate poste in vendita. Ci auguriamo vivamente, che questi temi, siano almeno per una volta, trattati nella Vostra trasmissione, dandogli lo spazio che meritano. Cordiali saluti. SINAGI affiliato SLC-CGIL - Il Segretario Generale Giuseppe Marchica SNAG CONFCOMMERCIO - Il Presidente Armando Abbiati USIAGI UGL - Il Segretario Nazionale Aldo Romeo 1

4 SINAGI aff. SLC-CGIL CGIL ROMA Via Gregorio VII 350 SNAG- CONFCOMMERCIO MILANO Via S. Vito 24 USIAGI- UGL CATANIA Via Orto S. Clemente 25 Roma, 10 ottobre 2014 Al Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi La grande crisi congiunturale e strutturale in cui versa l intero settore editoriale inerente ai quotidiani e periodici, non è solo a nostro parere la naturale conseguenza della crisi economica che negli ultimi anni ha colpito l impianto produttivo del nostro Paese, perché l origine dei mali che ha destabilizzato l intera filiera editoriale viene da lontano. Le responsabilità sono da ricercare nella politica industriale che è stata attuata da gran parte del mondo editoriale. Una politica miope e priva di progettualità a medio e lungo termine, che nel corso degli anni ha vistosamente fatto calare gli investimenti nei nuovi progetti editoriali, creando un abisso tra la produzione e le reali richieste del mercato. Gli ingenti finanziamenti pubblici a favore delle amministrazioni editoriali sono stati utilizzati solo per far quadrare i bilanci delle aziende disastrate da conduzioni aziendali che miravano essenzialmente al facile profitto conseguito soprattutto attraverso gli aiuti che lo Stato elargiva a piene mani a fronte della produzione e diffusione di un prodotto particolare, quale è la stampa quotidiana e periodica, di valenza costituzionale, garantita anche da leggi speciali. Oggi il mondo editoriale lamenta enormi perdite economiche conseguenti al notevole calo delle vendite e degli investimenti pubblicitari su carta; tutte cose evidenti che sono costantemente propagandate e discusse in ogni luogo, alla ricerca di nuovi metodi di acquisizione di finanziamenti pubblici diretti o indiretti. Le Organizzazioni Sindacali e i rivenditori di giornali (edicolanti) evidenziano che l informazione e la cultura, oltre ad essere tutelati dalla Costituzione, sono un bene fondamentale della democrazia ma proprio per questo non possono sottacere che i finanziamenti all editoria devono essere mirati e attribuiti solo per generare informazione e cultura alle persone, ai cittadini. Abbiamo provato a confrontarci con alcuni referenti del mondo politico su questo delicato tema, per far capire che se si parla di generica liberalizzazione del nostro settore, significa che il prodotto editoriale quotidiano e periodico ha cambiato funzione e sembianza e trasformato in un prodotto commerciale come gli altri, e quindi deve essere trattato come tale. Il Governo Letta aveva compreso il valore politico di queste osservazioni e, seppur con molte timidezze, aveva varato un disegno di legge che cercava di fare un po di chiarezza sul piano legislativo e attuativo (vedi art.14 del Disegno di Legge concernente disposizioni in materia di sviluppo economico, DDL collegato alla legge di stabilità 2014), riaffermando la validità delle norme contenute nel Decreto Legislativo 170/2001. Una decisione importante e indispensabile, che l attuale Governo ha completamente disatteso cancellando qualsiasi nostra aspettativa nel merito, impegnandosi semplicemente nella ricerca di risorse economiche da destinare al sostegno dell editoria o, per essere più precisi, da trasferire direttamente nelle casse degli editori. Per queste fondamentali ragioni, e in assenza di una qualsiasi volontà del Governo ad approfondire il grave stato di crisi della nostra rete di vendita, che ha già falcidiato negli ultimi sette anni circa rivendite delle presenti sul territorio nazionale, e alle quali ogni giorno se ne aggiungono decine d altre, stiamo valutando l opportunità di inoltrare una segnalazione/denuncia alle competenti autorità della Comunità Europea, per chiedere se sia lecito che uno Stato conceda aiuti a imprenditori privati, quali sono gli editori, visto che sono state cancellate tutte le norme legislative che assicuravano il pluralismo dell informazione su carta, e che definivano regole precise per l intera filiera editoriale, atte a garantire a tutti i cittadini il libero accesso alle fonti di informazione e cultura. 1

5 Un diritto democratico che verrà sempre più limitato a danno dei consumatori, perché porterà inevitabilmente alla gestione privatistica di una rete - oggi pubblica -, considerato che saranno solo soggetti privati a governare la rete di distribuzione e vendita (selezionata in base a precise scelte economiche delle proprie aziende e non del reale fabbisogno dei consumatori) per diffondere unicamente i prodotti da loro selezionati per veicolare l informazione che risponde ad analoghe logiche economiche. La rete di vendita è praticamente al collasso; il sistema della distribuzione nazionale e locale ha già visto numerosi fallimenti, con altri già ipotizzabili a breve, a cui si aggiungono dinamiche concentrative che hanno rafforzato il ruolo dei grandi editori. Tutti elementi che hanno portato ad un aumento generalizzato dei costi che rischiano di scaricarsi sull anello più debole della filiera editoriale le edicole-. Altri paesi finanziano e sostengono l editoria ma, a differenza dell Italia, gli interventi nel settore sono a 360 gradi, e riguardano tutti gli attori della filiera, comprese le edicole. Un esempio di equilibrio e lungimiranza in tal senso è stato attuato in Francia in questi mesi. Servono interventi immediati per evitare, o almeno arginare, il collasso del nostro sistema e la conseguente chiusura di altre migliaia di rivendite. Per queste inconfutabili ragioni, rivolgiamo un appello alla vostra sensibilità politica affinché si possa aprire urgentemente un dialogo e un confronto su queste delicate tematiche, offrendoci l occasione di spiegare nei dettagli quello che abbiamo cercato di argomentare con la presente. Nell attesa di un cortese e immediato riscontro, restiamo a vostra completa disposizione per tutti i necessari chiarimenti, con l auspicio che l incontro possa essere programmato nel più breve tempo possibile. Cordiali saluti. SINAGI affiliato SLC-CGIL - Il Segretario Generale Giuseppe Marchica SNAG CONFCOMMERCIO - Il Presidente Armando Abbiati USIAGI UGL - Il Segretario Nazionale Aldo Romeo 2

6 SINAGI aff. SLC-CGIL CGIL ROMA Via Gregorio VII 350 SNAG- CONFCOMMERCIO MILANO Via S. Vito 24 USIAGI- UGL CATANIA Via Orto S. Clemente 25 Roma, 10 ottobre 2014 Gentile Dott.ssa Caterina Bagnardi Presidente File Siamo i Presidenti e Segretari Generali delle maggiori sigle sindacali nazionali dei rivenditori di giornali (edicolanti). Abbiamo ascoltato con molto interesse il suo intervento all audizione del 30 settembre u.s. in Commissione Cultura in merito al finanziamento pubblico all editoria, e condividiamo alcuni passaggi soprattutto quando afferma quanto segue: L approssimazione che ha accompagnato il legislatore negli ultimi venti anni, sempre mossi dagli slogan e mai dalla conoscenza delle cose, lo ha portato a liberalizzare la rete di vendita. Il risultato atteso era l apertura di nuovi esercizi dove i lettori potessero trovare i loro giornali. Il risultato è stato duplice: delle circa edicole esistenti nel 2000 ne sono rimaste aperte meno di Il sistema della distribuzione nazionale, locale è collassato con numerosi fallimenti, che oltre ad incidere in maniera pesante sui conti già disastrati dei giornali hanno aumentato i costi della distribuzione. Attese le dinamiche concentrative che hanno ulteriormente rafforzato il ruolo dei grandi editori. Ed esiste anche una norma, che non è attuata, con un Regolamento mai emanato, che prevede l obbligo di tracciare le rese con i sistemi informatici. Qualcuno forse non sapeva che la connessione internet non è disponibile in tutto il Paese per un problema che si chiama digital divide. E ancora: Crediamo che questa sia un occasione per aprire ad una riforma dell editoria che guardi avanti e non dietro, che abbia obiettivi alti come pluralismo, cultura, informazione, occupazione e sviluppo. Ma per evitare che sia troppo tardi è necessario che si salvaguardi comunque l esistente. Condividiamo i contenuti sopra riportati perché siamo certi che il richiamo alla necessità di salvaguardare l esistente, riguardi anche la rete di vendita (edicolanti) che è ormai al collasso. Nonostante ciò, non registriamo, purtroppo, alcun interesse a discutere seriamente di questo tema, che coinvolge la vita lavorativa ed economica di famiglie che con grandi sacrifici, cercano di gestire le edicole che, al momento, non hanno ancora chiuso definitivamente la loro attività. 1

7 Infatti, come lei ha chiaramente affermato, la cosiddetta liberalizzazione della rete di vendita ha devastato il settore, consegnandolo nelle mani di pochi potenti che detengono il monopolio di fatto della distribuzione di quotidiani e periodici e, di conseguenza, azzerando la parità di trattamento e di diffusione dell editoria che dovrebbe essere a favore dei cittadinilettori in base all effettivo fabbisogno, e non a vantaggio solo di logiche puramente economiche delle agenzie di distribuzione locale. Occorrerebbe prendere spunto da quello che accade oltre confine. In Francia, per esempio, viene finanziato l intero settore editoriale, e quindi tutta la filiera, cosa che non è mai accaduta in Italia. In tale contesto, pur condividendo le ragioni istituzionali che inducono il Governo a stanziare un finanziamento pubblico diretto e indiretto all editoria, non possiamo accettare passivamente che questi fondi siano concessi esclusivamente ai potenti gruppi editoriali, e non a tutti i soggetti che fanno parte della filiera, perché questa scelta non tutela il prodotto editoriale né chi ne usufruisce, ma soli i singoli editori. Per queste ragioni, le anticipiamo che siamo intenzionati ad effettuare una segnalazione/denuncia alla Comunità Europea, affinché verifichi se il finanziamento pubblico all editoria è in linea con le normative europee, oppure se trattasi, di fatto, di un finanziamento a fondo perduto ai singoli editori. Vogliamo comprendere se questo finanziamento viene riconosciuto per agevolare economicamente la diffusione dell informazione e della cultura, o per quale altra motivazione sia corrisposto. Questa richiesta nasce dal fatto che vi è un totale disinteresse da parte delle amministrazioni editoriali della diffusione, sul territorio nazionale, delle loro testate, indipendentemente dalle reali esigenze del mercato. Comprendiamo le ragioni del suo intervento in Commissione a difesa delle piccole aziende editoriali che, in gran parte, hanno sempre maturato il diritto al finanziamento ma, tuttavia, dobbiamo pragmaticamente osservare che se nei prossimi anni si dovesse assistere ad un ulteriore polverizzazione di questa rete di vendita, molte delle aziende associate alla Federazione che lei presiede non sapranno più come e dove vendere i giornali, perché la rete che ipotizzano i grandi editori è una rete esclusiva dedicata alla vendita solo dei loro prodotti editoriali. Distinti saluti SINAGI affiliato SLC-CGIL - Il Segretario Generale Giuseppe Marchica SNAG CONFCOMMERCIO - Il Presidente Armando Abbiati USIAGI UGL - Il Segretario Nazionale Aldo Romeo 2

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