Cerimonia della consegna delle medaglie Swisscoy 22 Contingente Castelgrande Bellinzona, 8 ottobre 2010 ore 15.30

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1 LUIGI PEDRAZZINI Dipartimento delle istituzioni Cerimonia della consegna delle medaglie Swisscoy 22 Contingente Castelgrande Bellinzona, 8 ottobre 2010 ore Intervento del Presidente del Consiglio di Stato Luigi Pedrazzini È con vero piacere che partecipo a questa cerimonia di consegna delle medaglie che attestano il vostro impegno al servizio della Svizzera in ambito internazionale, e questo è dovuto anche ad una convinzione del tutto personale circa la bontà delle missioni che avete svolto fuori dai nostri confini. Appartengo ad una generazione che non avrebbe mai immaginato, anche solo poco più di vent anni fa, di ipotizzare a livello teorico e men che meno a livello concreto, un impiego all estero del nostro Esercito, se non in casi particolarissimi come è accaduto ancora negli anni Cinquanta in Corea, dove in ogni caso la nostra presenza è sempre stata limitatissima e più che altro solo simbolica. Caduto il muro di Berlino, caduta poco dopo anche la potenza sovietica - dunque tutto ciò che rappresentava e giustificava la guerra fredda e il suo clima di nette contrapposizioni- il quadro geopolitico dell Europa e del mondo intero è talmente mutato da obbligare un diverso approccio della Svizzera sul fronte della politica internazionale e della sua politica di sicurezza. Anche l Esercito, ovviamente - nella sua missione e nella sua configurazione - ha dovuto adeguarsi a tale cambiamento di riferimento. La nostra a partire dal lontano Cinquecento, dopo la grande battaglia di Marignano che ha segnato il termine della politica d espansione territoriale confederale non è mai stata un Armata con finalità offensive, bensì solo con funzioni difensive, e ne fa stato la sua configurazione di milizia. Si tratta di una scelta che rimane ancora oggi assai chiara nella sua definizione, questo tanto più che non è mai venuto meno il riconoscimento internazionale del nostro secolare statuto di Paese neutrale. Ma proprio per questa sua particolare natura, la Svizzera non può chiamarsi fuori dalle turbolenze che avvengono al di là dei propri confini, non può non prendere parte attiva alla costruzione degli indispensabili equilibri che soli garantiscono la pace nel Continente e nel mondo. In quest ottica, sono convinto che la difesa nazionale oggi non la si può più assicurare solo stando a guardare le nostre limitate frontiere. Esse sono certamente sempre un punto di riferimento fondamentale, ma lo sguardo deve saper andare anche oltre, perché la partita della nostra sicurezza si gioca pure altrove, magari relativamente lontano: là dove ci sono conflitti gravi, dove ci sono situazione altamente destabilizzanti per tutti, per l intero sistema democratico, dove è bene e opportuno porre un freno alla violenza. D altra parte i condizionamenti della globalizzazione non sono più da un pezzo un entità astratta. Ormai ciò che avviene a mille, tremila o diecimila chilometri di distanza da noi non può lasciarci indifferenti, non può non avere effetti anche sulla nostra vita quotidiana. E ben evidente a 1

2 tutti che i limiti spaziali si sono dissolti, e nessuno quindi può più permettersi di coltivare il proprio piccolo orto senza badare a ciò che avviene al di fuori di esso senza ricavarne un danno certo o perlomeno senza pagarne conseguenze indirette e dirette. Esemplare in tal senso è quanto è accaduto nella vicina ex-jugoslavia, e in particolare nel Kosovo, dove voi avete lavorato con impegno e dedizione. Quel che è capitato di terribile in quelle terre negli anni Novanta ha avuto ripercussioni certe anche nella nostra specifica realtà, provocando un notevole afflusso di profughi, con tutto quel che ne è seguito. L intervento internazionale ha posto fine al disastro di quel Paese, e ha posto un argine all emigrazione forzata verso i nostri Paesi, ma certo la situazione non è ancora risolta. La presenza di nostri militari in quell area delicata va letta come un atto per molti versi dovuto e necessario. Essere lì, con uno scopo preventivo, con l intento di offrire un contributo concreto alla ricostruzione di uno stato di normalità nell ambito di quella comunità civile, non è cosa che ha finalità esclusivamente umanitarie: rispecchia anche una scelta quanto mai opportuna sul piano politico. Vuol dire, in termini non diversi, dare forma tangibile alla nostra stessa politica di sicurezza. La cerimonia odierna sta a dimostrare due cose. Innanzitutto il nostro ringraziamento per il vostro impegno diretto, per la vostra professionalità, per la vostra dedizione. L utilità del vostro servizio alla Patria, nell ottica che ho indicato, è indubbio. Poi questo incontro sta ad indicare anche che la via che abbiamo sin qui percorso a livello internazionale una via di apertura e di partecipazione dinamica alle sorti dell intera comunità europea - ha dato buoni frutti, e quindi andrà continuata nell interesse di tutti: della Svizzera e di chi ne potrà beneficiare sul campo. I romani dicevano si vis pacem para bellum, se vuoi la pace prepara la guerra. Sono trascorsi duemila anni e la nostra civiltà non può né deve contemplare ancora questo cinico messaggio. Piuttosto, tutti assieme, dobbiamo poter dire se vuoi la pace lavora per costruirla e difenderla. Grazie alle sue missioni all estero anche il nostro Esercito sta dando prova di sapersi muovere in questa direzione intelligente e lungimirante. Grazie a tutti voi, quindi, e grazie per il fatto che avete saputo trasmettere, là dove avete operato, i valori che sono alla base della nostra Svizzera, del nostro Stato confederale multietnico e multiculturale, anche al di fuori delle sue frontiere con lo stesso spirito e la medesima passione civile che di sicuro avete esercitato dentro le mura di casa. Luigi Pedrazzini Presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimento delle istituzioni 2

3 Cerimonia di consegna delle medaglie al 22 contingente Swisscoy Bellinzona,

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