Sondaggio Ceis Tor Vergata - Repubblica.it: Gli Italiani e l Euro

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1 Sondaggio Ceis Tor Vergata - Repubblica.it: Gli Italiani e l Euro Introduzione L Italia ha deciso di entrare nell Euro in un momento molto delicato della nostra economia, pochi anni dopo la pesante e pericolosa crisi finanziaria del che ci aveva visti sull orlo della bancarotta. Seguirono gli anni delle finanziarie lacrime e sangue di Ciampi e Amato e gli accordi di Luglio del 1993 tra le parti sociali che stabilizzarono la situazione e crearono le basi per una ripresa e per l ingresso nell Euro. Eravamo però fuori dall Europa che conta, avevamo una moneta debolissima soggetta a crisi finanziarie continue, conti pubblici disastrati e un inflazione elevata, pur essendo nel gruppo del G7. Vista quasi 20 anni dopo, la scelta di aderire dell Euro in quegli anni fu una scelta fatta pensando a garantirci una serie di vincoli che ci avrebbero imposto rigore nella gestione dei conti e un processo di convergenza strutturale in un area economica forte. Come in molti hanno osservato, quella è stata l unica scelta lungimirante della nostra classe dirigente negli ultimi 30 anni. Come tutte le scelte di natura strutturale, c è sempre qualcuno che nel breve termine ci perde, ma nel lungo periodo il benessere complessivo dovrebbe aumentare. L entità dei costi della transizione non dipende però dalla scelta fatta quanto dai policy maker che devono guidare la transizione, e che quindi possono renderla più o meno dolorosa. Nessuno nega che l Euro abbia generato effetti negativi per gruppi della popolazione (vedi ad esempio il problema dell aumento dei prezzi), ma la colpa in quei casi non è stata dell Euro, bensì della disonestà di chi ne ha approfittato in modo arbitrario e di chi non ha saputo controllare. Da quando nel gennaio del 2002 l Euro è stato introdotto in Italia, discussioni sulla sua utilità e sui costi e benefici che abbia potuto produrre nel nostro Paese ce ne sono state tantissime. Eppure, almeno fino al 2008, nessuno aveva mai pensato o parlato dell Euro come la causa di tutti i mali dell Italia, anche di quelli più strutturali che ci trasciniamo da decenni. Dal 2008, spinto soprattutto dal malcontento popolare che cresceva a causa della crisi, è nato un dibattito guidato da economisti (molto più spesso pseudo-economisti ), politici e maitre à penser che ha cominciato a mettere in discussione il modo con il quale era stata organizzata e definita la moneta unica in Europa, riconsiderandone i reali costi e benefici. Il risultato finale è stato quello di far nascere movimenti, gruppi di pressione, partiti e scuole di pensiero che, con varie sfumature, oggi spaziano da posizioni pro-europa e pro-euro a posizioni anti-euro e anti-europeiste. Nel mezzo c è un po di tutto, un mix che spesso è anche difficile capire e classificare. Chiaramente, in questi mesi di campagna elettorale per le elezioni europee, la discussione sul ruolo dell Euro e dell Europa si è radicalizzata, e giornalmente in Italia si assiste a dichiarazioni sul tema (a volte anche molto folcloristiche) da parte dei politici, spesso con l unico scopo di attrarre quei pezzi di elettorato ancora indecisi. A oggi le posizioni che si trovano nell elettorato e nei programmi politici possono essere riassunte in tre categorie principali: i) Rimanere nell Euro, ii) Rimanere nell Euro ma a certe condizioni, e iii) Uscire dall Euro. Poco o nulla invece si conosce su chi sono le persone che aderiscono a questi tre gruppi e se l adesione rispecchia in modo fideistico le posizioni del partito e/o delle informazioni che si ricevono/consultano o se, invece, esiste una posizione più consapevole e ragionata del

2 fenomeno. I dati e la metodologia Al fine di capire meglio il fenomeno, il CEIS Tor Vergata e Repubblica.it hanno avviato una iniziativa congiunta con l obiettivo di investigare questi aspetti, predisponendo, con qualche giorno di anticipo rispetto alle elezioni europee del 25 Maggio, un questionario che esplora le ragioni per cui gli elettori si dichiarano a favore o contro l Euro. Il questionario veicolato attraverso il quotidiano Repubblica.it nel periodo 6/5 13/5 ha ottenuto oltre risposte (ma i contatti sono stati superiori ai ) che permettono di avere un quadro abbastanza interessante su come i lettori la pensano su questo tema. Va chiarito che l indagine per come è stata condotta non è rappresentativa della popolazione italiana e, pertanto, i risultati che saranno commentati implicheranno conclusioni che possono essere valide solo per il campione di persone che a partecipato al sondaggio. Pertanto, i risultati non possono essere interpretati né come una stima delle preferenze della popolazione italiana sull Euro, né tanto meno come stima delle intenzioni di voto. L utilizzo di questi risultati è invece quello di provare a comprendere un po meglio i meccanismi di formazione delle decisioni in funzione: delle valutazioni degli effetti dell Euro sul sistema economico; della percezione dei rischi e delle opportunità della uscita dalla moneta unica; delle appartenenze politiche dei rispondenti. La comprensione di alcuni dei meccanismi che formano le decisioni collettive su un tema così cruciale per il nostro paese, in un momento storico caratterizzato da un acuta fase di crisi economica, potrebbe anche aiutare a trovare soluzioni condivise in grado di evitare dolorose lacerazioni sociali.

3 I risultati. La prima analisi condotta è stata quella di verificare le posizioni nei confronti della permanenza dell Italia nell Euro dei rispondenti al nostro questionario. Come si vede dalla Figura 1, circa la metà dei ritiene che l Italia debba rimanere nel sistema dell Euro in ogni caso, mentre l altra metà si divide in un 37% di chi ritiene che l adesione debba essere condizionata ad alcune riforme del sistema e un 13% che ritiene invece che sia necessario uscire in ogni caso. Figura 1 L Italia deve rimanere nell Euro? % rispondenti Si in ogni caso Si solo a condizione che il sistema sia riformato No in ogni caso L'Italia deve rimanere nell'unione monetaria europea? Figura 2 Opinioni sui vantaggi e Svantaggi dell Euro 30,0 25,0 20,0 % rispondenti 15,0 10,0 5,0 0,0 D'accordo con vantaggi e non d'accordo con svantaggi Riconosce i vantaggi non convinto degli svantaggi Opinione mista/non sa/non risponde D'accordo con gli svantaggi non convinto dei vantaggi D'accordo con svantaggi e non d'accordo con vantaggi D'accordo su vantaggi e svantaggi Opinione su vantaggi e svantaggi dell'introduzione dell'euro Ma cosa può aver determinato tali posizioni nei confronti dell euro? Quali sono le percezioni dei nostri rispondenti riguardo agli effetti dell adesione dell Italia alla moneta unica? In che modo le convinzioni espresse influenzano la posizione sull Euro? Attraverso il questionario abbiamo chiesto di fornire una valutazione personale rispetto ad alcuni potenziali vantaggi e svantaggi derivanti dall adozione dell Euro. I vantaggi: - Riduzione dei tassi di interesse sui mutui e sui prestiti alle imprese - Riduzione dell'inflazione - Riduzione del costo degli interessi sul debito pubblico

4 - Riduzione dei costi di transazione (turismo e commercio nella UE) Gli svantaggi: - Perdita competitività merci italiane - Regole sul debito pubblico troppo stringenti - Perdita sovranità monetaria Dalle risposte abbiamo ottenuto dei profili di rispondenti, in relazione alla predominanza della percezione di vantaggi e svantaggi. La Figura 2 riporta i risultati relativi alle opinioni sui vantaggi e svantaggi causati dall Euro. Sulla base delle risposte ottenute si evince che: - circa il 42% dei rispondenti manifesta opinioni molto nette riguardo agli effetti dell Euro, che qui definiamo come schierati radicali. Di questi il 27% crede che l Euro abbia comportato tutti i vantaggi elencati e nessuno degli svantaggi; il 15% crede, all opposto, che nessuno dei vantaggi elencati sia stato conseguito mentre ritiene la sussistenza di tutti gli svantaggi. Sono meno numerosi i soggetti che, esprimendo comunque una posizione a favore dei vantaggi o degli svantaggi presenta opinioni meno nette, che qui definiamo schierati moderati : - il 17% riconosce che l euro ha portato vantaggi ma non è nettamente convinto della presenza degli svantaggi; - il 7% percepisce gli svantaggi ma non disconosce anche qualche vantaggio. Infine solo un quarto dei rispondenti riconosce, come sembra ragionevole dal punto di vista economico, che l euro abbia comportato sia vantaggi che svantaggi, mostrandosi d accordo con tutte le affermazioni riportate nel questionario. Definiamo quest ultimo gruppo come razionali. Infine per circa un 1 dei rispondenti prevalgono le non risposte o non sono comunque classificabili nello schema proposto. Si osserva dunque una decisa polarizzazione delle opinioni riguardo ai vantaggi e agli svantaggi dell introduzione dell Euro in Italia, con un nutrito gruppo di rispondenti che tendono ad avere una visione molto schierata. In che modo questa tendenza al manicheismo su temi molto delicati e complessi influenza le scelte sull adesione dell Italia all Euro? Nella Figura 3 sono riportate le opinioni sui vantaggi e svantaggi economici dell Euro e come queste influenzano la scelta riguardo alla permanenza dell Italia nel sistema dell Euro. Tra gli schierati radicali pro-euro oltre l pensa che l Italia debba continuare ad aderire alla moneta unica in ogni caso e circa il 18% ritiene che la permanenza nel sistema Euro del nostro Paese debba essere condizionata. Praticamente quasi nessun rispondente di questo gruppo sceglie l opzione dell uscita dalla moneta unica. Non molto difformi le posizioni dei rispondenti con opinioni più moderate riguardo agli effetti dell Euro.

5 Si osserva dunque una forte polarizzazione delle opinioni riguardo ai vantaggi e agli svantaggi dell introduzione dell Euro in Italia, con un nutrito gruppo rispondenti che tendono ad avere una visione molto schierata in una direzione o in un altra. Sembra, invece, mancare una visione condivisa del problema. Chiameremo tifosi i rispondenti del primo e del quinto gruppo e equilibrati i rispondenti del sesto. Figura 3 Scelta dell Euro e opinioni sui vantaggi e svantaggi dell Euro 0,4 0,6 5,4 17,7 17,4 29,1 33,8 56,6 52,5 38,8 81,8 70,3 57,8 2 43,8 40,4 42,1 8,4 3,0 D'accordo con vantaggi e non d'accordo con svantaggi Riconosce i vantaggi non convinto degli svantaggi Opinione mista/non sa/non risponde D'accordo con gli svantaggi non convinto dei vantaggi D'accordo con svantaggi e non d'accordo con vantaggi D'accordo su vantaggi e svantaggi Si euro in ogni caso Si Euro condizionato No Euro in ogni caso Nella Figura 3 sono riportate le opinioni sui vantaggi e svantaggi economici dell Euro e come queste influenzano la scelta riguardo alla permanenza dell Italia nel sistema dell Euro. Tra gli schierati radicali pro-euro oltre l pensa che l Italia debba continuare ad aderire alla moneta unica in ogni caso e circa il 18% ritiene che la permanenza nel sistema Euro del nostro Paese debba essere condizionata. Praticamente quasi nessun rispondente di questo gruppo sceglie l opzione dell uscita dalla moneta unica. Non molto difformi le posizioni dei rispondenti con opinioni più moderate riguardo agli effetti dell Euro. All opposto, ci sono i rispondenti convinti che l introduzione dell Euro abbia causato solo svantaggi, i quali chiedono di uscire in ogni caso dall Euro nel 57% dei casi, a fronte di un si incondizionato all euro del 3%. Come i pro-euro, anche i rispondenti razionali che invece accettano l idea che l euro abbia portato contemporaneamente vantaggi e svantaggi escludono nettamente la possibilità di un uscita dall Euro (supportata solo dal 3%). Gli equanimi ritengono in maggioranza (52%) che l adesione all Euro debba essere subordinata ad un insieme delle regole di funzionamento. Avere un opinione radicale anti-euro (ovvero non si percepiscono i vantaggi e si sottolineano gli svantaggi) appare quindi una condizione quasi necessaria per scegliere un uscita dall Euro senza se e senza ma. Ossia l'opzione dell'uscita presuppone una visione manichea: circa due terzi di chi vuole l'uscita è convinto che

6 l'euro non abbia portato vantaggi, nemmeno quelli più oggettivi, come ad esempio la riduzione degli interessi sul debito pubblico. Anche l essere "radicale" in senso opposto influenza le scelte di adesione incondizionata, anche se in misura minore. Senza gli "entusiasti dell'euro" la scelta di rimanere incondizionatamente scenderebbe dal 49 al 46% dei nostri rispondenti. Escludendo chi ha percezioni unilaterali il distacco tra le percentuali tra adesione condizionata e incondizionata (di oltre 13 punti considerando tutti i rispondenti) si riduce a soli 2 punti. La scelta di uscita senza se e senza ma si riduce di oltre il 36%, passando al 13,8. Se consideriamo solo i razionali le esigenze di riforma dell'euro diventano maggioranza, passando al 52%. Figura 4 Chi riconosce rischi e opportunità dell uscita dall Euro. 70,0 60,0 50,0 % rispondenti 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Vede i rischi non vede opportunità Vede rischi e opportunità Vede opportunità ma non vede rischi Rischi e opportunità dell'uscita dall'euro A fronte di una forte polarizzazione dell opinione su quali siano stati gli effetti dell Euro sul sistema economico italiano, dalla Figura 4 sembra invece emergere una percezione più condivisa riguardo alle potenziali conseguenze dell uscita dall euro. In parte questo fenomeno è sorprendente, visto che sembra essere più facile individuare una base comune su un fenomeno storico (ciò che ha comportato l Euro) rispetto ad un insieme di rischi e opportunità del tutto potenziali (cosa accadrà in futuro se usciamo o rimaniamo nell Euro) e su cui c è un consenso degli economisti meno definito. Con il questionario abbiamo individuato alcuni possibili rischi e opportunità per il sistema economico italiano derivanti da un eventuale uscita dall Euro. I partecipanti potevano scegliere liberamente più risposte: - riduzione del potere d'acquisto dei salari per effetto dell'inflazione causata dalla svalutazione; - maggiore crescita dell'economia per effetto della svalutazione che rende più competitive le nostre esportazioni; - maggiore spesa pubblica per effetto degli alti tassi di interesse sul debito; - maggiore flessibilità di spesa pubblica per la possibilità di tornare a stampare moneta;

7 - instabilità economica dovuta al collasso del sistema bancario (corsa agli sportelli); - maggiori costi dei mutui. Circa l dei rispondenti percepisce la presenza di rischi connessi a un eventuale uscita dell Italia dall Euro. Tra di essi il 67% individua solo rischi, mentre circa il 15% considera l uscita dall Euro fornisca anche qualche opportunità positiva al nostro paese. Infine, poco meno del 2 dei rispondenti invece non percepisce la presenza di nessuno dei rischi prospettati nel questionario in caso di uscita dall Euro. Per comodità espositiva chiameremo prudenti gli appartenenti ai primi due gruppi, e temerari gli appartenenti al terzo. Figura 5 Rischi e opportunità dell uscita dall Euro. 9 1,2 9,0 32,1 7 65,5 60, , ,9 32,6 Vede i rischi non vede opportunità Vede rischi e opportunità Vede opportunità e non vede rischi 1,9 Si euro in ogni caso Si Euro condizionato No Euro in ogni caso I risultati presentati nella Figura 5 permettono di analizzare in che modo la percezione dei rischi e delle opportunità sul futuro condiziona la scelta delle opzioni per l Italia riguardo l Euro: tra i prudenti (rappresentati nelle prime due colonne) la percentuale di coloro che auspicano una fuoriuscita dall Euro è molto bassa: vuole uscire solo l 1,2% di chi percepisce rischi e non riconosce le opportunità e il 9% di chi vede anche opportunità. Tra questi ultimi è elevata la percentuale di chi ritiene che l adesione all Euro debba essere condizionata a riforme del sistema tra i temerari, invece, oltre il 65% ritiene preferibile un uscita incondizionata dall Euro. Essere temerari appare quindi una condizione necessaria per scegliere di uscire: oltre l 84% di chi ritiene di uscire senza se senza ma infatti asserisce di non percepire come plausibile nessuno dei rischi prospettati nel questionario. Anche in questo caso una percezione bilanciata di rischi e opportunità favorisce l affermarsi dell orientamento che presuppone l esigenza di riforma della moneta unica ().

8 Figura 6 Dichiarazioni di voto e posizione rispetto all Euro 51,4 42,6 38,0 25,0 20,5 15,8 13,9 2,9 1,5 0,9 8,6 27,3 28,0 36,6 49,5 36,6 84,3 33,9 44,1 48,1 39,3 52,6 71,2 71,1 2 40,0 45,7 40,1 49,5 54,8 47,6 13,8 1,9 8,6 18,0 9,4 26,8 Lega Nord Fratelli d'italia Forza Italia M5S Non voto Altri Partiti Indecisi MEDIA NCD Lista Tsipras Scelta Europea PD Si euro in ogni caso Si Euro condizionato No Euro in ogni caso Abbiamo provato a valutare l influenza delle intenzioni di voto con la scelta sull euro. I risultati riportati nella Figura 6 forniscono un quadro in linea con quelle che sono le aspettative e i programmi dei partiti. I più anti-euro sono i simpatizzanti della Lega Nord, per i quali la posizione No-Euro è quasi plebiscitaria (84%). Seguono Fratelli d Italia e Forza Italia, che pur avendo un ampia fascia di sostenitori no Euro si mostrano possibilisti sul rimanere nell Euro qualora una serie di condizioni vengano realizzate (circa il ). Tra gli elettori del Movimento 5 Stelle e della lista Tsipras prevale l opzione di adesione condizionata, tuttavia questi due gruppi evidenziano una marcata differenza riguardo all uscita senza se e senza ma : se per i sostenitori della lista Tsipras questa opzione è decisamente marginale (2,9%), quasi un quarto dei grillini invece la sosterrebbe. All estremo opposto figurano i simpatizzanti del Partito Democratico e di Scelta Europea che non considerano in alcun modo la possibilità di uscire dall Euro, anche se circa il 25% dei simpatizzanti accetterebbe l Euro con alcune condizioni. Altro aspetto interessante da valutare è capire in che modo le dichiarazioni di voto dei rispondenti cambiano nel momento in cui proviamo a tenere conto di come valutano gli effetti prodotti dall Euro (vantaggi vs. svantaggi) e i rischi e i vantaggi connessi all uscita dall Euro. Nella Figura 7 compariamo le dichiarazioni di voto ad uno stesso partito per diversi gruppi di rispondenti. Quello che si vede è che le percentuali di Si Euro in ogni caso diminuiscono se consideriamo i soli rispondenti equilibrati e si riducono ancora tra gli equilibrati temerari. In particolare, i Si euro in ogni caso del PD passano dal 71% al 59% se togliamo gli schierati radicali e scendono al 23% se consideriamo coloro che non percepiscono rischi (sono però molto pochi). Similmente, i Si euro in ogni caso del M5S (sempre il 9% in media sia sul totale che tra gli equilibrati) passano dal 12% tra i prudenti all 1% tra i temerari.

9 Figura 7 Dichiarazioni di voto per i Si Euro in base alla tipologia di rispondente PD MEDIA Indecisi M5S Media rispondenti Media equilibrati Equilibrati prudenti Equilibrati temerari Figura 8 Dichiarazioni di voto per i No Euro in base alla tipologia di rispondente Tsipras Lega Nord Forza Italia M5S MEDIA Indecisi Lista PD Media rispondenti Media equilibrati Equilibrati prudenti Equilibrati temerari Nella Figura 8 ripetiamo lo stesso esercizio nel caso di uscita dall euro in ogni caso. Se leviamo gli schierati radicali la percentuale di chi dice di uscire diminuisce molto per tutti. La percezione dei rischi di uscita rimane cruciale per scegliere di uscire. La percentuale di chi decide di uscire tra i leghisti scende dall 84% complessiva fino al 22% se si considerano i rispondenti equilibrati e prudenti. Anche nel M5S dal 38% si passa al 6%. Allo stesso modo nel PD la percentuale di chi vuole uscire sale dall 1% medio al 9% di chi considera l euro portatore di vantaggi e svantaggi (gli equilibrati ) ma non considera i rischi. Al fine di comprendere infine l impatto delle variabili socio demografiche sulle scelte dei rispondenti, abbiamo inserito un set di domande riguardanti il genere, l età, la condizione occupazionale e il reddito.

10 Figura 7 Dichiarazioni di voto e genere 9 12,1 13,6 15,4 13,9 7 36,0 37,3 34,7 36, ,9 49,1 50,0 49,5 1 Femmina Maschio Non risponde Totale Si euro in ogni caso Figura 8 Dichiarazioni di voto e classi di età ,7 20,0 21,6 44,4 40,8 38,0 38,9 39,2 40,4 fino a 18 anni anni anni 9,9 36,1 54,0 3,6 5,6 34,7 32,6 61,7 61, anni anni 76 anni e più Si euro in ogni caso 15,2 13,9 34,7 36,6 50,1 49,5 Non risponde Totale

11 Figura 9 Dichiarazioni di voto e condizione occupazionale 4,0 16,0 12,8 18,6 15,7 13,9 9 23,2 35,4 7 37,6 41,0 34,1 36,6 35,6 45, ,6 46,4 45,9 46,3 50,2 49,5 2 31,5 1 Lavoratore dipendente Lavoratore autonomo Altra Pensionato condizione (casalinga, In cerca studente, di occupazione Non etc..) risponde Totale Si euro in ogni caso Figura 7 Dichiarazioni di voto e titolo di studio ,2 13,9 13,3 13,4 15,3 13,9 35,0 51,8 Licenza elementare o media 39,7 46,5 Diploma di scuola superiore 35,4 35,4 34,2 36,6 51,2 51,2 50,5 49,5 Laurea Formazione post laurea Si euro in ogni caso Non risponde Totale I differenziali appaiono molto più sfumati, se paragonati a quelli osservati in precedenza, salvo forse per la spiccata tendenza delle classi di età più anziane a essere ostili all opzione di uscita incondizionata. Un analisi econometrica più complessa, basata su tecniche di stima multivariata, ha permesso, infatti, di concludere che, al netto delle opinioni e dell appartenenza politica, non si riscontrano evidenze significative dell influenza delle tradizionali segmentazioni socio-economiche della società italiana sulla scelta dell euro.

12 La posizione rispetto alla scelta di rimanere o meno nell Euro appare dunque un fenomeno liquido, in cui i temi economici che dovrebbero fondare le opinioni, sono cruciali e sui quali sembra stia prevalendo uno schieramento di opposte fazioni.

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