PROFILASSI DIRETTA IN AVICOLTURA OVVERO BIOSICUREZZA

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1 PROFILASSI DIRETTA IN AVICOLTURA OVVERO BIOSICUREZZA Con profilassi si intendono quelle misure che tendono a limitare e/o a impedire l ingresso di una patologia in allevamento. In avicoltura la terapia è una perdita economica, la prevenzione è fondamentale. Alla base della salute animale c è la disinfezione e la biosicurezza. Biosicurezza > tutte le misure di profilassi diretta: Strutturali Logistiche Gestionali Comportamentali capaci di eliminare, prevenire o ridurre l introduzione o la diffusione delle infezioni all interno di un allevamento o da un allevamento all altro. Come avviene la trasmissione delle malattie infettive? Aria (es. bronchite infettiva) Animali portatori (anche uccelli selvatici, es. influenza aviare) Vettori animati: topi (> salmonellosi), cani, gatti (> Pasteurellosi), insetti (vaiolo aviare > zanzare). Personale: allevatori, vicini, visitatori, manutenzione, vaccinazione, fecondazione, tecnici e autisti. Vettori inanimati: lettiera, mangime, acqua, attrezzature e veicoli, vaccini (es. l Egg drop syndorme è stata introdotta perché il ceppo di Marek è stato coltivato su linee cellulari di anatra che contenevano l Adenovirus silente). I fattori di biosicurezza si raggruppano in una scala di priorità in cui ciascun livello è in grado di condizionare il costo e l efficacia di un intero sistema. 1 LIVELLO: è l impostazione di base, influenza tutti gli altri fattori e non può essere modificato nell emergenza. UBICAZIONE: Densità di allevamenti nella zona. Es: nel Veneto l altissima densità di allevamenti molto vicini fra loro ha causato delle grosse epidemie. Nel quando c è stata l Influenza Aviare non si riusciva più ad arginare per cui la regione ha dovuto adottare il sistema del tutto pieno/tutto vuoto in sincronia. Contatto con i selvatici Distanza da strade, incubatoi, mangimifici, macelli. 2 LIVELLO: strutture e programmi di gestione sanitaria. Le modificazioni correttive sono possibili, ma spesso sono tardive nell emergenza. PROGETTAZIONE NELL ALLEVAMENTO: recinzioni, strade, silos, spogliatoi, attrezzature di sanificazione. Es: devono esserci recinzioni che dividono l ambiente esterno dall allevamento, i silos devono essere lontani e devono poter essere riempiti dall esterno, devono esserci reti antipassero alle finestre, i parcheggi esterni devono essere asfaltati e dotati di vasche dipping, le aree di servizio per il personale devono essere dotate di docce e spogliatoi Fattori strutturali: Locali di servizio per registrazioni, disinfettanti, vaccini, attrezzi. Spogliatoi e docce Magazzino per trucioli e attrezzatura Zona di disinfezione autoveicoli Silos mangime reperibili all esterno Smaltimento dei morti Dispositivi contro i selvatici Dispositivi contro i roditori Zona all entrata del capannone di cemento lavabile e disinfettabile Area attorno al capannone pulita e sgombra

2 Ventilatori di capannoni adiacenti su lati opposti PROGETTAZIONE CICLI: Tp/Tv, disinfezioni e derattizzazioni, pulizia dei silos Il Tp/Tv è fondamentale per poter svolgere correttamente la disinfezione e la derattizzazione. Il vuoto sanitario per i cicli brevi,es. Broiler, è di circa gg; per i riproduttori è 1 mese. Disinfezione dei capannoni: Spostare al centro la lettiera Trasportarla coperta Rimuovere penne e lettiera sparse vicino al capannone Smontare l attrezzatura e spostarla all esterno Spazzare via i residui di lettiera In genere si usa la lettiera permanente: la lettiera non viene mai cambiata durante i cicli ma viene asportata totalmente alla fine di ogni ciclo. La lettiera asportata dev essere coperta e distrutta in modo tale che non sia disponibile agli uccelli selvatici o si rischia la diffusione di malattie (es. laringotracheite infettiva). Lavare con detergente ad alta pressione in sequenza: soffitto pareti finestre attrezzature pavimenti. Lavare all esterno in sequenza: tetto pareti scarichi aree di servizio. Lavare i silos: la pulizia dei silos è importante per contrastare la formazione di eventuali muffe (con gli sbalzi di temperatura si forma condensa, che promuove la crescita di queste). Sciacquare con acqua Lasciare asciugare Disinfettare Disinfestare Rimontare l attrezzatura e collaudarla Mettere il truciolo Fumigare Disporre le esche topicide: nei paesi dell est questo è un problema ancora più sentito perché non hanno i silos ma i sacchi di mangime. I ratti trasmettono la Salmonellosi. Oltre alla derattizzazione è importantissima anche la disinfezione contro gli insetti. Svuotare le tubature e lasciare il cloro per 24 ore Svuotare eliminando incrostazioni. 3 LIVELLO: COMPORTAMENTO DEL PERSONALE. Le modificazioni correttive sono possibili ma nell emergenza sono condizionate dal tempo e soprattutto dal livello qualitativo esistente. Conduzione e procedure abituali: Istruzione Addestramento Sensibilizzazione Motivazione Monitoraggio e verifica Azioni correttive. Le persone sono il fattore più importante. Le persone che lavorano in un allevamento avicolo devono essere soprattutto educate a capire il perché di ciò che gli viene imposto di fare, altrimenti non lo fanno o si dimenticano. E da ricordare che scarpe, indumenti, capelli, mani, attrezzature non disinfettare e animali di origine diversa possono essere fonte di contaminazione. Infatti per lavorare in certi allevamenti il personale deve firmare un contratto dove c è scritto che a casa non hanno uccelli, pappagallini, ecc

3 CENNI DI PROFILASSI VACCINALE IN AVICOLTURA (p. 393) L immunità dei volatili ha attività diversa a seconda del patogeno, e così dovrebbe essere per il vaccino. La vaccinazione è un trattamento immunizzante effettuato a scopo profilattico mediante la somministrazione di un vaccino. Ha lo scopo di produrre un immunità attiva nei confronti di un agente patogeno. Gli obiettivi della vaccinazione sono: Protezione nei riguardi del patogeno: dalla sintomatologia clinica, però! Il vaccino infatti non protegge dall infezione. In ogni caso la trasmissione orizzontale> pressione infettiva sui non vaccinati ( dell eliminazione). della pressione infettiva nell area. Prenderemo in considerazione: Tipi di vaccini Metodi e vie di somministrazione Cos è un programma vaccinale. I vaccini possono essere allestiti con: L agente patogeno specifico (vivo o inattivato) Parti di esso (parete batterica, membrana cellulare, ecc ) Tossine (es. tossina botulinica) Vaccini prodotti mediante ingegneria genetica ancora non di applicazione comune (per la Malattia di Marek e di Gumboro). Posso essere: Deleti A subunità Ricombinanti: con altro patogeno, per cui produce immunità per sé stesso e per proteine di altri patogeni. A DNA. Tipi di vaccini: VACCINI VIVI ATTENUATI Sono vaccini in cui l agente patogeno è vivo ma a virulenza ridotta. L ae deve mantenere la caratteristica di stimolare l immunità, ma non dev essere patogeno per il volatile. Possono essere naturalmente apatogeni o attenuati artificialmente. Sono coltivati su substrati quali uova embrionale o colture cellulari, si fanno replicare per più passaggi (fino a ) per ottenere l attenuazione del ceppo originale. In pratica il virus è costretto a replicare su un substrato non suo, il che lo costringe a selezionare dei cloni apatogeni. Vengono liofilizzati per la conservazione. Vantaggi: Economico (basta poco Ag per indurre una buona risposta del sistema immunitario) Possono essere impiegati per vaccinazioni di massa Rapido instaurarsi dell immunità Forte stimolazione dell immunità locale Risposta nei confronti di tutti gli Ag del patogeno Svantaggi: X Diffusione di virus o batteri (si immettono nell ambiente dei virus vivi, con il rischio che il virus torni infettante). X X X X X Possibile rivirulentazione: il virus potrebbe fare dei retropassaggi e infettare così altri soggetti. Questo si può evitare dando ad ogni soggetto un adeguata dose. Reazione locale dovuta alla moltiplicazione dell agente vaccinale. Persistenza relativamente breve dell immunità (sono necessari dei richiami con vaccini vivi o spenti). Conservazione difficoltosa (anche se è liofilizzato va rispettata la catena del freddo) Interferenza con altri vaccini: mentre i vaccini inattivati si possono tranquillamente associare, quelli vivi attenuati NO, perché se per es. associo il Metapneumovirus al virus della Bronchite infettiva il 2 replica più velocemente del 1 e il vaccino non funziona a dovere. Valutare bene la compatibilità.

4 Visto che il vaccino vivo attenuato causa una vera e propria infezione, è fondamentale che il gruppo di vaccinazione sia in buone condizioni di salute. Gli attuali vaccini sono per lo più preparati con Ag inattivati sospesi in acqua e miscelati con un eccipiente oleoso, perché ne consegue un emulsione in acqua e olio. Quando questa viene inoculata, permette di conseguire una consistente e perdurante immunità: il granuloma vaccinale che si forma nel punto di inoculazione viene generalmente e lentamente asportato dall azione macrofagica, così da costituire una sorta di effetto booster continuo. VACCINI INATTIVATI (uccisi o spenti) Sono vaccini in cui l agente patogeno è stato ucciso (per es. con la formalina), ma ha mantenuto le sue capacità immunizzanti. I vaccini inattivati contengono uno o più Ag. Sono addizionati con sostanze adiuvanti (olii minerali, idrossido di Alluminio o saponine) per aumentarne l immunogenicità > attenzione però, perché a volte quest azione irritante crea dei granulomi. Vantaggi: Assenza di rischi di diffusione di microrganismi patogeni Assenza di reazioni vaccinali dovute alla moltiplicazione del microrganismo (ma presenza di reazioni locali) Protezione durevole nel tempo (perché perdura più a lungo nell organismo grazie all azione dell adiuvante) Possibile combinazione di diversi Ag Evocano una risposta di tipo umorale. Svantaggi: X Vaccinazione individuale (costi di manodopera, bisogna infatti somministrarli più volte) X Prezzo più elevato X Periodo più lungo prima che si instauri l immunità > per situazioni di emergenza non va bene. X Possono indurre reazioni locali nel punto di inoculo, granulomi (nei polli da carne nopn è ammissibile) o sistemiche (amiloidosi, rare). Un eccessiva alterazione del microrganismo porta ad avere una risposta immunitaria non completamente protettiva. Spesso inoltre è insoddisfacente l evocazione dell immunità mucosale. METODI E VIE DI VACCINAZIONE VACCINAZIONE DI MASSA: il vaccino viene somministrato al gruppo, è applicabile solo per vaccini vivi. Tecniche di massa: Vaccinazioni nell acqua da bere: somministrazione di vaccini a virus vivi attenuati, largamente praticata per la sua praticità e per il basso costo della manodopera. Ci sono dei fattori ambientali di diversa natura che possono compromettere il buon esito della vaccinazione, il più importante è la qualità dell acqua, che dev essere: Non clorata (il Cl uccide il patogeno) Parametri chimici e biologici ben controllati Volume in cui diluisco il vaccino Tempi di somministrazione (estate > 1 ora; inverno > 2 ore) Abbeveratoi Condizioni dell impianto: pulizia, disinfezione periodica e rimozione del calcare (nell abbeveratoio c è il calcare su cui si forma un biofilm che assorbe il vaccino) L acqua ha colora opalescente perché ci si mette il latte scremato per assorbire le sostanze (no grassi perché potrebbero adsorbire i virus con envelope lipofili). Gli animali devono essere assetati prima e nell acqua non clorata viene aggiunto del vaccino in polvere. Il vaccino nell acqua dura 23 ore, quindi in 2 ore tutti devono bere. Vaccinazione spray: somministrazione di massa di vaccini vivi attenuati. Polverizzazione del vaccino in minute goccioline che verranno a contatto con le mucose respiratorie. Si può fare in allevamento ma anche in incubatoio, viene indicata soprattutto per i virus respiratori.

5 Se si fa in allevamento un operatore cammina per il capannone e nebulizza lo spray, ma attenzione alle condizioni ambientali: se si fa vicino alle cappe del calore il vaccino si inattiva! In funzione delle dimensioni delle gocce emesse si distinguono: Nebulizzazione o coarse spray : con gocce comprese fra i micron. Sono gocce grosse, si fermano alle prime vie respiratorie e vanno benissimo per animali giovani, che altrimenti avrebbero reazioni vaccinali. Atomizzazione o fine spray : con gocce comprese fra i 1550 micron, indicato esclusivamente per le vaccinazioni di richiamo perché il vanno molto in profondità (sarebbe pericoloso iniettare un virus così in profondità in un organismo non ancora immunizzato). Si bagna anche il piumaggio così si ha l assunzione anche per via orale (quando lo si fa nebulizzare in parte lo respirano e in parte lo becchettano). La vaccinazione di massa è molto più comoda. VACCINAZIONE INDIVIDUALE: necessita che la dose vaccinale venga somministrata ad ogni singolo soggetto. E l unico modo per vaccinare con vaccini inattivati e con alcuni vaccini vivi. Tecniche individuali: Vaccinazione oculo nasale: somministrazione di vaccini vivi attenuati. Può essere applicata fin dal 1 giorno di vita garantendo una somministrazione accurata agli animali sia come prima vaccinazione che come richiamo. La goccia è colorata per consentire all operatore di vedere dove cade: si mette una goccia nell occhio e una nel naso. Vaccinazione per immersione del becco: per vaccini con virus vivi attenuati. E simile alla somministrazione per via oculo nasale. E usata per i coccidi. Vaccinazione per puntura alare (difterite, vaiolo): somministrazione del vaccino a virus vivo attenuato contro il difterovaiolo aviare. Usata a volte anche per l immunizzazione contro l encefalomielite aviare e l anemia infettiva. Metodica: si perfora il muscolo alare con una forchettina. E applicato nella membrana alare tra braccio e avambraccio (= patagio). Il tessuto di replicazione del virus inoculato è proprio il sottocute. Nel Tacchino questo tipo di tecnica non va bene perché lui dorme con la testa sotto l ala e il vaccino andrebbe a contatto con gli occhi. In questo animale quindi si scarifica la coscia e si spennella sopra il vaccino. Vaccinazione per iniezione IM o SC: somministrazione di vaccini vivi inattivati. Inoculazione sottocutanea (SC): si fa soprattutto negli animali da carne (boiler e tacchini), così evito granulomi nelle masse muscolari. Si fa nel terzo distale del collo. Inoculazione intramuscolare (IM): viene applicata nel petto o nella coscia su animali da uova o da riproduzione a lunga carriera produttiva. Sono generalmente vaccini bi tri tetravalenti, il che è un vantaggio: somministro più patogeni e ho una lunghissima protezione, fino a fine carriera (1 anno), poi vengono macellati, ma il granuloma si riassorbe. Tipi di siringhe: Siringhe automatiche a regolazione variabile o fissa Siringhe pneumatiche senza ago L importante è che l ago sia cambiato spesso.

6 Se l operatore si punge il dito col vaccino spento deve andare al pronto soccorso perché gli uomini sono molto sensibili agli adiuvanti. Si possono usare anche siringhe doppie per inoculare anche 2 tipi di vaccino. Vaccino per la Malattia di Marek: malattia linfoplasmocitaria virale, in Italia questo vaccino si fa su tutti i soggetti con vaccino vivo, somministrato a 1 gg di età in incubatoio. Inoculazione SC nel collo o IM nella gamba, oppure in ovo. Vaccinazione in ovo: tecnologia usata negli incubatoi per i pulcini da carne nata negli USA ma oggi utilizzata anche in Italia. Permette di vaccinare gli embrioni al 18 giorno di incubazione (momento in cui le uova passano dall incubatoio alla camera di schiusa dopo la speratura). In Italia si usa per la Malattia di Marek e per la Malattia di Gumboro. L impianto consente la vaccinazione in serie delle uova con un forte risparmio sulla manodopera. Vantaggi: Economico L embrione viene a contatto precocemente con l Ag, questo fa sì che se l animale tornerà in contatto con l Ag svilupperò l immunità molto rapidamente. Svantaggio: i vaccini possono essere letali per l embrione. L ago penetra nella spalla dell embrione. C è un primo ago, grosso, che penetra il guscio a livello di polo ottuso da cui mi esce un secondo ago, più sottile, che è quello che inietta veramente il vaccino. Vaccinazione in incubatoio con robot: nelle grandi aziende hanno messo a punto sistemi di vaccinazione automatica. Il pulcino passa con la testa in un robot e la macchina gli fa cadere una goccia di vaccino nell occhio (è un vaccino oculonasale). SCHEMA E PROGRAMMI VACCINALI E il programma che prevede quali, come e quando le vaccinazioni vengono applicate durante il ciclo. Dipendono da: Specie: ciascuna specie ha una diversa sensibilità, es. il vaccino per la Malattia di Marek va bene nel pollo. Indirizzo produttivo (durata dell immunità): es. gli allevamenti di selvaggina, che fanno un prodotto molto pregiato e costoso, tendono a vaccinare per tutto, anche per cose non indispensabili. Immunità materna (fenomeno di blanketing) Situazione sanitaria dell area geografica (cioè che pressione infettiva c è. Le vaccinazioni vanno fatte solo se c è un reale bisogno). Note generali sugli schemi vaccinali: Intervallo fra due vivi > almeno 3 settimane (effetto booster > amplificazione del sistema immunitario). Intervallo fra due spenti > almeno 4 settimane. I vaccini vivi maggiormente attenuati devono precedere i meno attenuati (Priming): per es. per la profilassi della malattia di Newcastle esistono diversi vaccini e al pulcino più giovane si deve dare quello con la minore patogenicità residua. I vaccini vivi di norma precedono gli spenti, che completano sviluppando l immunità umorale. A volte associati in incubatoio (es. Malattia di Newcastle).

7 MALATTIA DI NEWCASTLE (ND) o PSEUDOPESTE AVIARE Colpisce pollo, tacchino e colombo, le anatre e le oche sono il serbatoio. E un infezione virale altamente contagiosa e causa di grave patologia, anche mortale. E nell ex lista A dell OIE (Office International des Epizoties) e rientra fra le malattie più gravi. Il controllo di questa malattia è regolamentato da una normativa comunitaria e nazionale: Direttiva 92/66/CEE Dpr 15 Novembre 1996 n 657. STORIA La malattia è stata importata dall Indonesia grazie al traffico di animali vivi usati come scorte alimentari per i marinai. Nel 1927 c è stata la prima segnalazione da Doyle (contea di Newcastle Upon Tyne, UK). Questa malattia si è poi diffusa via terra in tutto il mondo e nel giro di 15 anni fa la sua comparsa anche in Italia (1940). Dal 1940 in Italia ci sono stati focolai ricorrenti di cui l ultimo in data AGENTE EZIOLOGICO Fam. Paramyxoviridae Gen. Avulavirus. Esistono 9 sierotipi di cui solo il 1 (Avian Paramyxovirus1 o PMV1) è responsabile della malattia di Newcastle, gli altri danno forme respiratorie in altre specie. E un virus a RNAss, ( nucleotidi) pleomorfo con envelope e nucleocapside. Vi sono 6 geni che codificano per 7 proteine: Glicoproteina HN: permette l aggancio ai recettori della cellula (H) e il rilascio dopo la moltiplicazione virale (N). Ha attività emoagglutinante per i GR di pollo e neuraminidasica. E importante per la diagnosi di laboratorio > HA e inibizione dell HA. Proteina F: è una proteina di fusione. Permette la fusione con la membrana della cellula e quindi l entrata del virus nella cellula. E la chiave per interpretare le diverse patogenicità presentate da questo virus. NB: la proteina F non è una caratteristica peculiare dei paramyxovirus, ce l ha anche il virus della peste bovina e del cimurro!! Proteina M di matrice: dà aggancio ad altre proteine che si proiettano al di fuori dell envelope. Ha un ruolo nell assemblaggio dei diversi componenti del virus. Proteine P ed L: molto importanti per la replicazione virale. Proteina NP del nucleo capside: il nucleo capside ha simmetria elicoidale e aspetto a spina di pesce. Esiste un UNICO SIEROTIPO (PMV1). Sono tuttavia presenti fra i vari virus differenze antigeniche evidenziabili con Ab monoclonali > DIVERSI PATOTIPI. I patotipi sono gruppi con diverse virulenze e diverse forme cliniche. Vengono classificati in base alla tempistica con cui provocano mortalità nelle uova embrionate di pollo SPF (inoculate dalla cavità allantoidea): LENTOGENI (> 90 ore) MESOGENI (61 90 ore) VELOGENI (< 60 ore) > sono i più patogeni. Le ore indicano il tempo medio di morte o MDT. Questo però nell embrione.e nell adulto? Classificazione dei patotipi di PMV1 in base alla forma clinica riprodotta in condizioni sperimentali: Velogeni viscerotropi: danno malattia acuta con lesioni emorragico necrotiche nell intestino (UE e Italia). Danno anche sintomi nervosi e respiratori. Sono quelli diffusi in Europa. Velogeni neurotropi: forma acuta respiratoria e nervosa (USA Pneumoencefalite). Mesogeni: sintomatologia respiratoria, a volte nervosa bassa mortalità (dipende dalle complicazioni virali/ batteriche). Lentogeni respiratori: forma respiratoria lieve o inapparente.

8 Enterici asintomatici: infezione enterica asintomatica. Si tratta di virus che hanno come prima sede di replicazione l intestino e non danno alcun sintomo. Gli ultimi 3 si trovano solo in Asia e vengono usati come vaccini vivi. PATOGENESI Penetrazione per via RESPIRATORIA o DIGERENTE. Nel caso dei ceppi LENTOGENI ho forme LOCALIZZATE: il NDV invade le cellule della mucosa respiratoria e digerente e si replica solo localmente. La glicoproteina HN permette l aggancio ai recettori della cellula e il rilascio dopo la moltiplicazione virale. Nel caso di ceppi VELOGENI ho forme SISTEMICHE: il virus invade prima digerente e respiratorio, poi va in circolo. Basi molecolari della patogenicità: La patogenicità dei ceppi di PMV1 è legata alla struttura della proteina F. La proteina F permette la penetrazione nella cellula mediante fusione dell envelope del virus con la membrana cellulare e permette inoltre la fusione di cellule contigue, il che consente al virus di passare da una cellula all altra senza subire l attacco degli Ab. La proteina F viene prodotta come precursore F0, costituito da due porzioni (F1 ed F2) legate da un sito di clivaggio da un ponte disolfuro. Per l attivazione dev essere tagliato il sito di clivaggio e le due porzioni restano attaccate con ponti disolfuro. Mediante CLIVAGGIO operato dalle proteasi della cellula ospite dà origine ad F1 ed F2. Il clivaggio è essenziale per la produzione di particelle virali infettanti. Se questo non si verifica, l infezione abortisce. Tutta la differenza nelle diverse patogenicità sta nel sito di clivaggio: Lentogeni: F1 con LEUCINA, F2 con LISINA Velogeni: F1 con FENILALANINA e F2 con ARGININA. Nei ceppi ad elevata patogenicità prima del sito di clivaggio c è un doppio (se non multiplo) aa basico, mentre i ceppi lentogeni hanno un singolo aa basico. Queste differenze nel sito di clivaggio dipendono dalla proteasi usata dal virus. I ceppi velogeni usano proteasi ubiquitarie. I ceppi lentogeni usano solo proteasi Tripsinalike, che sono presenti soltanto nelle cellule del respiratorio e del digerente. Il clivaggio può essere operato da diverse proteasi presenti nell ospite, ma non tutte le proteasi sono in grado di scindere il precursore F0 nelle due sub unità F1 ed F2. Tale capacità dipende dal tipo di aa presenti nelle porzioni comprese fra 113 e 116 e in posizione 117. In particolar modo si è visto che tutti i ceppi virulenti possiedono: Una coppia di aa basici (arginina arginina o lisina arginina) in posizione 115 e 116, che rappresenta il terminale carbossilico della sub unità F2; Almeno un altro aa basico (arginina) in posizione 113; La fenilalnina in posizione 117. I ceppi a bassa virulenza o virulenti hanno 1 solo aa basico al terminale carbossilico della sub unità F2 e la leucina in posizione 117, che è il terminale aminico della sub unità F1. EPIDEMIOLOGIA Ospiti: Oltre 241 specie di uccelli sensibili. Pollo, tacchino e piccione sono fra le specie più sensibili. Anatre, uccelli acquatici e oche sembrano essere più resistenti, infatti non manifestano la forma clinica > sono il serbatoio.

9 E una zoonosi minore: nell uomo dà congiuntivite. Trasmissione: Orizzontale: secrezioni respiratorie e feci (acqua e mangimi contaminati). Verticale: dimostrata ma discussa perché il virus uccide l embrione. Però la trasmissione si è avuta in soggetti vaccinati. Riguarda solo virus ad alta patogenicità che colpiscono anche l ovaio, quindi sono interessate le galline riproduttrici non vaccinate. Grazie alla resistenza del virus la trasmissione verticale si può avere anche con contaminazione del guscio con feci infette perché il virus è super resistente. Bisogna fare attenzione perché se la trasmissione avviene in questo modo può sembrare congenita. Pur essendo rapidamente inattivato dai disinfettanti perché ha l envelope, il virus è piuttosto resistente. Resiste infatti a: Essiccamento, variazioni di ph T ambientali di per 1 mese T di refrigerazione per più di 4 mesi Congelamento per più di 6 mesi. Modalità di diffusione di NDV: Movimenti di uccelli vivi: selvatici, esotici, pollame allevato Es: piccione: se il suo ceppo PP1 fa più passaggi può infettare il pollo con forme gravi. Es: I fagiani da ripopolazione sono vaccinati,non mostrano segni clinici, ma il vaccino non previene né l infezione né l escrezione del virus anche ad alta patogenicità. Es: Le anatre migratrici sono il serbatoio. Movimenti uova da cova Movimenti del personale o delle attrezzature > è resistente nell ambiente! Attenzione alle gabbie per il trasporto degli animali al macello. Movimenti prodotti avicoli (comprese le feci): es. dopo l influenza aviare non avevamo più ovaiole, per cui abbiamo importato uova sporche di feci infette > nuovi focolai di ND. QUADRO CLINICO Variabile per: Patotipo (velogeno, lentogeno) Specie ospite: il pollo e il tacchino sono più sensibili, l anatra è più resistente. Età (i giovani sono più sensibili) Stato immunitario: condiziona la gravità dei sintomi. Per questa malattia si vaccina. Negli animali vaccinati si osservano solo forme neurologiche transitorie. Complicanze dovute ad altri microrganismi (solo per mesogeni e lentogeni). CEPPI VELOGENI: Forma acuta o iperacuta: Periodo medio di incubazione: 25 gg Morte nel giro di 24 ore (max 45 gg) nei soggetti non immuni Mortalità anche del 100%. L infezione è sistemica e ho: Depressione del sensorio (tendenza a rimanere immobili con palpebre semi chiuse, penne arruffate) Edema della testa ed emorragie petecchiali sulla cute

10 Diarrea verdastra (questi sintomi gastroenterici compaiono dopo 45 gg) Sintomatologia respiratoria (scolo nasale, tosse, rantoli, starnuti) Colorito cianotico perché è un virus che causa vasculite Essudato a livello oculare Alla fine alcuni soggetti presentano sintomatologia nervosa, sono quelli più resistenti che sono sopravvissuti al focolaio (infatti l ultimo distretto che il virus raggiunge è il SNC). Forma subacuta nervosa: le forme nervose si possono vedere prima della morte dell animale oppure alla fine di un focolaio. Tremori Movimenti di antero pulsione della testa Torcicollo, opistotono > è molto caratteristico Convulsioni tonico cloniche se stimolati Movimenti di maneggio Paralisi progressiva di ali e zampe finchè non sta più in piedi (decubito laterale). Ceppi velogeni nelle ovaiole e nei riproduttori: Totale o brusco calo dell ovodeposizione ( 90% 40%) Uova con guscio depigmentato, sottile, rugoso o mancante ( uovo in panna ) Albume acquoso Recupero dopo 34 settimane E però da notare che non dà alterazioni di forma dell uovo, ma del guscio. Nei gruppi vaccinati il calo dell ovodeposizione può essere l unico sintomo, insieme a sintomi neurologici transitori. Nei gruppi vaccinati l entrata in allevamento di un ceppo altamente patogeno dà solo il calo della deposizione e alterazione del guscio. Lesioni anatomo patologiche dei ceppi velogeni viscerotropi: Edema della testa Congiuntivite con essudato purulento Emorragie petecchiali di cresta e bargigli (le petecchie emorragiche sono a causa della vasculite) Carcassa disidratata (smettono di bere) Edema sottocutaneo Lesioni emorragico necrotiche all apparato digerente: Pro ventricolo: lesioni emorragiche Intestino: lesioni emorragico necrotiche localizzate nella parete a livello degli aggregati linfatici sottomucosi : placche del Peyer e tonsille cecali. Tonsille ciecali con lesioni necrotico emorragiche. Contenuto intestinale verdastro oppure intestino vuoto con parete iperemica. Lesioni istologiche al cervello: encefalo mielite non purulenta Lesioni emorragiche ai visceri Milza e borsa di Fabrizio congesti, emorragici Lesioni all apparato respiratorio: Tracheite emorragica con materiale caseoso o catarrale Polmonite atelectasica Ovaiole e riproduttori: Regressione ovarica: follicoli piccoli, flosci, si rompono facilmente (se il follicolo si rompe ne consegue una peritonite ovarica). Ho atresia e riassorbimento del materiale vitellino. Ovarite emorragica CEPPI MESOGENI Quadro clinico: Forme respiratorie

11 La mortalità in genere è bassa se il focolaio non è complicato A volte forme nervose Nelle ovaiole e riproduttori si ha calo della deposizione CEPPI LENTOGENI Forme respiratorie Solo nei giovani La mortalità in genere è bassa se il focolaio non è complicato Vengono usati come vaccini MALATTIA DI NEWCASTLE NEL COLOMBO E endemica nel colombo. Ceppo mesogeno diverso da quello del pollo (Ab monoclonali) > Pigeon paramyxovirus. Dà solo forma enterica e nervosa, no forma respiratoria: Diarrea verdastra Sintomatologia nervosa: depressione, paresi/ paralisi delle zampe e delle ali, torcicollo, tremori e movimenti di maneggio. DIAGNOSI Sintomatologia clinica e lesioni anatomo patologiche. Ma per questa malattia è necessaria la DIAGNOSI DIRETTA: isolamento virale e valutazione della patogenicità del ceppo. DPR 15 Novembre 1996 n 657: regolamento per l attuazione della direttiva 92/66/CEE che prevede misure comunitarie contro la Malattia di Newcastle. Si applicano misure di polizia veterinaria solo in caso di focolaio di ND nella cui definizione rientrano le infezione da APMV1 con ICPI> 0,7. Contiene: Definizione di Malattia di Newcastle : infezione da PMV1 con ICPI (Indice di patogenicità intracerebrale) > di 0,7. Indicazioni sulla diagnosi di laboratorio. Campioni diagnostici: da soggetti moribondi o morti recentemente. I campioni vengono prelevati dal loro apparato respiratorio o digerente> tamponi orofaringei, rinofaringei, tracheali o cloacali. Si possono fare campioni di organi: trachea, polmoni, intestino con contenuto intestinale, duodeno + pancreas, tonsille cecali, fegato, milza, cervello, cuore. Protocollo da seguire per la diagnosi di laboratorio: vd schema Esami di laboratorio sul liquido allantoideo: HA: si evidenzia la capacità del virus di agglutinare GR di pollo. Questa proprietà però è espressa da altri virus e batteri. HI: inibizione dell emoagglutinazione. Uso di antisieri policlonali specifici nei confronti di APMV1 e dei principali virus emoagglutinanti responsabili di malattie del pollame. INDICE DI PATOGENICITA INTRACEREBRALE (ICPI) Previsto per la tipizzazione dal DPR 657/96. Inoculazione intracerebrale del virus in 10 pulcini SPF (Specific pathogen free) di 1 giorno.

12 Osservazione per 8 gg ogni 24 ore Calcolo dell indice Codice: da 0 a 2 ( 0 > normale; 1 > malato; 2> morto). Un ICPI prossimo a 2 indica ceppi ad elevata patogenicità, se invece ICPI è prossimo a 0 indica ceppi a bassa patogenicità. Secondo la legge la malattia di Newcastle è un infezione da PMV1 con ICPI > 0,7. Es. di calcolo dell ICPI: 1 gg 2 3 gg 4 gg 5 gg 6 gg 7 gg 8 gg Totale gg NORMALI MALATI MORTI Normali: totale x 0 = 41 x 0 = 0 Malati: totale x 1 = 10 x 1 = 10 Morti: totale x 2= 29 x 2 = = : n di osservazioni > 68: 80 = 0,85 > è infezione perché è > 0,7. INDICE DI PATOGENICITA ENDOVENOSA (IVPI) Inoculazione di 10 polli di 6 settimane Osservazione per 10 gg per sintomi clinici L indice va da 0 a 3 ( 0 > normale; 1 > malato; 2 > segni clinici ; 3> morto). TEMPO MEDIO DI MORTE (MDT) Inoculazione in uova embrionale SPF: Velogeni < 60 ore Mesogeni: ore Lentogeni > 90 ore F clivaggio: isolamento del virus nella cui sequenza aa del gene F a livello del sito di clivaggio siano presenti almeno 3 aa basici (arginina e lisina) tra i residui 113 e 116 e l aa fenilalanina in posizione 117. Isolamento su colture cellulari: i ceppi velogeni formano placche, effetto citopatico tipico, visibile a occhio nudo senza l aggiunta di tripsina o DEA o Sali di Mg. Microscopia elettronica, immunofluorescenza, immunoperossidasi: per identificare il virus direttamente dai tessuti infetti. Pcr: preceduta da retrotrascrizione dell RNA a DNA (RT). Quando eseguita a livello della porzione del genoma che codifica per il sito di clivaggio di F0, permette di identificare il patotipo. Limiti: Presenza di inibitori in alcuni campioni (feci) con possibilità di falsi Possibili crosscontaminazione in laboratorio, quindi falsi + Possibilità di non identificare nuovi ceppi virali data la specificità del primer

13 RTPcr: riduce ulteriormente i tempi di diagnosi e il rischio di crosscontaminazione in laboratorio. DIAGNOSI INDIRETTA: sierologia. E una tecnica di supporto alla diagnosi. Non solo devo vedere gli Ab, ma anche un movimento anticorpale. Si usa soprattutto per verificare lo stato immunitario dopo la vaccinazione. Prevede tre tecniche: Inibizione dell emoagglutinazione (HI) Virus neutralizzazione su colture cellulari ELISA: metodica molto rapida che permette di analizzare molti sieri in contemporanea.. L IZS di referenza per queste malattie è Padova. CONTROLLO DELLA ND: REGOLAMENTO E DENUNCIA DPR n 657 del 15 Novembre 1996: regolamento per l attuazione della Direttiva 92/66/CEE che prevede misure comunitarie contro la Malattia di Newcastle. Denuncia obbligatoria Abbattimento e distruzione > stamping out Zona di protezione (3 Km) e zona di sorveglianza (10 Km) Vaccinazione obbligatoria (è l unica malattia la cui vaccinazione è obbligatoria per legge, però non è coerente con la volontà di eradicazione). Per il controllo della malattia: Profilassi diretta > Biosicurezza: la profilassi diretta è molto importante, si fa il Tp/Tv, controlli. Profilassi indiretta > Profilassi vaccinale PROFILASSI VACCINALE Da un punto di vista teorico la vaccinazione nei riguardi di APMV1 dovrebbe impedire l instaurarsi dell infezione. In pratica essa protegge gli animali principalmente dalle forme cliniche, mentre la replicazione e l eliminazione virale avvengono ugualmente, anche se a livelli ridotti. Quindi in nessun caso la vaccinazione può essere considerata un alternativa alla profilassi diretta. Tipi di vaccini: VIVI > propagati su uova embrionate. Possono essere allestiti sia con ceppi lentogeni che mesogeni, selezionati in base alla loro capacità di diffusione e al loro potere immunogeno. Anche fra i lentogeni esiste un range di virulenza e in linea di massima la risposta immunitaria stimolata è proporzionale alla patogenicità Vivi lentogeni: patogenicità ridotta ma non del tutto apatogeni. Sono gli unici permessi in Europa, dove esiste la direttiva 93/153/EEC che vieta l impiego di vaccini allestiti con virus il cui ICPI sia > 0,4. Hitchner B1, La Sota, Clone 30 (tropismo per le vie respiratorie: possono dare leggere forme respiratorie, reazioni vaccinali ). Il La Sota è leggermente più patogeno rispetto a Hitchner B1 o agli enterotropi, infatti la sua somministrazione è seguita da una lieve sintomatologia respiratoria ed è in grado di generare un effetto booster più marcato. Diffonde più rapidamente nel gruppo, vantaggio non trascurabile in caso di pericolo immediato. Il Clone 30 deriva dal ceppo La Sota di cui conserva l immunogenicità, associata a una minore patogenicità. Ceppi enterogeni: NDV 6/10, V4 (i ceppi enterogeni sono asintomatici, non danno reazioni vaccinali). Vivi mesogeni: Komarov, Roakin, Mukteswar X Non ammessi in europa!!!!

14 Sono usati per allestire vaccini vivi nei paesi in via di sviluppo, in Africa, Medio oriente e Sudest asiatico, dove circolano in forma endemica virus ad elevata patogenicità. Dato il loro ICPI (circa 1,4), questi vaccini sono vietati in Europa. Sono inadatti ad animali totalmente scoperti dal punto di vista immunitario e che non hanno superato il 2 mese d età. La loro somministrazione va preceduta da vaccinazione con ceppi lentogeni. Decisione della Comunità Europea 93/ 152/ CEE Prevede che i vaccini vivi siano prodotti con ceppi con ICPI non superiore a 0,4, quindi solo i lentogeni sono ammessi. Prevede che i vaccini inattivati siano prodotti con ceppi con ICPI non superiore a 0,7. METODI DI SOMMINISTRAZIONE Vaccini vivi: Spray in incubatoio a grosse gocce, aerosol Oculo nasale Acqua da bere Vaccini spenti:vengono preparati impiegando stipiti virali dotati di un alto potenziale di crescita su uova embrionate (come il ceppo lentogeno Ulster 2c), in grado cioè di fornire elevate quantità di Ag visto che essi non replicano nell ospite. Anche per questi la legislazione impone dei limiti, ammettendo solo l impiego di ceppi il cui ICPI sia < 0,7. La somministrazione è individuale. Via parenterale (IM o SC) L efficacia degli interventi immunoprofilattici è influenzata da molteplici fattori. Per superare l ostacolo è opportuno prevedere una vaccinazione spray in incubatoio, questo si fa per stimolare una buona immunità locale e cellulo mediata che garantirà un livello di protezione accettabile nelle prime 3 settimane di vita. Richiamo: Vaccini vivi > almeno 3 setitmane Vaccini spenti > 4 settimane Rispetto all impiego dei soli vaccini vivi, ci sono piani più efficaci che prevedono anche l uso del vaccino inattivato > inducono un livello di Ab circolanti più elevati e minor % di soggetti sieronegativi. I vaccini vivi stimolano l immunità locale, quelli inattivati stimolano l immunità umorale ( che è protettiva nei confronti della malattia, serve inoltre a limitare intensità e durata dell eliminazione virale a seguito dell infezione). Per avere una copertura adeguata sarà quindi necessario abbinare le due vaccinazioni. Il programma vaccinale di ovaiole, riproduttori e boiler prevede minimo 2 vaccini vivi e 2 vaccini spenti. Sono particolarmente importanti le vaccinazioni col vaccino inattivato nei soggetti a vita lunga. Il titolo anticorpale dev essere tenuto alto fino alla deposizione. Quindi si fa la somministrazione contemporanea di vaccino vivo e inattivato in incubatoio, in questo modo il vaccino vivo stimola una risposta immunitaria primaria, mentre inizia il graduale rilascio dell Ag da parte del vaccino inattivato, che agisce come una dose booster inducendo elevati titoli anticorpali già a 4 settimane. Per gli animali destinati alla riproduzione o alla produzione di uova da consumo è necessario ripetere gli interventi vaccinali per conferire un immunità più duratura nel tempo. L immunità materna può interferire col vaccino e protegge dalla malattia ma non dall infezione. I vaccini vivi vanno somministrati nei primi giorni di vita perché danno immunità locale (non c è fenomeno di blanketing), mentre i vaccini spenti andranno somministrati dopo 3 settimane perché è necessario aspettare il calo dell immunità trasmessa dalla madre. Se si vuole risparmiare si fanno assieme in incubatoio, ma non ha la stessa efficacia.

15 Nell ultimo decennio, a seguito dell epidemia del 200 e dell intensificarsi del rischio di focolai, la profilassi vaccinale in Italia è stata resa obbligatoria dal Ministero della Salute, secondo programmi minimi di interventi vaccinali, diversificati per specie avicola e indirizzo produttivo. DIFTEROVAIOLO AVIARE Malattia infettiva dei volatili in genere a lenta evoluzione, universalmente diffusa, descritta in tutte le specie domestiche e nella maggior parte di quelle selvatiche, indipendentemente dalla razza, dall età e dal sesso. E caratterizzata da lesioni cutanee e/o difteriche. E ancora una malattia denunciabile (regolamento di polizia sanitaria del 1954). Colpisce quasi tutte le specie aviari. L incidenza della malattia è variabile in relazione alla zona, alla tipologia di allevamento e alle specie interessate. E maggiormente diffusa nell allevamento rurale rispetto a quello intensivo. Nel Tacchino e nel Pollo l applicazione metodica di efficaci piani vaccinali ha comportato una riduzione dell incidenza dell infezione, mentre continua a rimanere un problema nel piccione e nel canarino. E caratterizzata da: Forma cutanea o vaiolosa: benigna. Peculiare il riscontro di lesioni papulo crostose visibili prevalentemente nelle parti prive di penne. Forma difterica: può portare a morte. Caratterizzata dalla presenza di pseudomembrane crupali a livello di cavo orale, delle prime vie respiratorie e digerenti. EZIOLOGIA Fam. Poxviridae Gen. Avipoxvirus E un virus a DNA molto grande: 350 x 250 x 200 nm. Codifica per almeno 30 proteine strutturali + quelle non strutturali. Presenta una forma peculiare a mattone con core biconcavo, atto ad ospitare i corpi laterali. Presenta delle formazioni tubulari sulla superficie. EPIDEMIOLOGIA E stato isolato da almeno 60 specie di uccelli appartenenti a 20 famiglie diverse (ampio spettro, verosimilmente sono sensibili tutti gli uccelli). Vi sono diversi ceppi, a seconda della specie, e danno cross reazioni: Pollo Tacchino Piccione Canarino Quaglia Pappagallo Da quando si pratica l allevamento intensivo la malattia è tenuta sotto controllo. I diversi ceppi sono distinguibili dal punto di vista immunologico (alcuni danno cross reazioni, cioè alcuni ceppi vaccinali per una specie danno protezione anche in altre specie) e per patogenicità di specie. La malattia è molto rilevante e grave in piccione e canarino. Il virus è resistente alla luce, al calore, all essiccamento per 715 mesi (si localizza nelle cellule desquamate della cute, soprattutto se il virus è protetto dalle croste che si staccano nella forma vaiolosa). Sono importanti le condizioni igieniche dell allevamento, quelle climatiche, la resistenza dell ospite (è per quello che oggi, con l allevamento intensivo, più igienico, la prevalenza di questa malattia è diminuita). Il virus è trasmesso da insetti ematofagi (zanzare o acari Dermanissus ) o penetra attraverso soluzioni di continuo. Classicamente ha andamento stagionale autunno inverno (quando gli animali vengono chiusi nelle stalle).

16 PATOGENESI Il virus penetra nella cute grazie a soluzioni di continuo, insetti ematofagi o congiuntiva. Si diffonde per contiguità nelle cellule cutanee. 1 replicazione locale: moltiplicazione a livello di cellule dello strato malpighiano dell epidermide. Nel sito di ingresso si forma un nodulo primario. Viremia. Il virus va a localizzarsi in organi interni: fegato, milza, polmoni, reni. Poi tramite i leucociti che lo fagocitano, viene trasferito per via ematogena nelle sedi di elezioni definitive: cute e mucose, dove produce le classiche lesioni. Ri localizzazione a livello cutaneo e mucosale > forma clinica. (Se per es. penetra attraverso la congiuntiva, tramite i dotti lacrimali raggiunge le vie respiratorie superiori dove produce le caratteristiche lesioni difteriche) Eliminazione del virus con la desquamazione delle croste ed essudato nell ambiente. La forma cutanea si evidenzia soprattutto nelle zone glabre, però si forma grave anche in altre zone. Il decorso del difterovaiolo nei casi non complicati è di circa 3 settimane, mentre negli episodi più gravi può raggiungere la durata di 68 settimane. In ogni caso, data la lenta progressione dell infezione, i focolai possono rimanere attivi per oltre 23 mesi. Mortalità e morbilità sono tendenzialmente basse, ma nelle forme complicate la mortalità può arrivare al 50%. FORME CLINICHE Periodo di incubazione: 4 10 gg Forma cutanea vaiolosa Forma difterica (mucose) Forma infiammatoria catarrale o oculo nasale o Corizza vaiolosa (rara, è una forma respiratoria): è caratterizzata da infiammazione catarrale delle prime vie respiratorie, in particolare rinite a cui può essere associata congiuntivite. Forma iperacuta generalizzata fulminante nel canarino (malattia di Kikut): caratterizzata da un marcato stato di prostrazione e da morte improvvisa (il virus replica a livello polmonare). La mortalità può raggiungere l %. Forma vaiolosa cutanea: formazione in 56 gg di papule a localizzazione epidermica di colore giallo biancastro, di aspetto nodulare, con tendenza delle lesioni a confluire. Nel giro di 12 settimane aloni iperemici di origine infiammatoria circoscrivono l area interessata, e si ha formazione di croste brunastre che cadono naturalmente, lasciando una cicatrice appena visibile. Iperplasia dell epidermide con formazioni nodulari che evolvono in formazioni crostose. Nella cute il virus causa degenerazione idropica/ palloniforme > papule (formazioni chiare e rossastre) e croste (che si seccano e si staccano). Attenzione però ad infezioni secondarie da Streptococchi e Pseudomonas. Dove si formano le croste? Cresta, bargigli, commessura becco, palpebre, zampe e piedi (aree non coperte da penne)

17 A volte: cloaca e superficie interna delle ali o tutta la superficie corporea Calo assunzione di cibo, accrescimento e deposizione (tutti i parametri zootecnici sono diminuiti). Le lesioni oculari possono in alcuni casi, specialmente nel tacchino, provocare una cecità a carattere reversibile per adesione delle palpebre, con conseguente difficoltà a raggiungere mangiatoie e abbeveratoi. Decorso piuttosto lungo (guarigione in 3 4 settimane) andamento in genere benigno (in assenza di complicanze batteriche). E una malattia tipicamente cronica sia nel singolo che nel gruppo (il gruppo può restare malato 2 o 3 mesi) > si può fare una vaccinazione d urgenza. Forma difterica: Spesso associata alla forma cutanea. Difficoltà respiratorie e mortalità elevata. Lesioni difteriche: pseudomembrane di natura fibrino caseosa di varia grandezza a carico delle mucose della cavità orale, laringe e trachea. Queste lesioni sono originate da piccoli noduli biancastri confluenti > placche necrotiche. Sono membrane difteroidi, se si staccano lasciano una lesione ulcerosa che sanguina; le membrane difteriche tuttavia sono difficili da staccare (DD con laringotracheite che ha pseudomembrane, facilmente staccabili). Queste lesioni poi ostruiscono anche le vie respiratorie e causano difficoltà nella deglutizione. Corizza vaiolosa: Processo infiammatorio catarrale delle prime vie respiratorie. Congiuntivite Sinusite con essudato simil caseoso Forma generalizzata fulminante o Malattia di Kikut: E detta anche polmonite fulminante. Colpisce il canarino, che quindi si deve vaccinare. Il virus non si ferma alla trachea, va nei bronchi e nel parenchima polmonare > polmonite. Dà una forma generalizzata rapidamente mortale. DIAGNOSI La malattia è facilmente diagnosticabile sia nella forma cutanea che nella forma difterica per la presenza di lesioni molto caratteristiche. Nei casi dubbi si ricorre alla conferma con: Esame istologico delle lesioni: permette di mettere in evidenza i tipici inclusi citoplasmatici nelle cellule epiteliali della cute e delle mucose detti corpi di Rivolta Bollinger (eosinofili o intracitoplasmatici) + degenerazione palloniforme delle cellule epiteliali dello strato malpighiano Isolamento su uova embrionate di pollo di 9 12 gg di età, inoculate nella membrana corion allantoidea dove in 57 gg si sviluppano le tipiche lesioni vaiolose > identificazione del virus tramite IF o immunoperossidasi. Esame alla microscopia elettronica che consente di mettere in evidenza direttamente il virus dalle lesioni, è riconoscibile dalla particolare morfologia. Isolamento del virus su CAM Pocks sulla membrana corionallantoidea (come per la laringotracheite e come per i Reovirus).

18 Il materiale da iniettare è cutaneo se ho la forma vaiolosa, sono invece membrane difteriche nella forma difterica. (conferma con esame istologico o ME). PCR, che può essere utilizzata per distinguere ceppi di campo da ceppi vaccinali. DIAGNOSI DIFFERENZIALI Laringotracheite infettiva: in questo caso l esame istologico risulta discriminante in quanto mette in evidenza la presenza di inclusi nucleari e sincizi. Carenza di vitamina A Stomatiti micotiche Tricomoniasi del piccione CONTROLLO Il Poxvirus può persistere a lungo nell ambiente tramite croste e pulviscolo, pertanto la profilassi diretta basata su controllo delle condizioni ambientali, disinfezioni e disinfestazioni periodiche e sull igiene ambientale (Tp/Tv) è di grande aiuto, ma da sola non è in grado di evitare la comparsa della malattia. VACCINAZIONE Negli anni 80 c è stata una moria di uccelli per l utilizzo di vaccini non bene attenuati. Oggi la vaccinazione viene fatta con vaccini vivi attenuati con ceppi proveniente da specie diverse: CEPPO POLLO (per pollo e tacchino): Attenuato su uova embrionate, possiede una certa patogenicità residua, per cui se usato in maniera impropria può causare quadri di malattia. Viene usato in pollo e tacchino. Attenuato su colture di tessuto, possiede patogenicità residua minore del precedente e si evita la trasmissione di altre infezioni legate all uso di vaccini preparati su uova embrionate. Usato nel pollo. CEPPO CANARINO (per canarino): attenuato su uova di pollo o uova embrionate. Usato nel canarino. CEPPO PICCIONE (per piccione e pollo): attenuato su uova embrionate di pollo. Il virus, pur possedendo una notevole patogenicità residua per il piccione, può essere usto senza rischi nei polli e nei tacchini, sebbene l immunità che ne derivi sia di durata inferiore a quella evocata con ceppi vaccinali omologhi. CEPPO TACCHINO (per il tacchino). Come li inoculo? PUNTURA ALARE o stick method: si usa una frochettina che trafigge la membrana alare. Da non fare nel tacchino perché dorme con la testa sotto l ala e se poi il vaccino va negli occhi può dare dei problemi. BRUSH METHOD: scarificare a livello di coscia e distribuire il vaccino sui follicoli piliferi. Poi controllo: si deve formare una lesione vaiolosa. Chi vaccino? Somministrazione solo in riproduttori e ovaiole. L immunità dev essere di lunga durata, quindi è consigliato il ricorso a due interventi vaccinali: Il 1 con ceppo piccione a 34 settimane Il 2 con ceppo omologo a settimane.

19 I broilers generalmente non sono vacicnati per la brevità del ciclo produttivo. Anche vaccinazione di emergenza: quando vedo lesioni negli animali li vaccino (occhio però a disinfettare la forchetta che uso per vaccinare!!). Nel piccione: adulti di 46 settimane. Problema: la malattia colpisce anche i giovani (20 gg di vita) ma è difficile vaccinare. LARINGOTRACHEITE INFETTIVA Malattia comparsa negli anni 20, in Italia negli anni 80 e riemersa negli ultimi 34 anni. Dà una forma respiratoria, la sede primaria del virus infatti è la laringe + trachea. Il pollo e il fagiano sono le specie target. EZIOLOGIA Fam. Herpesviridae (sottofam. Alphaherpesvirinae) Gen. Iltovirus Gallid Herpesvirus 1 (GaHV1). Virus a DNA, simmetria icosaedrica, dotato di envelope (il quale ha delle proiezioni che permettono l attacco del virus alle cellule). Dimensioni del virione completo: nm. Il virus ha un aspetto a uovo fritto. La replicazione virale avviene nel nucleo della cellula infetta, i virioni si ripiegano a livello nucleare e ci rimangono come corpi inclusi intranucleari eosinofilici. L envelope viene assunto quando il virus esce dalla cellula e prende con sé parte della membrana cellulare. Sierotipo unico. Virulenza variabile da forme lievi a forme molto gravi con mortalità del 3040% con forme di laringotracheite emorragica. EPIDEMIOLOGIA La malattia è presente in tutto il mondo. Specie sensibili: Il pollo è l ospite naturale (boiler e ovaiole) Segnalata anche nel fagiano Sensibile all infezione sperimentale il tacchino Isolato dal pavone. Età: tutte le età, soprattutto dai 3 ai 9 mesi, sintomatologia caratteristica. Trasmissione: Aerogena: tramite secreti/ escreti, goccioline di aerosol. Pollina: resiste alcune settimane (descritti focolai in corrispondenza con la distribuzione di pollina sui terreni) NO trasmissione verticale!! LATENZA: soggetti PORTATORI (è tipico di tutti gli Herpesvirus). Essendo un Herpesvirus ha tropismo per il sistema nervoso e può rimanere fino a 16 mesi nel ganglio del trigemino, il ganglio che assicura l innervazione del tratto respiratorio superiore (il virus vi perviene 47 gg dopo l infezione). 16 mesi è praticamente tutta quanta la carriera di un volatile. Questo cosa significa? Che l animale non si infetterà più, ma che il virus diventa latente e può essere ri escreto a intermittenza per molte settimane > la riattivazione del virus è dovuta a concomitanza con i fattori stressanti (inizio della deposizione, ecc ). I gruppi che ri eliminano in genere non mostrano sintomi, sono soggetti apparentemente sani. Tali soggetti fungono fa fonte imprevista di infezione per i gruppi non infetti.

20 Il virus sopravvive anche al di fuori dell ospite (solo se protetto da materiale organico): in carcasse, muco NB: il virus ri escreto può essere infettante quanto quello iniziale e può causare morte nei polli che non hanno mai avuto contatto con il virus della laringotracheite, anche se non causano malattia nei portatori eliminatori. La ri eliminazione può avvenire anche a seguito del vaccino. Periodo di incubazione: 6 12 gg. Forme clinicamente gravi: Morbilità 95100%; mortalità 1020% (ma anche 70%, dipende dalla virulenza del ceppo) Forme lievi o in apparenti: Morbilità 5%; mortalità 0,1 2%. SINTOMATOLOGIA CLINICA Forme gravi: Gravi dispnea, respirazione a becco aperto e collo allungato (possono anche emettere sibili), tipico atteggiamento da fame d aria Espettorato di muco frammisto a sangue, cercano di eliminarlo con la tosse (l espettorato si trova nella lettiera e sul muro) Calo dell ovodeposizione per lo stress Abbattimento assunzione di acqua Occhio lucido Distribuzione degli animali vicino alle finestre Forme lievi: Congiuntivite Sinusite Infiammazione delle prime vie respiratorie LESIONI ANATOMO PATOLOGICHE Congiuntiviti e sinusiti (forme lievi) Laringite e tracheite con: Essudato catarrale emorragico e coaguli di sangue nel lume Pseudomembrane difteriche se l epitelio sottostante è necrotico (la presenza di membrane tracheali difteroidi fa sì che questa malattia venga messa in DD con il Difterovaiolo aviare, dove però le membrane non si staccano). Quando l essudato caseoso si organizza in laringe lascia un piccolo pertugio per respirare > sibilo. DIAGNOSI Forma acuta: La sintomatologia delle forme gravissime (espettorare sangue) è considerabile patognomonica. Forma lieve: Simile alle altre forme respiratorie > non c è nulla di patognomonico, è indispensabile la diagnosi di laboratorio. Diagnosi di laboratorio:

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