Policy Liquidità. (aggiornata dal CdA il )

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1 Policy Liquidità (aggiornata dal CdA il )

2 Indice 1 Premessa e Definizioni Premessa Definizioni Principi normativi Policy Obiettivi Modello organizzativo Struttura organizzativa Ruoli e responsabilità Processo di gestione della liquidità Definizione degli indirizzi strategici Gestione della liquidità operativa Gestione della liquidità strutturale Controlli e informativa Strumenti di misurazione Liquidità operativa livello di monitoraggio livello di monitoraggio Liquidità strutturale Stress test Struttura dei Limiti Operativi, Indicatori di Attenzione e Soglie di Tolleranza Limiti giornalieri Indicatori di Attenzione mensili e Soglie di Tolleranza Contingency Funding Plan Indicatori di preallarme Indicatori di Crisi Sistemica Indicatori di Crisi Specifica Stato di Allerta Modello Organizzativo Strategie di interventi Stato di Crisi Modello Organizzativo Strategie di interventi Stime di back-up liquidity Sistema di prezzi di trasferimento interno di fondi Flussi Informativi Reportistica, metodologie e metriche Schema di sintesi dei flussi informativi

3 1 Premessa e Definizioni 1.1 Premessa Il presente documento si propone l obiettivo di definire le linee guida per la gestione della liquidità della Banca. La Circolare n. 263/06 della Banca d Italia, così come modificata con il 4 aggiornamento del dicembre 2010 in materia di governo e gestione del rischio di liquidità degli intermediari bancari e coerentemente con quanto stabilito dalla Direttiva 2006/48/CE, dispone alle banche di formalizzare le politiche di governo del rischio di liquidità e di dotarsi di un efficace processo di gestione dello stesso, in coerenza con le caratteristiche, le dimensioni e la complessità delle attività svolte. La Banca d Italia, nella redazione delle citate disposizioni di vigilanza, ha tenuto conto delle regole quantitative previste dal framework prudenziale di Basilea III 1, con il proposito di creare un quadro normativo in grado di includerle una volta che saranno state definitivamente approvate 2. Tale framework ha introdotto due nuovi requisiti minimi per gli intermediari: - Liquidity Coverage ratio (LCR), volto ad assicurare che le banche detengano un ammontare di attività liquide di elevata qualità in grado di coprire, senza ricorrere al mercato, deflussi di cassa attesi su un orizzonte temporale di 30 giorni (calcolati sulla base di uno scenario di stress acuto); - Net Stable Funding ratio (NSFR), diretto a promuovere un rapporto equilibrato fra le fonti di provvista stabili e il corrispondente fabbisogno a medio-lungo termine. L entrata in vigore dei due requisiti è prevista rispettivamente nel 2015 e nel 2018 al termine di una fase di osservazione avviata già nel corso del La documentazione e gli indicatori citati fanno parte delle analisi e degli approfondimenti in corso in merito al costituendo Fondo di Garanzia Istituzionale da parte del relativo gruppo di lavoro promosso da Federcasse. Coerentemente a quanto previsto dalla nuova disciplina prudenziale e tenuto conto delle caratteristiche e delle complessità operative della Banca, il presente documento descrive: un modello organizzativo, nel quale ruoli e responsabilità sono assegnati alle funzioni organizzative coinvolte; le politiche di gestione della liquidità operativa (entro i dodici mesi) e strutturale (oltre i dodici mesi) con l indicazione dei modelli e metriche che possono essere utilizzati per la misurazione, il monitoraggio e il controllo del rischio di liquidità, nonché per l esecuzione di stress test; 1 Basel III: International framework for liquidity risk measurement, standards and monitoring. 2 Banca d Italia (2010), Resoconto della consultazione al 4 aggiornamento della Circolare della Banca d Italia n. 263/06. 3

4 il Contingency Funding Plan (CFP) che prevede, oltre ad una descrizione degli indicatori di supporto all individuazione di possibili situazioni di crisi (che a loro volta possono essere specifici della singola banca o sistemici), dei processi organizzativi ad hoc e degli interventi volti a ristabilire la condizione di normalità della gestione della liquidità. il sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi (FTP). 1.2 Definizioni Si definisce rischio di liquidità la possibilità che la Banca non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell incapacità di reperire nuovi fondi (funding liquidity risk) o di vendere attività sul mercato (asset liquidity risk) per far fronte allo sbilancio da finanziare o che, comunque, sia costretta a sostenere costi molto alti per far fronte ai propri impegni. Nell ambito dei rischi di liquidità si ricomprende quindi anche il rischio di fronteggiare i propri impegni di pagamento a costi non di mercato, ossia sostenendo un elevato costo della provvista ovvero (e talora in modo concomitante) incorrendo in perdite in conto capitale in caso di smobilizzo di attività. Si definisce gestione della liquidità l insieme delle attività e degli strumenti diretti a perseguire l equilibrio di breve e medio/lungo periodo tra i flussi di fondi in entrata e in uscita attraverso il coordinamento delle scadenze. Si definiscono Attività Prontamente Monetizzabili (APM) le disponibilità di cassa e le attività rapidamente convertibili in base monetaria dalla Banca attraverso il loro smobilizzo sul mercato oppure la costituzione delle stesse in garanzia, con particolare riferimento alle operazioni di rifinanziamento messe in atto dalla Banca Centrale Europea. La liquidità è gestita sia in ottica di breve termine (cd. liquidità operativa), sia di medio-lungo termine (cd. liquidità strutturale). L adozione di un diverso orizzonte temporale di analisi risponde alle differenti finalità perseguite attraverso il controllo e la gestione del profilo di liquidità della Banca. Il rischio di liquidità si manifesta nel breve termine e fa riferimento alla situazione in cui la Banca per effetto di un improvvisa tensione di liquidità, determinata da ragioni che riguardano in maniera specifica la Banca stessa o da ragioni sistemiche del mercato, non riesca a far fronte ai propri impegni di pagamento. Tali situazioni possono mettere a rischio la continuità aziendale, degenerando, come estrema conseguenza, in una situazione di insolvibilità della Banca. Il controllo del profilo di medio-lungo termine della Banca, invece, risponde all obiettivo di garantire la gestione ottimale, da un punto di vista strategico, della trasformazione delle scadenze tra raccolta ed impieghi, tramite un adeguato bilanciamento delle scadenze delle poste dell'attivo e del passivo, in modo da prevenire situazioni di crisi di liquidità future. 4

5 Tale controllo è il necessario presupposto alla definizione del funding plan della Banca, il cui obiettivo è quello di evitare che l operatività a medio-lungo termine dia luogo ad eccessivi squilibri da finanziare a breve termine e di garantire, pertanto, adeguati livelli di raccolta a media-lunga scadenza, evitando al contempo il rischio di concentrazione delle fonti di raccolta. 1.3 Principi normativi Le regole per la gestione della liquidità contenute nel presente documento si riferiscono ai principi espressi nei principali documenti di vigilanza internazionale e nazionale (Comitato di Basilea 3, CEBS 4, Banca d Italia 5 ), in particolare: 1. presenza di una policy per la gestione della liquidità approvata dai vertici aziendali e chiaramente comunicata all'interno dell'istituzione; 2. esistenza di un sistema informativo adeguato, di una struttura operativa dedicata che opera all interno di limiti assegnati e di una struttura di controllo autonoma dalla struttura operativa (struttura di business); 3. approccio prudenziale nella stima delle proiezioni dei flussi in entrata ed uscita per tutte le voci patrimoniali, specialmente quelle senza scadenza contrattuale (o con scadenza non significativa); 4. valutazione dell'impatto di diversi scenari (stress test) sui flussi temporali in entrata e uscita; 5. predisposizione di un contingency funding plan, con il quale vengono definite strategie di gestione di eventuali crisi di liquidità e specifiche procedure per il reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza. L'orizzonte temporale ritenuto critico è quello di brevissimo periodo in quanto, nel caso di una crisi di liquidità, la capacità di far fronte ai pagamenti nei primi giorni è determinante per l'evoluzione del rischio di liquidità; tuttavia la gestione delle scadenze su periodi più lunghi è utile per prevenire il futuro formarsi di carenze di liquidità sulle scadenze brevi. 3 Comitato di Basilea, Principles for Sound Liquidity Risk Management and Supervision, giugno Comitato di Basilea, International frame work for liquidity risk measurement, standards and monitoring, dicembre 2009, di seguito Documento BCBS. 4 CEBS, Second part of CEBS s technical advice to the European Commision on liquidity risk management, giugno Banca di Italia, Circolare 263/06. Banca di Italia, Disposizioni in materia di governo e gestione del rischio di liquidità delle Banche dei Gruppi bancari e degli Intermediari finanziari iscritti nell elenco speciale. Documento di Consultazione, giugno

6 2 Policy 2.1 Obiettivi L obiettivo della Banca è di essere in grado di far fronte ai propri impegni di pagamento in ogni momento, indipendentemente dalle situazioni di mercato e nel rispetto della normativa di riferimento. La policy di liquidità si propone, quindi, di definire linee guida e regole interne affinché la Banca possa mantenere e gestire un livello di liquidità adeguato. La presente policy è strutturata su due livelli, tra loro connessi, che rispondono a finalità specifiche: 1. gestione della liquidità operativa (breve termine fino a 12 mesi), con la finalità di garantire la capacità della Banca di far fronte agli impegni di pagamento per cassa, previsti e imprevisti, dei prossimi 12 mesi; 2. gestione della liquidità strutturale (medio/lungo termine oltre 12 mesi), volta a mantenere un adeguato rapporto tra passività complessive e attività a medio/lungo termine finalizzato ad evitare pressioni sulle fonti, attuali e prospettiche, a breve termine. La policy di gestione della liquidità è rivolta a disciplinare le attività di gestione in condizioni normali, mentre il Contingency Funding Plan regola il processo, i ruoli e le responsabilità nel caso di situazioni di crisi di liquidità. La policy di gestione della liquidità si articola in più parti fondamentali: 1. Individuazione di compiti e responsabilità da assegnare alle funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione della liquidità; 2. Definizione dei processi operativi legati allo svolgimento delle attività; 3. Determinazione degli strumenti di misurazione; 4. Definizione di Limiti Operativi, Indicatori di Attenzione e Soglie di Tolleranza 6

7 2.2 Modello organizzativo Struttura organizzativa La struttura organizzativa preposta alla gestione del rischio di liquidità prevede che la gestione operativa della posizione di liquidità della banca sia affidata alla Funzione Finanza/Tesoreria, che agisce sulla base delle indicazioni provenienti dal Comitato Guida integrate dai flussi informativi periodici relativi ai processi di erogazione del credito. Le attività di controllo sono effettuate dal Controllo Rischi in coordinamento con la Funzione Finanza/Tesoreria. Le risultanze dei controlli e le analisi di stress sono portate periodicamente a conoscenza del Comitato Guida e del Consiglio di Amministrazione. Il Comitato Guida si riunisce con cadenza di norma mensile ed è composto dalla Direzione Generale, dal Responsabile delle Funzioni Crediti, dal Responsabile della Funzione Finanza/Tesoreria, dal Responsabile della Funzione Pianificazione e Controllo di Gestione e dal Controllo Rischi. La Direzione Generale, in relazione ai temi trattati, ha facoltà di coinvolgere nelle sedute del Comitato Guida ulteriori Funzioni aziendali o Referenti esterni Ruoli e responsabilità Le funzioni aziendali preposte a garantire la corretta applicazione della Policy di Liquidità sono: Consiglio di Amministrazione; Direttore Generale; Collegio Sindacale; Comitato Guida; Controllo Rischi; Finanza/Tesoreria; Pianificazione e Controllo di Gestione; Internal Audit. Il Consiglio di Amministrazione Definisce le linee di indirizzo e le soglie di tolleranza per la gestione del rischio di liquidità, approvando i limiti e gli indicatori di attenzione per l attivazione dei piani di emergenza; approva le strategie per la gestione della liquidità in ottica attuale e prospettica e le aggiorna quando ritenuto necessario; approva la policy di liquidità e le sue revisioni periodiche effettuate con cadenza almeno annuale; 7

8 approva le metodologie per l analisi e il presidio dell esposizione della Banca al rischio di liquidità; approva il piano di funding in coerenza con il piano operativo / strategico. Il Direttore Generale propone al Consiglio di Amministrazione le strategie e le policy per la gestione della liquidità; propone al Consiglio di Amministrazione le metodologie per l analisi e il presidio dell esposizione della Banca al rischio di liquidità; propone al Consiglio di Amministrazione i limiti e gli indicatori di attenzione per la gestione della liquidità; propone al Consiglio di Amministrazione il piano di funding; effettua, nell ambito delle proprie deleghe operative, le operazioni necessarie per la gestione della liquidità; impartisce le istruzioni operative per la gestione della liquidità coerentemente con quanto disposto dal Consiglio di Amministrazione; comunica le politiche di liquidità, a seguito della definizione delle stesse da parte del Consiglio di Amministrazione, alle funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione della liquidità; rendiconta con cadenza almeno trimestrale al Consiglio di Amministrazione circa la posizione di liquidità operativa e strutturale della Banca. Rende inoltre al Consiglio di Amministrazione informazioni tempestive in caso di deterioramento della situazione di liquidità della Banca o al superamento delle soglie di tolleranza al rischio di liquidità. Il Collegio Sindacale: vigila sull adeguatezza e sulla rispondenza del processo di gestione del rischio di liquidità ai requisiti stabiliti dalla normativa; Il Comitato Guida supporta il Direttore Generale nelle seguenti attività: definizione e proposta al Consiglio di Amministrazione della Policy per la gestione della liquidità, della sua eventuale revisione e aggiornamento con cadenza almeno annuale; monitoraggio con cadenza trimestrale della posizione di liquidità della Banca, analisi dell evoluzione futura in relazione a possibili diversi scenari; valutazione del grado di esposizione della banca al rischio di liquidità e adeguatezza del profilo di liquidità sia operativa che strutturale; rendicontazione almeno trimestrale degli esiti delle analisi svolte al Consiglio di Amministrazione; definizione delle linee guida per la gestione della liquidità operativa a favore degli uffici interessati dalla movimentazione dei flussi finanziari; definizione periodica del piano di funding e delle linee guida per la gestione della liquidità strutturale coerenti con lo stesso. Il Controllo Rischi 8

9 effettua le verifiche periodiche in ordine al rispetto dei limiti e delle soglie di tolleranza previsti nella policy dandone comunicazione alla Direzione Generale quando previsto; monitora l andamento degli indicatori di attenzione; effettua le analisi di stress (analisi di scenario o di sensitività) con la frequenza stabilita dalla policy; concorre alla definizione di proposte di modelli per la misurazione del rischio di liquidità, anche strutturando appropriati scenari di stress, proponendoli se del caso al Comitato Guida nell ambito del processo di revisione annuale; riferisce al Comitato Guida le risultanze dei controlli, monitoraggi ed analisi effettuate, predisponendo la necessaria reportistica. effettua con cadenza almeno semestrale una stima di back-up liquidity. La Funzione Finanza/Tesoreria effettua la gestione della liquidità sulla base delle indicazioni del Comitato Guida e di quanto prescrive la presente policy, in particolare: o monitorando le scadenze di attività e passività a breve, il livello di liquidità monetaria detenuto, le linee di credito ricevute, il portafoglio di titoli APM o accedendo ed operando sui mercati e utilizzando forme di investimento/finanziamento a breve o individuando gli strumenti più adatti per soddisfare le esigenze di funding e concorrendo a determinare, di concerto con la Funzione Pianificazione e Controllo di Gestione, la proposta di funding da presentare al Comitato Guida ed alla Direzione provvede alla produzione della reportistica inerente la gestione della liquidità giornaliera; provvede al monitoraggio giornaliero della posizione di liquidità e degli indicatori di rischio, mettendoli a disposizione del Controllo Rischi. La Funzione Pianificazione e Controllo di Gestione redige di concerto con la Funzione Finanza/Tesoreria l analisi dell evoluzione futura della liquidità aziendale in relazione a possibili diversi scenari e la conseguente proposta di piano di funding annuale e periodico da analizzare in Comitato Guida. L Internal Audit verifica il modello operativo per la gestione della liquidità e l effettiva applicazione dello stesso. 9

10 2.3 Processo di gestione della liquidità Il processo di gestione della liquidità è composto dalle seguenti fasi: Definizione degli indirizzi strategici: nella quale vengono definite la strategia, la struttura organizzativa, i limiti, le soglie di tolleranza, le metodologie per l analisi e il presidio del rischio di liquidità e il piano di funding; Gestione della liquidità operativa: in cui sono svolte delle attività operative per la gestione del rischio di liquidità di breve periodo (entro i 12 mesi); Gestione della liquidità strutturale: tale fase prevede la gestione del rischio di liquidità per periodi superiori a 12 mesi; Controlli e informativa all organo di supervisione strategica: tali attività sono finalizzate a presidiare il rispetto dei limiti deliberati dal Consiglio di Amministrazione e a supportarne la continua consapevolezza circa la situazione complessiva di esposizione al rischio di liquidità della Banca Definizione degli indirizzi strategici La funzione Pianificazione e Controllo di Gestione predispone per il Comitato Guida, in merito alla gestione della liquidità, la proposta di piano di funding, elaborata congiuntamente alla Funzione Finanza / Tesoreria. Il Controllo Rischi, di concerto con la Funzione Finanza/Tesoreria predispone per il Comitato Guida: la proposta della policy di gestione della liquidità e delle sue periodiche revisioni; la proposta delle metodologie per l analisi e il presidio dell esposizione della Banca al rischio di liquidità; la proposta dei limiti per la gestione della liquidità. Il Direttore Generale, previo parere del Comitato Guida, propone al Consiglio di Amministrazione: la strategia per la gestione della liquidità, la policy, il piano di funding, i limiti e le metodologie per l analisi della liquidità. Il Consiglio di Amministrazione approva i relativi documenti per la gestione della liquidità, i limiti e le metodologie per l analisi e il presidio dell esposizione della Banca al rischio di liquidità. Definisce le soglie di tolleranza al rischio di liquidità. Inoltre, il Direttore Generale provvede a comunicare prontamente, con le modalità in uso presso la Banca, le decisioni assunte dal Consiglio di Amministrazione alle funzioni organizzative coinvolte nel processo di gestione della liquidità, impartendo loro coerenti istruzioni operative. Il Consiglio di Amministrazione viene informato con periodicità almeno trimestrale circa il posizionamento degli indicatori di liquidità dell Istituto e la loro evoluzione temporale, al fine di poter valutare la coerenza del profilo di rischio della banca con la propria strategia. 10

11 2.3.2 Gestione della liquidità operativa La Funzione Finanza/Tesoreria analizza settimanalmente la situazione di liquidità prospettica della Banca, verificandone la coerenza con gli indirizzi espressi dal Comitato Guida e dalla Direzione Generale, provvedendo ad effettuare le opportune operazioni al fine di garantire le risorse necessarie a far fronte agli impegni di pagamento. Qualora la Funzione Finanza/Tesoreria riscontrasse una situazione di liquidità a breve incongrua con la policy ed i limiti definiti dal Consiglio di Amministrazione, individua le opportune operazioni per rientrare in detti limiti, riferendone prontamente al Direttore. In particolare, tra le attività per la gestione della liquidità a breve termine, la Funzione Finanza/Tesoreria: verifica la presenza di liquidità giornaliera e a breve necessaria all operatività della Banca e, nel caso in cui non sia sufficiente, provvede ad effettuare le necessarie operazioni per ottenerla, tra le quali attivare gli Istituti Centrali di Categoria e/o il mercato interbancario; monitora il portafoglio titoli di proprietà, le APM disponibili e i margini disponibili sulle linee di credito concesse alla banca; provvede a valutare l investimento delle eventuali eccedenze di liquidità sul mercato monetario coerentemente con l indirizzo espresso dal Comitato Guida e nel rispetto delle limiti. Qualora la Funzione Finanza/Tesoreria individui un operazione di gestione della liquidità operativa a seguito delle analisi effettuate, provvede a verificare se tale operazione rientri nell ambito dei poteri conferiti al Direttore Generale. Qualora un operazione vada oltre i poteri del Direttore Generale, lo stesso la propone al Consiglio di Amministrazione. Previa autorizzazione del Consiglio di Amministrazione, la Funzione Finanza/Tesoreria potrà effettuare l operazione stessa. La reportistica elaborata dall Ufficio Finanza/Tesoreria viene messa a disposizione del Controllo Rischi e della Direzione. L Ufficio Finanza/Tesoreria, in occasione degli incontri periodici del Comitato Guida, provvede ad esporre le risultanze dell analisi della posizione finanziaria netta della Banca su un orizzonte di 12 mesi mediante il Report Liquidità Gestionale elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca e completato dalle previsioni di crescita di impieghi e raccolta determinata di concerto con le Funzioni Pianificazione e Controllo di Gestione e Crediti Gestione della liquidità strutturale La Funzione Finanza/Tesoreria analizza la posizione di liquidità strutturale della Banca con la finalità di verificarne l aderenza al piano di funding e alle indicazioni del Comitato Guida ed avanzare eventuali proposte correttive al Comitato stesso. 11

12 I principi ai quali ispirarsi sono: coordinare le durate e le masse di impieghi e raccolta oltre il breve termine nell ambito della pianificazione finanziaria strategica; allungare il profilo di scadenze delle passività per ridurre le fonti di raccolta meno stabili; conciliare il fabbisogno di raccolta a medio/lungo termine con la necessità di minimizzarne il costo, diversificando le fonti e gli strumenti utilizzati; contenere fenomeni di concentrazione in termini di controparte e di tipologia di strumento. La Funzione propone al Direttore Generale l operazione individuata. Quest ultimo può approvare l operazione nel caso rientri nelle proprie autonomie, altrimenti proporne l operazione al Consiglio di Amministrazione. La Funzione Finanza/Tesoreria realizza le operazioni decise dal Consiglio di Amministrazione e dal Direttore Generale. La Funzione Finanza/Tesoreria monitora la posizione di liquidità strutturale della Banca mediante l utilizzo del Report Trasformazione delle Scadenze e Report Liquidità Strutturale Basilea 3 compliant elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca Controlli e informativa Il Controllo Rischi verifica l operatività dell Ufficio Finanza/Tesoreria e la sua corrispondenza con il mandato affidatogli dal Direttore Generale e/o dal Consiglio di Amministrazione e con gli indirizzi espressi dal Comitato Guida. Provvede a verificare costantemente il rispetto dei limiti e, nel caso di superamento, avvisa prontamente la Funzione Finanza / Tesoreria e il Direttore Generale. Nel caso di superamento dei limiti, il Direttore Generale provvede a decidere se autorizzare lo sconfinamento o disporre, congiuntamente con la Funzione Finanza/Tesoreria, un piano di rientro. Il Controllo Rischi monitora con frequenza mensile gli indicatori di attenzione ed effettua almeno con frequenza trimestrale gli stress test. I risultati rivenienti dalle analisi mensili e dagli stress test vengono tempestivamente riportati al Comitato Guida. La Direzione Generale informa con cadenza almeno trimestrale il Consiglio di Amministrazione circa la posizione complessiva di liquidità della Banca. Rende inoltre al Consiglio di Amministrazione informazioni tempestive in caso di deterioramento della situazione di liquidità della Banca o al superamento delle soglie di tolleranza al rischio di liquidità. Periodicamente l Internal Audit verifica l adeguatezza del modello operativo e la coerenza dei comportamenti rispetto alle previsioni del modello medesimo al fine di verificare il presidio dei rischi insiti nel processo. 12

13 2.4 Strumenti di misurazione Liquidità operativa Il mantenimento nel breve periodo di un equilibrio tra flussi di cassa in entrata e in uscita rappresenta un requisito necessario per contenere il rischio di liquidità. La gestione efficace della liquidità richiede il monitoraggio continuativo e tempestivo della situazione finanziaria della Banca attraverso la verifica della capacità di far fronte in qualsiasi momento ai propri impegni di pagamento e la strutturazione di un adeguato processo di comunicazione delle informazioni rilevanti circa i fabbisogni di natura creditizia e a quelli legati ad operatività non avvisata. La Banca ha strutturato il monitoraggio della situazione di liquidità operativa su 3 livelli il 1 livello prevede il presidio giornaliero della posizione finanziaria netta a vista ed a breve della Banca, delle masse liquide e liquidabili e delle fonti di approvvigionamento; il 2 livello prevede l utilizzo mensile di report per la valutazione della robustezza delle riserve di liquidità e la determinazione degli indicatori di attenzione (report elaborati sulla base dello strumento maturity ladder); livello di monitoraggio La Banca, tramite la Funzione Finanza/Tesoreria verifica quotidianamente l evolvere della situazione di liquidità prospettica nei successivi 15 giorni, nonché le Attività Prontamente Monetizzabili e i margini disponibili sulle linee di credito ricevute, al fine di evidenziare la capienza delle riserve liquide nei confronti degli eventuali fabbisogni netti da finanziare livello di monitoraggio Attraverso il Report di Liquidità Statico elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca, la Banca misura, monitora e controlla il grado di copertura dei deflussi di cassa attesi netti su un orizzonte temporale di 30 giorni e di 12 mesi in uno scenario di tensione mediante un buffer di attività molto liquide a disposizione, in coerenza con il documento pubblicato dal Comitato di Basilea nel dicembre 2009 (Documento BCBS). I flussi attesi netti vengono determinati mediante una maturity ladder che evidenzia sia gli sbilanci periodali (gap periodali) sulle diverse fasce temporali, che gli sbilanci cumulati a 30 giorni e 12 mesi (gap cumulati). Il buffer di attività liquide viene calcolato facendo riferimento al concetto di Attività Prontamente Monetizzabili, costituite da Cassa, Titoli Governativi europei denominati in Euro (Titoli APM di Alta 13

14 Qualità) e i Titoli non governativi stanziabili nelle operazioni di rifinanziamento presso la BCE (Titoli APM di Secondo Livello). I titoli APM vengono determinati al netto di eventuali vincoli e gravami (ad esempio operazioni di Pronto Contro Termine, Pegni, etc.) valorizzati a prezzi di mercato al netto dello scarto di garanzia (haricut) previsto dalla BCE per le operazioni di rifinanziamento. Pertanto tra le APM rientrano anche i titoli a ponderazione nulla destinati al rispetto del requisito dell operatività prevalente con i soci in quanto impiegabili pur continuando a concorrere all assolvimento di detto requisito come raccolta collateralizzata per esigenza di liquidità. L allocazione nelle varie fasce temporali dei flussi di cassa generati dalle diverse tipologie di poste attive (diverse da quelle ricomprese nelle APM) e passive è effettuata sulla base dei seguenti criteri: collocazione in base alle rispettive date di regolamento e/o esigibilità dei flussi certi originati da poste patrimoniali con scadenze contrattualmente determinate. Le poste attive relative ad operazioni creditizie nei confronti della clientela ordinaria vengono considerate completamente esigibili; posizionamento nella fascia a vista dei flussi relativi ai rapporti interbancari a vista e alle poste patrimoniali ad utilizzo incerto (poste clientela a vista, linee di credito) per una quota parte determinata mediante l applicazione di coefficienti percentuali di tiraggio ripresi dal Documento BCBS; posizionamento nelle fasce fino a 3 mesi dei flussi relativi a finanziamenti deliberati e non erogati. La fonte alimentante la maturity ladder è rappresentata dai dati estratti dal sistema informatico della Banca con frequenza mensile alla data di fine mese. Il report evidenzia indicatori rappresentativi delle condizioni di esposizione al rischio di liquidità da parte della Banca e della capacità della stessa di generare liquidità tramite l attività di gestione ordinaria e lo smobilizzo delle attività prontamente monetizzabili per fronteggiare i deflussi di cassa futuri. Tramite il Report Andamento Temporale Componenti APM e Fabbisogno a 12 mesi elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca, la Banca monitora altresì l andamento temporale delle APM, distinguendone la parte vincolata da quella disponibile e verificando anche l andamento temporale del fabbisogno a 12 mesi discernendone le componenti maggiormente rilevanti. Al fine di evidenziare l insorgenza di vulnerabilità nella propria posizione di liquidità, la Banca provvede anche a monitorare ed analizzare il seguente set di indicatori riepilogati nel Report Indicatori di Attenzione elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca: Indice LCRN, ossia Liquidity Coverage Ratio Normal: esprime il rapporto tra l importo delle Attività Prontamente Monetizzabili e lo sbilancio cumulato a 30 giorni; 14

15 Indice di Copertura del Fabbisogno Cumulato: esprime il rapporto tra l importo di Attività Prontamente Monetizzabili e il fabbisogno cumulato a 12 mesi, determinato come sommatoria degli sbilanci delle singole fasce temporali non consentendo la compensazione tra l'eventuale disavanzo di una fascia e il surplus di quelle successive; Soglia di autonomia finanziaria: identifica la fascia temporale in cui le Attività Prontamente Monetizzabili non sono più sufficienti per la copertura dello sbilancio progressivo cumulato; Rapporto APM di Secondo Livello disponibili / APM complessive disponibili: rappresenta la quota parte di APM disponibili riconducibili a Titoli non governativi stanziabili nelle operazioni di rifinanziamento presso la BCE; Rapporto APM / Margini disponibili su linee di credito concesse alla clientela: esprime la capacità di copertura da parte delle APM del margine sulle linee di credito concesse alla clientela oggetto di potenziale tiraggio; Grado di utilizzo delle linee di credito concesse alla clientela: consente di valutare la proporzione di fido utilizzato da parte della clientela rispetto all ammontare complessivamente accordato dalla Banca; Concentrazione della raccolta a vista per posizione: consente di valutare il grado di dipendenza dalle controparti più significative evidenziando il grado di concentrazione sul 10% del complessivo volume della raccolta a vista da clientela; Grado di dipendenza dalla raccolta interbancaria a breve: misura l incidenza della raccolta interbancaria mediante forme tecniche a breve (vista e pronti contro termine) rispetto al totale della raccolta diretta; Quota percentuale dei Prestiti Obbligazionari scadenti nei successivi 12 mesi: rappresenta la quota percentuale di Emissioni Obbligazionarie della Banca in scadenza nei successivi 12 mesi rispetto al totale delle Emissioni Obbligazionarie; Grado di concentrazione temporale della raccolta obbligazionaria in scadenza: misura la massima concentrazione mensile di Prestiti Obbligazionari in scadenza rispetto al volume complessivo dei Prestiti scadenti nei successivi 12 mesi Liquidità strutturale La gestione della liquidità strutturale è volta ad assicurare l equilibrio finanziario della struttura per scadenze con orizzonte temporale superiore ai 12 mesi, attraverso il mantenimento di un adeguato rapporto tra passività complessive e attività a medio-lungo termine, finalizzato ad evitare tensioni sulle fonti a breve temine. Per il controllo del rischio della liquidità strutturale la Banca assume a riferimento anche il modello introdotto dal documento BCBS del dicembre 2009 finalizzato a misurare gli eventuali squilibri strutturali nella composizione delle attività e passività di bilancio oltre l orizzonte temporale dell anno. 15

16 Nel Report Liquidità Strutturale Basilea 3 compliant, elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca, viene determinato il coefficiente NSFR (Net Stable Funding Ratio) il quale confronta il patrimonio e il totale della provvista stabile (raccolta con scadenza residua oltre l anno e la quota ritenuta stabile dei depositi a vista) con le componenti meno liquide dell attivo. Per il monitoraggio nel tempo dell equilibrio strutturale delle masse intermediate la Banca provvede a monitorare ed analizzare i seguenti indicatori (Indicatori di Attenzione) riepilogati nel Report Indicatori di Attenzione elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca: Rapporto Impieghi Raccolta: confronta l ammontare degli impieghi verso clientela con la raccolta complessiva. Questo indicatore misura il grado di utilizzo dalla raccolta diretta. Rapporto Impieghi Raccolta Evoluto: confronta l ammontare degli impieghi verso clientela con la raccolta complessiva al netto dei PCT inclusi i fondi permanenti disponibili. Questo indicatore sviluppa il tradizionale rapporto allo scopo di misurare il reale grado di utilizzo del funding complessivo della Banca composto dal capitale netto libero (Fondi Permanenti Disponibili) e dalla raccolta diretta investibile. NSFR (Net Stable Funding Ratio): confronta il patrimonio e il totale della provvista stabile con le componenti meno liquide dell attivo. Rapporto tra la massa di impieghi a scadenza oltre 1 anno e raccolta stabile: definisce il grado di copertura degli impieghi a scadenza oltre 1 anno con l ammontare complessivo di raccolta a scadenza oltre 1 anno compresi i fondi permanenti disponibili 6. Durata delle attività con scadenze superiori a 12 mesi: esprime la durata media delle attività con scadenze superiori a 12 mesi costituite da impieghi a tempo, titoli in regime contabile HTM e L&R. Durata delle passività a scadenze superiori a 12 mesi: esprime la durata media della raccolta stabile, intesa come passività aventi scadenza superiore a 12 mesi Stress test Gli stress test, in generale, sono tecniche quantitative e qualitative con le quali la Banca valuta la propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili. Nell ambito del rischio di liquidità, tali tecniche valutano i potenziali effetti di variazioni significative di uno o più fattori di rischio, singolarmente o complessivamente considerati (analisi di sensitività) o di movimenti congiunti di un insieme di fattori di rischio in ipotesi di scenari avversi (analisi di scenario). I risultati delle prove di stress forniscono un supporto: per strutturare o modificare il grado di liquidabilità degli asset della Banca; 6 Somma del Patrimonio di Vigilanza e del Fondo TFR, al netto dei crediti in sofferenza, dei cespiti e delle partecipazioni. Qualora l'istituto presenti passività subordinate, il Patrimonio di Vigilanza alla base del calcolo dei Fondi Permanenti Disponibili, viene nettato della quota delle stesse in esso computata, al fine di non sovrastimare i mezzi di raccolta. 16

17 all individuazione di ulteriori criteri per l appropriata composizione delle attività e delle passività della Banca; per la definizione e la revisione periodica dei sistemi di attenuazione del rischio di liquidità, in primis la policy di Liquidità ed il Contingency Funding Plan. Analisi di Sensitività La Banca esegue prove di stress, in termini di analisi di sensitività, coerenti con la definizione di rischio di liquidità adottata. Per formulare una previsione sul comportamento dei propri flussi di cassa in condizioni sfavorevoli la Banca utilizza indicazioni fornite dalle normative e dalle linee guida di vigilanza eventualmente integrate da ipotesi determinate in base all esperienza aziendale. L identificazione di appropriati fattori di rischio è di fondamentale importanza ai fini dell adeguatezza delle prove di stress. A tale proposito, considerate le caratteristiche e le complessità operative della Banca, nonché i punti di vulnerabilità che possono inficiare la liquidità della stessa, la Banca ha identificato i seguenti fattori di rischio rispetto ai quali determinare la sensitività dell indicatore LCRN sull orizzonte temporale di un mese: aumento del prelievo della raccolta a vista incremento del grado di utilizzo delle linee di credito concesse riduzione del tasso di rinnovo delle passività a tempo in scadenza aumento del tasso di riacquisto delle proprie Emissioni obbligazionarie incremento della velocità di erogazione dei mutui deliberati diminuzione improvvisa del grado di liquidità delle Attività Prontamente Monetizzabili riduzione dell utilizzabilità delle linee di credito ricevute riduzione dell incasso dei crediti in prossima scadenza aumento del tasso di escussione dei crediti di firma riduzione raccolta interbancaria a vista L esercizio dei test di stress, secondo le suddette modalità, viene effettuato a mezzo dell analisi di sensitività predisposta dal Servizio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca. 2.5 Struttura dei Limiti Operativi, Indicatori di Attenzione e Soglie di Tolleranza La struttura dei limiti operativi e degli indicatori di attenzione è definita in modo tale da consentire alla Banca di disporre di un quantitativo di liquidità che le consenta di fronteggiare le esigenze operative e di operare con l obiettivo di mantenere un'adeguata posizione netta di liquidità a breve Limiti giornalieri La Funzione Finanza/Tesoreria monitora quotidianamente: 17

18 Il saldo liquido prospettico giornaliero a 7 giorni dei conti correnti di corrispondenza; L importo delle Attività Prontamente Monetizzabili al netto di eventuali vincoli o impegni. L ammontare delle APM nette deve coprire l eventuale saldo prospettico giornaliero negativo sull orizzonte di analisi. In caso contrario la Funzione Finanza/Tesoreria verifica la copertura dell importo eccedente le APM tramite il margine disponibile delle linee di credito, eventualmente garantita da titoli, ottenute da altri Istituti. La reportistica elaborata dalla Funzione Finanza/Tesoreria con l evidenza della natura della copertura dell eventuale saldo prospettico negativo viene messa a disposizione del Controllo Rischi della Direzione Indicatori di Attenzione mensili e Soglie di Tolleranza Il Controllo Rischi analizza periodicamente l esposizione al rischio di liquidità operativa e strutturale. Nel primo ambito (liquidità operativa) viene verificata mensilmente la capacità di copertura del fabbisogno potenziale a 1 mese e a 12 mesi mediante le Attività Prontamente Monetizzabili messa in evidenza dal Report Liquidità Statico tramite i due indicatori sintetici, rispettivamente l indicatore LCRN, Liquidity Coverage Ratio Normal e l Indice di copertura del Fabbisogno cumulato. Gli indicatori di liquidità operativa classificano altresì la Banca all interno di 5 classi di rischiosità crescenti. Laddove venga riscontrato che almeno uno dei due indicatori di copertura evidenzi una classe pari a 4 o 5, il Controllo Rischi provvede a inoltrare una rendicontazione alla Direzione fornendo delucidazioni in merito alle motivazioni che determinano il posizionamento della Banca. La soglia di tolleranza al rischio di liquidità operativa viene individuata dal Consiglio di Amministrazione nel mantenimento degli indicatori di liquidità operativa almeno ad un valore superiore a 1. Al superamento della soglia di tolleranza al rischio di liquidità operativa il Direttore informa tempestivamente il Consiglio di Amministrazione per le opportune valutazioni in merito. Nell ambito della liquidità strutturale, il Controllo Rischi provvede a verificare l equilibrio finanziario delle componenti di attivo meno liquide con la provvista stabile mediante l indicatore sintetico NSFR, Net Stable Funding Ratio. Vengono individuate 5 classi di rischiosità crescente cui la Banca può appartenere in base al valore dell indicatore NSFR. 18

19 Laddove venga riscontrato che la Banca è assegnata alla classe 4 o 5, il Controllo Rischi provvede a inoltrare una rendicontazione alla Direzione fornendo delucidazioni in merito alle motivazioni che determinano il posizionamento della Banca. La soglia di tolleranza al rischio di liquidità strutturale viene individuata dal Consiglio di Amministrazione nel mantenimento degli indicatori di liquidità strutturale (NSFR) almeno ad un valore superiore a 1. Al superamento della soglia di tolleranza al rischio di liquidità strutturale il Direttore informa tempestivamente il Consiglio di Amministrazione per le opportune valutazioni in merito. Il posizionamento relativo della Banca in termini di liquidità operativa e strutturale verrà visionato periodicamente dal Comitato Guida sulla base dell analisi mensile del Controllo Rischi. Il Controllo Rischi monitora mensilmente il valore degli Indicatori di Attenzione previsti dalla Policy riepilogati dal Report Indicatori di Attenzione elaborato dall Ufficio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca e lo comunica alla Direzione Generale e alla Funzione Finanza/Tesoreria; il valore degli Indicatori di Attenzione viene altresì analizzato criticamente nell ambito del Comitato Guida al fine di completare il quadro di lettura delle condizioni generali di liquidità dell Istituto e della loro evoluzione nel tempo. 19

20 3 Contingency Funding Plan La crisi di liquidità può essere sistemica o specifica. L obiettivo del Contingency Funding Plan (CFP) è quello di salvaguardare la Banca da danni o pericoli scaturenti dalla crisi di liquidità e contestualmente di garantire la continuità operativa aziendale in condizioni di grave emergenza. A tal fine il CFP deve assicurare: l identificazione dei segnali di crisi (indicatori di preallarme); la definizione delle situazioni anomale, delle modalità di attivazione dell unità organizzativa incaricata della gestione di situazioni di crisi e delle procedure di emergenza; l individuazione delle strategie d intervento. Il sistema degli indicatori di preallarme può segnalare tre differenti scenari operativi riconducibili al progressivo deterioramento della posizione di liquidità della Banca: Normalità; Allerta; Crisi. I responsabili del monitoraggio e della gestione della liquidità, così come ogni collaboratore dell Istituto, sono peraltro chiamati a segnalare con tempestività ogni situazione di allarme o crisi. 3.1 Indicatori di preallarme Il sistema di segnali di allarme è la base su cui si fonda l architettura del Contingency Funding Plan. Di seguito, si forniscono un set di indicatori di preallarme. Tali indicatori (per una più dettagliata descrizione si veda la sezione dedicata ai Flussi Informativi) sono suddivisi tra indicatori di Crisi Sistemica e di Crisi Specifica Indicatori di Crisi Sistemica Gruppo Indicatori Indicatore di Preallarme Valore soglia dell Indicatore Variazione giornaliera Eonia (bps) 20 Gruppo 1 Variazione settimanale Euribor 1M (bps) 20 Variazione settimanale Euribor 3M (bps) 20 Variazione settimanale Euribor 6M (bps) 20 Variazione giornaliera Spread Euribor 1M Eonia Swap 1M (bps) 10 Gruppo 2 Variazione giornaliera Spread Euribor 3M Eonia Swap 3M (bps) 10 Variazione giornaliera Spread Euribor 6M Eonia Swap 6M (bps) 10 Gruppo 3 Variazione mensile volume complessivo Rifinanziamento BCE +20% Gruppo 4 Variazione volumi e-mid segmento ON -20% Volumi e-mid altri segmenti Assenza Volumi scambiati Variazione mensile spread BTP Bund 5Y (bps) 50 Gruppo 5 Variazione mensile spread BTP Bund 10Y (bps) 70 Variazione mensile credit spread rating BBB (bps) 20 20

21 Per ciascuno dei gruppi di indicatori, se almeno un indicatore manifesta un segnale di tensione, viene considerato in situazione di anomalia l intero gruppo di indicatori del quale il singolo indicatore fa parte. STATO DELLA BANCA Normalità Allerta Crisi DESCRIZIONE Quando 1 o 2 gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia Quando 3 o 4 gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia Quando tutti i gruppi di indicatori sono in situazione di anomalia Gli indicatori vengono monitorati giornalmente dal Controllo Rischi che provvede a informare tempestivamente la Direzione Generale e la Funzione Finanza/Tesoreria nel caso in cui vengano riscontrate della anomalie. La Banca utilizza per il monitoraggio degli indicatori di crisi sistemica le informazioni fornite da Cassa Centrale Banca Indicatori di Crisi Specifica TIPO INDICATORE Posizionamento Indice LCRN Non rinnovo/revoca/riduzione fidi ottenuti da parte di Istituti Centrali di categoria o altre banche Difficoltà di Collocamento dei Prestiti Obbligazionari Perdita di Clienti Rilevanti Consistente Aumento delle Sofferenze Lorde L attribuzione dello Stato della Banca avviene in base al numero di indicatori che evidenziano anomalia seconda la seguente tabella: STATO DELLA BANCA Normalità Allerta Crisi DESCRIZIONE Quando 1 o 2 indicatore evidenzia una situazione anomala Quando indicatori evidenziano una situazione anomala Quando tutti gli indicatori evidenziano una situazione anomala Gli indicatori vengono monitorati mensilmente dal Controllo Rischi che informa la Direzione Generale nel caso in cui vengano rilevate delle anomalie. 3.2 Stato di Allerta Modello Organizzativo La modalità organizzativa di gestione dello stato di allerta prevede che il responsabile del Controllo Rischi informi il Direttore Generale che, a sua volta, analizzate le evidenze emerse, decide se convocare il Comitato Guida. 21

22 Nel caso in cui il Direttore Generale ritenga, a seguito delle evidenze degli indicatori di preallarme e delle analisi realizzate, che si sia verificato lo stato di allerta, informa il Comitato Guida. L immediata convocazione del Comitato Guida ha lo scopo di assicurare il presidio ed il coordinamento delle strategie di intervento finalizzate al rientro ad uno stato di normalità. A tal fine il Comitato può: analizzare la situazione e definire gli obiettivi e gli impatti; proporre le strategie di intervento previste (nel caso in cui sia opportuno realizzarle); quantificare, quando possibile, i costi degli interventi individuati; informare, per il tramite del Direttore Generale, il Consiglio di Amministrazione della situazione in essere; informare le altre funzioni organizzative coinvolte nel processo. Nell attuare le strategie il Direttore Generale individua gli interventi, nei limiti delle proprie deleghe operative e previo parere del Comitato Guida, informa il Consiglio di Amministrazione relativamente alle operazioni da eseguire. Nel caso in cui gli interventi da realizzare non rientrino nelle deleghe operative conferitegli, il Direttore Generale propone al Consiglio di Amministrazione le azioni da intraprendere. Successivamente all approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione, il Direttore Generale, con il supporto delle funzioni aziendali competenti, realizza gli interventi deliberati. Nel caso in cui gli interventi intrapresi siano stati sufficienti a ristabilire una condizione operativa normale, viene concluso lo stato di allerta dal Direttore Generale che ne dà comunicazione al Comitato Guida e al Consiglio di Amministrazione, oltre che alle funzioni organizzative direttamente coinvolte nel processo. Qualora, invece, lo stato di allerta sia peggiorato e gli interventi realizzati non siano stati sufficienti ad assicurare la gestione dei rischi specifici e/o sistemici, viene chiamato lo stato di crisi Strategie di interventi Di seguito si riportano, a titolo indicativo, alcune azioni che possono essere intraprese. Tipologia Strategia Descrizione Crisi Sistemica Strategie per generare liquidità: utilizzare pienamente gli strumenti di rifinanziamento presso l Autorità di Politica Monetaria X Crisi Specifica X 22

23 Strategie per trattenere liquidità: utilizzare le linee di credito ordinarie, concesse dagli Istituti di Credito Centrali/altre Controparti individuare ulteriori controparti che possano finanziare la Banca bloccare le linee revocabili concesse X X ritardare l erogazione di finanziamenti X X sospendere temporaneamente o in via permanente, se possibile, i finanziamenti da erogare aumentare i tassi sulla raccolta (attirare nuovi fondi) e/o i tassi sui rinnovi delle operazioni di impiego (moderare la richiesta di finanziamenti) X X X 3.3 Stato di Crisi Modello Organizzativo La modalità organizzativa di gestione dello stato di crisi della liquidità prevede la costituzione di un organo con poteri deliberativi costituito allo scopo di assicurare il presidio, la definizione ed il coordinamento delle strategie di intervento finalizzate al superamento della crisi. Tale organo prende il nome di Gruppo Gestione Crisi ed è composto da: Consiglio di Amministrazione; Comitato Guida. Il responsabile del Controllo Rischi informa il Direttore Generale che, a sua volta, convoca sia il Comitato Guida sia il Consiglio di Amministrazione. Il Gruppo Gestione Crisi analizzando anche la reportistica per il monitoraggio della liquidità operativa (con focus sui risultati in condizioni di stress) può dichiarare lo stato di crisi di liquidità. Qualora il Gruppo Gestione Crisi non dichiari lo stato di crisi di liquidità si attivano comunque le procedure organizzative dello stato di allerta. Il Gruppo Gestione Crisi può dichiarare lo stato di crisi della liquidità ed assumere tutti i poteri atti a fronteggiare l emergenza di liquidità, in particolare può: analizzare la situazione, definire gli obiettivi e gli impatti; identificare le strategie volte a superare lo stato di crisi; quantificare, quando possibile, i costi degli interventi individuati; realizzare gli interventi volti al superamento della crisi; informare le altre funzioni organizzative coinvolte nel processo; coordinare il processo di comunicazione con l Autorità di Vigilanza e verso l esterno (media, clienti, ecc.); approvare la comunicazione interna. Il Gruppo Gestione Crisi revoca lo stato di crisi di liquidità una volta superata l emergenza e valuta se avviare le procedure organizzative previste per lo stato di allerta oppure se prevedere direttamente la gestione normale della liquidità. 23

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