LEGGE DI STABILITA' 2015

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1 LEGGE DI STABILITA' 2015 A) LO SPREAD TRA LE SLIDE DI RENZI E LA REALTA' DEI NUMERI B) LA NOSTRA MANOVRA SE FOSSIMO AL GOVERNO. UNO CHOC FISCALE PER TORNARE A CRESCERE: 40 MILIARDI DI TASSE IN MENO C) I NOSTRI EMENDAMENTI (E LE COPERTURE) PER RENDERE PIU' AMBIZIOSA LA LEGGE DI STABILITA' DI RENZI E CORREGGERNE GLI ERRORI 1

2 A) LO SPREAD TRA LE SLIDE DI RENZI E LA REALTA' DEI NUMERI 1) FINTA FERMEZZA CON L'EUROPA: tutta la flessibilità che Renzi è riuscito a ottenere da Bruxelles è pari allo 0,1% del Pil (circa 1,5 miliardi) Nelle slide Renzi ci aveva raccontato che la manovra era finanziata in deficit per 11 miliardi. Nelle tabelle il deficit si è ridotto a 10,4 miliardi. Dopo il compromesso con l'ue non arriva a 6 miliardi. Grazie alla sua abilità comunicativa il premier ha dato l'impressione di resistere alle pressioni rigoriste della Commissione europea (la lettera sbandierata ai quattro venti), ma il cosiddetto aggiustamento strutturale risulta ben più oneroso di quanto ci abbiano raccontato Renzi e Padoan. I 4,5 miliardi della lettera di risposta del ministro Padoan (che fanno scendere il ricorso al deficit dai 10,4 miliardi annunciati inizialmente a 5,9) sono aggiuntivi rispetto agli 1,6 miliardi previsti nel Def (0,1% del Pil): in totale 6,1 miliardi (lo 0,38% del Pil). Dunque, tra l'aggiustamento dello 0,5% del Pil chiesto dall'europa e lo 0,1% proposto dal Governo, il compromesso è 0,38% (non lo 0,3 annunciato). E a venire sacrificati sull'altare dell'austerità sono, ovviamente, 3,3 miliardi che erano destinati al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. 2) TAGLI ALLE TASSE: non 18 miliardi ma 9 Altro che 18 miliardi di tasse in meno come annunciato da Renzi in conferenza stampa. Al netto delle maggiori entrate di natura fiscale (non è vero che non ci sono nuove tasse, come aveva assicurato il premier) si riducono a 9 miliardi scarsi. In pratica, Renzi è riuscito a stabilizzare il Bonus 80 euro (facendo ricorso a 6 miliardi di spesa in deficit), mentre le altre riduzioni di imposta sono compensate da maggiore prelievo fiscale. 2

3 3) TAGLI ALLA SPESA: non 16 miliardi ma 5 e dai Ministeri non 6,1 ma 2,3 Sono sì previsti tagli alla spesa, ma quelli derivanti da risparmi (per ora programmati, non ancora realizzati) nelle spese di funzionamento e negli investimenti delle amministrazioni pubbliche non arrivano a 13 miliardi. E comunque, al netto delle nuove spese (molte delle quali a nostro avviso di natura assistenzialista), il risparmio di spesa si riduce a circa 5 miliardi. In particolare, dai ministeri non arrivano i 6,1 miliardi annunciati da Renzi in conferenza stampa, ma solo 2,3. 4) TAGLIO IRAP: non 5 miliardi, ma 2,7 E' vero che l'azzeramento della componente lavoro dell'irap vale 5 miliardi (al netto della minore deducibilità Ires/Irpef). Ma allo stesso tempo viene cancellato il taglio di aliquota del 10% deciso ad aprile con il Decreto Irpef. E retroattivamente, cioè per l'intero Il che equivale ad un aumento netto di tasse nel 2014 di 2 miliardi a carico delle imprese. Le quali solo nel 2016 vedranno per intero il beneficio del nuovo taglio Irap, quello sulla componente lavoro, perché nel 2015 vale 2,7 miliardi e non 5 come annunciato da Renzi. 5) TFR IN BUSTA PAGA: un'operazione per fare cassa, maggior gettito e anticipato per lo Stato L'opzione del Tfr in busta paga si rivela una mera operazione per fare cassa, lucrando sullo stato di necessità dei lavoratori dipendenti cui fanno comodo alcune decine di euro in più al mese. C'è libertà di scelta, certo, ma l'anticipo è assoggettato a tassazione ordinaria ed è irrevocabile fino al Il governo stima che le maggiori entrate dovute al pagamento dell'irpef ordinaria sul Tfr in busta paga si limitano a compensare i minori versamenti contributivi al fondo Inps che replica il Tfr. Ma se i lavoratori dovessero optare per il Tfr in busta paga in misura superiore alle stime del governo, allora il prelievo netto potrebbe aumentare, e non di poco. Attenzione, perché non si salva il Tfr che resta in azienda: aumenta infatti dall'11 al 17% l'aliquota sulla rivalutazione. 3

4 6) BONUS IRPEF: non un vero taglio di tasse Il Bonus 80 euro era e resta spesa pubblica, non un vero e proprio taglio di imposte. Se fosse messo a bilancio come un taglio di imposte rischierebbe di essere dichiarato incostituzionale dalla Consulta per violazione del principio di parità di tassazione tra contribuenti dotati di pari capacità contributiva. Come si sa, infatti, a parità di reddito pensionati e autonomi sono esclusi dal bonus. Per questo si chiama bonus, perché è più un regalo, un sussidio, per di più gravemente distorsivo rispetto alla progressività delle imposte. Per come è concepito, cioè non come normale detrazione, rischia tra l'altro di non produrre gli effetti desiderati sui consumi e, quindi, di stimolo alla crescita: 1) I beneficiari potrebbero decidere di non spendere gli 80 euro; 2) Qualora decidano di impiegarli per l'acquisto di beni consumo, potrebbero acquistare beni di importazione; 3) Lo scalone per cui il bonus si azzera rapidamente tra i 24 e i 26 mila euro di reddito scoraggia ore di lavoro straordinarie (perché rischiare di superare la soglia dei mila euro di reddito quando 80 euro si possono guadagnare senza ore aggiuntive di lavoro?) 7) RETROATTIVITA' DELLE NORME FISCALI: nuove tasse ci sono eccome, e retroattive Ben tre sono le tasse introdotte retroattivamente, in violazione dello Statuto del contribuente, della Delega fiscale, e dello stato di diritto: 1) Il ripristino delle aliquote Irap antecedenti al taglio del 10% deciso con il Decreto Irpef: la copertura di quel taglio (l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie) è confermata, mentre l'impiego (il taglio Irap), è cancellato, il che si traduce in un aumento netto di imposizione per 2 miliardi a valere sul 2014; 2) Aumento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione e sui dividendi di fondazioni ed enti non commerciali anch'esso dal 2014; 3) Tassazione sui rendimenti delle polizze vita per causa di morte. 4

5 8) NUOVE TASSE PRONTE A SCATTARE AUTOMATICAMENTE: aumento Tasi dal 2015 e Iva/accise dal 2016/2017 E' vero, il Governo Renzi è riuscito a sterilizzare la tagliola di salvaguardia posta dal Governo Letta niente più di un atto dovuto, seguendo la logica delle clausole di salvaguardia ma ha a sua volta predisposto nuove tagliole per i prossimi anni. -Nessun intervento per evitare l'aumento dell'aliquota massima Tasi al 6 per mille dal 2015: c'è il rischio che il gettito sulla prima casa aumenti da 3-4 a 10 miliardi -Nuove clausole di salvaguardia su Iva e accise. Nel 2016 l'aliquota Iva del 10% passerebbe al 12, poi al 13% nel 2017, mentre quella del 22 salirebbe prima al 24, poi al 25 e al 25,5% nel Il che vorrebbe dire 12,8 miliardi di tasse in più nel 2016 e 19,2 nel Potrebbero inoltre scattare dal 2015 aumenti per 900 milioni delle accise sui carburanti se l'ue non dovesse accettare i meccanismi del reverse charge e dello split payment. 5

6 B) LA NOSTRA MANOVRA SE FOSSIMO AL GOVERNO. UNO CHOC FISCALE PER TORNARE A CRESCERE: 40 MILIARDI DI TASSE IN MENO PREMESSA Un forte taglio di tasse ora, subito, in parte finanziato superando temporaneamente il tetto del 3% del deficit solo per il tempo necessario a realizzare un programma credibile (perché con obiettivi prefissati) di tagli alla spesa pubblica e vere riforme strutturali. E questa l'unica via attraverso cui il nostro Paese può tornare a crescere, e con la maggiore crescita anche riuscire a risanare i conti pubblici in modo sostenibile, e attraverso cui Forza Italia e il centrodestra possono recuperare la fiducia dei cittadini, in particolare dei ceti produttivi. Purtroppo, il Governo Renzi non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo nella sfida ai vincoli europei: dopo aver programmato un aumento del deficit di 11 miliardi, su pressione della Commissione Ue ha accettato di ridurlo a circa 6 miliardi. Dall'aggiustamento nella misura dello 0,5% del Pil che avremmo dovuto adottare seguendo le regole di Bruxelles, il compromesso raggiunto è uno 0,38%. Per cui il margine di flessibilità realmente concessoci è dello 0,1%. In questa gabbia è impossibile realizzare lo choc che proponiamo. La nostra proposta: 40 miliardi di tasse in meno in 2 anni, e 12 nei successivi 3, definendo tre grandi aree di intervento (imprese/lavoro, consumi, casa), coperti con vere operazioni di attacco alla spesa pubblica eccessiva e improduttiva 1) I TAGLI FISCALI a. Per le imprese: Dimezzamento dell'irap entro 1 anno e abolizione completa entro 2 Costo: 24 miliardi nei primi 2 anni (di cui 5,6 miliardi già coperti da Renzi) Riduzione dell'aliquota Ires dal 27,5 al 23% nei successivi 3 anni 6

7 Costo: 6 miliardi nei successivi 3 anni b. Per i lavoratori: 10 miliardi di tasse in meno sui redditi: non attraverso Bonus che discriminano tra lavoratori e lavoratori, e distorcono la progressività e l'efficienza economica dell'irpef, ma attraverso una rimodulazione delle aliquote nominali. Costo: 10 miliardi in 5 anni c. Per i consumatori e le famiglie: Aliquota Iva ordinaria giù di 2 punti (al 20%) in 2 anni Costo: 8 miliardi nei primi 2 anni Immediata abolizione della tassazione sulla prima casa Costo: 4 miliardi circa Riepilogo dei costi per anno: Totale 1 anno: 22 miliardi Totale 2 anno: 18 miliardi Totale 3 anno: 4 miliardi Totale 4 anno: 4 miliardi Totale 5 anno: 4 miliardi 2) LE COPERTURE a. Tagli alla spesa pubblica corrente: almeno 16 miliardi Spending review e concentrazione/riduzione delle centrali di acquisto di beni e servizi delle PA, centrali e locali (circa 140 miliardi l'anno). Clausola di salvaguardia: taglio lineare del 5% Nell'arco degli ultimi 20 anni, la spesa di Regioni, Province e Comuni è cresciuta di circa 38 miliardi per il personale (+118%, contro +78% delle amministrazioni centrali e +63% dell'inflazione) e di 44 miliardi per l'acquisto di beni e servizi (+213%, contro +68% delle amministrazioni centrali e +63% dell'inflazione). Basterebbe riportare queste spese ai livelli del 2005 (comunque già ben superiori al 100% di aumento, contro +78% e +68% delle amministrazioni centrali e +63% dell'inflazione) per risparmiare circa 17 miliardi di euro. Attuazione immediata dei costi-standard nella spesa sanitaria (2-3 Regioni 7

8 benchmark): risparmi per almeno 5 miliardi. Riduzione dei costi diretti della politica e delle istituzioni: Camera e Senato, Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale, Csm, Regioni, Partiti. Risparmio: 1 miliardo. Riduzione della spesa per il personale pubblico, confermando il blocco dei rinnovi contrattuali, attuando le norme vigenti sulla mobilità per far emergere situazioni di scarsa produttività ed esuberi, e riducendo numero e retribuzioni degli alti dirigenti della pubblica amministrazione, centrale e locale, e dei manager di aziende pubbliche e semi-pubbliche, non in linea con le medie Ocse e Ue (secondo l'ultimo rapporto Ocse sono pagati fino al triplo). Risparmio: 1 miliardo. Abolizione vera delle Province e riduzione del numero delle Regioni e dei Comuni. Risparmi fino a 2,5 miliardi. Aggressione al socialismo municipale. Piano Cottarelli: da a mille società partecipate locali attraverso incentivi (ma anche obbligo) all'aggregazione/alienazione sulla base di ambiti territoriali ottimali (in caso di inadempienza, taglio dei trasferimenti e commissariamento, con potere sostitutivo non della Regione ma del Governo). b. Trasferimenti alle imprese: 6 miliardi Riordino e riduzione dei contributi/sussidi diretti alle imprese, in attuazione delle norme previste all art. 4, comma 3, della delega fiscale. Risorse da liberare: 6 miliardi c. Agevolazioni fiscali: 10 miliardi Riordino e riduzione delle tax expenditures non essenziali (le agevolazioni fiscali che ammontano complessivamente a 250 miliardi annui), in attuazione delle norme previste all art. 4, comma 3, della delega fiscale. Risorse da liberare: 10 miliardi 8

9 d. Taglio regimi Iva agevolati: 8 miliardi Riordino e riduzione dei regimi Iva agevolati, che complessivamente valgono circa 40 miliardi annui. Risorse da liberare: 8 miliardi e. Minore costo del debito pubblico: 5 miliardi Minori interessi da pagare sul debito pubblico per effetto di una sua riduzione nell'ordine di 140/150 miliardi grazie alle entrate derivanti da un piano di dismissioni pubbliche (soprattutto immobiliari). Risorse risparmiate: 5 miliardi 9

10 C) I NOSTRI EMENDAMENTI (E LE COPERTURE) PER RENDERE PIU' AMBIZIOSA LA LEGGE DI STABILITA' DI RENZI E CORREGGERNE GLI ERRORI *Per prudenza abbiamo calcolato l'ammontare delle coperture considerando l'ipotesi di accoglimento dell'emendamento più oneroso per ciascuno dei 12 "pacchetti". 1) IRAP Anziché cancellarlo, aumentare dal 10 al 30% a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014 il taglio delle aliquote Irap deciso con il Decreto Irpef Costo: circa 6 miliardi Aumento della franchigia da euro a mila euro Costo: circa 2 miliardi No retroattività dell'abrogazione del taglio del 10% delle aliquote Irap deciso con il Decreto Irpef. Che almeno il ripristino delle aliquote precedenti decorra dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre Costo: 2,059 miliardi Confermare il taglio del 10% delle aliquote Irap deciso con il Decreto Irpef Costo: 2,059 nel 2014, 2,440 dal 2015 Azzeramento della componente lavoro dell'imponibile Irap indipendentemente dalla tipologia di contratto: tempo indeterminato, determinato e collaborazione 2) TFR IN BUSTA PAGA Mantenimento della tassazione separata vigente anche per il Tfr in busta paga Eliminare l'aumento dall'11 al 17% dell'aliquota sui redditi da rivalutazione del Tfr Costo: 140 milioni 10

11 3) FONDI PENSIONE Eliminare l'aumento dall'11 al 20% dell'aliquota sui rendimenti dei fondi pensione Costo 310 milioni nel 2015, 340 milioni nel 2016 e nel 2017 No retroattività dell'aumento dell'aliquota sui rendimenti dei fondi pensione. Che almeno gli aumenti decorrano dal periodo d imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre Costo: 310 milioni Eliminare tassazione sui rendimenti delle polizze vita per causa di morte Costo 137,5 milioni nel 2015, 150 milioni nel 2016 e nel ) IVA Riduzione di 1 punto (dal 22 al 21%) dell aliquota ordinaria dal 2015 Costo: 4 miliardi Riduzione di un ulteriore punto (dal 21 al 20%) dell aliquota ordinaria dal 2016 Costo: ulteriori 4 miliardi 5) CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA Inversione della logica delle clausole di salvaguardia: da aumenti fiscali automatici a tagli di spesa automatici. Nel caso in cui gli importi previsti dalla clausola di salvaguardia non siano assicurati attraverso interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica, prevedere che debbano essere conseguiti non attraverso aumenti delle aliquote Iva e delle accise, o tagli alle agevolazioni fiscali, ma attraverso tagli lineari alla spesa. 6) TASI E IMU Completa abolizione della Tasi sull'abitazione principale Costo: 3-4 miliardi Conferma dell'aliquota massima al 2,5 per mille anziché aumento al 6 per mille 11

12 Ripristino delle detrazioni base Costo: circa 2 miliardi Aumento dal 20 al 30% della deducibilità Imu sui beni immobili strumentali dal reddito di impresa e da lavoro autonomo Costo: 300 milioni 7) SETTORE AUTO Esenzione per tre anni dal pagamento del bollo auto sulle nuove immatricolazioni (per 5 anni sulle auto green ), a regime adozione del principio Ue chi più inquina, più paga, e deduzione dal 20 al 40% sulle auto aziendali purché green Costo: 300 milioni 8) LAVORO Eliminare la riduzione al fondo per il finanziamento degli sgravi contributivi della contrattazione di secondo livello Costo: 200 milioni (-13) nel 2015, 200 milioni (-70) nel 2016, 200 milioni (-47) nel ) MEZZOGIORNO No alla riprogrammazione delle risorse del Piano azione di coesione Costo: 1 miliardo nel 2015, nel 2016 e nel 2017, 0,5 miliardi nel 2018 No all'ulteriore riprogrammazione delle risorse del Piano azione di coesione per l'aggiustamento chiesto da Bruxelles Costo: 0,5 miliardi 10) DEBITI PA Introduzione del principio della compensazione tra i crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni e le tasse dovute Costo: 1 miliardo (costo inserito solo a titolo prudenziale per la cassa, perché in 12

13 quanto a competenza la misura è ovviamente già coperta) 11) SLA E FONDO PER AUTOSUFFICIENZE Ripristino dell interezza del fondo, decurtato dalla legge di stabilità. Costo: 100 milioni per il ) ACCISA SULLA BIRRA Eliminare gli incrementi dell accisa sulla birra decorrenti dall'1 gennaio 2015 Costo: 90 milioni. *** COPERTURE/TAGLI ALLA SPESA 1) Voci tratte dal Rapporto Cottarelli, di cui chiediamo la pubblicazione integrale 2) Taglio degli acquisti di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni 3) Concentrazione/riduzione centrali di acquisto 4) Immediata introduzione dei costi standard nella sanità 5) Incentivi all'aggregazione/alienazione delle società partecipate locali (ma anche obbligo): in caso di inadempienza, taglio dei trasferimenti e potere sostitutivo non della Regione ma del Governo 6) Prevedere una quota minore di tagli alla spesa a carico delle Regioni più virtuose e una maggiore a carico delle meno virtuose sulla base dei costi standard nella spesa sanitaria (prevedere, per esempio, che siano esentate dai tagli le 5 Regioni benchmark 2013) 7) Attuazione della Delega fiscale, in particolare con riordino delle agevolazioni fiscali a copertura di equivalenti riduzioni fiscali 8) Attuazione della Delega fiscale, in particolare con riordino dei sussidi alle imprese a copertura di equivalenti riduzioni fiscali 13

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