PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

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1 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Reg.delib.n. 350 Prot. n. VERBALE DI DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA PROVINCIALE O G G E T T O: L.P. n. 16/2010 "Tutela della salute in provincia di Trento". Individuazione nuovi distretti sanitari. Il giorno 25 Febbraio 2011 ad ore 10:05 nella sala delle Sedute in seguito a convocazione disposta con avviso agli assessori, si è riunita sotto la presidenza del LA GIUNTA PROVINCIALE PRESIDENTE LORENZO DELLAI Presenti: VICE PRESIDENTE ALBERTO PACHER ASSESSORI MARTA DALMASO MAURO GILMOZZI LIA GIOVANAZZI BELTRAMI TIZIANO MELLARINI ALESSANDRO OLIVI UGO ROSSI Assenti: FRANCO PANIZZA Assiste: LA DIRIGENTE PATRIZIA GENTILE Il Presidente, constatato il numero legale degli intervenuti, dichiara aperta la seduta Pag. 1 di 4 RIFERIMENTO: 2011-S

2 LA GIUNTA PROVINCIALE Richiamato l articolo 33 comma 2 della legge provinciale, recante disposizioni in materia di tutela della salute in provincia di Trento, che testualmente recita: I distretti sanitari sono individuati con deliberazione della Giunta provinciale, sentito il Consiglio delle autonomie locali. L ambito del distretto coincide con il territorio di una o più comunità istituite ai sensi della legge provinciale n. 3 del La deliberazione che individua i distretti è pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione. Atteso che l Assessore competente in materia di politiche per la salute ha disposto l esecuzione di un approfondimento tecnico in ordine all attuale dimensionamento territoriale dei distretti sanitari, avuto riguardo: - alle esigenze di funzionalità e continuità dei servizi assistenziali per la cui soddisfazione è necessario disporre di un volume sufficiente di risorse professionali e materiali; - alle necessità di garantire l autosufficienza in ordine alla erogazione delle prestazioni sanitarie e socio sanitarie di base in modo completo e diversificato; - all opportunità di supportare in modo efficace l integrazione dei servizi dell area socio-sanitaria in cooperazione con le Comunità e in continuità con quanto previsto dall articolo 21 della L.P. 16/2010 relativamente ai Punti unici provinciali di accesso; - all attenzione dovuta alla sostenibilità economica dei servizi sanitari e socio sanitari, che impone di razionalizzare gli aspetti organizzativi - tipicamente quelli di back office - pur garantendo ogni opportuna articolazione dell assistenza sul territorio; - alle indicazioni di cui all articolo 3 quater comma 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992 n. 502 e successive modifiche che dispone per l individuazione dei distretti con un minimo di sessantamila abitanti; - all ampiezza dei distretti nelle Regioni e Province autonome che risulta mediamente superiore a quello degli attuali distretti in Trentino. Vista la conseguente proposta avanzata per la individuazione dei seguenti quattro distretti, documentata nel materiale allegato: a) Distretto Ovest comprendente le comunità Cembra, Valle di Non, Valle di Sole, Rotaliana e Paganella b) Distretto Centro Nord comprendente Val d Adige, Valle dei Laghi Pag. 2 di 4 RIFERIMENTO: 2011-S

3 c) Distretto Centro Sud comprendente Giudicarie, Alto Garda e Ledro, Vallagarina, Altopiano di Folgaria d) Distretto Est comprendente Valle di Fiemme, Primiero, Bassa Valsugana, Alta Valsugana, Ladino di Fassa. Preso atto che tra il 17 e 28 gennaio 2011 l Assessore alle Politiche per la salute, il Dirigente generale del Dipartimento Politiche sanitarie e il Direttore generale dell Azienda provinciale per i servizi sanitari hanno incontrato gli amministratori delle Comunità per presentare la legge provinciale di riforma sanitaria n. 16/2010 e per comunicare la proposta di individuazione dei distretti. Acquisito il parere espresso dal Consiglio delle autonomie di cui alla nota n. prot. n del 24 febbraio 2011 a firma del Presidente del Consiglio stesso. Tutto ciò premesso e viste le leggi provinciali n. 3/2003 e n. 16/2010. Ad unanimità di voti espressi nelle forme di legge, d e l i b e r a 1) di individuare, ai sensi del comma 2 dell articolo 33 della legge provinciale 27 luglio 2010 n. 30 Tutela della salute in provincia di Trento, i seguenti distretti sanitari: a) Distretto Ovest comprendente i territori delle comunità n. 5 Cembra n. 6 Valle di Non n. 7 Valle di Sole n. 13 Rotaliana n. 14 Paganella b) Distretto Centro Nord comprendente i territori delle comunità n. 15 Val d Adige n. 16 Valle dei Laghi c) Distretto Centro Sud comprendente i territori delle comunità n. 8 Giudicarie n. 9 Alto Garda e Ledro n. 10 Vallagarina n. 12 Altopiano di Folgaria Pag. 3 di 4 RIFERIMENTO: 2011-S

4 d) Distretto Est comprendente i territori delle comunità n. 1 Valle di Fiemme n. 2 Primiero n. 3 Bassa Valsugana n. 4 Alta Valsugana n. 11 Ladino di Fassa. 2) di provvedere alla pubblicazione, per estratto, del presente provvedimento sul Bollettino ufficiale della Regione Trentino Alto Adige. LF Pag. 4 di 4 RIFERIMENTO: 2011-S

5 Allegato parte integrante Allegato 1 LEGGE PROVINCIALE 23 LUGLIO 2010, N. 16 TUTELA DELLA SALUTE IN PROVINCIA DI TRENTO PROPOSTA PER L INDIVIDUAZIONE DEI DISTRETTI SANITARI Pag. 1 di 7 All. 001 RIFERIMENTO: 2011-S

6 PREMESSA La legge provinciale n. 16/2010, in materia di tutela della salute in provincia di Trento, riconfigura il Servizio sanitario provinciale inteso come complesso di risorse umane, servizi, attività, strutture, tecnologie e strumenti destinati, in modo coordinato ed integrato, alla promozione e alla tutela della salute dei cittadini: - individuando le diverse componenti - cittadini, Provincia, Enti locali, Azienda Sanitaria, professionisti convenzionati, soggetti pubblici accreditati e soggetti privati accreditati e convenzionati, associazioni di volontariato; - assegnando ad ognuna specifiche funzioni, attività e responsabilità al fine di assicurare la centralità del cittadino, la separazione tra politiche sanitarie e momento gestionale, la sostenibilità della spesa, l armonizzazione con l impianto istituzionale delle Comunità, l integrazione tra attività sanitarie e attività socioassistenziali. La legge provinciale n. 16/2010 risponde anche alla necessità di conferire un assetto organizzativo più funzionale all Azienda sanitaria, attraverso la previsione di 3 articolazioni organizzative fondamentali: - il Dipartimento di Prevenzione, cui sono assegnati compiti di promozione della salute, prevenzione delle malattie e delle disabilità, igiene pubblica, tutela della salute collettiva; - il Servizio Ospedaliero Provinciale, finalizzato a massimizzare le sinergie fra i diversi presidi ospedalieri attraverso il coordinamento in un unica RETE secondo criteri di sussidiarietà ed efficienza; - i Distretti sanitari che devono assumere, nel nuovo contesto, un forte ruolo di coordinamento dell accesso dei cittadini ai servizi e alle prestazioni sanitarie e sociosanitarie. L individuazione degli ambiti territoriali dei Distretti sanitari - secondo criteri espliciti e condivisi - costituisce scelta prioritaria e propedeutica alla costruzione, sul piano operativo ed organizzativo, del nuovo assetto istituzionale disciplinato dalla legge provinciale n. 16/2010. In sintesi le considerazioni riportate di seguito tengono conto: che la frammentazione organizzativa rappresenta un limite al conseguimento di livelli elevati di specializzazione ed efficienza dei servizi socio-sanitari e sanitari; che l individuazione dei distretti costituisce l articolazione territoriale dell azienda, la cui governance viene ridefinita da questa riforma accentuando la centralità del territorio e dei cittadini che lo abitano attraverso una concezione di servizi a rete, come nel caso del sistema ospedaliero, garanzia di diffusione ed omogeneità delle prestazioni; che la regia politica delle attività distrettuali è demandata alle comunità che la esercitano attraverso gli strumenti del consiglio per la salute, del comitato per l integrazione socio-sanitaria, della partecipazione agli strumenti di programmazione; che la proposta dei quattro distretti cerca di rispondere ai requisiti di omogeneità di offerta dei servizi e di sostenibilità economica-organizzativa attraverso la Pag. 2 di 7 All. 001 RIFERIMENTO: 2011-S

7 massima articolazione dei servizi ed una flessibilità gestionale che deve muoversi verso il cittadino e non viceversa. LE COMPETENZE DEL DISTRETTO SANITARIO La legge provinciale n. 16/2010 in materia di tutela della salute in provincia di Trento riconfigura la fisionomia dei distretti sanitari. Secondo la precedente legge provinciale n. 10/1993, ora abrogata, i distretti avevano competenza in materia di: a) prevenzione ambientale; b) igiene degli alimenti e delle bevande; c) igiene pubblica; d) medicina legale; e) cura e riabilitazione ivi comprese le prestazioni di assistenza ospedaliera rese dai presidi di distretto, fatta eccezione per gli ospedali di Trento e Rovereto. Nella relazione sullo stato del Servizio sanitario provinciale relativa all anno 2009 vengono specificate le attività e le prestazioni che sono svolte ed erogate sul territorio dai distretti classificandole sui tre livelli: 1) dell assistenza sanitaria collettiva in ambienti di vita e di lavoro; 2) dell assistenza distrettuale; 3) dell assistenza ospedaliera. Cosa cambia per i distretti con l entrata in vigore della nuova legge? Innanzitutto va detto che nessuna delle attività attualmente svolte e nessuna delle prestazioni oggi erogate sul territorio vengono meno. Cambiano invece i soggetti responsabili delle attività e delle prestazioni e cambiano i loro ruoli. Le attività infatti di assistenza sanitaria collettiva in ambienti di vita e di lavoro (dalla promozione della salute alla profilassi delle malattie infettive, dalla tutela dagli inquinanti ambientali alla sanità pubblica veterinaria e via dicendo) verranno garantite da personale sanitario il cui riferimento gerarchico è al neo istituito Dipartimento di Prevenzione, mentre l area distrettuale rimane luogo ove le suddette prestazioni di prevenzione continuano ad essere svolte. E così le attività assicurate dai presidi ospedalieri di zona vengono ora coordinate del neo istituito Servizio Ospedaliero Provinciale. Ma se la responsabilità gestionale diretta del distretto si riduce alle attività tipicamente erogate a livello territoriale (come l assistenza medica di base e specialistica ambulatoriale, l assistenza sanitaria in residenze o a domicilio, l assistenza farmaceutica e protesica e via dicendo), cresce invece per il distretto il ruolo di coordinamento e di impulso volti a semplificare e agevolare l accesso ai servizi e alle prestazioni sanitarie - anche attraverso la creazione dei PUA punti unici di accesso - e a integrare le prestazioni sociali e sanitarie. Pag. 3 di 7 All. 001 RIFERIMENTO: 2011-S

8 Con riguardo all integrazione socio-sanitaria, il distretto dovrà ora rapportarsi alle Comunità, quali nuovi soggetti politico-amministrativi che subentrano nelle competenze in campo sociale già affidate ai Comprensori e ai comuni di Trento e Rovereto. Naturalmente l incontro tra Comunità e distretti non è un evento automatico e potrà avvenire con successo se saranno operativi i delicati meccanismi contemplati dalla legge ovvero: - la collaborazione dei distretti al funzionamento dei tavoli per le politiche sociali; - l attivazione dei comitati di coordinamento per l integrazione socio-sanitaria; - l utilizzo della quota del fondo per l assistenza integrata da destinarsi al miglioramento dei servizi distrettuali, alla integrazione delle attività sanitarie e sociali e alla educazione alla salute. Ma ancora la legge, con ciò sottolineando l importanza dell osmosi tra le prestazioni sanitarie e quelle sociali per la salute e il benessere delle persone e della collettività, stabilisce che il regolamento di organizzazione disciplini le modalità di coordinamento non solo con le strutture ospedaliere, ma anche con le strutture e i servizi sociali. Inoltre a livello di direzione della Azienda sanitaria viene contemplata la presenza di un direttore per l integrazione socio sanitaria con il compito di sovraintendere e coordinare le iniziative socio-sanitarie, assicurando il collegamento con le Comunità. GLI INDIRIZZI PER LA NUOVA ORGANIZZAZIONE DEI NUOVI DISTRETTI SANITARI In questo nuovo contesto istituzionale gli indirizzi guida per il distretto riguardano la promozione della salute e la prevenzione, l integrazione socio-sanitaria, la continuità assistenziale e il coordinamento della rete dei soggetti sanitari e socio-sanitari del territorio. Per realizzare tutto ciò occorrerà presiedere allo sviluppo delle potenzialità professionali degli operatori sanitari e socio-sanitari nei distretti nonché alla apertura dei servizi alla partecipazione della popolazione. La promozione della salute e la prevenzione costituiscono un investimento fondamentale per il benessere dei cittadini. A questo fine le strategie che il distretto dovrà mettere in atto richiedono la collaborazione e il supporto delle Amministrazioni locali a partire dalle Comunità e le opportune intese con gli operatori economici del territorio. L integrazione socio-sanitaria si realizza nella misura in cui a fronte di una persona che esprime molteplici bisogni può essere data una risposta complessiva e organica, ancorché diversificata in molteplici prestazioni. La creazione dei Punti unici provinciali di accesso (PUA) e la revisione delle Unità valutative multidimensionali (UVM) sarà l impegno primario dei nuovi distretti, che dovranno, in questo compito, colloquiare e coordinarsi con gli organi delle Comunità comprese nel distretto. Si veda in proposito l allegata relazione. La continuità assistenziale si realizza attraverso la disponibilità 24 ore su 24 di almeno parte delle strutture e dei professionisti sanitari per eseguire gli esami e gli interventi necessari al mantenimento e al recupero degli stati di salute compromessi. Pag. 4 di 7 All. 001 RIFERIMENTO: 2011-S

9 La continuità assistenziale significa anche continuità dei percorsi assistenziali e dunque raccordo tra ospedale e territorio, tra professionista e professionista, tra fasi successive di cura e riabilitazione. Il distretto deve sviluppare le capacità di programmazione, di organizzazione e di allocazione delle risorse necessarie e sufficienti ad una risposta assistenziale con piena copertura temporale non meno che di processo. Il coordinamento dei soggetti sanitari e socio-sanitari del territorio è una funzione squisitamente distrettuale. Trattasi di armonizzare le attività che sono svolte da un insieme di soggetti (Residenze sanitarie assistenziali, Cooperative di inserimento lavorativo per disabili, Consultori, Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, Ambulatori privati, Farmacie ecc ) e che, se debitamente connesse in un quadro condiviso di interventi, possono attingere a livelli di efficienza e di efficacia elevati. La valorizzazione e il potenziamento delle azioni delle risorse professionali è la premessa necessaria alla corretta e valida esplicazione delle funzioni di integrazione socio-sanitaria, per la continuità assistenziale e per il coordinamento dei soggetti sanitari e socio-sanitari. Solo attraverso il coinvolgimento consapevole degli operatori è infatti possibile garantire il cambiamento. E in proposito necessario che il distretto possa stringere con gli operatori dei patti di azione sulla base di obiettivi comuni e con l impiego di strumenti allo scopo definiti: il che è come dire che la governance del territorio si raggiunge solo grazie alla partecipazione degli operatori. Il coinvolgimento dei medici convenzionati - ovvero dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e degli specialisti ambulatoriali -, sia nel governo del distretto che nella concertazione degli interventi assistenziali sul territorio, rappresenta uno degli impegni fondamentali per il nuovo distretto. Detti medici costituiscono un elemento centrale nella rete degli operatori distrettuali e un fattore indispensabile per un approccio sinergico alle problematiche di salute del distretto. La loro azione dovrà sostenuta da patti aziendali volti a compattare l impegno di tutta la comunità dei sanitari verso comuni obiettivi di salute. La partecipazione dei cittadini siano essi pazienti, familiari o volontari è l altro grande ancoraggio del distretto per la edificazione di servizi erogatori di prestazioni appropriate e soddisfacenti. Occorrerà che i distretti attuando gli indirizzi provinciali in materia sappiano coinvolgere la popolazione con iniziative attente alle percezioni e alle sensibilità nei confronti delle strutture e dei soggetti preposti alla loro salute e con interventi capaci di accogliere e sfruttare le indicazioni date dai cittadini. LA INDIVIDUAZIONE DEI NUOVI DISTRETTI SANITARI Per affrontare queste sfide il distretto dovrà attrezzarsi adeguatamente anche dal punto di vista organizzativo secondo un principio di razionalizzazione e centralizzazione dei servizi tecnico-amministrativi di back-office e, viceversa, attraverso un articolazione sul territorio dei servizi sanitari. In particolare dovranno essere istituiti in relazione alla zone omogenee ricompresse negli ambiti distrettuali i PUA (punti di accesso) e costituite le UVM (unità valutative multidimensionali) presso le quali si procederà alla valutazione/soddisfazione dei bisogni nelle aree: - materno-infantile Pag. 5 di 7 All. 001 RIFERIMENTO: 2011-S

10 - anziani - disabilità - salute mentale - dipendenza. Alla luce di quanto sopra non è secondaria la questione del dimensionamento dei distretti, la cui individuazione è correlabile in via generale a criteri di efficienza economica dei servizi e di identità socio-culturale della popolazione residente. In proposito il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 così come modificato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, recante Norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale al comma 1 dell articolo 3 quater prevede: La legge regionale disciplina l articolazione in distretti dell Unità sanitaria locale. Il distretto è individuato garantendo una popolazione minima di almeno abitanti, salvo che la regione in considerazione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio o della bassa densità della popolazione residente, disponga diversamente. Con riferimento ai distretti il confronto tra la situazione in Italia e quella del Trentino evidenzia un sottodimensionamento dei distretti trentini rispetto alla variabile abitante, il che suggerirebbe la istituzione di nuovi distretti comprensivi di un più elevato numero di abitanti. Ma la delimitazione territoriale dei distretti deve essere rapportata anche alla dotazione di risorse in misura proporzionale alle necessità della popolazione servita. Rispetto dunque ai 13 distretti attuali non è dubbio che si debba procedere ad una forte riduzione del loro numero, poiché la governance del territorio meglio si esercita su porzioni più vaste in termini di superficie e popolazione. Per la programmazione e la esecuzione di piani di intervento di minima consistenza occorre infatti applicarsi a bacini di dimensioni minimalmente sufficienti quanto a diversità di casistiche e a volume di risorse umane e materiali. In ogni caso dunque nell ipotizzare la suddivisione del territorio pare si debbano rispettare i criteri di comparabilità tra i distretti individuati in termini di abitanti e strutture e servizi bastevoli a garantirne l autosufficienza. La realizzazione infatti di politiche sanitarie concertate così come di iniziative volte alla continuità assistenziale richiedono di poter contare su un numero consistente di professionisti. La programmazione inoltre di risposte strutturali alle domande di assistenza del territorio deve poter disporre di una varietà sufficiente di centri per l erogazione dei servizi. Infine ogni opportuna attenzione alla sostenibilità economica dei servizi, senza dover ridurre il livello quali-quantitativo dell offerta assistenziale, è possibile ove si ci riferisca ad un insieme adeguatamente ampio di risorse materiali e professionali. Posto inoltre che la legge prevede che l ambito territoriale di ogni distretto coincida con il territorio con uno o più Comunità, qualsiasi ipotesi di individuazione dei nuovi distretti dovrebbe far salvo il criterio di apparentamento per le Comunità che presentano aspetti di continuità valliva. Si tratta delle Comunità: - Valle di Non e Valle di Sole - Valle di Fiemme e Valle di Fassa - Vallagarina e Altopiano Folgaria Lavarone e Luserna. Pag. 6 di 7 All. 001 RIFERIMENTO: 2011-S

11 Vi è inoltre un criterio distintivo che si dovrebbe rispettare ovvero quello della forte connotazione urbana di Trento-città, a fronte delle restanti situazioni di minore intensità urbanistica. Con riguardo a tutte queste considerazioni sembra potersi avanzare come la soluzione preferibile quella seguente che ipotizza la creazione di 4 distretti, come esplicitato nel seguente prospetto. Distretto Ovest Distretto Centro Distretto Centro Sud Distretto Est Nord 5 - Cembra 15 - Valle dell'adige 8 - Giudicarie 1 - Val di Fiemme 6 - Valle di Non 16 - Valle dei Laghi 9- Alto Garda e Ledro 2 - Primiero 7 - Valle di Sole 10 - Vallagarina 3 - Bassa Valsugana 13 - Rotaliana 12 - Altopiano Folgaria 4 - Alta Valsugana 14 - Paganella 11- Ladino di Fassa Pag. 7 di 7 All. 001 RIFERIMENTO: 2011-S

12 Allegato tecnico contenente dati statistici e sanitari relativi ai nuovi distretti sanitari ed alle Comunità che li compongono 1

13 Dati statistici relativi alle Comunità Superficie in Kmq delle Comunità di valle 1 Cod.comunità Comunità di valle Kmq Comunità territoriale della Valle di 1 Fiemme 415,02 2 Comunità di Primiero 413,59 3 Comunità Valsugana e Tesino 578,88 4 Comunità Alta Valsugana e Bersntol 359,90 5 Comunità della Valle di Cembra 135,34 6 Comunità della Valle di Non 596,74 7 Comunità della Valle di Sole 609,36 8 Comunità delle Giudicarie 1.176,51 9 Comunità Alto Garda e Ledro 353,33 10 Comunità della Vallagarina 622,62 11 Comun General de Fascia 318,06 12 Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri 106,17 13 Comunità Rotaliana-Königsberg 94,61 14 Comunità della Paganella 97,30 15 Territorio Val d"adige 189,81 16 Comunità della Valle dei Laghi 139,64 Totale provincia 6.206,88 Popolazione all'1/1/2010 per classe di età e Comunità di valle 1 Cod.comunità Comunità di valle 0-13 anni % 14 e oltre 65 e oltre % Totale popolazione Comunità territoriale della Valle 1 di Fiemme % % Comunità di Primiero % % Comunità Valsugana e Tesino % % Comunità Alta Valsugana e Bersntol % % Comunità della Valle di Cembra % % Comunità della Valle di Non % % Comunità della Valle di Sole % % Comunità delle Giudicarie % % Comunità Alto Garda e Ledro % % Comunità della Vallagarina % % Comun General de Fascia % % Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri % % Comunità Rotaliana-Königsberg % % Comunità della Paganella % % Territorio Val d"adige % % Comunità della Valle dei Laghi % % Totale provincia % % Dati gentilmente forniti dal Servizio Statistica della Provincia Autonoma di Trento 2

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15 Dati statistici e sanitari relativi ai nuovi distretti sanitari Le fonti dalle quali sono stati ricavati i dati sono: il Servizio Statistica della Provincia Autonoma di Trento l Anagrafica Provinciale degli Assistibili ii Sistema Informativo Territoriale la Carta dei Servizi APSS edizione l elenco delle strutture private accreditate al giugno 2010 o in situazione di accreditamento a breve l elenco dei posti letto nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (R.S.A) e nelle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona (A.P.S.P.) autorizzati al novembre 2010 Segue l aggregazione delle 16 Comunità in distretti sanitari e gli indicatori strutturali e dei servizi con dati aggregati, comparati tra i quattro distretti individuati. Distretto Ovest Distretto Centro Nord Distretto Centro Sud Distretto Est Comunità di Valle 5 - Cembra 15 - Valle dell'adige 8 - Giudicarie 1 - Val di Fiemme 6 - Valle di Non 16 - Valle dei Laghi 9- Alto Garda e Ledro 2 - Primiero 7 - Valle di Sole 10 - Vallagarina 3 - Bassa Valsugana 13 - Rotaliana 12 - Altopiano Folgaria 4 - Alta Valsugana 11- Ladino di 14 - Paganella Fassa Indicatori Distretto Ovest Distretto Centro Nord Distretto Centro Sud Distretto Est Superficie (in Km 2 ) 1533,35 329, , ,45 Popolazione Densità Demografica (abitanti/km 2 ) 64,92 394,33 78,42 56,70 Densità Postazioni di Continuità assistenziale (nr postazioni ogni ab) 1,00 0,15 0,68 0,76 Strutturali e dei servizi Densità Farmacie (nr farmacie ogni ab.) 2,91 2,31 2,94 2,88 Densità MMG (assistibili per medico) 1149, , , ,32 Densità PLS (assistibili per pediatra) 1034,07 934,21 911,68 970,72 Densità Assistenza Sanitaria Residenziale (PL/1000 ab >65 anni) 38,00 36,91 50,34 51,56 Densità Punti di prelievo (nr punti prelievo ogni abitanti) 1,41 0,69 0,85 0,68 4

16 Indicatori numerici assoluti con dati aggregati, comparati tra i quattro distretti individuati Indicatori numerici Distretto Ovest Distretto Centro Nord Distretto Centro Sud Distretto Est Consultori Numerici assoluti Poliambulatori specialistici Servizi ambulatoriali aziendali* Presidi Ospedalieri aziendali Strutture di ricovero ospedaliere private accreditate Postazioni Guardia Medica Farmacie MMG Popolazione 14 anni e oltre PLS Popolazione 0-13 anni Posti letto autorizzati RSA o APSP Popolazione 65 anni e oltre Punti di prelievo Strutture a valenza sociosanitaria accreditate** Strutture ambulatoriali private accreditate*** Strutture termali Glossario degli indicatori utilizzati Note Densità Demografica (abitanti/km 2 ) Densità Postazioni di Continuità assistenziale (nr postazioni ogni ab) rapporto tra residenti e superficie rapporto tra postazioni di guardia medica e residenti x10000 ab Densità Farmacie (nr farmacie ogni ab.) rapporto tra farmacie e residenti x10000 ab Densità MMG (assistibili per medico) rapporto tra residenti di età > 13 anni e MMG Densità PLS (assistibili per pediatra) rapporto tra residenti di età < 13 anni e PLS Densità Assistenza Sanitaria Residenziale (PL/1000 ab >65 anni) rapporto tra posti letto in RSA e residenti di età > 65, x1000 ab Densità Punti di prelievo (nr punti prelievo ogni abitanti) rapporto tra punti prelievo e residenti x10000 ab sono conteggiate le sedi per i Servizi Tossicodipendenze, Servizi di Alcologia, Centri di Salute Mentale, Servizi di Psicologia, Assistenza Servizi ambulatoriali aziendali* Neuropsichiatrica Infantile sono conteggiate le strutture di riabilitazione ex. art. 26, per disabili, per dipendenze patologiche, per persone con problemi psichiatrici, per Strutture a valenza socio-sanitaria accreditate** malati di AIDS, per autismo, per sclerosi multipla sono conteggiate strutture di specialistica ambulatoriale, istituto Strutture ambulatoriali private accreditate*** audiofonetico, centro dialisi, centri ecografici Segue l esplosione dei dati statistici e sanitari per ogni singolo distretto suddivisi per Comunità: la prima colonna riassume la situazione del distretto considerato. 5

17 Distretto Ovest Indicatori Distretto Ovest 5 - Cembra 6 - Valle di Non 7 - Valle di Sole 13 - Rotaliana 14 - Paganella Superficie (in Km 2 ) 1533,35 135,34 596,74 609,36 94,61 97,30 Strutturali e dei servizi Popolazione Densità Demografica (abitanti/km 2 ) 64,92 83,55 65,58 25,65 301,93 50,44 Densità Postazioni di Continuità assistenziale (nr postazioni ogni ab) 1,00 1,77 1,02 1,28 0,35 2,04 Densità Farmacie (nr farmacie ogni ab.) 2,91 3,54 2,30 3,84 2,10 8,15 Densità MMG (assistibili per medico) 1149, , , , , ,00 Densità PLS (assistibili per pediatra) 1034,07 886, ,00 712, ,25 #DIV/0! Densità Assistenza Sanitaria Residenziale (PL/1000 ab >65 anni) 38,00 33,95 31,15 49,01 51,01 0,00 Densità Punti di prelievo (nr punti prelievo ogni abitanti) 1,41 3,54 1,02 1,28 1,05 2,04 Indicatori numerici Distretto Ovest 5 - Cembra 6 - Valle di Non 7 - Valle di Sole 13 - Rotaliana 14 - Paganella Numerici assoluti Consultori Poliambulatori specialistici Servizi ambulatoriali aziendali* Presidi Ospedalieri aziendali Strutture di ricovero ospedaliere private accreditate Postazioni Guardia Medica Farmacie MMG Popolazione 14 anni e oltre PLS Popolazione 0-13 anni Posti letto autorizzati RSA o APSP Popolazione 65 anni e oltre Punti di prelievo Strutture a valenza sociosanitaria accreditate** Strutture ambulatoriali private accreditate*** Strutture termali

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19 Distretto Centro Nord Indicatori Distretto Centro Nord 15 - Valle dell'adige 16 - Valle dei Laghi Strutturali e dei servizi Superficie (in Km 2 ) 329,45 189,81 139,64 Popolazione Densità Demografica (abitanti/km 2 ) 394,33 629,78 74,29 Densità Postazioni di Continuità assistenziale (nr postazioni ogni ab) 0,15 0,08 0,96 Densità Farmacie (nr farmacie ogni ab.) 2,31 2,26 2,89 Densità MMG (assistibili per medico) 1088, , ,50 Densità PLS (assistibili per pediatra) 934,21 900, ,00 Densità Assistenza Sanitaria Residenziale (PL/1000 ab >65 anni) 36,91 36,87 37,41 Densità Punti di prelievo (nr punti prelievo ogni abitanti) 0,69 0,67 0,96 Numerici assoluti Distretto Centro Nord 15 - Valle dell'adige 16 - Valle dei Laghi Indicatori numerici Consultori Poliambulatori specialistici Servizi ambulatoriali aziendali* Presidi Ospedalieri aziendali Strutture di ricovero ospedaliere private accreditate Postazioni Guardia Medica Farmacie MMG Popolazione 14 anni e oltre PLS Popolazione 0-13 anni Posti letto autorizzati RSA o APSP Popolazione 65 anni e oltre Punti di prelievo Strutture a valenza socio-sanitaria accreditate** Strutture ambulatoriali private accreditate*** Strutture termali

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21 Distretto Centro Sud Indicatori Distretto Centro Sud 8 - Giudicarie 9- Alto Garda e Ledro 10 - Vallagarina 12 - Altopiano Folgaria Superficie (in Km 2 ) 2258, ,51 353,33 622,62 106,17 Strutturali e dei servizi Popolazione Densità Demografica (abitanti/km 2 ) 78,42 31,92 135,04 140,27 42,58 Densità Postazioni di Continuità assistenziale (nr postazioni ogni ab) 0,68 1,33 0,63 0,34 2,21 Densità Farmacie (nr farmacie ogni ab.) 2,94 3,20 3,14 2,63 4,42 Densità MMG (assistibili per medico) 1184, , , , ,33 Densità PLS (assistibili per pediatra) 911,68 908,67 977,00 908,86 512,00 Densità Assistenza Sanitaria Residenziale (PL/1000 ab >65 anni) 50,34 68,11 39,01 48,09 60,22 Densità Punti di prelievo (nr punti prelievo ogni abitanti) 0,85 1,60 0,63 0,34 6,64 Indicatori numerici Distretto Centro Sud 8 - Giudicarie 9- Alto Garda e Ledro 10 - Vallagarina 12 - Altopiano Folgaria Consultori Poliambulatori specialistici Servizi ambulatoriali aziendali* Presidi Ospedalieri aziendali Strutture di ricovero ospedaliere private accreditate Numerici assoluti Postazioni Guardia Medica Farmacie MMG Popolazione 14 anni e oltre PLS Popolazione 0-13 anni Posti letto autorizzati RSA o APSP Popolazione 65 anni e oltre Punti di prelievo Strutture a valenza sociosanitaria accreditate** Strutture ambulatoriali private accreditate*** Strutture termali

22 11

23 Distretto Est Indicatori Distretto Est 1 - Val di Fiemme 2 - Primiero 3 - Bassa Valsugana 4 - Alta Valsugana 11- Ladino di Fassa Strutturali e dei servizi Superficie (in Km 2 ) 2085,45 415,02 413,59 578,88 359,90 318,06 Popolazione Densità Demografica (abitanti/km 2 ) 56,70 47,66 24,29 46,85 143,27 30,60 Densità Postazioni di Continuità assistenziale (nr postazioni ogni ab) 0,76 1,01 1,00 0,74 0,58 1,03 Densità Farmacie (nr farmacie ogni ab.) 2,88 3,03 3,98 2,95 2,33 4,11 Densità MMG (assistibili per medico) 1158, , , , , ,63 Densità PLS (assistibili per pediatra) 970,72 978, ,00 918, ,25 756,00 Densità Assistenza Sanitaria Residenziale (PL/1000 ab >65 anni) 51,56 43,26 60,32 68,25 45,33 36,47 Densità Punti di prelievo (nr punti prelievo ogni abitanti) 0,68 1,01 1,00 0,37 0,58 1,03 Indicatori numerici Distretto Est 1 - Val di Fiemme 2 - Primiero 3 - Bassa Valsugana 4 - Alta Valsugana 11- Ladino di Fassa Numerici assoluti Consultori Poliambulatori specialistici Servizi ambulatoriali aziendali* Presidi Ospedalieri aziendali Strutture di ricovero ospedaliere private accreditate Postazioni Guardia Medica Farmacie MMG Popolazione 14 anni e oltre PLS Popolazione 0-13 anni Posti letto autorizzati RSA o APSP Popolazione 65 anni e oltre Punti di prelievo Strutture a valenza socio-sanitaria accreditate** Strutture ambulatoriali private accreditate*** Strutture termali

24 13

25 L INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA E IL PUNTO UNICO DI ACCESSO NELLA NUOVA LEGGE DI RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO PROVINCIALE LE PREMESSE Il processo di invecchiamento della popolazione sta assumendo dimensioni rilevanti nei paesi occidentali segnando quella che gli esperti chiamano transizione epidemiologica (il passaggio dalla prevalenza delle malattie infettive al crescente peso delle malattie croniche e degenerative). Una prima conseguenza è la domanda espressa legata alla non autosufficienza e quindi alla necessità di continuità assistenziale a domicilio e di una maggiore contiguità tra ospedale e territorio. Il quadro epidemiologico che abbiamo di fronte è composito - patologie cronico-stabilizzate, cronico-degenerative, patologie di origine sociale connesse a un mercato del lavoro instabile, a gravi situazioni di esclusione sociale, a fenomeni migratori - ed evidenzia una domanda multidimensionale che rende incerto il confine tra intervento sociale e sanitario, dove perché l intervento sia efficace deve essere integrato (si pensi alla salute mentale, ai minori, alle dipendenze). In questo quadro si fa strada la consapevolezza che le determinanti della salute (intesa come benessere e non come risposta clinica alla malattia manifesta 1 ) sono fortemente influenzate dai comportamenti adottati, dagli stili di vita e conseguentemente dal livello economico, sociale e socio-culturale 2, incidendo i servizi sanitari solo per il 10-15%. Gli studi condotti attorno ai sistemi sanitari pubblici evidenziano come le caratteristiche di universalità ed equità dei sistemi socio-sanitari pubblici rischiano di essere compromesse se la valutazione dei bisogni socio-sanitari non è adeguatamente e opportunamente considerata. Gli scenari demografici attuali, la tutela delle categorie più fragili della popolazione, i vincoli di risorse economico-finanziarie, impongono pertanto di pensare e strutturare sistemi sanitari in grado di garantire la massima integrazione tra servizi 3. Si tratta di strutturare un sistema pubblico locale in grado di governare i determinanti della salute attraverso un intreccio virtuoso di sussidiarietà verticale (Provincia, Comuni, Comunità di Valle) e orizzontale (Azienda sanitaria, Servizi sociali, privato sociale, famiglie, cittadini), basato sulla costruzione di un sistema coordinato di servizi sociali e sanitari. L integrazione delle politiche sociali e delle politiche per la salute diventa uno strumento per: - rispondere a bisogni sempre più complessi, multidimensionali e differenziati: a ciascun problema sociale non risolto si associa un problema sanitario e viceversa; - ricercare forme più significative di alleanza tra pubblico e privato; - valorizzare le comunità locali quale soggetto e luogo in cui si sviluppa la comunità che si prende cura (welfare community); - curare una programmazione unitaria socio-sanitaria che contenga strumenti di monitoraggio e valutazione delle diverse attività poste in campo; - implementare interventi non strettamente clinici per incidere favorevolmente sugli altri determinanti della salute. L obiettivo finale è quello di lavorare a un progetto di welfare dove la domiciliarità e la prevenzione precoce siano le parole chiave di una sostenibilità perseguibile. 1 Vedi raccomandazioni della OMS già nel 1986 con la Carta di Ottawa 2 Marmot M., Wilkinson R., Social determinats of health: the solid facts, 2 ed., WHO (2003) 3 Barretta A.D., L integrazione socio-sanitaria, Il Mulino,

26 I PRESUPPOSTI NORMATIVI NAZIONALI E PROVINCIALI Il tema dell integrazione e del coordinamento tra servizi sociali e sanitari lo ritroviamo nella normativa nazionale già a partire dagli anni 70 (DPR 616/1977, L. 833/1978, DPCM 08/8/1985). Il D.Lgs 229/1999 dà definitivamente forza al tema dell integrazione socio-sanitaria e il DPCM 14/02/2001 tenta una prima definizione delle prestazioni riconducibili a tale area. A livello nazionale la L. 328/2000 e le linee di indirizzo tracciate dal D.Lgs. 502/1992, hanno favorito la ricerca di meccanismi di governance tra aziende sanitarie, privato sociale e amministrazioni locali nonché contribuito a sviluppare una pianificazione e una organizzazione dei servizi, sempre più socio-sanitaria. In molte Regioni (Toscana, Marche, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Liguria, Lazio etc ) sono sorte esperienze di integrazione socio-sanitaria, più o meno strutturate e istituzionalizzate, che hanno visto spesso la nascita dei così detti punti unici di accesso. In Provincia di Trento il tema dell integrazione socio-sanitaria è ripreso nella legge provinciale in materia di politiche sociali, n. 13 del 2007 (art. 41) e nella legge provinciale sulla tutela della salute n. 16 del 23 luglio 2010 (art. 21). Quest ultima prevede l attivazione di modalità operative di integrazione socio-sanitaria: - i Punti Unici Provinciali di Accesso quali moduli organizzativi integrati con i servizi sociali, diretti all orientamento e alla presa in carico del cittadino - la valutazione multi dimensionale integrata (UVM) per l accesso a servizi a elevata integrazione sanitaria - l elaborazione di un progetto individualizzato di intervento da parte delle UVM - la verifica nel tempo da parte dell UVM degli esiti del percorso definito. L evoluzione della domanda a cui si accennava in premessa nonché gli interventi normativi e le esperienze maturate sul campo, non lasciano dunque più spazi a riflessioni sull utilità dell integrazione, quanto sul modo e sugli strumenti operativi con cui la si può costruire sul campo. DAL CURARE AL PRENDERSI CURA : IL PUNTO UNICO PROVINCIALE DI ACCESSO PERCHÉ? Attualmente in Trentino ci troviamo a poter offrire sul versante sociale e sanitario una molteplicità di interventi e servizi di diversa natura forniti e gestiti da enti diversi (Servizi sociali, Azienda sanitaria, Servizi e Agenzie provinciali, privato sociale autorizzato e/o accreditato): - assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata - assistenza in centri diurni, residenziali, semiresidenziali, alloggi protetti, residenze sanitarie assistenziali etc - interventi contributivi, previdenziali, di sostegno al reddito - presidi medici, protesi, ausili - assistenza socio-educativa e scolastica - etc Assistiamo spesso a un appesantimento delle procedure che oltre a far ricadere sul beneficiario l onere di muoversi tra uffici ed enti diversi, rischiano di generare inappropriatezza negli interventi e scarsa possibilità di valutarne gli esiti. 2

27 I vincoli economico-finanziari sempre più stringenti a fronte di un trend di costi in costante crescita, impongono di pensare e realizzare modalità operative in grado di garantire la sostenibilità del sistema di offerta di servizi sanitari e sociali. CHE COS È? E il luogo dove avviene la valutazione (c.d. secondo livello) e la successiva presa in carico della persona con un bisogno complesso che necessità contestualmente, o in maniera coordinata, di interventi sanitari e sociali (e magari socio-educativi e scolastici). In uno slogan: è il luogo dove la complessità dei bisogni riceve unitarietà di risposte. Il Punto unico d'accesso è il luogo dove il cittadino potrà ricevere informazioni, orientamento, accompagnamento (c.d. primo livello) in maniera qualificata semplificando l accesso alla rete integrata dei servizi sociosanitari senza rischiare di generare sovrapposizioni con quanto già attualmente rinvenibile. Il Punto Unico rappresenta una risorsa informativa per gli stessi operatori sociali e sanitari (e non solo) in relazione ai servizi disponibili sul territorio. Il Punto unico di accesso rappresenta un evoluzione delle unità di valutazione multidimensionale (oggi conosciute in particolare per l accesso alle Residenze Sanitarie Assistenziali e all Assistenza domiciliare integrata), della continuità assistenziale ospedale-territorio, del coordinatore di percorso, di quanto già esplorato da analisi ed esperienze condotte sui territori. Il Punto unico di accesso rappresenta una sfida anche rispetto alla promozione di quella solidarietà e di quella coesione sociale che sono capitale delle comunità locali da valorizzare, quale investimento in salute e benessere. A CHI SI RIVOLGE Il Punto unico di accesso si rivolge in generale a tutti i cittadini in situazione di fragilità. In particolare si colloca a servizio delle persone, adulti e minori di età, con bisogni socio-sanitari complessi, in situazioni di grave fragilità tale da richiedere l intervento strutturato, coordinato e sinergico di più servizi, professionalità, interventi. Potrebbe trattarsi di anziani non autosufficienti, persone affette da disabilità (fisiche e psichiche) o con gravi patologie croniche, terminali o invalidanti, persone dipendenti da sostanze e non solo e loro famigliari, situazioni che richiedono una presa in carico integrata sociale e sanitaria (talora con un attenzione all intero nucleo familiare) a causa della condizione di non autosufficienza o della grave fragilità della persona, della necessità di ampi strumenti di tutela (si pensi ad es. ai bambini/e in precarie o traumatiche situazioni familiari o vittime di maltrattamenti e abusi). COME FUNZIONA Il cittadino potrebbe giungere al Punto unico di accesso direttamente o avere un primo contatto con Servizi e professionisti diversi: il medico di famiglia (MMG), lo specialista, il servizio ospedaliero, i Servizi sociali del territorio, il consultorio, etc. Cosa spetta dunque al Punto unico di accesso? Occorrerà sviluppare, in questa fase di progettazione, i criteri che identificano quali situazioni sono eleggibili al Punto unico di accesso. La legge provinciale L.P. 16/2010 all articolo 21 c. 2 prevede che contestualmente all istituzione dei Punti unici di accesso, la Giunta provinciale individui distinti percorsi terapeutici e di sostegno a seconda che il bisogno socio-sanitario da soddisfare abbia natura sanitaria a rilevanza sociale, sociale a rilevanza sanitaria e a elevata integrazione sanitaria. 3

28 La legge prevede che l accesso ai servizi a elevata integrazione sanitaria avvenga a mezzo delle unità valutative multidimensionali (UVM). Responsabilità del Punto unico di accesso (e dell unità di valutazione multidimensionale) sarà quella di redigere un piano individualizzato di assistenza (PAI) nel quale sia individuato il responsabile del caso (case manager), i momenti di valutazione in itinere del percorso assistenziale individuato e gli indicatori in base ai quali effettuare una valutazione di esito. 4

29 FUNZIONI E INTERDIPENDENZE DEL PUNTO UNICO DI ACCESSO PAT - APSS Intesa Convenzione PAT - Comunità di Valle PUNTO UNICO DI ACCESSO équipe: infermiere ass. sociale, amministrativo Informa, orienta e gestisce la domanda (primo livello) Decodifica la domanda ed effettua l analisi del bisogno espresso e inespresso (secondo livello) Tutela e promuove il corretto utilizzo del sistema integrato dei servizi (appropriatezza) Sociale Sociale a rilevanza sanitaria Sanitario a rilevanza sociale Socio-sanitario a elevata integrazione sanitaria Sanitario Servizio Sociale territoriale Avvia istruttoria per UVM UVM Distretto/Assistenza sanitaria/ospedale Presidi e ausili Piano assistenziale individualizzato (PAI) / Nomina case manager Invalidità civile Il sistema scolastico ed educativo Valutazione del percorso e di esito Commissione L

30 IPOTESI DEL FLUSSO DI PRESA IN CARICO ATTRAVERSO IL PUNTO UNICO DI ACCESSO MMG/PLS U.O Ospedaliere Servizio sociale del Territorio Bisogno sanitario Bisogno sociale Prestazioni e servizi sanitari Bisogno Complesso Prestazioni e servizi sociali criteri di priorità: urgenza, gravità, fragilità, esigenze di tutela, età,. UNITA DI VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE Flessibili per area: materno infantile disabilità anziani salute mentale dipendenze PIANO INDIVIDUALIZZATO DI INTERVENTO RSA ADI/CP Centri Diurni anziani Strutture sociosanitarie disabili, salute mentale, dipendenze, materno-infantile Percorsi di riabilitazione etc Assegno di cura Hospice Altro 6

31 CHI VI LAVORA E gestito da una équipe base di operatori (infermiere/a, assistente sociale, assistente amministrativo/a). Hanno un primo compito particolarmente difficoltoso: ascoltare, analizzando e soppesando i bisogni dell utente e dei familiari. Devono focalizzare, a partire dal problema presentato, il reale bisogno/i individuando l ambito di intervento e i percorsi possibili. Nel caso si tratti di un bisogno socio-sanitario, a loro spetta il compito di individuarne la rilevanza (sociale, sanitaria a elevata integrazione sanitaria), graduandolo anche per complessità, gravità, intensità e urgenza. All équipe del Punto Unico spetta attivare gli interventi e i servizi previsti e laddove necessario convocare l unità di valutazione multidimensionale. Al fine di garantire universalità, equità e certezza rispetto ai servizi occorre già in fase programmatoria definire i percorsi assistenziali, i livelli di assistenza garantiti (sociali, sanitari, socio-sanitari) e i tempi di intervento. DOVE È UBICATO Il Punto unico di accesso rappresenta anche simbolicamente il patto tra Azienda Sanitaria e Comunità di Valle per definire un lavoro comune e multiprofessionale. La sua diffusione sul territorio sarà dunque l esito di una valutazione a livello di Distretto e di Comunità. L équipe multiprofessionale del Punto unico e la gestione logistica dello stesso, saranno coordinati dal direttore del Distretto sanitario (il Distretto con la legge di riforma in materia di tutela della salute viene ad assumere una funzione sempre più territoriale e socio-sanitaria). La sede dovrà essere facilmente accessibile e individuabile e particolarmente accogliente, dotata delle risorse strutturali e tecnologiche necessarie a mettersi rapidamente in rete con tutti gli enti e i servizi esistenti. Tra le priorità che dovranno accompagnare la nascita dei Punti Unici vi è lo sviluppo di un sistema informativo organico rispetto alle banche dati esistenti (dalla cartella sociale, alla cartella socio-sanitaria, al SIT, SIO, invalidità civile, anagrafica, esenzioni etc ). FORMAZIONE Come in tutti i processi di cambiamento anche in questo caso la formazione riveste un ruolo chiave sia per le persone che costituiranno l équipe del Punto Unico sia più in generale per gli operatori sociali e sanitari. Accanto a una formazione specifica e mirata diretta agli operatori che costituiranno le équipe dei Punti Unici, andranno previsti moduli informativi e formativi, diretti al personale sociale e sanitario, sul ruolo e sulle funzioni del Punto Unico. COMPETENZE, SERVIZI, INTERVENTI, STRUTTURE, PRESTAZIONI In questa fase di attuazione della riforma istituzionale occorre tener conto di quanto disposto in sede di Conferenza permanente tra Provincia e Autonomie Locali (deliberazione G.P del 18 dicembre 2009 e n del 4 giugno 2010), da quanto previsto dal Protocollo d intesa in materia di finanza locale per il 2011 del 29 ottobre 2010 nonché da quanto approvato dalla Giunta provinciale con deliberazione n del 30 dicembre Appare delinearsi una competenza della Provincia su tutti i servizi socio-assistenziali di rilevanza provinciale (per ragioni territoriali e di pregnanza del servizio) e socio-sanitari (dove accanto alla dimensione territoriale e della pregnanza si aggiungono la pervasività del bisogno e la presenza di figure professionali più strettamente sanitarie). Possiamo ritenere che questi siano nel complesso 7

32 le attività/servizi/interventi su cui può contare il Punto unico di accesso a completamento delle prestazioni più strettamente sanitarie, dei cosiddetti ausili e presidi, nonché dei servizi e delle attività socio-assistenziali di competenza delle Comunità di Valle. LA GOVERNANCE DELL INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA Fatto salvo quanto direttamente in capo ai Distretti sanitari e ai Servizi sociali territoriali, le normative provinciali in materia di politiche sociali e di tutela della salute hanno previsto strumenti di governo e compartecipazione quali: - il Comitato di coordinamento per l integrazione sociosanitaria, composto da il presidente della Comunità, che svolge le funzioni di presidente, il direttore del distretto sanitario nel cui ambito territoriale è compresa la Comunità, un medico di medicina generale o un pediatra di libera scelta convenzionato con il servizio sanitario provinciale, designato dai medesimi medici operanti nel territorio della Comunità, il responsabile dei servizi sociali della Comunità, un rappresentante degli enti affidatari di servizi sociosanitari operanti nel territorio della Comunità, un responsabile degli enti gestori delle residenze sanitarie assistenziali situate nel territorio della Comunità, un farmacista convenzionato con il servizio sanitario provinciale, designato dai farmacisti operanti nel territorio della Comunità; ha il compito di individuare le modalità organizzative ed operative per l attuazione dell integrazione sociosanitaria a livello locale, con particolare riferimento ai Punti Unici di Accesso (art. 21 L.P. 16/2010); - il Consiglio per la salute (art. 10 L.P. 16/2010) e la Conferenza dei consigli per la salute, organo consultivo del Consiglio delle autonomie locali in materia di tutela della salute e di integrazione sociosanitaria dei servizi, composto dai presidenti di ciascun consiglio per la salute; - la direzione per l integrazione sociosanitaria, articolazione aziendale, sovrintende e coordina le iniziative a valenza sociosanitaria, assicurando il collegamento con le Comunità (art. 29 L.P. 16/2010); - il Tavolo territoriale, composto da una rappresentanza dei comuni, di una rappresentanza del distretto sanitario, dei servizi educativi scolastici, delle parti sociali e di almeno un terzo dei componenti membri del terzo settore operante nella comunità; è organo di consulenza e di proposta per le politiche sociali locali(art. 13 L.P. 13/2007). CONCLUSIONI Il Punto unico d accesso - frutto di un intesa forte PAT-Comunità di Valle-APSS rappresenta nei fatti lo strumento per razionalizzare e coordinare l accesso ai servizi esistenti sul territorio con questi obiettivi specifici: - allocazione delle risorse pubbliche secondo un ordine di priorità deciso secondo criteri di efficacia/efficienza ed equità; - appropriatezza degli interventi e dei percorsi assistenziali proposti; - coerenza tra domanda e offerta di servizi; - copertura del servizio in relazione alle dimensioni del territorio; - omogeneità nella qualità e negli standard di servizio resi; - garanzia al cittadino di vedersi proposto un percorso diagnostico-trattamentale-assistenziale che tenga conto della sua situazione complessiva e dell insieme delle prestazioni/interventi a cui avrebbe diritto; - sostenibilità finanziaria delle scelte operate e del loro impatto sul sistema complessivo. 8

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