MICHELANGELO BUONARROTI

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1 Bartolomei Elisa - Pagina 1 di 5 MICHELANGELO BUONARROTI Pietà-Michelangelo H 174 cm; l 195 cm Città del Vaticano, Basilica di San Pietro Michelangelo Buonarroti nasce il 6 marzo 1475 a Caprese. A tredici anni entra nella bottega del Ghirlandaio. Si forma studiando le opere di Giotto, Masaccio e degli scultori greci. Si trasferisce alla corte di Lorenzo Magnifico, poi nel 1505 si trasferisce a Roma al servizio dei Papi Giulio II e Paolo III. Muore il 18 febbraio 1564 all età di ottantanove anni. Come gli altri artisti del rinascimento, ritiene che lo scopo dell arte sia l imitazione della natura, attraverso la quale si può arrivare alla bellezza. Crede inoltre che della natura occorra scegliere i particolari migliori, ma anche che, attraverso la fantasia, l artista debba dare vita ad una bellezza superiore a quella già esistente in natura. Per lui il modello di bellezza deve essere concepito nella mente, creando cioè un modello ideale con il quale conformare ogni propria creazione. Rispetto a Leonardo è più giovane di vent anni, ma subito fin da piccolo, cerca di affermare la sua autonomia. Inoltre, non è ispirato soltanto dallo studio scientifico della natura, ma anche dall espressione dei sentimenti e delle idee interiori. Pone al centro delle sue opere l uomo, che considera la figura perfetta e la cosa più bella del creato. Oltre all aspetto esteriore, rappresenta anche le emozioni ed i pensieri. La figura dell uomo di Michelangelo è rappresentata dunque con pathos. La sua personalità è caratterizzata da due aspetti contrastanti: -l angoscia per la mortalità dell uomo; -l aspirazione alla perfezione divina. Lo scopo di Michelangelo è quello di liberare la bellezza e lo spirito dalla sua prigione materiale per creare forme perfette e bellissime; afferma infatti che in un blocco di marmo è già contenuta una forma per volere divino. In futuro sarà a scopo di imitazione per gli artisti. Nel 1496 Michelangelo arrivò a Roma presso la committenza cardinalizia e tra il 1498 e il 1499 fu incaricato di scolpire un gruppo marmoreo rappresentante la pietà. Il tema della pietà consiste nel rappresentare la Vergine Maria giovane, simbolo della chiesa eterna, che tiene fra le braccia il corpo senza vita del figlio, strumento di redenzione. Il gruppo marmoreo ha una struttura piramidale: la vergine è l asse verticale, mentre il corpo di Cristo è quasi l asse orizzontale. La Vergine di Michelangelo è una fanciulla dal volto appena velato di tristezza che, così come teneramente l aveva tenuto in grembo da bambino, sorregge amorevolmente il corpo, ugualmente giovane, del figlio. L ampio gesto del suo braccio sinistro, portato verso l esterno e con il palmo della mano rivolto verso l alto, è un invito a chi guarda a provare per Gesù il suo stesso dolore. Una fascia(che reca la firma dello scultore)le attraversa diagonalmente il busto, mettendone ancor più in risalto la giovanile figura. L ampio panneggio della veste, increspata intorno al collo, e l ampio velo con le sue ombre profonde (vd annunciazione di Leonardo), sono i mezzi di cui l artista si serve, affinché, per contrasto, il corpo nudo, liscio e perfetto del Cristo abbia maggior risalto. Tenuto sollevato dal braccio destra della Madre che gli cinge le spalle, Gesù ha la testa rovesciata indietro. Il bacino si piega in corrispondenza tra lo spazio fra le gambe di Maria. Il suo braccio sinistro accompagna la postura del corpo, mentre quello destro ricade abbandonato verso terra. Michelangelo infine propone di contemplare gli esseri giovani e senza imperfezioni nei quali si riflette la bellezza di Dio. La giovinezza della Vergine sta ad indicarne la purezza; la sua

2 Bartolomei Elisa - Pagina 2 di 5 sofferenza si intravede solo da qualche piccolo particolare. Giorgio Vasari, riguardo a quest opera, scrisse che certo è un miracolo che un sasso, da principio senza forma nessuna, si sia mai ridotto a quella perfezione, che la natura a fatica suol formar nella carne. Michelangelo quindi, avrebbe realizzato un qualcosa che raramente la natura riesce a fare, è un prodigio che con un semplice blocco di pietra si possa arrivare a tanto. Il marmo infatti è perfettamente levigato, la resa delle anatomie e dei panneggi è mimetica. Inoltre l opera è caratterizzata da un grande senso di autorevolezza. Michelangelo inoltre realizza tutte le sue opere senza basarsi su un modello reale. Successivamente si trasferì a Firenze, dove, con Raffaello e Leonardo, diede vita al momento più fecondo dell arte cinquecentesca fiorentina. Nel 1501 gli fu commissionata dall arte della lana di Firenze la realizzazione del David. Quest opera fu realizzata da un blocco di marmo già precedentemente sbozzato da Donatello, un grosso svantaggio per Michelangelo. Quel che l artista ne ricavò fu però stupefacente, tanto che Vasari affermò che fu come se fosse riuscito a far risuscitare uno che era morto. Il David fu ritenuto superiore ad ogni scultura moderna e antica. L artista sceglie di privilegiare l intento sull azione, la determinazione all agire sull agire stesso: Il giovane pastore è in procinto di scagliare la pietra. La fronte è leggermente aggrottata, i suoi muscoli sono in tensione, le sue mani sono nervose e scattanti, le sue vene pulsanti. La statua del David ha lo scopo di informare che, in caso di attacco, la difesa della repubblica sarà strenua, energica; che Firenze era in grado ti tener testa alle grandi potenze, così come il David, armato soltanto di una fionda, era riuscito a sconfiggere il gigante Golia. Per questi motivi la statua fu collocata davanti a palazzo vecchio e divenne l emblema della libertà repubblicana Fiornetina. David-Michelangelo h 410 cm Firenze, Galleria dell Accademia Sempre a Firenze, nel 1504 gli fu commissionato l affresco della battaglia di Cascina che avrebbe dovuto fronteggiare la battaglia di Anghiari di Leonardo nella sala di Palazzo Vecchio. Il soggetto dell opera permise a Michelangelo di rappresentare i copri ignudi in movimento vorticoso. L artista si mise al lavoro sul cartone all interno di una stanza dell Ospedale di Sant Onofrio, dove venne lasciato dall artista in partenza per Bologna e poi per Roma. Battaglia di Cascina-Michelangelo Cartone per Affresco H 700 cm ca; l 1750 cm ca (perduto)

3 Bartolomei Elisa - Pagina 3 di 5 Sacra Famiglia (Tondo Doni)-Michelangelo 1504 ca Tempera su tavola D 120 cm (cornice compresa) Firenze, Galleria degli Uffizzi Tomba di Giulio II-Michelangelo e collaboratori Roma, San Pietro in Vincoli Attorno al 1504, Michelangelo dipinse l unica tavola finita che di lui conosciamo, la Sacra Famiglia nota anche come tondo Doni. Quest opera fu commissionata da Agnolo Doni, ricco mercante fiorentino, in occasione delle sue nozze con Maddalena Strozzi. In primo piano vi sono i componenti della sacra Famiglia; al di là del muretto sulla destra, San Giovannino; sullo sfondo un gruppo di giovani nudi, ovvero gli igniudi. Le figure si presentano in maniera complessa, molto dinamica e inoltre vengono esaltate le possibilità di torsione del corpo e della muscolatura evidenziandone la plasticità in una sorta di trasposizione pittorica della struttura. Michelangelo riteneva che la migliore pittura fosse quella che si avvicinava il più possibile alla scultura e cioè quella, che possedeva il più elevato grado di plasticità possibile (volume e tridimensionalità). I contorni sono netti e marcati; i colori brillanti; le figure risaltate dal chiaro scuro; per questi motivi si può dire che questa è l opera che anticipa la Cappella Sistina. A livello compositivo Michelangelo riprende lo schema piramidale leonardesco, ma lo complica creando movimenti e torsioni contrastanti e asimmetrici: la scena famigliare ad esempio segue un andamento di avvitamento verso l alto. Il significato simbolico di quest opera religiosa è il passaggio dal mondo Pagano (igniudi) all umanità rigenerata da Cristo e da San Giovannino (legame tra i due mondi). La cornice è caratterizzata da una serie di teste scolpite: due sibille, che rappresentano l età pagana; due profeti, che simboleggiano l età Mosaica; Cristo, che è sinonimo di salvezza. Il tutto è contornato da un pregio con animali e maschere di satiri e inoltre vi è lo stemma degli Strozzi. A Roma, papa Giulio II gli commissionò la realizzazione della sua tomba monumentale da collocare nella Basilica di San Pietro. La realizzazione di quest opera fu però reinvitata a causa di Giulio II stesso: questi voleva infatti che Michelangelo affrescasse la volta della cappella Sistina. Michelangelo non ne fu assolutamente contento, poiché si riteneva uno scultore e non un pittore, ma poiché per cominciare la tomba avrebbe dovuto prima completare la cappella sistina, decise di accettare. Una volta completata la cappella, Michelangelo si dedicò alla realizzazione del Mosè e dei due schiavi per il primo ordine della tomba di Giulio II. L opera fu iniziata da Michelangelo, e terminata da uno dei suoi pochissimi allievi, Raffaello da Montelupo. Il Mosè era stato pensato per una collocazione in posizione elevata, ma poiché il progetto venne ridimensionato, si decise di porlo fra Lia e Rachele, simboli della vita contemplativa. La barba fluente e morbida accentua la saggezza e la vecchiaia del patriarca dallo sguardo intenso. Nei due schiavi si fa concreto il tema dell anima prigioniera del corpo (la pietra informe) e bramosa di libertà (pietra scolpita). Sono scolpiti alla perfezione: ora tesi nello sforzo, ora abbandonati e sfiniti. Nel secondo ordine, di fianco al pontefice disteso, sovrasta la figura della vergine con il bambino e affianco abbiamo una sibilla e un profeta. Mosé-Michelangelo H 235 cm Roma, San Pietro in Vincoli (tomba di Giulio II)

4 Bartolomei Elisa - Pagina 4 di Affresco 13x36 m Città del Vaticano, Cappella Sistina Particolare: la Creazione di Adamo La volta della cappella sistina fa parte delle opere compiute da Michelangelo durante il periodo del rinascimento Maturo. Fu commissionata da papa Giulio II, che decise di completare il programma decorativo della cappella: la cupola era dipinta con un cielo stellato, ma era danneggiata da una crepa, e così si decise di sistemarla. Michelangelo fu dunque costretto ad interrompere la realizzazione della tomba monumentale per lo stello Giulio II; ciò provocò le ire dell artista poiché preferiva la scultura alla pittura. Rassegnato, cominciò ad organizzare i ponteggi e a preparare le superfici. Fu il primo a realizzare un dipinto su una volta, e nel farlo dovette affrontare innumerevoli problemi: A) la parete della volta non era piatta e omogenea; B) non si poteva interagire con l osservatore e dunque la percezione visiva doveva essere studiata molto bene; C) doveva essere progettata un impalcatura adatta; D) lavorava da solo. Per prima cosa razionalizzò gli spazi con finte architetture classiche, alle quali l illusione prospettica conferisce un realismo sconcertante. La volta è attraversata trasversalmente da arconi che poggiano su una cornice poco al di sopra della vele, sorretta da dei pilastrini che affiancano i troni di sette Profeti e cinque Sibille. La volta viene dunque divisa in nove riquadri dove sono rappresentate scene tratte dal libro della Genesi. Vi sono dei riquadri più piccoli che lasciano spazio a dieci grandi coppie di Ignudi e geni classici che reggono medaglioni in finto bronzo. Nelle lunette e nelle vele vi sono le quaranta generazioni degli Antenati di Cristo, tratte dall elenco contenuto nel Vangelo di Matteo. Infine, nei pennacchi angolari trovano posto quattro scene bibliche che narrano eventi miracolosi fondamentali per la salvezza del popolo ebraico: Giuditta e Oloferne; Davide e Golia; la punizione di Aman; il serpente di bronzo. Durante il percorso vi è un evoluzione stilistica, evidenziata dall ebbrezza di Noè, dal diluvio universale e dal sacrificio di Noè, scene gremite di personaggi dalle dimensioni ridotte e caratterizzate dalla presenza dell ambientazione. Nel peccato originale, nella cacciata dal paradiso terrestre e nella creazione di Eva, i corpi sono più massicci e caratterizzati da gesti semplici ma evidenti. Il rapporto tra architettura e personaggi, i profeti e le sibille sono stati rappresentati per essere visti frontalmente, perché Michelangelo voleva offrire grandi visioni sintetiche e immagini si cui meditare. Il messaggio trasmette la fiducia umanistica sulle capacità umane e sulla centralità dell uomo nell universo creato da Dio, tant è che il culmine di questo concetto è nella realizzazione dell uomo a sua immagine e somiglianza, il cui esempio perfetto è nella reincarnazione di Cristo stesso. Su queste basi vuole celebrare la bellezza del corpo umano nudo. Il tempo e il fumo della candele avevano offuscato i colori dell affresco, ma un difficile restauro ( ) li ha riportati alla vita: essi sono accesi e cangianti. Da questi discenderà il modo di colorire dei Manieristi. La più famosa delle scene dipinte è la Creazione di Adamo. A destra Dio Padre si presenta avvolto in un manto rosa-violaceo che si gonfia al vento, richiamando il contorno di un cervello, simbolo di sapienza e razionalità, sede del pensiero. Adamo, steso a terra, si sta sollevando e risvegliando alla vita trasmessa dal padre. Nonostante le loro mani tendano a toccarsi ma non si toccano mai, Adamo attinge energia: questo sta a simboleggiare l anelito costante dell anima umana all unione con Dio non realizzabile nella vita terrestre. Michelangelo evidenzia le anatomie in maniera scientifica richiamando i canoni dell anatomia classica.

5 Bartolomei Elisa - Pagina 5 di 5 Particolare: il serpente di Bronzo Particolare: il Profeta Zaccaria Particolare: la Sibilla Cumana Il Serpente di bronzo è una delle ultime scene realizzate; fa parte dei quattro pennacchi che contengono le storie del Vecchio Testamento legate alla protezione del popolo d Israele da parte di Dio. Gli Israeliti, colpevoli di aver mormorato contro Dio e contro Mosè, vengono puniti con l invio di serpenti velenosi a uccidere i peccatori. Mosè però, impietosito e pentito del suo accesso d ira, forgia un serpente di bronzo (Nehustan): chiunque, morsicato dai serpenti velenosi, si sarebbe potuto salvare solo guardando verso esso. La scena della punizione è caratterizzata da un indescrivibile tumulto di corpi intrecciati, reso ancora più espressivo dal frequente uso di colori cangianti, soprattutto nei toni rossi e gialli. Le torsioni sono violente, i volti sono trasformati in maschere urlanti di terrore e gli scorci sono vorticosi, come quello dell uomo seminudo in primo piano, del quale si vedono le gambe piegate e la testa si vede dal basso. Al centro vi è il serpente di bronzo e a sinistra si trova il gruppo degli scampati, che implorano, con gli sguardi e ampi gesti, l immagine salvifica. Molto ammirato da Vasari, l affresco fu un prezioso esempio per i Manieristi. Alcuni rettangoli scuri testimoniano lo stato delle pitture prima del restauro. Zaccaria fa parte della serie dei Profeti, collocati su ampi troni architettonici sui peducci. Ognuno di essi è affiancato da un paio di giovani assistenti. Il loro nome (in questo caso ZACHERIAS) è scritto in tabelle sotto la piattaforma che fa da base al trono. Zaccaria ha la parte superiore del busto e la testa di profilo, intento a sfogliare un grosso volume profetico, con un atteggiamento calmo e assorto. La sua veste è giallo ocra, con un manto verde chiaro sulle gambe che, girando fino alla spalla, mostra la fodera rossa. Alle sue spalle si trovano due fanciulli che guardano come lui verso il volume, dipinti con morbidissime velature, in modo particolare la capigliatura. Cumana fa parte della serie delle Sibille, collocate, come i Profeti, su ampi troni architettonici sui peducci. Come per i Profeti, anche esse sono affiancate da un paio di giovani assistenti. Anche il loro nome è scritto (in questo caso CVMAEA) in tabelle sotto la piattaforma che fa da base al trono. La Sibilla Cumana venne rappresentata come una vecchia dalla corporatura gigantesca e mascolina (soprattutto nel muscoloso braccio nudo in primo piano), con la carnagione scura e il volto rugoso, dai tratti marcati. La possente volumetria, evidenziata dalle profonde ombreggiature, le dà un risalto scultoreo e un notevole effetto dinamico. Essa è seduta sul trono con il busto ruotato verso sinistra, diversamente dalle gambe; tra le mani tiene aperto un libro, appoggiato su un cuscino sopra il lato sinistro del trono. L'espressione è dura e concentrata, sembra sforzarsi per decifrare il significato delle scritture. Anche i due assistenti alle sue spalle hanno lo sguardo fisso sul libro aperto. Altri rotoli si trovano in una bisaccia appesa su questo stesso lato del trono. Dal punto di vista dei colori, le calde tonalità arancioni del suo mantello sono bilanciate dall'azzurro della tunica e il verde del libro, creando così un armoniosità di grande effetto. In testa indossa una cuffia bianca.

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