Al Servizio del Paese

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1 Assemblea di mandato LEGACOOP SERVIZI 2014 Al Servizio del Paese Per una nuova centralità del lavoro, nella legalità e per il cambiamento. Le proposte per i servizi alle imprese, agli enti e alle comunità. Roma, 4 e 5 novembre 2014 DOCUMENTO PROGRAMMATICO Approvato dal Consiglio di Presidenza Legacoop Servizi in data 15 settembre 2014

2 L Italia, il nostro paese: uno sguardo al contesto generale Elementi e considerazioni sull evoluzione dell ultimo quadriennio Il congresso di Ancst nel febbraio del 2010, che decretò anche il formale cambio di denominazione della nostra organizzazione in Legacoop Servizi, si svolse a distanza di circa due anni dall esplosione della crisi finanziaria internazionale, il cui inizio viene identificato generalmente tra il 2007 e il Il documento di allora, al primo capitolo, propose una analisi sulle criticità che avevano contraddistinto gli anni precedenti al 2010, identificandole in 10 punti: anche se ci fermiamo ai primi 3 o 4 (alto debito pubblico rispetto alla media dell area euro; crescita economica nettamente inferiore alla media europea; basso livello della produttività del lavoro, che è altro dal costo del lavoro) vediamo come la diagnosi corrisponda ai mali di fondo che ancora oggi e forse ancor più di ieri attanagliano il nostro paese. Vediamo alcuni indicatori. DEBITO PUBBLICO - CONFRONTO ITALIA E AREA EURO -% PIL Colonna ITALIA 116,4% 119,3% 120,7% 127,0% 132,6% AREA EURO 80,0% 85,5% 87,4% 90,7% 92,6% Fonte: Eurostat PIL - PRODOTTO INTERO LORDO - CONFRONTO ITALIA E AREA EURO Variazione % rispetto all'anno precedente Colonna ITALIA -5,5% 1,7% 0,4% -2,4% -1,9% AREA EURO -4,5% 1,9% 1,6% -0,7% -0,4% Fonte: Eurostat 2

3 DISOCCUPAZIONE - CONFRONTO ITALIA E AREA EURO Colonna ITALIA 7,8% 8,4% 8,4% 10,7% 12,2% AREA EURO 9,5% 10,1% 10,1% 11,3% 11,9% Fonte: Eurostat Una situazione critica che, seppur in termini e misure diverse, assilla imprese, lavoratori e famiglie da ormai 5-6 anni; ovviamente, le nostre cooperative, i nostri soci e le loro famiglie non sono esenti. Una crisi, dunque, che a differenza di altre, oltre ad essere molto prolungata, non intravede un settore, un ambito che possa rappresentare l alternativa, nella quale riversarsi e riconvertirsi; così, per certi versi, accadde durante altri momenti di difficoltà di comparti manifatturieri negli anni 80, 90 e primi duemila: in quel caso il terziario e i servizi assorbirono investimenti e occupazione, rappresentarono l alternativa, grazie anche a massicci processi di esternalizzazione nel settore pubblico e privato. Molto di quel terziario, oltre alla decisa crescita dei servizi prettamente di welfare e di quelli di alcuni ambiti tecnologici, era rappresentato dalle attività che svolgono tante nostre cooperative: dalle pulizie alla logistica, dai trasporti alla ristorazione, ecc Come vedremo, in realtà il fenomeno si manifesta anche oggi, con connotati diversi e, soprattutto, con un risvolto di tipo occupazionale decisamente più contenuto. La crisi, come evidenziano anche dati relativi all andamento dell anno in corso, pesa su quasi tutti i paesi europei seppur in misura anche molto diversa e quindi non sarebbe corretto ritenere chi ci ha governato l unico ed esclusivo responsabile politico (e senza analizzare, in questa sede, il tema della responsabilità più ampia del gruppo dirigente italiano in senso lato). Inoltre, non possiamo dimenticare come cooperatori, responsabili di impresa e come cittadini gli scenari internazionali di crisi e di guerra, la devastazione e l insicurezza che ne 3

4 deriva, che soprattutto negli ultimi anni ci toccano sempre più da vicino, su tutti i piani, e che contribuiscono non poco ad acuire le difficoltà sociali ed economiche. Tuttavia, non si può non evidenziare come, anche in questi ultimi quattro anni, la instabilità politica ed istituzionale italiana abbia rappresentato oggettivamente un enorme problema ed una zavorra pesantissima da sopportare per il paese. Ciò non ha impedito, però, l accentuarsi della polarizzazione della ricchezza disponibile: anche in questo caso non se ne può fare una colpa esclusiva al modello italiano, essendo un fenomeno generalizzato ad altri paesi occidentali. Certamente questo non aiuta in prospettiva la tenuta del quadro sociale ed economico, che invece trarrebbe beneficio da una più equa distribuzione dei redditi e dei patrimoni. Anche se i tempi della politica sembrano a volte lunghissimi, è stato solo nel corso dell ultimo mandato della nostra associazione (quattro anni) che, fermandoci agli accadimenti principali, sono successi fatti rilevantissimi: è andato in crisi il governo con una delle maggioranze parlamentari più ampie di sempre (Berlusconi nel 2011); si sono succeduti, dopo Berlusconi, tre leader (tecnici e politici) non corrispondenti a chi si è presentato alle elezioni e si sono alternate più maggioranze parlamentari a geometria variabile; più regioni italiane e importanti comuni sono andati ad elezioni anticipate, spesso a causa delle inchieste della magistratura (anche se con fattispecie tra loro molto diverse e livelli di gravità differenti che non sarebbe corretto non evidenziare). La Presidenza della Repubblica, di fatto, ha costituito l unico presidio stabile e di riferimento per questi anni turbolenti. Non molto migliore sarebbe il quadro che potrebbe uscire dall analisi del precedente quadriennio, tra il 2006 e il 2010, ove si assistette al naufragio del Governo Prodi e alle elezioni anticipate nel

5 Quanto sopra riportato è funzionale non alla definizione di un giudizio politico tendente ad individuare le maggiori o minori responsabilità degli schieramenti, quanto piuttosto ad evidenziare la precarietà del sistema istituzionale e il danno enorme che ne deriva al nostro paese. L assenza di un orizzonte, che sia almeno di medio termine, comporta la frammentarietà dell azione di governo, l incoerenza delle politiche, la non assunzione di responsabilità. Ovviamente le suddette valutazioni non vogliono eludere un giudizio di merito sui vari Governi e sui governanti, che la nostra associazione ha sempre cercato di esprimere nel corso del tempo con correttezza e senza pregiudizi politici. Riteniamo, in questo senso, che una serie di oggettive responsabilità siano riconducibili per l evolversi della situazione di questi ultimi anni al Governo di centro destra insediatosi nel 2008, soprattutto per la sottovalutazione e la non volontà di riconoscere la crisi che andava, invece, consolidandosi. Questo quadro di riferimento istituzionale lo stiamo denunciando non da adesso a cascata si riversa sulla produzione legislativa di settore e sulla normativa, determinando difficoltà operative e costi elevati per il sistema economico e la sua competitività. Con riferimento al mandato che si sta chiudendo, tenendo conto che alcune problematiche partono anche da molti anni prima, possiamo individuare in termini esemplificativi ma significativi - alcune tematiche che rappresentano esempi eclatanti per quanto sopra affermato, che hanno determinato e continuano a determinare grandi difficoltà a molte imprese e a tantissime nostre cooperative: I pagamenti della Pubblica Amministrazione Il problema dei ritardi di pagamento nella PA è presente da molti anni nel nostro paese e le iniziative di denuncia della nostra, insieme alle altre organizzazioni, sono state molteplici, fino a vere e proprie dimostrazioni di piazza del Taiis nel Nonostante le normative europee e nazionali siano da anni tassative per il rispetto delle scadenze, c è stata una colpevole insensibilità istituzionale e una sottovalutazione degli effetti sulle aziende e anche sulle persone. 5

6 Per venire agli ultimi due anni, dove si è tentato pur in modo complicato di affrontare almeno parzialmente il tema, uscendo dalla tentazione continua di non volere riconoscere i debiti commerciali per non innalzare il debito pubblico, i miglioramenti conseguenti il DL 35/13 sono stati molto relativi. Il CNS, che rappresenta un punto di osservazione significativo e svolge una continua azione di monitoraggio sui tempi di pagamento, ha rilevato come si sia passati da ritardi medi di 171 gg. nel febbraio 2013 a 146 gg. nel giugno I primi dati campione sui contratti 2014, per capire come il D.Lgs. 192 del 2012 di recepimento della Direttiva Europea pagamenti, la n 7 del 2011, stia dispiegando i suoi effetti, danno alcune indicazioni positive, anche se si è ancora lontani dai 30 e 60 gg. Nel corso di questi anni, pertanto, le aziende hanno dovuto sopportare pesanti oneri finanziari, sottraendo risorse allo sviluppo e spesso non vedendosi riconosciuti gli interessi di mora. La normativa in tema di appalti Questo argomento rappresenta un esempio clamoroso, per alcuni aspetti, della disorganicità normativa e dei guasti che derivano dallo schema di iter conseguente l emanazione dei Decreti Legge. Dal 2008 il D.Lgs. 163/06, il Codice dei contratti, ha subito 223 interventi di modifica! Soltanto in relazione alle cause di esclusione dalle gare, in tre anni sono state apportate 22 correzioni. Tutto ciò ha creato fortissime incertezze interpretative, determinando un altissimo livello di contenzioso, con ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. Altri temi potrebbero essere ulteriormente portati ad esempio: la continua variazione degli orientamenti e delle norme sui servizi pubblici locali; il balletto di articoli di legge che c è stato sulla questione della responsabilità solidale; la normativa quasi schizofrenica sui tributi ambientali, che si è scaricata spesso in tensioni finanziarie per le imprese fornitrici 6

7 del ciclo dei rifiuti; il Sistri, che da quattro anni sta creando problemi e costi al sistema economico e che, forse, solo in questa ultima fase pare stia imboccando un percorso di uscita dal tunnel del surreale. Tali pesanti problematiche sono state accompagnate da un irrigidimento del sistema creditizio, in molti casi incomprensibile, che ha portato anche al fallimento di aziende sane. Si tratta di un tema complesso, che certamente contribuisce a fare emergere problemi come la scarsa patrimonializzazione delle imprese (comprese le nostre cooperative), ma evidenzia anche che qualcosa non ha funzionato in questi ultimi anni e che è estremamente urgente porvi rimedio. Dal settembre 2011 al dicembre 2013 i prestiti alle imprese sono calati dell 11% circa. Nella pratica quotidiana, le modalità di questo inasprimento si manifestano, per esempio, attraverso la riduzione dei tempi di giacenza delle fatture presso gli istituti (da sei a quattro mesi) e in caso di ritardi che vadano oltre con la PA non è certo un evento eccezionale si richiede il rientro dell importo anticipato. Inoltre, viene messo in atto il principio della non concentrazione, creando difficoltà a quelle imprese che hanno la maggior parte del fatturato su uno o pochi clienti. Anche le procedure di certificazione e i costi della commissione disponibilità fondi non agevolano certo la gestione finanziaria delle aziende. Nell insieme, quindi, il sistema bancario non ha assolto - in diverse situazioni il ruolo che gli compete a sostegno dell economia reale. Altro aspetto strutturale, il differenziale tra nord e sud del paese, permane come un macigno sulla strada dell uscita dalla crisi: la maggior parte degli indicatori fotografano ancora oggi un grande divario, peculiarità italiana che fino a quando non si inizierà a vedere una inversione di rotta rappresenterà il freno al dispiegarsi di un solido percorso di recupero, sociale ed economico. Gli elementi sopra descritti, senz altro parziali, sono collocati in un quadro economico che vede il nostro paese gravato da una economia del sommerso molto estesa, valutata in alcune centinaia di miliardi e con i conseguenti mancati introiti fiscali. A ciò si aggiungono elementi di corruzione diffusa e di presenza radicata delle organizzazioni mafiose. 7

8 Sommerso, corruzione e criminalità organizzata sono, spesso, elementi fortemente intrecciati. I settori di attività nei quali operano le nostre imprese rappresentano terreno fertile per lo sviluppo di meccanismi di evasione e di infiltrazione di pratiche illegali, anche sul fronte dello sfruttamento dei lavoratori. La forma cooperativa e la figura del socio lavoratore rappresentano troppo frequentemente il mezzo per fare impresa in modo spurio e causare dumping contrattuale. Questo ha determinato anche situazioni di forte critica, di contestazione indistinta di parte dei mezzi di comunicazione, di organizzazioni sociali e, a volte, anche del sindacato verso alcune nostre associate e la nostra organizzazione, evidenziando (concedendo la buona fede) una palese incapacità di distinguere tra cooperazione vera e cooperazione spuria: la cooperazione spuria (o falsa cooperazione) che, senza dubbio, rappresenta uno dei più grandi problemi che ci sono stati in questi anni e continua ad esserci. Anche in merito a tali questioni, abbiamo già detto più volte come associazione che non siamo esenti da pecche, ma possiamo affermare - senza timore di essere smentiti che il nostro sistema di imprese rappresenta, nel suo insieme, un punto di riferimento per il rispetto delle regole e per la salvaguardia dei diritti dei soci e dei dipendenti. Non si tratta di affermazioni generiche: dove gli Osservatori sulla cooperazione, funzionano, ad esempio, confermano questa realtà; una recente indagine della Fondazione DelMonte di Modena sulle cooperative di trasporto e logistica, in una provincia ad altissima densità cooperativa, rileva come quasi esclusivamente le associate Legacoop e quelle delle altre centrali dell Aci abbiano organismi interni di controllo e siano sottoposte alla periodica revisione. Le considerazioni e gli elementi sopra descritti non sono certamente esaustivi per un tentativo compiuto di analisi socioeconomica generale, comunque rappresentano ciò con 8

9 cui le nostre cooperative e i nostri soci hanno impattato in questi anni e con cui hanno dovuto fare i conti, non di rado con cui hanno dovuto combattere e scontrarsi. Il quadro è lo stesso nel quale ha operato Legacoop Servizi, la nostra associazione, per la quale come per tutte le organizzazioni di rappresentanza in questi anni si è presentata una difficoltà ulteriore: l accelerazione di un processo di ridiscussione del ruolo e della funzione di tali organizzazioni, spesso in chiave critica, nel solco di una generalizzata contestazione agli strumenti e alle rappresentazioni della politica e delle istituzioni, intesa in senso lato e quindi ricomprendente le strutture sindacali di impresa e dei lavoratori. Tali contestazioni, depurate dalle derive populistiche diffuse, evidenziano problematiche reali, che nel corso di questi anni l associazione non ha eluso e ha cercato di affrontare anche in termini molto concreti. La riflessione su tali tematiche deve essere permanente a partire dal patto associativo che, insieme, cooperative e strutture di rappresentanza devono costantemente alimentare di contenuti. L assemblea di mandato deve rappresentare un momento importante in tal senso. 9

10 I servizi alle imprese e alle comunità. Il contesto e l attività di Legacoop Servizi Principali filoni e linee di attività seguite Gli indirizzi di fondo principali approvati dal congresso del 2010, sui quali basare l attività della nostra associazione, che traevano motivazione da una analisi della situazione di cui abbiamo già riportato all inizio una serie di elementi e che, riletta oggi, evidenzia una notevole dose di lucidità, erano i seguenti: Necessità di uno sforzo inedito di rafforzamento delle imprese cooperative di settore: ciò per affrontare meglio le difficoltà competitive ma anche per cogliere le possibili nuove opportunità. Indispensabilità di una logica pluriennale nelle istituzioni con la quale affrontare i problemi strutturali del paese, uscendo dal fare e disfare dei governi che si succedono. Puntare all innalzamento dei livelli di produttività, lavorando affinché anche con la riforma dei servizi pubblici locali importanti fette di mercato possano essere oggetto di confronto concorrenziale. Puntare ad una revisione critica degli aiuti alle PMI, lavorando per fare crescere le aziende in un paese - quale il nostro - ove la bassa produttività delle piccole aziende è data in gran parte dalla insufficienza o inadeguatezza della loro struttura organizzativa. Combattere il basso livello di rispetto delle regole, promuovere la razionalizzazione e il miglioramento dei controlli; impegnarsi per contrastare l elusione fiscale e contributiva, alimentata anche dalla crisi economica; sul versante della committenza pubblica, mettere al bando le gare al massimo ribasso e privilegiare il sistema dell offerta economicamente più vantaggiosa; fare funzionare al meglio la normativa sulla responsabilità solidale dei committenti. 10

11 Impegnare la cooperazione, e in particolare la nostra che è ad alta intensità di lavoro, su un miglioramento del sistema di welfare, per provvedimenti a favore del lavoro. Sollecitare l attuazione di riforme strutturali quali il federalismo fiscale e la riforma delle autonomie, che sottendono tendenziali processi di aggregazione degli enti e perciò - inevitabilmente - dei processi di concentrazione della domanda. Perseguire tenacemente, di fronte alle istituzioni e alle forze politiche e sociali, la centralità - al pari di altri settori - del comparto dei servizi, che rappresenta il 70% del PIL; chiedere attenzione dal legislatore, perché i servizi svolti in modo innovativo possono essere una leva decisiva per lo sviluppo del paese. Lavorare per il superamento della frammentazione della rappresentanza della cooperazione e di quella nel settore dei servizi; dare continuità e rafforzare strumenti come il Taiis, momento di aggregazione fra numerose organizzazioni del terziario non distributivo; innovare e consolidare il rapporto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori. La lettura delle azioni, delle iniziative, dei percorsi portati avanti nel quadriennio confermano che gli indirizzi approvati sono stati perseguiti: lo attestano le proiezioni pubbliche e i loro contenuti, quali le assemblee e i convegni che si sono succeduti; lo attesta il lavoro quotidiano nei rapporti con le altre associazioni; lo attesta il rapporto con i livelli istituzionali; lo confermano le iniziative dei vari ambiti settoriali. Questo significa che obiettivi e risultati siano stati pienamente raggiunti, così come auspicato e nella direzione indicata nel 2010? Ovviamente no: ci sono stati risultati parziali, con mete raggiunte e altre - le più importanti e impegnative - raggiunte solo in parte, alcune solo in piccola parte. Il contesto economico generale di crisi, di perdurante crisi, ha inevitabilmente messo sotto pressione le nostre imprese, sia quelle fornitrici della pubblica amministrazione che quelle che si confrontano prioritariamente con la committenza privata. 11

12 Rispetto ad altri ambiti dobbiamo riconoscere al nostro sistema una capacità di tenuta, come si può verificare dai dati che seguono nelle prossime pagine. Venendo allo specifico degli indirizzi di attività sopra richiamati, su alcuni punti: Il livello di consapevolezza sull esigenza di un rafforzamento imprenditoriale è indubbiamente aumentato, dando luogo a processi di integrazione e collaborazione più stretti tra diverse realtà; tuttavia, complessivamente la risposta è a nostro avviso ancora insufficiente, alla luce soprattutto delle dinamiche di concentrazione della domanda che - anche in questi ultimi mesi - sembra andare verso una fortissima accelerazione. L analisi dei dati numerici delle nostre associate e la preponderanza della dimensione piccola e medio-piccola evidenzia quanto ancora possa e debba essere fatto. Occorre sottolineare il ruolo di grande rilevanza che il CNS, il nostro consorzio nazionale, ha continuato a svolgere in questi anni, consentendo a molte cooperative di potere usufruire di uno strumento che ha permesso di potere lavorare in segmenti di mercato autonomamente non raggiungibili. Il CNS, che nel 2013 ha raggiunto un fatturato di oltre 685 milioni di euro, rappresenta sicuramente una delle realtà e dei punti fermi più importanti per Legacoop Servizi e per tutto il sistema cooperativo di Legacoop. Nel confronto con le istituzioni, ai vari livelli, la sensibilità e la percezione delle problematiche che toccano i nostri ambiti di intervento scontano ancora un forte gap, culturale per alcuni aspetti e legato molto semplicemente ai rapporti di forza per altri. Due esempi: - La legislazione sugli appalti: oltre alla caotica gestione delle modifiche normative, richiamata inizialmente, è evidente come una cultura dei lavori pubblici abbia permeato e continui a influenzare il legislatore, generando seri problemi alle procedure inerenti gli appalti di servizi che, tra l altro, da alcuni anni sono maggioritari in termini di numero e risorse dedicate: se prendiamo il 2013, vediamo che: 12

13 gli appalti di lavori hanno rappresentato il 25% del totale, per un valore di 21,7 mld; gli appalti di forniture il 30,9% del totale, per un valore di 26,9 mld; gli appalti di servizi il 44,1% del totale, per un valore di 38,5 mld. 25% 30,9% 44,1% Fonte: Elaborazione dati AVCP Questo orientamento ai lavori determina spesso gravi ripercussioni sul come viene trattato il fattore lavoro, scaricando in ultima istanza sui lavoratori le contraddizioni non risolte. Emblematica la vicenda che ruota attorno al famigerato art. 286 del regolamento appalti. - Gli interventi sulla revisione della spesa (spending review): i settori sui quali operano molte nostre associate pulizie, ristorazione, manutenzioni, ecc - nel corso di questi anni, in particolare nel 2012 e nel 2013, sono stati quelli sui quali si è ritenuto di scaricare buona parte dei tagli lineari della PA, senza una riflessione sul fatto che si andavano a tagliare soprattutto ore di lavoro. Forse in altri ambiti si sarebbe usata maggiore cautela (al netto degli opportuni interventi ove si sono manifestati sprechi evidenti): la crisi di una qualsiasi attività manifatturiera, anche di una piccola fabbrica, provoca una sensibilità e una attenzione sociale che le migliaia e migliaia di riduzioni di orario di lavoro o i licenziamenti nei cantieri diffusi dei servizi non causa allo stesso modo. 13

14 Esempi che ci dicono che c è ancora molta strada da fare per superare ostacoli e una percezione che tende a sottovalutare l importanza e l impatto delle nostre attività. Rapportarsi con i livelli istituzionali comprende anche molte altre situazioni: ad esempio interloquire sul piano delle autonomie locali, terreno sul quale molte delle nostre articolazioni regionali hanno costruito solidi e proficui rapporti di collaborazione; sviluppare il confronto con strutture intermedie, se così possiamo definirle, come è stato con l Avcp, oggi assorbita dall Anac, e con Consip, la centrale di acquisti nazionale. Nell assemblea annuale dello scorso anno, nel dicembre 2013, abbiamo rivendicato la necessità che sul piano delle istituzioni governative venga creata una sede politica di riferimento per i servizi alle imprese e alle comunità, presso la Presidenza del Consiglio o presso il Ministero dello sviluppo economico: se altri ambiti - come i lavori pubblici e l edilizia, l agricoltura, l industria - hanno dipartimenti o addirittura ministeri dedicati, perché non riconoscere dignità e peculiarità anche alle nostre tipologie di servizi? Questo obiettivo, da declinare rispetto al possibile, deve essere ribadito e rilanciato. Nello specifico del mercato dei servizi pubblici locali abbiamo sviluppato diverse iniziative, che abbiamo rivolto in particolare alla filiera rifiuti e che abbiamo tenuto per tutto il quadriennio alla fiera Ecomondo, a Rimini, nel contesto del padiglione cooperativo Cooperambiente: il cambio continuo di indirizzo politico, il referendum sui beni comuni, le sentenze della Corte Costituzionale non hanno consentito di dare ordine, fino ad oggi, e di aprire settori rilevanti al confronto concorrenziale, pur sotto un giusto controllo del potere pubblico. Proprio in ambito ambientale, nel ciclo dei rifiuti, ci sono state alcune interessanti eccezioni per alcune nostre cooperative nelle regioni del centro Italia, Toscana ed Umbria. Il livello dei rapporti e della collaborazione con le altre organizzazioni di rappresentanza dei servizi è stato, in questi anni, abbastanza positivo. Annoverando, la nostra associazione, una pluralità di segmenti di attività al proprio interno, anche la quantità di organizzazioni con cui intrattenere rapporti è particolarmente numerosa, con scambi e intensità degli stessi non tutti approfonditi allo stesso modo. 14

15 Dobbiamo rilevare, invece, che il rafforzamento della rappresentanza interassociativa e il consolidamento del tavolo Taiis hanno, nel corso di questo quadriennio, perso vigore. Con alcune realtà del tavolo i rapporti si sono ulteriormente consolidati, ma in generale il legame e l attività si sono fortemente allentati. L obiettivo di una sinergia e di una collaborazione interassociativa permangono, a nostro avviso, validi e necessari; occorre riprendere il filo, probabilmente, e studiare un aggiornamento delle ragioni e degli strumenti dell operare insieme. Il rapporto e il confronto con i sindacati dei lavoratori, prioritariamente con Cgil-Cisl-Uil, come abbiamo affermato nel corso anche degli ultimi anni e per ultimo all assemblea dello scorso dicembre, ha rappresentato per noi un impegno costante e prioritario, senz altro continuerà ad esserlo. Non nascondiamo, però (e anche in questo senso abbiamo sollevato preoccupazioni anche nella più volte citata assemblea del 2013), l emergere di difficoltà serie nel trovare punti di incontro in alcuni settori, a partire dalla trattativa sul ccnl logistica. Se è evidente e comprensibile che la crisi economica rende più difficile fare accordi, perché le posizioni tendono ad allontanarsi, probabilmente occorre anche cercare di capire le ragioni più di fondo che (non in tutti i settori, per la verità) stanno determinando situazioni inedite. Se quelle sopra descritte sono valutazioni sulle linee generali e trasversali dell azione che è stata portata avanti dalla nostra associazione, di seguito entriamo maggiormente nel merito dei dati e dei numeri. 15

16 I dati I dati che seguono della nostra associazione dovrebbero, innanzitutto, potere trovare la possibilità di un confronto abbastanza omogeneo con un quadro di carattere generale e di scala nazionale. Si tratta di un operazione difficile e complicata, per la ampia articolazione degli ambiti di intervento e per la mancanza - a differenza di altri settori ove le statistiche sono più consolidate - di una serie storica attendibile. Un dato positivo, in questo senso, arriva dall Istat, che nel mese di giugno di quest anno ha iniziato a fornire ufficialmente dati sul Fatturato dei servizi. Per quanto affermato prima, anche la stessa Istat segnala la brevità delle serie storiche a disposizione, ma d ora in avanti questo strumento potrà essere sempre più utile e attendibile per confrontare gli andamenti generali dei nostri comparti. In questa sede, quindi, ci limitiamo a fornire un solo dato, che speriamo possa essere di buon auspicio: nel primo trimestre 2014 l indice generale del fatturato dei servizi ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. PREVISIONE DATI Variazione % rispetto all'anno precedente SETTORI DI ATTIVITA' VAL. PROD. SOCI ADDETTI Movimentazione merci +4,0% +2,0% +0,2% Trasporto merci -0,8% -3,6% -1,3% Trasporto persone -2,2% -2,2% +0,2% Ristorazione -3,0% -0,2% +1,0% Igiene, Servizi Integrati, Ecologia +1,5% -8,7% +0,0% TOTALE +0,1% -3,4% +0,2% Nella tabella è espressa una previsione della variazione percentuale rispetto al 2012 di alcuni dati settoriali relativi al valore della produzione, ai soci e agli addetti per l anno Parliamo di previsione in quanto, nel momento di stesura del documento, il numero delle cooperative di cui l Associazione è in possesso di dati per effettuare un analisi sugli 16

17 andamenti sono circa poco più del 20% del totale, che rappresentano però circa il 70% del valore della produzione complessivo delle cooperative aderenti. La scarsità di dati a disposizione non ha reso possibile analizzare alcuni settori di attività. Di seguito la ripartizione per settori di attività delle cooperative attive che hanno depositato il bilancio d esercizio al 31 dicembre In ragione della numerosità e della diversificazione di attività racchiuse nel settore attività professionali, si è provveduto ad una ulteriore ripartizione dello stesso. SUDDIVISIONE COOPERATIVE ADERENTI PER SETTORI DI ATTIVITA AL 31/12/2013 SETTORI D'ATTIVITA' N. COOP Attività professionali 618 Igiene, Servizi Integrati, Ecologia 351 Movimentazione merci e Logistica 238 Trasporto merci 216 Ristorazione collettiva 109 Servizi ai Beni culturali 84 Trasporto persone 71 Altre attività 68 Gestione impianti sportivi 59 Logistica portuale 52 Vigilanza privata e Servizi fiduciari 27 Consorzi nazionali 2 Totale 1895 ATTIVITA' PROFESSIONALI N. COOP Consulenza fiscale, amministrativa e gestionale 169 Informatica e attività connesse 158 Istruzione e formazione 127 Assistenza sanitaria 50 Ricerca e sviluppo 46 Consulenze tecniche 35 Pubblicità, ricerche di mercato, comunicazione 33 Totale 618 NUMERO DELLE COOPERATIVE ENTRATE E USCITE DAL 2008 AL Entrate Uscite 17

18 Nell istogramma sono riportate in serie storica il numero di imprese che hanno aderito all associazione e il numero delle cancellazioni, sulla base degli aggiornamenti effettuati dall ufficio revisioni di Legacoop. Nella lettura della serie storica va considerato che dal 2009 al 2011 vi è stato un lavoro di aggiornamento del data base anagrafico di Legacoop, con conseguente pulizia degli archivi e cancellazione di cooperative già da tempo inattive. RIPARTIZIONE GEOGRAFICA Ripartizione sulla base del numero delle Cooperative attive Ripartizione sulla base del Valore della produzione (escluso il valore prodotto dalle cooperative fuori zona ) Ripartizione Cooperative geografica v.a. % Nord-ovest ,9% Nord-est ,5% Centro ,0% Sud ,2% Isole ,4% Totale 1895 Ripartizione Val. della Prod. (in milioni di ) geografica v.a. % Nord-ovest 750 9,4% Nord-est ,2% Centro ,3% Sud 190 2,4% Isole 220 2,7% Totale

19 Evoluzione del quadro economico-organizzativo dell associazione. Legacoop Servizi, nel corso di quest ultimo quadriennio, ha visto diversi elementi di cambiamento nella propria struttura organizzativa, conseguenza delle generalizzate difficoltà economiche derivanti dalla contrazione dei livelli contributivi e anche dell assetto uscito dal congresso Infatti, la Presidenza di Ferdinando Palanti era venuta avanti con una sua disponibilità limitata nel tempo, comunque non per il mandato completo; da qui il percorso e le procedure che hanno portato alla nuova Presidenza di Fabrizio Bolzoni nel marzo 2013, con contestuale cambio anche per il vice Presidente vicario, ove il testimone è passato da Adriano Padiglioni ad Angelo Migliarini. Nel corso del mandato, per raggiunti limiti di età, sono progressivamente uscite figure e professionalità di spessore e di esperienza, che hanno dato un contributo di grande rilievo all attività dell associazione dalla fine degli anni 90: Franco Tumino, Gianfranco Piseri e, per ultimo, Ferdinando Palanti. In parallelo, si è avuto l ingresso di Simona Cicconi nel 2011, uscita dal Master sull economia cooperativa dell Università Roma 3, con un percorso analogo a quello fatto da Daniele Conti qualche anno prima. Nello schema allegato è possibile vedere numericamente questa evoluzione. In questo quadro, non si poteva che andare ad una riallocazione delle varie responsabilità settoriali e di staff nell ambito delle risorse umane disponibili, allo scopo di stare nel quadro delle risorse dato. Ciò ha determinato, inevitabilmente, maggiore fatica e un aumento delle criticità nella capacità di risposta complessiva della nostra organizzazione nazionale. Già dopo il congresso 2010 e in particolare dal 2012, comunque, la nostra associazione ha cominciato a valutare evoluzioni organizzative, per essere in grado di continuare a svolgere il più adeguatamente possibile il proprio ruolo, nella consapevolezza di risorse calanti. 19

20 Uno dei punti individuato è stato quello della interregionalità dell organizzazione, cioè la possibilità di avere un responsabile territoriale a coordinare più regioni, con un rapporto più stretto e sinergico con il livello nazionale. L ipotesi, per varie ragioni, non è andata avanti in quasi nessuna area del paese, ad eccezione di Veneto e Friuli V.G., ove si sta cercando di sperimentare una logica di tipo distrettuale. Le problematiche generali e difficoltà legate ai contesti locali hanno portato anche a cambiamenti organizzativi in alcune regioni, come ad esempio in Lombardia, ove l Associazione regionale dei servizi è stata sciolta nell ambito di un più complessivo disegno di ristrutturazione del sistema Legacoop regionale. Occorre, inoltre, onestamente ammettere degli scarsi risultati rispetto ad un maggiore impegno associativo verso le realtà meridionali. Una riflessione su questi aspetti e sulle possibili prospettive di aggiornamento degli assetti organizzativi sarà presente negli indirizzi per il prossimo mandato. ANDAMENTO RISORSE DISPONIBILI LEGACOOP SERVIZI RISORSE ENTRATE (in migliaia di ) RISORSE UMANE Previsione Legacoop e Aci- Alleanza delle Cooperative Italiane. Il mandato quadriennale che si sta concludendo ha visto nascere e crescere un grande progetto strategico, quello della costituzione dell Aci, l Alleanza delle Cooperative Italiane. Nel gennaio 2011 nasce il coordinamento, basato su accordi associativi e non con la creazione di organi formalmente riconosciuti; il processo si è gradualmente implementato (con i coordinamenti settoriali e quelli territoriali) fino ad oggi. 20

21 In particolare nel corso di quest anno c è stata una accelerazione, che ha portato alla costituzione della associazione transitoria e che dovrebbe aprire il tratto decisivo del percorso di integrazione tra Legacoop, Confcooperative e Agci, da concludersi nell arco dei prossimi anni e comunque non oltre il La nostra associazione ha sostenuto e sostiene il progetto Aci: le ragioni strategiche di semplificazione e rafforzamento della rappresentanza della cooperazione italiana che stanno alla base di Aci sono pienamente condivisibili. Fin dal 2013, nell ambito del dibattito all interno di Legacoop, abbiamo sostenuto anche con prese di posizioni formali degli organi, Presidenza e Direzione che determinante, una volta condivise le ragioni di fondo, diventa il come si passa all attuazione del processo di integrazione. Abbiamo seguito anche le difficoltà che ha incontrato e incontra il percorso, inevitabili per molti aspetti, sul piano generale oltre che nei territori e nei settori; tra questi ultimi vi sono processi molto più avanzati, legati a consuetudini e più strette collaborazioni degli anni precedenti, e processi più lenti. Il coordinamento Aci servizi e utilities, di cui facciamo parte con Federlavoro e servizi-confcooperative e Agci servizi riteniamo possa essere annoverato nel secondo gruppo: i rapporti tra le tre organizzazioni sono buoni, contraddistinti da collaborazione in particolare nelle relazioni sindacali e sui tavoli dei vari ccnl. Tuttavia non si è ancora dispiegato un confronto approfondito di carattere generale sulle possibili caratteristiche della futura organizzazione di settore, la sua vision e la sua mission nel contesto del progetto generale dell Alleanza delle Cooperative Italiane. Per quest ultimo, tra i vari aspetti, abbiamo sostenuto e sosteniamo la opportunità (quasi la necessità) che la nuova organizzazione riconosca ampi livelli di autonomia statutaria e finanziaria alle articolazioni settoriali: crediamo, in questo senso, con tutti gli aggiustamenti e le compatibilità del caso, che l esperienza Legacoop -indipendentemente dal come sia nata contenga tratti positivi da declinare anche nella prospettiva futura. Su questi aspetti possiamo dire che i lavori sono in corso, con le determinazioni che sono state assunte e i gruppi di lavoro all uopo creati, sia in vista del Congresso Lega che della quarta assemblea Aci del gennaio

22 Crediamo, come Legacoop servizi, di essere stati propositivi e trasparenti verso Legacoop, che attraverso il Presidente Poletti aveva chiamato ad una chiara assunzione di responsabilità e all espressione di una precisa presa di posizione, fin dallo scorso anno, tutto il gruppo dirigente nazionale. Le dimissioni di Giuliano Poletti da Presidente di Legacoop nel febbraio di quest anno, rassegnate per entrare a far parte del Governo Renzi, hanno determinato uno scossone non piccolo per la nostra casa madre. La legittima soddisfazione di vedere il nostro Presidente andare ad occupare una delle cariche più significative e importanti del Governo non è durata molto, dovendo affrontare una successione imprevista e in un momento Aci decisivo, di cui lo stesso Poletti era stato uno dei principali (se non il principale) artefice. La fase successiva, che nei mesi scorsi ha portato alla elezione di Mauro Lusetti e alla contestuale decisione di anticipare al dicembre di quest anno il congresso Lega previsto per il 2015, con un dibattito forte e posizioni non unanimi, ci ha visto non schierati in quanto associazione: crediamo sia stata la posizione corretta, nella quale ogni componente del nostro gruppo dirigente ha assunto gli orientamenti che liberamente ha ritenuto di prendere. L anticipo del congresso Lega ha sconvolto in parte la programmazione della nostra assemblea, che doveva tenersi proprio in dicembre. In linea con gli indirizzi assunti dalla Direzione di Legacoop Servizi dello scorso aprile, ove si era delineato il percorso per arrivare all Assemblea congressuale, tra la primavera e l estate sono stati organizzati diversi incontri in sede territoriale fra il presidente dell associazione (in diversi casi accompagnato dal vice presidente vicario) e le cooperative: si è trattato di momenti senz altro interessanti per comprendere meglio le varie realtà e utili per la definizione degli indirizzi che dovranno essere assunti. Pur consapevoli della compressione dei tempi e dei problemi conseguenti, come Presidenza si è valutato di non andare a dopo dicembre, ma compiere uno sforzo per far sì che la nostra Assemblea possa essere anche parte del percorso congressuale di Legacoop (quindi anticipando a novembre) e fornire, ci auguriamo, un contributo di idee e di proposte, non solo per Legacoop ma anche per la prospettiva Aci. 22

23 Orientamenti, indirizzi e proposte per il nuovo mandato Una premessa necessaria Le valutazioni, le considerazioni, le opinioni e i dati che costituiscono e compongono la parte precedente di questo documento fanno riferimento ad un periodo il quadriennio tra il 2010 e il 2014 nel corso del quale la nascita dell idea e del progetto dell Alleanza delle Cooperative Italiane ha visto la luce e, pur con tutte le criticità e difficoltà richiamate, ha seguito un percorso. Ci sono state tappe intermedie e in quest ultima fase la volontà espressa dalle confederazioni è stata quella di provare a fissare un traguardo, quello dell unica organizzazione di rappresentanza, e un tempo limite entro il quale raggiungerlo: il Tale arco temporale corrisponde al nuovo mandato di Legacoop Servizi. Questo ci obbliga, per onestà intellettuale e per seguire un filo di coerenza, a tracciare i nostri orientamenti e le nostre proposte per il futuro avendo ben presente questo dato. Nello stesso tempo non può e non deve significare, questa prospettiva, che il nostro lavoro debba essere una gestione ordinaria e quotidiana nell attesa dei preventivati passaggi di costruzione dell Aci: oltre alla aleatorietà e agli imprevisti che connotano le umane cose, significherebbe rischiare l immobilismo. Quindi, l atteggiamento che riteniamo corretto crediamo sia quello di proporre all Assemblea di mandato una serie di indirizzi di lavoro e di proposte per il futuro che siano utili e condivisi dalle nostre cooperative, come se la prospettiva di fondo non intravedesse a breve il traguardo Aci. Lo sforzo che dovremo compiere dovrà essere quello di coniugare e declinare costantemente questi indirizzi e queste proposte alle fasi di avanzamento del processo unitario, al fine di gestire al meglio un periodo che si annuncia di transizione. 23

24 Principi e valori L agire della nostra associazione deve essere ancorato alle linee e ai valori di fondo della cooperazione, con gli inevitabili aggiustamenti e aggiornamenti che in ogni stagione si rendono necessari, ma che restano nei contenuti fondamentali: il riconoscimento della dignità della persona il valore delle forme della partecipazione democratica l importanza dell intergenerazionalità l indivisibilità delle riserve La nostra, quella delle cooperative dei settori dei servizi, si contraddistingue soprattutto per essere cooperazione di lavoro, con al centro la figura del socio lavoratore. La centralità del socio, nel corso del tempo, ha visto una continua trasformazione, legata al modificarsi delle condizioni interne ed esterne alle cooperative. Da un lato, la crescita dimensionale di tante nostre imprese ha necessariamente modificato i rapporti tra i soci e tra soci e gruppi dirigenti, rendendoli a volte più distaccati; dall altra, l evoluzione del mercato stesso, che dal piano prevalentemente locale è diventato spesso interregionale o nazionale, ha determinato una dimensione ove l unitarietà dell azienda è più difficilmente percepibile. A questo, poi, si aggiunge non di rado la plurisettorialità e la necessità di fare convivere situazioni diverse nella base sociale. I servizi son ambiti nei quali, soprattutto negli anni prima della crisi, hanno trovato lavoro tanti immigrati, che spesso sono diventati soci delle cooperative, determinando un ulteriore trasformazioni delle basi sociali. Insieme al comparto delle cooperative sociali, il settore servizi vede una presenza forte della componente femminile, in ambiti quali le pulizie e i servizi integrati, la ristorazione collettiva, i servizi ai beni culturali, nelle nuove cooperative che spesso operano in segmenti innovativi. Il dibattito sulla figura del socio lavoratore e sulla sua trasformazione è in corso non da adesso: abbiamo visto, tra le nostre associate, svilupparsi anche esperienze originali, legate 24

25 alla valorizzazione economica per esempio della quota sociale; così come vi sono modelli partecipativi spinti e sofisticati. Vediamo e non ce lo dobbiamo nascondere anche gruppi dirigenti che tendono a forzare sulla figura del socio per ottenere una compressione delle sue prerogative. Come associazione pensiamo che possano convivere modelli diversi, da adattare alla peculiarità delle cooperative, e che mai l essere socio debba essere letto solo come l opportunità per avere meno costi. Qualsiasi dibattito su una eventuale ridiscussione delle norme della Legge 142 sul socio lavoratore, a nostro avviso, dovrà avere ben presente questo aspetto. Un aspetto particolare e parziale, che riteniamo importante, è rappresentato dall esigenza di una corretta gestione dell istituto del prestito sociale (per le cooperative che lo praticano, ovviamente): per quanto il settore delle cooperative di servizi non sia quello con le più alte quote di prestito sociale, sappiamo però la delicatezza che si può determinare quando le cooperative eventualmente in difficoltà hanno come soci i soci lavoratori. Per questo abbiamo condiviso l impegno di Legacoop a regolamentare ancora meglio l istituto e ci impegneremo per fornire nostre proposte in merito. Sulla partecipazione dei soci, la nostra associazione ritiene che in tutte le situazioni il filo conduttore debba essere rappresentato dal rispetto delle regole date, statutarie innanzitutto. La formazione e il ricambio dei gruppi dirigenti, la possibilità di una crescita della presenza di giovani e una maggiore presenza femminile ha questo elemento come presupposto fondamentale: il corretto funzionamento della dialettica interna e il rispetto delle regole di funzionamento degli organi, elementi che vengono ancora prima di proclami su cambiamenti epocali velati, non raramente, da un po di ipocrisia. Questo vale per le cooperative e deve valere per gli organi associativi, a partire dal livello nazionale. 25

26 Quale contesto politico, economico, sociale auspicare? Nel prossimo mese di dicembre, dopo la nostra assemblea, si svolgerà il Congresso nazionale di Legacoop, la nostra organizzazione nazionale di appartenenza e di rappresentanza. In quella sede emergerà una analisi, una valutazione di contesto e una proposta politica generale. Intendiamo comunque esprimere alcune valutazioni e alcuni auspici, senza pretesa di organicità, che ci auguriamo possano rappresentare un contributo al dibattito generale. Nella considerazioni che abbiamo svolto in relazione agli anni che abbiamo alle spalle, abbiamo denunciato come l instabilità delle istituzioni e la mancanza di un orizzonte almeno di medio termine abbia determinato molti dei problemi del nostro sistema politico istituzionale, riversando difficoltà anche al sistema economico e sociale, con un sostanziale immobilismo in relazione alla realizzazione di riforme rese indispensabili pure dalla crisi economica. Fondamentale, a nostro avviso, l adeguamento dell architettura istituzionale, a partire dal superamento del bicameralismo perfetto; consolidamento della democrazia parlamentare; riorganizzazione dei livelli di governo locali; processi reali di semplificazione; trasparenti modalità di interlocuzione e di ascolto dei portatori di interesse, tra le quali le organizzazioni economiche e sindacali. I primi mesi del Governo Renzi hanno messo al centro dell attenzione diverse delle tematiche citate e, senza entrare in dettagli, in una direzione sostanzialmente condivisibile. Il continuo ricorso alla decretazione d urgenza rappresenta una modalità con forti limiti per fare azione legislativa, però è ancora lo strumento più utilizzato anche oggi. Crediamo inoltre che, nel rapporto con le organizzazioni sociali, pur rispettando l obiettivo di infrangere pratiche di confronto rituali e spesso poco produttive, occorra individuare un nuovo equilibrio e puntare a recuperare un rapporto che riteniamo (come è stato in altre fasi di difficoltà del nostro paese) utile a tutte le parti. In questo senso dovrebbe essere considerata prioritaria una normativa più moderna e trasparente per l azione di lobby e per le relazioni sul piano istituzionale. 26

27 Sul piano economico, la lunga crisi che non sembra volere mollare la presa nemmeno in questo 2014, rende evidente l esigenza di uscire nel lungo periodo da pure logiche del secolo scorso, legate a un concetto di crescita costante, concetto pur declinato nel mondo in una pluralità di esperienze diverse tra loro. Non siamo certo noi in grado e non vogliamo addentrarci in questo tema; tuttavia uno dei corollari dovrà essere lo sforzo per riequilibrare la distribuzione della ricchezza disponibile, per creare un migliore livello di eguaglianza e, conseguentemente, di giustizia sociale. Pensiamo che non si possa prescindere dal riprendere una logica di investimenti strategici pubblici, con una visione di lungo termine, che possa trainare anche maggiori investimenti privati. Riteniamo inoltre indispensabile recuperare in modo sistematico sempre maggiori quote di risorse sottratte dall evasione fiscale e contributiva. Anche in questo caso, il Governo non sembra sordo sul problema e alcuni interventi vanno in tale direzione. Sul piano delle azioni più specifiche, oggi vi è la possibilità di aprire una stagione nuova su questioni che, nel rendiconto sull attività svolta, abbiamo indicato come esempi negativi e che per tantissime nostre cooperative hanno una importanza fondamentale: Legislazione appalti: il recepimento delle nuove direttive europee sugli appalti, da farsi entro marzo 2016, e che nelle intenzioni del Governo dovrebbe farsi con molto anticipo, entro metà 2015, è un passaggio rilevantissimo. Chiediamo che la nuova normativa, oltre alle caratteristiche di semplicità e trasparenza, riconosca che questo mondo non ruota più esclusivamente attorno alle opere pubbliche ma che la maggioranza delle gare riguarda il variegato mondo dei servizi; questo significa comprendere l importanza del fattore lavoro e di ciò che ne consegue, rendendo indispensabile un articolato che salvaguardi il rispetto di regolari costi della manodopera, oltre che la capacità progettuale e la reputazione aziendale. Le nuove regole dovranno chiarire e promuovere l utilizzo prevalente della metodologia dell offerta economicamente più vantaggiosa rispetto al massimo ribasso, strumento che ha determinato spesso il trionfo dell imprenditoria corsara e meno affidabile. Il recente passaggio dell attività di vigilanza sugli appalti dall Avcp all Anac testimonia, inoltre, della volontà di contrastare maggiormente i 27

28 fenomeni corruttivi e di illegalità nelle procedure (fatto che, secondo noi, verrebbe ampiamente facilitato già dalla chiarezza e certezza delle norme). Spending review e accentramento delle stazioni appaltanti: la revisione della spesa, soprattutto per il 2015 e gli anni successivi, si sta configurando come uno dei perni attorno a cui ancorare il controllo dei conti pubblici. Occorrerà uscire davvero dalla logica dei tagli lineari, con i gravi problemi che hanno causato a imprese e lavoratori. Vogliamo anche dire, ancora una volta, che tagliare drasticamente la tipologia dei servizi che erogano le nostre associate (dalle pulizie alla ristorazione, ecc.) significa ridurre immediatamente reddito da lavoro, in ambiti che hanno mediamente introiti e salari già bassi, e che rischiano di dovere ricorrere maggiormente alle politiche di sussidio e, conseguentemente, gravare sul welfare pubblico. Pertanto, oltre alla non linearità dei tagli, sottolineiamo la necessità che le attività ad alta intensità di lavoro (al netto dell eliminazione delle situazioni palesemente incongrue) non siano la priorità nella lista delle spese da ridimensionare. Crediamo di doverci rendere disponibili, con il senso civico e la responsabilità che ci deve contraddistinguere come cooperazione, ad affrontare le difficoltà che, inevitabilmente, continueranno a riversarsi comunque sulle cooperative e sui nostri soci, se il disegno complessivo si connoterà di forti elementi di equità e diventerà veramente utile alla ripresa del paese. Queste difficoltà dovranno rappresentare una spinta, per quanto sicuramente non cercata, allo sviluppo di processi di collaborazione e aggregazione tra le nostre associate, finalizzato anche a meglio rispondere alla progressiva concentrazione della domanda in poche e grandi centrali di acquisto: è quest ultimo un trend perseguito da diversi anni e che con il Governo Renzi è stato sancito ed accelerato fortissimamente. Rispetto agli ultimi dettati legislativi, che hanno ridotto da alcune decine di migliaia a 35 le centrali di acquisto sul piano nazionale, sicuramente si renderà necessaria una maggiore gradualità: in ogni caso riteniamo che non ci si debba opporre a questo processo, crediamo si debba fare in modo organico e rispettando la possibilità di accesso alle aziende non solo di grande dimensione. Pagamenti della pubblica amministrazione: è uno degli elementi che, a nostro avviso, può connotare il livello di serietà e aprire davvero una stagione nuova di rapporti tra le 28

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