PER ORIENTARE LE SCELTE AZIENDALI CON I NUMERI. I calcoli di Dairy Economics. Michele Campiotti
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- Modesto Simoni
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1 PER ORIENTARE LE SCELTE AZIENDALI CON I NUMERI Sistemi pratici di calcolo per fare più reddito in stalla Il Sata ha sperimentato su 62 aziende un semplice strumento informatico, «Dairy Economics», per orientare le scelte dell imprenditore e migliorare la redditività aziendale. I risultati sono stati ottimi in riferimento alle decisioni: introduzione della terza mungitura, messa in asciutta e sostituzione della bovina, acquisto di nuove quote latte Michele Campiotti Dalla collaborazione tra il Servizio assistenza tecnica allevamenti (Sata) e Greg Bethard (G&R Dairy Consulting - Virginia - Usa) è nato un interessante e utile approccio alla valutazione economica delle scelte tecniche nell azienda da latte. L obiettivo era quello di proporre uno strumento aziendale a tutti gli allevatori Sata che li aiutasse nello sforzo di cambiamento della mentalità di gestione dell azienda che il Sata da anni si impegna a diffondere agli allevatori. È ormai nota la situazione degli allevamenti italiani (riassunta nella tabella 1): al 2002 era attivo in Italia solo un terzo degli allevamenti da latte in produzione nel 1988, passando da circa a circa Questo, in realtà, senza portare a grosse variazioni sulla produzione totale commercializzata. Tale trend permane anche dopo il Anzi le più recenti prospettive dettate dalle nuove regole europee (disaccoppiamento) non fanno certo presumere un inversione di tendenza. L attuale situazione è il risultato di un periodo difficile e complesso che da anni interessa il settore lattierocaseario italiano; lo scenario poi si è ulteriormente aggravato nell ultimo anno a causa dell andamento stagionale avverso alle colture che ha portato a un drammatico aumento dei costi delle materie prime riducendo drasticamente o annullando i margini di utile della produzione di latte. Risulta pertanto decisivo trovare nuove vie per aumentare l efficienza degli allevamenti e una di queste consiste proprio nel poter valutare sotto il profilo economico le decisioni dell imprenditore. Il limite legato alla non conoscenza di tutti gli elementi che entrano in gioco e sono influenzati dalle decisioni imprenditoriali è tipico della complessità gestionale dell allevamento da latte, ma deve essere ridotto al minimo per ottenere risultati di rilievo dal punto di vista dell efficienza aziendale. Il gruppo di lavoro gestionale del Tabella 1 - Produzione commercializzata di latte vaccino in Italia ( 1 ) Allevamenti Produzione commercializzata Produzione per allevamento n. var. (%).000 t var. (%) t var. (%) , , , ,1 117,0 9, , ,4 129,6 10, , ,2 139,5 7, , ,3 157,9 13, , ,7 172,3 9,1 ( 1 ) Consegne + vendite. Sata ha creato e testato su 62 allevamenti della Lombardia un nuovo strumento denominato Dairy Economics. Si tratta di un foglio di lavoro elettronico che permette la registrazione di alcuni dati aziendali importanti dal punto di vista economico e facilita la valutazione dell efficienza della propria azienda e delle proprie scelte operative. I calcoli di Dairy Economics I primi dati da registrare quotidianamente in Dairy Economics riguardano la razione e i costi alimentari, parte rilevante dei costi aziendali. Dairy Economics prevede due sezioni relative ai costi della razione: per vacche in lattazione (figura 1) e in asciutta. Vanno registrati la razione e le relative quantità e i costi delle materie prime o mangimi, per determinare il costo della razione, ma soprattutto il costo per chilogrammo di sostanza secca della razione, che rappresenta, a parità di tenori proteici ed energetici, il vero metro di valutazione dei costi di razionamento. Esso consente di mettersi al riparo da pericolose valutazioni totalmente fuorvianti dei costi alimentari che sono spesso occasione di discussione tra allevatori e mangimisti. Quantità e valore della produzione, costi e ingestione della razione. Il primo dato da registrare riguarda il numero di vacche munte giorno per giorno e il numero di quante erano in cura e il cui latte pertanto non è stato commercializzato (figura 2). Il secondo dato giornaliero è relativo alla produzione espressa come litri di latte venduti. La terza informazione, importantissima, riguarda l ingestione di sostanza secca. È necessario cioè registrare la quantità di unifeed scaricato e l avanzo raccolto prima 27
2 dello scarico successivo. Quest ultima informazione forse è l unica che non tutte le aziende sono abituate a registrare, mentre è raccomandabile che in tutte le aziende diventi una routine la registrazione della quantità di alimento avanzato dal bestiame, perché permette di prendere coscienza della reale ingestione dando indicazioni utilissime e in tempo reale sull andamento aziendale. Gli altri dati della tabella sono altrettanto importanti e vengono calcolati dal foglio elettronico a eccezione di quello riferito alla sostanza secca dell unifeed, che può essere stimato a partire dai dati analitici della razione o, meglio ancora, mediante un microonde, o una stufa per quelle aziende che ne sono dotate. L ultimo dato da inserire in questa pagina è il prezzo di vendita del latte, informazione determinante per chiudere il cerchio delle valutazioni economiche. Da queste poche informazioni è già possibile ottenere interessanti considerazioni tecnico-economiche. Rapporto tra sostanza secca ingerita (s.s.i.) e latte venduto Partendo dall ingestione di sostanza secca per vacca e dal latte venduto per vacca (figura 3) è possibile calcolare quotidianamente un indice di efficienza: il rapporto tra la sostanza secca ingerita e il latte venduto, che risponde al desiderio di ogni allevatore di conoscere quanto latte produce il chilogrammo di sostanza secca somministrato alla vacca. Un indice che descrive cioè la conversione di alimenti di input in prodotto vendibile. La disponibilità giornaliera di questo dato è senz altro uno strumento molto prezioso. Entrate al netto dei costi alimentari «Entrate al netto dei costi alimentari» è la traduzione italiana del concetto anglosassone Income over feed cost (Iofc), che si ottiene detraendo al ricavo totale del latte i costi alimentari sostenuti per quella produzione; può essere espresso sia per vacca sia per l intera stalla. L Iofc medio per vacca delle 62 aziende lombarde analizzate dal Sata evidenzia una notevole variazione tra i due estremi (da 3,24 a 11,76 euro/ vacca/giorno; il valore medio è invece di 6,24 euro/vacca/giorno) pari a circa 8 euro/vacca/giorno. Questo è sufficiente per capire che non tutte le realtà aziendali sono uguali ed è assolutamente necessario sviscerare la problematica con strumenti e criteri utili a capire cosa è necessario per Figura 1 - Dairy Economics: costi alimentari Figura 2 - Dairy Economics: dati giornalieri da registrare migliorare il proprio allevamento. Le principali variabili che influenzano l Iofc sono: il costo alimentare, che evidentemente deve essere minimizzato; l indice di conversione della sostanza secca in latte, che deve essere massimizzato; l ingestione totale di sostanza secca, che va massimizzata; il prezzo del latte, che è una componente decisiva per il risultato finale. Anche quest ultima componente andrebbe massimizzata, ma purtroppo delle Figura 3 - Dairy Economics: i primi indici tecnico-economici (*) Sostanza secca ingerita. quattro variabili citate è quella sulla quale il singolo allevatore difficilmente può incidere. La gestione oculata e cosciente di queste quattro variabili permette di perseguire quelli che Iofn Fetrow (docente dell Università del Minnesota - Usa), uno dei più grandi esperti nel settore, già nel 2001 aveva simpaticamente definito i tre principali obiettivi dell azienda da latte: aumentare al massimo il latte venduto; contenere i costi il più possibile; mai andare contro al punto 1. L obiettivo dell azienda da latte quindi non è ridurre i costi innanzitutto, bensì aumentare la differenza tra costi e ricavi. Osservazione semplice ma assolutamente non scontata in tantissime aziende nelle quali nei momenti difficili, che sono quelli in cui queste regole diventano determinanti, presi dal panico gli allevatori somministrano, per esempio, meno unifeed alle vacche, o disinvestono sugli strumenti di gestione aziendale o sul benessere animale: oggi i settori, a mio parere, più redditizi. In questi 28
3 Grafico 1 - Iofc aziendale per classi di prezzo latte Iofc/vacca/giorno (euro) Media 6,24 Dev. Standard 1,67 CV (%) 26,8 Grafico 2 - Costo razione per vacche in lattazione Costo razione (euro kg/s.s.) 0,26 0,24 0,22 0,20 0,18 0,16 0,14 0,12 0,10 Media (euro/kg s.s.) 0,20 Dev. Standard 0,017 CV (%) 8,5 Grafico 3 - Costo alimentare per quintale di latte prodotto Costo (euro/100 kg latte) Media 15,31 Dev. Standard 2,19 CV (%) 14,3 Obiettivo casi si considerano solo i problemi dei costi, ma si ignorano quelli dei ricavi. Tornando al campione analizzato, sono stati riscontrati anche prezzi del latte sensibilmente diversi. Alcune aziende conferivano a cooperative del Mantovano che spuntavano prezzi molto interessanti, intorno a 0,5 euro/litro. Il prezzo medio del campione è di 0,374 euro/litro con il 40% delle aziende intorno a 0,35 euro/litro. Il grafico 1 presenta i dati relativi all Iofc delle stesse aziende raggruppate però per classe di prezzo di vendita del latte: in rosso quelle con prezzi al di sotto di 0,36 euro/litro, in verde quelle tra 0,36 e 0,40, e in giallo i fortunati, che vendono sopra 0,40 euro/litro. Evidentemente il prezzo del latte è la variabile determinante la redditività aziendale, ma non è sempre così. Infatti vi sono aziende «verdi» e persino «gialle» che pur avendo il prezzo del latte alto non riescono a essere tra le prime in termini di Iofc. Infine tra le aziende più efficienti ci sono alcune aziende «rosse», a denotare il consistente effetto gestionale, talvolta determinante per il buon risultato finale. Il grafico 2 riporta i costi alimentari per tutte le aziende espressi per chilogrammo di sostanza secca sia per le vacche in lattazione sia per quelle in asciutta. Le variazioni del costo della razione tra gli allevamenti sono notevoli e più accentuate nel caso degli animali in asciutta dove, ancora troppo spesso, l alimentazione è gestita al risparmio. Un altro aspetto da rilevare riguarda gli allevamenti con prezzo del latte maggiore alla media che sovente evidenziano costi razione superiori: ciò può essere dovuto a disciplinari di produzione (divieto d uso degli insilati) o talvolta a una minore attenzione nella gestione dei costi visto che il prezzo del latte è alto. Un altro indice utile per mantenere sotto controllo i costi alimentari è il rapporto tra questi ultimi e i quintali di latte prodotto (costo alimentare per quintale di latte) (grafico 3). La maggiore efficienza in questo caso è appannaggio delle aziende «rosse», costrette dal basso prezzo del latte a produrre al minimo costo. Un altro dato interessante è la percentuale di vacche il cui latte, per motivi diversi, non viene venduto. È utile ricordare che tutti i dati che sono stati raccolti sono medie mensili e quindi dati che rispecchiano abbastanza fedelmente la tendenza aziendale. Eppure vi sono aziende che per l intero mese non mungono oltre l 8% delle vacche contro un valore medio del campione pari al 2,7% e il 18% delle aziende che 29
4 Figura 4 - Dairy Economics: Iofc marginale non mungono una percentuale minima di capi ( 1%). L 8% di vacche non munte rappresenta un inefficienza pericolosa per la redditività dell allevamento: il valore ottimale dovrebbe restare intorno al 2-3%. Grande interesse ha anche il parametro relativo alla percentuale di unifeed avanzato dagli animali. I dati hanno dimostrato che sono ancora troppe le aziende in cui gli «avanzi» sono nulli o trascurabili (solo nel 19% degli allevamenti gli avanzi superano il 2% della razione distribuita). L avanzo in greppia deve sempre essere presente: un avanzo del 3-5% costituisce l unico indice efficace a dimostrare che le vacche hanno mangiato tutto quello che potevano mangiare. Per quanto riguarda i dati delle medie mensili dell ingestione di sostanza secca vale la pena rilevare la forte variazione esistente tra le aziende (valore minimo registrato 17,11 kg; massimo 25,8; media 21,23; quasi il 76% delle aziende è compresa tra valori di ingestione della s.s. tra 20 e 25,85 kg evidenziando una variazione dei valori del 20% circa) a testimoniare che tutte le aziende dovrebbero regolarmente monitorare tale parametro per poter conoscere esattamente quanto ingeriscono i loro animali. Il grafico 4 mostra il rapporto tra il latte prodotto e la sostanza secca ingerita (s.s.i.) per tutte le aziende della prova. Anche in questo caso la variazione tra gli allevamenti è notevole (12,7%) a dimostrazione che i rendimenti della s.s.i. possono essere molto diversi: da circa 1 a quasi 1,7 kg di latte per ogni chilogrammo di s.s.i. L azienda in grado si ottimizzare questo parametro, che deve essere sempre monitorato, è senza dubbio caratterizzata da un elevato grado di efficienza. L obiettivo da raggiungere è latte prodotto/ kg s.s.i. pari a 1,4. Iofc marginale Esprime la variazione dei ricavi all aumentare di una unità (1 litro) della produzione di latte. Il latte marginale è pertanto quel litro di produzione aggiunto a quelli prodotti sino a quel momento. Grafico 4 - Rapporto latte/s.s.i. in ordine di Iofc per vacca/giorno Latte/s.s.i. 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 Media 1,33 Dev. Standard 0,17 CV (%) 12,7 Grafico 5 - Iofc marginale Iofc (euro/l) 0,55 0,50 0,45 0,40 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 Media 0,29 Dev. Standard 0,04 CV (%) 14,5 Obiettivo La figura 4 rappresenta una pagina del foglio elettronico Dairy Economics che valuta per tutte le aziende il valore del litro di latte marginale: 0,29 euro. Tale valore risulta detraendo dal valore del latte, assunto nell esempio pari a 0,36 euro/litro, il costo di alimentazione: 0,079 euro. La vacca, per produrre 1 litro di latte in più, consuma, indipendentemente dalla produzione di partenza, 0,41 kg di sostanza secca che costano, sempre nell esempio preso in esame, 0,192 euro/kg. La spesa alimentare sarà quindi pari a 0,079 euro. Tutti gli altri costi sono già spesati dalla normale produzione di latte. Producendo quel litro di latte in più quindi andrò ad aumentare solo le spese alimentari. Si tratta in definitiva di aumentare il fatturato con un aumento di costi proporzionalmente minori a quelli del fatturato sviluppato sino a quel punto, per migliorare l efficienza complessiva dell azienda. Il ragionamento può seguire anche questa altra strada: qualsiasi intervento che porti a produrre 1 litro di latte in più a un costo inferiore a 0,29 euro (valore del latte marginale nell esempio citato) conviene. Quindi, in sostanza, il valore del latte marginale misura anche la possibilità di investimento che posso sostenere per tentare di migliorare l economia aziendale. Nel grafico 5 si può vedere il valore del latte marginale misurato nelle aziende del campione. Esso risulta molto variabile e, ancor più dell Iofc totale, legato al prezzo del latte, risultando infatti dalla combinazione di due sole variabili: il prezzo del latte e il costo alimentare. È importante capire che più il prezzo del latte è alto più il valore del latte marginale è alto e quindi conveniente, ma più il prezzo del latte è basso, più, nonostante il valore del latte marginale si riduca, diventa decisivo saper approfittare di questa marginalità. Per capire a fondo il concetto di Iofc 30
5 Grafico 6 - Limite di convenienza della terza mungitura Limite di convenienza (kg latte) 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0 marginale bisogna mettere in luce le differenze esistenti tra le variabili che influenzano l Iofc totale e quello marginale. Entrambi i parametri sono influenzati dai costi alimentari, mentre il rapporto latte/s.s.i. influenza solo l Iofc totale in funzione della sua variabilità (1-1,7). Nel caso dell Iofc marginale, tale rapporto è invece presunto fisso e nel caso specifico pari a 2,44 (valore derivante dal rapporto tra il latte prodotto 1 litro e la s.s.i. per produrlo 0,4 kg), un valore molto alto legato al fatto che non si tiene conto dell ingestione necessaria al mantenimento Media 1,65 Dev. Standard 0,40 CV (%) 24,1 dell animale, già soddisfatta dalla s.s.i. ingerita per sostenere la produzione normale. QUANDO CONVIENE LA TERZA MUNGITURA La valutazione può essere effettuata utilizzando i dati aziendali già raccolti con Dairy Economics e alcune informazioni aggiuntive relative alle spese della terza mungitura stimate pari al 50% dei costi relativi alla normale mungitura giornaliera. Questi ultimi sono rappresentati dai costi relativi alla manodopera (2,5 ore nell esempio riportato) e al materiale d uso (disinfettanti, energia elettrica, utilizzo guaine, ecc). In questo modo in realtà si sovrastima il costo della terza mungitura, tuttavia l approssimazione è buona. La convenienza alla terza mungitura, tenendo conto che essa dovrebbe, in base alle esperienze e alle indicazioni bibliografiche, portare a un aumento del 10% della produzione lattea, può essere espressa come guadagno monetario annuo netto (spiegare cos è) oppure come punto di pareggio, vale a dire come quantità minima di latte che deve essere prodotta per pareggiare i costi della mungitura. La quantità di latte necessaria a pagare le spese della terza mungitura varia, a seconda del prezzo del latte, da circa 1 litro a circa 2,5 litro/capo, con un coefficiente di variazione pertanto molto elevato (24,1%) (grafico 6). L opportunità della terza mungitura va quindi valutata azienda per azienda. Oltre a valutazioni di ordine economico, vanno considerate le questioni aziendali di tipo tecnico e organizzativo (routine di mungitura, efficienza degli impianti, tempi complessivi della mungitura, qualità del latte, ecc.) decisive ai fini del buon successo dell operazione. Tuttavia, in base all esperienza maturata, è possibile in ogni realtà aziendale raggiungere la convenienza della terza mungitura, una pratica che resta tra gli interventi più accessibili per aumentare l efficienza aziendale. Per riassumere, pare doveroso ribadire che il procedimento di valutazione alla convenienza qui utilizzato si basa essenzialmente sul concetto della marginalità del latte. Dividendo il maggior costo (non alimentare) della terza mungitura per l aumento di litri di latte a essa connessi, ottengo l incidenza dei costi per litro di latte. Quindi, detraendo al valore del latte marginale tali costi, ottengo il guadagno marginale per litro di latte. Oppure dividendo il totale della spesa della terza mungitura, esclusi i costi di alimentazione, per il valore del latte marginale è possibile ottenere il punto di pareggio espresso in litri di latte. I due criteri di valutazione esposti possono essere applicati a qualsiasi altro investimento volto ad aumentare la produzione (ad esempio, ventilazione, boccette, ecc.). È TEMPO DI ASCIUGARE LA VACCA La valutazione del momento opportuno per asciugare la vacca può essere effettuata utilizzando i soli dati già disponibili su Dairy Economics (figura 5). Presupposto di questa valutazione è che non ci siano altre vac- 31
6 che che possono sostituire quella in esame e prossima all asciutta. Il foglio elettronico calcola la differenza tra il costo della razione in lattazione e quello dell asciutta e valuta quanti litri di latte la vacca deve produrre per ripagare tale differenza. In poche parole definisce quantitativamente la produzione al di sotto della quale risulta conveniente asciugare la vacca: nel campione questa quantità varia da 3 a 8 litri di latte a seconda del prezzo del latte. All aumentare del prezzo il punto di pareggio scende, perché bastano meno litri per ripagare la differenza di costo di alimentazione. La valutazione economica ovviamente non tiene conto dei rischi connessi a un asciutta troppo lunga della bovina. IL LIMITE DI SOSTITUZIONE DELLA BOVINA Con questo stesso criterio è possibile anche stabilire a quale produzione, in termini di litri, conviene eliminare un animale. Dairy Economics (figura 6) valuta a partire dal prezzo del latte e dal costo della razione delle vacche in lattazione qual è il valore minimo di produzione necessario a ripagare i costi alimentari. Nel campione esso è risultato mediamente pari a 11,4 litri con una variabilità compresa tra 8 e 16 litri. Anche qui più alto è il prezzo del latte più il punto di pareggio si abbassa. Nella figura 7 Dairy Economics consente di calcolare la convenienza alla sostituzione anziché all eliminazione della vacca. Per la verità l alternativa che l allevatore si trova a dover affrontare non è quella dell eliminazione di un animale poco produttivo e non gravido, lasciando il posto vuoto in stalla, ma al contrario quella della sostituzione con una nuova manza. Bisogna ricordare infatti che ogni posto vacca comporta dei costi fissi, che per forza devono essere riempiti. Per ottimizzare l efficienza aziendale è necessario che in ogni posto disponibile ci sia una bovina in piena produzione o perlomeno con produttività media. Ipotizzando in euro il costo di una nuova manza (ciascuno di questi valori può essere variato a piacimento nel foglio elettronico) e in circa 300 euro il valore della vacca verso la fine della lattazione (oltre i 200 giorni) e Figura 5 - Dairy Economics: convenienza a mettere in asicutta le vacche Figura 6 - Dairy Economics: convenienza all eliminazione delle vacche Figura 7 - Dairy Economics: convenienza a sostituire le vacche con una nuova manza della carriera produttiva, il costo della sostituzione è di euro. A questo punto è necessario valutare per quanti giorni presumibilmente sarà possibile mungere la nuova manza, per calcolare un costo giornaliero di sostituzione. Anche questo è un punto molto importante che è estremamente legato al livello di gestione aziendale presente nell allevamento. Se la gestione aziendale è sufficientemente accurata, i problemi sui parti saranno contenuti, le eliminazioni sotto i 100 giorni trascurabili e pertanto è plausibile supporre per la nuova manza oltre tre lattazioni (700 giorni). Se la gestione dell allevamento è scarsa, le lattazioni si ridurranno significativamente. Stimando la produzione attesa dalla manza pari alla media di stalla (32 kg) e avendo il valore del latte marginale (0,29 euro/litro), è facile arrivare a calcolare quanti litri dovrà produrre la manza per ripagare la sostituzione della vacca. Il punto di pareggio, inteso come produzione di latte al di sotto della quale conviene sostituire la vecchia vacca con la manza, si ottiene detraendo dalla produzione prevista i litri di latte che essa deve produrre per ripagare la sostituzione. Il punto di pareggio nella sostituzione degli animali di tutte le 62 aziende del campione, pur avendo simulato valori di acquisto e periodo di mungitura simili per ogni azienda, presenta un elevata variabilità: da 14 a 29 litri! Il latte in più prodotto dalla nuova manza rispetto alla vecchia vacca ripaga l investimento dell acquisto della manza stessa. In questo genere di calcoli è buona norma tenere un margine di sicurezza per il rischio sanitario nell acquisto dei nuovi capi. Il concetto di unità produttiva (slot) porta a una rivoluzione nel modo di pensare alla propria stalla. Capita spesso di sentire che gli allevatori, volendo aumentare il numero dei capi, riducano al minimo le eliminazioni. Questo modo di pensare descrive un doppio errore di valutazione: i posti in più creati in azienda non vanno riempiti con vacche che avrebbero eliminato perché si tratta di unità produttive non a regime e i posti vengono riempiti in un modo lento. La spesa per le nuove strutture è già stata sostenuta e quindi sta già gravando sul bilancio aziendale: è bene che l investimento inizi quanto prima a produrre ricavi! Per quanto riguarda la rimonta è necessario distinguere tra rimonta, obbligata sostituzione di vacche relativamente fresche dovuta a una qualche emergenza e rimonta pianificata di capi poco produttivi e non abbastanza redditizi per occupare un posto in stalla. Nel primo caso, la rimonta rappresenta senz altro un imprevisto e un onere, nel secondo invece potrebbe rivelarsi conveniente dal punto di vista economico. Probabilmente oggi molti allevamenti sono caratterizzati da una quota di rimonta troppo bassa, cioè non si preoccupano sufficientemente dell efficienza delle singole unità produttive. Seguendo queste valutazioni, nella figura 8 viene riportata un altra pagina di Dairy Economics, che consente di valutare la convenienza alla sostituzione di un gruppo di animali. Questo strumento è utile da utilizzare una volta al mese, dopo il controllo funzionale, evidenziando quante e quali vacche con più di 200 giorni di lattazione e non gravide sono al di sotto del punto di pareggio a latte in riferimento alla scelta di sostituzione. Il foglio elettronico calcola la convenienza della sostituzione di tutto il gruppo contando anche la rata di acquisto, in 24 mesi, delle manze necessarie a sostituire l intero gruppo di vacche inefficienti. 32
7 Figura 8 - Dairy Economics: convenienza alla sostituzione di gruppo di vacche Figura 9 - Dairy economics: convenienza all acquisto di quote latte per la terza mungitura non è conveniente e non basta nemmeno a pagare le spese di mungitura. Conclusioni (*) Sostanza secca ingerita. CONVENIENZA ALL ACQUISTO DI QUOTE LATTE L ultima problematica affrontata dal Dairy Economics è quella dell acquisto della quota latte utilizzando il concetto di latte marginale. Il calcolo deve rispondere alla questione relativa al tempo necessario a pagare l acquisto della quota latte mediante il valore del latte marginale prodotto. Ipotizzando di acquistare quote latte a 0,80 euro/litro (Iva compresa) e di pagare il 6% di interesse sul prestito per l acquisto della quota, è possibile ripagare l investimento in tre anni utilizzando tutto il valore del latte marginale. In realtà l esempio è teorico perché la produzione di latte è correlata ad alcune spese, come minimo quelle di alimentazione. In figura 9 è proposto un esempio più realistico: un azienda interessata a passare alle tre mungiture e che pertanto deve acquistare quote latte. L esigenza principale dell imprenditore sarà di sapere in quanto tempo potrà ripagare l investimento. La risposta si ottiene calcolando l incidenza delle spese non alimentari da sostenere a fronte della terza mungitura per ogni litro di latte in più prodotto e detraendole dal valore del latte marginale: con il valore rimanente è possibile calcolare il tempo di recupero dell investimento (nell esempio 55 mesi). I mesi che le aziende del campione impiegherebbero a ripagare la quota utilizzando tutto il valore del latte marginale sono mediamente 36,6 mentre utilizzando il latte marginale al netto delle spese per la terza mungitura tale valore passa mediamente a 82,9 mesi. Anche su questa grandezza il campione ha evidenziato una grande variabilità da 14 a 42 mesi nel primo caso, mentre nel secondo per molte aziende i tempi vanno da un minimo di 23 mesi a un massimo tanto dilatato da rendere impossibile l investimento. Questo perché in alcune aziende la terza mungitura La variabilità dei dati rilevata nelle diverse situazioni sottolinea l importanza di calcolare questi indici in ogni azienda. È evidente che non è possibile generalizzare delle indicazioni, ma è necessario avere strumenti che facilitino le valutazioni delle scelte in ogni singola azienda, e avere dei tecnici in grado di utilizzare questi strumenti con la stessa familiarità con cui elaborano una razione alimentare. Questo tipo di valutazioni infatti diventa sempre più decisivo per la sopravvivenza degli allevamenti. Passare dalla sensazione alla valutazione oggettiva delle possibili scelte è un passo in avanti enorme per l allevamento da latte: dilazioni non sono più possibili. Il Dairy Economics del Sata è un semplice ed efficace tentativo di divulgare tra tecnici e allevatori questa mentalità, che nella gestione aziendale dell allevamento moderno può veramente fare la differenza. Un ringraziamento particolare a Greg Bethard (G&R Dairy Consulting - Virginia - Usa) che condividendo la sua esperienza, maturata nella grandi aziende americane del Kansas, ha convinto il Sata a lavorare su questi strumenti, rivelatisi estremamente utili anche nei periodi di maggiore difficoltà della zootecnia da latte americana. Michele Campiotti Tecnico specialista gestione aziendale Sata Servizio tecnico Apa Bergamo michele.campiotti@libero.it 33
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