Analisi economico-strutturale del commercio italiano

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1 Ministero dello Sviluppo Economico Dipartimento per l impresa e l internazionalizzazione Direzione Generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica - Divisione VII SISTEMA STATISTICO NAZIONALE RAPPORTO SUL SISTEMA DISTRIBUTIVO Analisi economico-strutturale del commercio italiano Anno 29

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3 SOMMARIO Presentazione pag. 5 LA RETE DI VENDITA AL 31 DICEMBRE 29 La revisione del sistema informativo: le novità introdotte 9 IL COMMERCIO AL DETTAGLIO AL 31 DICEMBRE 29 ESERCIZI IN SEDE FISSA Quadro di sintesi 13 Attività primaria 18 Attività secondaria 39 Tavole statistiche attività primaria e secondaria regionali e provinciali 43 Nati - mortalità attività primaria 133 AMBULANTI E ALTRE TIPOLOGIE DI ATTIVITÀ Consistenza del settore 141 Tavole statistiche regionali e provinciali 145 IL COMMERCIO ALL INGROSSO, GLI INTERMEDIARI, IL COMMERCIO E LA RIPARZIONE AUTO AL 31 DICEMBRE 29 Consistenza del settore 152 Tavole statistiche di consistenza regionali e provinciali 169 INDICATORI ECONOMICI TERRITORIALI Introduzione 181 Le vendite al dettaglio - analisi regionale 183 I principali aggregati economici dell attività commerciale - stime provinciali 196 Tavole statistiche 27 GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA AL 31 DICEMBRE 29 Analisi generale 217 Supermercati 221 Ipermercati 233 Minimercati 239 Grandi Magazzini 247 Grandi Superfici Specializzate 259 3

4 APPENDICE METODOLOGICA ANALISI ECONOMICA Stime regionali delle vendite al dettaglio 278 Stime provinciali dei principali aggregati dell attività commerciale 281 Glossario dei termini statistici utilizzati 285 ANALISI STRUTTURALE Sistema statistico informativo per il monitoraggio della rete distributiva 287 Tavole di raccordo con i codici ATECO Definizioni statistiche e amministrative 298 4

5 PRESENTAZIONE Le principali novità presenti nell attuale edizione del Rapporto sul sistema distributivo riguardano le modifiche introdotte nel monitoraggio della rete di vendita. Infatti nel corso del 29 i codici su cui è basato il Registro delle Imprese sono stati adeguati all ultima classificazione utilizzata dall Istat: questo ha comportato una riorganizzazione delle diverse voci merceologiche sulla base delle nuove codifiche adottate, cui si è aggiunto il maggiore dettaglio impiegato nell esame delle categorie, per una migliore conoscenza dei settori di riferimento. Al rinnovato panorama strutturale dell intero comparto commerciale, che figura nella prima parte del Rapporto, fanno seguito i consueti due filoni di analisi: le stime, realizzate con la collaborazione dell Istituto G. Tagliacarne, su alcune variabili economiche di settore (fatturato, occupazione, consumi, valore aggiunto) che forniscono indicatori territoriali per una valutazione più puntuale dell efficienza della rete distributiva; e le tradizionali indagini periodiche sulla grande distribuzione organizzata, finalizzate all approfondimento conoscitivo dei moderni canali di vendita. Si precisa, con riguardo agli indicatori economici territoriali, che i relativi aggregati possono subire aggiornamenti in base agli ultimi dati disponibili. Pertanto i valori pubblicati nel presente Rapporto vanno considerati come provvisori, essendo soggetti a possibili revisioni sulla base degli aggiornamenti dei dati di contabilità nazionale e territoriale periodicamente pubblicati dall Istat. Analizzando lo stato del settore non si può non fare riferimento alla profonda e generalizzata caduta dell attività economica registrata a livello mondiale, che nelle economie europee ha indotto il più forte episodio recessivo dalla seconda guerra mondiale. L impatto della crisi sull occupazione e sui redditi si è tradotto in una diminuzione della spesa per consumi finali che ha prodotto e continuerà a produrre i propri effetti sull intera rete di vendita sia attraverso modifiche strutturali che mediante l individuazione di nuovi e più efficienti canali di approvvigionamento. All andamento negativo del fatturato del dettaglio fisso, stimato nel 29 pari a -1,3% (-,4% nel 28), ha corrisposto un ulteriore spostamento delle quote di mercato a favore della distribuzione moderna rispetto a quella tradizionale: le vendite transitate per i moderni canali hanno infatti consolidato le posizioni raggiunte nell anno precedente, incrementandosi dello,5% (nel 28 l aumento era stato dell 1,6%), mentre per gli esercizi di piccola dimensione si è registrato, per il secondo anno consecutivo, un consistente calo del volume di affari (-2,5% nel 29 e -1,8% nel 28). Il calo dei consumi ha quindi prodotto i suoi effetti sulla struttura dell assetto distributivo: il numero complessivo dei punti vendita attivi è diminuito infatti di oltre 3.5 unità, confermando il trend negativo già iniziato nel corso del 28. In questo quadro dunque soltanto i moderni canali distributivi consolidano la propria crescita, non solo in termini di fatturato ma anche come numero di punti vendita. Distinguendo però l andamento del fatturato secondo il settore merceologico, si rileva come l aumento di quest ultimo sia interamente ascrivibile al settore alimentare; nel non food anche i moderni canali registrano un contenuto arretramento, seppur associato alla crescita del numero degli esercizi. Tenendo dunque conto delle nuove aperture, si rileva, a parità di rete, un andamento delle vendite ormai strutturalmente negativo. Questo elemento induce una seconda considerazione circa l avvento di una nuova fase, dove allo spostamento degli acquisti dai piccoli esercizi ai moderni canali di vendita, si affianca una competizione intracanale, mediante la ricerca della maggiore capacità di attrazione interna ai di- 5

6 versi formati. Infatti la strategia dei grandi gruppi in questi ultimi anni è stata dominata dalla diversificazione: si va dalla piccola superficie commerciale di quartiere o di paese all ipermercato, passando per le superfici medie come i supermercati, per arrivare agli hard discount. Si è cioè affermata una competizione interna sia alla componente moderna che alla distribuzione tradizionale. In questo ultimo contesto infatti, dove la crisi si manifesta attraverso la contrazione del numero di quei punti vendita caratterizzati da scarsa capacità innovativa e produttività, esiste una componente che si afferma grazie ai connotati di specializzazione, di alta qualità del servizio offerto, di protezione del consumatore e dell ambiente, che già in passato è stata definita piccola distribuzione moderna. La progressiva modernizzazione della rete distributiva italiana non può dunque che fare leva su questa duplice scommessa: da una parte l individuazione delle formule distributive più gradite e rispondenti alle mutevoli esigenze di una società dove la ricerca di convenienza si intreccia con le modifiche socio-culturali in atto ( nuovi modelli di consumo, nuove definizioni dei centri urbani e in genere del territorio); dall altra il definitivo superamento delle sacche di marginalità ancora esistenti nel commercio tradizionale, con l affermazione del segmento di qualità, dove servizio, contesto ambientale e specializzazione producono valore aggiunto. Occorre infine ricordare come al processo evolutivo descritto, acuito dalla debolezza endemica del mercato finale, si affianchi una dimensione verticale della competizione che vede distributori e produttori concorrere per guadagnare fette maggiori della capacità di spesa del consumatore finale, attraverso nuove e originali forme di tipo associativo, basate sull utilizzo di percorsi distributivi corti. Si segnala che, per motivi di tempestività, molti dei dati contenuti nel presente Rapporto hanno già avuto diffusione via internet nello spazio riservato all Osservatorio Nazionale del sito del Ministero dello Sviluppo Economico ( che, a cadenza periodica, li pubblica con finalità divulgative. La Direzione Generale per il Mercato, la Concorrenza, il Consumatore, la Vigilanza e la Normativa Tecnica ringrazia tutti quegli enti che hanno consentito l acquisizione di dati ed elementi utili ai fini della presente pubblicazione, ed in modo particolare le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura per la consueta preziosa collaborazione. Ringrazia altresì la Confcommercio (Confederazione Generale Italiana del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle PMI) per l attività di realizzazione editoriale che da anni garantisce la pubblicazione del rapporto. 6

7 LA RETE DI VENDITA AL 31 DICEMBRE 29 La rete di vendita al 31 dicembre 29 7

8 8 La rete di vendita al 31 dicembre 29

9 LA REVISIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO Le novità introdotte A distanza di quasi un decennio dall avvio del sistema informativo della rete di vendita, nato con la istituzione dell Osservatorio Nazionale del Commercio, è emersa la necessità di rivederne il funzionamento sulla base della riorganizzazione del Registro delle Imprese avvenuta mediante l applicazione della nuova codifica ATECO27; con l occasione si è inteso fornire risposta alle esigenze manifestate dall utenza volte ad ottenere un maggiore dettaglio nell analisi merceologica. Si ricorda che il funzionamento del sistema è basato sulle informazioni presenti nel Registro delle Imprese, la cui codifica consiste appunto nella classificazione delle attività economiche adottata dall Istituto Nazionale di Statistica; la riorganizzazione della banca dati, avvenuta nel corso del 29, ha comportato consistenti modifiche sia nelle voci precedentemente utilizzate, che nella numerosità delle posizioni ad esse riconducibili. Le modifiche più significative sono state apportate nei settori degli ambulanti e dell ingrosso, mentre nel dettaglio in sede fissa si è lavorato principalmente ad una maggiore disaggregazione delle merceologie analizzate, che pertanto risultano assai più numerose. Inoltre l ATECO27 ha introdotto i distributori di carburante nel dettaglio in sede fissa (eliminandoli dall ingrosso), ciò non costituisce però una novità per il sistema informativo che sin dall inizio aveva operato in tal senso. Per facilitare l individuazione del contenuto merceologico delle voci utilizzate dal sistema informativo, nell appendice metodologica sono riportate le tavole di raccordo con la codifica ATECO27 per i vari settori. Tenuto conto delle novità introdotte, occorre precisare che non sempre il confronto con gli anni precedenti può risultare omogeneo, considerato anche che la riorganizzazione degli archivi comporta spesso un opera di pulizia più ampia della semplice riclassificazione delle posizioni; il 29 costituisce dunque il primo di una nuova serie storica, anche se per valutare gli andamenti complessivi si farà riferimento ai valori rilevati negli ultimi anni. Per i diversi settori verranno infatti riportate le consistenze dell ultimo periodo per valutare l esistenza o meno di continuità nel trend evolutivo. Riguardo all analisi dei flussi, come si ricorderà, era già stata introdotta per il solo dettaglio fisso una metodologia di calcolo che tenesse conto non soltanto della nati-mortalità ma anche delle iscrizioni e cessazioni per variazione di codice di attività ( da e per altro settore) o di stato di attività (da inattiva ad attiva e viceversa) e che garantisse un migliore allineamento con le rilevazioni di consistenza. È attualmente in corso un analoga modifica nei comparti del commercio ambulante e dell ingrosso, che non è stato però possibile concludere con riferimento ai dati al 31 dicembre 29. Per tali settori ancora per quest anno verrà omessa la pubblicazione dei relativi flussi. Si segnala infine che, in considerazione dell incompletezza dei dati, è stata sospesa in via definitiva la rilevazione dei modelli COM, il cui forte interesse iniziale è stato nel corso degli anni ampiamente superato dal quadro sempre più preciso originato dall esame diretto delle consistenze. La rete di vendita al 31 dicembre 29 9

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11 COMMERCIO AL DETTAGLIO AL 31 DICEMBRE 29 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 11

12 12 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

13 COMMERCIO AL DETTAGLIO - ESERCIZI IN SEDE FISSA QUADRO DI SINTESI Come già indicato nella nota relativa alla revisione del sistema informativo, la serie storica delle variabili analizzate, iniziata nell anno 2 con la nascita dell Osservatorio Nazionale del Commercio, si è conclusa nel 28; a partire dal 29 ne inizia una nuova, sulla base della riorganizzazione degli archivi, effettuata con l introduzione della codifica ATECO27. Resta però l utilità di procedere ad un confronto dei dati dell anno in esame con gli andamenti registrati nell ultimo periodo, per una verifica del trend in atto. Per questo motivo, nelle tavole che seguono, vengono riportati i valori registrati negli ultimi cinque anni, con i relativi incrementi, ai quali rapportare la situazione registrata nel 29, operando un raffronto anche numerico. Analizzando la consistenza degli esercizi con attività primaria di commercio al dettaglio in sede fissa - derivato dalla nuova classificazione ATECO27 - si rileva un numero complessivo di punti vendita, che risulta inferiore a quello registrato nel 28 di circa 2.7 unità. ESERCIZI COMMERCIALI ANNI SEDE CONSISTENZA UNITA' LOCALI TOTALE INCREMENTO CONSISTENZA TOTALE VALORI VARIAZIONI ASSOLUTI % , , , , , ,3 Tale entità trova riscontro nell analisi di nati-mortalità per l anno in esame, che fornisce un saldo negativo ancora più alto, pari a 3.8 unità, come meglio dettagliato in un capitolo successivo; ciò consente di affermare - a prescindere dalla precisa contabilità numerica che nel 29 prosegue il trend negativo iniziato nel 28, anno in cui, in un quadro di crescente difficoltà per l economia italiana, si è verificata l inversione di tendenza dopo quasi un decennio di crescita ininterrotta di esercizi commerciali, al ritmo medio di oltre 8. unità annue. Si ricorda che il cambio di passo era stato in qualche modo già annunciato nel corso del 27, con il sensibile rallentamento degli aumenti in atto dal 2, innescati dalla liberalizzazione operata dal D.Lgs. 114/1998 che, a sua volta, aveva invertito il trend negativo degli anni novanta. Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 13

14 Nell anno in esame si registra dunque una consistenza nazionale di esercizi con attività primaria di dettaglio fisso pari a unità, di cui localizzati nella sede di impresa e in unità locali. Se si osserva la distribuzione dei negozi fra sedi di impresa ed unità locali, si rileva una crescita progressiva di queste ultime nei cinque anni riportati nel seguente prospetto, che si conferma nel 29, con una quota pari a quasi il 26% degli esercizi, a testimonianza della lenta ma costante evoluzione verso un universo caratterizzato da un numero sempre maggiore di imprese plurilocalizzate. ANNI COMPOSIZIONE % Sede Unità Locale Totale 24 78,7 21, ,7 22, ,7 23, ,8 24, , 25, ,3 25,7 1 Dal grafico che segue si può infatti rilevare il diverso andamento delle sedi e delle unità locali: 9. CONSISTENZA ESERCIZI COMMERCIALI SE DE queste ultime evidenziano infatti un andamento ascendente che si mantiene tale anche nel 29, mentre le sedi mantengono un andamento costante nei primi anni esaminati, con una flessione finale, ma senza seguire il trend ascendente dell insieme degli esercizi che prosegue fino al 27 per poi invertire la propria tendenza. 14 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

15 La distribuzione territoriale mantiene la configurazione già illustrata in passato, con un meridione che da solo contabilizza oltre il 42% della rete di vendita (contro il 37,8% delle regioni settentrionali), anche se, già dallo scorso anno, presenta un andamento negativo e induce un regresso, seppur lieve, nel rapporto di composizione a favore delle regioni centrali. Si è infatti arrestata la redistribuzione territoriale che negli anni a saldo positivo aveva sempre premiato il meridione. La distanza fra il nord e il sud del paese resta comunque evidente esaminando i rapporti di densità territoriale, che, con una media italiana di 13 esercizi ogni mille abitanti, nel settentrione presenta un valore di circa 1,5-11 esercizi per mille abitanti, contrapposto ai 15,6 delle aree meridionali e ai 13 delle regioni centrali. RIPARTIZIONI ESERCIZI N ESERCIZI (%) DENSITA' (per mille abitanti) Nord ovest ,6 1,5 Nord est ,2 1,9 Centro , 13,1 Sud Isole ,2 15,6 ITALIA , 12,9 L andamento già registrato in passato circa la lenta modifica della forma costitutiva utilizzata, intesa a favorire, nel settore del commercio al dettaglio, la crescita delle società di capitale, sembra confermata anche dalla rilevazione relativa al 29, che contabilizza una percentuale di tale forma societaria pari al 17,4%. La forma giuridica più utilizzata si conferma comunque l impresa individuale, che continua a rappresentare la grande maggioranza degli esercizi commerciali, con il 6,7%. Le società di persone si attestano invece sul 2%, e sembrano presentare una maggiore stabilità nel corso del tempo. FORMA COSTITUTIVA ANNI ALTRE FORME IMPRESE INDIVIDUALI SOCIETA' DI CAPITALI SOCIETA' DI PERSONE TOTALE 24 1, 65,2 12,5 21,3 1, 25 1, 64,6 13,4 21, 1, 26 1, 63,3 14,5 21,2 1, 27 1, 62,4 15,6 21, 1, 28 1, 61,6 16,5 2,9 1, 29 1,1 6,7 17,4 2,8 1, Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 15

16 Anche la distribuzione per classe di superficie non presenta particolari novità rispetto al passato: nel 29 infatti la percentuale degli esercizi che non superano i 15 mq di vendita risulta pari all 88% del totale e la relativa superficie di vendita costituisce il 42% della superficie totale, mentre sopra i 1.5 mq si colloca soltanto lo,6% del numero dei punti vendita, con oltre il 19% della superficie, come sarà meglio dettagliato nel capitolo successivo. Si ricorda che tali percentuali vengono calcolate su quella parte di esercizi dotati dell indicazione della superficie di vendita, costituenti attualmente oltre i due terzi dell universo, e che ogni anno, a causa del turn-over, la base di osservazione aumenta. Sotto il profilo merceologico la contrazione in atto ormai da anni nel numero di esercizi operanti nel settore alimentare, a favore di quello non alimentare, appare confermata anche dal dato riferito all ultimo anno sotto osservazione, dove il rapporto di composizione si attesta sul 26,8% per l alimentare e sul 73,2% per il non alimentare, come risulta dal seguente prospetto, sul cui calcolo non incidono (in quanto escluse) le consistenze delle rivendite di carburanti, delle farmacie e dei tabacchi. ANNI ALIMENTARE NON ALIMENTARE TOTALE 24 28, 72, 1, 25 27,8 72,2 1, 26 27,5 72,5 1, 27 27,2 72,8 1, 28 27,1 72,9 1, 29 26,8 73,2 1, Analizzando infine quella componente minoritaria dell universo dei negozi, relativa all attività secondaria di commercio al dettaglio svolta nell ambito di altri settori economici di attività prevalente, si rileva una consistenza significativa di oltre duecento unità che nel corso del 29 sembra aver subito anch essa una battuta di arresto nel processo di crescita, in conformità all andamento registrato negli ultimi due anni per le attività primarie. ATTIVITA' SECONDARIA DI COMMERCIO AL DETTAGLIO CONSISTENZE ANNI SEDE UNITA' LOCALI TOTALE INCREMENTO CONSISTENZA TOTALE VALORI VARIAZIONI ASSOLUTI % , , , , ,4 16 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

17 Dopo la sintesi realizzata nel presente capitolo delle principali variabili che caratterizzano la rete di vendita in un panorama nazionale, nei prossimi capitoli si passerà ad un maggiore approfondimento delle stesse in una dimensione territoriale, con riferimento sia agli esercizi con attività primaria di dettaglio fisso - che rappresentano l universo dei negozi cui si riferiscono le statistiche ufficiali - sia alla componente aggiuntiva, relativa alle attività secondarie. Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 17

18 COMMERCIO AL DETTAGLIO - ESERCIZI IN SEDE FISSA ATTIVITÀ PRIMARIA Numerosità e rapporti caratteristici Come già indicato, la riorganizzazione degli archivi effettuata con l introduzione della codifica ATECO27 non garantisce un corretto confronto temporale: pertanto, al solo fine di valutare l andamento prodotto dalla contabilizzazione regionale, si riportano nella tavola che segue le consistenze a fine 29 e le variazioni intervenute rispetto al 28, sia in valore assoluto che in percentuale. Tav. 1 CONSISTENZA DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI AL CONFRONTI TEMPORALI REGIONI ANNO 28 ANNO 29 VARIAZIONI v.a. % PIEMONTE ,5 VALLE D'AOSTA ,7 LOMBARDIA ,5 TRENTINO-ALTO ADIGE ,1 VENETO ,4 FRIULI-VENEZIA GIULIA , LIGURIA ,3 EMILIA-ROMAGNA ,2 Italia Settentrionale ,3 TOSCANA ,2 UMBRIA ,5 MARCHE ,2 LAZIO ,7 Italia Centrale ,5 ABRUZZI ,2 MOLISE ,5 CAMPANIA , PUGLIA ,3 BASILICATA ,4 CALABRIA ,3 SICILIA ,2 SARDEGNA ,9 Italia Meridionale ,8 TOTALE ,3 18 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

19 Esse appaiono tutte piuttosto contenute, ma evidenziano un diverso andamento sul piano territoriale. A fronte della diminuzione di una certa consistenza nell area meridionale, pari allo,8% ( unità), si registra infatti un incremento dello,5% nel centro Italia (+ 743 unità) ed una situazione di quasi stazionarietà nel settentrione (-,3% con una diminuzione di sole 89 unità), come se l azione di pulizia operata attraverso la riorganizzazione della banca dati avesse in qualche modo stemperato le possibili distorsioni accumulatesi nel decennio precedente. La situazione della localizzazione degli esercizi nella sede di impresa o in unità locali, registra attualmente a livello nazionale una consistenza rispettivamente di e di unità, confermando il trend in atto che da anni attribuisce alle unità locali una percentuale crescente di nuove aperture, e vede il rapporto fra le due componenti (sedi/unità locali) in lenta ma costante diminuzione in tutte le aree geografiche. Il valore rilevato nel 29 per il totale Italia si attesta su 2,9 unità, e cioè meno di tre sedi per ogni unità locale. Tav. 1a CONSISTENZA DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI al RAPPORTI CARATTERISTICI REGIONI S E D E Unità Locale TOTALE Sede/U.locale N ESERCIZI PER 1 ABITANTI PIEMONTE ,7 11,5 VALLE D'AOSTA ,7 14,2 LOMBARDIA ,3 9,2 TRENTINO-ALTO ADIGE ,5 1,3 VENETO ,2 1,6 FRIULI-VENEZIA GIULIA ,1 11, LIGURIA ,8 15,4 EMILIA-ROMAGNA ,6 11,3 Italia Settentionale ,4 1,7 TOSCANA ,5 13,5 UMBRIA ,5 13,7 MARCHE ,4 12,7 LAZIO , 12,9 Italia Centrale ,7 13,1 ABRUZZI ,6 14,6 MOLISE ,9 15,7 CAMPANIA ,3 17,2 PUGLIA ,7 14,6 BASILICATA ,3 15,7 CALABRIA , 16,3 SICILIA ,8 14,5 SARDEGNA ,1 16,2 Italia Meridionale ,6 15,6 TOTALE ,9 12,9 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 19

20 Esaminando il rapporto di densità, che a livello nazionale registra 12,9 esercizi ogni mille abitanti, si rilevano come sempre ampie diversità sul piano territoriale, con valori che spaziano da 9,2 della Lombardia a 17,2 della Calabria. Analisi per forma costitutiva La distribuzione degli esercizi secondo la forma giuridica adottata (vedi tav. 2) mantiene la configurazione già evidenziata in passato, con una prevalenza a favore delle imprese individuali (che rappresentano il 6,7% del totale) ed un lento ma continuo processo di crescita delle società di capitale (pari nel 29 al 17,4%), come risulta dalla tav. 2a. 2 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

21 Tav. 2: CONSISTENZE ESERCIZI COMMERCIALI IN SEDE FISSA PER STATO SOCIETARIO E SEDE/U.L. REGIONE ALTRE FORME IMPRESE INDIVIDUALI SOC. DI CAPITALE SOC. DI PERSONE TOTALE Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE PIEMONTE VALLE D'AOSTA LOMBARDIA Prov. autonoma BOLZANO Prov. autonoma TRENTO VENETO FRIULI-VENEZIA GIULIA LIGURIA EMILIA-ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZI MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA TOTALE Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 21

22 Sul piano territoriale gli scostamenti più significativi contrappongono alcune aree del nord a quelle del sud, dove si registrano percentuali inferiori al dato nazionale con riferimento rispettivamente alle imprese individuali e alle società di capitali. Da rilevare la posizione del Lazio che, pur avendo una quota di imprese individuali in linea con il dato nazionale, presenta la più alta percentuale di società di capitali (24,3%), superiore anche al dato della Lombardia (23,2%); nonché le provincie autonome di Trento e Bolzano con il minor numero di imprese individuali (41,6% e 43,2% rispettivamente), compensato dalle più elevate percentuali di società di persone (oltre il 35%) REGIONE Altre forme Imprese individuali Soc. di capitale Soc. di persone Totale PIEMONTE 1,2 57,1 15,2 26,5 1 VALLE D'AOSTA 1,2 5,4 14,2 34,2 1 LOMBARDIA 1,5 49,9 23,2 25,4 1 Prov. A. BOLZANO 2,5 43,2 18,7 35,5 1 Prov. A. TRENTO 7,5 41,6 15,9 35, 1 VENETO 1,6 5,5 2,3 27,6 1 FRIULI-V. GIULIA 3, 52,2 21,2 23,6 1 LIGURIA 1,1 54,7 15,9 28,3 1 EMILIA-ROMAGNA 1,6 53,3 18,4 26,7 1 TOSCANA 1,9 52,6 19,1 26,3 1 UMBRIA 1,4 52,5 17,8 28,3 1 MARCHE 1,5 56,8 17,5 24,1 1 LAZIO,8 61, 24,3 13,8 1 ABRUZZI,7 62,9 16,6 19,8 1 MOLISE,7 7,6 12,9 15,8 1 CAMPANIA,4 66,8 13,6 19,1 1 PUGLIA,5 73,3 14,8 11,3 1 BASILICATA,9 76,6 9,7 12,9 1 CALABRIA,3 78,1 1,4 11,3 1 SICILIA,7 73, 13,2 13,1 1 SARDEGNA 1,3 6,5 15,8 22,5 1 TOTALE 1,1 6,7 17,4 2,8 1 Con riguardo infine al decentramento distributivo presente nelle diverse forme costitutive di impresa (tav. 2b) non si rilevano particolari differenze rispetto alla configurazione già evidenziata in passato. Con riferimento ai valori nazionali, infatti, la grande maggioranza delle imprese individuali esercita l attività all interno della sede d impresa (9%) e solo per il 1% in unità locali; mentre sia per le società di capitali che per le società di persone, gli esercizi attivi in localizzazioni separate dalla sede rappresentano il 69% e soltanto il residuo 31% opera nella sede. Ancora più sbilanciato appare il rapporto per quanto riguarda le altre forme, categoria residuale la cui consistenza risulta peraltro scarsamente significativa (25% opera nella sede di impresa e il 75% in unità locali). 22 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

23 TAVOLA 2b CONSISTENZE ESERCIZI PER FORMA GIURIDICA E SEDE/ U.L. (PERCENTUALE) ANNO 29 Imprese Altre forme Soc. di capitale Soc. di persone TOTALE individuali Regione Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE Sede U.l. TOTALE PIEMONTE 27,8 72,2 1 9,6 9,4 1 18,9 81,1 1 68,1 31,9 1 73, 27, 1 VALLE D'AOSTA 23,8 76,2 1 88,3 11,7 1 35,2 64,8 1 67,7 32,3 1 72,9 27,1 1 LOMBARDIA 35,4 64,6 1 9,7 9,3 1 25,8 74,2 1 7,8 29,2 1 69,8 3,2 1 Prov. autonoma BOLZANO 32,8 67,2 1 82, 18, 1 18,2 81,8 1 57,8 42,2 1 6,2 39,8 1 Prov. autonoma TRENTO 17, 83, 1 84,5 15,5 1 21,4 78,6 1 61, 39, 1 61,2 38,8 1 VENETO 15,3 84,7 1 88,4 11,6 1 24,2 75,8 1 67,1 32,9 1 68,4 31,6 1 FRIULI-VENEZIA GIULIA 1,1 89,9 1 88,8 11,2 1 22, 78, 1 68,2 31,8 1 67,4 32,6 1 LIGURIA 26,3 73,7 1 9,1 9,9 1 23,8 76,2 1 71,6 28,4 1 73,6 26,4 1 EMILIA-ROMAGNA 14,9 85,1 1 89,2 1,8 1 26,6 73,4 1 72,9 27,1 1 72,2 27,8 1 TOSCANA 21,2 78,8 1 88,4 11,6 1 3,4 69,6 1 71,3 28,7 1 71,5 28,5 1 UMBRIA 2,7 79,3 1 89, 11, 1 3,1 69,9 1 68,7 31,3 1 71,8 28,2 1 MARCHE 22,7 77,3 1 86,1 13,9 1 28,7 71,3 1 68,1 31,9 1 7,7 29,3 1 LAZIO 27,9 72,1 1 91,8 8,2 1 37,5 62,5 1 71,5 28,5 1 75,2 24,8 1 ABRUZZI 31,3 68,7 1 87,8 12,2 1 28,6 71,4 1 62,3 37,7 1 72,5 27,5 1 MOLISE 27,8 72,2 1 86,3 13,7 1 27,1 72,9 1 6,2 39,8 1 74,1 25,9 1 CAMPANIA 3, 7, 1 92,5 7,5 1 39,6 6,4 1 71,6 28,4 1 81,1 18,9 1 PUGLIA 34, 66, 1 89,3 1,7 1 36,7 63,3 1 67,1 32,9 1 78,7 21,3 1 BASILICATA 34,6 65,4 1 85,6 14,4 1 34,3 65,7 1 59,9 4,1 1 76,9 23,1 1 CALABRIA 47,6 52,4 1 88,1 11,9 1 35,6 64,4 1 64,7 35,3 1 79,9 2,1 1 SICILIA 29,9 7,1 1 89,5 1,5 1 37,2 62,8 1 67,1 32,9 1 79,3 2,7 1 SARDEGNA 19,7 8,3 1 84,8 15,2 1 23,8 76,2 1 56,6 43,4 1 68, 32, 1 TOTALE 24,6 75,4 1 89,7 1,3 1 3,4 69,6 1 68,8 31,2 1 74,3 25,7 1 Infine si può osservare come il lento ma costante processo che ormai da anni contrappone, nel rapporto di composizione, gli incrementi delle unità locali alla diminuzione delle sedi di impresa, si spalmi in modo sufficientemente uniforme su tutte le forme costitutive, e nel complesso determini, rispetto alla situazione registrata nello scorso anno, un travaso di quasi un punto percentuale a favore delle unità locali. Analisi per superficie di vendita Come si ricorderà, l obbligatorietà della denuncia della superficie di vendita fu introdotta soltanto alla fine degli anni novanta; pertanto con il naturale turn over degli esercizi diminuisce nel corso del tempo il numero di quelli privi di indicazione della superficie su cui operano, che a livello nazionale conta attualmente punti vendita, come risulta dalla prima colonna della tav. n. 3 (s.s.d. = senza superficie dichiarata) e costituisce meno di un terzo del totale. Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 23

24 Tav. 3: ESERCIZI COMMERCIALI IN SEDE FISSA PER CLASSI DI SUPERFICIE DI VENDITA REGIONI s.s.d OLTRE 5 TOTALE CLASSI Esercizi Mq. vend Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. PIEMONTE VALLE D'AOSTA LOMBARDIA Prov. auton. BOLZANO Prov. auton. TRENTO VENETO FRIULI-VENEZIA GIULIA LIGURIA EMILIA-ROMAGNA TOSCANA UMBRIA MARCHE LAZIO ABRUZZI MOLISE CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA TOTALE Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

25 Naturalmente sussistono differenze a livello territoriale: nel seguente prospetto vengono riassunte le percentuali regionali degli esercizi privi dei dati dimensionali che nel meridione assumono in qualche caso dimensioni rilevanti (vedi la Sicilia con il 47,5%). Esercizi di cui non è Regione nota la superficie di vendita (%) PIEMONTE 25,6 VALLE D'AOSTA 12,7 LOMBARDIA 28,3 Prov. autonoma BOLZANO 7,7 Prov. autonoma TRENTO 13,1 VENETO 29,5 FRIULI-VENEZIA GIULIA 23,7 LIGURIA 36, EMILIA-ROMAGNA 24,6 TOSCANA 3,8 UMBRIA 15,6 MARCHE 26,5 LAZIO 34,2 ABRUZZI 33,2 MOLISE 29,3 CAMPANIA 35,7 PUGLIA 31,9 BASILICATA 32,5 CALABRIA 36,5 SICILIA 47,5 SARDEGNA 35,7 TOTALE 32,2 Dalla tav. 3 si rileva la distribuzione per classi dimensionali del numero degli esercizi e della relativa superficie. Quest ultima, pari a mq, è riferita soltanto a quegli esercizi di cui è nota la superficie. Riportando a cento questi due valori, si ottiene la distribuzione per classi e regioni (tav. 3.1), che risulterà tanto più rappresentativa della realtà quanto minore è la quota degli esercizi la cui superficie risulta sconosciuta. Si ricorda infatti che tale distribuzione, pur essendo la risultante di una percentuale ormai molto elevata dell universo di riferimento, non possiede comunque le caratteristiche di un campione. Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 25

26 Tav. 3.1 CLASSE SUPERFICIE OLTRE 5 TOTALE Esercizi Mq. vend Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. Esercizi Mq. vend. REGIONE PIEMONTE 52,8 14, 35,2 25,5 5,6 9,6 2,3 6,7 3,3 23,6,3 6,1,3 9,2,1 5,3 1 1 VALLE D'AOSTA 52,5 16,9 37,6 3,6 3,6 7, 3,1 9,9 2,9 24,1,1 2,4,1 1,9,1 7,2 1 1 LOMBARDIA 46,4 1,5 38,9 23,2 6,7 9,3 2,7 6,1 4,3 25,1,5 7,8,3 6,9,2 11,2 1 1 Prov. auton. BOLZANO 38,2 9,5 43,6 29,4 7,8 11,6 4,7 11,8 5,1 25,4,4 6,1,2 5,3,,9 1 1 Prov. auton. TRENTO 4,4 1,2 42, 27,3 7, 1,5 4,8 11,9 5,2 3,1,2 3,5,3 6, VENETO 42,8 9,3 41, 24,4 7,3 9,8 3,1 7, 4,9 27,9,5 7,,2 5,4,2 9,1 1 1 FRIULI-VENEZIA GIULIA 44,5 8,8 37,2 2,5 7,4 9,3 5,7 12,7 4, 22,2,5 6,7,5 11,2,2 8,6 1 1 LIGURIA 6,5 2,4 3,4 28,2 4,8 11, 1,8 6,5 2,1 18,,3 6,3,1 4,7,1 4,8 1 1 EMILIA-ROMAGNA 55,4 14,6 32,6 23,8 6, 1,5 2, 5,9 3,4 25,1,3 5,3,2 5,4,1 9,4 1 1 TOSCANA 55,3 15,5 32,9 25,8 6,1 11,2 2, 6,2 3,1 23,1,3 5,6,2 7,1,1 5,4 1 1 UMBRIA 46,7 11,7 37,4 26,8 8,4 13,8 2,9 8, 3,9 26,2,5 8,5,1 3,1, 1,9 1 1 MARCHE 48,3 12,3 37,5 26,5 6,9 11,4 2,8 7,5 3,9 25,4,4 7,4,1 3,1,1 6,3 1 1 LAZIO 51,4 14,3 36, 26,5 6,8 12, 2,1 6,2 3, 21,5,3 5,9,2 6,,1 7,5 1 1 ABRUZZI 45,1 11, 4,4 26,3 7, 1,5 2,9 7,3 3,9 24,4,4 6,1,1 3,6,1 1,9 1 1 MOLISE 49,8 15, 38,1 3,9 6,3 11,7 1,8 5,5 3,4 24,4,3 4,8,1 4,1,1 3,6 1 1 CAMPANIA 61,3 26,3 32,1 35,6 4,3 11,6 1, 4,3 1,2 11,5,1 3,3,1 2,9, 4,5 1 1 PUGLIA 47,8 16,6 4,8 34,2 7,7 15,7 1,7 5,6 1,7 13,5,2 4,1,1 2,8,1 7,5 1 1 BASILICATA 51, 19, 4,7 38,6 4,2 9,7 1,9 6,9 2, 16,9,1 1,5,1 3,2, 4,3 1 1 CALABRIA 5,3 16,5 39,4 33,7 6,2 12,2 1,8 5,7 1,9 15,1,2 5,,1 3,5,1 8,5 1 1 SICILIA 53,2 16, 37,7 3,4 4,2 7,4 2, 6,2 2,5 18,1,1 2,6,2 5,1,2 14,3 1 1 SARDEGNA 44,1 11,8 42,2 3,6 7,4 12,2 2,5 6,8 3,2 2,7,4 7,5,1 3,8,1 6,5 1 1 TOTALE 51,2 14,3 36,8 27,5 6,2 1,8 2,2 6,5 3, 21,7,3 5,8,2 5,5,1 8, Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

27 L analisi di detta distribuzione non presenta variazioni particolarmente significative nel corso degli anni, nonostante il costante aumento del numero delle osservazioni su cui viene effettuata. Nelle prime due classi (cioè fino a 15 mq di vendita) a livello nazionale si concentra l 88% del numero degli esercizi con il 41,8 della superficie di vendita. Oltre i 1.5 mq rileviamo lo,6% degli esercizi che contabilizzano il 19,3% di superficie. Al centro della distribuzione e cioè nelle classi che vanno dai 151 mq ai 1.5 si colloca l 11,4% degli esercizi con il 39% di superficie. Naturalmente a livello territoriale registriamo parziali scostamenti rispetto alla media nazionale, che generalmente attribuiscono ad alcune regioni settentrionali valori più bassi nelle classi iniziali e più alti nelle classi finali, indice di insediamenti di più ampia metratura. Analisi per specializzazione merceologica La principale novità introdotta dalla revisione del sistema informativo consiste nella maggiore numerosità con cui si è inteso dettagliare le tipologie merceologiche che caratterizzano gli esercizi di vendita. Ciò è stato reso possibile dall applicazione della nuova codifica ATECO27, ed è stato realizzato per soddisfare le esigenze manifestate dall utenza. Infatti, molte sono state le richieste di poter conoscere il numero di posizioni con riferimento alla singola categoria o classe di appartenenza, piuttosto che al gruppo merceologico di riferimento. Dalle venti specifiche merceologiche presenti nel sistema precedente, si è passati ad un dettaglio di oltre settanta voci nell attuale, inserendo anche in ciascuna categoria o classe la voce non specificato, nella quale vengono raccolte tutte le posizioni mancanti di specifico riferimento 1. L esame delle consistenze risulta pertanto assai più complessa rispetto alle passate edizioni del rapporto; per renderla comprensibile è stato raggruppato il numero complessivo delle posizioni presenti (vedi tav. n. 4 nella sezione statistica a pag. 44) nei sette principali gruppi di appartenenza, come risulta nel sottostante prospetto, procedendo poi ad approfondire le componenti presenti in ciascun gruppo. U. GRUPPO MERCEOLOGICO SEDE U. LOCALE TOTALE SEDE LOCALE TOTALE Valori assoluti Valori % ESERCIZI NON SPECIALIZZATI ,3 29,7 1, ALIMENTARI SPECIALIZZATI ,8 17,2 1, CARBURANTE PER AUTOTRAZIONE ,4 22,6 1, APPARECCHIATURE INFORMATICHE ,6 34,4 1, PRODOTTI USO DOMESTICO ,2 23,8 1, ARTICOLI CULTURALI E RICREATIVI ,2 16,8 1, ALTRI ESERCIZI SPECIALIZZATI , 3, 1, TOTALE ,3 25,7 1, 1 Ciò si verifica quando viene utilizzato un codice con una cifra in meno rispetto al codice utilizzato per le specifiche sottostanti, come può facilmente rilevarsi dalle tavole di raccordo fra codifica ATECO27 e voci merceologiche, pubblicate in appendice. Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 27

28 Esercizi non specializzati Occorre subito precisare che nel primo gruppo (esercizi non specializzati) si collocano tutti gli esercizi alimentari e non alimentari che fanno riferimento a categorie ben identificate appartenenti alla grande distribuzione despecializzata (ipermercati, supermercati, grandi magazzini, minimercati), seppure conteggiati insieme ad altri esercizi qualificati dalla sola mancanza di specializzazione, a prescindere da specifici parametri dimensionali. Questo spiega anche il motivo delle differenze numeriche rispetto all indagine diretta sulle caratteristiche della grande distribuzione organizzata, realizzata per il tramite delle Camere di Commercio, che viene pubblicata nella terza parte del rapporto, e che stabilisce specifici parametri da rispettare. La numerosità complessiva è di unità localizzate per oltre il 7% nella sede di impresa ( punti vendita) e per quasi il 3% in unità locali ( posizioni). Esaminando nel seguente prospetto il dettaglio della prima classe di appartenenza, relativa agli alimentari - pari complessivamente a unità - appare molto elevato il numero di quegli esercizi che non hanno specificato la categoria di riferimento (18.989), probabilmente a causa della difficoltà di riconoscersi in una definizione che tenga conto delle caratteristiche identitarie di ipermercati e supermercati; tali categorie risultano rispettivamente pari a 647 e unità; molto più numerose appaiono invece le posizioni inserite nella categoria minimercati o altri esercizi despecializzati (pari a unità). ESERCIZI NON SPECIALIZZATI Non Specificato Non specificato Ipermercati Supermercati Discount di alimentari Minimercati e altri esercizi non specializzati di alimentari vari Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati con prevalenza di Prodotti surgelati prodotti alimentari e bevande TOTALE Non specificato Grandi Magazzini Despecializzati di computer, periferiche, attrezzature, elettronica, elettrodomestici Commercio al dettaglio in altri Empori e despecializzati di prodotti vari non alimentari esercizi non specializzati TOTALE Analogamente, fra i non alimentari (pari complessivamente a unità) i grandi magazzini presentano una numerosità piuttosto bassa (945 unità) mentre le altre due categorie definite come despecializzati ( di computer e attrezzature elettroniche e di prodotti vari ) risultano assai più numerose ( e 9.6 unità rispettivamente). Distribuendo le due classi esaminate (despecializzati alimentari e despecializzati non alimentari) secondo la superficie di vendita dichiarata (vedi tav. n. 4 bis nella sezione statistica a pag. 17) se ne può osservare la diversa composizione nelle due tavole che seguono. Si ricorda quanto già detto nel paragrafo precedente: la consistenza degli esercizi privi di indicazione dimensionale vengono raggruppati nella prima colonna denominata s.s.d. (= senza superficie dichiarata) e la loro entità diminuisce ogni anno a causa del turnover, assumendo un peso diverso per ciascuna categoria. Attualmente il numero complessivo degli esercizi privi di indicazione di superficie è inferiore ad un terzo del totale nazionale. 28 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

29 Per consentire una migliore valutazione, si riporta per ciascuna categoria la quota percentuale degli esercizi che risultano privi di superficie di vendita, in modo da quantificarne il peso e attribuire maggiore o minore significatività alla distribuzione. DESPECIALIZZATI ALIMENTARI s.s.d. (%) Non specificato 86,9 Ipermercati 16,2 Supermercati 2, Discount di alimentari 2, Minimercati e altri esercizi 19,4 Prodotti surgelati 27,7 TOTALE 32,9 DESPECIALIZZATI NON ALIMENTARI s.s.d. % Non specificato 56,7 Grandi Magazzini 15,1 Despecializzati computer, periferiche, ecc. 35, Empori e despecializzati di prodotti vari non alimentari 18, TOTALE 29,1 Come si vede, tralasciando le categorie non specificato 2, tra gli alimentari i format distributivi più recenti detengono percentuali molto basse di mancata indicazione delle superfici su cui operano. Esaminandone la composizione per classi dimensionali, nel caso di ipermercati e supermercati le prime classi appaiono, come ovvio, irrilevanti. Per gli ipermercati la composizione percentuale diviene significativa a partire da 1.5 mq, concentrando nelle ultime due classi ( mq e oltre 5. mq) l 88% della consistenza ed il 96% della relativa superficie di vendita. I supermercati si distribuiscono invece nelle classi centrali, da a che contabilizzano il 9% del numero e l 8% di superficie; la rimanente quota di superficie si colloca nelle ultime due classi, oltre i 2.5 mq di vendita. CATEGORIA OLTRE 5 TOTALE MERCEOLOGICA n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq Ipermercati,9, 1,3,,6,,7, 1,8,4 7, 3,1 5,6 35,5 37,1 6,8 1 1 Supermercati,6, 3,1,5 7,8 2,5 22,7 1,8 6,2 66,6 4,7 13,5,7 3,6,2 2,5 1 1 Discount di alimentari 3,,2 5,3,9 7,7 2,9 19,7 11,7 63,5 79,6,5 1,4,2,7,2 2,5 1 1 Minimercati e altri esercizi 47, 19,3 41, 43,4 8,7 21,5 2,9 12,2,3 2,3,,5,,3,,6 1 1 Prodotti surgelati 47,3 22, 41,4 45, 9,8 26, 1,2 5,1,3 2, 1 1 I discount alimentari presentano una distribuzione più estesa, con valori massimi nella classe centrale che registra il 63,5% ed il 79,6% rispettivamente come consistenza e relativa superficie. Minimercati e prodotti surgelati risultano esercizi di più piccole dimensioni e si collocano nelle prime tre classi ( 1-5, e ), registrando quote percentuali di circa il 96-98% nella consistenza e l 85-9% nella superficie. Anche tra i non alimentari gli esercizi privi dell indicazione dei mq di vendita detengono quote percentuali inferiori alla media nazionale: i grandi magazzini appaiono concentrati nelle tre classi che scansionano la superficie dai 4 ai 5. mq, con una presenza pari all 86% come numero e al 63% come superficie; nell ultima classe (oltre 5. mq) si colloca una consistente quota di superficie pari al 36,6%, riferita ad una numerosità del 9,2% del totale. 2 Si ritiene che ad esse appartengano esercizi di più vecchia data, iscritti prima dell obbligo di dichiarazione della superficie di vendita. Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29 29

30 CATEGORIE MERCEOLOGICHE OLTRE 5 TOTALE n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq n Mq Grandi Magazzini,6,,7, 1,,1 2,4,3 5,6 22,4 19,2 16,2 16,2 24,4 9,2 36,6 1 1 Despecializzati computer, periferiche ecc 42,1 7,4 4, 17,9 7,2 7,4 2,4 4,1 5,6 29, 1,9 2,8,6 1,3,1 3,1 1 1 Empori e despecializzati di prodotti vari non alimentari 4,5 9, 4,1 24,2 1,8 15,2 3,4 7,5 4,5 24,7,3 4,2,2 3,5,2 11,7 1 1 Alimentari specializzati Il secondo gruppo è relativo agli alimentari specializzati e risulta pari complessivamente a punti vendita, localizzati per l 83% nella sede di impresa (1.31 posizioni) e solo per il 17% in unità locali (2.839 unità). Già questa distribuzione dà conto di una modalità di vendita più tradizionale, spesso uni localizzata che si svolge quindi in bottega, su dimensioni ridotte. In questo gruppo rientrano anche gli esercizi di vendita di tabacco; la più alta numerosità è riferita alla rivendita di carni ( unità) seguita proprio dai prodotti del tabacco ( unità), e dalle rivendite di frutta e verdura (2.446 unità). Le panetterie (pari complessivamente a unità) si distinguono in panetterie vere e proprie (6.47 unità) e rivendite di prodotti da forno e confetterie (5.565 unità). Seguono gli altri prodotti alimentari (pari unità) che comprendono, fra l altro, i prodotti lattiero-caseari, il caffè, i prodotti macrobiotici e dietetici; e da ultimo le bevande con punti vendita. Come si vede, gli esercizi che non specificano la propria classe di appartenenza sono in numero ridotto (2.193 unità, pari all 1,8% del totale del gruppo). Non Specificato Frutta e verdura Carni e di prodotti a base di carne Pesci, crostacei e molluschi Non specificato Pane, torte, dolciumi e confetteria Pane Torte, dolciumi, confetteria TOTALE Bevande Prodotti del tabacco Altri prodotti alimentari in esercizi specializzati Prima di analizzarne la distribuzione secondo la dimensione, si riportano nel seguente prospetto le quote degli esercizi privi di superficie dichiarata che si attestano intorno al 38% dei rispettivi totali e risultano in genere superiori al valore medio calcolato per l intero universo. 3 Commercio al dettaglio al 31 dicembre 29

USO DELL E-GOVERNMENT DA PARTE DI CONSUMATORI E IMPRESE

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