UNIVERSITA DEGLI STUDI CARLO BO URBINO

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI CARLO BO URBINO FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE Corso di laurea Curriculum aziendale Lingue e cultura per l impresa Corso di FINANZA E IMPRESA Prof. Bruno Pirozzi Anno accademico Riservato ad uso didattico con circolazione limitata ed autorizzata dall estensore rel

2 PROGRAMMA DEL CORSO MODULO 1 1. le rilevazioni contabili delle operazioni di gestione e la capacità segnaletiche del bilancio: riepilogo dei principali concetti pagg La struttura finanziaria dell'impresa, la riclassificazione dello stato patrimoniale, l analisi finanziaria attraverso gli indicatori : riepilogo dei principali concetti. Il capitale circolante e i riflessi sulla gestione aziendale. pagg Il mercato monetario e finanziario: gli intermediari finanziari. Esame dei principali prodotti finanziari presenti sul mercato destinati alle imprese e ai privati pagg Il mercato dei capitali : la borsa e gli investitori istituzionali. il private equità e fondi di investimento. Cenni sui metodi di valutazione pagg MODULO 2 5. Il fabbisogno finanziario dell impresa: principi e modalità di calcolo delle necessità finanziarie pagg Le fonti finanziarie correnti: i prestiti bancari a breve termine. Le operazioni di finanziamento alle imprese a lungo termine, le operazioni di leasing e factoring pagg Il business plan per la richiesta di finanziamento. La valutazione del merito di credito alla luce della normativa di Basilea 2, pagg L internazionalizzazione delle imprese e le principali forme di regolamento e finanziamento nel commercio internazionale. pagg I finanziamenti agevolati e la creazione di nuova imprenditorialità pagg FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 2

3 Premessa In questa breve dispensa andremo ad esaminare la Finanza d Impresa, cioè quell insieme di decisioni e tecniche adottate dall imprenditore per ottimizzare la gestione della risorsa denaro. Poiché lo scopo dell impresa è quello di creare valore, la corretta gestione delle risorse è fondamentale per la gestione d impresa, ne consegue che la Finanza è la funzione aziendale che si occupa dell acquisizione e dell impiego dei capitali necessari per lo svolgimento del processo produttivo e per la realizzazione degli investimenti a lungo termine, scegliendo tra le forme di finanziamento disponibili quelle meno onerose e più adeguate alle esigenze dell impresa. Risulta utile e propedeutico per la comprensibilità dell insieme delle attività aziendali riprendere alcuni concetti aziendalistici in particolare la rappresentazione contabile rappresentata dal bilancio, Infatti tali informazioni dovrebbero aiutarci a dare una risposta a quesiti quali: in quali attività di lunga scadenza dovrebbe investire l impresa, come poter trovare il denaro per far fronte all investimento e come gestire il flusso d cassa di breve periodo prodotto dalla gestione. Saranno quindi esaminate le tecniche per la determinazione del fabbisogno finanziario d impresa, e la valutazione delle possibili scelte di finanziamento, in particolare sarà analizzato il rapporto con la principale fonte finanziaria presente sul mercato e rappresentata dalle banche. La crisi che nel 2008 e 2009 ha colpito le economie mondiali, originata dalla crisi finanziaria degli Usa con i cosiddetti mutui subprime, e la conseguente stretta creditizia operata dalle banche italiane servirà da spunto di riflessione per affrontare la valutazione del merito creditizio delle imprese alla luce della normativa europea di Basilea 2 e comprendere meglio l importanza che la risorsa denaro rappresenta per il sistema delle imprese. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 3

4 CAPITOLO 1 LE RILEVAZIONI CONTABILI DELLE OPERAZIONI DI GESTIONE E LE CAPACITA SEGNALETICHE DEL BILANCIO RIEPILOGO DEI PRINCIPALI CONCETTI

5 1.1 Alcuni concetti di economia aziendale Riprendiamo insieme alcuni concetti di economia aziendale relativi alla nascita delle aziende L azienda è la risposta che l uomo ha ideato per far fronte ad un problema economico (bisogni dell uomo infiniti a fronte di risorse limitate). E necessario quindi operare una scelta tra mezzi scarsi per soddisfare i bisogni iniziali sfruttando anche i loro usi alternativi. Le attività economiche svolte per soddisfare i bisogni possono essere di vari tipi: Produzione (di beni o servizi). Scambio (di beni o servizi con altre imprese). Consumo (per ottenere i beni o i servizi da mettere sul mercato). Le imprese sostanzialmente si suddividono in due categorie: Imprese Commerciali. Imprese Industriali. Imprese Commerciali: Non operano una trasformazione fisica delle materie prime; si limitano a svolgere operazioni di intermediazione o di scambio. Imprese Industriali: Il ciclo di produzione delle imprese industriali si svolge in tre fasi principali: - acquisizione delle materie prime. Trasformazione fisica delle materie prime. Produzione di un prodotto finito da collocare sul mercato. Gli elementi costitutivi di un azienda vengono solitamente suddivisi in due categorie: Condizioni di funzionamento dell azienda. Fattori della produzione. Le condizioni di funzionamento di un azienda sono tutte quelle condizioni tali che, se non ci fossero, non avrebbe senso parlare di azienda. Il numero di queste condizioni è molto variabile a seconda delle varie teorie; quelle principali però sono: Aggregazione di individui; tra cui vi possono essere legami economici o non economici. In un azienda l aggregazione comprende i dirigenti, gli operai, le segretarie e tutti coloro che lavorano per l azienda. Criterio di scambio nel mercato; si tratta di atti di negoziazione di tipo oneroso o non oneroso che devono essere remunerativi per chi offre il servizio. Economicità (efficacia strategica); FINANZA E IMPRESA Materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 5

6 i ricavi ottenuti al termine dell esercizio devono essere remunerativi almeno per ripagare i costi sostenuti, indipendentemente dal fatto che ci siano stati dei ricavi (guadagni) o dei costi (perdite). Assoggettamento ad influssi esterni ed interni; l azienda deve essere pronta a far fronte a modificazioni nei rapporti con il mercato esterno (influsso esterno) e con i propri dipendenti (influsso interno). I Fattori produttivi; possono essere materiali o immateriali e sono tutti quegli elementi che un azienda usa per arrivare ad un prodotto finito. Possono essere le materie prime, un marchio, la fedeltà dei dipendenti Risorse intangibili; si tratta di tutte quelle risorse difficilmente valutabili in termini monetari. Ne sono un esempio la bravura di un certo dirigente, l abilità dei proprio dipendenti Tempo; riguarda il tempo impiegato per passare dall ideazione alla produzione e alla collocazione sul mercato di un certo prodotto. Questo tempo può influenzare le modalità di pagamento delle materie prime o dei servizi usati dall azienda. Autonomia decisionale; l azienda deve essere libera di decidere per proprio conto come organizzarsi internamente ed esternamente. Un azienda può essere definita come un insieme di relazioni tra i suoi elementi costitutivi infatti: Cambio negli elementi costitutivi. Cambio nelle relazioni. Cambia l azienda, più o meno drasticamente. I fattori della produzione sono tutti quegli elementi, materiali o immateriali, fisici o di personale che cooperano per arrivare alla produzione di un prodotto finito. Questi si distinguono in base a: Influenza sul processo economico; ogni fattore economico ha una rilevanza diversa all interno di un azienda. Un fattore produttivo può essere determinante per un azienda tanto che, nel caso in cui questo fattore venisse a mancare, l azienda non avrebbe più ragione di esistere. Opportunità di acquisizione alla combinazione produttiva; se un bene è importante per un processo produttivo l azienda deve cercare di ottenerlo. Necessità di loro remunerazione; i fattori produttivi vengono remunerati in modo diverso ma, in ogni caso, vanno remunerati; le materie prime vengono pagate con capitale proprio o di terzi, il fattore lavoro viene pagato con il salario Possibilità di loro misurazione secondo il metro monetario; si tratta di una valutazione del contributo alla produzione che viene dato da quel fattore produttivo. FINANZA E IMPRESA Materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 6

7 La gestione aziendale viene definita come complessa ed unitaria; unitaria in quanto ogni fase del processo produttivo è una fase a sé stante; e complessa in quanto tutte le varie fasi cooperano per uno stesso fine aziendale. Le varie fasi del processo produttivo sono fasi collegate sequenzialmente che si ripetono ciclicamente. CICLO IMPIEGHI / FONTI DELL AZIENDA INDUSTRIALE: Recupero mezzi monetari attraverso la collocazione sul mercato dell output. Acquisizione di mezzi monetari. Impiego dei mezzi monetari nell acquisizione dei fattori produttivi materiali e immateriali. Trasformazione fisico-tecnica dei fattori produttivi. Proprietari Terzi Finanziamenti Rimborsi di finanziamenti Investimenti (Uscite immediate o differite per acquisto di fattori della produzione) Trasformazione fisico-tecnica Disinvestimenti (Entrate immediate o differite per vendite di prodotto o servizi) Gestione FINANZA E IMPRESA Materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 7

8 Finanziamenti: Consistono nell immissione di capitali nell azienda. Per finanziarsi un azienda può ricorrere a : Capitale proprio (o sociale); viene messo a disposizione dall imprenditore o dai soci. Capitale di terzi; viene messo a disposizione da banche o istituti di credito e dà origine a debiti dell azienda verso terzi. Capitale reinvestito; si tratta di ricavi dell esercizio precedente che vengono reimmessi nel ciclo produttivo come investimenti. I finanziamenti sono richiesti sia nel momento iniziale della vita dell impresa, sia ogni volta che siano necessari all impresa mezzi monetari per effettuare investimenti. Investimenti: Consistono nell acquisizione dei fattori produttivi (materiali e immateriali) necessari allo svolgimento del processo aziendale. L acquisizione dei fattori produttivi può avvenire con due distinte modalità: Cessione di mezzi monetari. Pagamenti successivi (debiti commerciali dell azienda). Trasformazione fisico-tecnica: Operazioni interne all azienda (che non danno origine a flussi economici o finanziari) che consentono di trasformare i fattori produttivi che entrano nell azienda (input) in prodotti o servizi venduti dall azienda (output). Disinvestimenti: Operazioni finalizzate a cedere le produzioni ed i servizi ottenuti. La cessione di questi prodotti e servizi consente di disinvestire i mezzi finanziari, ottenuti dai finanziamenti. I disinvestimenti possono avvenire con: Acquisizione di mezzi monetari se i clienti pagano subito. Incassi successivi (crediti commerciali dell azienda). Rimborsi (o remunerazioni): Con i mezzi monetari ottenuti dai disinvestimenti l azienda può procedere alle operazioni che consentono di: Remunerare i soci pagando i dividendi sul capitale sociale. Remunerare i fornitori di capitale di terzi. Rimborsare i debiti nei confronti di terzi (debiti di finanziamento) Rimborsare ai soci i finanziamenti in esubero, sotto forma di capitale sociale. FINANZA E IMPRESA Materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 8

9 SISTEMA DEI VALORI AZIENDALI: Impieghi Fonti IMPIEGHI FONTI DI FINANZIAMENTO Destinazione dei mezzi finanziari acquisiti Provenienza mezzi finanziari Origine delle fonti di finanziamento Interne (gestione Esterne Capitale di terzi Capitale di rischio Acquisizione di fattori specifici (beni durevoli o non durevoli) FINANZA E IMPRESA Materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 9

10 LEGAMI TRA FONTI ED IMPIEGHI: Capitale Proprio Capitale di Credito Disponibilità Finanziaria Lavoro Materie Prime Beni di Uso Durevole Combinazioni Produttive Remunerazione Capitale Proprio Output Cessioni Remunerazione Capitale di Credito (Restituzione) Disponibilità Finanziarie Autofinanziamento Con le disponibilità finanziarie vengono acquistati i fattori della produzione che, in questo grafico, sono rappresentati dal Lavoro, dalle Materie Prime e dai Beni di Uso Durevole. Come Beni di Uso Durevole si intendono tutte quelle infrastrutture, materiali e immateriali, che servono per ottenere il prodotto finale (fabbricati, macchinari) e che vengono utilizzati per più cicli produttivi. Come Combinazione Produttiva si intende la modalità in cui vengono uniti i vari fattori della produzione per arrivare ad un prodotto finito (bene o servizio). Nelle attività individuali le fonti di finanziamento possono essere: il capitale individuale o il finanziamento di terzi. Il rischio economico ricadrà solamente sull imprenditore che risponderà illimitatamente con il suo patrimonio personale. Nelle attività economiche svolte sotto forma di società il finanziamento può avvenire tramite il capitale sociale conferito dai soci o tramite il capitale di terzi. Nelle società di capitali il rischio economico graverà solo sulla società ovvero i soci rischieranno soltanto il capitale da loro conferito. Nelle società di persone, invece, i soci potrebbero dover rispondere con il loro capitale, nel caso il capitale sociale non bastasse a ripagare i debiti della società.

11 CICLO DI GESTIONE: Il ciclo relativo alle operazioni economiche consiste nel collegare tra di loro le operazioni economiche fondamentali. Sorgere di debiti di finanziamento. Emissione di quote del capitale sociale. Entrate di mezzi monetari o assimilati. Acquisto fattori della produzione. Uscite di mezzi monetari o assimilati. Ciclo di Gestione Integrale. Lavorazione dei fattori produttivi. Ciclo di Gestione Operativa. Vendita dei prodotti finiti. Entrate di mezzi monetari o assimilati. Rimborso dei debiti di finanziamento (interessi passivi, dividendi). Uscite di mezzi monetari o assimilati. Nel Ciclo di Gestione Operativa si prendono in considerazione solo le operazioni economiche che danno origine ad investimenti e disinvestimenti, ovvero acquisto di fattori produttivi e vendita di prodotti e servizi. Il Ciclo di Gestione Integrale è dato dalla sequenza delle operazioni economiche che iniziano con i finanziamenti e, dopo, aver sviluppato investimenti e disinvestimenti, terminano con rimborsi e remunerazioni. La fase di finanziamento iniziale è quella fase in cui un azienda si procura i capitali necessari per svolgere il processo produttivo. I mezzi monetari acquisiti possono essere certi (entrata di denaro in azienda) o assimilati (crediti di finanziamento). FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 11

12 L emissione di quote di capitale sociale consiste in un finanziamento da parte dei soci (soggetto giuridico) a titolo di capitale di rischio. Finanziandosi un azienda fa sempre sorgere dei debiti di finanziamento, verso i soci (a cui dovrà pagare dei dividendi) o verso i terzi (a cui dovrà pagare degli interessi). Un imprenditore, finanziandosi, si troverà a dover scegliere quale tipo di finanziamento utilizzare (capitale proprio o capitale di terzi); potrà fare ricorso ad entrambi questi tipi di finanziamento secondo una percentuale che dipenderà dal tipo della sua società. Dovrà poi scegliere se eseguire l intero ciclo produttivo in proprio (ciclo produttivo integrato) o se ricorrere a dei terzisti che svolgeranno per lui una parte del ciclo produttivo. Necessità di liquidità Investimento Produzione Magazzino Vendita Entrata monetaria Nella fase di investimento si ha la scelta della complessità del ciclo di gestione. Nella fase di vendita si hanno costi diversi a seconda che il prodotto sia venduto in proprio o tramite un distributore. Il prezzo di vendita viene deciso dal mercato; il risultato della vendita deve essere sufficiente a rimborsare tutti coloro che avevano fornito all azienda i capitali all inizio del ciclo produttivo. Il fallimento si ha quando le entrate non sono sufficienti a pagare i debiti contratti dall azienda. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 12

13 CICLO DEL PROCESSO PRODUTTIVO DI UN IMPRESA INDUSTRIALE: Investimento Disinvestimento Acquisto materie prime Vendita prodotti finiti Magazzino materie prime Processo di trasformazione Magazzino prodotti finiti Pagamento a fornitori Incasso da clienti Ciclo monetario o Ciclo di cassa (cash) Ciclo tecnico Ciclo economico-tecnico Ciclo totale del processo produttivo Il ciclo totale del processo produttivo inizia con la data di acquisto dei fattori produttivi, ovvero con la data in cui sorge l investimento nei fattori produttivi, e termina con la data in cui avviene l incasso della vendita dei prodotti. La durata del ciclo totale indica l intervallo di tempo fra il momento iniziale di decisione dell investimento ed il ritorno monetario dell investimento. Il ciclo economico-tecnico inizia con il processo di acquisto, ovvero con l investimento, e termina con il processo di vendita dei prodotti, ovvero con il disinvestimento. La durata del ciclo economico-tecnico indica l intervallo di tempo fra la decisione dell investimento ed il momento del disinvestimento, a prescindere dal ritorno monetario dell investimento. Il ciclo tecnico inizia con il prelievo dal magazzino delle materie prime e termina con il versamento dei prodotti nel magazzino prodotti finiti. La durata del ciclo indica l intervallo di tempo fra l inizio e la fine del ciclo di trasformazione tecnica o produttiva detto anche ciclo di lavorazione o fabbricazione. Il ciclo monetario o ciclo di cassa (cash) inizia con il momento in cui avvengono i pagamenti ai fornitori e termina con il momento in cui avvengono gli incassi dai clienti. La durata del ciclo FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 13

14 monetario indica l intervallo di tempo per il quale l impresa deve disporre di finanziamenti che consentano di pagare i fornitori prima di avere incassato dai clienti. Acquisto materie prime Magazzino materie prime Processo produttivo Prodotto finito All acquisto delle materie prime si ha un esborso monetario (pagamento dilazionato) costituito dall investimento dei capitali forniti dai soci o da terzi. Quando il processo produttivo dura per più di un anno si parla di lavori pluriennali. Le fonti di finanziamento vengono impiegate per l acquisto delle materie prime e per il ciclo produttivo. Entrate Materie prime. Ciclo tecnico Prodotto finito Magazzino prodotti finiti Crediti Incasso clienti (Banca) Fintantochè i prodotti finiti rimangono in magazzino, l azienda ha lavorato gratuitamente in quanto non ha fatto altro che investire i finanziamenti. Una volta che i prodotti sono usciti dal magazzino si hanno dei crediti nei confronti dei clienti (l azienda non è ancora stata pagata). Il ciclo produttivo finisce soltanto nel momento in cui l azienda incassa i crediti che ha nei confronti dei clienti. Se il magazzino prodotti finiti di un azienda è molto basso vuol dire che questa è organizzata molto bene in quanto produce in proporzione a quanto vende. Il Direttore di Produzione si occupa di tutte quelle operazioni che vanno dall investimento dei finanziamenti all ottenimento dei prodotti finiti. La sua bravura starà nell avere pochi scarti di produzione, nell acquistare una giusta quantità di materie prime e nel mantenere fluido il processo produttivo. I problemi a cui si può trovare a dover fare fronte saranno quelli relativi all età delle macchine, all efficienza del ciclo produttivo. Il Direttore Vendite, invece, si occupa di tutte le problematiche relative alla vendita dei prodotti finiti. La sua bravura sarà quella di avere un basso magazzino prodotti finiti e di incassare nel minor tempo possibile. Ai venditori vengono spesso pagate delle provvigioni; le provvigioni vengono però date ai venditori solo al momento dell incasso. Un azienda può ridurre a zero il magazzino delle materie prime inviandole immediatamente ad un terzista che eseguirà parte del processo di trasformazione per lei. Un azienda potrebbe anche non svolgere il processo di trasformazione, trasformandosi in un azienda commerciale. Alcune multinazionali acquistano le materie prime per tutte le loro filiali (per ottenere prezzi più bassi) e poi le distribuiscono. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 14

15 Combinazioni produttive: Combinazione produttiva normale Combinazione produttiva Labour Intensive Combinazione produttiva Capital Intensive Materie prime Materie prime Materie prime Impianti Impianti Impianti Lavoro umano Lavoro umano Lavoro umano La combinazione produttiva è data dal rapporto fra i diversi fattori produttivi impiegati nel processo di trasformazione. In qualsiasi genere di attività ci si trovi impegnati, ad un certo punto nasce la necessità di verificare gli effetti delle azioni intraprese: insomma, di formulare dei bilanci. A questa regola non poteva certo sottrarsi l'imprenditore, per due fondamentali motivi: per l'esigenza di verificare i risultati conseguiti e tenere costantemente sotto controllo l'andamento dell'attività; perché la redazione del bilancio è un preciso obbligo di legge, almeno per le società di capitali. L'aspirante imprenditore, dal canto suo, ha - o dovrebbe avere - una terza necessità: quella di redigere il bilancio preventivo per i primi tre anni di attività, che costituisce la parte più importante del business plan. Il bilancio delle imprese, tuttavia, è un documento scritto con un linguaggio particolare: quello della contabilità. Quindi, la sua redazione, lettura ed interpretazione passano attraverso la conoscenza del linguaggio contabile e delle regole di costruzione ad esso sottese. Questo capitolo affronta l argomento su tre livelli: 1) la contabilità e il bilancio); 2) la redazione del bilancio preventivo; 3) il "cruscotto direzionale": gli indici di bilancio L'obiettivo è quello di comprendere la logica di costruzione del bilancio, prescindendo da tutte le alchimie contabili che vi sono alla base, nel tentativo di fornire le chiavi di lettura più appropriate per una sua più corretta interpretazione. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 15

16 1.2. La contabilità e il bilancio Un aspetto molto delicato del piano d'impresa è rappresentato dal passaggio dai termini descrittivi ad un «sistema di valori», cioè a cifre sulle quali ragionare concretamente. Far questo è impossibile se non si conosce la tecnica contabile; al di là di questo, una conoscenza minima di concetti quale il bilancio, la contabilità, ecc., è comunque indispensabile. Il bilancio: l'impresa in numeri Cos'è il bilancio Il «lavoro» degli amministrativi consiste nel produrre informazioni sulla vita e sullo stato di salute dell'impresa. Queste informazioni vengono prodotte «misurando» l'attività che viene svolta con un «metro» del tutto particolare, ma quanto mai efficace: la moneta. In sostanza ogni fatto di gestione viene tradotto in numeri. Chiaramente lo sforzo di traduzione viene posto in essere «filtrando» la realtà aziendale attraverso dei processi di semplificazione, che consentono di rappresentare in forma sintetica quanto accade nell'impresa. Il bilancio non è altro che uno dei risultati - certo il principale - di questo processo di «filtro» e di «traduzione». Esso, in concreto, è la sintesi di quelle che sono le vicende di gestione; vicende di gestione che, appunto, vengono descritte in termini «quantitativo-monetari». Il bilancio, in sostanza, è uno strumento di interpretazione sintetica dei comportamenti aziendali, un modello delle vicende di gestione racchiuse in chiave simbolica. Lo stato patrimoniale: uno schema fonti/impieghi Iniziamo con lo stato patrimoniale e vediamo cosa cerca di raccontarci. Che cosa fa un imprenditore di solito? Prende del denaro, in parte suo ed in parte di altri, e lo utilizza per effettuare degli investimenti. Il momento fondamentale di questo primo passo dell'attività di impresa è dunque rappresentato da questo accumulo di capitale, che può essere osservato sotto due punti di vista: quello della sua «raccolta» e quello del suo «utilizzo». FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 16

17 Il momento base è l accumulo di capitale. Praticamente, lo stato patrimoniale cosa dice? Come viene investito il denaro Da dove viene il denaro Stato patrimoniale Attività Impianti Immobili Merci Cassa e banca Crediti vs clienti vs clienti Passività Debiti vs banche Debiti vs fornitori Debiti vs dipendenti CAPITALE NETTO Fa vedere, da una parte, da dove viene questo denaro. E' ovvio che vi troveremo in parte debiti e in parte denaro dell'imprenditore, ovvero i mezzi propri (o capitale netto). Quindi il lato di destra, la sezione del passivo risponde alla seguente domanda: da dove viene il denaro che l'imprenditore ha a sua disposizione? Ci dobbiamo chiedere, poi, come il nostro imprenditore abbia investito il denaro raccolto. A questa seconda domanda - come è investito il denaro - risponde, pertanto, la sezione dell'attivo dello stato patrimoniale. Vi troveremo merci, impianti, ma anche crediti e disponibilità di contanti. Lo stato patrimoniale ci dice, in sostanza, quali siano le fonti finanziarie a disposizione e come sono stati impiegati i capitali raccolti. E', in altre parole, una «fotogr afia istantanea» d i quelle che sono, in un determinato momento, le risorse a disposizione dell'impresa per la gestione futura. E' un po' «il punto di partenza dell'attività dell'anno prossimo». Più in dettaglio, lo stato patrimoniale raccoglie, tecnicamente, le attività, le passività e il capitale netto. Le attività esprimono investimenti o «impieghi di risorse» e sono rappresentate da: I valori finanziari attivi (crediti verso clienti, cassa, conti correnti bancari attivi, ecc.); valori economici relativi a beni acquistati (costi) ma non ancora interamente utilizzati (impianti, rimanenze di prodotti, ecc.). Le passività esprimono finanziamenti o «fonti di risorse» esterne e consistono in: valori finanziari passivi (debiti verso fornitori, finanziamenti bancari, ecc.); (Ai fini civilistici e fiscali al 31 dicembre, per la maggior parte delle aziende). valori economici relativi a ricavi già conseguiti ma che interessano anche gli anni futuri. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 17

18 Normalmente le attività sono superiori alle passività e la loro differenza costituisce il cosiddetto «capitale proprio» dell'azienda, detto anche «capitale netto», che va annotato sotto il totale delle passività. Esso esprime, come già visto, i finanziamenti di proprietà dell'imprenditore. Se l'azienda è in passivo la differenza tra il totale delle passività e il totale delle attività costituisce il cosiddetto «deficit patrimoniale», che va annotato sotto il totale delle attività. Nel caso in cui l'azienda sia costituita in forma societaria, il capitale proprio può essere suddiviso in: capitale sociale dell'impresa, costituito dalle risorse messe a disposizione dell'azienda dai soci; fondi di riserva, che derivano da utili conseguiti ma non distribuiti tra i soci; utile di esercizio (detto anche reddito) che eventualmente si realizza, e che costituisce un'ulteriore fonte di finanziamento (fino a che non venga distribuito tra i soci). La rappresentazione tradizionale dello stato patrimoniale è la seguente Stato patrimoniale ATTIVITÀ PASSIVITÀ Cassa 5 Banche c/c passivi 310 Banche c/c attivi 40 Debiti verso fornitori 450 Crediti verso clienti 220 Debiti vari 50 Crediti vari 175 Mutui passivi 600 Rimanenze finali di magazzino 320 Fondo svalutazione crediti 10 Terreni 140 Fondo T.F.R. 140 Fabbricati 700 Fondo ammort. fabbricati 70 Impianti e macchinari 700 Fondo ammort. imp. e macch. 320 Mobili 150 Fondo ammort. mobili 100 Brevetti 50 Fondo imposte 50 Marchi 100 Totale passività 1950 Patrimonio netto 500 Capitale sociale 250 Fondi di riserva 150 Utile di esercizio 100 Totale attività TOTALE A PAREGGIO FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 18

19 Vediamo ora, con maggior dettaglio, le voci contenute nello stato patrimoniale (dette tecnicamente «poste»). Attività Cassa e banche c/c attivi: rappresentano l'insieme dei mezzi liquidi a disposizione dell'azienda. Crediti verso clienti: sono crediti relativi ad operazioni di vendita che non sono state ancora regolate: si tratta cioè di somme da incassare. Possono essere rappresentati da cambiali, e in tal caso avremo il conto «Cambiali attive». Crediti diversi: sono crediti di varia natura (verso l'erario, i dipendenti, ecc). Rimanenze finali di magazzino: si tratta di investimenti in attesa di realizzo figurano anche nella sezione ricavi del conto economico. Terreni, fabbricati, impianti, macchinari, mobili, arredi, automezzi: rappresentano le cosiddette immobilizzazioni materiali: sono beni che daranno la loro utilità in più esercizi. Quindi il loro costo deve essere ripartito tra i vari periodi in cui saranno utilizzati, con un procedimento detto di «ammortamento economico». Brevetti e marchi: sono immobilizzazioni immateriali: anche il loro costo deve essere suddiviso in più esercizi. Passività Banche c/c passivi: sono i debiti verso le banche per finanziamenti ottenuti (a breve termine). Debiti verso fornitori: sono debiti verso i fornitori relativi ad operazioni d'acquisto effettuate, ma non ancora regolate. Nel caso in cui siano rappresentati da cambiali, troveremo il conto «Cambiali passive». Debiti diversi: sono debiti dell'azienda verso vari soggetti (Erario, istituti previdenziali, ecc.). Mutui passivi: si tratta di finanziamenti a medio -lungo termine ottenuti da banche o altri istituti di finanziamento. Fondo svalutazione crediti: corregge il valore nominale dei crediti in previsione di rischi di insolvenza. Si incrementa con le quote che annualmente vengono destinate a tale scopo nel conto economico. Fondo imposte: rappresenta il debito per imposte ancora da versare. Tale voce è collegata con quella «Imposte sul reddito» figurante nel conto economico. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 19

20 Fondo T.F.R. (Trattamento Fine Rapporto): è il debito totale accumulato dall'impresa verso i dipendenti per indennità di liquidazione. Nasce dalla somma delle quote maturate nell'esercizio attuale e in quelli precedenti. Fondi ammortamento: è una voce che rettifica il costo delle immobilizzazioni per la perdita di valore che esse subiscono col tempo, a causa del logorio fisico e del superamento tecnologico. Il suo valore è dato dalla somma delle quote di ammortamento calcolate anno per anno. Il Conto Economico: diamo un «valore» agli «attori» della gestione Al 1 gennaio lo stato patrimoniale ci fa vedere quali sono le risorse (investimenti) e i vincoli (finanziamenti di terzi) che ci troviamo di fronte. Il nostro imprenditore, poi, con quanto si trova a disposizione, inizierà la sua attività. Infatti l'imprenditore non ha posto in essere questi investimenti tanto per fare ma perché ha intenzione di utilizzarli - e quindi di «consumarli» - per ottenere determinati risultati. E le vicende di gestione, quello che accade durante l'anno, ce le racconta il conto economico, cioè il secondo prospetto di bilancio. Quali sono gli «attori» dell'attività di gestione dal nostro punto di vista? Sono due: le risorse che vengono consumate, che noi esprimiamo in valore (da un lato, infatti, il conto economico evidenzia quale sia il valore delle risorse che abbiamo consumato nel corso dell'esercizio; quali sono, appunto, i «costi di esercizio»); i risultati che si riescono ad ottenere combinando insieme le risorse consumate, e che noi valorizziamo (e mettiamo nell'altro lato del conto economico: il valore dei risultati ottenuti è rappresentato, appunto, dai «ricavi di esercizio»). Cosa è stato consumato? e per cosa ottenere? Conto economic o Costi: valore delle risorse consumate Ricavi: valore dei risultati ottenuti Chiaramente se i risultati ottenuti sono, in termine di valore, maggiori dei costi avremo un utile, altrimenti una perdita. Se ora ci spostiamo sull'asse dei tempi dal 1 gennaio al 31 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 20

21 dicembre, vediamo che: si parte con un certo stato del patrimonio (che sarà composto da attivo, passivo e netto); poi nel corso dell'anno effettuiamo un'attività di gestione che ci viene raccontata, in termini di consumi di risorse e di risultati ottenuti, dal nostro conto economico; e, infine, si arriva ad un nuovo stato del capitale che sarà diverso in termini di ricchezza netta (e di qualità e quantità dell'attivo e passivo) rispetto a quello redatto il 1 gennaio; ciò in quanto la gestione ha prodotto un certo risultato, modificando di conseguenza la composizione dell'intero capitale di funzionamento. Quindi il bilancio al 31 dicembre - composto appunto da stato patrimoniale e conto economico - ci dice come abbiamo lavorato nei 12 mesi precedenti, e ciò che abbiamo a disposizione per gli anni futuri. Fra i due prospetti di bilancio, pertanto, il più orientato al futuro è lo stato patrimoniale. Il conto economico, invece, raccoglie risorse consumate e ricavi conseguiti, cioè costi e ricavi «morti». Ci racconta quello che è successo, non ciò che succederà (anche se noi possiamo comunque estrapolare da esso dei dati per avere qualche indicazione sul futuro). Come si è già fatto per lo stato patrimoniale vediamo ora in modo più analitico le voci o «poste» che rientrano nel conto economico, anch'esso visto nella sua impostazione tradizionale. Conto economico Costi Ricavi Rimanenze iniziali di magazzino 300 Ricavi di vendita 2500 Costi di acquisto 1200 Costi del personale 450 Proventi vari 50 Spese generali 150 Proventi finanziari Spese per prestaz. servizi 250 Plusvalenze e proventi 50 straordinari Oneri finanziari 100 Resi su acquisti Ammortamenti 200 Abbuoni e sconti attivi 30 Quota Fondo T.F.R. 30 Rimanenze finali di 320 magazzino Quota Fondo svalutazione 10 Totale ricavi 2950 crediti Minusvalenze e oneri 10 straordinari Oneri diversi 10 Resi su vendite 5 Abbuoni e sconti passivi 5 Imposte sul reddito 130 Totale costi 2850 Utile netto di esercizio 100 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 21

22 In dettaglio le principali voci che compongono il conto economico sono le seguenti. Costi Rimanenze iniziali di magazzino: si tratta delle giacenze (merci, prodotti finiti, semilavorati, prodotti in corso di lavorazione, materie prime, imballaggi, scorte di consumo) esistenti in magazzino all'inizio dell'esercizio; come precisato, sono costi ereditati dall'anno precedente. Costi di acquisto: riguardano le merci, gli imballaggi, le scorte di consumo, i semilavorati acquistati nell'esercizio. Costi del personale: sono i costi sostenuti per salari e stipendi corrisposti ai dipendenti, comprensivi dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro. Spese generali: sono i costi sostenuti per prestazioni di servizi in genere: spese postali, cancelleria, utenze varie (telefono, luce, ecc.), assicurazioni, trasporti, consulenze, pubblicità, ecc. Oneri finanziari: sono gli interessi passivi che maturano su debiti di diversa natura: verso le banche, verso i fornitori, ecc. Ammortamenti: rappresentano la quota del costo d'acquisto di alcuni beni aziendali che si fa incidere sul reddito dell'esercizio. I beni sono costituiti dai cosiddetti «investimenti pluriennali» (edifici, impianti, mobili, ecc.), che daranno il loro contributo alla produzione per periodi superiori a un anno. L'ammortamento rappresenta la parte di tali beni consumata nell'anno. Accantonamenti nei «Fondi spese future» e nei «Fondi rischi»: rappresentano quote di costi che si fanno pesare sul reddito d'esercizio in previsione di eventi che accadranno (sicuramente o probabilmente) nel futuro. Si ricordano: quota Fondo T.F.R. (Trattamento Fine Rapporto): rappresenta la quota di costo per indennità di liquidazione maturata nell'esercizio; quota Fondo svalutazione crediti: è un costo presunto che si fa gravare prudenzialmente sul reddito di esercizio, in previsione di eventuali insolvenze dei clienti. Minusvalenze e oneri straordinari: si tratta di costi legati a fatti straordinari di gestione (vendita di un impianto a prezzo inferiore al suo valore, furti dalla cassa, danni provocati da incendi o calamità naturali, ecc.). Oneri diversi: si tratta di costi di natura accessoria o patrimoniale. Resi su vendite: si tratta di valori derivanti da restituzioni di merci vendute (materie prime, prodotti). Essi correggono indirettamente i ricavi delle vendite. Abbuoni e sconti passivi: costituiscono riduzioni dei prezzi di vendita riscossi dai clienti. Imposte sul reddito: sono le imposte (già versate o ancora da versare) che colpiscono il reddito conseguito nell'esercizio. Le imposte ancora da versare, come richiesto dalla normativa fiscale, verranno pagate al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi. Ricavi FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 22

23 Ricavi di vendita: rappresentano il fatturato relativo ai beni o servizi venduti in corso d'esercizio. Proventi vari: rappresentano rendite di i varia natura (accessoria patrimoniale): ne sono un esempio i «fitti attivi», cioè i canoni di affitto di beni concessi in locazione. Proventi finanziari: sono gli interessi attivi maturati sui conti correnti bancari e postali o sui crediti (verso clienti o soggetti diversi). Plusvalenze e proventi straordinari: si tratta di ricavi legati a fatti eccezionali di gestione (la vendita di un impianto a prezzo superiore al suo valore, un debito che cade in prescrizione senza essere stato pagato, ecc.). Resi su acquisti: si tratta di valori derivanti da restituzioni di merci e materie prime acquistate dai fornitori. Essi correggono indirettamente i costi degli acquisti. Abbuoni e sconti attivi: costituiscono riduzioni dei prezzi di acquisto pagati ai fornitori. Rimanenze finali di magazzino: sono le giacenze di merci, prodotti, ecc esistenti in magazzino al termine del periodo amministrativo. La rimanenza finale di un anno costituisce la rimanenza iniziale dell'anno successivo. La determinazione del valore della rimanenza di magazzino è di fondamentale importanza per il calcolo del reddito derivante dalla compravendita dei prodotti. Per rendercene conto consideriamo il seguente esempio. Supponiamo che l'azienda: abbia acquistato tre prodotti a 100 Euro l'uno; ne abbia venduto uno a 200 Euro. Il totale dei costi di acquisto dell'anno è pari a 300 Euro, mentre il totale dei ricavi ammonta a 200 Euro. La semplice differenza di tali costi e ricavi evidenzierebbe una perdita di 100 Euro. Questa conclusione è sbagliata, perché nasce dal confronto fra dati non omogenei. Sull'unico prodotto venduto l'azienda ha guadagnato in realtà 100 Euro. I due prodotti in rimanenza a fine anno non sono ancora stati utilizzati: dunque il loro costo non deve essere considerato nel calcolo del reddito dell'esercizio, ma rinviato all'esercizio successivo. La rettifica del costo dei prodotti acquistati non deve però avvenire direttamente: il totale dei costi d'acquisto deve figurare chiaramente in bilancio. La correzione allora si effettua inserendo come ricavo, anche se non si tratta propriamente di un ricavo, il valore di costo delle rimanenze. E' chiaro quindi che più alto è il valore attribuito alle rimanenze, più elevato è l'utile conseguito La contabilità generale Non è possibile redigere il bilancio, ed in particolare il conto economico, senza tenere la contabilità. La contabilità generale è un sistema di registrazione delle vicende aziendali. In particolare permette di tenere memoria di tutti i rapporti di scambio (vendite, acquisti, incassi, pagamenti, ecc.) fra l'azienda e l'ambiente esterno. Scopo della contabilità generale è quello di arrivare al bilancio di esercizio, e quindi di misurare: il reddito prodotto dall'azienda ogni anno, ossia il guadagno o la perdita derivanti dallo svolgimento della gestione; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 23

24 il capitale a disposizione, ovvero il complesso degli investimenti in un dato momento da un lato, e l'insieme dei finanziamenti (debiti e mezzi propri) dall'altro. La partita doppia La contabilità generale è tenuta con il metodo della partita doppia. Esso richiede che i fatti aziendali siano esaminati sotto due aspetti: l'aspetto finanziario; l'aspetto economico. Nell'aspetto finanziario si osservano le operazioni di gestione in termini di entrate ed uscite di moneta che esse provocano. Tali movimenti possono essere in denaro contante o rappresentati temporaneamente dal formarsi di crediti e debiti. Questi non sono altro che movimenti di denaro contante spostati nel tempo. Nell'aspetto economico l'attenzione è rivolta ai valori degli elementi chiave del processo produttivo: fattori produttivi e prodotti. Si indicano come costi i valori dei fattori produttivi acquistati e come ricavi i valori dei prodotti venduti. L'aspetto economico rappresenta, per così dire, la causale, la motivazione in senso produttivo, dei movimenti monetari. Per la registrazione dei suddetti aspetti delle operazioni aziendali la contabilità generale utilizza particolari tabelle dette conti. I conti si distinguono, pertanto, in due grandi classi: conti finanziari e conti economici. I primi raccolgono i valori di entrate, uscite, debiti e crediti. I secondi quelli dei costi e dei ricavi. Così, ad esempio, il conto «cassa» indicherà il valore dei movimenti di denaro contante derivante dalle operazioni di gestione; il conto «fornitori» i valori di debito che l'impresa ha verso i propri fornitori; il conto «impianti» il valore del fattore produttivo impianti; il conto «merci c/vendite» il valore dei prodotti venduti. La tenuta delle scritture secondo il metodo della partita doppia richiede che le rilevazioni contabili vengano redatte in due appositi registri: libro giornale; libro mastro. Nel libro giornale vengono annotati, giorno per giorno, i movimenti contabili relativi ad ogni singola operazione di gestione. Nel libro mastro sono raccolti i prospetti relativi a tutti i conti impiegati dall'impresa. In esso vengono dunque riportati i movime nti dei conti, corrispondenti alle registrazioni del libro giornale. Se l'attività dell'impresa non richiede l'impiego di molti conti, le scritture contabili in partita doppia possono essere redatte utilizzando un unico registro chiamato «giornalmastro», il quale costituisce una sorta di fusione dei due libri sopra indicati. Dalla contabilità al bilancio: un passaggio delicato Al 31 dicembre l'impresa deve «tirare le fila» delle rilevazioni contabili, al fine di determinare il reddito prodotto dalla gestione ed evidenziare il capitale utilizzato a questo scopo. Il reddito è indubbiamente la grandezza «più importante». La sua determinazione, sulla base dei valori raccolti nei conti, non è tuttavia immediata. Vediamo il perché, riflettendo su alcuni esempi. Durante l'anno l'imprenditore acquista un impianto per l'importo di centomila Euro. Contabilmente ciò darà luogo ad un movimento finanziario (esborso) da un lato e ad un FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 24

25 costo dall'altro. Tuttavia il costo sostenuto per l'impianto non può essere considerato interamente come costo dell'anno. L'impianto, infatti, verrà utilizzato come mezzo di produzione per diversi anni. Il suo costo, dunque, deve essere suddiviso fra i vari anni in cui l'impianto è utilizzato, e pertanto considerato solo in parte «di competenza» dell'esercizio. Supponiamo che l'azienda abbia dei dipendenti. Quando essi cesseranno il rapporto di lavoro, l'azienda sarà tenuta per legge a versare loro la «liquidazione». Quest'ultima costituisce evidentemente un costo per l'impresa. L'esborso finanziario corrispondente a tale costo avviene nell'anno in cui cessa il rapporto di lavoro. Tuttavia tale costo non può essere considerato tutto di competenza dell'anno in cui si manifesterà: per quote, esso appartiene anche agli anni precedenti. Come è noto infatti, l'importo della liquidazione dipende dalla durata del rapporto di lavoro: matura cioè periodo per periodo. Al termine di ogni anno, allora, l'impresa deve conteggiare fra i propri costi la quota di costo per liquidazione maturata, anche se ancora non ha comportato esborsi finanziari. Cosa ci dicono questi esempi? Alcuni costi ed alcuni ricavi che hanno avuto manifestazione finanziaria sono eccedenti rispetto a quanto compete all'anno. Essi devono quindi essere decurtati, ripartendoli fra gli anni di competenza: questa operazione è detta «rettifica». Alcuni costi, pur non essendo stati sostenuti durante l'anno, devono essere inclusi tra i costi dell'anno; ugualmente alcuni ricavi devono essere inclusi tra i ricavi dell'anno, pur non essendo stati conseguiti in tale periodo: questa operazione è detta «integrazione». Considerazione : il reddito non si può determinare come semplice somma algebrica dei ricavi e dei costi rilevati durante l'anno, né tanto meno come differenza tra entrate e uscite verificatesi nell'anno. Le operazioni di rettifica e di integrazione sono di fondamentale importanza per costruire correttamente il conto economico e lo stato patrimoniale che formano il bilancio dell'impresa. Ripensare il bilancio Contabilità, bilancio, ecc. ci si potrebbe chiedere a che cosa servono? Certo! Il bilancio non è, come credono alcuni, una pura formalità amministrativa. Un bilancio ben fatto è una radiogr afia: consente di controllare l o «stato di salute» dell'azienda. Ma perché ciò sia possibile, i prospetti di bilancio devono essere rielaborati in modo da renderli più utili ai fini di analisi della gestione. 1.4 Lo stato patrimoniale riclassificato Lo stato patrimoniale riclassificato fornisce un'adeguata rappresentazione degli impieghi (attività) e delle fonti di capitale (passività) dell'impresa. Il criterio seguito per ripartire i valori dello stato patrimoniale è quello finanziario, che si basa sulla velocità di trasformazione in denaro (incassi-pagamenti) dei diversi valori. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 25

26 Seguendo questo criterio, le attività sono riordinate in modo da esprimere le diverse forme di investimento; le passività ed il netto sono riordinati in modo da evidenziare le varie fonti da cui si sono attinti i finanziamenti. In particolare, le attività sono ripartite in due grandi classi: attività correnti (o capitale circolante lordo); attività immobilizzate (o capitale fisso). Le prime esprimono investimenti destinati a ritornare in moneta in tempi brevi; le seconde, l'entità degli investimenti durevoli. All'interno delle due classi si possono poi eventualmente operare ulteriori suddivisioni e raggruppamenti. I valori delle passività e del netto sono suddivisi nelle seguenti classi: passività correnti (o a breve termine); passività consolidate (o a lungo termine); capitale netto (o proprio). Le prime indicano il complesso dei debiti a breve scadenza; le seconde, quello dei debiti a medio -lungo termine. La riclassificazione di alcune poste dello stato patrimoniale merita comunque di essere puntualizzata. Le poste rettificative dell'attivo, quali il fondo ammortamento, il fondo svalutazione crediti, ecc., sono portate direttamente in detrazione delle poste attive alle quali si riferiscono; per cui gli impianti sono al netto dei rispettivi fondi ammortamento. Le giacenze di magazzino sono considerate attività correnti. I debiti a medio- lungo termine, oggetto di rimborso secondo rate periodiche, vanno distinti in due quote: - le rate che scadono entro un anno; - le rate restanti. Le prime devono essere incluse fra le passività correnti. Considerazioni analoghe valgono per i fondi spese future. Ove possibile, occorre distinguere le quote che avranno presumibilmente manifestazione nell'anno successivo dalle altre di più lontana scadenza. La tavola seguente riassume ed esemplifica quanto sopra, offrendo una rielaborazione dello stato patrimoniale già visto in precedenza. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 26

27 Stato patrimoniale riclassificato INVESTIMENTI FINANZIAMENTI Liquidità immediate: 45 Passività correnti 810 Cassa 5 Banche c/c passivi 310 Banche c/c attivi 40 Debiti verso fornitori 450 Liquidità differite 385 Debiti vari 50 Crediti verso clienti 220 Passività differite a MLT 790 Crediti vari 175 Mutui passivi 600 -Fondo svalutazione crediti -10 Fondo T.F.R. 140 Rimanenze: Fondo imposte 50 Rimanenze finali di magazzino 320 Totale passività 1600 Immobilizzazioni materiali nette: Terreni e fabbricati Fondo ammort. fabbricati -70 fabbricati 770 Impianti e macchinari 700 Patrimonio netto Fondo ammortamento imp. e macch Capitale sociale 250 Impianti e macchinari 380 Fondi di riserva 150 Mobili 150 Utile di esercizio Fondo ammortamento mobili -100 Beni mobili 50 Brevetti e marchi 150 Totale attività Totale Passività a pareggio TOTALE IMPIEGHI TOTALI FONTI Il conto economico riclassificato Il conto economico da noi presentato evidenzia solo il risultato della gestione complessivamente svolta (utile o perdita di esercizio). E' però utile conoscere anche i risultati della gestione ordinaria (o corrente), distinti da quelli della gestione straordinaria. La gestione ordinaria (o corrente) comprende tutte le normali operazioni e si articola, a sua volta, in: gestione caratteristica, da cui derivano costi e ricavi relativi all'attività tipica dell'azienda; gestione accessorio-patrimoniale, che comporta costi e ricavi dovuti alle attività accessorie rispetto all'attività tipica; gestione finanziaria, da cui dipendono gli oneri dovuti al governo dei mezzi FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 27

28 monetari. La gestione straordinaria comprende costi e ricavi che derivano da fenomeni di carattere episodico. Esempi di tali costi sono i furti, gli incendi, ecc.; esempi di ricavi straordinari sono le vendite di «cespiti ammortizzabili» come macchinari, impianti, ecc. E' chiaro che è diverso ricevere un utile dalla gestione ordinaria o dalla gestione straordinaria: nel secondo caso è improbabile che l'utile si ripeta l'anno successivo! Per questo dobbiamo conoscere, distintamente: 1) il reddito operativo, ossia quello prodotto dalla gestione caratteristica; 2) il reddito prodotto dalla gestione ordinaria; 3) il reddito prodotto dalla gestione straordinaria. Non esiste uno schema di riclassificazione unico. Si offre qui di seguito una rielaborazione del conto economico, ottenuta utilizzando la configurazione detta «a valore aggiunto». Essa evidenzia un ulteriore risultato intermedio rispetto a quelli già menzionati: il valore aggiunto. Questo viene calcolato come differenza tra il valore della produzione ottenuta nell'esercizio ed il costo dei fattori produttivi (materie prime e servizi) acquisiti all'esterno ed impiegati per ottenere quella produzione. La sua determinazione consente di valutare quanto valore l'impresa, attraverso i propri processi produttivi, è riuscita ad aggiungere alle risorse comprate da altri soggetti. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 28

29 Conto economico riclassificato a valore aggiunto Ricavi vendita prodotti Abbuoni e sconti passivi 5 -Resi su vendite 5 Ricavi netti di vendita (produzione venduta) Rimanenze iniziali semilavorati Rimanenze finali semilavorati 120 -Rimanenze iniziali prodotti finiti Rimanenze finali prodotti finiti 100 Produzione ottenuta nell'esercizio Consumi materie prime (rimanenze iniziali materie prime acquisti materie prime rimanenze finali materie prime sconti e abbuoni attivi 30 - resi su acquisti) Spese generali e per prestazioni di servizi 400 Valore aggiunto 940 -Costo del personale 450 -Quota Fondo T.F.R. 30 -Ammortamenti 200 -Quota Fondo svalutazione crediti 10 Reddito operativo caratteristico 250 -Oneri diversi (di tipo accessorio e patrimoniale) 20 + Proventi vari (di tipo accessorio e patrimoniale) 50 -Oneri finanziari Proventi finanziari 0 Reddito della gestione ordinaria 180 Proventi straordinari 50 Costi straordinari Reddito al lordo delle imposte 230 Imposte sul reddito 130 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 29

30 Reddito netto di esercizio 100 Il conto economico può essere «ristrutturato» anche in modo diverso: ad esempio «a margine di contribuzione». Va altresì ricordato che in termini gestionali è necessario determinare il «punto di pareggio», la soglia critica cioè di produzione e vendita da superare se vogliamo sperare di guadagnare qualcosa. Per determinare questa soglia è necessario distinguere i costi in fissi e variabili. Ecco allora l'utilità di un conto economico che non solo individui il reddito operativo - il quale resta comunque il fulcro di ogni conto economico riclassificato - ma che sappia anche separare i costi in relazione al loro grado di variabilità. Attraverso un tale conto economico, il calcolo del punto di pareggio sarà possibile. Anche se estremamente utile, il conto economico a margine di contribuzione non è di facile costruzione. E questo perché non è facile distinguere in modo esatto i costi variabili dai costi fissi. Occorre pertanto «arrangiarci», sempre ovviamente nei limiti della ragionevolezza. A tal fine possiamo pensare di considerare fisse le seguenti voci di costo: salari e stipendi; ammortamenti; fitti, canoni, ecc.; spese generali e di amministrazione, pubblicità, formazione, ricerca e sviluppo Tutti i restanti costi li potremo considerare sostanzialmente variabili. Si badi bene comunque: il conto economico a margine di contribuzione non è «migliore» del modello a valore aggiunto. Ogni modello offre informazioni per rispondere a domande diverse. Evidenziando il margine di contribuzione si punta l'indice sul «fatturato critico». E' comprensibile quanto sia importante per un aspirante imprenditore conoscere tale soglia. In quanto attraverso la scomposizione tra costi fissi e variabili si riesce a determinare quale sia il contributo della gestione, dopo aver fatto fronte ai costi variabili, alla copertura dei costi fissi e di struttura. Evidenziando il valore aggiunto, invece, si pone in evidenza la differenza di valore che esiste fra il «pane» e la «farina» con cui è fatto quel pane. Il pane infatti è prodotto con la farina, ma se è fatto bene ha un valore superiore a quello della farina. Quindi, quanto più valore riusciamo ad aggiungere alle materie - la farina - e ai servizi impiegati nella produzione, tanto più saremo in grado di «coprire» tutti gli altri costi che comunque la produzione comporta, e assicurarci un congruo profitto. Al contrario se il nostro pane vale meno (o poco più) della farina con cui è fatto. Perciò ogni imprenditore deve conoscere bene anche quanto valore aggiunto è in grado di creare. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 30

31 Una metodologia molto usata per determinare la capacita della gestione di produrre una margine positivo, tra l altro facilmente desumibile dai dati di bilancio, è Il conto economico a Margine operativo lordo. (MOL). Lo schema utilizzabile è il seguente : Conto economico a Margine operativo lordo Valore della Produzione ( ricavi tipici - r.f. di prodotti finiti + r. iniziali di prodotti finiti) (V P) meno Consumi (r.i MP+acquisti MP R.f. MP) meno Altri costi di gestione esterna Uguale Valore aggiunto (VA) meno Costo del lavoro Uguale Margine operativo lordo ( MOL) o EBITDA meno Ammortamenti meno Altri accantonamenti Uguale Reddito Operativo o Margine operativo netto (MON) EBIT Meno/più Oneri e proventi gestioni accessorie Meno/più Oneri e proventi finanziari Meno/più Oneri e proventi straordinari Uguale Utile ordinario prima delle imposte meno Imposte Uguale Utile netto 2.5 LE INTERPRETAZIONI E LE NORME DEL BILANCIO Per comprender al meglio il legame tra i dati contabili, la loro rappresentazione analitica e potere effettuare le analisi necessarie per comprender le dinamiche della gestione aziendale e i relativi risultati è opportuno ricordare alcuni concetti base. In termini essenziali possiamo definire il Bilancio d esercizio un documento formale nel quale, ricorrendo ad apposite metodologie di calcolo e di rappresentazione,si descrivono i risultati economici a cui ha condotto la gestione FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 31

32 GESTIONE Si riflette nel BILANCIO Capacità di lettura potenziata lettura INTERPRETAZIONI analisi Metodologie di analisi INFORMAZIONI Altri concetti da ricordare sono la definizione di Capitale di funzionamento come l insieme organico di risorse dato da: fonti di finanziamento utilizzate nella gestione (capitale proprio e di terzi) investimenti che sono stati attuati impiegando tali fonti Nella pratica amministrativa il Capitale di funzionamento è anche denominato patrimonio, mentre gli investimenti sono definiti impieghi o attività, il capitale di terzi passività e al capitale proprio ci si riferisce parlando solitamente di capitale netto. Il Reddito di esercizio è l incremento (utile d esercizio) o il decremento (perdita di esercizio) che il capitale netto subisce per effetto della gestione svoltasi in un determinato periodo amministrativo (esercizio che è solitamente l anno solare) I flussi finanziari sono le variazioni di quelle attività e di quelle passività che determinano il livello di Autonomia finanziaria corrente dell impresa. Le parti che compongono il bilancio rappresentano in realtà la sintesi dei concetti di cui sopra per cui Il conto economico descrive come si sia generato il reddito di esercizio (utile o perdita) lo stato patrimoniale illustra quali siano e in che cosa consistano le attività, passività e il capitale netto il rendiconto finanziario per mezzo del quale si evidenziano come si siano generati e a quanto ammontano i flussi finanziari generati dalla gestione. Al di là degli obblighi di legge lo scopo principale del bilancio è quello di conoscere l andamento e gli esiti della gestione.. Ne consegue che l oggetto del bilancio consiste nel calcolo e nella rappresentazione di come si sia originato il reddito di esercizio e a quanto esso ammonti, e di come sia composto il capitale di funzionamento e quanto valga,almeno alla data cui fa riferimento il bilancio (chiusura dell esercizio. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 32

33 I DATI INFORMATIVI DEL BILANCIO Il bilancio è una fotografia periodica dello stato di un impresa. Per analizzare la redazione di un bilancio si possono analizzare vari elementi: - Finalità. Composizione. Destinatari. Regole di redazione. Principi di redazione. FINALITÀ: La finalità è la realizzazione di una costruzione intellettuale di derivazione contabile per la rappresentazione chiara e corretta della realtà aziendale sotto il profilo patrimoniale, finanziario ed economico. Come profilo patrimoniale si intende la contrapposizione tra ATTIVITÀ e PASSIVITÀ PATRIMONIO NETTO. Come profilo economico si intende la contrapposizione tra i COSTI ed i RICAVI. Il profilo finanziario si ricava, invece, dalla lettura dei documenti che compongono il bilancio d esercizio. MODELLO: Il modello del bilancio dell esercizio è un sistema di valori ordinato al calcolo del reddito d esercizio e del derivato capitale di funzionamento. Il bilancio è composto da: - Sottosistema contabile del reddito (Conto Economico). - Sottosistema contabile del patrimonio (Stato Patrimoniale). - Sottosistema integrativo ed esplicativo (Nota Integrativa). Nel sottosistema contabile del reddito (ovvero il Conto Economico) vengono poste le fonti di finanziamento indirette (ovvero i ricavi) e gli impieghi consumati in un certo periodo di tempo (schema obbligatorio di Conto Economico previsto dall art del Codice Civile). Nel sottosistema contabile del patrimonio (ovvero lo Stato Patrimoniale) vengono poste le fonti di finanziamento dirette e gli impieghi esistenti (ovvero quelli non consumati) in un certo istante, ossia quello terminale del periodo di osservazione (schema obbligatorio di Stato Patrimoniale previsto dall art del Codice Civile). Il sottosistema integrativo ed esplicativo (ovvero la Nota Integrativa) integra ed esplicita il contenuto dei prospetti numerico- tabellari dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico (contenuto obbligatorio previsto dall art del Codice Civile). DESTINATARI: I destinatari del bilancio sono tutti coloro che hanno un interesse nei confronti dell impresa (ovvero gli Stakeholders). I destinatari / utilizzatori del bilancio potranno essere: - Interni (soci, amministratori, dipendenti). - Esterni. Il bilancio deve soddisfare le attese minime di informazioni di tutti i soggetti interessati. REGOLE DI REDAZIONE: Le regole di redazione si suddividono in: Regole contabili; sono individuate dalla ragioneria e dall economia aziendale. Principi contabili; sono individuati dalle professioni contabili (nazionali ed internazionali). Norme di legge; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 33

34 sono contenute nel Codice Civile. Norme di legge di carattere tributario. Giurisprudenza. Direttive comunitarie. Regole di autorità di vigilanza e controllo; sono fissate dalla Consob, per le società quotate, e dalla Banca d Italia, per le banche. OBBLIGHI DI LEGGE Il Codice Civile agli articoli 2423 e 2435 bis stabilisce appunto degli obblighi informativi precisi ed in particolare fornisce lo schema della composizione del bilancio e le modalità con cui le singole voci vengano inserite. Si riportano le principali norme Redazione del bilancio. [2423] Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa [disp. att. 111undecies]. Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell esercizio. Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo. Se, in casi eccezionali, l applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile se non in misura corrispondente al valore recuperato. Il bilancio deve essere redatto in unità di euro, senza cifre decimali, ad eccezione della nota integrativa che può essere redatta in migliaia di euro [disp. att. 223undecies, 223octiesdecies] bis. Principi di redazione del bilancio [2423bis]. Nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti principi: 1) la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuazione dell attività, nonché tenendo conto della funzione economica dell elemento dell attivo o del passivo considerato; 2) si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell esercizio; 3) si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell esercizio, indipendentemente dalla data dell incasso o del pagamento; 4) si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo; 5) gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente; 6) i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all altro. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 34

35 Deroghe al principio enunciato nel numero 6) del comma precedente sono consentite in casi eccezionali. La nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico (1) ter. Struttura dello stato patrimoniale e del conto economico. [2423ter] Salve le disposizioni di leggi speciali per le società che esercitano particolari attività, nello stato patrimoniale e nel conto economico devono essere iscritte separatamente, e nell ordine indicato, le voci previste negli articoli 2424 e Le voci precedute da numeri arabi possono essere ulteriormente suddivise, senza eliminazione della voce complessiva e dell importo corrispondente; esse possono essere raggruppate soltanto quando il raggruppamento, a causa del loro importo, è irrilevante ai fini indicati nel secondo comma dell articolo 2423 o quando esso favorisce la chiarezza del bilancio. In questo secondo caso la nota integrativa deve contenere distintamente le voci oggetto di raggruppamento. Devono essere aggiunte altre voci qualora il loro contenuto non sia compreso in alcuna di quelle previste dagli articoli 2424 e Le voci precedute da numeri arabi devono essere adattate quando lo esige la natura dell attività esercitata. Per ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere indicato l importo della voce corrispondente dell esercizio precedente. Se le voci non sono comparabili, quelle relative all esercizio precedente devono essere adattate; la non comparabilità e l adattamento o l impossibilità di questo devono essere segnalati e commentati nella nota integrativa. SONO VIETATI I COMPENSI DI PARTITE Contenuto dello stato patrimoniale. [2424] Lo stato patrimoniale deve essere redatto in conformità al seguente schema. ATTIVO: A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata indicazione della parte già richiamata. B) Immobilizzazioni, con separata indicazione di quelle concesse in locazione finanziaria: I - Immobilizzazioni immateriali: 1) costi di impianto e di ampliamento; 2) costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità; 3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell ingegno; 4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili; 5) avviamento; 6) immobilizzazioni in corso e acconti; 7) altre. Totale. II - Immobilizzazioni materiali: 1) terreni e fabbricati; 2) impianti e macchinario; 3) attrezzature industriali e commerciali; 4) altri beni; 5) immobilizzazioni in corso e acconti. Totale. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 35

36 III - Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione, per ciascuna voce dei crediti, degli importi esigibili entro l esercizio successivo: 1) partecipazioni in: a) imprese controllate; b) imprese collegate; c) imprese controllanti; d) altre imprese; 2) crediti: a) verso imprese controllate; b) verso imprese collegate; c) verso controllanti; d) verso altri; 3) altri titoli; 4) azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale complessivo. Totale. Totale immobilizzazioni (B); C) Attivo circolante: I - Rimanenze: 1) materie prime, sussidiarie e di consumo; 2) prodotti in corso di lavorazione e semilavorati; 3) lavori in corso su ordinazione; 4) prodotti finiti e merci; 5) acconti. Totale. II - Crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l esercizio successivo: 1) verso clienti; 2) verso imprese controllate; 3) verso imprese collegate; 4) verso controllanti; 4bis) crediti tributari; 4ter) imposte anticipate; 5) verso altri. Totale. III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni: 1) partecipazioni in imprese controllate; 2) partecipazioni in imprese collegate; 3) partecipazioni in imprese controllanti; 4) altre partecipazioni; 5) azioni proprie, con indicazioni anche del valore nominale complessivo; 6) altri titoli. Totale. IV - Disponibilità liquide: 1) depositi bancari e postali; 2) assegni; 3) danaro e valori in cassa. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 36

37 Totale. Totale attivo circolante (C). D) Ratei e risconti, con separata indicazione del disaggio su prestiti. PASSIVO: A) Patrimonio netto: I - Capitale. II - Riserva da soprapprezzo delle azioni. III - Riserve di rivalutazione. IV - Riserva legale. V - Riserve statutarie. VI - Riserva per azioni proprie in portafoglio. VII - Altre riserve, distintamente indicate. VIII - Utili (perdite) portati a nuovo. IX - Utile (perdita) dell esercizio. Totale. B) Fondi per rischi e oneri: 1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili; 2) per imposte, anche differite; 3) altri. Totale. C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato. D) Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l esercizio successivo: 1) obbligazioni; 2) obbligazioni convertibili; 3) debiti verso soci per finanziamenti; 4) debiti verso banche; 5) debiti verso altri finanziatori; 6) acconti; 7) debiti verso fornitori; 8) debiti rappresentati da titoli di credito; 9) debiti verso imprese controllate; 10) debiti verso imprese collegate; 11) debiti verso controllanti; 12) debiti tributari; 13) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale; 14) altri debiti. Totale. E) Ratei e risconti, con separata indicazione dell aggio su prestiti. Se un elemento dell attivo o del passivo ricade sotto più voci dello schema, nella nota integrativa deve annotarsi, qualora ciò sia necessario ai fini della comprensione del bilancio, la sua appartenenza anche a voci diverse da quella nella quale è iscritto. In calce allo stato patrimoniale devono risultare le garanzie prestate direttamente o indirettamente, distinguendosi fra fideiussioni, avalli, altre garanzie personali e garanzie reali, ed indicando separatamente, per ciascun tipo, le garanzie prestate a favore di imprese FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 37

38 controllate e collegate, nonché di controllanti e di imprese sottoposte al controllo di queste ultime; devono inoltre risultare gli altri conti d ordine. È fatto salvo quanto disposto dall articolo 2447septies con riferimento ai beni e rapporti giuridici compresi nei patrimoni destinati ad uno specifico affare ai sensi della lettera a) del primo comma dell articolo 2447bis (1) bis. Disposizioni relative a singole voci dello stato patrimoniale. [2424bis] Gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni. Le partecipazioni in altre imprese in misura non inferiore a quelle stabilite dal terzo comma dell articolo 2359 si presumono immobilizzazioni. Gli accantonamenti per rischi ed oneri sono destinati soltanto a coprire perdite o debiti di natura determinata, di esistenza certa o probabile, dei quali tuttavia alla chiusura dell esercizio sono indeterminati o l ammontare o la data di sopravvenienza. Nella voce: «trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato» deve essere indicato l importo calcolato a norma dell articolo Le attività oggetto di contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a termine devono essere iscritte nello stato patrimoniale del venditore. Nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i proventi di competenza dell esercizio esigibili in esercizi successivi, e i costi sostenuti entro la chiusura dell esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi di competenza dell esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, l entità dei quali vari in ragione del tempo (1) Contenuto del conto economico. [2425] Il conto economico deve essere redatto in conformità al seguente schema: A) Valore della produzione: 1) ricavi delle vendite e delle prestazioni; 2) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti; 3) variazioni dei lavori in corso su ordinazione; 4) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni; 5) altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio. Totale. B) Costi della produzione: 6) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci; 7) per servizi; 8) per godimento di beni di terzi; 9) per il personale: a) salari e stipendi; b) oneri sociali; c) trattamento di fine rapporto; d) trattamento di quiescenza e simili; e) altri costi; 10) ammortamenti e svalutazioni: a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 38

39 b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali; c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni; d) svalutazioni dei crediti compresi nell attivo circolante e delle disponibilità liquide; 11) variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci; 12) accantonamenti per rischi; 13) altri accantonamenti; 14) oneri diversi di gestione. Totale. Differenza tra valore e costi della produzione (A - B). C) Proventi e oneri finanziari: 15) proventi da partecipazioni, con separata indicazione di quelli relativi ad imprese controllate e collegate; 16) altri proventi finanziari: a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni, con separata indicazione di quelli da imprese controllate e collegate e di quelli da controllanti; b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni; c) da titoli iscritti nell attivo circolante che non costituiscono partecipazioni; d) proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di quelli da imprese controllate e collegate e di quelli da controllanti; 17) interessi e altri oneri finanziari, con separata indicazione di quelli verso imprese controllate e collegate e verso controllanti; 17bis) utili e perdite su cambi. Totale ( bis). D) Rettifiche di valore di attività finanziarie: 18) rivalutazioni: a) di partecipazioni; b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni; c) di titoli iscritti all attivo circolante che non costituiscono partecipazioni; 19) svalutazioni: a) di partecipazioni; b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni; c) di titoli iscritti nell attivo circolante che non costituiscono partecipazioni. Totale delle rettifiche (18-19). E) Proventi e oneri straordinari: 20) proventi, con separata indicazione delle plusvalenze da alienazioni i cui ricavi non sono iscrivibili al n. 5); 21) oneri, con separata indicazione delle minusvalenze da alienazioni, i cui effetti contabili non sono iscrivibili al n. 14), e delle imposte relative a esercizi precedenti. Totale delle partite straordinarie (20-21). Risultato prima delle imposte (A - B + - C + - D + - E); 22) imposte sul reddito dell esercizio, correnti, differite e anticipate; 23) utile (perdite) dell esercizio (1). 2425bis. Iscrizione dei ricavi, proventi, costi ed oneri. [2425bis] I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri devono essere indicati al netto dei resi, degli sconti, abbuoni e premi, nonché delle imposte direttamente connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 39

40 I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta devono essere determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta. I proventi e gli oneri relativi ad operazioni di compravendita con obbligo di retrocessione a termine, ivi compresa la differenza tra prezzo a termine e prezzo a pronti, devono essere iscritti per le quote di competenza dell esercizio (1). LE PLUSVALENZE DERIVANTI DA OPERAZIONI DI COMPRAVENDITA CON LOCAZIONE FINANZIARIA AL VENDITORE SONO RIPARTITE IN FUNZIONE DELLA DURATA DEL CONTRATTO DI LOCAZIONE (2) Criteri di valutazioni. [2426] Nelle valutazioni devono essere osservati i seguenti criteri: 1) le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di produzione. Nel costo di acquisto si computano anche i costi accessori. Il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto. Può comprendere anche altri costi, per la quota ragionevolmente imputabile al prodotto, relativi al periodo di fabbricazione e fino al momento dal quale il bene può essere utilizzato; con gli stessi criteri possono essere aggiunti gli oneri relativi al finanziamento della fabbricazione, interna o presso terzi; 2) il costo delle immobilizzazioni, materiali e immateriali, la cui utilizzazione è limitata nel tempo deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione. Eventuali modifiche dei criteri di ammortamento e dei coefficienti applicati devono essere motivate nella nota integrativa; 3) l immobilizzazione che, alla data della chiusura dell esercizio, risulti durevolmente di valore inferiore a quello determinato secondo i numeri 1) e 2) deve essere iscritta a tale minore valore; questo non può essere mantenuto nei successivi bilanci se sono venuti meno i motivi della rettifica effettuata. Per le immobilizzazioni consistenti in partecipazioni in imprese controllate o collegate che risultino iscritte per un valore superiore a quello derivante dall applicazione del criterio di valutazione previsto dal successivo numero 4) o, se non vi sia obbligo di redigere il bilancio consolidato, al valore corrispondente alla frazione di patrimonio netto risultante dall ultimo bilancio dell impresa partecipata, la differenza dovrà essere motivata nella nota integrativa; 4) le immobilizzazioni consistenti in partecipazioni in imprese controllate o collegate possono essere valutate, con riferimento ad una o più tra dette imprese, anziché secondo il criterio indicato al numero 1), per un importo pari alla corrispondente frazione del patrimonio netto risultante dall ultimo bilancio delle imprese medesime, detratti i dividendi ed operate le rettifiche richieste dai principi di redazione del bilancio consolidato nonché quelle necessarie per il rispetto dei principi indicati negli articoli 2423 e 2423bis. Quando la partecipazione è iscritta per la prima volta in base al metodo del patrimonio netto, il costo di acquisto superiore al valore corrispondente del patrimonio netto risultante dall ultimo bilancio dell impresa controllata o collegata può essere iscritto nell attivo, purché ne siano indicate le ragioni nella nota integrativa. La differenza, per la parte attribuibile a beni ammortizzabili o all avviamento, deve essere ammortizzata. Negli esercizi successivi le plusvalenze, derivanti dall applicazione del metodo del patrimonio netto, rispetto al valore indicato nel bilancio dell esercizio precedente sono iscritte in una riserva non distribuibile; 5) i costi di impianto e di ampliamento, i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità aventi utilità pluriennale possono essere iscritti nell attivo con il consenso, ove esistente, del collegio sindacale e devono essere ammortizzati entro un periodo non superiore a cinque anni. Fino a FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 40

41 che l ammortamento non è completato possono essere distribuiti dividendi solo se residuano riserve disponibili sufficienti a coprire l ammontare dei costi non ammortizzati; 6) l avviamento può essere iscritto nell attivo con il consenso, ove esistente, del collegio sindacale, se acquisito a titolo oneroso, nei limiti del costo per esso sostenuto e deve essere ammortizzato entro un periodo di cinque anni. È tuttavia consentito ammortizzare sistematicamente l avviamento in un periodo limitato di durata superiore, purché esso non superi la durata per l utilizzazione di questo attivo e ne sia data adeguata motivazione nella nota integrativa; 7) il disaggio su prestiti deve essere iscritto nell attivo e ammortizzato in ogni esercizio per il periodo di durata del prestito; 8) i crediti devono essere iscritti secondo il valore presumibile di realizzazione; 8bis) le attività e le passività in valuta, ad eccezione delle immobilizzazioni, devono essere iscritte al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell esercizio ed i relativi utili e perdite su cambi devono essere imputati al conto economico e l eventuale utile netto deve essere accantonato in apposita riserva non distribuibile fino al realizzo. Le immobilizzazioni materiali, immateriali e quelle finanziarie, costituite da partecipazioni, rilevate al costo (1) in valuta devono essere iscritte al tasso di cambio al momento del loro acquisto o a quello inferiore alla data di chiusura dell esercizio se la riduzione debba giudicarsi durevole; 9) le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore di realizzazione desumibile dall andamento del mercato, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi. I costi di distribuzione non possono essere computati nel costo di produzione; 10) il costo dei beni fungibili può essere calcolato col metodo della media ponderata o con quelli: «primo entrato, primo uscito» o: «ultimo entrato, primo uscito»; se il valore così ottenuto differisce in misura apprezzabile dai costi correnti alla chiusura dell esercizio, la differenza deve essere indicata, per categoria di beni, nella nota integrativa; 11) i lavori in corso su ordinazione possono essere iscritti sulla base dei corrispettivi contrattuali maturati con ragionevole certezza; 12) le attrezzature industriali e commerciali, le materie prime, sussidiarie e di consumo, possono essere iscritte nell attivo ad un valore costante qualora siano costantemente rinnovate, e complessivamente di scarsa importanza in rapporto all attivo di bilancio, sempreché non si abbiano variazioni sensibili nella loro entità, valore e composizione (2) Contenuto della nota integrativa. [2427] La nota integrativa deve indicare, oltre a quanto stabilito da altre disposizioni (1): 1) i criteri applicati nella valutazione delle voci del bilancio, nelle rettifiche di valore e nella conversione dei valori non espressi all origine in moneta avente corso legale nello Stato; 2) i movimenti delle immobilizzazioni, specificando per ciascuna voce: il costo; le precedenti rivalutazioni, ammortamenti e svalutazioni; le acquisizioni, gli spostamenti da una ad altra voce, le alienazioni avvenuti nell esercizio; le rivalutazioni, gli ammortamenti e le svalutazioni effettuati nell esercizio; il totale delle rivalutazioni riguardanti le immobilizzazioni esistenti alla chiusura dell esercizio; 3) la composizione delle voci: «costi di impianto e di ampliamento» e: «costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità», nonché le ragioni della iscrizione ed i rispettivi criteri di ammortamento; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 41

42 3bis) la misura e le motivazioni delle riduzioni di valore applicate alle immobilizzazioni materiali e (2) immateriali [di durata indeterminata] (2), facendo a tal fine esplicito riferimento al loro concorso alla futura produzione di risultati economici, alla loro prevedibile durata utile e, per quanto rilevante (2), al loro valore di mercato, segnalando altresì le differenze rispetto a quelle operate negli esercizi precedenti ed evidenziando la loro influenza sui risultati economici dell esercizio *e sugli indicatori di redditività di cui sia stata data comunicazione] (2) (3); 4) le variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci dell attivo e del passivo; in particolare, per le voci del patrimonio netto, per i fondi e per il trattamento di fine rapporto, la formazione e le utilizzazioni; 5) l elenco delle partecipazioni, possedute direttamente o per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, in imprese controllate e collegate, indicando per ciascuna la denominazione, la sede, il capitale, l importo del patrimonio netto, l utile o la perdita dell ultimo esercizio, la quota posseduta e il valore attribuito in bilancio o il corrispondente credito; 6) distintamente per ciascuna voce, l ammontare dei crediti e dei debiti di durata residua superiore a cinque anni, e dei debiti assistiti da garanzie reali su beni sociali, con specifica indicazione della natura delle garanzie e con specifica ripartizione secondo le aree geografiche (3); 6bis) eventuali effetti significativi delle variazioni nei cambi valutari verificatesi successivamente alla chiusura dell esercizio (4); 6ter) distintamente per ciascuna voce, l ammontare dei crediti e dei debiti relativi ad operazioni che prevedono l obbligo per l acquirente di retrocessione a termine (5); 7) la composizione delle voci «ratei e risconti attivi» e «ratei e risconti passivi» e della voce «altri fondi» dello stato patrimoniale, quando il loro ammontare sia apprezzabile, nonché la composizione della voce «altre riserve». 7bis) le voci di patrimonio netto devono essere analiticamente indicate, con specificazione in appositi prospetti della loro origine, possibilità di utilizzazione e distribuibilità, nonché della loro avvenuta utilizzazione nei precedenti esercizi (6); 8) l ammontare degli oneri finanziari imputati nell esercizio ai valori iscritti nell attivo dello stato patrimoniale, distintamente per ogni voce; 9) gli impegni non risultanti dallo stato patrimoniale; le notizie sulla composizione e natura di tali impegni e dei conti d ordine, la cui conoscenza sia utile per valutare la situazione patrimoniale e finanziaria della società, specificando quelli relativi a imprese controllate, collegate, controllanti e a imprese sottoposte al controllo di queste ultime; 10) se significativa, la ripartizione dei ricavi delle vendite e delle prestazioni secondo categorie di attività e secondo aree geografiche; 11) l ammontare dei proventi da partecipazioni, indicati nell articolo 2425, numero 15), diversi dai dividendi; 12) la suddivisione degli interessi ed altri oneri finanziari, indicati nell articolo 2425, n. 17), relativi a prestiti obbligazionari, a debiti verso banche, e altri; 13) la composizione delle voci: «proventi straordinari» e: «oneri straordinari» del conto economico, quando il loro ammontare sia apprezzabile; 14) un apposito prospetto contenente (7): a) la descrizione delle differenze temporanee che hanno comportato la rilevazione di imposte differite e anticipate, specificando l aliquota applicata e le variazioni rispetto FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 42

43 all esercizio precedente, gli importi accreditati o addebitati a conto economico oppure a patrimonio netto, le voci escluse dal computo e le relative motivazioni; b) l ammontare delle imposte anticipate contabilizzato in bilancio attinenti a perdite dell esercizio o di esercizi precedenti e le motivazioni dell iscrizione, l ammontare non ancora contabilizzato e le motivazioni della mancata iscrizione; 15) il numero medio dei dipendenti, ripartito per categoria; 16) l ammontare dei compensi spettanti agli amministratori ed ai sindaci, cumulativamente per ciascuna categoria; 17) il numero e il valore nominale di ciascuna categoria di azioni della società e il numero e il valore nominale delle nuove azioni della società sottoscritte durante l esercizio; 18) le azioni di godimento, le obbligazioni convertibili in azioni e i titoli o valori simili emessi dalla società, specificando il loro numero e i diritti che essi attribuiscono; 19) il numero e le caratteristiche degli altri strumenti finanziari emessi dalla società, con l indicazione dei diritti patrimoniali e partecipativi che conferiscono e delle principali caratteristiche delle operazioni relative; 19bis) i finanziamenti effettuati dai soci alla società, ripartiti per scadenze e con la separata indicazione di quelli con clausola di postergazione rispetto agli altri creditori; 20) i dati richiesti dal terzo comma dell articolo 2447septies con riferimento ai patrimoni destinati ad uno specifico affare ai sensi della lettera a) del primo comma dell articolo 2447bis; 21) i dati richiesti dall articolo 2447decies, ottavo comma; 22) le operazioni di locazione finanziaria che comportano il trasferimento al locatario della parte prevalente dei rischi e dei benefici inerenti ai beni che ne costituiscono oggetto, sulla base di un apposito prospetto dal quale risulti il valore attuale delle rate di canone non scadute quale determinato utilizzando tassi di interesse pari all onere finanziario effettivo inerenti i singoli contratti, l onere finanziario effettivo attribuibile ad essi e riferibile all esercizio, l ammontare complessivo al quale i beni oggetto di locazione sarebbero stati iscritti alla data di chiusura dell esercizio qualora fossero stati considerati immobilizzazioni, con separata indicazione di ammortamenti, rettifiche e riprese di valore che sarebbero stati inerenti all esercizio (8) (9). 2427bis. Informazioni relative al valore equo «fair value» degli strumenti finanziari Nella nota integrativa sono indicati: 1) per ciascuna categoria di strumenti finanziari derivati: a) il loro fair value; b) informazioni sulla loro entità e sulla loro natura; 2) per le immobilizzazioni finanziarie iscritte a un valore superiore al loro fair value, con esclusione delle partecipazioni in società controllate e collegate ai sensi dell articolo 2359 e delle partecipazioni in joint venture: a) il valore contabile e il fair value delle singole attività, o di appropriati raggruppamenti di tali attività; b) i motivi per i quali il valore contabile non è stato ridotto, inclusa la natura degli elementi sostanziali sui quali si basa il convincimento che tale valore possa essere recuperato. 2. Ai fini dell applicazione delle disposizioni del comma 1, sono considerati strumenti finanziari derivati anche quelli collegati a merci che conferiscono all una o all altra parte contraente il diritto di procedere alla liquidazione del contratto per contanti o mediante altri strumenti FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 43

44 finanziari, ad eccezione del caso in cui si verifichino contemporaneamente le seguenti condizioni: a) il contratto sia stato concluso e sia mantenuto per soddisfare le esigenze previste dalla società che redige il bilancio di acquisto, di vendita o di utilizzo delle merci; b) il contratto sia stato destinato a tale scopo fin dalla sua conclusione; c) si prevede che il contratto sia eseguito mediante consegna della merce. 3. Il fair value è determinato con riferimento: a) al valore di mercato, per gli strumenti finanziari per i quali è possibile individuare facilmente un mercato attivo; qualora il valore di mercato non sia facilmente individuabile per uno strumento, ma possa essere individuato per i suoi componenti o per uno strumento analogo, il valore di mercato può essere derivato da quello dei componenti o dello strumento analogo; b) al valore che risulta da modelli e tecniche di valutazione generalmente accettati, per gli strumenti per i quali non sia possibile individuare facilmente un mercato attivo; tali modelli e tecniche di valutazione devono assicurare una ragionevole approssimazione al valore di mercato. 4. Il fair value non è determinato se l applicazione dei criteri indicati al comma precedente non dà un risultato attendibile. 5. Ai fini dell applicazione del presente articolo e dell articolo 2428, comma 2, numero 6bis) per la definizione di strumento finanziario, di strumento finanziario derivato, di fair value e di modello e tecnica di valutazione generalmente accettato, si fa riferimento ai principi contabili riconosciuti in ambito internazionale e compatibili con la disciplina in materia dell Unione europea Relazione sulla gestione. [2428] Il bilancio deve essere corredato da una relazione degli amministratori sulla situazione della società e sull andamento della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui essa ha operato, anche attraverso imprese controllate, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti. Dalla relazione devono in ogni caso risultare: 1) le attività di ricerca e di sviluppo; 2) i rapporti con imprese controllate, collegate, controllanti e imprese sottoposte al controllo di queste ultime; 3) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti possedute dalla società, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l indicazione della parte di capitale corrispondente; 4) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti acquistate o alienate dalla società, nel corso dell esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l indicazione della corrispondente parte di capitale, dei corrispettivi e dei motivi degli acquisti e delle alienazioni; 5) i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell esercizio; 6) l evoluzione prevedibile della gestione. 6bis) in relazione all uso da parte della società di strumenti finanziari e se rilevanti per la valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell esercizio: a) gli obiettivi e le politiche della società in materia di gestione del rischio finanziario, compresa la politica di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 44

45 b) l esposizione della società al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di variazione dei flussi finanziari (1). Entro tre mesi dalla fine del primo semestre dell esercizio gli amministratori delle società con azioni quotate in mercati regolamentati devono trasmettere al collegio sindacale una relazione sull andamento della gestione, redatta secondo i criteri stabiliti dalla Commissione nazionale per le società e la borsa con regolamento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. La relazione deve essere pubblicata nei modi e nei termini stabiliti dalla Commissione stessa con il regolamento anzidetto. Dalla relazione deve inoltre risultare l elenco delle sedi secondarie della società (2) Relazione dei sindaci e deposito del bilancio. [2429] Il bilancio deve essere comunicato dagli amministratori al collegio sindacale, con la relazione, almeno trenta giorni prima di quello fissato per l assemblea che deve discuterlo. Il collegio sindacale deve riferire all assemblea sui risultati dell esercizio sociale e sull attività svolta nell adempimento dei propri doveri, e fare le osservazioni e le proposte in ordine al bilancio e alla sua approvazione, con particolare riferimento all esercizio della deroga di cui all articolo 2423, quarto comma. Analoga relazione è predisposta dal soggetto incaricato del controllo contabile. Il bilancio, con le copie integrali dell ultimo bilancio delle società controllate e un prospetto riepilogativo dei datti essenziali dell ultimo bilancio delle società collegate, deve restare depositato in copia nella sede della società, insieme con le relazioni degli amministratori, dei sindaci e del soggetto incaricato del controllo contabile, durante i quindici giorni che precedono l assemblea, e finché sia approvato. I soci possono prenderne visione. Il deposito delle copie dell ultimo bilancio delle società controllate prescritto dal comma precedente può essere sostituito, per quelle incluse nel consolidamento, dal deposito di un prospetto riepilogativo dei dati essenziali dell ultimo bilancio delle medesime (1). 2435bis. Bilancio in forma abbreviata. [2435bis] Le società, che non abbiano emesso titoli negoziati in mercati regolamentati, possono redigere il bilancio in forma abbreviata quando, nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiano superato due dei seguenti limiti: 1) totale dell attivo dello stato patrimoniale: euro; 2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: euro; 3) dipendenti occupati in media durante l esercizio: 50 unità. Nel bilancio in forma abbreviata lo stato patrimoniale comprende solo le voci contrassegnate nell articolo 2424 con lettere maiuscole e con numeri romani; le voci A e D dell attivo possono essere comprese nella voce CII; dalle voci BI e BII dell attivo devono essere detratti in forma esplicita gli ammortamenti e le svalutazioni; la voce E del passivo può essere compresa nella voce D; nelle voci CII dell attivo e D del passivo devono essere separatamente indicati i crediti e i debiti esigibili oltre l esercizio successivo. Nel conto economico del bilancio in forma abbreviata le seguenti voci previste dall articolo 2425 possono essere tra loro raggruppate: voci A2 e A3 voci B9(c), B9(d), B9(e) voci B10(a), B10(b),B10(c) voci C16(b) e C16(c) voci D18(a), D18(b), D18(c) FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 45

46 voci D19(a), D19(b), D19(c) Nel conto economico del bilancio in forma abbreviata nella voce E20 non è richiesta la separata indicazione delle plusvalenze e nella voce E21 non è richiesta la separata indicazione delle minusvalenze e delle imposte relative a esercizi precedenti. Nella nota integrativa sono omesse le indicazioni richieste dal numero 10 dell articolo 2426 e dai numeri 2), 3), 7), 9), 10), 12), 13), 14), 15), 16) e 17) dell articolo 2427 e dal numero 1) del comma 1 dell articolo 2427bis (1); le indicazioni richieste dal numero 6) dell articolo 2427 sono riferite all importo globale dei debiti iscritti in bilancio. Qualora le società indicate nel primo comma forniscano nella nota integrativa le informazioni richieste dai numeri 3) e 4) dell articolo 2428, esse sono esonerate dalla redazione della relazione sulla gestione. Le società che a norma del presente articolo redigono il bilancio in forma abbreviata devono redigerlo in forma ordinaria quando per il secondo esercizio consecutivo abbiano superato due dei limiti indicati nel primo comma (2). DOCUMENTI CHE COMPONGONO IL BILANCIO stato patrimoniale: indica il saldo delle componenti attive e passive del patrimonio della società. conto economico (profitti e perdite): indica i ricavi e i costi sostenuti dalla società nel corso dell anno e per differenza, l utile o la perdita d esercizio. nota integrativa: atta a fornire spiegazioni e informazioni sui dati del bilancio. relazione SULLA GESTIONE: evidenzia la politica gestionale della societa relazione del collegio sindacale. ove prevista, testimonia l applicazione dei corretti principi contabili al bilancio RENDICONTO FINANZIARIO se previsto FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 46

47 STRUTTURA OBBLIGATORIA DELLO STATO PATRIMONIALE (ART DEL CODICE CIVILE): MACROCLASSe ATTIVO A) CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI. B) IMMOBILIZZAZIONI. I) Imm. Immateriali. II) Imm. Materiali. III) Imm. Finanziarie. PATRIMONIO NETTO E PASSIVITA PATRIMONIO NETTO. I) Capitale sociale. II)..VII) Riserve. VIII) Utili (Perdite) portati a nuovo. IX) Utile (Perdita) dell esercizio. B) FONDI PER RISCHI E ONERI. categoria C) ATTIVO CIRCOLANTE. I) Rimanenze. II) Crediti. III) Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni. IV) Disponibilità liquide. C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO. D) DEBITI. D) RATEI E RISCONTI ATTIVI E) RATEI E RISCONTI PASSIVI.. TOTALE ATTIVO TOTALE A PAREGGIO FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 47

48 Le immobilizzazioni sono tutti quegli investimenti che hanno una durata superiore ad un esercizio. Esempi di immobilizzazioni immateriali sono: costi di ricerca e di pubblicità (sito web), concessioni, licenze, marchi, avviamento Esempi di immobilizzazioni materiali sono: terreni, fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature varie Esempi di immobilizzazioni finanziarie sono: partecipazioni, crediti In genere le immobilizzazioni non si possono rivalutare; perché ciò avvenga sono necessari dei decreti legislativi. Come attivo circolante si definiscono quegli elementi attivi del patrimonio aziendale che si prevede di liquidare durante l esercizio successivo. Come riserve si definisce l utile non distribuito tra soci della società. Come utili (o perdite) portate a nuovo si intendono gli utili (o le perdite) dell esercizio precedente. Come utili (o perdite) dell esercizio di intendono gli utili (o le perdite) dell esercizio appena trascorso. Nel caso in cui vi sia una causa pendente (una richiesta per danni pari a 50) al termine dell esercizio si potranno avere due casi: - Perdita sicura Andrà scritto in bilancio un debito pari a Perdita incerta Andrà segnato 50 nel fondo per rischi e oneri. Il trattamento di fine rapporto (voce presente solo in Italia) o TFR è una remunerazione differita accordata ai lavoratori dipendenti. I debiti possono essere verso banche, fornitori, finanziatori, erario L avviamento fa parte delle immobilizzazioni immateriali e rappresenta gli utili che chi vende, per esempio, un immobile vuole vedersi riconosciuti. Le rimanenze sono uno degli indicatori dello stato di un impresa; se sono molto alte sono uno dei segnali che indicano che l impresa si trova in un momento di crisi, un impresa che avrà molto magazzino avrà anche molti debiti dovendo pagare le materie prime, il personale per cui non incassando potrebbe trovarsi in difficoltà. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 48

49 GRANDEZZE DEL CONTO ECONOMICO: IMPIEGHI CONSUMATI Investimenti in fattori produttivi consumati (costi). TOTALE IMPIEGHI CONSUMATI = FONTI CONSUMATE Produzioni ottenute e vendute (ricavi). TOTALE FONTI CONSUMATE STRUTTURA OBBLIGATORIA DEL CONTO ECONOMICO (ART DEL CODICE CIVILE) : Il struttura del conto economico è di forma scalare a risultati intermedi. A) VALORE DELLA PRODUZIONE 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni. 2) Variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione. 3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione. 4) Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni. 5) Altri ricavi e proventi B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Per materie prime, sussidiarie e di merci. 7) Per servizi. 8) Per godimento di beni di terzi. 9) Per il personale. 10) Ammortamenti e svalutazioni. 11) Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci. 12) Accantonamenti per rischi. 13) Altri accantonamenti. 14) Oneri diversi di gestione. DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE (A B) = REDDITO OPERATIVO C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 15) Proventi da partecipazioni. 16) Altri proventi finanziari. 17) Interessi e altri oneri finanziari. D) RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA FINANZIARIE 18) Rivalutazioni. 19) Svalutazioni. E) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI 20) Proventi 21) Oneri RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A B + C + D + E) 22) Imposte sul reddito dell esercizio. 23) UTILE (PERDITA) DELL ESERCIZIO = REDDITO NETTO = RISULTATO NETTO Nell analisi del conto economico di una società un primo indicatore della sua situazione economica è la differenza tra il valore e costi della produzione (A B); nel caso fosse negativo vorrebbe dire che l impresa non riesce, con i suoi ricavi, a far fronte ai costi. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 49

50 I terreni di norma non vengono ammortizzati in quanto si suppone che non perdano valore con il passare del tempo Ogni volta che il costo di un immobilizzazione è inferiore al prezzo di mercato, nel bilancio, andrà indicato il prezzo di mercato. Le imposte vengono pagate a rate; gli acconti si basano sull utile dell esercizio precedente mentre il saldo viene fatto dopo l approvazione del bilancio dell esercizio appena concluso. Variazioni delle rimanenze di Prodotti Finiti (voci A2 e A3) = Rimanenze Finali Rimanenze Iniziali. Variazioni delle rimanenze di Materie Prime (voce B11) = Rimanenze Iniziali Rimanenze Finali. L utile ricavato dalla vendita di un prodotto è dato dalla differenza tra: (PREZZO DI VENDITA PREZZO DI ACQUISTO DELLE MATERIE PRIME) COSTI DI PRODUZIONE I sindaci di una società sono interni alla società stessa e sono responsabili della verità e della correttezza di quanto viene scritto nel bilancio. I revisori di una società possono anche essere esterni alla società e controllano la regolare tenuta della contabilità sociale di società per azioni e della sua attendibilità. Il bilancio deve essere approvato dal soggetto giuridico entro 4 mesi dalla chiusura dell esercizio. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 50

51 RIEPILOGO DI CONCETTI DI CARATTERE AZIENDALE GESTIONE MONETARIA: La gestione monetaria è quell aspetto della gestione caratterizzato dal Cash Flow. Il Cash Flow è un criterio che serve per trovare un collegamento tra le uscite monetarie e le entrate monetarie. Si vuole quindi valutare l equilibrio monetario di un azienda. Se vi è un Cash Flow negativo vi sarà una perdita e questo potrebbe portare al fallimento dell azienda. Un mastrino è una tabella in cui vengono contrapposti i costi ed i ricavi dell azienda all interno di un Ciclo Produttivo. Nel caso di un taxista il mastrino sarebbe di questo tipo: Costi Autovettura benzina Bollo Ricavi Utile 100 Un ricavo si ha quando vi è un incasso, incasso che può essere monetario o a titolo di credito. Un entrata si ha quando viene reso liquido il ricavo. L utile (o reddito d esercizio, o margine) è la conseguenza dello scopo di lucro dell impresa. E dato dalla differenza tra Ricavi e Costi. L utile è ottenuto dall azienda impiegando le sue risorse. Come risorsa si intende un finanziamento che viene investito per l acquisto di beni durevoli e non durevoli. All interno del mastrino l utile viene posto dalla parte dei costi per avere un equilibrio tra le due parti. Il patrimonio di un impresa può avere delle variazioni economiche o delle variazioni numerarie. Come variazioni economiche si intendono i costi ed i ricavi. I costi, numerariamente parlando, sono rappresentati da uscite monetarie (variazione numeraria certa) o dai debiti (variazione numeraria assimilata). I ricavi, numerariamente parlando, sono rappresentati dalle entrate monetarie (variazione numeraria certa) o dai crediti (variazione numeraria assimilata). Nell ambito del capitale è possibile distinguere il patrimonio numerario, questo è composto da: - Contante in cassa. - Crediti numerari (crediti temporanei in attesa di un entrata in cassa). FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 51

52 - Debiti numerari (debiti temporanei in attesa di un uscita di cassa). Il patrimonio numerario subisce delle variazioni numerarie per effetto delle operazioni economiche che riassorbono sia le operazioni finanziarie (variazione dei debiti e dei crediti), sia le variazioni monetarie (variazioni di cassa). Le variazioni numerarie possono essere: - Variazioni numerarie certe; variazioni monetarie; variazione del contante in cassa. - Variazioni numerarie assimilate; variazioni finanziarie relative a crediti e debiti espressi nella moneta di conto (Euro). - Variazioni numerarie presunte; variazioni finanziarie espresse in valuta estera da convertire alla fine dell anno nella valuta di conto. Le variazioni numerarie assimilate e presunte devono diventare certe il più presto possibile attraverso l incasso. CICLO MONETARIO: Finanziamenti Investimenti Disinvestimenti Rimborsi Flussi di entrate Flussi di uscite Flussi di entrate Flussi di uscite Cash Flow Negativo Cash Flow Cash Flow Positivo Il Cash Flow rappresenta la liquidità creata o distribuita ed è dato dalla somma tra: Finanziamenti + Investimenti + Disinvestimenti + Rimborsi. Il Cash Flow, come si può facilmente intuire, è influenzato dalle variazioni numerarie certe. Un Cash Flow positivo permetterà all impresa di rimborsare i finanziamenti ottenuti, di pagare gli interessi relativi e di distribuire i dividenti relativi al capitale di rischio. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 52

53 Se il Cash Flow è negativo, invece, vorrà dire che ci sono state più uscite che entrate monetarie. L impresa avrà quindi bisogno di ulteriori finanziamenti per reiniziare il ciclo produttivo. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 53

54 Il ciclo monetario può essere riassunto così: Entrate - Fonti Ciclo di gestione Uscite Investimenti Impieghi Vendita Ricavo Disinvestimento (Fase monetaria) Investimenti Fonte di liquidità Finanziamenti Rimborsi Variazioni numerarie: monetarie e finanziarie Natura operazione Operazioni di gestione straordinaria o extragestione Operazioni economiche Operazioni di gestione ordinaria esterna Aspetto Aspetto economico Aspetto finanziario monetario Tipologia di valutazione Variazioni numerarie Certe Assimilate Presunte Quantità d azienda Cash Flow Fonti e Impieghi = Capitale FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 54

55 Come operazioni di gestione straordinaria o extragestione si intendono quelle operazioni che non necessariamente generano un operazione economica. Ne sono un esempio:, la trasformazione, la fusione, la scissione/scorporo e la liquidazione. Come operazioni di gestione ordinaria esterna si intendono tutte quelle operazioni economiche che hanno un peso nel Cash Flow. Ne sono un esempio: i finanziamenti, gli investimenti, i disinvestimenti, le remunerazioni ed i rimborsi. L aspetto economico è quell aspetto della gestione aziendale che riguarda le cause che provocano le variazioni monetarie o finanziarie nelle operazioni economiche. L aspetto finanziario monetario riguarda i pagamenti e gli incassi effettuati da un azienda. Partita doppia / sistema del reddito: Metodo usato per rilevare le variazioni numerarie e non numerarie di un azienda man mano che queste si verificano, in modo da poter redigere un bilancio alla fine dell anno. Le società di capitali hanno l obbligo della redazione del bilancio che dovrà essere depositato presso la Camera di Commercio al fine di rendere i dati ivi contenuti pubblici e messi a disposizione dei terzi. ANALISI DELLA GESTIONE AZIENDALE: La gestione aziendale riguarda quel complesso di operazioni aziendali, tra loro coordinate, poste in essere per il raggiungimento dei fini aziendali. - Analisi della gestione sotto l aspetto finanziario ed economico ASPETTO FINANZIARIO (Asp. Originario) Entrate / Uscite (Immediate o Differite) Manifestazione numeraria: possibilità di valutare monetariamente la variazione. Sorgere di un debito / credito verso un terzo. Entrata / uscita monetaria. ASPETTO ECONOMICO (Asp. Derivato) Ricavi / Costi Sostenimento di un onere per l acquisizione di un fattore della produzione. In un sistema di rilevazione contabile per ogni operazione di gestione vanno rilevati sia gli aspetti finanziari che quelli economici. - Analisi della gestione sotto l aspetto oggettivo o soggettivo ASPETTO OGGETTIVO ASPETTO SOGGETTIVO Quali operazioni porre in essere per raggiungere il fine aziendale. - Analisi della gestione sotto l aspetto temporale OPERAZIONE DI COSTITUZIONE Come sono intraprese. OPERAZIONI CONTINUATIVE OPERAZIONE DI CESSAZIONE - Costituzione. - Acquisizione risorse. - Acquisizione risorse. - Approvvigionamento dei fattori produttivi. - Pagamento fornitori. - Vendite output. - Realizzo crediti. - Liquidazione beni. - Estinzione passività. - Ripartizione del residuo. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 55

56 L operazione di cessazione può essere volontaria o forzata. SISTEMA DEI VALORI DI BILANCIO: IMPIEGHI FONTI In essere in un determinato istante. STATO PATRIMONIALE ATTIVITA Attività immobilizzate. Attività correnti o circolanti. Fonti di finanziamento di terzi = PASSIVITA Fonti di finanziamento proprio = PATRIMONIO NETTO (cap. sociale + utili non distribuiti o perdite non coperte). Debiti veri e propri, componenti del patrimonio netto, fonti per rischi e oneri. Consumati in certo periodo di tempo. CONTO ECONOMICO COSTI DI ESERCIZIO UTILE di Esercizio (se Impieghi consumati < Fonti consumate) RICAVI DI ESERCIZIO PERDITA di Esercizio (se Impieghi consumati > Fonti consumate) GRANDEZZE DELLO STATO PATRIMONIALE: IMPIEGHI IN ESSERE Investimenti in fattori produttivi non esauriti. Produzioni in corso non ultimate. Produzioni ultimate non vendute (magazzino prodotti finiti). Produzioni ultimate e vendute ma non incassate (crediti verso clienti) Denaro in cassa o depositato in c/c TOTALE IMPIEGHI IN ESSERE FONTI IN ESSERE Finanziamenti di soci ottenuti e non restituiti. Finanziamenti di terzi ottenuti e non restituiti. Investimenti non ancora pagati (debiti verso fornitori. TOTALE FONTI IN ESSERE = FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 56

57 ESERCIZIO SVOLTO 1) Nel corso di un anno un impresa paga ad un dipendente 12 stipendi: variazioni numerarie: 24 (ogni mese vi sarà un debito verso il dipendente e un pagamento di quel debito). variazioni non numerarie: 12 Per ogni operazione di gestione andranno fatti i mastrini relativi alle variazioni numerarie e non numerarie connesse a quell operazione. Valori non numerari Dare Costi Avere Ricavi + Entrate Attività Crediti Valori numerari - Uscite Passività Debiti Nel caso del pagamento degli stipendi si avrà una situazione di questo tipo: a) Formazione di un debito verso il dipendente: Debito verso il dipendente. Costo dipendente b) Pagamento del debito: Debito verso il dipendente. Banca = FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 57

58 esempio 2) Acquisto materie prime. Prima fase registro costo e debito vs fornitore Seconda fase pagamento fornitore tramite banca Acquisto materie prime Pagamento debito Sezionale debiti fornitori Conti non numerari (costi) Banca ) Bolletta telefonica. Debito verso Telecom Pagamento debito Sezionale debiti Conti non numerari Banca ) Finanziamento bancario di 300 e successivo rimborso di 150. Finanziamento bancario di 300 Rimborso finanziamento di 150 Sezionale debiti In questo caso non vi sono variazioni non numerarie. Banca = 150 = ) Vendita merci per 100 e successivo incasso. Crediti verso clienti Conti non numerari Banca Vendita Incasso FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 58

59 Un contratto preliminare non dà origine né a variazioni numerarie né a variazioni non numerarie. Lo stato patrimoniale riassume tutte le variazioni numerarie avvenute durante l anno trascorso. Il conto economico è suddiviso in due parti; nella prima si trova la somma di tutti i sezionali in dare mentre, nella seconda, si trova la somma di tutti i sezionali in avere (ovvero i ricavi). Nella maggior parte dei casi si ha una situazione del genere: Variazione non numeraria. Variazione numeraria assimilata. Variazione numeraria certa. Ne è un esempio l acquisto di una materia prima; all inizio si ha l acquisizione del fattore produttivo (variazione non numeraria) a cui segue un debito verso il fornitore (variazione numeraria assimilata) a cui segue il pagamento del fattore produttivo (variazione numeraria certa). Un impresa ha la proprietà di un fattore produttivo (es. una materia prima) a partire da un certo momento, concordato con il fornitore; in genere ciò avviene quando la società entra in possesso del materiale. Nel momento in cui la società ha la proprietà sorgono i costi e nasce il debito verso il fornitore. Il Principio di competenza fa sì che tutte le variazioni non numerarie (costi e ricavi) di un esercizio (ovvero di un anno) confluiscano tutte in un unico conto economico. Esercizio svolto Anche nel caso in cui una bolletta relativa ad un periodo compreso tra 01/01 e 31/01 arrivasse nel mese di febbraio le variazioni (numerarie e non numerarie) relative alla nascita del debito con la Telecom andrebbero comunque registrate nel mese di gennaio. I fattori produttivi possono essere di due tipi: - Fattori produttivi a lento utilizzo. Fattori produttivi a veloce utilizzo. I fattori produttivi a lento utilizzo sono quei fattori produttivi che durano per più di un anno. Danno origine ad una attività di bilancio e ad un costo (variazione non numeraria) relativo alla quota di ammortamento (uso annuale). I fattori produttivi a veloce utilizzo sono fattori produttivi annuali. Danno origine solo ad un costo dell esercizio. Il personale può essere collocato in questa categoria. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 59

60 Fattori produttivi Pluriennali Annuali Impiegati nelle Attività Ricavo Variazione non numeraria. Ricavo Servizio Prodotto Credito Variazione numeraria. I beni a lungo termine vengono ammortizzati in un certo numero di anni e quindi non vengono registrati una volta sola nel bilancio d esercizio della società. In realtà il primo anno avrò il pagamento (esborso numerario o creazione di un debito) mentre gli anni successivi avrò la possibilità di considerare come costo una quota convenzionale di uso, perdita del valore del bene che viene detta ammortamento Un auto, per un taxista, è un immobilizzazione materiale (attività di bilancio) e non incide completamente sul conto economico. 1 Anno: Var. num. pluriennale Var. non numeraria Banca Acquisto auto Ammortamento auto 100 = Anno: Var. num. pluriennale Var. non numeraria Ammortamento auto FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 60

61 = Ricapitolando: Capitale di terzi (Capitale di debito) Fonti di Finanziamento Capitale di rischio Var. numerarie (debito verso banca, liquidità) Var. non numerarie Fattori Produttivi Dividendi (No è oneroso di interessi) Debito (Var. numeraria assimilata) Var. non numeraria Costo (interessi passivi) Pluriennale Acquisizione Costo Non Pluriennale (Annuale) Debito (Var. numeraria assimilata) Ciclo di Produzione Var. non numeraria Magazzino Prodotto Ricavi Servizio Credito Var. non numeraria Credito In questo ciclo sono presenti soltanto variazioni non numerarie e variazioni numerarie assimilate; non c è stata nessuna variazione monetaria. Il reddito dell esercizio è dato dalla differenza tra i ricavi ottenuti per effetto dell impiego del capitale ed i costi relativi ai fattori produttivi annuali e si chiama utile (valore positivo) e perdita (valore negativo). REDDITO DELL ESERCIZIO = RICAVI ANNO COSTI ANNO FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 61

62 Il reddito dell esercizio caratterizza lo scopo di lucro; si tratta infatti di quell utile / perdita che controbilancia le attività e le passività. I costi relativi all esercizio comprendono i costi annuali di quell esercizio e l ammortamento dei costi pluriennali (Costi pluriennali / durata prevista dell investimento pluriennale). Il capitale è definito come l insieme delle variazioni numerarie che si originano come conseguenza dell impiego / investimento delle fonti di finanziamento. Un fattore produttivo pluriennale può essere valutato sostanzialmente sotto due punti di vista: Contabile. Economico. La valutazione contabile di un fattore economico tiene conto dell ammortamento; si tratta quindi di una valutazione del valore effettivo del bene, rispetto al prezzo di acquisto. La valutazione economica viene fatta, invece, in base al valore di mercato del bene; al momento della valutazione viene fatta una perizia che tiene conto di tutti i fattori che potrebbero aver fatto svalutare o rivalutare il bene. ESERCIZIO SVOLTO Costituzione di una società e scrittura del bilancio. In data 28/12/2007 viene costituita una società, da parte di due persone fisiche (PF1 e PF2). La tipologia di società scelta è la srl, ed il fine è la commercializzazione di scarpe da tennis (si tratta quindi di una società commerciale). Il capitale sociale è costituito da 2 quote dal valore nominale di l una. Il primo fatto di gestione è la costituzione della società. I due soci vanno quindi da un notaio per la costituzione della società. Dal notaio dovranno versare un minimo di (pari ai 3/10 del capitale sociale). Se verseranno soltanto sorgerà un credito della società verso i soci pari a Se invece vengono versati subito tutti i i si avrà una situazione del genere: Cassa: STATO PATRIMONIALE Cap. Sociale: Non ci sono ancora stati né costi né ricavi, soltanto una variazione numeraria certa ed una assimilata (debito verso i soci). Collegato alla costituzione della società c è poi il costo per il notaio ( ); si tratta del primo costo dell attività d impresa. Si tratta di una immobilizzazione immateriale in quanto è un onere accessorio all esercizio, ad utilità pluriennale. Le immobilizzazioni immateriali non possono essere trasferite e concorrono alla formazione del reddito tramite l ammortamento. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 62

63 Giunti al 31/12/2007 bisogna redigere il bilancio relativo al Cassa: Costo plurienn STATO PATRIMONIALE Cap. sociale: Reddito: 0 CONTO ECONOMICO TOTALE Patrimonio Netto: Il Reddito dell esercizio è dato da: REDDITO DELL ESERCIZIO = RICAVI - COSTI Il Patrimonio netto è dato da: PATRIMONIO NETTO = ATTIVITÀ PASSIVITÀ = REDDITO DELL ESERCIZIO + CAPITALE SOCIALE L anno successivo la società inizierà ad intraprendere l attività d impresa. Impiegando in cassa dovrà istituire i vari uffici che si occuperanno delle varie problematiche d impresa al fine di avere un reddito dell esercizio. Ufficio Commerciale Ufficio Logistica (Magazzino) Ufficio Acquisti Amministratore Delegato Ufficio Risorse Umane Ufficio Amministrativo Affari Generali Nel caso in cui la società riempisse il magazzino di scarpe senza venderne neanche un paio si avrebbe una situazione del genere: NOTA BENE da qui in poi valori in migliaia di euro STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO Cassa: 0 Magazzino 200. Totale Attivo: 200 Cap. sociale: 200. Reddito gestione: (300.) Patrimonio Netto: (100.) Debiti: 300 Totale Passivo: 200 Costo vari gestione 300 Costo mat. prime 200 Totale costi: 500 Ricavi: 0 Rimanenze finali: 200 Totale ricavi: 200. Reddito = Perdita :(300) Le rimanenze finali di magazzino vengono considerate un ricavo per controbilanciare il costo delle materie prime. Il magazzino infatti diventa un costo solo nel momento in cui si ha un ricavo (principio di afferenza o della correlazione tra costi e ricavi). Il costo delle materie prime viene rimandato all esercizio successivo. L anno successivo si avrà quindi: FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 63

64 CONTO ECONOMICO Rimanenze iniziali: 200 Ricavi: 300. Si potrebbe invece avere una situazione di questo tipo: a) Assunzione di 2 dipendenti: 10 x 2 = 20. (costo) b) Acquisto materie prime: 150 Pagato: 100 Saldo: 50 c) Ottenimento di un mutuo passivo di 200 interessi passivi del 5% annuo a partire dal 2 anno. d) Acquisto di mobili-arredi: 50 Pagato: 50 Saldo: 0 e) Acquisto PC e attrezz. 40 Pagato:300 Saldo: 10 f) Ricavi vendite: 30 Incassato: 200 Saldo: 100 STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO In migliaia di Crediti verso clienti: 100 Imm. materiali: 72 Imm. Immateriali (notaio): 8 Cassa: 390 TOTALE Attivo: 570 Cap. sociale: 200 Reddito: 110 Patrimonio Netto: 310 Debito verso personale: 0 Debito materie prime: 50 Mutuo: 200 Debito per arredi: 0 Debito PC: 10 Costo mat. prime: 150 Costo personale: 20 Ammortam. mobili: 10 Ammortam. PC: 8 Ammortam. imm. immateriali: 2 Totale costi: 190 Utile: 110 Ricavi vendite: 300 TOTALE Passività: 260 TOTALE Passivo: 570 Per calcolare il valore delle immobilizzazioni materiali bisogna considerare il prezzo di acquisto al netto dell ammortamento. Ad esempio per quanto riguarda il valore dei mobili si avrà: in migliaia Costo = Ammortamento = 20% annuo: (10) (10) (10) (10) (10) Valore netto: Il totale delle immobilizzazioni materiali sarà quindi: (50-10)+ (40-8) = = 72 Per redigere il bilancio si inizia dal conto economico e, una volta trovato il risultato della gestione (utile o perdita) lo si inserisce nello stato patrimoniale. La cassa è l ultimo valore che si ricava e si trova in questo modo: FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 64

65 Cassa iniziale Mutuo Personale Mat. Prime Mobili PC Incasso crediti = Cassa 390 ESERCIZIO SVOLTO : la determinazione della natura delle seguenti operazioni aziendali Acquisto materie prime Rilevazione contabile Impatto economico Impatto finanziario Pagamento fornitore Rilevazione contabile Impatto economico Impatto finanziario fornitori-magazzino costo creazione di un debito diminuzione fornitori costo riduzione debito/uscita cassa-banche Riduzione liquidità Vendita prodotti Rilevazione contabile Impatto economico Impatto finanziario clienti/diminuzione magazzino ricavo creazione credito Pagamento dipendenti Rilevazione contabile Impatto economico Impatto finanziario debito dipendenti costo riduzione debito/uscita cassa-banche Riduzione liquidità Presentazione riba Rilevazione contabile Impatto finanziario portafoglio attivo aumento disponibilità banche Aumento liquidità Accensione mutuo Rilevazione contabile Impatto finanziario debito finanziario aumento disponibilità cassa-banche FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 65

66 Aumento liquidità Acquisizione macchinario in leasing Rilevazione contabile Impatto economico Impatto finanziario debito leasing/risconto maxicanone costo uscita cassa-banche Riduzione liquidità Vendita macchinario usato Rilevazione contabile Impatto economico Impatto finanziario riduzione impianti/f. ammortamento ricavo aumento disponibilità cassa-banche Aumento liquidità Pagamento rata mutuo/debito Rilevazione contabile Impatto economico Impatto finanziario debiti finanziari costo interessi riduzione debito/uscita cassa-banche Riduzione liquidità FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 66

67 ESERCIZIO SVOLTO Valori in migliaia di euro Conto Economico e Stato Patrimoniale STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO B) Imm. Immateriali: Brevetti: 100 Avviamento: 200 Cap. Sociale: 100 Utile dell Esercizio: 600 Patrimonio Netto: 700 RICAVI COSTI TOT Imm. Immat.: 300 Imm. Materiali: Fabbricati: 1500 Imp. Macchinari: 800 Mobili Arredi: 100 Debiti: Fondo per rischi e oneri: 500 Fondo TFR: 300 Debiti verso fornitori: UTILE 600 TOT Imm. Mat.: 2400 TOT Passività: C) II) Crediti verso clienti: TOT Attivo: TOT Passivo: FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 67

68 Nel caso in cui si dovesse liquidare la società si dovrebbe fare uno schema di questo tipo: VALORE CONTABILE VALORE LIQUIDAZIONE CREDITI BREVETTI AVVIAMENTO FABBRICATI IMPIANTI MACCHINARI MOBILI ARREDI TOTALE ATTIVO TFR FONDO RISCHI E ONERI DEBITI VERSO FORNIT. (300) (500) (12000) (300) (600) (12000) PATRIMONIO NETTO In caso di liquidazione dovrà rimanere almeno 700 di banca e cassa. Se rimanessero 500 potrebbe voler dire che il bilancio non era corretto; se rimanessero potrebbe anche essere corretto in quanto nella stesura del bilancio viene utilizzato il principio della prudenza. In questo caso la differenza di 800 per quanto riguarda i crediti indica che il bilancio era errato in quanto non si era tenuto conto di un rischio di credito di 800. Il valore di liquidazione ottenuto in seguito alla vendita dei brevetti potrebbe anche essere pari a 0 nel caso in cui non si riuscisse a vendere i brevetti (prodotti vecchi o obsoleti). Il valore di liquidazione ottenuto in seguito alla vendita dell avviamento è generalmente 0. In seguito alla liquidazione dei fabbricati si ha, in genere, un plusvalore pari a circa una volta il loro valore contabile. Lo stato patrimoniale diventerà quindi: STATO PATRIMONIALE CASSA 810 CAP. SOCIALE: 100 UTILE: 600 PLUSVALORE: 110 PATRIMONIO NETTO VALUTATO AL VALORE DI MERCATO: 810 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 68

69 Come plusvalore si intende la differenza tra la valutazione al costo e la valutazione di liquidazione. ESERCIZIO SVOLTO Si ha una società ABC, costituita il 01/01/1998. L azionista ha sottoscritto davanti al notaio il capitale sociale (valore nominale di ogni azione pari a 50) versando l importo complessivo di Alla data del 31/12/2006 la contabilità generale riporta i seguenti dati: a) Marchi per 3000, sostenuti nel corso dell anno. Il periodo di ammortamento è di 10 anni. b) Brevetti con costo storico di 3000 e aliquota di ammortamento pari al 10%. c) Debito verso fornitori per d) Altri crediti per 600. e) Immobilizzazioni materiali pari a 0. f) Crediti verso clienti di g) Il conto economico presenta un risultato netto pari ad un utile di h) Debiti verso personale per i) Debiti tributari per 120. j) L eventuale necessità di liquidità è coperta mediante l utilizzo di finanziamenti bancari. Sulla base delle informazioni riportate si provveda alla predisposizione dello Stato Patrimoniale al 31/12/2006 Nel predisporre il bilancio al 31/12/2006 si può ipotizzare con dati a scelta le voci di stato patrimoniale e conto economico mancanti tenendo in considerazione che: a) In data 03/01/2006 sono state acquisite immobilizzazioni materiali per , importo comprensivo di oneri accessori pari a 300. Trattasi di impianto specifico con aliquota di ammortamento del 20%. b) Il conto economico al 31/12/2006 dovrà contenere, oltre a quanto è desumibile dalle suesposte informazioni, le seguenti voci: - Altri ricavi e proventi. - Costi per servizi. - Costi per materie prime. - Oneri straordinari. - Sopravvenienze attive. o Imposte e tasse pari al 40% dell utile ad imposte. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 69

70 I Bilanci d Esercizio dovranno essere redatti secondo lo schema previsto dall articolo 2425 del Codice Civile. - Stato Patrimoniale al 31/12/2006 ATTIVO B) I) IMM. IMMATERIALI Marchi 2700 Brevetti 2700 TOT Immobilizzazioni 5400 C) II) Crediti verso clienti Altri crediti 600 IV) Disponibilità liquide 120 TOT Attivo Circolante PASSIVO A) Capitale Sociale IX) Utile 1000 Patrimonio Netto D) Debiti Debiti verso personale 1000 Debiti tributari 120 Debiti verso fornitori 4000 TOT Debiti TOT ATTIVO TOT PASSIVO FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 70

71 Conto Economico e Stato Patrimoniale al 31/12/2006 Conto Economico A) VALORE DELLA PRODUZIONE 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni ) Variazioni lavori in corso su ordinazione ) Altri ricavi e proventi B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Costi per materie prime ) Costi per servizi ) Costi per personale ) Ammortamenti DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 16) Altri proventi finanziari ) Interessi e altri oneri finanziari -560 E) Proventi e Oneri straordinari 20) Proventi 2000 Oneri RISULTATO ANTE IMPOSTE (UTILE) ) Imposte sul reddito dell esercizio ) UTILE dell esercizio FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 71

72 ATTIVO - Stato Patrimoniale PASSIVO B) IMMOBILIZZAZIONI I) IMM. IMMATERIALI Marchi 2400 Brevetti 2400 II) IMM. MATERIALI Impianti TOT Immobilizzazioni C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze II) Crediti IV) Disponibilità liquide Depositi bancari e postal Cassa TOT Attivo Circolante TOT ATTIVO A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale IV) Riserva legale 50 VIII) Utile esercizio precedente 950 IX) Utile esercizio Patrimonio Netto B) FONDI PER RISCHI E ONERI Fondi per cause legali in corso1.600 Fondi per imposte C) TFR 1000 D) Debiti Debiti tributari Debiti verso fornitori Altri debiti TOT PASSIVO TOT PASSIVO RATEI E RISCONTI: Si dividono in: - Risconti attivi finali. - Risconti passivi finali. - Ratei attivi iniziali. - Ratei passivi iniziali. - Risconti attivi iniziali. Risconti attivi finali: Costi manifestatisi numerariamente nell esercizio ma non imputabili all esercizio in corso, in quanto avranno il corrispondente ricavo negli esercizi successivi. Risconti passivi finali: Ricavi manifestatisi numerariamente nell esercizio ma non imputabili all esercizio in corso, in quanto avranno il corrispondente costo negli esercizi successivi. Ratei attivi iniziali: Ricavi manifestatisi numerariamente nell esercizio ma attribuibili all esercizio precedente proporzionalmente al tempo. Ratei passivi iniziali: Costi manifestatisi numerariamente nell esercizio ma attribuibili all esercizio precedente proporzionalmente al tempo. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 72

73 Risconti attivi iniziali: Costi manifestatisi numerariamente nell esercizio precedente ma attribuibili all esercizio in corso proporzionalmente al tempo. In conclusione, i Risconti sono costi (risconti attivi) / ricavi (risconti passivi) manifestatisi numerariamente in un esercizio ma imputabili parzialmente all esercizio successivo; i Ratei sono costi (ratei passivi) / ricavi (ratei attivi) manifestatisi numerariamente in un esercizio ma imputabili parzialmente all esercizio precedente. Esercizio X Esercizio X+1 Risconti Attivi Finali Risconti Attivi Iniziali Risconti Passivi Finali Risconti Passivi Iniziali Uscita/Entrata + 1^ Parte costo/ricavo 2^ Parte costo/ricavo CONTABILITA ANALITICA: E una modalità di riclassificazione dei costi e dei ricavi in base alla destinazione; è di utilità interna all azienda. Ricavi vendite Ricavi vendite MARGINE LORDO: Prodotti venduti Costo materie prime Prezzo unitario Ricavi vendite - Imposte MARGINE NETTO: Numero prodotti venduti Gli oneri accessori di un costo pluriennale sono anch essi pluriennali. Il primo anno gli ammortamenti vengono generalmente considerati con aliquota dimezzata. Si è obbligati a calcolare l ammortamento solo se il bene è pronto per l uso; se un bene non viene ammortizzato il relativo costo viene rimandato all esercizio successivo come costo sospeso finale. Se il risultato della gestione finanziaria (gestione caratteristica) è pari a zero vorrà dire che l azienda è in grado di autofinanziarsi. PROVENTI E ONERI STRAORDINARI: Possono essere: - Sopravvenienze attive. Plusvalenze. Come sopravvenienze attive si intendono : gli sconti, i rimborsi assicurativi, il recupero di crediti dati per persi Come plusvalenza si intende la differenza tra il prezzo di vendita ed il valore netto contabile (tenente conto dell ammortamento) di un bene precedentemente iscritto nello stato patrimoniale. Nello stato patrimoniale i crediti devono essere iscritti al presumibile valore di realizzo (per il principio della prudenza). Valore contabile Valore presumibile di realizzo = Costo per svalutazione crediti (nel conto economico). FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 73

74 La riserva legale è, come minimo, pari al 5% dell utile dell esercizio precedente che, di conseguenza, scenderà al suo 95%. IMPOSTE: Debito per imposte dell esercizio = Debiti tributari. Debito per contenziosi fiscali in essere = Fondi per imposte. Se si ha un costo per il personale si dovrà anche avere un fondo per TFR. ESERCIZIO SVOLTO Si ipotizzi un bilancio al 31/12/2006 formato dalle seguenti voci - Rimanenze di magazzino Altri debiti Perdita esercizio Immobilizzazioni materiali Fondo ammortamento immobilizzazioni - materiali Partecipazioni Risconti attivi su canoni di affitto 50 - Ratei passivi su interessi - passivi per mutuo - Debiti verso fornitori - (valore nominale) Crediti verso clienti Fondo svalutazione crediti Debiti verso personale Capitale sociale Riserva legale Immobilizzazioni immateriali al netto di ammortamenti cumulati di 200. Costruire lo Stato Patrimoniale e ricavare la voce mancante. Predisporre il Conto Economico al 31/12/2006 ipotizzando che: - Ricavi Acquisti di prodotti finiti Costi per servizi Oneri diversi di gestione Rimanenze finali di prodotti finiti Aliquota di amm.to beni mat.li 10% - Aliquota di amm.to beni imm.l 20% Ogni anno, al 30/06, la società paga l affitto annuale di 100. Al 31/12/2006 sul debito per mutuo maturano interesse semestrali al 10% (con pagamento posticipato). Ricavare il risultato dell esercizio. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 74

75 Stato Patrimoniale al 31/12/2006 ATTIVO B) IMMOBILIZZAZIONI I) IMM. IMMATERIALI 500 II) IMM. MATERIALI 7000 III) Partecipazioni 250 TOT Immobilizzazioni 7750 C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze 1000 II) Crediti verso clienti 5500 TOT Attivo Circolante 6500 D) RATEI E RISCONTI Risconti attivi (Affitto) 50 TOT ATTIVO PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale 1000 IV) Riserva legale 100 IX) Perdita esercizio -100 Patrimonio Netto 1000 D) Debiti Debiti verso banche 9290 Debiti verso fornitori 3000 Debiti verso personale 400 Altri debiti 300 TOT Debiti E) RATEI E RISCONTI Ratei passivi (Mutuo) 310 TOT PASSIVO TOT PASSIVO Si ipotizza il mutuo come stipulato il 31/10/2006; il rateo sarà quindi relativo ai mesi di novembre e dicembre (Passività senza mutuo) = Debito verso 10% * Debito verso Banca 3 banca Interessi per i mesi di novembre e dicembre. Debito verso Banca = 9290 Ratei passivi (per due mesi) = 310 Brutta del Conto Economico al 31/12/2005 in base ai dati in nostro possesso. Rimanenze iniziali 1000 Acquisti prodotti finiti Costi per servizi 5000 Ammortamento imm. materiali 1500 Ammortamento imm. immateriali 140 Canone di affitto 100 Risconti attivi iniziali 50 Interessi passivi 1000 Oneri diversi di gestione 5000 TOT Costi Imposte esercizio 744 Ricavi Rinvio costo affitto 50 Rimanenze finali 600 TOT Ricavi Utile ante imposte 1860 Utile netto 1116 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 75

76 Il rinvio del costo per affitto all esercizio successivo bilancia il risconto attivo iniziale. Poiché il canone d affitto viene pagato annualmente al 30/06 si avranno, al termine dell esercizio: Risconto attivo iniziale relativo al periodo compreso tra il 30/06/2003 ed il 31/12/2005. Rinvio all esercizio successivo del costo d affitto per il periodo tra il 30/06/2005 e il 31/12/2006. Costo per il canone di affitto dal 30/06/2003 al 30/06/ /01/003 31/12/03 01/01/04 31/12/04 Conto Economico al 31/12/2006 A) VALORE DELLA PRODUZIONE 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni ) Variazione rimanenze di prodotti finiti -400 B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Costi per prodotti finiti ) Costi per servizi ) Costi per godimento di beni di terzi (affitto) ) Ammortamenti ) Oneri diversi di gestione DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE 2860 PROVENTI E ONERI FINANZIARI 17) Interessi passivi RISULTATO ANTE IMPOSTE (UTILE) ) Imposte sul reddito dell esercizio ) UTILE dell esercizio 1116 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 76

77 E stato ipotizzato il ricorso ad un mutuo bancario per 10000, con interessi passivi semestrali del 10%. Stato Patrimoniale al 31/12/2006 in base ai dati in nostro possesso. ATTIVO B) IMMOBILIZZAZIONI I) IMM. IMMATERIALI 360 II) IMM. MATERIALI III) Partecipazioni 250 TOT Immobilizzazioni C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze 700 II) Crediti verso clienti TOT Attivo Circolante D) RATEI E RISCONTI Risconti attivi (Affitto) 50 PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale 1000 IV) Riserva legale 100 VIII)Perdita esercizio prec IX) Utile esercizio 1116 Patrimonio Netto D) Debiti Debiti tributari 2744 Debiti verso banche TOT Debiti E) RATEI E RISCONTI Ratei passivi (Mutuo) 1000 TOT PASSIVO TOT ATTIVO TOT PASSIVO Completare senza modificare l Utile dell Esercizio ed i dati già presenti. ATTIVO PASSIVO B) IMMOBILIZZAZIONI IMM. IMMATERIALI 360 II) IMM. MATERIALI 5500 Partecipazioni 250 Immobilizzazioni C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze 600 Crediti verso clienti IV) Disponibilità liquide TOT Attivo Circolante D) RATEI E RISCONTI Risconti attivi (Affitto) 50 TOT ATTIVO TOTALE ATTIVO A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale 1000 IV) Riserva legale 100 VIII)Perdita esercizio prec IX) Utile esercizio 1116 Patrimonio Netto D) Debiti Debiti tributari 2744 Debiti verso banche TOT Debiti E) RATEI E RISCONTI Ratei passivi (Mutuo) TOT PASSIVO FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 77

78 Valutazioni per il bilancio di esercizio Il principio base della redazione del Bilancio è il Principio del Costo secondo cui tutte le immobilizzazioni e le rimanenze vanno scritte al loro prezzo di acquisto, al netto dell ammortamento. Le attività non possono essere rivalutate oltre il loro costo di acquisto, a meno che non ci siano delle leggi speciali che lo consentono. Una immobilizzazione partecipa alla formazione del reddito dell esercizio tramite l ammortamento. Un immobilizzazione può svalutarsi (perdere valore) per obsolescenza o per senescenza. Come obsolescenza si intende un invecchiamento dal punto di vista tecnologico (PC, macchine). Come senescenza invece si intende un invecchiamento materiale che può riguardare ogni genere di immobilizzazione. Una volta che un bene è stato ammortizzato l azienda inizia a guadagnare su quel bene in quanto il suo valore di iscrizione in bilancio è 0 come è pari a 0 il relativo costo per l ammortamento. Una immobilizzazione può svalutarsi nel caso in cui il valore di mercato di un bene sia inferiore al suo costo. Nel bilancio andrà sempre iscritto il minore tra il prezzo di acquisto ed il valore di mercato. ESEMPIO Valore di acquisto: 100 Ammortamento: 20 Valore di mercato: 40 STATO PATRIMONIALE Imm.: 40 Ammortam.: 20 Svalutaz.: 40 CONTO ECONOMICO Le azioni come le Partecipazioni non vengono ammortizzate, possono essere adeguate al valore di mercato (se inferiore a quello di acquisto) attraverso la rettifica del valore (svalutazione) I crediti verso clienti si hanno dopo il magazzino e rappresentano dei titoli di credito verso i clienti. Vengono iscritti al loro valore nominale e rappresentano il totale dei beni servizi venduti ma non incassati. Nel caso in cui ci sia la possibilità di non incassare l intero ammontare del credito andranno iscritti al possibile valore di realizzo. ESEMPIO Crediti: 1000 Valore presumibile di realizzo: 800 STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 78

79 Crediti: 800 Fondo sval. crediti: 200 Ricavo: 1000 I ratei ed i risconti si hanno in tutti quei casi in cui il costo / ricavo non coincide con la rispettiva manifestazione numeraria. Se la manifestazione numeraria è posticipata si parla di rateo, se la manifestazione numeraria è anticipata rispetto a quella economica si parla di risconto. VALUTAZIONI PER IL BILANCIO D ESERCIZIO: Immobilizzazioni materiali ed immateriali: Costo di acquisto, comprensivo degli oneri accessori, o costo di produzione se costruito internamente. - Fondo ammortamento complessivo - Svalutazioni per durevole perdita di valore. + Rivalutazioni per recuperi di valore. = Valore di iscrizione in bilancio. Crediti: Valore nominale. - Fondo svalutazione crediti (Fondo mancato incasso). = Valore presumibile realizzabile = Valore di iscrizione in bilancio. Debiti: Valore nominale. = Valore di iscrizione in bilancio. Rimanenze di magazzino: Minore tra: A) Costo di acquisto, comprensivo degli oneri accessori o costo di produzione (se costruite internamente). B) Valore di realizzazione desumibile dall andamento del mercato. = Valore di iscrizione in bilancio. Manifestazione numeraria coincidente con quella economica: Le variazioni numerarie che misurano alcuni costi / ricavi hanno luogo nello stesso periodo amministrativo in cui i costi / ricavi maturano e danno la loro utilità. Variazione numeraria anticipata rispetto a quella economica (Risconto): Le manifestazioni numerarie si manifestano prima della completa maturazione del costo o del ricavo; quota FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 79

80 parte del componente di reddito (positivo o negativo) di competenza dell esercizio successivo deve essere sospesa dall esercizio in corso e rinviata a quello successivo. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 80

81 ESERCIZIO SVOLTO Quota di costo di competenza dell esercizio. Quota di costo non di competenza dell esercizio. (Risconto attivo) 1/10 Pagamento premio annuo di assicurazione 31/12 30/09 Variazione numeraria posticipata rispetto a quella economica (Rateo): Le manifestazioni numerarie si manifestano solo a completa maturazione del costo o del completo conseguimento del ricavo; quota parte del componente di reddito (positivo o negativo) deve essere imputata all esercizio in quanto già in parte realizzata o sostenuta. Dal punto di vista economico aziendale si parla in tal caso di costo o ricavo da integrare al fine del calcolo del reddito dell esercizio. ESERCIZIO SVOLTO Quota di ricavo di competenza dell esercizio. (Rateo attivo) Ricavo non ancora maturato. 1/10 Concessione affitto. 31/12 01/04 Riscossione affitto. ESERCIZIO SVOLTO Risconto. Assicurazione per 12 mesi a decorrere dal 01/10; pagamento anticipato di Quota di compet. esercizio n. Quota da sospendere e rinviare all esercizio n+1. 01/10/n 31/12/n 01/10/n+1 31/12 COSTI RISCONTO ATTIVO CASSA = Quota di competenza dell esercizio. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 81

82 In questo caso il risconto è attivo in quanto rettifica un costo. VALUTAZIONI PER IL BILANCIO D ESERCIZIO: Ratei e Risconti: RATEI ATTIVI: Quote di ricavi di competenza dell esercizio esigibili in esercizi successivi. RISCONTI ATTIVI: Quote di costi sostenuti entro la chiusura dell esercizio ma di competenza di esercizi successivi. RATEI PASSIVI: Quote di costi di competenza dell esercizio esigibili in esercizi successivi. RISCONTI PASSIVI: Quote di ricavi percepiti entro la chiusura dell esercizio ma di competenza di esercizi successivi. = Valore di iscrizione in bilancio = Applicazione di un corretto metodo per determinare la quota di costo o di ricavo di competenza dell esercizio. (ES. Pro quota temporis ) METODO CONTABILE APPLICATO: FUNZIONAMENTO DEI CONTI NUMERARI E DEI CONTI ECONOMICI: CONTI NUMERARI: Entrate di Cassa Aumenti di Crediti Diminuzioni di Debiti DARE CONTO NUMERARIO Uscite di Cassa Diminuzioni di Crediti Aumenti di Debiti AVERE ESERCIZIO SVOLTO Il cliente paga una fornitura pari a 50 CASSA CREDITI VERSO CLIENTI CONTI ECONOMICI: CONTO ECONOMICO DI REDDITO DARE AVERE Aumento di costo Rettifiche di ricavo Aumento di ricavo Rettifiche di costo FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 82

83 ESERCIZIO SVOLTO 24/05: Vendita prodotti finiti per 300, pagamento il 01/07. CREDITO VERSO CLIENTI 300 RICAVO DI VENDITA P.F. 300 ESERCIZIO SVOLTO Contratto assicurativo (Rateo). 01/08/n 31/12/n 01/08/n+1 01/08/2005 Stipula contratto di assicurazione di 1 anno. Premio = Il pagamento avviene alla scadenza del contratto (rateo attivo per il cliente, rateo passivo per l assicurazione). Situazione al 01/08/2006 Canoni di assicurazione Banca Situazione al 31/12/2005 Canoni di assicurazione 5000 Rateo Passivo mesi: 5000 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 83

84 CONTO ECONOMICO DI CAPITALE DARE Deficit Netto Diminuzione di Capitale Netto Capitale Netto Aumenti di Capitale Netto AVERE I Conti Numerari ed Economici hanno funzionamento antitetico (ovvero a partita doppia). VALUTAZIONI PER IL BILANCIO D ESERCIZIO: Fondi per Rischi e Oneri: FONDI PER ONERI: Si tratta di accantonamenti per passività certe, il cui ammontare o la cui data di sopravvenienza sono indeterminate (è cioè certo che un qualche importo verrà pagato ad una data indeterminata) FONDO PER RISCHI: L incertezza non è esprimibile solo in termini di ipotesi alternative di ammontare da corrispondere e di data di sopravvenienza, ma si prevede che si possa anche evitare l esborso. = Valore di iscrizione in bilancio = Miglior stima possibile alla data di approvazione del progetto di bilancio da parte degli amministratori della possibile passività (fondo per rischi) o del futuro onere (fondo per oneri). Un esempio di Fondo per Oneri per una società può essere una raccolta punti di fedeltà con premi finali, mentre un esempio di Fondo per Rischi può essere una causa pendente a fine esercizio. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 84

85 RIEPILOGO DEFINIZIONI E CONCETTI RELATIVI ALLE VOCI DI STATO PATRIMONIALE E CONTO ECONOMICO I fatti di gestione in precedenza riportati rappresentano un piccolo campionario delle operazioni aziendali correnti. In realtà la gestione può essere analizzata sotto tre diversi aspetti: tecnico economico finanziario L'aspetto tecnico risulta dalla combinazione dei fattori che determinano la produzione di beni e servizi e l'accrescimento dell'utilità preesistente; si manifesta quindi in un'attività di trasformazione fisico- tecnica e di trasferimento di beni nel tempo e nello spazio. Fattori produttivi Processo di trasformazione tecnico-economica Beni prodotti servizi prestati L'aspetto economico è rappresentato : dai costi sostenuti per effettuare investimenti in fattori produttivi (acquisti) da ricavi conseguiti disinvestendo beni o prestando servizi (vendite) L'aspetto finanziario è costituito dall'uscita di mezzi monetari (denaro) o dal sorgere di debiti di regolamento sorti in conseguenza di acquisti dall'entrata di mezzi monetari o dal sorgere di crediti di regolamento sorti in conseguenza di vendite Ciclo tecnico Combinazione di fattori produttivi che da luogo alla trasformazione fisica che si conclude con l'ottenimento dei prodotti o la prestazione di servizi Ciclo economico Inizia con i costi dei fattori e termina con il conseguimento dei ricavi Ciclo finanziario Inizia con i debiti di regolamento e termina con i crediti di regolamento Ciclo monetario Inizia con le uscite monetarie per il pagamento degli acquisti e si conclude con i ricavi delle vendite DEFINIZIONE DI COSTI E RICAVI Ricavi finanziari: Ricavi relativi interessi attivi, plusvalenze su titoli, dividendi etc Ricavi straordinari: Ricavi relativi fatti straordinari (rimborsi assicurativi, vincite etc), Cessione di attività dell'impresa (macchinari, fabbricati) II prospetto riepilogativo dei costi e dei ricavi prende nome di Conto economico. Esercizio: l'insieme delle operazioni di gestione compiute in un periodo amministrativo FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 85

86 Competenza economica Tale principio prevede che i fatti di gestione determinano il reddito dell'esercizio a cui tali fatti economicamente si riferiscono, indipendentemente da quello in cui si sia verificata la manifestazione finanziaria. Infatti la manifestazione "economica" di un fatto non sempre coincide con quella numeraria o finanziaria per cui il Reddito d'esercizio è dato dalla differenza tra i ricavi e costi di competenza dell'esercizio. Patrimonio aziendale Il patrimonio dell'impresa è l'insieme dei beni economici che, in un dato istante temporale, sono a disposizione del soggetto aziendale. Se riferito alla fine del periodo prende il nome di patrimonio di funzionamento. Tale patrimonio di funzionamento si determina a fine esercizio dopo aver calcolato il reddito di esercizio. Il prospetto che mette in evidenza gli elementi attivi e passivi del patrimonio prende il nome di situazione patrimoniale. In tale situazione gli elementi attivi sono rappresentati da: gli investimenti effettuati nelle immobilizzazioni (per i quali sono stati sostenuti i costi pluriennali) > immateriali quali brevetti avviamento marchi etc > materiali quali fabbricati, macchinari, arredi etc. Attivo circolante in tale voce vengono inserite quelle attività che in caso di necessità l'azienda può dimettere per acquisire liquidità. Pertanto tale voce comprende Magazzino (rimanenze di prodotti finiti, in corso di lavorazione e di materie prime) Crediti verso terzi (clienti per le vendite effettuate ma non riscosse) Cassa / Banche rappresentative della liquidità aziendale Gli elementi del passivo comprendono. I debiti di funzionamento (vs fornitori per acquisti non pagati verso etc) sorti in conseguenza delle operazioni dì gestione I debiti di finanziamento e precisamente il capitale ottenuto da terzi e non restituito II patrimonio netto visto come differenza fra le attività e passività che rappresenta il capitale proprio dell'impresa. Classificazione dei costi Costi Pluriennali Sono i costi generati dall'acquisto di quei fattori produttivi che esplicano una utilità per più anni Costi relativi a immobilizzazioni impianto, ricerca & sviluppo,brevetti, avviamento FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 86

87 acquisto beni strumentali (fabbricati- macchinari-attrezzature - automezzi-arredi Costi per le merci Costi relativi a : acquisto materie prime, semilavorati, materiale di consumo Costi per l'acquisto di servizi Costi relativi a energia, trasporti, vigilanza,pubblicità,consulenza,postali e telefonici,informatici,manutenzione,esercizio,automezzi,assicurazione, provvigioni, lavorazioni esterne Costi per godimento beni di terzi Costi relativi a affitti passivi leasing e noleggi Costi del personale Costi relativi a stipendi e salari,oneri sociali,tfr.altri costi del personale Costi finanziari Costi relativi a interessi passivi bancari,interessi su mutui e finanziamenti, interessi a fornitori, commissioni e costi bancari Costi straordinari Costi relativi a fatti straordinari quali sopravvenienze passive (rimborsi a terzi per danni, multe non previste etc) Costi fiscali Costi relativi a tassazione d'esercizio o differita L'insieme dei costi è misurato dalle Uscite Monetarie e Aumento dei Debiti Classificazione dei Ricavi Ricavi di esercizio Ricavi relativi a vendita di merci e per prestazione di servizi Proventi Vari Ricavi relativi a fitti attivi, provvigioni attive, contributi vari incassati nell anno di riferimento Reddito d'esercizio :il risultato economico della gestione svolta nel corso del periodo Viene calcolato come differenza fra il flusso dei valori economici positivi (Ricavi) e quelli negativi (Costi) scaturiti dalle operazioni di gestione e riferiti allo stesso periodo. Utile = Ricavi Costi Nel calcolo del reddito di esercizio occorre tener presente quella serie di costi e ricavi che, seppur di competenza del periodo di riferimento, in effetti non hanno presentato la manifestazione finanziaria. Costi e ricavi a manifestazione finanziaria posticipata Ratei Ad esempio: consideriamo la rata di un prestito a scadenza annuale ( 1-4 ) è evidente che la quota di interessi a carico dell'esercizio terminante il è quella relativa al periodo mentre la restante va conteggiata nell'altro esercizio. Costi e ricavi a manifestazione finanziaria anticipata. In questo caso ci troviamo nel caso opposto (ad esempio un premio assicurativo) Ammortamenti FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 87

88 Si riferisce alle attività immobilizzate e quindi ad investimenti che hanno una durata di più anni: con il calcolo dell'ammortamento il costo dell'immobilizzazione viene ripartito fra gli anni cui in cui il bene esplicherà la sua utilità. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 88

89 ULTERIORI CONSIDERAZIONI SUL RISULTATO DELL ESERCIZIO: Reddito dell Esercizio: Valore della Produzione Costi della Produzione (± altri componenti positivi e negativi di reddito). Valore Aggiunto: Valore della Produzione Costi dei fattori produttivi acquistati all esterno dell impresa. Reddito Operativo: Valore della Produzione Costi della Produzione. Margine Operativo Lordo: Valore della Produzione Costi dei fattori produttivi a veloce utilizzo. EQUILIBRIO ECONOMICO: Si ha quando le operazioni economiche in corso e durante la loro vita consentono di ottenere un valore della produzione in grado di: Coprire i Costi della Produzione corrispondenti ed i risultati della gestione finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale. Remunerare adeguatamente il capitale investito nell impresa. Il reddito dell esercizio indica il contributo positivo o negativo dell esercizio al raggiungimento dell equilibrio economico. REDDITO DELL ESERCIZIO: Si collega all aspetto economico della gestione; indica il contributo positivo (utile) o negativo (perdita) al mantenimento dell equilibrio economico della gestione. CONFIGURAZIONI DEL REDDITO DELL ESERCIZIO: Reddito economico aziendale: Determinato dall imprenditore, permette una visione globale dell impresa andando oltre il singolo esercizio. Reddito civilistico: Viene determinato sulla base del Codice Civile; vengono considerati i singoli esercizi separatamente al fine di determinare un reddito che garantisca gli azionisti di minoranza, le banche, i fornitori, i dipendenti. Reddito fiscale: Configurazione di reddito su cui vengono calcolate le imposte sul reddito; i principi ed i criteri per la determinazione del reddito fiscale vengono delineati dalla normativa fiscale. COMPONENTI DEL REDDITO DELL ESERCIZIO: natura dei componenti Il principio base che caratterizza l individuazione dei componenti del reddito di esercizio è il principio di competenza; pertanto i componenti del reddito dell esercizio sono i ricavi ed i costi che competono all esercizio. Le tipologie di componenti di reddito sono: Valore della produzione e costi dei fattori produttivi (costi per natura). I ricavi ed i costi sono analizzati secondo la natura originaria della produzione venduta e del fattore produttivo utilizzato. Fanno parte del Valore della Produzione: Ricavi di vendita dell esercizio amministrativo. Variazione delle rimanenze (finali iniziali) di prodotti finiti e semilavorati. Altre componenti positive di reddito. Fanno parte dei Costi dei Fattori Produttivi: FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 89

90 Costi della Produzione, analizzati per natura, che competono all esercizio. Variazione delle rimanenze (iniziali finali) di materie prime. Altri risultati della gestione finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale. Ricavi e costi dei prodotti (costi per destinazione). Differenza tra i ricavi di prodotti e i corrispondenti costi dei prodotti venduti. Non si prende in esame il fattore di produzione (ovvero la natura del costo) ma il motivo per cui è stato utilizzato il fattore produttivo. Il Reddito dell Esercizio si ottiene quindi contrapponendo ai ricavi dei prodotti venduti i costi per destinazione così suddivisi: Costi industriali dei prodotti venduti. Costi commerciali. Costi amministrativi. Costi di direzione. Altri risultati della gestione finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale. Non vengono prese in considerazione le variazioni delle rimanenze. ALTRE DEFINIZIONI Il Capitale: L insieme dei fattori produttivi e finanziamenti a disposizione di un impresa per il raggiungimento dei fini istituzionali viene definito patrimonio aziendale; quando si attribuisce un valore ai fattori produttivi ed ai finanziamenti si ottiene il capitale di azienda. Il patrimonio è un insieme di mezzi a disposizione dell impresa. Il capitale è un valore attribuito ai mezzi in un determinato istante della gestione. Il capitale sociale è il valore della partecipazione dei soci alla società (capitale sotto il profilo giuridico). Sotto il profilo economico aziendale il Patrimonio Netto è dato dalla differenza positiva tra il valore dei fattori produttivi di cui dispone l impresa (attività) ed il valore dei debiti dell impresa (passività). Nel caso in cui le passività fossero maggiori delle attività di avrebbe un Deficit Netto. CONFIGURAZIONI DEL CAPITALE D IMPRESA: Capitale di costituzione: Capitale determinato nel momento in cui viene costituita l impresa (coincide con il capitale sociale). Almeno i 3/10 del capitale sociale deve essere versato al momento della costituzione della società. Capitale di funzionamento: Capitale determinato nell ipotesi dell impresa in continuo funzionamento presente e futuro. Il capitale di funzionamento pur rappresentando il capitale in un momento istantaneo della gestione riflette i risultati della gestione passata e costituisce le premesse per la gestione futura. Capitale di liquidazione: Configurazione determinata al momento dello scioglimento (liquidazione) dell impresa. Sulla base di tale valore viene effettuato un rimborso del capitale ai soci, dopo aver liquidato le attività e dopo aver estinto i debiti. Il criterio di valutazione utilizzato è quello del valore di realizzo. Capitale di cessione (o economico): Viene determinato quando l impresa viene ceduta in parte o totalmente a terzi. Rappresenta il valore dell impresa come complesso economico. Il capitale di cessione non coincide necessariamente con il prezzo di cessione in quanto questo FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 90

91 risente anche delle diverse motivazioni e del diverso potere contrattuale che hanno il cedente e l acquirente. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 91

92 CAPITOLO 2 LA STRUTTURA FINANZIARIA DELL'IMPRESA, LA RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE, L ANALISI FINANZIARIA ATTRAVERSO GLI INDICATORI : RIEPILOGO DEI PRINCIPALI CONCETTI. IL CAPITALE CIRCOLANTE E I RIFLESSI SULLA GESTIONE AZIENDALE FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 92

93 2.1 PRIMI CONCETTI SU ANALISI E RICLASSIFICAZIONE DEL BILANCIO Il Bilancio rappresenta uno strumento informativo, ma per poter trarre delle informazioni significative sull aspetto economico, patrimoniale e finanziario dell azienda è necessario effettuare un approfondita analisi dei dati di bilancio. Tali dati, così come inseriti nei prospetti contabili, non permettono il calcolo degli indici e dei margini di struttura e la determinazione dei flussi finanziari utilizzati nell analisi di bilancio ai fini di una corretta interpretazione della realtà aziendale; quindi la necessità di una riclassificazione. Gli scopi della riclassificazione sono essenzialmente tre 1) permettere la costruzione ed evidenziazione dei parametri e delle grandezze più espressive della gestione (valore aggiunto, reddito operativo, reddito netto ecc.). 2) Rendere omogenei i dati per consentire il loro confronto nel tempo e nello spazio, ossia per più esercizi successivi per la stessa azienda (dimensione temporale) e con aziende dello stesso settore o di settori diversi (dimensione parziale). L'omogeneizzazione è indispensabile per poter effettuare l'analisi comparativa di più esercizi (analisi dinamica) ai fini dell'individuazione dei trends di medio periodo. 3) separare nettamente gli elementi attinenti la gestione caratteristica dell'impresa da quelli che si riferiscono alle gestioni cosiddette accessorie o extra- caratteristiche (finanziaria, straordinaria ecc.) per migliorare la latitudine di comprensione delle problematiche gestionali centrali. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 93

94 2.2 GLI SCHEMI DI RICLASSIFICAZIONE Si possono applicare schemi alternativi di riclassificazione, in funzione degli interessi dell analista e della disponibilità di informazioni aggiuntive rispetto a quelle presenti nel bilancio. Limitiamoci a confrontare due criteri di riclassificazione, che si differenziano soprattutto per il trattamento delle poste patrimoniali: a) Il criterio della liquidità/esigibilità elenca le attività in ordine di liquidità decrescente (partendo dalla cassa e c/c attivi fino ad arrivare alle immobilizzazioni) e le passività in ordine di esigibilità decrescente (dai c/c passivi ai debiti a lungo termine); Mette in primo piano la capacità dell attivo aziendale di generare la liquidità necessaria per soddisfare gli impegni nei confronti dei creditori (equilibrio finanziario). Richiede una ricognizione dettagliata della natura contrattuale o tecnica delle voci patrimoniali. Trascura i nessi logici e funzionali tra voci patrimoniali e tra voci patrimoniali ed economiche. b) Il criterio funzionale o della pertinenza gestionale aggrega le voci patrimoniali (ed economiche) distinguendo quelle che riguardano il cuore dell attività dall impresa dalle voci relative ad attività strumentali, accessorie o a carattere straordinario. Mette in primo piano la produzione del risultato operativo mediante l utilizzo di un complesso di attività d impresa impiegate nella gestione caratteristica (distinti dalle attività accessorie). Evidenzia inoltre la struttura finanziaria (apporto relativo di creditori e proprietari al finanziamento delle attività d impresa) e la conseguente ripartizione del risultato operativo tra creditori, proprietari e fisco. Richiede informazioni extracontabili (interne). E il criterio appropriato per analizzare la redditività e il rischio delle imprese. Riclassificazione dello Stato patrimoniale Se si analizza lo Stato Patrimoniale (SP) sotto il profilo CIVILISTICO le informazioni che si ottengono non sono sufficienti a darci una visione completa dal punti di vista finanziario.; Per rappresentare efficacemente il capitale ai fini dell analisi, lo SP deve mettere in evidenza due aspetti: -provenienza mezzi (FONTI); -destinazione mezzi (IMPIEGHI Infatti l attivo viene esposto in un ordine di liquidità crescente (prima le immobilizzazioni poi le disponibilità liquide), mentre le passività vanno elencate secondo un ordine di esigibilità crescente (prima il patrimonio netto poi il debiti oltre 12 mesi poi i debiti entro 12 mesi). FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 94

95 . IMPIEGHI FONTI ATTIVO IMMOBILIZZATO ATTIVO CIRCOLANTE CAPITALE PROPRIO PASSIVITA CONSOLIDATE PASSIVITA CORRENTI L analisi dello Stato patrimoniale con Il criterio della liquidità/esigibilità Per ottenere maggiori informazioni occorre effettuare inserire la variabile tempo e riclassificare per aree omogenee secondo il criterio di liquidità/esigibilità Aree di valori omogenee: -ampiezza tempo di estinzione (FONTI); -ampiezza tempo di ritorno (IMPIEGHI Tale metodo viene utilizzato per verificare se esiste una corrispondenza tra le scadenze temporali (durate medie) degli investimenti e dei finanziamenti; e consente di valutare: L equilibrio finanziario di breve periodo = esborsi adeguati rispetto alla liquidità generabile dagli attivi patrimoniali; Solidità patrimoniale = dotazione del patrimonio netto adeguata alle caratteristiche degli attivi Gli elementi attivi del capitale andranno classificati secondo un criterio di liquidità decrescente mentre quelli passivi andranno classificati secondo un criterio di esigibilità decrescente Poiché il criterio della liquidità si riferisce al grado di trasformabilità in denaro rispetto al tempo Gli impieghi vengono classificati secondo l attitudine a trasformarsi in mezzi monetari all interno del ciclo operativo Si assume una durata convenzionale del ciclo operativo: il periodo amministrativo è l arco temporale entro il quale il ciclo di realizzo di un investimento viene definito a breve termine Attivo Corrente Rientro entro 12 mesi Liquidità Immediate: Disponibilità liquide e attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazione (Cassa, banca). Liquidità Differite: Poste dell attivo che si renderanno liquide entro 12 mesi (crediti a breve termine). Disponibilità (o scorte di magazzino): Rimanenze di materie prime, prodotti in corso di lavorazione, prodotti finiti, lavori in corso su ordinazione ed acconti. Attivo Immobilizzato Rientro OLTRE l anno FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 95

96 Immobilizzazioni immateriali al netto dei fondi ammortamento. Immobilizzazioni materiali al netto dei fondi. Immobilizzazioni finanziarie. Mentre per il criterio della esigibilità le fonti vengono classificate in relazione alla loro scadenza temporale Per omogeneità con la classificazione degli impieghi, viene individuato nell anno il periodo temporale di riferimento convenzionalmente adottato per inserire una fonte finanziaria nelle differenti classi Passivo Corrente Pagati entro l anno Fonti di finanziamento che devono essere rimborsate entro 12 mesi. Passivo Consolidato Scadenza oltre l anno Fonti di finanziamento che devono essere rimborsate oltre 12 mesi. Capitale Proprio Senza scadenza predefinita Fonte di finanziamento investita in modo permanente nell impresa dai soci/azionisti. Pertanto l Attivo rappresenta gli investimenti attuati nella passata stagione dall impresa (impieghi di capitale).il Passivo rappresenta i finanziamenti ricevuti dall impresa nello stesso periodo (fonti del capitale). Il totale dell attivo rappresenta in termini finanziari il Capitale Investito o l Impiego di Capitale mentre il totale del Passivo rappresenta in termini finanziari il Capitale acquisito o le Fonti di Finanziamento di Capitale Se dall Attivo si sottraggono le Liquidità Immediate si ottiene il fabbisogno di capitale; il passivo rappresenta la copertura di tale fabbisogno. Gli impieghi al netto delle liquidità immediate rappresentano i futuri smobilizzi dell impresa (futura diminuzione del fabbisogno di capitale). Le fonti rappresentano i futuri rimborsi e pertanto misurano la futura diminuzione della copertura del capitale. Di seguito viene riportato lo schema classico. : IMPIEGHI di capitale Liquidità immediata: Cassa-banche Crediti Magazzino ATTIVO CIRCOLANTE Immobilizzazioni materiali e immateriali Immobilizzazioni finanziarie ATTIVO IMMOBILIZZATO Capitale investito FONTI di capitale Debiti a breve PASSIVITA CORRENTI Mutui Tfr PASSIVITA CONSOLIDATE Capitale e riserve Utile in corso CAPITALE PROPRIO Capitale raccolto FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 96

97 Si riporta un esempio di Stato Patrimoniale riclassificato sintetico. STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO SINTETICO Liquidità Debiti verso fornitori Crediti verso clienti Debiti tributari Rimanenze Altri debiti a breve Altri crediti a breve Debiti verso banche ATTIVITA CORRENTI PASSIVITA CORRENTI Immobilizzazioni tecniche Debiti v/ banche a medio e lungo term Immobilizzazioni finanziarie Trattamento fine rapp. dipendenti Immobilizzazioni immateriali Altri debiti a medio termine Fondi di ammortamento ATTIVITA FISSE NETTE PASSIVITA CONSOLIDATE Patrimonio netto CAPITALE INVESTITO TOTALE FONTI STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO ULTRASINTETICO CAPITALE CIRCOLANTE CAPITALE DI TERZI ATTIVITA IMMOBILIZZATE CAPITALE PROPRIO CAPITALE INVESTITO TOTALE FONTI c) Il criterio funzionale Il criterio funzionale prende in esame le varie area della gestione aziendale quali Gestione operativa (la più importante); Gestione finanziaria; Gestioni accessorie; Gestione fiscale. La riclassificazione con tale criterio è quella che entra nel cuore della dell attività dell impresa (il suo business caratteristico), comprende i processi di approvvigionamento di fattori produttivi (materie prime, componenti, lavoro, servizi), di trasformazione e di vendita di beni/servizi. Richiede pertanto una serie di dati,informazioni aggiuntive che rendono tale analisi più complessa, per cui sarà analizzata in un secondo momento. La riclassificazione del Conto economico Per rappresentare efficacemente il REDDITO ai fini dell analisi, il Conto economico deve mettere in evidenza due aspetti: i valori relativi alla produzione di periodo; Produzione ottenuta Produzione venduta i risultati economici intermedi FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 97

98 Problema di struttura Problema di forma Problema di contenuto Da considerare che Il Conto economico ex 2425 CC civilistico si fonda su: 1) Evidenziazione del valore della produzione - ricavi - variazione scorte prodotti finiti e prodotti in corso di lavorazione - costruzioni interne 2) Costi per natura (tipologia dei fattori di produzione) 3) Forma scalare Mentre per le esigenze ai fini dell analisi sono necessarie le seguenti informazioni : la struttura a costi e ricavi la forma scalare la distinzione dei costi in base ai fattori produttivi per determinare i costi e ricavi della produzione ottenuta e venduta per determinare i risultati economici intermedi per distinguere i costi in base alle operazioni La forma scalare del Conto Economico ha il grande vantaggio di fornire alcuni risultati intermedi, molto interessanti per comprendere l andamento dell impresa. In particolare la complessa gestione è divisa in tre aree: a) Gestione caratteristica (relativa all attività tipica dell azienda) b) Gestione finanziaria (relativa agli interessi sui capitali dati e presi in prestito) c) Gestione straordinaria (relativa alle operazioni una tantum, non rientranti nella normale attività imprenditoriale, come per esempio l alienazione di cespiti) I risultati intermedi riferiti a questi tre grandi settori danno informazioni importanti perché permettono di scomporre il risultato finale (utile o perdita) nelle sue componenti principali e individuare quindi l area sulla quale eventualmente intervenire. Inoltre, nella gestione caratteristica, è evidenziato un altro interessante risultato intermedio, che è il margine lordo, con il quale si quantifica il dato grezzo del ricarico sulle vendite, ottenuto dalla differenza tra fatturato e costo del venduto (costo del venduto = esistenze iniziali + acquisti rimanenze finali). FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 98

99 Di seguito si riporta uno schema riassuntivo FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 99

100 2.3 l ANALISI DI BILANCIO PER INDICI : CONCETTI Le grandezze finanziarie dello stato patrimoniale L analisi di bilancio per indici ha la scopo di rappresentare,dai dati desunti dal bilancio e opportunamente riclassificati, la situazione economica, patrimoniale e finanziaria di un azienda, al termine di un determinato periodo amministrativo, cui il bilancio si riferisce. Si tratta perciò di un analisi svolta a consuntivo, in quanto i dati utilizzati sono di tipo storico, ma possiede una validità prospettica perché ha anche come obiettivo quello di effettuare previsioni per il futuro. Per rendere più significativo questo tipo di analisi e per poter trarre delle informazioni più attendibili è necessario effettuare comparazioni del bilancio della stessa azienda nel tempo oppure comparazioni nello spazio, per confrontare i bilanci di più aziende operanti nello stesso settore. L analisi per indici si concretizza in confronti tra voci e gruppi di voci sia di Stato Patrimoniale sia di Conto Economico di uno stesso bilancio, che danno origine a rapporti ( indici o ratios ) o a margini strutturali (calcolati in forma differenziale ). Un esempio del percorso di analisi viene sotto riportato: FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 100

101 FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 101

102 . Attraverso l analisi delle voci rappresentata dalla Situazione Patrimoniale riclassificata cerchiamo ora di capire in primo luogo : La struttura finanziaria dell azienda. Prendiamo ad esempio una situazione Patrimoniale riclassificata Situazione patrimoniale al Attivo = IMPIEGHI di capitale Passivo = FONTI di capitale Magazzino SCORTE (S) ATTIVO CIRCOLANTE (AC) Crediti v/clienti (C) Altri crediti LIQUIDITA DIFFERITA (Ld) Debiti v/fornitori(d) Altri Debiti a breve PASSIVO CORRENTE (PB) Depositi e cassa LIQUIDITA IMMEDIATA (Li) Mutui passivi TFR Altri Debiti a medio e lungo termine PASSIVO CONSOLIDATO (PL Immobilizzazioni materiali immateriali finanziarie ATTIVO FISSO (AF) Cap. Sociale (CS) Riserve Utile d esercizio (R) (Perdita d esercizio) PATRIMONIO NETTO (PN)* TOTALE ATTIVITA (A) Capitale Investito (CI) TOTALE PASSIVITA (P) Capitale raccolto (CR) FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 102

103 L analisi finanziaria attraverso l esame dei principali indicatori specifici ha l obiettivo di verificare l esistenza di una condizione di equilibrio finanziario tra fonti e impieghi e l attitudine dell azienda a fronteggiare prontamente i fabbisogni monetari determinati dalla gestione. Va precisato come nota che per margine si intende la differenza fra due valori, mentre per indice (o quoziente o ratios ) il rapporto tra due valori. Gli indici, di qualsiasi natura essi siano, esprimono un dato che è fondamentale per interpretare l andamento dell impresa, ma che è comunque riferito ad un certo momento. Per avere maggiore attendibilità dagli indici calcolati sui Bilanci riclassificati è opportuno rilevarli, quando possibile, almeno su tre anni consecutivi (cioè sugli ultimi tre Bilanci), in modo d osservare non la fotografia dell impresa in un certo istante, bensì il suo andamento nel tempo e verificare di conseguenza il trend (ascendente o discendente) della grandezza che si sta misurando utilizzando quel particolare indice ANALISI E INDICI FINANZIARI 1. Un importante concetto è quello del Margine di tesoreria, che è dato dalla differenza: liquidità immediata e differita passivo corrente, cioè in formula (Li + Ld) PB.Dal margine di tesoreria si percepisce la probabile situazione di liquidità aziendale, perciò un segno negativo del margine sta a significare che l impresa non sarebbe in grado, con la sua liquidità di prima e seconda linea, di far fronte agli impegni assunti a breve termine, se questi ultimi scadessero tutti insieme. Trasformando il margine, che è in valore assoluto, in un rapporto, ossia in un valore relativo, avremo: Indice di tesoreria = (Li + Ld)/PB = (liquidità immediata + liquidità differita)/passivo corrente Che ci dice quanta parte di 1 euro di impegni a breve l azienda è in grado di onorare con le proprie disponibilità a breve. 2. Analogamente, dal concetto di Margine di disponibilità (anche detto capitale circolante netto), che è dato dagli stessi termini del margine di tesoreria più le scorte (liquidità immediata e differita + scorte passivo corrente, cioè in formula (Li + Ld + S) PB), si ricava un valore della liquidità (o illiquidità) dell impresa che tiene conto della possibilità di realizzo del magazzino (ovvero della possibile vendita a breve della merce immagazzinata), qualora ciò si rendesse necessario per adempiere gli impegni di prossima scadenza. Anche qui è possibile passare dal margine ad un ratios che ci è più familiare. Indice di disponibilità = AC/PB = attivo circolante/passivo corrente Ossia quanta parte di 1 euro di debiti a scadenza ravvicinata siamo in grado di pagare con la liquidità immediata e differita e con la vendita (sempre a breve chiaramente) delle scorte. 3. Per concludere, il Margine di liquidità immediata, dà un idea della situazione di liquidità aziendale prendendo in considerazione esclusivamente la liquidità monetaria (C/C bancario o postale e denaro in cassa) e i debiti correnti. La formula è Li PB. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 103

104 indice di liquidità immediata = Li/PB = liquidità immediata/passivo corrente E l indice della liquidità monetaria dell impresa, perché mostra quanta parte di 1 euro di debiti a breve possiamo saldare con le attività detenute in moneta. Non possono essere considerati indici finanziari quelli di rotazione dei crediti e debiti fornitori, ma vanno ad incidere sulla liquidità aziendale in quanto, come si vedrà in seguito, l analisi delle variazioni ci indicherà il maggior o minor fabbisogno monetario dell impresa. Indice di durata dei crediti Crediti/clienti-- x 365 Totale crediti/clienti ( sorti nell anno) Esprime la dilazione media accordata alla clientela in giorni Indice di durata dei debiti debiti fornitori x 365 Totale debiti fornitori ( sorti nell anno). esprime la dilazione media riconosciuta dai fornitori in giorni ANALISI E INDICI PATRIMONIALI L obiettivo è quello di verificare il grado di rigidità o flessibilità del capitale impiegato e la composizione dei finanziamenti ottenuti. Gli indici più significativi vengono riportati nella seguente tabella Negli indici patrimoniali compaiono, sia al numeratore, sia al denominatore, valori tratti dal prospetto patrimoniale. Occupiamoci prima delle fonti, ovvero della parte in cui sono evidenziate le passività dello Stato Patrimoniale riclassificato. 1. Il primo indice che andiamo a descrivere è necessariamente quello che ci dà una misura della dipendenza da terzi finanziatori. Grado di autonomia finanziaria = PN/P = patrimonio netto/totale passività Questa grandezza indica quanta parte di 1 euro di finanziamenti proviene da mezzi propri (dei soci o dell imprenditore) dell azienda. Quindi, più è alto e più l impresa si affida all autofinanziamento per reperire i fondi da investire negli impieghi elencati tra le attività. Viceversa, più è basso e più l impresa fa ricorso a fonti esterne per finanziare gli investimenti. 2. Una volta appurato il grado di autonomia finanziaria o, se vogliamo, simmetricamente, quale complemento a 1 dell indice di cui sopra, il grado di dipendenza finanziaria, può essere interessante rispondere alla seguente domanda: quanta parte dei finanziamenti esterni deriva dall indebitamento a breve? FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 104

105 Grado di indebitamento corrente = PB/P = passivo corrente/totale passività Che fornisce il peso dell indebitamento a breve rispetto al totale delle fonti finanziarie. Vedremo, parlando degli indici finanziari, quanto può essere pericoloso un elevato indebitamento corrente, soprattutto per il fatto che esso va spesso a finanziare investimenti a lungo termine. 3. Passando all analisi del lato degli impieghi della Situazione Patrimoniale, vediamo l indice che esprime il loro grado di elasticità. Grado di elasticità degli impieghi = AC/A = attivo circolante/totale attività Questo indice evidenzia il peso degli impieghi a breve rispetto al totale degli investimenti e quindi ci dice quanto è elastica la struttura attiva del patrimonio ovvero come reagisce il totale degli impieghi di capitale ad una variazione della sua composizione ANALISI E INDICI ECONOMICI Di seguito si riporta un esempio di riclassificazione del conto economico a costo del venduto. La forma scalare del Conto Economico ha il grande vantaggio di fornire alcuni risultati intermedi, molto interessanti per comprendere l andamento dell impresa. In particolare la complessa gestione è divisa in tre aree: 1. Gestione caratteristica (relativa all attività tipica dell azienda) 2. Gestione finanziaria (relativa agli interessi sui capitali dati e presi in prestito) 3. Gestione straordinaria (relativa alle operazioni una tantum, non rientranti nella normale attività imprenditoriale, come per esempio l alienazione di cespiti) I risultati intermedi riferiti a questi tre grandi settori danno informazioni importantissime, perché permettono di scomporre il risultato finale (utile o perdita) nelle sue componenti principali e individuare quindi l area sulla quale eventualmente intervenire. Inoltre, nella gestione caratteristica, è evidenziato un altro interessante risultato intermedio, che è il margine lordo, con il quale si quantifica il dato grezzo del ricarico sulle vendite, ottenuto dalla differenza tra fatturato e costo del venduto (costo del venduto = esistenze iniziali + acquisti rimanenze finali). Gli indici economici misurano la redditività dell azienda, intesa come capacità di realizzare in futuro reddito positivo (utile) e la capacità dell azienda di realizzare una soddisfacente remunerazione del capitale investito. Sono economici quegli indici che hanno, almeno al numeratore o al denominatore, un valore economico (cioè una voce desunta dal Conto Economico). FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 105

106 Ricavi delle Vendite (V) 1100 AREA DELLA GESTIONE CARATTERISTICA - COSTO DEL VENDUTO (CV) Esistenze iniziali Acquisti (Ac)500 - Rimanenze finali (S) MARGINE LORDO (ML)580 - Costi commerciali Costi amministrativi Costi industriali Costi del Personale Accantonamento TFR Ammortamenti (Am) Altri costi - 5 RISULTATO OPERATIVO (RO)405 Proventi finanziari (PF) 100 AREA DELLA GESTIONE FINANZIARIA - Oneri finanziari (OF) 350 SALDO DELLA GESTIONE FINANZIARIA (GF)- 250 Proventi straordinari (PS) 25 AREA DELLA GESTIONE STRAORDINARIA - Oneri straordinari (OS) 0 SALDO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA (GS)25 RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (RO +/- GF +/- GS) Imposte sul reddito (I)95 RISULTATO NETTO D ESERCIZIO (R) FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 106

107 I principali indici da prendere in esame sono i seguenti 1. Il ROE esprime la redditività del capitale di rischio. ROE = R/PN = risultato netto d esercizio/patrimonio netto Il ROE indica il rendimento del capitale investito dai soci o dall imprenditore. In altre parole, è la sintesi dell interesse maturato, per effetto della gestione, sui mezzi propri investiti in azienda. Perciò il risultato del ROE si ritiene accettabile quando si verifica la relazione: ROE > TASSO REMUNERAZIONE DI INVESTIMENTI ALTERNATIVI A BASSO RISCHIO (titoli di stato) 2. Molto più interessante per capire l andamento dell impresa è il ROI, cioè la redditività di tutto il capitale investito. ROI = RO/A = risultato operativo/totale attività Il ROI ci dice la redditività della gestione caratteristica (che è il cuore di qualsiasi impresa) riferita alla dimensione aziendale (rappresentata da tutto il capitale investito, anche quindi dal capitale di terzi preso a prestito). Per la sua importanza, il ROI è giustamente considerato il termometro della capacità reddituale aziendale. più elevato è il risultato di questo indice, maggiore è la capacità reddituale dell azienda. La validità di tale indice si misura anche dal confronto con il ROD, cioè l indice che misura la capacità dell impresa di remunerare il capitale di terzi. Inevitabilmente, se l azienda vuole effettuare nuovi investimenti finanziati con capitale di terzi, dovrà verificarsi la relazione:roi > ROD Ove il ROD è calcolato come Oneri finanziari totali x 100 Capitale di credito o terzi 3. Fra il ROE ed il ROI esiste un interessante relazione, chiamata leverage o leva finanziaria. ROE = ROI + (ROI costo del capitale di credito) x (capitale di credito/patrimonio netto) dove:costo del capitale di credito = oneri finanziari/capitale di credito La suddetta formula si legge così: la differenza fra il ROI ed il costo del capitale di credito subisce un effetto moltiplicatore in ragione del rapporto (di leva finanziaria) tra capitale di credito e capitale proprio. Per cui se il ROI è maggiore del costo del capitale di credito, il valore positivo, ampliato dal moltiplicatore, si aggiunge al ROI e determina un ROE numericamente più grande del ROI. Se, invece, il costo del capitale di credito supera il ROI, avremo un valore negativo che, una volta ampliato dal moltiplicatore, si sottrae dal ROI e definisce quindi un ROE più basso del ROI. E inoltre opportuno notare come, nell auspicabile caso di valore positivo della differenza ROI costo del capitale di credito, l effetto moltiplicatore premia chi ha osato di più, cioè le imprese che hanno un rapporto tra mezzi di FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 107

108 terzi (finanziamenti ricevuti) e mezzi propri (patrimonio netto) nettamente sbilanciato a favore dell indebitamento verso l esterno. Viceversa, nel malaugurato caso di un gap negativo tra ROI e costo del capitale di credito, l effetto moltiplicatore attenua il danno alle imprese che si sono comportate più prudentemente, cioè che hanno limitato l acquisizione di finanziamenti da terzi per utilizzare maggiormente i capitali di provenienza interna Il Margine di struttura e la posizione finanziaria netta Dopo aver esaminato i principali indici utilizzabili per un analisi del bilancio aziendale occorre focalizzare meglio alcuni concetti in merito alla struttura finanziaria. Il prospetto classico dello stato patrimoniale a sezioni contrapposte verrà quindi ricondotto a tre macroaggregati: margine di struttura, capitale circolante netto, posizione finanziaria netta. ATTIVO CIRCOLANTE Liquidità immediata liquidità differita magazzino PASSIVITA' CORRENTI Debiti vs banche debiti vs fornitori Debiti vs altri IMMOBILIZZAZIONI immobilizzazioni fisse altre immobilizzazioni Impieghi DEBITI CONSOLIDATI Mutui Tfr PATRIMONIO NETTO Capitale sociale Riserve + utili in corso Fonti Queste grandezze sono legate da una semplice relazione matematica: Margine di struttura--capitale circolante netto = Posizione finanziaria netta Lo Stato patrimoniale accoglie nella sezione «attivo» gli investimenti, cioè gli impieghi di capitale; nella sezione «passivo» le fonti di capitale, ovvero le modalità secondo le quali sono state reperite le risorse finanziarie investite: Attivo = impieghi di capitale; Passivo =fonti di capitale Prima di affrontare il criterio di riclassificazione che presiede allo schema che presentiamo occorre riprendere alcuni fondamentali concetti: posta finanziaria a breve e a medio/lungo termine, gestione operativa e gestione finanziaria. Un'attività (passività) finanziaria rappresenta una promessa di futura entrata (uscita) di cassa: la posta è a breve se il periodo che passa tra la nascita contabile e la realizzazione in cassa è inferiore all'anno, altrimenti è a medio/lungo termine. Ai fini dell'analisi finanziaria, le poste sono altresì scomponibili, in termini di appartenenza, in poste della gestione operativa e poste della gestione finanziaria. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 108

109 Le prime si riferiscono alle modalità di impiego delle risorse finanziarie nell'attività caratteristica dell'azienda (esclusa la cassa), le seconde riguardano i metodi di approvvigionamento delle risorse investite. Il margine di struttura accoglie le voci di fonte ed impiego a medio/lungo termine legate sia alla gestione finanziaria sia alla gestione operativa; il capitale circolante netto accoglie le voci di fonte e impiego a breve termine legate alla gestione operativa. La posizione finanziaria netta è costituita dalle voci di fonte e impiego a breve termine legate alla gestione finanziaria. a. IL MARGINE DI STRUTTURA Il margine di struttura è la differenza tra i finanziamenti duraturi e gli investimenti in immobilizzazioni operative nette; può essere definito in due modi equivalenti: margine di struttura = = patrimonio netto + debiti strutturali a medio lungo termine + fondo TFR - immobilizzazioni operative nette = Le voci che normalmente formano il margine di struttura: + patrimonio netto contabile + finanziamenti a medio/lungo termine 1 (prestiti obbligazionari, mutui) + finanziamento soci restituibile + altre fonti a medio/lungo termine - immobilizzazioni tecniche al netto dei fondi di ammortamento - immobilizzazioni immateriali al netto dei fondi di ammortamento - immobilizzazioni finanziarie al netto degli eventuali fondi oscillazione valori o fondi rischi = margine di struttura. Se positivo il margine di struttura indica un surplus di risorse stabili rispetto agli investimenti a più lento recupero. Tale surplus, indice di solidità della struttura finanziaria, è idealmente impiegato nel finanziamento del capitale circolante o in riserve di attività liquide (di tesoreria o strategiche). Un margine di struttura negativo indica una struttura finanziaria non equilibrata poiché una parte degli investimenti immobilizzati è finanziata con debiti a breve (strutturali o di tesoreria). Le immobilizzazioni finanziarie devono essere attentamente analizzate. Ai fini dell'analisi, infatti, devono essere considerate tali solo le partecipazioni, e i relativi finanziamenti a società collegate, controllate e controllanti, che non possono essere facilmente alienabili in quanto strategiche oppure che sono prive di un mercato finanziario con adeguate caratteristiche di liquidità e spessore. Per esempio: un determinato quantitativo di titoli di Stato 2 non costituisce immobilizzazione finanziaria, mentre lo è una partecipazione in una società che svolge attività complementari al «core business» della società che detiene la partecipazione. 1 Escluso il fondo trattamento fine rapporto che, ai fini del metodo di analisi che seguiamo, costituisce una posta negativa dei capitale circolante netto. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 109

110 Ai fini della riclassificazione è vitale stabilire quali forme di attività e di passività, in genere individuate da voci quali «crediti diversi», «cauzioni», «debiti diversi», sono da considerare a breve o a medio/lungo termine. Nella pratica, infatti, è piuttosto frequente trovare poste che a un esame superficiale appaiono a breve, ma non lo sono; a questo riguardo è sempre molto utile ricorrere a tutte le fonti informative extra-bilancio disponibili, in primo luogo alla relazione degli amministratori o nota integrativa, dove talvolta si possono trarre utili indicazioni ai fini dell'analisi qui considerata. b. Il capitale circolante netto Ai fini dell'analisi finanziaria, gli investimenti aziendali sono classificabili in: capitale fisso e capitale circolante. Il capitale circolante netto 3 (CCN) è la differenza tra attivo e passivo operativo a breve e rappresenta l'investimento legato alla gestione corrente: CCN = investimento nella gestione corrente. Le componenti fondamentali di questo aggregato sono il magazzino, i crediti verso clienti e i debiti di fornitura. Crediti e magazzino so-no investimenti: i primi rappresentano lo spostamento nel tempo di un'entrata di cassa, il secondo l'anticipo di un'uscita. I debiti di fornitura, invece, sono finanziamenti, infatti sono uscite di cassa posticipate. Tuttavia queste voci sono così intimamente connesse che non ha senso considerarle separatamente: si pensi per esempio a come sono influenzate dalla politica commerciale, dal tipo di processo produttivo e dagli usi del settore. La caratteristica fondamentale del CCN è il suo legame con le vendite. Si tratta infatti di un investimento, o di un finanziamento, che cresce o decresce in proporzione al fatturato. Un parametro importante a questo riguardo è il rapporto CCN/Vendite, che rappresenta l'intensità di capitale circolante tipica dell'azienda in esame e dovuta al tipo di settore e alla strategia adottata. Intensità di capitale circolante positiva significa che al crescere delle vendite aumenta l'investimento in circolante, mentre intensità negativa indica che all aumentare del giro d'affari decresce il capitale circolante, ovvero aumenta il finanziamento. CCNI/fatturato>O: tipologia «Cash-absorber». CCNI/fatturato<O: tipologia «Cash-generator». La tipologia di gestione cash- generator, merita un approfondimento. 2 E importante indagare, attraverso la lettura della relazione sulla gestione o della nota integrativa, se tali titoli sono liberi da vincoli di garanzia: nel qual caso non sono da considerarsi immobilizzazioni finanziarie. 3 Working net capital nella terminologia anglosassone. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 110

111 Le aziende cash- generator hanno, per il tipo di posizione competitiva 4, un ciclo finanziario caratterizzato da tempi di incasso e di magazzino inferiori alle dilazioni che ottengono dai fornitori: perciò hanno gestioni caratterizzate da uscite di cassa (pagamenti) posticipate rispetto alle entrate (incassi). In questi casi il capitale circolante netto è negativo (passivo operativo>attivo operativo) e all'aumentare della cifra d'affari cresce anche il volume di risorse finanziarie che vengono generate. Al contrario, quando la cifra d'affari si riduce, il volume di risorse finanziarie viene riassorbito. Il CCN può essere visto come una spugna che assorbe risorse quando si dilata e che libera risorse quando viene «strizzata». Una lista delle voci che costituiscono il CCN è la seguente: + magazzino + crediti verso clienti + effetti attivi + crediti vs erario + crediti diversi + ratei e risconti attivi - debiti verso fornitosi - effetti passivi - fondo imposte - fondo trattamento fine rapporto 5 - fondo svalutazione crediti - fondo svalutazione magazzino - debiti diversi - ratei e risconti passivi = capitale circolante netto. c. La posizione finanziaria netta La posizione finanziaria netta (PFN) è la somma algebrica delle attività finanziarie a breve (segno positivo) e delle passività finanziarie a breve (segno negativo): PFN = attivo finanziario a breve - passivo finanziario a breve. La posizione finanziaria netta rappresenta la posizione dell'azienda nei confronti della gestione di tesoreria e del sistema bancario per quanto riguarda i finanziamenti a breve. Indica come sì è ricorsi al finanziamento a breve, data una certa struttura di investimenti e 4 Classico esempio è la grande distribuzione o il dettaglio in genere. 5 Ai fini dei metodo di analisi finanziaria proposto, il fondo trattamento fine rapporto viene considerato una passività operativa in quanto è la contropartita debitoria di una voce accessoria dei costo dei lavoro: voce di costo, per definizione, operativa. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 111

112 finanziamenti a medio/lungo termine, rappresentata dal Margine di struttura, e un determinato fabbisogno di capitale circolante. In altri termini, è il prodotto della politica finanziaria seguita. Infatti: PFN = margine di struttura - Capitale circolante netto. Le voci tipiche che concorrono alla formazione dell'aggregato sono le seguenti: + banche attive + cassa + titoli non vincolati facilmente monetizzabili + altri valori - banche passive - banche C/anticipazioni - società di factoring C/anticipazioni - quota a breve di finanziamenti a medio/lungo termine - altri finanziamenti a breve = posizione finanziaria netta. L'indicatore è scomponibile nella posizione di tesorerie (PT), pari a banche attive più cassa meno banche passive, e nella posizione finanziaria a breve, costituita dalle voci residue: Posizione finanziaria netta = posizione di tesoreria + posizione finanziaria a breve. La posizione finanziaria netta ha un valore segnaletico più elevato rispetto alla posizione di tesoreria nel rappresentare la fotografia della cassa a breve, dal momento che, comprendendo le fonti finanziarie attivate, non fornisce in alcun caso un quadro parziale della situazione. A questo scopo occorre ricordare che, per condurre un'analisi finanziaria corretta, non ci si deve affidare alla lettura di un solo indicatore, che offre sempre un'immagine parziale, ma bisogna ricorrere ad un quadro che contempli il maggior numero di aspetti aziendali. La posizione di tesoreria è un elemento determinante ai fini dell'analisi finanziaria: l'esame della variazione nel tempo di questa grandezza costituisce il fulcro dell'analisi dei flussi di cassa. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 112

113 Solitamente questo tipo di immobilizzazioni viene ammortizzato con procedimento diretto, e quindi la posta in attivo di Stato patrimoniale indica direttamente il valore netto. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 113

114 CAPITOLO 3 Il mercato monetario e finanziario: gli intermediari finanziari. Esame dei principali prodotti finanziari presenti sul mercato destinati alle imprese e ai privati FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 114

115 3.1 Definizioni Un mercato finanziario è un luogo ideale nel quale sono scambiati strumenti finanziari di varia natura a medio o lungo termine. Un mercato finanziario consente il trasferimento del risparmio dai soggetti che lo accumulano (soprattutto le famiglie) ai soggetti che lo richiedono (imprese e stato). Questi ultimi sono definiti "soggetti in disavanzo finanziario" ed emettono strumenti finanziari (depositi bancari, azioni, Buoni Ordinari del Tesoro ecc.) che cedono ai soggetti in avanzo finanziario in cambio di moneta. Lo scambio tra strumenti finanziari e moneta consente la redistribuzione dei rischi economici, perché vengono assunti in parte dagli acquirenti degli strumenti finanziari. È possibile per questi ultimi cedere tali strumenti ad altri soggetti economici, scambiandoli nei mercati appositi. a. Tipi di mercato Esistono quindi mercati azionari, obbligazionari, dei derivati, delle opzioni, dei warrant, ecc. ognuno con proprie regole e proprie caratteristiche. Con riferimento alla natura degli strumenti finanziari si distingue solitamente tra mercato creditizio, mercato mobiliare e mercato assicurativo. Con riferimento alla durata degli stessi si distingue tra mercato monetario e mercato dei capitali. Infine, con riferimento al momento di emissione degli strumenti finanziari, si distingue tra mercato primario e mercato secondario. Altre distinzioni possono essere fatte fra mercati cash e mercati derivati, fra mercato ad asta e market maker, fra mercato fisico e mercato telematico, fra mercato pubblico e mercato privato, fra mercato regolamentato e mercato over the counter. b. Caratteristiche del mercato Un mercato è caratterizzato da: Regole sulle modalità di ammissione degli strumenti finanziari e degli operatori, sullo svolgimento degli scambi; Supervisione: spesso è attribuita alla società che organizza il mercato, che collabora con l'autorità di controllo (in Italia è la Consob). La prima è più attrezzata per il controllo e fa segnalazioni alla seconda. Microstruttura: regole di dettaglio dell'operatività. c. Operatori che partecipano al mercato Un mercato è il punto di incontro di tre attori diversi: Investitori, che acquistano e vendono strumenti finanziari emittenti Intermediari finanziari, che facilitano gli scambi. d. Funzioni del mercato I mercati hanno fondamentalmente 5 funzioni: Finanziamento, cioè permettere agli emittenti di cercare denaro sul mercato Pricing dei titoli: offrire in via continuativa un prezzo ai titoli FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 115

116 Liquidità dei titoli: offrire la possibilità di uscire dall'investimento Riduzione dei costi di transazione: la competizione spinge i mercati ad essere più efficienti e quindi a diminuire il prezzo della transazione Trasferimento del controllo delle spa, che avviene tipicamente con un'offerta Pubblica di Acquisto. e. Efficienza del mercato Si distinguono tre forme di efficienza: Tecnica: capacità di avere bassi costi di transazione Funzionale: capacità di far incontrare domanda e offerta. Informativa: capacità di riflettere sui prezzi tutte le informazioni disponibili. Se tutti avessero le stesse informazioni, modalità di interpretazione e propensione al rischio si arriverebbe a un punto deterministico, ma non è così. Un mercato efficiente deve quindi assicurare che nessuno abbia informazioni privilegiate, per questo esistono norme che colpiscono gli insider trading e i market abuse. In base all'efficienza informativa, è possibile distinguere fra Mercati con efficienza debole (in cui i prezzi riflettono solo informazioni storiche), Mercati con efficienza semiforte (in cui i prezzi riflettono tutte le informazioni pubbliche, anche prospettiche) Mercati con efficienza forte (in cui i prezzi riflettono tutte le informazioni, anche quelle private). In sintesi nella definizione di sistema finanziario comprendiamo l insieme organizzato di mercati, intermediari e strumenti finanziari. Il mercato finanziario, a sua volta, è l insieme degli scambi finanziari che si realizzano mediante la negoziazione degli strumenti e con l intervento più o meno rilevante di operatori specializzati definiti Intermediari Finanziari. Di seguito si riporta uno schema sui mercati finanziari che si suddividono in Mercati Primari e Mercati Secondari Mercati Monetari e Mercati Finanziari Mercati Valutari Esaminiamo la definizione di Mercati Primari. Il mercato finanziario primario è il luogo dove sono trattati gli strumenti finanziari di nuova emissione. Cioè il mercato in cui i prenditori di fondi (per esempio, le imprese industriali o le amministrazioni centrali) raccolgono fondi emettendo strumenti finanziari (per esempio, azioni e obbligazioni. Infatti, sono collocate nuove azioni provenienti da un aumento di capitale o da un'offerta pubblica iniziale, obbligazioni di nuova emissione da parte delle società o da parte del Ministero dell'economia (nel caso dei titoli di Stato).Praticamente sul mercato primario viene raccolta la prima operazione di ogni specifico strumento finanziario, che passa poi a quotarsi sul mercato finanziario secondario Esaminiamo la definizione di Mercati Secondari. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 116

117 Il mercato finanziario secondario è il luogo dove sono trattati i titoli già in circolazione, che vi rimangono fino alla loro eventuale scadenza. È logicamente contrapposto al mercato finanziario primario: ogni titolo nasce sul mercato primario e dopo l'emissione e il collocamento passa al secondario, in cui gli strumenti finanziari collocati vengono negoziati tra gli investitori (per esempio MTA, MOT. Per questo motivo la dimensione del mercato secondario sarà chiaramente molto maggiore. I due mercati sono logicamente contrapposti, ma trattano la stessa merce, perciò una maggiore liquidità del secondario permette di accogliere più titoli nel primario. Esaminiamo la definizione di Mercato Monetario È definito mercato monetario l'insieme di negoziazioni aventi per oggetto strumenti finanziari con durata inferiore ai mesi. Esso si differenzia quindi dal mercato dei capitali nel quale sono contrattati strumenti con scadenza superiore. La finalità di questa parte di mercato è quella di gestire la liquidità; infatti, data la breve durata dei contratti e la presenza di un mercato secondario, l'investitore ha la possibilità di investire temporanee eccedenze di fondi e l'imprenditore può risolvere temporanei fabbisogni con la possibilità di smobilitare a breve termine l'investimento (per esempio BOT, fondi interbancari, cambiali finanziarie). Esaminiamo la definizione di Mercato finanziario. E definito mercato finanziario quello in cui si negoziano titoli a medio e lungo termine. Esso comprende sia i titoli di credito rappresentativi di capitali investiti nelle imprese (azioni), sia i titoli di debito emessi dalle imprese, dal settore pubblico e dagli altri intermediari finanziari (titoli di Stato e obbligazioni). Il mercato finanziario, e ancor più il comparto azionario, è tipicamente un mercato secondario il cui funzionamento ha significato economico nella misura in cui è condizione per l esistenza di un solido mercato primario, il quale consente alle imprese e al settore pubblico di ottenere nuove risorse finanziarie a medio e lungo termine. 3.2 Le norme che regolano il Mercato Lo schema generale e i mercati Lo schema di funzionamento dei mercati regolamentati è un sistema complesso, composto da istituzioni con compiti di vigilanza e società private con compiti di gestione, che ha il fine di garantire la correttezza e la credibilità dei mercati stessi Per comprendere il sistema e il funzionamento dei mercati finanziari italiani è necessario conoscere i soggetti che organizzano e regolamentano i mercati stessi e quelli preposti a vigilare sul comportamento degli operatori. Parlando di mercati si intenderanno i mercati regolamentati; precisazione necessaria in quanto il testo unico ha ammesso anche la possibilità della creazione di mercati non regolamentati, istituiti nella forma di sistemi di scambi organizzati di strumenti finanziari. In merito ai mercati regolamentati, il Testo unico della finanza (TUF) ha stabilito che l attività di organizzazione e gestione dei mercati regolamentati di strumenti finanziari abbia carattere di impresa. Le società di gestione sono quindi soggetti privati che devono soddisfare stringenti requisiti organizzativi per ottenere l autorizzazione ad operare. La Consob, Commissione FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 117

118 Nazionale per le Società e la Borsa, è l istituzione incaricata di vigilare su tali società al fine di assicurare la trasparenza, l ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori. Tra i suoi compiti rientra anche quello di valutare se il regolamento che disciplina le modalità di contrattazione, deliberato dalla società di gestione, sia conforme ai requisiti stabiliti dalla Consob stessa. La Consob, inoltre, tiene un albo con iscritti i mercati regolamentati riconosciuti. Tali mercati sono: il Mercato telematico azionario (MTA), il Mercato telematico dei Securitised derivatives (SeDeX), i Mercati After Hours (TAH e TAHX), il Mercato telematico delle obbligazioni (MOT), il Mercato Espandi, il Mercato MTAX e il Mercato degli strumenti derivati (IDEM) gestiti dalla società Borsa Italiana S.p.A. società nata dalla privatizzazione della Borsa Valori italiana; il Mercato all ingrosso dei titoli di Stato (MTS), il Mercato Bondvision e il Mercato all ingrosso delle obbligazioni non governative gestiti dalla società MTS S.p.A. il Mercato TLX gestito dalla società TLX S.p.A. Le società di gestione, al fine di essere considerate tali, devono principalmente predisporre le strutture e fornire i servizi necessari per creare un mercato regolamentato; devono poi adottare tutti gli atti necessari per garantire il buon funzionamento del mercato, verificando il rispetto del regolamento da parte degli operatori, e adottare le disposizioni e gli atti necessari a prevenire e identificare abusi di informazioni privilegiate e manipolazioni del mercato, comunicando alla Consob le violazioni di cui hanno notizia. Infine, devono provvedere alla gestione e alla diffusione al pubblico delle informazioni e dei documenti di interesse generale relativi alle contrattazioni. La Consob è quindi l organo deputato a vigilare sulla correttezza dei comportamenti degli operatori al fine di salvaguardare i piccoli investitori e deve coordinare i suoi interventi con la Banca d Italia, che, però ha competenze di vigilanza in tema di solidità patrimoniale degli intermediari; ad essa sono, infatti, attribuiti i compiti di stabilire le norme prudenziali in ambito di contenimento del rischio nelle attività di investimento degli intermediari. Il TUF ha inoltre previsto, al fine di garantire gli investitori, l istituzione di sistemi di compensazione e garanzia delle operazioni su strumenti finanziari. Tali sistemi prevedono che la società gestrice del servizio assuma le posizioni contrattuali in proprio, garantendo così i singoli dal rischio di controparte. Tale servizio è svolto dalla società Cassa di Compensazione e Garanzia, società facente parte del gruppo Borsa Italiana, per i contratti trattati nei mercati gestiti da Borsa Italiana e MTS. La Cassa di Compensazione e Garanzia al fine di assicurare l integrità dei mercati si pone come controparte centrale e garante dell esecuzione dei contratti. La Cassa diviene, in pratica, controparte di ogni intermediario che immette ordini nel sistema. Infine, a completamento del quadro, non rimane che parlare della società Monte Titoli. La Monte Titoli, anch essa società del gruppo Borsa Italiana, svolge l importante ruolo di depositario centrale dei titoli dematerializzati, gestendo i servizi di liquidazione e regolamento La Consob e il regolamento operativo Nel Regolamento e nelle relative Istruzioni sono raccolte tutte le disposizioni che disciplinano i mercati gestiti da Borsa Italiana S.p.A. e sono relative ai criteri per l'ammissione degli strumenti finanziari alle negoziazioni, alle modalità di negoziazione, alla partecipazione degli operatori e ai servizi strumentali alle negoziazioni Il documento di riferimento sia per chi intende investire nei mercati di Borsa Italiana sia per le società che intendono quotare i propri strumenti finanziari in questi mercati, ossia il documento dove poter reperire tutte le FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 118

119 informazioni sulle modalità operative di ammissione e di negoziazione degli strumenti finanziari, è costituito dal Regolamento dei mercati organizzati e gestiti da Borsa Italiana S.p.A. corredato dalle relative Istruzioni. Dalla data della sua prima approvazione, 4 dicembre 1998, a oggi, Regolamento e Istruzioni hanno subito numerose modifiche e revisione, al fine di soddisfare le nuove esigenze del mercato e adattarsi ai cambiamenti di una normativa in costante evoluzione. Il Regolamento, per ogni mercato gestito, disciplina: Le condizioni richieste per l ammissione degli strumenti finanziari, stabilendo i requisiti degli strumenti stessi e dei relativi emittenti; Il ruolo e il compito di operatori come sponsor, specialisti e listing partner; La procedura di ammissione; La sospensione e la revoca dalle negoziazioni; Gli obblighi degli emittenti, relativamente ai rapporti con altri emittenti, al Codice di Comportamento, agli obblighi informativi e alle comunicazioni al pubblico; La modalità di diffusione delle informazioni al mercato; La partecipazione degli operatori alle contrattazioni; Le modalità, le fasi e le proposte di negoziazione; La determinazione dei prezzi; La conclusione e la registrazione dei contratti; I servizi strumentali alle negoziazioni, ossia i servizi di riscontro delle operazioni, i sistemi di garanzia dei contratti e la comunicazione delle operazioni eseguite fuori dal mercato; La trasparenza del mercato, ovvero le informazioni che devono essere fornite al pubblico Il Testo Unico Finanziario TUF La norma principale del nostro ordinamento in materia di mercati e intermediari finanziari è senza dubbio costituita dal decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, detto anche semplicemente Testo unico della finanza o Tuf ovvero decreto Draghi, dal nome dell allora Direttore generale del Tesoro e attuale Governatore della Banca d Italia, padre della riforma Il Tuf rappresenta il punto di svolta della normativa italiana di settore, poiché ha riunificato in una trattazione organica e moderna, in linea con le direttive comunitarie, la precedente regolamentazione, frammentata in numerosi atti normativi. Dalla sua entrata in vigore, 1 luglio 1998, il Tuf ha subito diverse revisioni, l ultima delle quali risale alle modifiche introdotte dalla legge 28 dicembre 2005, n. 262, nota anche come legge sulla tutela del risparmio. Nella sua versione attuale, il Tuf regolamentando l attività degli intermediari disciplina gli aspetti operativi e quelli di vigilanza relativi ai cosiddetti soggetti abilitati La direttiva MIFID In ambito comunitario, a seguito dell adozione del Financial Services Action Plan (FSAP), è in atto negli ultimi anni una riorganizzazione strutturale del mercato finanziario europeo con l obiettivo di arrivare alla creazione di un mercato realmente integrato e competitivo. Obiettivo ultimo del FSAP è quello di individuare regole europee uniformi ai fini della FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 119

120 creazione di un level playing field per tutti i soggetti interessati a operare sul mercato. Questa è, infatti, la condizione necessaria per garantire e ottenere uno sviluppo equilibrato e sostenibile dell exchange industry europea. Tra le direttive rientranti nel FSAP quella che sicuramente riveste maggiore importanza e che sta avendo degli impatti sull'operatività dei mercati finanziari e dei suoi operatori è la nuova direttiva 2004/39/CE sui mercati degli strumenti finanziari, conosciuta meglio con l'acronimo inglese MiFID (Market in Financial Instruments Directive). Tale direttiva, approvata dal Parlamento e dal Consiglio Europeo il 20 aprile 2004,e recepita nel 2007 ha abrogato la prima direttiva 93/22/CE sui servizi di investimento, detta ISD (Investment Services Directive). Il recepimento della direttiva MIFID era originariamente previsto entro l aprile 2006 ma, considerati i sostanziali impatti sulla legislazione dei singoli Stati Membri, il termine per l'implementazione è stato esteso al 31 gennaio 2007 (direttiva 2006/31/CE). In Italia il Testo Unico della Finanza è stato modificato con il d.lgs 164 del 17 settembre Inoltre, nel mese di ottobre 2007 la CONSOB ha provveduto ad aggiornare la propria regolamentazione secondaria (Regolamento Mercati ed Intermediari). Infine, a partire dal 1 novembre 2007 (data di entrata della normativa MiFID) tutti gli operatori sono stati chiamati ad applicare e rispettare la nuova disciplina. La MIFID ha tra i suoi obiettivi principali quello di creare un ambiente finanziario competitivo e armonizzato per i mercati regolamentati, le imprese di investimento nonché quello di rafforzare la protezione degli investitori, l efficienza e l integrità dei mercati finanziari stessi. Più in particolare, la MiFID introduce delle novità sia nei confronti degli intermediari che dei mercati. Le principali norme relative agli intermediari riguardano: i requisiti di organizzazione nonché l esternalizzazione delle funzioni operative; i conflitti di interessi e le relative politiche di gestione degli stessi; le ricerche in materia di investimenti; la disciplina degli incentivi nonché le informazioni fornite ai clienti; le registrazioni degli ordini e delle operazioni eseguite; le informazioni fornite ai clienti e potenziali clienti; la classificazione della clientela in retail, professional, eligible counterparties; le valutazioni di adeguatezza e appropriatezza dei servizi di investimento prestati ai clienti; la gestione degli ordini dei clienti (client order handling rules); la consulenza in materia di investimenti; la disciplina della best execution al fine di assicurare la migliore esecuzione degli ordini ai clienti; le nuove categorie dei servizi di investimento. Al contrario, le principali norme relative ai mercati sono rappresentate da: l eliminazione dell obbligo di concentrare gli scambi sui mercati regolamentati; le nuove figure di trading venues, rappresentate dai mercati regolamentati, i multilateral trading facilities (MTF) e gli internalizzatori; le regole di trasparenza pre-trade e post-trade delle informazioni di mercato; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 120

121 specifiche previsioni per l ammissione degli strumenti finanziari sui mercati regolamentati; le regole per l ammissione degli operatori ai mercati regolamentati ed agli MTF; la disciplina delle comunicazioni delle operazioni alle autorità competenti (transaction reporting); la disciplina applicabile ai sistemi di clearing e settlement MiFID rappresenta quindi un importante opportunità e si articola secondo una normativa che punta a rafforzare: la tutela dei risparmiatori e degli investitori; l uniformità di regole di condotta nei rapporti tra intermediari finanziari e clienti; la trasparenza delle operazioni realizzate dagli intermediari finanziari per conto della clientela, anche in termini di costi. La tutela dei risparmiatori in particolare è stata attuata dagli intermediari classificando la clientela in tre distinte categorie, elaborate sulla base delle conoscenze in ambito finanziario, associando ad ognuna un appropriato e distinto livello di tutela e di rapporti contrattuali : clientela privata clientela professionale operatore qualificato Quanto sopra è stato realizzato facendo sottoscrivere a tutti i clienti un questionario che ponesse in evidenza : esperienza e conoscenza in materia di investimenti su strumenti finanziari obiettivi di investimento situazione finanziaria finalità di tutela assicurativa Ne consegue che le proposte di investimento dovranno essere correlate al profilo di rischio dichiarato e sottoscritto dal cliente. Un ulteriore importante innovazione a tutela dei risparmiatori è stata l introduzione della figura del consulente finanziario indipendente che, a differenza del promotore finanziario, non viene pagato dalla società emittente i prodotti finanziari, ma dal risparmiatore in base ad un preciso rapporto contrattuale Gli intermediari finanziari L espressione intermediari finanziari indica tutti quei soggetti che si interpongo tra investitori e mercato per l esecuzione delle scelte finanziarie. Fino a qualche anno fa il discorso era limitato alla distinzione tra banche e intermediari finanziari non bancari in generale, mentre dall approvazione del Testo unico della finanza il quadro si è arricchito di nuovi soggetti, ognuno con proprie competenze ed ambito di operatività ossia: le imprese di investimento, le società di gestione del risparmio (Sgr), le società di gestione armonizzate, le società di investimento a capitale variabile (Sicav), gli intermediari finanziari iscritti nell elenco previsto dall articolo 107 del Testo unico bancario (Decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385), ossia intermediari che svolgono un elevata attività finanziaria, e le banche autorizzate all esercizio FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 121

122 dei servizi di investimento. Da non dimenticare poi altre due categorie di soggetti che rientrano tra gli attori dell intermediazione: gli agenti di cambio e i promotori finanziari. Per imprese di investimento si intendono le società di intermediazione mobiliare (Sim), le imprese di investimento comunitarie e le imprese di investimento extracomunitarie e sono società autorizzate a svolgere i servizi di investimento, ossia operazioni di negoziazione su strumenti finanziari. Le società di gestione del risparmio, le società di gestione armonizzata e le Sicav sono i soggetti a cui è riservata l attività di gestione collettiva del risparmio. Il comportamento di tutti questi è sottoposto a stringenti regole di vigilanza che hanno per scopo la trasparenza e la correttezza dei comportamenti e la sana e prudente gestione dei soggetti abilitati, avendo riguardo alla tutela degli investitori e alla stabilità, alla competitività e al buon funzionamento del sistema finanziario. La Consob con l atto R /1998, regolamenta l attività dei soggetti che prestano servizi di investimento a terzi assicurando le relative tutele ai sottoscrittori La vigilanza La vigilanza è affidata a Banca d Italia, competente per quanto riguarda il contenimento del rischio e la stabilità patrimoniale e Consob, competente per quanto riguarda la trasparenza e la correttezza dei comportamenti, che esercitano i poteri di vigilanza ognuna sulle materie di competenza, operando, però, in modo coordinato e dandosi reciproca comunicazione dei provvedimenti assunti e delle irregolarità rilevate. L attività di vigilanza di Consob e Banca d Italia si sviluppa a tre livelli: regolamentare, informativa e ispettiva. La vigilanza regolamentare riguarda il compito di disciplinare con regolamento l adeguatezza patrimoniale, il contenimento del rischio, ossia l obbligo di diversificare gli investimenti finanziari, l organizzazione amministrativa e contabile, i controlli interni, le modalità di deposito e di sub-deposito degli strumenti finanziari e del denaro di pertinenza della clientela, i criteri e i divieti relativi all attività di investimento, gli schemi e le modalità di redazione dei prospetti contabili, i criteri e le modalità per la valutazione dei beni e dei valori in cui è investito il patrimonio, il comportamento da osservare nei rapporti con gli investitori e gli obblighi informativi nella prestazione dei servizi. La vigilanza informativa riguarda la possibilità da parte di Banca d Italia e Consob di chiedere ai soggetti abilitati la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti. Infine, la vigilanza ispettiva riguarda la possibilità di Banca d Italia e Consob di effettuare ispezioni e richiedere l esibizione dei documenti e il compimento degli atti ritenuti necessari presso i soggetti abilitati, comunicandosi l un l altra le ispezioni disposte affinché l altra possa chiedere accertamenti su profili di propria competenza. La Banca d Italia e la Consob possono inoltre chiedere alle autorità competenti di uno Stato comunitario di effettuare accertamenti presso succursali di Sim, di Sgr e di banche stabilite sul territorio di detto Stato. Un ultimo aspetto su cui porre l attenzione è il possesso, da parte dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo aziendali, dei requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza, stabiliti dal Ministro dell Economia e delle Finanze. Infatti, il difetto dei requisiti determina la decadenza dalla carica, che viene dichiarata dal consiglio di amministrazione. In dettaglio sarà affrontato al paragrafo La Borsa Valori e gli intermediari finanziari FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 122

123 Nell ambito del mercato finanziario particolare rilievo assume il "mercato mobiliare" che si caratterizza proprio per l attitudine dei titoli negoziati alla circolazione e, quindi, al passaggio da un soggetto economico all altro, con il conseguente trasferimento della titolarità del credito. La più alta espressione del mercato mobiliare è rappresentata dalla borsa valori, ossia dal mercato organizzato e funzionante secondo regole formali, in cui vengono scambiate azioni di società - per la cui quotazione sono richiesti determinati requisiti - obbligazioni e altri titoli a reddito fisso Organizzazione della Borsa Valori La Borsa è il mercato regolamentato dove si realizzano gli affari di compravendita finanziaria, ossia è il mercato organizzato per la negoziazione e lo scambio degli strumenti finanziari (azioni, obbligazioni e derivati) ad un determinato prezzo, che scaturisce dall incontro effettivo tra domanda ed offerta. Un mercato regolamentato è l insieme di tutte le emissioni e delle negoziazioni di titoli rappresentativi di prestiti monetari e di finanziamenti: è un mercato mobiliare basato su una determinata regolamentazione relativa all organizzazione e al funzionamento del mercato stesso. Secondo la disciplina comunitaria, un mercato può essere considerato regolamentato se possiede specifici requisiti: La regolarità di funzionamento, ossia gli scambi devono avvenire secondo modalità predefinite, sia riguardo la fissazione del prezzo, sia riguardo il pagamento e/o il trasferimento del bene oggetto dello scambio. Il rispetto degli obblighi di trasparenza definiti dalla direttiva 93/22/CEE, oltre all iscrizione, da parte dell autorità di vigilanza, dello stesso in un apposito albo (come stabilito dalla disciplina comunitaria). L approvazione, da parte dell organo di vigilanza, delle regole e delle condizioni di accesso alle modalità di funzionamento. La regolamentazione del mercato riguardo gli operatori ammessi alle transazioni, gli strumenti trattati, gli obblighi informativi a cui sono sottoposti i soggetti operanti, il meccanismo di determinazione del prezzo, le modalità di negoziazione, le procedure di liquidazione, hanno come obiettivo fondamentale quello di assicurare un uniformità organizzativa e la standardizzazione degli strumenti utilizzati. Il mercato regolamentato italiano per eccellenza è è gestito da Borsa Italiana S.p.A. Dal 2008 tale società di gestione, in conseguenza dell avvenuta privatizzazione, è passata sotto il controllo del London Stock Exchange, dando vita al piu grande mercato borsistico europeo Evoluzione dei mercati regolamentati in Italia e costituzione della Borsa Italiana s.p.a. Attraverso la legge n. 1 del 2 gennaio 1991 è stato istituito il Consiglio di Borsa (divenuto operativo nel febbraio 1993) con il compito di gestire il MERCATO MOBILIARE nel suo complesso; tutte le competenze organizzative, tecniche e consultive dei precedenti organi locali sono state accentrate nell unico organo di "autogoverno pubblicistico" creato, mentre l attività di vigilanza, gestione e organizzazione dei mercati è rimasta in capo alla CONSOB. Con il Decreto Legislativo EUROSIM, n.415 del 23 luglio 1996, l attività di organizzazione e gestione dei mercati regolamentati è passata dal controllo di organismi pubblici, ad attività FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 123

124 d impresa privata esercitata da società per azioni (art. 46): questo è stato il segnale della trasformazione dei mercati regolamentati da pubblici a privati. La gestione dei mercati regolamentati già esistenti (Borsa valori, il Mercato Ristretto, l IDEM, l MTS, e il MIF) è stata affidata a due società di gestione opportunamente costituite e controllate da intermediari finanziari: BORSA ITALIANA S.p.A., MTS S.p.A. Il 7 febbraio 1997 il Consiglio di Borsa ha costituito, dopo approvazione della CONSOB, una società per azioni denominata BORSA ITALIANA S.p.A. il cui azionariato è composto da Banche, SIM, associazioni di emittenti ed altri attori del mercato, e contemporaneamente sono state chiuse le preesistenti Borse valori sul territorio nazionale italiano e tutti gli scambi sono stati concentrati presso la sede di Milano, diventata Borsa valori italiana. A partire dal 1 gennaio 1998 la Borsa Italiana S.p.A. è divenuta una società di gestione dei mercati operativa a tutti gli effetti dal 1 settembre 1998 e retta da uno specifico regolamento (Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.). Attualmente tale società, dopo la sua privatizzazione, è controllata da London Stock Exchange group, gruppo che controlla il mercato di Londra, per cui attualmente gestisce i mercati mobiliari italiani, svolgendo attività organizzative, produttive, commerciali e promozionali per assicurare la competitività e lo sviluppo dei mercati da essa gestiti, con l obiettivo di massimizzare nel tempo la possibilità per i vari soggetti di negoziare alle migliori condizioni di liquidità, trasparenza e competitività e di sviluppare servizi per la comunità finanziaria, perseguendo la massima efficienza e redditività. In particolare, svolge le seguenti funzioni: Definizione dell organizzazione e del funzionamento dei mercati, delle modalità di accesso degli intermediari, nonché attività di vigilanza e di gestione delle situazioni di crisi; Definizione della disciplina dei requisiti per l ammissione a quotazione, della sospensione degli operatori e degli strumenti finanziari e revoca della stessa; Gestione delle procedure e dei rapporti con gli emittenti per i contratti di quotazione; Definizione dei profili organizzativi e stesura del codice di comportamento dei soggetti operanti sui mercati. Fino al 1991 l attività di negoziazione è stata esercitata esclusivamente dagli agenti di cambio, anno in cui sono state istituite le Società di Intermediazione Immobiliare (SIM). Oggi, in base all articolo del Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A. "possono partecipare alle negoziazioni nei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa italiana: gli agenti di cambio; le banche nazionali, comunitarie ed extracomunitarie autorizzate allo svolgimento dell attività di negoziazione per conto proprio e/o di terzi ai sensi del Testo Unico della finanza; le imprese di investimento nazionali, comunitarie ed extracomunitarie autorizzate allo svolgimento dell attività di negoziazione per conto proprio e/o per conto di terzi ai sensi del Testo Unico della finanza; i locals (soggetti che svolgono esclusivamente attività di negoziazione per conto proprio e che aderiscono indirettamente agli organismi di compensazione e di liquidazione, nonché di compensazione e garanzia) con sede legale in uno stato comunitario ed autorizzati a negoziare su un mercato comunitario". FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 124

125 Sempre nel 1991 (il 25 novembre) è stato creato il sistema di contrattazione telematico esteso, nel febbraio 1996, a tutti gli strumenti finanziari quotati. In tale data è stato definitivamente abbandonato il tradizionale meccanismo di contrattazione "alle grida" (o a chiamata): la contrattazione di un titolo avveniva in un determinato momento della seduta di Borsa, durante la quale gli intermediari, intorno ad un recinto (corbeille) gridavano i prezzi ai quali erano disposti a vendere o ad acquistare finché non si trovava una controparte che accettasse la vendita o l acquisto a quel determinato prezzo. Oggi tutti gli strumenti finanziari vengono negoziati attraverso il sistema telematico della Borsa valori, costituito da una rete di elaboratori e terminali, che permette di gestire automaticamente l incrocio tra la domanda e l offerta. Per vendere ed acquistare non è più necessario recarsi in un luogo specifico: lo scambio si perfeziona nel momento in cui una proposta di acquisto, immessa nel sistema telematico tramite un programma elettronico particolare, combaci con una proposta di vendita, anch essa immessa con lo stesso sistema. In Borsa, oggi, le transazioni si realizzano senza che i venditori e gli acquirenti si parlino o si conoscano e visto che non ci si trova più in un luogo fisico, è possibile riversare nello stesso istante nel sistema borsistico telematico molteplici offerte di vendita e di acquisto, ciascuna relativa ad uno qualsiasi degli strumenti finanziari trattati sul mercato: il programma elettronico provvede a mettere in ordine tutte le proposte, distinguendo quelle di acquisto da quelle di vendita e incrociando quelle coincidenti di segno opposto. Premesso che ci sono diverse modalità per investire nel mercato di borsa: Investire direttamente, prendendo le decisioni personalmente; Affidarsi ad un intermediario per una gestione personalizzata dei propri risparmi; Investire in fondi pensione, assicurazioni vita, affidando ai gestori tutte le scelte e le decisioni; L acquisto o la vendita di azioni e più in generale di tutti gli strumenti finanziari, non può essere fatta dal singolo investitore, o dalla generica impresa ma solo dagli intermediari finanziari o dalle SIM autorizzate, questo al fine di garantire la massima sicurezza e trasparenza delle transazioni. La Borsa Italiana S.p.A. gestisce diversi mercati al fine di fornire un efficiente canale di finanziamento adatto a tutte le tipologie di valori quotati; in linea di principio per ogni strumento c è un mercato diverso. Ad un primo livello, la Borsa Italiana può essere suddivisa in CINQUE grossi segmenti: 1. IL MERCATO AZIONARIO, nel quale si negoziano tutti i tipi di azioni, le obbligazioni convertibili, i diritti d opzione, i warrant, i cover warrant e i certificati rappresentativi di quote di fondi chiusi mobiliari ed immobiliari. 2. IL MERCATO TELEMATICO DEI COVERED WARRANTS, nel quale si negoziano i Covered Warrant (su azioni, titoli di Stato, tassi di interesse, valute, indici e merci) e dei certificates quotati in Borsa. 3. IL MERCATO AFTER HOURS, nel quale si effettua la negoziazione di strumenti finanziari in orari successivi alla chiusura del mercato diurno. 4. IL MERCATO DEL REDDITO FISSO, ossia il mercato telematico delle obbligazioni e dei Titoli di Stato FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 125

126 5. MERCATO DEI DERIVATI, nel quale sono negoziati contratti futures e di opzione aventi come attività sottostante strumenti finanziari, tassi di interesse, valute, merci e relativi indici. 1: IL MERCATO AZIONARIO DI BORSA ITALIANA si articola in tre mercati: il Mercato Telematico Azionario (Mta), il Mercato Ristretto e il Nuovo Mercato. IL MERCATO TELEMATICO AZIONARIO (MTA): è il comparto della Borsa valori italiana in cui si negoziano azioni (ordinarie, privilegiate e di risparmio), obbligazioni convertibili, warrant, diritti d opzione e certificati rappresentativi di quote di fondi mobiliari e immobiliari chiusi quotati in Borsa (art.1.3 del regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.). L Mta è gestito dalla Borsa Italiana S.p.A. (società di gestione) secondo le norme previste nel regolamento deliberato dall Assemblea ordinaria della stessa società il 20 dicembre 1999 e approvato dalla CONSOB con delibera n del 19 gennaio Dal 1991 il mercato azionario è divenuto un mercato telematico, e l adozione di tale modalità di contrattazione ha sostituito quella "alle grida", inizialmente, per una rosa ristretta di azioni, successivamente (aprile 1994), per tutto il listino azionario. L Mta è un mercato ad asta, in cui le negoziazione e gli scambi degli strumenti finanziari avvengono attraverso un meccanismo d asta, che fa incontrare domanda ed offerta: lo scambio si compie tra chi offre il prezzo più basso in offerta e chi offre il prezzo più alto in domanda. I titoli sono scambiati attraverso un meccanismo a doppio lato (two side): le offerte di prezzo vengono fatte sia dagli acquirenti che dai venditori delle azioni. Il sistema telematico, gestito dalla SIA, visualizza le proposte di negoziazione all interno di un libro (book) che compare sui terminali degli operatori autorizzati. A partire dal 2 aprile 2001, con l avvio dell operatività del segmento STAR, il Mercato Telematico Azionario è stato suddiviso in base alla capitalizzazione degli strumenti negoziati, nei seguenti segmenti: BLUE CHIPS, è il segmento dedicato alle azioni con capitalizzazione superiore ad un livello attualmente stabilito in 800 milioni di euro, in cui sono comprese tutte le società inserite del Mib30 (i 30 principali titoli per capitalizzazione e liquidità), e le società del Midex (le 25 società successive per capitalizzazione a quelle comprese nel Mib30). STAR, è il segmento che riguarda le aziende con capitalizzazione medio piccola, inferiore a 800 milioni di euro, che operano nei settori più tradizioali dell economia; tali aziende, per incrementare la visibilità e la qualità della propria immagine sul mercato e rientrare nel target degli investitori istituzionali, si impegnano a soddisfare requisiti più pressanti legati al flottante, alla trasparenza dell informativa societaria, al sostegno della liquidità da parte di uno specialista. SEGMENTO DI BORSA ORDINARIO, nel quale sono presenti società che non rientrano nei segmenti precedenti, esso è suddiviso a sua volta in due classi in funzione della loro liquidità, misurata in termini di frequenza e controvalore medio giornaliero degli scambi. MTF, è il segmento su cui si negoziano ETF (Exchange Traded Funds) e Funds (Aperti indicizzati, SICAV Indicizzate, Fondi chiusi Immobiliari e Mobiliari). Il MERCATO RISTRETTO: è il mercato nel quale si negoziano contratti di compravendita relativi ad azioni, obbligazioni, warrant e diritti d opzione con requisiti meno stringenti rispetto a quelli previsti per l ammissione sull Mta o comunque legati a condizioni particolari, come clausole di prelazione e gradimento. I titoli quotati su tale mercato sono emessi da società di dimensione mediamente inferiore rispetto a quelle presenti sull Mta; esso svolge funzione di FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 126

127 banco di prova sia per l emittente dei titoli sia per l investitore. E stato istituito nel 1977, dopo l approvazione della legge n. 49 del 23 febbraio 1977, che ne ha originariamente disciplinato il meccanismo di funzionamento. La sua istituzione aveva una precisa finalità: consentire la quotazione e la negoziazione di strumenti finanziari non ancora "maturi" per essere ammessi sulla Borsa ufficiale, pur facendo registrare numerosi scambi o essendo legati a clausole particolare di prelazione e gradimento, tali da non consentire il regolare svolgimento delle negoziazioni di Borsa. In realtà oggi il Mercato Ristretto non rispecchia le finalità previste dal legislatore e dell originale previsione mantiene solamente le regole di funzionamento e i requisiti di ammissione semplificati rispetto agli altri mercati. IL NUOVO MERCATO: è il mercato regolamentato organizzato e gestito dalla Borsa Italiana S.p.A., in cui si negoziano, per qualsiasi quantitativo, azioni ordinarie, obbligazioni convertibili, warrants e diritto d opzione di emittenti nazionali ed esteri con elevate potenzialità di crescita operanti sia in settori innovativi, sia tradizionali purchè caratterizzate da innovazioni di prodotto, servizio o processo ("high growth companies"). Il Nuovo Mercato è stato costituito nel maggio del 1999 al fine di creare un segmento borsistico per rispondere alle specifiche esigenze di finanziamento delle imprese operanti in settori molto dinamici, innovativi e ad alto potenziale di sviluppo. Si tratta di imprese operanti in settori ad alto sviluppo tecnologico, di imprese operanti in settori "tradizionali" ma che puntano sull innovatività dei processi e dei prodotti, società giovani (start up) che necessitano di capitali per sviluppare i propri progetti, società già quotate su altri mercati esteri che desiderano allargare la propria base azionaria. I requisiti di ammissione al Nuovo Mercato sono meno stringenti rispetto a quelli del listino principale; basta la pubblicazione ed il deposito di un solo bilancio d esercizio, senza nessun vincolo minimo di utile, fatturato o dimensione dell attivo; offerta minima pari al 20% del capitale, con deroga in caso di doppia quotazione (quotazione su 2 o più mercati); l offerta minima di azioni deve avere un controvalore di almeno 5 milioni di euro (quasi 10 miliardi di lire); patrimonio netto non inferiore a 1,5 milioni di euro. Al Nuovo Mercato generalmente si rivolgono sia società già esistenti e che hanno progetti di espansione, sia società che hanno da poco iniziato l attività con delle idee da finanziare, ma fatturati ridotti (anche se con forti prospettive di crescita) e forti perdite (legate al sostenimento dei costi di avvio dell attività). Dal punto di vista operativo il Nuovo Mercato segue gli stessi orari e procedure di negoziazione del segmento principale di borsa, solamente che a differenza di questo non esistono lotti minimi di negoziazione: è possibile acquistare o vendere anche una sola azione, questo allo scopo di facilitare la partecipazione agli investimenti anche al piccolo risparmiatore. In tal senso il Nuovo Mercato offre vantaggi sia alle aziende, le quali hanno una procedura di quotazione più semplice, sia agli investitori, i quali hanno la possibilità di impegnare somme di denaro anche contenute con le stesse garanzie di trasparenza che caratterizza la borsa tradizionale. 2. IL MERCATO TELEMATICO DEI COVERED WARRANTS è il comparto della Borsa valori italiana sul quale sono negoziati covered warrants (su azioni, titoli di stato, tassi d interesse, valute, indici e merci) e Certificates quotati in Borsa, per quantitativi minimi (lotto minimo) o loro multipli. Esso è un mercato ad asta, in cui la negoziazione e lo scambio degli strumenti finanziari avvengono attraverso un meccanismo d asta, che fa incontrare domanda ed offerta: lo scambio si effettua tra chi offre il prezzo più basso in offerta e chi offre il prezzo più alto in domanda. Con lo scopo ultimo di rendere più facilmente consultabile il listino dei covered warrant è stata introdotta una segmentazione che, pur non avendo nessuna differenza nelle FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 127

128 modalità di negoziazione, ripartisce gli strumenti in classi omogenee per tipologia di struttura: segmento plain vanilla, benchmark, certificates e segmento strutturati/esotici. Possono essere ammessi a quotazione sul MCW (in base all art del Regolamento dei mercati organizzati) i covered warrant emessi da: società o enti nazionali o esteri sottoposti a vigilanza prudenziale; Stati o enti sovranazionali; società o enti per i quali i rapporti obbligatori connessi all emissione siano garantiti da un soggetto (garante) che presenti i requisiti specificati nello stesso regolamento. 3. IL MERCATO AFTER HOURS Dal 15 maggio 2000 la Borsa italiana ha dato vita ad una fase di negoziazione serale (Trading After Hours, TAH); questa ha inizio alle ore (30 minuti dopo la conclusione della fase diurna) e termina alle ( a regime, vi sarà l estensione di tale orario fino alle 22.00). Attualmente, in tale mercato sono negoziati solo una parte dei titoli quotati alla Borsa italiana e soprattutto solo quelli più liquidi, cioè quelli che fanno parte dell indice Mib30 e del Midex, ed alcune azioni e covered warrant del Nuovo Mercato. La negoziazione degli strumenti finanziari avviene attraverso un meccanismo ad asta, che fa incontrare domanda ed offerta: lo scambio ha luogo tra chi offre il prezzo più basso in offerta e chi offre il prezzo più alto in domanda. Il progetto della Borsa serale è stato creato sulla base delle nuove esigenze espresse dagli investitori italiani e stranieri ed ha incontrato anche il consenso degli intermediari che possono così ampliare l offerta dei servizi a risparmiatori ed investitori. Tuttavia la fase serale della Borsa italiana presenta vincoli più restrittivi rispetto a quelli in vigore durante la fase diurna: visto l aspetto ancora sperimentale di questo mercato e i timori di illiquidità degli scambi (scarsità delle proposte di acquisto e vendita possono causare un elevata volatilità dei prezzi) la Borsa italiana ha deciso di fissare a +/- 3,5% l oscillazione massima dei prezzi di contrattazione al prezzo di riferimento registrato durante la fase diurna che fa scattare la sospensione del titolo. Tale vincolo, nonostante sia posto a protezione del risparmiatore, ha limitato il successo di questo mercato in quanto oscillazioni troppo limitate dei prezzi costituiscono un vero e proprio freno all operatività dei trader. 4. IL MERCATO DEL REDDITO FISSO Il Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato (MOT) è il comparto della Borsa Italiana S.p.A. in cui si negoziano obbligazioni diverse dalle obbligazioni convertibili e Titoli di Stato, in quantitativi minimi (lotti minimi) o lo multipli (art del regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A.); la Borsa Italiana stabilisce i quantitativi minimi negoziabili bilanciando, le esigenze di funzionalità del mercato, l agevolazione all accesso al mercato stesso da parte degli investitori istituzionali e l economicità nell esecuzione degli ordini. Il MOT è un mercato finanziario al dettaglio, nato nel luglio del 1994 dall unificazione in un unico mercato telematico delle 10 borse valori italiane. Esso è un mercato ad asta, in cui il sistema di negoziazione è strutturato in maniera da accoppiare gli ordini sulla base del prezzo (la priorità è data a chi è disposto a pagare di più) e delle quantità e, a parità di prezzo, si da la precedenza all ordine emesso per primo. Le transazioni scaturiscono dall incrocio di proposte di negoziazioni (PDN); le PDN sono ordinate automaticamente per ciascun strumento in ordine di prezzo, decrescente se in acquisto e crescente se in vendita. Gli strumenti finanziari negoziati sul MOT sono suddivisi in quattro segmenti di mercato, in base alla natura dell emittente e del tipo di interesse: BOT, BTP, CTE, CTZ; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 128

129 CCT e CTO; Obbligazioni denominate in euro; Obbligazioni denominate in altre valute estere. Inoltre, l art del Regolamento stabilisce una ulteriore ripartizione degli strumenti di ogni segmento sulla base di indicatori rilevati periodicamente quali il tipo, valore nominale e la liquidità. Gli orari di negoziazione sono diversi per ciascun segmento: la Borsa stabilisce limiti alle variazioni massime di prezzo e altre condizioni per assicurare il massimo ordine nello svolgimento delle negoziazioni. Inoltre queste avvengono in due fasi successive: L asta di apertura, che ha l obiettivo di selezionare gli strumenti finanziari negoziabili e di determinare un prezzo iniziale (prezzo di apertura). La negoziazione in continua, che ha il compito di rendere rapido ed efficiente lo svolgimento delle transazioni. Ogni giorno la Borsa Italiana invia e diffonde, tramite supporto informatico, il Listino Ufficiale. 5. MERCATO DEI DERIVATI Il Mercato Italiano dei derivati si suddivide in due segmenti: Il Mercato Italiano dei Derivati Azionari (IDEM Italian Derivatives Market) Il Mercato Italiano dei Derivati sui tassi di Interesse (MIF) L IDEM è il mercato regolamentato gestito dalla Borsa Italiana S.p.A., in cui vengono negoziati contratti futures e contratti d opzione che hanno come attività sottostante indici e singoli titoli azionari. L IDEM è nato il 28 novembre 1994, con l avvio delle negoziazioni telematiche sul FIB 30 (future sull indice MIB30). Le modalità di negoziazione avvengono in un unica fase "in continua", dalle 9.15 alle 17.40, in cui avviene anche la conclusione dei contratti. Le proposte di negoziazione sono immesse nel "book" in forma anonima e devono contenere specifiche informazioni circa lo strumento oggetto della negoziazione, la quantità, il tipo di operazione, il tipo di conto e le condizioni offerte. Caratteristica principale di questo mercato è che gli scambi possono essere effettuati attraverso la presenza di operatori chiamati "market makers" (iscritti nell apposito albo), al fine ultimo di garantire la liquidità degli strumenti negoziati. Essi, infatti, sono degli intermediari finanziari che si impegnano a fornire in via continuativa proposte di acquisto e vendita su uno o più strumenti finanziari, quotati sui mercati regolamentati, per un ammontare minimo fissato di tali strumenti. Un investitore che desidera operare sugli strumenti finanziari negoziati sull IDEM deve rivolgersi ad un intermediario, che confermi la sua adesione come clearing member alla Cassa di Compensazione e Garanzia; in particolare i soggetti abilitati ad operare sull IDEM sono: Imprese d investimento: SIM e imprese d investimento comunitarie ed extracomunitarie; Banche, se autorizzate dalla Banca d Italia; Agenti di cambio ancora in carica, operanti solo come broker, immettendo ordini solo per i loro clienti e non propri. I contratti conclusi sono registrati in un apposito archivio elettronico, indicando una serie di informazioni (numero progressivo del contratto, l ora di inserimento della proposta, la quantità e il prezzo unitario ecc.): tali informazioni sono inviate automaticamente dal sistema di riscontro e rettifica giornalieri al sistema di compensazione e garanzia. Il Mercato Italiano dei Derivati sui tassi di interesse (MIF), è il mercato regolamentato sul quale si negoziano i futures e le opzioni aventi come attività sottostante Titoli di Stato e tassi di interesse (future sul BTP a 10 anni, future sul BTP a 30 anni, future sul tasso EURIBOR a 1 mese e opzione sul BTP future). Il MIF è stato istituito il 18 febbraio 1992 con un decreto del Ministero del Tesoro, abrogato e sostituito dal nuovo decreto del 24 febbraio 1994 con il FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 129

130 quale si è sancita una convenzione per il funzionamento e si è costituito un Comitato di Gestione. A seguito della privatizzazione dei mercati avvenuta con il decreto legislativo del 23 luglio 1996, nell anno 1997 è stata costituita la società per azioni MIF S.p.A., ceduta alla Borsa Italiana S.p.A. nel maggio del Il funzionamento, l organizzazione e la gestione del MIF sono disciplinati da un Regolamento che stabilisce: Le condizioni di ammissione; L esclusione e la sospensione dei contratti e degli operatori; Le modalità di svolgimento delle negoziazioni, Gli obblighi degli operatori; La pubblicazione e la diffusione delle informazioni. In base all articolo del Regolamento del MIF si stabilisce che possono partecipare alle negoziazioni: Gli agenti di cambio autorizzati alla negoziazione per conto terzi (Testo Unico della Finanza); Le banche nazionali, comunitarie, ed extracomunitarie autorizzate allo svolgimento dell attività di negoziazione per conto proprio e/o per conto terzi (Testo Unico della finanza); Le imprese di investimento nazionali, comunitarie ed extracomunitarie autorizzate allo svolgimento dell attività di negoziazione per conto proprio e/o per conto terzi (Testo Unico della Finanza); I locals, con sede legale in uno stato comunitario ed autorizzati a negoziare su un mercato comunitario; La Banca d Italia, ammessa di diritto alle negoziazioni. A fine 2007 è partito, con scarsi risultati, un nuovo mercato denominato Mercato Alternativo dei Capitali (MAC) destinato ad agevolare l accesso dei capitali di rischio da parte delle PMI italiane. 3.4 GLI INTERMEDIARI FINANZIARI Inquadramento generale Dopo il quadro normativo occorre ricordare che sotto l aspetto funzionale, il sistema finanziario assolve a tre compiti di natura 1. Monetaria: attraverso la creazione e la movimentazione dei mezzi di pagamento; 2. Creditizia: attraverso il trasferimento delle risorse finanziarie dalle unità economiche in avanzo finanziario a quelle in disavanzo; 3. di politica monetaria attraverso la trasmissione della politica economica Analizzeremo ora in particolare i principali intermediari finanziari presenti sul mercato effettuando una distinzione grossolana in funzione dell attività svolta. A intermediari abilitati ad offrire servizi d'investimento a privati e persone giuridiche: (per servizi di investimento si intende l offerta di prodotti finanziari a terzi al fine di raccogliere disponibilità finanziarie) società di intermediazione mobiliare (sim) italiane: possono essere autorizzate dalla Consob ad offrire tutti i servizi di investimento. Una verifica può essere fatta nella sezione Intermediari del sito Consob; E' previsto dall'art. 20 del d.lgs. n. 58/1998 e FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 130

131 contiene:- elenco Sim; sezione imprese extracomunitarie; e sezione speciale società fiduciarie All'albo è allegato l'elenco delle imprese di investimento comunitarie:- con succursale in Italia e- senza succursale banche italiane: possono essere autorizzate dalla Banca d'italia ad offrire tutti i servizi di investimento; società di gestione del risparmio (sgr) italiane: possono essere autorizzate dalla Banca d'italia all'esercizio dell'attività di gestione individuale di patrimoni; la verifica può essere fatta sul sito della banca d italia sezione Funzioni di Vigilanza; intermediari finanziari iscritti nell'elenco previsto dall'art. 107 del Testo Unico bancario e tenuto dalla Banca d'italia: possono essere autorizzati solo alla negoziazione in conto proprio di strumenti finanziari derivati e al collocamento banche di paesi comunitari: possono offrire i servizi per i quali sono state autorizzate dall'autorità di vigilanza del paese d'origine; la verifica può essere fatta presso gli uffici della Banca d'italia; imprese di investimento di paesi comunitari: possono offrire i servizi per i quali sono state autorizzate dall'autorità di vigilanza del paese d'origine; la verifica può esser fatta nella sezione Intermediari del sito Consob; banche extracomunitarie: possono essere autorizzate dalla Banca d'italia ad offrire tutti i servizi di investimento; la verifica può essere fatta presso gli uffici della Banca d'italia; agenti di cambio iscritti nel ruolo unico nazionale tenuto dal Ministero del tesoro: possono svolgere l'attività di negoziazione per conto terzi, collocamento, gestione individuale e ricezione e trasmissione di ordini nonchè mediazione; la verifica può essere fatta presso il Ministero del tesoro I soggetti abilitati operano normalmente presso le loro sedi e dipendenze, dove il risparmiatore si reca per effettuare investimenti. A volte, però, la promozione ed il collocamento di servizi di investimento o prodotti finanziari viene svolta "fuori sede",e quindi anche presso il domicilio del risparmiatore. Il nostro ordinamento ha ritenuto che in questi casi il risparmiatore deve essere particolarmente tutelato, prevedendo che: i soggetti abilitati si avvalgono di promotori finanziari, iscritti, dopo aver superato un esame, in un albo tenuto dalla Consob consultabile nella sezione "Intermediari " del sito, dove il risparmiatore può verificare l'effettiva iscrizione del promotore; il risparmiatore ha 7 giorni di tempo dalla sottoscrizione per esercitare la facoltà di ripensamento e recedere dal contratto senza spese. Nel parlare di servizi d investimento si focalizza l attenzione su soggetti che intendono investire le loro attività finanziarie. Poiché nella decisione d investimento entrano in gioco sia fattori oggettivi che soggettivi standardizzare è difficile per cui è opportuno capire quali fattori vanno tenuti presenti nella scelta di un investimento. B intermediari abilitati ad offrire altri servizi finanziari In questa categoria rientrano tutti gli intermediari finanziari che possono esercitare: le seguenti attività previste dall art. 106 del T.U.: assunzione di partecipazioni; FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 131

132 concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma; prestazione di servizi di pagamento (carte di credito) intermediazione in cambi; soggetti che svolgono in via esclusiva o prevalente attività di concessione di finanziamenti nei confronti del pubblico nella forma del rilascio di garanzie tutto svolto con le caratteristiche professionali In realtà gli intermediari creditizi veri e propri sono quelli orientati al margine da interesse per cui troviamo banche, soc. di credito al consumo,di leasing,di factoring, mentre altri intermediari orientati alle commissioni ma che svolgono attività creditizia sono emittenti carte,confidi, merchant bank C intermediari abilitati ad offrire servizi monetari e di pagamento L art. 114-bis del Testo unico bancario ha riservato l emissione della moneta elettronica alle banche e agli IMEL, prevedendo per questi ultimi una specifica disciplina. Essa è volta a favorire lo sviluppo della moneta elettronica, attraverso l introduzione di un quadro normativo neutro rispetto alle soluzioni tecnologiche prescelte per la sua realizzazione, e a preservare l affidabilità degli IMEL attraverso l adozione di un regime di vigilanza prudenziale calibrato sulle specificità di tali intermediari e ispirato al paradigma della sana e prudente gestione. L IMEL esercita in via esclusiva l attività di emissione della moneta elettronica attraverso la trasformazione immediata delle somme ricevute in moneta elettronica. In relazione all esercizio di tale attività, l IMEL cura altresì la gestione degli investimenti consentiti a fronte della moneta elettronica emessa. L IMEL può, inoltre, svolgere attività connesse e strumentali a quella principale nonché prestare taluni servizi di pagamento; ad esso è comunque preclusa la concessione di crediti sotto qualsiasi forma. La moneta elettronica è un valore monetario rappresentato da un credito nei confronti dell emittente, memorizzato su un dispositivo elettronico; essa rappresenta uno strumento di pagamento accettato come mezzo di pagamento da soggetti diversi dall emittente. La moneta elettronica è emessa previa ricezione di somme di valore non inferiore al valore monetario emesso. La ricezione di fondi connessa all emissione di moneta elettronica non integra la fattispecie della raccolta del risparmio tra il pubblico. Le somme ricevute dall IMEL a fronte della moneta elettronica emessa non costituiscono depositi della clientela;su di esse, pertanto, non sono corrisposti interessi e le stesse non sono coperte dai sistemi di garanzia dei depositi. Ulteriore caratteristica della moneta elettronica è il riconoscimento al detentore del diritto al rimborso della parte di essa non utilizzata. Il rimborso deve essere effettuato al valore nominale in moneta legale ovvero mediante versamento su un conto bancario, senza applicazione di ulteriori oneri e spese, fatta eccezione per quelli strettamente necessari per l effettuazione dell operazione. L IMEL può prevedere che siano esclusi rimborsi per importi inferiori a 5 euro. La moneta elettronica si distingue sia dagli strumenti di accesso a distanza a depositi bancari sia da altri strumenti di pagamento, quali le carte di credito nonché le carte prepagate emesse da fornitori di beni e servizi e utilizzabili esclusivamente presso gli stessi. La moneta elettronica può avere caratteristiche tecniche e di funzionamento diverse, quali ad esempio: dispositivi basati sull utilizzo di un supporto fisico o su software; strumenti nominativi o anonimi; ricaricabili o meno. Un caso particolarmente interessante è quello di MOBILMAT spa, primo operatore IMEL in Italia che emette carte prepagate ricaricabili. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 132

133 3.4.2 I Principi base per l investimento di attività finanziarie In materia di risparmio e investimenti occorre tener sempre a mente tre criteri fondamentali: liquidità, sicurezza e rendimento. Naturalmente, l ideale sarebbe poter conseguire risultati positivi per ciascuno di questi tre fattori, vale a dire ottenere redditi elevati in assoluta sicurezza potendo contare su una disponibilità costante. In realtà questi tre obiettivi sono inversamente proporzionali. Infatti, una maggiore sicurezza va a scapito del rendimento, mentre un rendimento più elevato richiede un compromesso in termini di durata e sicurezza. Solo con una strategia di investimento equilibrata i tre fattori sono equamente ripartiti a seconda della propensione al rischio dell investitore e delle aspettative di rendimento. Investimenti e rischi Chi auspica un reddito elevato deve essere necessariamente disposto ad accettare maggiori rischi. L andamento di un investimento è strettamente correlato all orientamento specifico dell investimento. I rischi maggiori si corrono investendo in azioni o in valute estere. Per superare indenni eventuali oscillazioni dei corsi, gli investitori devono puntare a un orizzonte temporale pluriennale. Man mano che aumenta la durata dell investimento si riduce, ma non si esclude, il rischio di perdita. Infine occorre tener presente che i rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri. La figura riportata qui sopra illustra chiaramente il conflitto esistente tra rischio (sicurezza) e rendimento (redditività). È fondamentale sapere che il potenziale di rendimento è direttamente proporzionale al rischio. Il Rendimento Il rendimento di un prodotto finanziario è dato dal rapporto fra il valore finale dell investimento e il valore iniziale dell investimento: Rendimento = Valore finale/valore iniziale Il valore finale dell investimento può essere espresso come somma del valore iniziale dell investimento e il guadagno (o perdita) maturato nell intervallo di tempo preso a riferimento: Si definisce tasso di rendimento il rapporto fra il guadagno (o perdita) maturato nell intervallo di tempo preso a riferimento e il valore iniziale dell investimento: FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 133

134 In genere la letteratura finanziaria utilizza il termine Rendimento come sinonimo di Tasso di rendimento per cui in seguito sarà così utilizzato. Il guadagno di un investimento può esprimersi sotto tre forme generali: 1. Interesse maturato sul valore nominale del prodotto finanziario 2. Dividendi su quote di partecipazione al capitale sociale 3. Capital gain sulla compravendita di prodotti finanziari Mentre il capital gain è subito determinato come il guadagno derivante dalla differenza fra il prezzo di vendita o di rimborso e il prezzo di acquisto o sottoscrizione del prodotto finanziario, per gli interessi non c è una forma comune di calcolo e tanto meno per i dividendi una forma di assegnazione. I prodotti finanziari che generano interessi sono definiti titoli di debito: chi acquista un titolo di debito diviene finanziatore della società o dell ente che l ha emesso e si ha il diritto a percepire periodicamente gli interessi previsti dal regolamento dell emissione e, alla scadenza, al rimborso del capitale prestato. I prodotti finanziari che generano dividendi sono definiti titoli di capitale: chi acquista un titolo di capitale diviene socio della società emittente ed ha diritto a percepire annualmente il dividendo sugli utili conseguiti nel periodo di riferimento che l assemblea dei soci deciderà di distribuire. Conoscere i rischi delle alternative di investimento La scelta di un prodotto finanziario per l investitore è indirizzata a soddisfare due esigenze: massimizzare il valore atteso del rendimento dell investimento e nello stesso tempo minimizzare il rischio di disinvestire ad un rendimento molto basso rispetto al rendimento atteso. Il rischio è quindi il principale strumento insieme al rendimento per la valutazione della qualità di un investimento. I principali strumenti utilizzati nell analisi del rischio di un prodotto finanziario sono tre, ciascuna delle quali mette in luce aspetti diversi del rischio di un investimento: Volatilità, Rendiment at Risk, Value at Risk; La volatilità (s) si rifà al concetto di scarto quadratico medio o deviazione standard del calcolo statistico e quindi misura lo scostamento medio di una variabile dal suo valore atteso, nel caso del rendimento la volatilità da l idea di quanto si allontana mediamente (cioè con probabilità del 50%) il rendimento dal suo valore atteso. Il Rendiment at Risk (RaR) misura lo scostamento massimo del rendimento dal suo valore atteso fissato il livello di confidenza. Il livello di confidenza è scelto dall analista, in genere si sceglie il 95% e rappresenta la probabilità che il rendimento non scenda verso il basso rispetto al rendimento atteso di una quantità superiore al RaR, ossia la probabilità che lo scostamento non superi il RaR. Consegue che se scegliamo un livello di confidenza più grande di 95% il valore RaR diventa più grande e viceversa. Si può osservare che la volatilità in realtà è il RaR con un livello di confidenza del 50%: FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 134

135 Livello di confidenza Scostamento dal rendimento atteso FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 135

136 Il Value at Risk (VaR) misura invece lo scostamento massimo del valore dell investimento dal suo valore atteso fissato il livello di confidenza. Livello di confidenza dell investimento Scostamento dal valore atteso Mentre il RaR da l idea di quanto possa scendere nei casi più sfortunati il rendimento dell investimento rispetto al rendimento atteso, il VaR da l idea di quanto possa scendere nei casi più sfortunati il valore dell investimento rispetto al valore finale atteso. Il VaR rispetto al RaR riesce a dare una più concreta quantificazione del rischio di un investimento così come il guadagno è più concreto ed intuitivo del rendimento (o meglio del tasso di rendimento). Il VaR è oggi uno degli indicatori di rischio più utilizzati grazie alle nuove metodologie di calcolo e allo sviluppo informatico; l attenzione per questo indice nasce soprattutto per la facilità nel confrontare il rischio di prodotti finanziari diversi, fra un prodotto e un portafoglio finanziario e gli indici di mercato. Rischio e rendimento Non tutte le soluzioni di investimento sono indicate in uguale misura per gli investitori privati. Conoscere la propria propensione al rischio rappresenta un presupposto assolutamente imprescindibile. Individuare la strategia di investimento ideale non è per niente facile. Un boom delle borse determina una maggiore propensione al rischio, mentre in una fase di stagnazione si propende verso investimenti sicuri. Per definire il proprio profilo di investimento e la propria propensione al rischio occorre porsi domande mirate e successivamente discuterne con il consulente o con l intermediario finanziario. Al fine di garantire il privato dopo i vari fatti accaduti anche eclatanti come Parmalat e Cirio l ABI (Associazione bancaria Italiana) ha promosso l iniziativa Patti Chiari. Tali norme di comportamento, poi adottate da tutti gli operatori prevedono che gli intermediari attraverso una intervista del cliente devono definire il profilo di rischio del cliente e monitorarlo nel tempo. Questo per tutelare il cliente da potenziali operazioni pericolose per il suo profilo. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 136

137 : Profili Obiettivo d investimento Sicurezza Reddito Equilibrio Crescita Utile di capitale Descrizione Investimenti del mercato monetario e obbligazioni; quota azionaria nulla In prevalenza obbligazioni; quota azionaria ridotta Composizione del portafoglio equilibrata tra azioni e obbligazioni In prevalenza azioni; quota obbligazionaria ridotta In prevalenza azioni; quota obbligazionaria nulla Finalità Mantenimento del valore con reddito regolare Mantenimento del valore con reddito regolare e incremento del valore attraverso una quota azionaria ridotta Mantenimento del valore con reddito regolare e incremento del valore attraverso una modesta quota azionaria Incremento del valore a lungo termine attraverso una quota azionaria superiore alla media Incremento del valore a lungo termine attraverso una quota azionaria molto elevata Profilo di rischio Rischio minimo Rischio ridotto Rischio medio Rischio superiore alla media Rischio elevato Strategia di investimento La strategia di investimento determina la diversificazione, vale a dire la ripartizione dell investimento tra diverse categorie. Un portafoglio diversificato ha come obiettivo quello di ottimizzare il rapporto tra rischio e rendimento, ripartendo l intero capitale investito su diverse classi di attività e singoli titoli: Ripartizione tra diversi strumenti di investimento quali azioni, obbligazioni, titoli del mercato monetario ecc. Ripartizione tra diverse imprese, settori e Paesi Ripartizione in base alla valuta FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 137

138 Gli investimenti in azioni di società differenti saranno caratterizzati da una maggiore stabilità a livello dei corsi rispetto a quelli in azioni emesse da un unica azienda. In tal modo il rischio specifico (o non sistematico) di un titolo si riduce. Altri fattori determinanti nella scelta della strategia di investimento sono la tolleranza al rischio, la durata dell investimento, la fase della vita in cui si trova l investitore e la sua situazione patrimoniale: Tolleranza al rischio In che misura si è disposti a correre un rischio? La tolleranza al rischio è determinata da due fattori che influiscono sulla scelta della strategia di investimento: Capacità di rischio La capacità di rischio è determinata da criteri oggettivi. Ponetevi le seguenti domande: Avrò bisogno del denaro nei prossimi 10 anni? Devo utilizzare il denaro per la previdenza di vecchiaia? Propensione al rischio La propensione al rischio è determinata da criteri soggettivi. Ponetevi le seguenti domande: Sono disposto ad accettare consistenti oscillazioni dei corsi? Seguo attivamente l andamento dell economia? Quali sono le mie esperienze nell ambito delle operazioni su titoli? A seconda della tolleranza al rischio esiste un adeguata strategia di investimento: Tolleranza al rischio elevata Tolleranza al rischio ridotta Strategia di investimento aggressiva: Orizzonte temporale: 5-10 anni Oscillazioni di valore elevate nel breve periodo Redditi complessivi superiori alla media nel lungo periodo Strategia di investimento difensiva: Orizzonte temporale: 3-5 anni Oscillazioni di valore contenute nel breve periodo Redditi complessivi più contenuti nel lungo periodo Durata dell investimento Più lungo è l orizzonte temporale, maggiore è la probabilità di raggiungere i propri obiettivi di rendimento. Optando per un investimento con un orizzonte piuttosto lungo è possibile far fronte a rischi più elevati sotto forma di oscillazioni dei corsi. Si corrono rischi elevati soprattutto scegliendo investimenti in azioni e in valute estere. Poiché le variazioni dei corsi possono determinare anche cadute, per gli investimenti più rischiosi gli investitori devono optare per un orizzonte temporale piuttosto lungo. Da alcuni studi è emerso che gli investitori che scelgono soluzioni rischiose con un orizzonte temporale di oltre 8 anni vengono poi ricompensati con rendimenti superiori alla media. Fase della vita L evoluzione finanziaria può essere suddivisa in tre fasi: La prima fase è caratterizzata dalla costituzione del patrimonio; famiglia e carriera svolgono un ruolo fondamentale. La fase successiva è segnata dall incremento del patrimonio; spesso si acquista la casa dei propri sogni e si prendono importanti decisioni a livello professionale. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 138

139 Durante la terza fase svolgono un ruolo di primo piano la pianificazione previdenziale e successoria nonché strategie di investimento mirate al mantenimento del valore del patrimonio accumulato. In tutte e tre le fasi le persone tendono a prendere decisioni in numerosi ambiti: dalle imposte agli investimenti patrimoniali, dalla carriera al finanziamento della proprietà d abitazione, dalla costituzione di un impresa all educazione dei figli, senza tralasciare la pianificazione previdenziale, le assicurazioni, l eredità, la pianificazione successoria, ecc. Situazione patrimoniale La scelta della strategia di investimento è legata anche alla propria situazione finanziaria presente e futura, in base alla quale si opta per la forma di investimento ideale (azioni, fondi, ecc.). È opportuno porsi le seguenti domande: Quali saranno la mia situazione patrimoniale e il mio reddito tra 3, 5 o 10 anni? Si prospettano spese ingenti o si prevede l acquisto di una casa? Nel caso di una coppia in cui entrambe i partner percepiscono un reddito, esiste la possibilità che uno dei due abbandoni o riduca (provvisoriamente) l attività lucrativa? Sono previste donazioni o eredità che potrebbero migliorare sensibilmente la situazione patrimoniale? Esiste una copertura assicurativa adeguata per i rischi d invalidità e di decesso? In che modo influisce sul reddito e sul patrimonio? Scegliere la strategia di investimento ideale non è affatto semplice. È una decisione che andrebbe analizzata e discussa con uno specialista del settore. 3.5 Gli strumenti finanziari destinati agli investitori Ai sensi del d. lgs. 58/98 per "strumenti finanziari" si intendono: a) azioni e altri titoli rappresentativi di capitale di rischio negoziabili sul mercato dei capitali; b) obbligazioni, titoli di Stato e altri titoli di debito negoziabili sul mercato dei capitali; c) quote di organismi di investimento collettivo (ossia quote di fondi comuni d'investimento); d) titoli normalmente negoziati sul mercato monetario; e) qualsiasi altro titolo normalmente negoziato che permetta di acquisire gli strumenti indicati nelle precedenti lettere, e i relativi indici; f) contratti "futures" su strumenti finanziari, su tassi di interesse, su valute, su merci e sui relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti; g) contratti di scambio a pronti e a termine (swaps) su tassi di interesse, su valute, su merci nonché su indici azionari (equity swaps), anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti; h) contratti a termine collegati a strumenti finanziari, a tassi d'interesse, a valute, a merci e ai relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti; i) contratti di opzione per acquistare o vendere gli strumenti indicati nelle precedenti lettere e i relativi indici, nonché contratti di opzione su valute, su tassi d'interesse, su merci e sui relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti; j) combinazioni di contratti o di titoli indicati nelle precedenti lettere. In realtà quanto sopra previsto è possibile classificare in quattro segmenti principali : FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 139

140 A. le azioni; B. le obbligazioni e i titoli di stato C. I fondi comuni e Sicav D. i contratti derivati come futures, swaps, opzioni A Azioni Un azione (o titolo azionario) è il riferimento unitario nella partecipazione alla proprietà di una S.p.A. (Società per azioni) o di una S.a.p.A. (Società in accomandita per azioni), nel senso che costituisce quel documento cartaceo nel quale viene attestato il possesso di una quota unitaria del capitale sociale (c.s.) della società. In questo modo, quindi, il possessore di una azione si dice che è proprietario di una unità del c.s. della società, o più brevemente che è proprietario di una quota societaria, e per questo diventa socio della società. Ovviamente, nulla vieta di possedere più di una azione di una stessa società, nonché di diverse società. Tra l altro, gli elementi contenuti nel documento cartaceo sono dettagliatamente elencati nell art.2354 del codice civile (c.c.). In realtà va però detto che a partire dal 4/1/99 le azioni non sono più messe in circolazione sotto forma di documenti cartacei, bensì compaiono esclusivamente sotto forma di registrazione contabile presso la società emittente e l intermediario finanziario. Il capitale sociale di una società non è altro che quella voce (espressa in termini monetari), che compare al passivo del suo bilancio, che contiene l ammontare complessivo del capitale apportato dai soci. Questa somma è proprio pari al prodotto tra il numero delle azioni ed il loro valore nominale, dove il valore nominale di ogni azione è quello stabilito in fase di emissione uguale per tutte. Successivamente alla nascita della società, il capitale sociale può subire degli aumenti con conseguente emissione di nuove azioni. Da notare che anche per tutte le altre società diverse dalle S.p.A. e S.a.p.A. è possibile definire un capitale sociale, però in questi casi le quote di partecipazione non possono essere costituite da azioni. Una volta che la società nasce, i soci fondatori possono decidere se continuare a detenere il 100% delle azioni (cioè del c.s. della società) oppure metterne in circolazione una parte. In questo secondo caso occorre però distinguere due momenti distinti: 1. l emissione delle azioni sul mercato primario. Durante questa fase i titoli vengono per la prima volta offerti al pubblico, o perché si è deciso di rendere pubblica una quota della società oppure perché si sta eseguendo un aumento di capitale sociale con conseguente emissione di nuove azioni. In genere, le emissioni sul mercato primario avvengono tramite banche (si pensi, per esempio, alle privatizzazioni di imprese pubbliche tipo l E.N.E.L. o all offerta al pubblico di azioni di società private tipo Tiscali); 2. la quotazione delle stesse azioni su qualche mercato secondario. Una volta emesse sul mercato primario, le azioni possono infatti circolare liberamente nei cosiddetti mercati secondari in cui gli investitori che vogliono acquistare o vendere dei titoli si incontrano tramite intermediari finanziari. Sono esempi di mercati secondari le borse ed i mercati telematici. E quindi chiaro come nel caso in cui i soci fondatori continuano a detenere il 100% delle azioni, si tratti di una società non quotata in nessun mercato secondario. Un tipico esempio di FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 140

141 un tale tipo di società è quello della Ferrero S.p.A. Le azioni possono in generale essere classificate secondo diversi criteri: 1. possono essere nominative o al portatore: sono nominative le azioni che conferiscono al possessore i diritti e gli obblighi in virtù del fatto che sul titolo stesso è contenuta un intestazione personale (nel qual caso la stessa intestazione compare anche in un apposito registro della società emittente). In pratica tutte le tipologie di azioni devono essere nominative per legge, con la sola eccezione delle azioni di risparmio; sono viceversa al portatore le azioni che conferiscono i diritti e gli obblighi ad un qualunque soggetto che si trovi in possesso del titolo. E come già detto, è possibile optare per questa categoria di azioni solo riguardo a quelle di risparmio; 2. possono altresì essere ordinarie, privilegiate, postergate, di risparmio e per i dipendenti: sono ordinarie le azioni nominative, quotate o non quotate, che conferiscono al titolare i tradizionali diritti di voto nelle assemblee ordinarie e straordinarie (dove ogni azione posseduta vale per un voto) nonché il diritto ad una quota degli eventuali dividendi o ancora ad una quota del patrimonio netto della società in caso di liquidazione, proporzionalmente al numero di azioni possedute rispetto al totale. In questi ultimi due casi, occorre però commisurare i propri diritti a quelli dei possessori delle azioni non ordinarie (per alcune categorie di azioni non ordinarie, infatti, come si vedrà, sono previsti alcuni privilegi nella ripartizione dei dividendi e del patrimonio netto in caso di liquidazione). Esistono poi tutta un altra serie di diritti e di obblighi per il titolare di azioni ordinarie che esulano dallo scopo di questo testo (ci si può ad esempio riferire agli artt. 2347,2350,2351,2352 e 2354 c.c., nonché al prospetto informativo associato all emissione); sono privilegiate le azioni nominative, quotate o non quotate, che conferiscono al titolare il diritto di voto solo nelle assemblee straordinarie. Di contro tali azioni godono di priorità nella ripartizione dei dividendi e del patrimonio netto della società in caso di liquidazione. Da notare però che queste tipologie di azioni possono essere emesse per un ammontare non superiore al 50% di tutto il c.s. della società; sono postergate le azioni nominative non quotate che conferiscono al titolare sia dei diritti di voto limitati (solo il voto nelle assemblee straordinarie oppure addirittura nessun diritto di voto) che delle limitazioni, in termini di ammontare, nella ripartizione dei dividendi e del patrimonio netto della società in caso di liquidazione. Di contro, però, queste azioni hanno priorità rispetto alle azioni ordinarie nella ripartizione del patrimonio netto in caso di liquidazione della società e nel caso di riduzione del c.s.. Rientrano in questa categoria anche le azioni di godimento; sono di risparmio le azioni, nominative o al portatore (a scelta del socio azionista), quotate o non quotate, che non conferiscono alcun diritto di voto al FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 141

142 possessore. Di contro, godono di particolari privilegi patrimoniali come un dividendo annuo minimo garantito, la priorità nel caso di liquidazione del patrimonio netto della società, ecc. Anche l ammontare complessivo di queste azioni non può superare il 50% di tutto il c.s.; sono infine per i dipendenti le azioni nominative, quotate o non quotate espressamente definite dall art c.c. Si tratta di azioni che possono conferire o meno delle limitazioni nell esercizio del diritto di voto, e possono anche conferire dei privilegi patrimoniali. Vengono tuttavia emesse solo in casi particolari ed esclusivamente a favore dei dipendenti della società. In tutti i casi di azioni quotate, indipendentemente dai diritti che conferiscono, c è sempre la possibilità di realizzare dei guadagni o perdite acquistando e vendendo tali azioni su qualche mercato secondario. Vanno infine chiariti i significati di: 1. ripartizione di dividendi. I dividendi sono una parte degli utili che la società decide di distribuire ogni anno tra i vari azionisti. E quando capita ciò, si applicano le descritte priorità tra i possessori delle diverse categorie di azioni; 2. ripartizione del patrimonio netto in caso di liquidazione della società. Una società può essere liquidata (sciolta) per tutta una serie di ragioni (fallimento, conseguimento dell ogget- to sociale o impossibilità nel conseguirlo, ecc.). In ogni caso ciò che importa è il fatto che il suo patrimonio netto (vale a dire l insieme del c.s., riserve ed utili accumulati durante i vari anni di esercizio) deve essere distribuito tra i vari soci. Nuovamente, quindi, in questa ripartizione si applicano le regole di priorità tra i possessori delle diverse categorie di azioni precedentemente definite; 3. assemblea ordinaria e straordinaria. In genere una società prende le sue decisioni e le mette in pratica tramite degli organi sociali. L assemblea è proprio uno di questi organi, ed in particolare ha il compito di prendere le decisioni sulla vita della società. Per le decisioni di ordinaria amministrazione (approvazione del bilancio, politiche di gestione della società, ecc.) viene semplicemente convocata l assemblea ordinaria, mentre per prendere delle decisioni straordinarie (modifiche dell atto costitutivo, emissione di obbligazioni, ecc.) viene convocata l assemblea straordinaria. A seconda allora della categoria di azioni che ogni socio possiede, potrà o meno partecipare a queste assemblee per esprimere il proprio voto. B Obbligazioni L'obbligazione (spesso chiamata con il termine inglese bond) è un titolo di credito emesso da società o enti pubblici che attribuisce al possessore il diritto al rimborso del capitale più un interesse. Lo scopo di un'emissione obbligazionaria (o prestito obbligazionario) è il reperimento di liquidità. Di solito, il rimborso del capitale avviene alla scadenza al valore nominale e in un'unica soluzione, mentre gli interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente, semestralmente o annualmente). L'interesse corrisposto periodicamente è FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 142

143 detto cedola perché in passato per riscuoterlo si doveva staccare il tagliando numerato unito al certificato che rappresentava l'obbligazione. Se l'emittente non paga una cedola (così come se è insolvente nei confronti delle banche o di creditori commerciali), un singolo obbligazionista può presentare istanza di fallimento. Le tipologie di obbligazioni offerte sul mercato possono essere schematizzate come segue Obbligazioni convertibili: sono obbligazioni che incorporano la facoltà di convertire, ad una scadenza prefissata, il prestito obbligazionario in azioni secondo un rapporto di cambio predeterminato. Obbligazioni a tasso fisso: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di interesse fisso stabilito prima dell'emissione. All'interno della categoria delle obbligazioni a tasso fisso è tuttavia possibile distinguere almeno due diverse tipologie di obbligazioni, che prevedono che il tasso fisso prestabilito cresca o diminuisca durante la vita del titolo (si tratta, rispettivamente, delle obbligazioni "step up" e "step down"). Obbligazioni a tasso variabile: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di interesse variabile. Il tasso varia a determinate scadenze temporali seguendo i tassi di mercato. Obbligazioni Zero-Coupon (o Zero-Coupon Bonds, abbreviato ZCB): sono obbligazioni senza cedola (coupon) che quindi non liquidano periodicamente gli interessi ma li corrispondono unitamente al capitale alla scadenza del titolo. La duration di uno ZCB è uguale alla sua vita residua. Obbligazioni strutturate: sono obbligazioni il cui rendimento dipende dall'andamento di un'attività sottostante. Rendite perpetue: sono obbligazioni che corrispondono perpetuamente una cedola predefinita. Tali obbligazioni non presuppongono nessun rimborso a termine Senza addentrarci nella tecnica connessa alla valutazione delle obbligazioni ricordiamo che, trattandosi di un titolo di debito emesso da un soggetto giuridico (impresa privata o pubblica, banca o altro) è evidente che il rischio principale corso dal sottoscrittore è quello del mancato rimborso del capitale alla scadenza del prestito. Per cui quello che conta è la qualità (solvibilità) dell'emittente che viene espressa mediante una misura globalmente riconosciuta: il rating. Il rating esprime la classificazione della qualità degli emittenti di un titolo obbligazionario secondo determinati criteri che spaziano dalla solidità finanziaria alla potenzialità dell'emittente. Esistono istituti che propongono differenti notazioni concernenti la qualità dei debitori, tra i più noti vi sono Standard & Poor's e Moody's. Concretamente il rating è una sorta di punteggio ponderato che gli istituti attribuiscono ai differenti emittenti. Le obbligazioni con rating AAA esprimono il più alto grado di qualità dell'emittente. Bond con rating inferiori ingloberanno, nella loro quotazione, una riduzione del corso derivante dall'inferiore qualità dell'emittente I titoli di stato Trattasi di obbligazioni emesse dallo Stato che in Italia assumono le seguenti tipologie in funzione della durata e del tipo di calcolo del tasso di rendimento offerto al per il sottoscrittore. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 143

144 BOT Sono titoli di credito a breve termine emessi dal Tesoro al fine di finanziare il debito pubblico, con scadenze a 3, 6 e 12 mesi. Alla scadenza l investitore riceve una somma di denaro pari al valore nominale complessivo dei titoli posseduti. In altre parole l incasso a scadenza è noto al momento dell acquisto dei titoli; essi però non danno diritto ad alcun pagamento di interessi prima della scadenza. Ciò però non significa che tali titoli non fruttano degli interessi, in quanto vengono pagati posticipatamente, ossia alla scadenza quando il titolo viene rimborsato al suo valore nominale. L investimento avviene acquistando il titolo (tramite intermediari autorizzati: banche, SIM, uffici postali), all emissione oppure in un istante intermedio tra l emissione e la scadenza. BTP I Buoni del Tesoro poliennali (Btp) sono titoli rappresentativi del debito pubblico a medio/lungo termine emessi dal Tesoro. Possono essere sia titoli al portatore sia titoli all'ordine a seconda che vengano emessi rispettivamente dalla Tesoreria centrale o dalla direzione generale del Tesoro. Vengono collocati agli intermediari autorizzati dalla normativa vigente (Banche, Sim, Sgr, Poste italiane, etc.), seguendo il meccanismo di asta marginale (ossia vengono assegnati al minimo prezzo accolto in asta) e, in caso di domanda superiore all'offerta, vengono ripartiti proporzionalmente in base alle richieste. Una volta collocati i Btp vengono negoziati in Borsa, previa disposizione della Borsa Italiana, e precisamente sul Mot (mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato); la loro quotazione è espressa al cosiddetto "corso secco", ossia senza considerare i ratei di interessi già maturati. I Btp possono essere emessi alla pari (valore di emissione uguale al valore nominale) oppure sotto la pari (valore di emissione minore del valore nominale) e pagano cedole di interessi a scadenze e tassi fissi; le scadenze presentano lunghezze pari a 3, 5, 7, 10 e 30 anni e il taglio minimo di sottoscrizione è pari a 1000 Euro. Per quanto concerne la fiscalità, i Btp sono esenti dall'imposta successoria mentre sono gravati dall'imposta di donazione sui trasferimenti a titolo gratuito tra vivi e per la costituzione di dote del patrimonio familiare (si deve tenere conto, nel caso di donazioni, della franchigia pari a trecento milioni di lire).i redditi derivanti dai Btp vengono tassati diversamente in base alla natura degli stessi; il Dlgs. 461/97 (entrato in vigore il 1 luglio 1998) distingue fra: 1. Redditi da capitale 2. Redditi diversi di natura finanziaria.i redditi da capitale, come le cedole, non sono fra loro compensabili e vengono tassati al 12,50%; i redditi diversi come le plusvalenze (realizzate) sono fra loro compensabili e vengono tassati sempre ad una aliquota del 12,50%. Vale il discorso dei diversi regimi di imposizione così come mostrati per i Bot. CCT I Certificati di credito del Tesoro (Cct) sono titoli a medio/lungo termine emessi dal tesoro per finanziare il debito pubblico. Possono essere sia titoli al portatore che titoli all ordine e presentano un rendimento variabile indicizzato al rendimento dei Bot semestrali. Il meccanismo di indicizzazione delle cedole è il seguente:al momento dell emissione viene fissato il tasso della prima cedola (che quindi non è variabile);per determinare il tasso delle ced0le successive si considera il tasso dei Bot semestrali registrato nel corso dell ultima asta tenutasi il mese precedente rispetto alla decorrenza della prima cedola. Al tasso così ottenuto si aggiunge poi una percentuale che va dallo 0,30% all 1% (spread), in relazione alla durata del Cct. I Cct vengono emessi con scadenze pari a 5, 7 e 10 anni e possono essere sottoscritti per FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 144

145 un importo minimo pari a 1000 Euro. Vengono assegnati agli intermediari autorizzati dalla legge vigente (Banche, Sim, Sgr, Poste Italiane etc.) seguendo il meccanismo d asta marginale (ossia vengono assegnati tutti al minimo prezzo accolto in sede d asta).una volta ricevuto il decreto di emissione, la Borsa Italiana dispone l ammissione alle quotazioni di Borsa, e precisamente nel Mot (mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato).I cct vengono quotati a corso secco ossia senza considerare la parte di interessi (rateo) già maturata dalla decorrenza della cedola in corso, e quindi il prezzo di acquisto si ottiene sommando al corso secco del titolo il relativo rateo d interessi. Per quanto riguarda la fiscalità dei Cct, si rimanda a quanto detto per i Bot e per i Btp:- sono esenti dall imposta di successione;- sono soggetti all imposta di donazione per trasferimenti a titolo gratuito per atti fra vivi e per la costituzione di dote e del patrimonio familiare; sono soggetti ad una ritenuta pari al 12,50% sui redditi da capitale (cedole); sono soggetti ad un aliquota del 12,50% sui redditi diversi come le plusvalenze realizzate tramite la negoziazione. CTZ I Certificati del Tesoro Zero Coupon (Ctz) sono, come i Bot, titoli a reddito fisso che non pagano cedole durante la loro vita, la quale presenta scadenze pari a 18 e 24 mesi. Ulteriore elemento distintivo fra i Ctz e i Bot riguarda il meccanismo di tassazione dello scarto di emissione. Nei Ctz l imposta sullo scarto di emissione è applicata (soggetti residenti, persone fisiche) al momento del rimborso e quindi viene decurtato il valore nominale di rimborso di un importo pari al 12,50% dello scarto di emissione; mentre per quanto concerne i Bot l aliquota del 12,50% va ad aggiungersi al prezzo di acquisto per determinare l esborso complessivo iniziale (al netto di eventuali commissioni).per quanto concerne tutte le altre caratteristiche dei Ctz, si rimanda a quanto detto per i Bot. Tra gli strumenti finanziari, di solito a breve termine, vanno inseriti anche i pronto contro termine che gli intermediari offrono alla clientela come investimento temporaneo di liquidità. Tale operazione classificata come un prestito di denaro che il cliente fa all intermediario trova poi la sua configurazione contrattuale con una doppia operazione in titoli (di solito obbligazionari) PRONTI CONTRO TERMINE Il "pronti contro termine" è una operazione tramite la quale un soggetto compra (vende), da una controparte, un certo ammontare di titoli o di valuta a pronti, con l'impegno di vendere (comprare) a termine (ad un prezzo prestabilito) la stessa quantità di titoli o valuta, alla medesima controparte. Colui che vende a pronti ottiene, in pratica, un finanziamento dal compratore che, a sua volta, riceve un prestito di titoli o di valuta dal venditore. Tale tipo di operazione è nata in Italia nel 1979 per consentire alla Banca centrale il controllo sul quantitativo di base monetaria nel sistema; in seguito tali operazioni si sono diffuse anche presso le aziende e i risparmiatori. Sono operazioni che presentano durata variabile da uno a tre mesi e generalmente si basano sullo scambio di titoli trattati nel mercato monetario oppure di obbligazioni. Tale tipo di strumento viene utilizzato da diversi operatori e con diverse finalità: la banca centrale li utilizza per controllare la massa monetaria nel sistema ed anche come strumento per indirizzare i tassi di interesse; gli intermediari finanziari per gestire i propri impegni di tesoreria e come strumento finanziario per la clientela; le imprese per ottenere finanziamenti a brevissimo termine alle condizioni di tasso del mercato monetario; infine i risparmiatori come forma di investimento FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 145

146 C. I fondi comuni e il risparmio gestito. Tra le categorie di strumenti finanziari quella di maggior ampiezza come tipologia è quella dei Fondi comuni Il primo fondo fu venduto in Italia nel 1968: era di diritto lussemburghese, si chiamava Fonditalia ed era commercializzato dalla rete Fideuram, l'anno dopo anche il Credito Italiano creò Capitalitalia sempre in Lussemburgo. Entrambi sono ancora sottoscrivibili. Fonditalia fu creato dall'americano Bernie Cornfield, il quale creò anche la rete di vendita piramidale di Fideuram, che nonostante varie vicessitudini rappresenta ancora oggi la prima rete di vendita in Italia. Fideuram era di proprietà della IOS (Investors Overseas Services) che a sua volta era di proprietà di Cornifield. Questo sino al 1972, data in cui entrò in crisi per delle scorrettezze contabili. Intervenne la Banca d'italia in difesa dei risparmiatori italiani che avevano partecipato al fondo per 200 milioni di dollari e Fideuram passò all'imi, che allora era una banca pubblica. Nel 1983 quando il legislatore dovette redigere una legge di permesso per i fondi di diritto italiano, si ispirò alla vicenda di Fonditalia. Anche Capitalitalia costituisce un'esperienza ultra decennale nel panorama italiano ed è stato capace di attraversare trent'anni di crisi, dal 69 al 99, riuscendo ad avere un rendimento medio annuo composto dell'11,2% contro un rendimento delle azioni italiane dell'8%. Fondi e sicav di diritto lussemburghese erano l'unica forma di investimento collettivo nel panorama del risparmio gestito venduti agli italiani prima della legge del Di questi ancora in Italia ce ne sono una cinquantina e sono del tutto identici ai fondi comuni di investimento di diritto italiano anche sul piano fiscale Il valore giornaliero della quota incorpora la tassazione fiscale del 12,5% - diversamente dalle quote delle sicav di diritto estero che sono al lordo e il prelievo fiscale viene attuato al momento della vendita se si è verificata una plusvalenza Fondi aperti I fondi comuni aperti sono così definiti perchè i suoi partecipanti o sottoscrittori, hanno il diritto di chiedere, in qualsiasi momento, il rimborso delle quote secondo le modalità previste dalle regole di funzionamento del fondo. In un fondo aperto è facile entrare o uscire, in qualsiasi momento, visto che il valore delle quote viene riportato giornalmente anche sui principali quotidiani nazionali. I fondi comuni aperti sono divisi in categorie, la più riconosciuta è quella patrocinata da Assogestioni, come riportata di seguito: Fondi azionari Fondi settoriali o specializzati Fondi flessibili Fondi bilanciati Fondi obbligazionari Fondi monetari Sulla scia dei Fondi Aperti oggi sono offerti sul mercato anche altri prodotti similari che sono Sicav SICAV Società di Investimento a Capitale Variabile - società per azioni a capitale variabile, avente per oggetto esclusivo l investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 146

147 l offerta al pubblico di proprie azioni. La principale differenza tra un fondo comune ed una Sicav è che per partecipare alla gestione, il risparmiatore, non deve acquistarne delle quote, ma delle azioni. Quindi, acquistando delle quote di una Sicav, si acquistano le azioni della società e di conseguenza si diventa soci della stessa, questa è la grande differenza: diventando soci si gode dei diritti acquisiti come l esercizio del diritto di voto, sulle vicende sociali e sulla politica di investimento della società, facoltà che non viene mai esercitata dall investitoresocio. Comunque sia, per il risparmiatore non cambia molto tra l investimento in una Sicav ed in un Fondo Comune d Investimento, tranne che per il trattamento fiscale. Infatti, nonostante siano fondi di diritto estero, pagano l imposta prevista in Italia del 12,5% sulle plusvalenze, come per i fondi di diritto italiano, ma a differenza di quest ultimi, per i quali il calcolo fiscale deve essere fatto giornalmente, con la possibilità di accantonare le perdite per controbilanciare le plusvalenze future, le quote delle sicav sono contabilizzate al lordo dell imposta fiscale, la quale viene calcolata solamente al momento del riscatto da parte del cliente, se si sono verificati dei guadagni. E plausibile pensare che in certi momenti di mercato favorevole, le sicav possono a parità di rendimento avere risultati migliori rispetto i fondi di diritto italiano, in quanto non sono gravati del 12,5 % sulle plusvalenze e nel lungo periodo questa piccola differenza può incidere sul rendimento dell intero capitale; nel senso che, le sicav godono della rivalutazione di quanto non sono tenuti a versare alle casse dell erario giornalmente, come per i fondi di diritto italiani. Per chi volesse scegliere di investire in una sicav, non deve certo farsi influenzare da questa considerazione: la bravura del gestore è ben più importante che la possibilità di non pagare giornalmente il capital gain. Fondi chiusi I fondi chiusi sono l alternativa ai fondi aperti. Nei fondi aperti si può uscire ed entrare in qualsiasi momento mentre è molto difficile uscire dai fondi chiusi, se non a scadenze predeterminate e nella maggior parte dei casi è penalizzante per l investitore che volesse disinvestire nei primi anni dell investimento. Un altra differenza è che i fondi chiusi possono investire oltre l 80% del patrimonio in gestione in società che non sono quotate. I fondi chiusi possono essere immobiliari (investono solamente in beni immobili) e mobiliari. Questi ultimi si differenziano in fondi chiusi di venture capital, che investono in società in fase di start up, seguendole dalla costituzione della società alla realizzazione del progetto di business e quelli detti di private equity che hanno come fine quello di finanziare progetti già in essere per aiutarli a crescere fino raggiungere obiettivi importanti come la vendita della società a gruppi più grandi o alla quotazione della stessa in borsa. L acquisto di questi fondi è consigliata a chi si può permettere di fare un investimento a lungo termine, almeno dieci anni. I fondi immobiliari chiusi sono adatti maggiormente e spesso sono riservati solamente agli investitori privati come banche, sim, agenti di cambio, fondi pensione, società di gestione del risparmio, fondazioni bancarie ecc..agli investitori privati sono riservati i fondi chiusi Fondi immobiliari I fondi immobiliari possono essere solamente chiusi. Questa caratteristica fa sì che non sia molto facile uscirne, anche se ultimamente sono presenti sul mercato fondi immobiliari il cui valore delle quote sono giornalmente riportate nei giornali specializzati nonostante sia richiesta di legge solo una valorizzazione del patrimonio in gestione ogni sei mesi e la conseguente pubblicazione su almeno tre quotidiani nazionali. I fondi immobiliari investono principalmente in immobili (palazzi, uffici, terreni, ecc.) e sono particolarmente adatti a chi FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 147

148 non avendo sufficienti soldi per un investimento in mattoni o il tempo di seguirne l acquisto, la manutenzione e l affitto, vuole comunque destinare parte del suo patrimonio al mercato immobiliare. E un investimento di lungo periodo, chi acquistasse le quote di un fondo immobiliare deve preventivare di lasciare i soldi nella gestione per almeno dieci anni. Una particolare categoria di prodotti è quella compresa nelle GPM (sotto si riporta la definizione) con la quale l investitore da pieno mandato all intermediario di gestire le sue disponibilità dando solo delle linee guida ma lasciando totale libertà al gestore. Gestioni patrimoniali mobiliari Le gestioni patrimoniali mobiliari (gpm) sono delle gestioni individuali fatte dal gestore su mandato del cliente direttamente in titoli azionari e/o obbligazionari. Anche per le "gpm" bisogna individuare il profilo di rischio del cliente e scegliere tra le diverse linee che comunemente sono almeno tre: obbligazionaria, bilanciata e azionaria. All interno della gestione ci possono essere anche quote di fondi comuni d investimento, ma non necessariamente. La somma minima per accedere a questi tipi di servizi di solito parte da ma in realtà è indicata a chi ha un patrimonio liquido superiore. In quanto maggiore è la cifra maggiore per il gestore è la possibilità di muoversi nei diversi mercati internazionali applicando una corretta scelta dei titoli rispettando il concetto di diversificazione e del conseguente abbassamento del rischio. D i contratti derivati Quando si parla di strumenti derivati si fa riferimento a qualsiasi titolo normalmente negoziato che permetta di acquisire altri strumenti finanziari come sottostante ed i relativi indici; alcuni esempi sono: i contratti "futures" su strumenti finanziari, su tassi di interesse, su valute, su merci e sui relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti;i contratti di scambio a pronti e a termine (swaps) su tassi di interesse, su valute, su merci nonché su indici azionari (equity swaps), anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti; i contratti a termine collegati a strumenti finanziari, a tassi d'interesse, a valute, a merci e ai relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti; i contratti di opzione per acquistare o vendere gli strumenti indicati nelle precedenti lettere e i relativi indici, nonché contratti di opzione su valute, su tassi d'interesse, su merci e sui relativi indici, anche quando l'esecuzione avvenga attraverso il pagamento di differenziali in contanti; ed infine le combinazioni di contratti o di titoli indicati nelle precedenti lettere. Forwards I Forwards sono contratti a termine per l'acquisto o la vendita di una attività a condizioni, quali il prezzo e la data di consegna, prestabilite. Non vengono trattati in una Borsa e quindi non presentano le caratteristiche standard tipiche dei Futures (anch'essi contratti a termine). In pratica un contratto Forward non è altro che un accordo privato fra due contraenti, dove uno si impegna a comprare una certa attività ad un prezzo e per consegna stabiliti contrattualmente, e l'altro ovviamente si impegna a vendere la stessa attività alle stesse FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 148

149 condizioni contrattuali. La data di consegna viene scelta dai contraenti e generalmente è unica, contrariamente a quanto accade per i Futures. Altra peculiarità dei contratti Forwards risiede nel fatto che generalmente il contratto viene chiuso alla scadenza, con la consegna dell'attività negoziata, dietro pagamento della somma pattuita (non viene in pratica applicato il meccanismo di liquidazione giornaliera proprio dei contratti Futures, ossia il "Mark to Market"). I contratti forwards più comuni, sono i contratti forward su valute ed i contratti forward su tassi (Forward rate agreement "Fra"). Futures I Futures sono, come i Forwards, contratti a termine per l'acquisto o la vendita di una certa attività ad un prezzo prefissato al momento della stipula del contratto. Si differenziano dai contratti Forwards in quanto vengono trattati in mercati organizzati e centralizzati, e presentano caratteristiche di elevata standardizzazione come la definizione delle date di consegna e il taglio minimo del contratto. Altra peculiarità del mercato dei Futures è la presenza di una "Clearing House" che in Italia prende il nome di Cassa di Compensazione e Garanzia (CC&G), la quale ha il compito di eliminare il rischio di insolvenza della controparte ricoprendo la figura di contraente necessario in ogni transazione ed introducendo dei sistemi di garanzia quali il sistema dei margini e il meccanismo della liquidazione giornaliera delle posizioni (Mark to Market). A seconda della natura del bene sottostante al contratto, si distinguono due categorie di contratti Future: I "Commodity Futures", ovvero i contratti aventi per oggetto merci; I "Financial Futures", ovvero i contratti aventi per oggetto attività finanziarie Swaps Uno "swap" può essere definito come un contratto tramite il quale due contraenti si scambiano, per un certo periodo, dei flussi di cassa. Tale scambio avviene in mercati non regolamentati (over the counter), seguendo tempi e modalità stabiliti contrattualmente. Tali caratteristiche fan si che questo strumento finanziario possa essere considerato alla stregua di un insieme di contratti a termine (forward), ciascuno riferito ad ogni periodo nel quale avviene la regolazione dello scambio dei flussi. Sono strumenti molto utilizzati dagli operatori, in quanto sono molto utili nella gestione dei rischi finanziari. Le tipologie di swaps più utilizzate e quindi diffuse risultano essere gli Swaps su tassi di interesse (Irs) e gli Swaps su valute. Options Le opzioni appartengono alla categoria degli strumenti derivati in quanto derivano il loro valore da quello dell'attività su cui sono scritte. Esistono opzioni che garantiscono al loro acquirente la facoltà di acquistare l'attività sottostante (opzioni call), ed esistono anche opzioni che conferiscono all'acquirente la facoltà di vendere l'attività sottostante (opzioni put). Altri elementi che caratterizzano le opzioni sono il prezzo di esercizio (strike price), e la scadenza. Il primo rappresenta il prezzo al quale avrà luogo l'acquisto (call) o la vendita (put) dell'attività sottostante su cui è scritta l'opzione nel caso che quest'ultima venga esercitata; il secondo rappresenta invece la durata dell'opzione ossia il tempo di vita della stessa. E' importante distinguere fra opzioni che possono essere esercitate solo alla scadenza (opzioni di tipo europeo), oppure opzioni che possono essere esercitate in qualsiasi istante prima della scadenza (opzioni di tipo americano).possiamo definire quindi le opzioni come strumenti FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 149

150 finanziari mediante i quali l'acquirente assume la facoltà (non l'obbligo) di esercitare un diritto di acquisto o di vendita dell'attività sottostante ad un prezzo e ad una data prefissate. Per acquistare una opzione si paga un premio (prezzo dell'opzione) e questo è un fattore distintivo rispetto ai contratti derivati quali i "forwards" o i "futures" in quanto per questi ultimi l'unico esborso iniziale è dato dal versamento di un deposito di garanzia (margine iniziale).l'attività sottostante (su cui è scritta l'opzione), può avere natura finanziaria oppure reale; nel primo caso parleremo di opzioni su valute, su titoli azionari, su indici di Borsa, su tassi di interesse e su altri strumenti derivati, mentre nel secondo caso avremo a che fare con opzioni su attività reali. Le principali tipologie di strumenti finanziari trattati nei mercati Italiani che ricadono nella categoria generale delle opzioni sono: - Warrant - Covered Warrant - Opzioni (Iso- e Mibo30) - Mercato Premi 3.6 Prodotti finanziari per le imprese 1. Prodotti finanziari offerti dalle banche 2. Leasing 3. Fonti di capitale proprio 4. Factoring 5. Obbligazioni 6. Strumenti derivati Le imprese sono destinatarie di una serie di prodotti essenzialmente collegati alla copertura del fabbisogno finanziario per cui verranno specificamente esaminati nei capitoli 4 e Gli Organi di controllo sul sistema finanziario Gli organi di controllo sui mercati finanziari sono vari, forse anche troppi, in quanto sono accaduti fatti in cui il mancato controllo si è verificato proprio per un conflitto di competenze. Di seguito si riporta un prospetto di riepilogo. Organo C.I.C.R Ministero dell economia e finanze (MEF) BANKITALIA U.I.C CONSOB ISVAP/COVIP ANTITRUST funzioni organo di vertice con poteri di indirizzo e di regolamentazione Presidente del C.i.C.R (Ministro Economia e Finanza) responsabile della spesa e controllo funzioni di emissione di Bankitalia emissione moneta e governo del credito vigilanza sugli intermediari creditizi e mobiliari attuazione della politica valutaria e monitoraggio operazioni regolamentazione e controllo dei mercati mobiliari vigilanza sulle assicurazioni private/fondi pensione autorità garante della concorrenza FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 150

151 Il CICR Istituito nel 1947, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio è composto dal Ministro dell economia e delle finanze, nella qualità di presidente, e dai titolari dei dicasteri aventi competenze economiche. In particolare, ai sensi dell art. 2 del TUB (d.lgs. n. 385/1993) essi sono: il Ministro delle attività produttive, il Ministro delle politiche agricole e forestali, il Ministro delle infrastrutture e trasporti e il Ministro per le politiche comunitarie. Alle sedute del CICR partecipa anche il Governatore della Banca d Italia. Il presidente può invitare altri ministri a intervenire a singole riunioni. Il CICR è validamente costituito con la presenza della maggioranza dei suoi membri e delibera con il voto favorevole della maggioranza dei presenti. Il direttore generale del Ministero dell economia e delle finanze svolge funzioni di segretario. Il CICR determina le norme concernenti la propria organizzazione e il proprio funzionamento. Per l'esercizio delle proprie funzioni il CICR si avvale della Banca d'italia: ciò esclude la possibilità da parte del Comitato di effettuare interventi diretti sulle banche o su altri intermediari finanziari. Al CICR compete l alta vigilanza in materia di credito e di tutela del risparmio, di cui sono destinatari le banche, i gruppi bancari e gli intermediari finanziari. I criteri ispiratori dell azione del CICR, così come quelli sanciti per le altre autorità di vigilanza creditizie, fanno riferimento alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità complessiva, all efficienza e alla competitività del sistema finanziario, nonché all osservanza delle disposizioni in materia creditizia. Per quanto concerne la natura degli atti posti in essere dal CICR, si distinguono atti amministrativi e provvedimenti amministrativi: i primi rappresentano dei pareri, i secondi dei veri e propri provvedimenti di tipo normativo, di natura regolamentare, che il Comitato è chiamato a emanare. Ad esempio il CICR stabilisce limiti e criteri, anche con riguardo all'attività e alla forma giuridica dei soggetti, in base ai quali non costituisce raccolta del risparmio tra il pubblico quella effettuata presso soci e dipendenti o presso società controllanti, controllate o collegate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile e presso controllate da una stessa controllante. Al CICR sono inoltre conferiti poteri decisionali in ordine ai reclami contro provvedimenti adottati dalla Banca d Italia nell esercizio dei poteri di vigilanza. Il Ministero dell'economia e delle finanze (ex Ministero del tesoro) Al Ministero dell economia e delle finanze (MEF) sono attribuite competenze nei settori della politica economica, finanziaria e di bilancio, da esercitare anche in funzione del rispetto dei vincoli di convergenza e di stabilità derivanti dall appartenenza all Unione Europea dell Italia. In termini di politica economica e finanziaria il MEF ha competenze in materia di problemi economici, monetari e finanziari nazionali e internazionali, vigilanza sui sistemi finanziari e sul sistema creditizio. In particolare, nell ambito bancario il MEF, oltre a convocare e presiedere il CICR, propone l oggetto delle deliberazioni non di esclusiva competenza della Banca d Italia e può, in caso di urgenza, sostituirsi al CICR stesso. Più operativi, tuttavia, sono gli interventi del Ministero in tema di: determinazione dei requisiti di onorabilità e professionalità dei soci e degli esponenti aziendali delle banche (art TUB), nonché di quelli dei soci e degli esponenti aziendali delle società di intermediazione mobiliare (SIM), delle società di gestione del risparmio (SGR), delle società di gestione dei mercati regolamentati e dei promotori finanziari; apertura, con decreto, dei procedimenti di amministrazione straordinaria e di liquidazione coatta delle FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 151

152 banche, nonché delle SIM, delle SGR e delle società di investimento a capitale variabile (SICAV); determinazione dei criteri generali cui devono uniformarsi i fondi comuni di investimento con riguardo all'oggetto dell'investimento, alle categorie di investitori cui è destinata l'offerta delle quote, alle modalità di partecipazione ai fondi aperti e chiusi con particolare riferimento alla frequenza di emissione e rimborso delle quote, all'eventuale ammontare minimo delle sottoscrizioni e alle procedure da seguire, all'eventuale durata minima e massima, alle condizioni e alle modalità con le quali devono essere effettuati gli acquisti o i conferimenti dei beni (sia in fase costitutiva sia in fase successiva alla costituzione del fondo) nel caso di fondi che investano esclusivamente o prevalentemente in beni immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari (decreto 228/1999); individuazione di ulteriori soggetti da sottoporre alle norme relative alla trasparenza bancaria (art. 115 TUB);applicazione di sanzioni amministrative previste per gli esponenti aziendali; individuazione delle caratteristiche dei mercati all ingrosso (art. 61 TUF). La Banca d Italia La Banca d Italia rappresenta sicuramente l autorità di vigilanza più importante nel panorama del nostro paese. Si tratta di una istituzione che avuto origine nel 1893 della fusione di tre dei sei istituti di emissione allora operanti (Banca nazionale nel Regno d Italia, Banca nazionale toscana e Banca toscana di credito per le industrie e il commercio d Italia). Nel 1926 si giunse poi alla definitiva unificazione della funzione di emissione in seno alla sola Banca d Italia. Le funzioni della Banca d Italia «Credibilità, indipendenza e responsabilità, così come espresso dalla stessa istituzione sul suo sito, sono i valori base della tradizione istituzionale e organizzativa della Banca d Italia, che da oltre un secolo si pone al servizio dell Italia con l intento di contribuire al suo sviluppo economico e sociale». Nello svolgimento dei suoi compiti l Istituto agisce in condizioni di autonomia e indipendenza. Concorre ad assicurare la stabilità del valore della moneta e opera per l efficienza del sistema finanziario, obiettivi irrinunciabili di uno Stato moderno e democratico. L equilibrio delle azioni di politica economica presuppone l indipendenza della banca centrale, rafforzata dalla norma costituzionale a protezione del risparmio, funzione coerentemente affidata alla Banca d Italia. Ma quali sono concretamente le principali funzioni (per un più ampio esame si rimanda al sito della Banca d Italia? Bisogna innanzitutto osservare che la tradizionale funzione di politica monetaria è stata ceduta a partire dal 1 gennaio 1999 a favore del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC); la Banca d Italia, nel nuovo contesto istituzionale, è chiamata a svolgere un duplice compito che prevede da un lato la partecipazione al processo decisionale e alle determinazioni del SEBC, e dall altro, secondo il principio di sussidiarietà, gli interventi in ambito nazionale. In pratica, sul mercato italiano, la Banca d Italia dà attuazione alle decisioni prese dal Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) in materia di politica monetaria e del cambio, di gestione delle riserve in valuta, di sorveglianza e gestione del sistema dei pagamenti, di emissione delle banconote. La Banca d Italia resta però impegnata nell esercizio di talune funzioni già svolte in passato; in particolare essa vigila sulla sana e prudente gestione e sulla stabilità sistemica delle banche e FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 152

153 degli intermediari finanziari in generale, tutela la concorrenza tra banche e vigila sul sistema interbancario e su quello dei titoli di Stato, svolge il servizio di Tesoreria dello Stato. La politica monetaria e del cambio nel quadro istituzionale europeo I compiti di politica monetaria sono quelli che più direttamente evocano la banca centrale. Con l adesione al Sistema europeo di banche centrali (SEBC), il ruolo della Banca d Italia in difesa della stabilità monetaria si inscrive nel contesto istituzionale europeo. La Banca concorre, con la presenza del Governatore nel Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE), a determinare le decisioni di politica monetaria per l intera area dell euro; attua nel mercato nazionale, in linea con i princìpi di decentramento e di sussidiarietà stabiliti a livello europeo, le decisioni assunte dal Consiglio direttivo; partecipa, con propri rappresentanti a vari livelli, ai numerosi Comitati e Gruppi di lavoro costituiti nell ambito del SEBC per l analisi delle questioni attinenti ai compiti istituzionali del Sistema. Il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è composto dalle Banche centrali nazionali (BCN) degli Stati membri dell Unione europea e dalla Banca centrale europea (BCE). L Eurosistema è costituito dalle BCN dei paesi che hanno adottato l euro, tra cui l Italia, e dalla BCE. L organo di vertice dell Eurosistema è il Consiglio direttivo, composto dai Governatori delle BCN e dai membri del Comitato esecutivo della BCE. L Eurosistema ha il compito di definire la politica monetaria unica. Il capitale della BCE è sottoscritto dalle BCN. Secondo quanto stabilito dal Trattato di Maastricht, gli obiettivi della politica monetaria sono, in primo luogo, il mantenimento della stabilità dei prezzi e, in subordine, il sostegno alle politiche economiche generali nell area dell euro. Nel perseguimento di questi obiettivi, le BCN e la BCE devono restare indipendenti dalle istituzioni e dagli organi comunitari, dalle autorità nazionali e da qualsiasi altro organismo. Le decisioni riguardanti la politica monetaria dell Eurosistema vengono attuate dalle BCN, secondo il principio del decentramento operativo, attraverso una vasta gamma di strumenti. Tra questi figurano le operazioni di rifinanziamento principali, quelle a più lungo termine, le operazioni attivabili su iniziativa delle controparti (istituzioni finanziarie), quelle di fine tuning, la riserva obbligatoria. Gli interventi sul mercato dei cambi possono essere eseguiti dalla Banca d Italia e dalle altre BCN. Per lo svolgimento di compiti attuativi della gestione delle riserve ufficiali nazionali in valuta, la Banca d Italia si avvale anche dell Ufficio italiano dei cambi (UIC), ente strumentale della Banca stessa. Per quanto attiene ai compiti di vigilanza creditizia e finanziaria, il quadro disciplinare è stabilito, innanzitutto, dagli artt. 4 e 5 TUB e dall art. 5 del TUF, nei quali sono specificate le finalità che devono presiedere all esercizio della vigilanza. Al riguardo, come osservato, è aperto il dibattito sull ampiezza dei compiti di vigilanza della Banca d Italia, e ciò anche in ragione del fatto che nel nostro paese le funzioni di vigilanza e di supervisione da essa svolte si sovrappongono talora ai compiti di istituzioni già esistenti quali la CONSOB, con cui, peraltro, la Banca d Italia deve collaborare. In particolare, la cosiddetta vigilanza per finalità, che attribuisce responsabilità distinte ad Autorità diverse, non trova ancora coerente e completa applicazione. Ciò è dovuto anche alla crescente integrazione operativa tra i diversi intermediari presenti sul territorio: banche operanti nel settore assicurativo, assicurazioni che costituiscono una banca all interno del proprio gruppo, società di intermediazione e società finanziarie di vario genere che si trasformano in banche sono ormai all ordine del giorno. Collaborazione tra autorità di vigilanza e segreto di ufficio FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 153

154 Ai sensi dell art. 4 del TUF, la Banca d'italia, la CONSOB, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, l'isvap e l'ufficio italiano dei cambi collaborano tra loro, anche mediante scambio di informazioni, al fine di agevolare le rispettive funzioni. Dette autorità non possono reciprocamente opporsi al segreto d'ufficio. La Banca d'italia e la CONSOB collaborano, anche mediante scambio di informazioni, con le autorità competenti dell'unione Europea e dei singoli Stati comunitari, al fine di agevolare le rispettive funzioni. Al medesimo fine, la Banca d'italia e la CONSOB possono cooperare, anche mediante scambio di informazioni, con le autorità competenti degli Stati extracomunitari. La Banca d'italia e la CONSOB possono scambiare informazioni con autorità amministrative e giudiziarie nell'ambito di procedimenti di liquidazione o di fallimento, in Italia o all'estero, relativi a soggetti abilitati; con gli organismi preposti all'amministrazione dei sistemi di indennizzo; con gli organismi preposti alla compensazione o al regolamento delle negoziazioni dei mercati; con le società di gestione dei mercati, al fine di garantire il regolare funzionamento dei mercati da esse gestiti. Anche l art. 7 del TUB, pur dichiarando che tutte le notizie, le informazioni e i dati in possesso della Banca d'italia in ragione della sua attività di vigilanza sono coperti da segreto d'ufficio anche nei confronti delle pubbliche amministrazioni, a eccezione del Ministro dell economia e delle finanze, presidente del CICR, stabilisce che la Banca d'italia, la CONSOB, la COVIP, l'isvap e l'uic collaborano tra loro, anche mediante scambio di informazioni, al fine di agevolare le rispettive funzioni. Per quanto attiene alle finalità della vigilanza, l art. 5 del TUF stabilisce che sui mercati finanziari la Banca d'italia è competente per quanto riguarda il contenimento del rischio e la stabilità patrimoniale, mentre la CONSOB è competente per quanto riguarda la trasparenza e la correttezza dei comportamenti degli operatori. La Banca d'italia e la CONSOB esercitano i poteri di vigilanza nei confronti dei soggetti abilitati; ciascuna vigila sull'osservanza delle disposizioni regolanti le materie di competenza. La Banca d'italia e la CONSOB operano in modo coordinato anche al fine di ridurre al minimo gli oneri gravanti sui soggetti abilitati e si danno reciproca comunicazione dei provvedimenti assunti e delle irregolarità rilevate nell'esercizio dell'attività di vigilanza. Come osservato, la vigilanza sull attività bancaria persegue gli obiettivi della sana e prudente gestione degli intermediari, della stabilità complessiva, dell efficienza e della competitività del sistema, dell osservanza delle disposizioni in materia creditizia. Nell ambito delle Autorità creditizie, la Banca d Italia esercita, quale organo di vigilanza, un ruolo centrale, sul piano sia della normazione secondaria sia dell esercizio dei controlli: emana regolamenti, impartisce istruzioni e assume provvedimenti nei confronti degli intermediari. Svolge una funzione propositiva nei confronti del CICR, alle cui sedute partecipa il Governatore; in questo contesto fornisce, tra l altro, elementi di risposta al Ministro dell Economia e delle Finanze, in quanto presidente del CICR, per lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo parlamentare in materia creditizia. La vigilanza nel settore dell intermediazione finanziaria riguarda, in specie, le imprese di investimento e gli organismi di investimento collettivo del risparmio. Si prefigge il rispetto dei criteri di trasparenza, correttezza dei comportamenti, sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, per assicurare la stabilità, la competitività e il buon funzionamento del sistema finanziario. In tale ambito, la competenza della Banca d Italia concerne gli aspetti del contenimento del rischio e della stabilità degli intermediari. Alla CONSOB, invece, spetta di vigilare sul rispetto delle norme poste a presidio della trasparenza e della correttezza dei comportamenti. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 154

155 L evoluzione delle forme di vigilanza Per comprendere appieno il ruolo svolto dalla Banca d Italia, è inoltre opportuno osservare come la filosofia di intervento della stessa si sia modificata nel corso del tempo. Per oltre cinquant anni, a partire dal 1936, l azione della Autorità si è ispirata in sostanza al modello della banca centrale regista del mercato finanziario, ossia di chi decideva le scene e i movimenti degli operatori. La Banca d Italia agiva cioè, prevalentemente, secondo un ottica di vigilanza strutturale, modellando la struttura e l operato dei soggetti controllati in funzione degli obiettivi generali della politica creditizia, e in special modo perseguendo la stabilità del sistema bancario, spesso a discapito della concorrenza tra intermediari. Le forme di controllo adottate erano dunque di stampo prevalentemente discrezionale e autorizzativo; occorreva ad esempio una specifica autorizzazione per aprire nuove banche o semplicemente nuovi sportelli. A partire dalla fine degli anni 1970 si è assistito a una revisione del modello di vigilanza che ha condotto alla progressiva affermazione di controlli di tipo prudenziale, richiedenti cioè il rispetto da parte dei soggetti vigilati di generali regole di comportamento che costituiscono la cornice entro cui ogni intermediario può svolgere in piena autonomia la propria attività, senza richiedere preventive autorizzazioni. La Banca d Italia diviene, allora, arbitro (e non più regista) della partita. L azione di supervisione viene ad assumere la veste di attività volta a prevedere, e se possibile prevenire, le irregolarità nelle gestioni bancarie, attraverso strumenti di tipo conoscitivo e adeguate capacità di valutazione. All obiettivo della stabilità, a cui rispondevano i controlli strutturali, si affiancano allora obiettivi di competitività ed efficienza del sistema bancario/finanziario. Nell ambito di tale evoluzione si inseriscono le tre tipiche forme di vigilanza svolte dalla Banca d Italia (e ai sensi dell art. 5 e seguenti del TUF anche dalla CONSOB): la vigilanza informativa, la vigilanza regolamentare e la vigilanza ispettiva. La vigilanza informativa consiste nella messa a disposizione della Banca d Italia di un flusso continuo di informazioni sui dati, contabili ed extra-contabili degli enti creditizi. Ai sensi dell art. 51 del TUB le banche inviano alla Banca d'italia, con le modalità e nei termini da essa stabiliti, le segnalazioni periodiche nonché ogni altro dato e documento richiesto. Esse trasmettono anche i bilanci con le modalità e nei termini stabiliti dalla Banca d'italia. La stessa norma viene ripresa dall art. 8 del TUF, dove si afferma che la Banca d'italia e la CONSOB possono chiedere, per le materie di rispettiva competenza, ai soggetti abilitati la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti con le modalità e nei termini dalle stesse stabiliti. La vigilanza regolamentare (art. 53 TUB) prevede che la Banca d'italia, in conformità delle deliberazioni del CICR, emani disposizioni di carattere generale aventi a oggetto, in relazione alle banche: l'adeguatezza patrimoniale; il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni; le partecipazioni detenibili; l'organizzazione amministrativa e contabile e i controlli interni. Inoltre la Banca d'italia può: convocare gli amministratori, i sindaci e i dirigenti delle banche per esaminare la situazione delle stesse; ordinare la convocazione degli organi collegiali delle banche, fissandone l'ordine del giorno, e proporre l'assunzione di determinate decisioni; procedere direttamente alla convocazione degli organi collegiali delle banche; adottare, ove la situazione lo richieda, provvedimenti specifici nei confronti di singole banche per le materie di competenze. Anche in questo caso, la stessa forma di vigilanza viene ripresa dal TUF, dove si specifica che la Banca d'italia, sentita la CONSOB, disciplina con regolamento (per quanto riguarda i soggetti abilitati nello svolgimento di servizi di FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 155

156 investimento e del servizio di gestione collettiva): l'adeguatezza patrimoniale, il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni, le partecipazioni detenibili, l'organizzazione amministrativa e contabile e i controlli interni; le modalità di deposito e di sub-deposito degli strumenti finanziari e del denaro di pertinenza della clientela; particolari regole applicabili agli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). Infine, per quanto attiene alla vigilanza ispettiva, è previsto che la Banca d Italia possa acquisire informazioni sulle banche anche tramite ispezioni presso le stesse, richiedendo l esibizione dei documenti e degli atti necessari all espletamento della funzione di monitoraggio. Anche la vigilanza ispettiva, ampliata alla attività della CONSOB, viene ripresa dal TUF (art. 10), dove si ribadisce che la Banca d'italia e la CONSOB possono, per le materie di rispettiva competenza e in armonia con le disposizioni comunitarie, effettuare ispezioni e richiedere l'esibizione dei documenti e il compimento degli atti ritenuti necessari presso i soggetti abilitati (qui non solo banche ma anche altri intermediari che possono svolgere servizi di investimento). Ciascuna autorità comunica le ispezioni disposte all'altra autorità, la quale può chiedere accertamenti su profili di propria competenza. La Banca d'italia e la CONSOB possono, inoltre, chiedere alle autorità competenti di uno Stato comunitario di effettuare accertamenti presso succursali di SIM e di banche, stabilite sul territorio di detto Stato ovvero concordare altre modalità per le verifiche. Viceversa, le autorità competenti di uno Stato comunitario, dopo aver informato la Banca d'italia e la CONSOB, possono ispezionare, anche tramite loro incaricati, le succursali di imprese di investimento e di banche comunitarie dalle stesse autorizzate, stabilite nel territorio della Repubblica. Se le autorità di uno Stato comunitario lo richiedono, la Banca d'italia e la CONSOB, nell'ambito delle rispettive competenze, procedono direttamente agli accertamenti ovvero concordano altre modalità per le verifiche. La Banca d'italia e la CONSOB possono concordare, per le materia di rispettiva competenza, con le autorità competenti degli Stati extracomunitari modalità per l'ispezione di succursali di imprese di investimento e di banche insediate nei rispettivi territori. Ricordiamo poi che, ai sensi dell art. 20 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, la Banca d Italia è l Autorità garante della concorrenza nel settore del credito, ossia svolge il ruolo di Antitrust nel sistema bancario. La concorrenza viene tutelata e promossa quale condizione necessaria di efficienza e di solidità del sistema bancario e finanziario. Nell ambito di questa attribuzione, la Banca d Italia dispone di strumenti specifici sia per evitare che le operazioni di concentrazione costituiscano o rafforzino posizioni dominanti nei mercati nazionale e locali, sia per intervenire nei casi di abuso di posizione dominante e di collusione fra intermediari. Le decisioni della Banca d Italia per la tutela della concorrenza sono tuttavia assunte tenuto conto del parere espresso dall Autorità garante della concorrenza e del mercato. La Banca d Italia e l Ufficio italiano dei cambi (UIC), inoltre, sono impegnati, anche in sede internazionale, a contrastare il riciclaggio dei capitali attraverso il sistema bancario e finanziario. L ordinamento attribuisce alla Banca d Italia e all UIC i compiti di: analizzare sotto il profilo finanziario le operazioni sospette; effettuare studi e analisi del fenomeno del riciclaggio ai fini della prevenzione; collaborare, per gli aspetti di competenza, con l autorità giudiziaria per la repressione dei fatti illeciti. In tale ambito, la Banca d Italia emana istruzioni per gli intermediari bancari e finanziari che contengono le regole organizzative e procedurali in materia di antiriciclaggio, nonché una casistica delle operazioni e dei comportamenti anomali da segnalare all UIC. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 156

157 La Banca d Italia collabora con gli organi dello Stato nella prevenzione e nella repressione del fenomeno dell usura. A tal fine, effettua insieme con l UIC una rilevazione trimestrale del tasso effettivo globale medio praticato dalle banche e dagli intermediari finanziari per diversi tipi di operazioni. LE ALTRE AUTORITÀ DI VIGILANZA Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB) La CONSOB è stata istituita con la legge 7 giugno 1974, n È un'autorità amministrativa indipendente con il compito di controllare il mercato degli strumenti finanziari italiano. La sua attività è rivolta alla tutela degli investitori, all'efficienza e alla trasparenza del mercato. La Commissione è un organo collegiale, composto da un presidente e da quattro membri nominati con decreto del Presidente della Repubblica, adottato su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri. Per quanto attiene più specificamente al funzionamento dei mercati regolamentati italiani, la CONSOB approva il regolamento delle società mercato (Borsa Italiana spa e TLX spa) per l'ammissione, l'esclusione e la sospensione degli strumenti finanziari dal mercato regolamentato. Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP) L'ISVAP è un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico ed è stato istituito con legge 12 agosto 1982, n. 576, per l'esercizio di funzioni di vigilanza nei confronti delle imprese di assicurazione e riassicurazione nonché di tutti gli altri soggetti sottoposti alla disciplina sulle assicurazioni private, compresi gli agenti e i mediatori di assicurazione. L'ISVAP svolge le sue funzioni sulla base delle linee di politica assicurativa determinate dal Governo. Organi dell'isvap sono il Presidente, che oltre ai poteri di rappresentanza esercita anche le funzioni di direttore generale, e il Consiglio, le cui attribuzioni riguardano sia l'ambito organizzativo interno sia quello dei rapporti esterni. La normativa ha attribuito all'isvap funzioni di controllo e di regolamentazione, qualificando l'istituto come un'amministrazione indipendente, dotata di autonomia giuridica, patrimoniale, contabile, organizzativa e gestionale, che dispone di specifica competenza tecnica e ampi strumenti operativi. L'obiettivo dell ISVAP è quello di assicurare la stabilità del mercato e delle imprese nonché la solvibilità e l'efficienza degli operatori, a garanzia degli interessi degli assicurati-consumatori e in generale dell'utenza. Funzione primaria dell'istituto è, dunque, l'esercizio della vigilanza nei confronti delle imprese di assicurazione, che si esercita attraverso il controllo sulla loro gestione tecnica, finanziaria, patrimoniale e contabile, verificandone la rispondenza alle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative vigenti. In particolare, l'isvap provvede ad autorizzare le imprese all'esercizio e all'estensione in altri rami dell'attività assicurativa nonché a svolgere tutte le attività connesse con il rilascio di tale autorizzazione, verificando la sussistenza delle previste condizioni di esercizio. Nell'ambito dei compiti di supervisione prudenziale demandati all'isvap e volti a garantire la sana e prudente gestione dell'impresa assicurativa, assume un rilievo particolare la vigilanza finanziaria, che consiste nel costante controllo della situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa, con riguardo, in particolare, al possesso del margine di solvibilità e di riserve tecniche sufficienti in rapporto all'insieme dell'attività svolta nonché di attivi congrui alla loro integrale copertura. Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP) FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 157

158 La Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP) è un organismo dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, istituito dalla legge con lo scopo di perseguire la corretta e trasparente amministrazione e gestione dei fondi pensione per la funzionalità del sistema di previdenza complementare. La COVIP esercita l'attività di vigilanza sui fondi pensione e in tale ambito: autorizza l'esercizio dell'attività dei fondi pensione; approva gli statuti e i regolamenti dei fondi, nonché le relative modifiche; autorizza le convenzioni per la gestione delle risorse dei fondi con gli intermediari abilitati; valuta l'attuazione dei principi di trasparenza nei rapporti con i partecipanti ai fondi; esercita il controllo sulla gestione tecnica, finanziaria, patrimoniale e contabile dei fondi, anche mediante ispezioni; pubblica e diffonde informazioni utili alla conoscenza della materia della previdenza complementare. La Commissione, istituita nella sua attuale configurazione agli inizi del 1996, è un organo collegiale formato dal Presidente e da quattro commissari. Le deliberazioni della Commissione sono adottate a maggioranza dei votanti e comunque con non meno di tre voti favorevoli. Il dibattito in corso sulle autorità di vigilanza L analisi dei ruoli e dei compiti svolti dalle principali autorità di vigilanza presenti nel sistema bancario e finanziario italiano ha messo in luce così come nelle parole usate dal Ministro dell economia e delle finanze nella sua relazione al Parlamento sull attività della CONSOB che «l attuale frammentazione delle competenze e le modalità del loro esercizio inducono a una riflessione sulla necessità di ricondurre i poteri a un unica autorità preposta alla tutela del risparmio». Ecco dunque rispuntare il dibattito sull unificazione delle funzioni/autorità di vigilanza, teso a ridimensionare il ruolo di alcune di esse, in particolar modo della Banca d Italia. Le affermazioni del Ministro Giulio Tremonti hanno ovviamente scatenato una serie di reazioni da parte di chi, da un lato, sostiene (anche all interno della maggioranza) il ruolo storico della Banca d Italia, e di chi, dall altro, pretendendo giustizia per il risparmio truffato dai recenti scandali finanziari, invoca una revisione dell impalcatura che regola e vigila sui comportamenti degli operatori bancari/finanziari. Sono dunque in cantiere diverse proposte di legge che prevedono una ridefinizione dei compiti di vigilanza e un nuovo ruolo per la Banca d Italia: alcuni propongono la creazione di un unica Authority competente su banche, assicurazioni, promotori e fondi pensione; altri chiedono semplicemente di ricondurre all Antitrust la tutela della concorrenza nel credito lasciando invariato l attuale assetto della Banca d Italia (si veda al riguardo Un Autorità unica per il risparmio, in Il Sole 24 Ore del 23 ottobre 2003). Nel dibattito in corso, peraltro, non sono decisivi le scelte compiute in altri paesi europei e negli Stati Uniti: sembra infatti non esservi un trend preciso, almeno allo stato attuale, sulla conformazione ideale della vigilanza sui mercati finanziari e sugli intermediari che in essi sono attivi. Ad esempio, in Inghilterra si è optato per un modello di regolamentazione estremamente piramidale e integrato sotto il cappello della onnipotente FSA (Financial Services Authority), e similmente sembra accadere in Francia con la creazione della Authoritè des marchès financiers. Negli Usa invece operano più organi (SEC, Federal Riserve, New York Stock Exchange, Office of the Comptroller of the Currency ecc.) incaricati del controllo di diversi operatori finanziari, contemperati però da un maggior ricorso all autoregolamentazione. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 158

159 Qualunque sia la scelta (per forza di cose politica) a cui si dovesse e volesse arrivare, è a nostro avviso necessario che la discussione non scada, come spesso accade in Italia, in uno scontro di poteri istituzionali e in una conseguente soluzione di compromesso che salvi lo status quo. Alcuni aspetti essenziali della normativa attualmente in vigore, specie quelli inerenti l integrazione del settore bancario/assicurativo/finanziario, richiedono una veloce chiarificazione. Ciò anche al fine di meglio tutelare l interesse dei risparmiatori-investitori e di rendere più fluido il funzionamento e l operatività degli intermediari. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 159

160 Capitolo 4 Il mercato dei capitali : la borsa e gli investitori istituzionali. il private equità e fondi di investimento. Cenni sui metodi di valutazione FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 160

161 4.1 I n t r o d u z i o n e L eccessivo indebitamento limita non solo il tasso di sviluppo ma anche la capacità netta di autofinanziamento e tutte le leve competitive e finanziarie successivamente attivabili. Le tardive operazioni di ristrutturazione finanziaria non potranno, dopo che si è caduti nella trappola del debito, creare dal nulla tutto il valore che in precedenza tale tipo di crescita ha portato a perdere. Ne deriva, quindi, la necessità di impiegare capitale qualitativamente, oltre che quantitativamente, idoneo: strada che in fin dei conti solo il capitale di rischio può garantire. I canali di copertura del fabbisogno finanziario di capitale permanente sono essenzialmente due: a) fondi propri cioè fondi destinanti all aumento del capitale proprio b) fondi di terzi destinati alla copertura del fabbisogno duraturo ma che devono essere restituiti. L apporto dei fondi sub a) di noma è effettuato dai soci ma può anche essere effettuato da soci finanziari attraverso la sottoscrizione di aumenti di capitale I mezzi finanziari sub b) di norma sono forniti da terzi finanziatori (banche o investitori o amici ) attraverso la sottoscrizioni di obbligazioni o la concessione di prestiti a m/l termine. nel caso di obbligazioni vi possono essere forme ibride come le obbligazioni convertibili che danno la facoltà di convertire il capitale,che dovrebbe essere restituito, in azioni dell azienda e quindi in capitale proprio. alcune categorie di Investitori terzi Anche denaro "estraneo" di banche, investitori o amici fa parte del capitale proprio a patto che si tratti di capitale di rischio o di capitale sociale i cui ricavi - a differenza di prestiti - dipendono dunque dal successo dell impresa. Venture capital Certe società finanziarie si sono specializzate nella concessione di capitale di rischio (o venture capital). Queste cosiddette società di venture capital partecipano al capitale sociale e sperano in grandi utili in caso di successo dell'impresa o di ingresso in borsa. Esse mettono a disposizione i propri mezzi senza avere a disposizione sicurezze tradizionali. Tuttavia, dopo la disfatta degli anni Novanta, gran parte delle società di capitale di rischio sono diventate molto più selettive.praticamente, ad avere delle chance sono solo le giovani imprese con una prospettiva forte crescita, con larghe aspettative di fatturato e necessità di vari milioni di euro. Legata alla concessione di capitale di rischio di norma c è una governance ad hoc e un assistenza al management. Il venture capitalist è da considerare come un accompagnatore durante la fase di costituzione del progetto finanziario. A compito adempiuto, di norma, si ritira e vende la partecipazione a nuovi investitori. Business Angel Una categoria particolare di investitori, da tempo presente in altri paesi e da qualche tempo anche in Italia, è rappresentata dai cosiddetti business angels, cioè imprenditori, ex titolari di FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 161

162 impresa o ex manager che dispongono di mezzi finanziari (anche limitati), di una buona rete di conoscenze e di una solida capacità gestionale da impiegare in piccole e medie imprese. Tali investitori sono per lo più interessati al finanziamento di start up tecnologici, che coinvolgano un ammontare medio di risorse non superiore ai e la cui sede operativa sia, generalmente, vicina all'area dove operano e risiedono. Si capisce da sé che sia le società di venture capital sia i Business Angel vengono sommersi da richieste di concessione di capitale. Per questo motivo è estremamente importante allestire o presentare la propria documentazione in maniera tale che il fornitore di capitale riesca ad avere rapidamente una visione globale del progetto. L'imprenditore deve essere in grado di convincere che nel suo progetto è racchiuso un grande potenziale di plusvalore. Solo in questo modo i Business Angel hanno la possibilità, dopo un paio d'anni, di vendere le proprie quote di partecipazione e investire i guadagni riportati in nuovi progetti. Tuttavia, anche a condizioni così restrittive i fornitori di capitale di rischio riescono a moltiplicare il capitale impiegato solo in un caso su 4 o 5.. Agli inizi degli anni Ottanta, con il termine venture capital si definiva l'apporto di capitale azionario, o la sottoscrizione di titoli convertibili in azioni, da parte di operatori specializzati, in un'ottica temporale di medio-lungo termine, effettuato nei confronti di imprese non quotate e con elevato potenziale di sviluppo in termini di nuovi prodotti o servizi, nuove tecnologie, nuove concezioni di mercato. Nell'ambito di tale definizione, la partecipazione veniva generalmente intesa come temporanea, minoritaria e finalizzata, attraverso il contributo congiunto di know how non solo finanziario, allo sviluppo dell'impresa, all'aumento del suo valore ed alla possibilità di realizzazione di un elevato capital gain in sede di dismissione. Nel corso degli anni, pur rimanendo invariati i presupposti di fondo, le caratteristiche dell'attività di investimento istituzionale nel capitale di rischio sono mutate, diversificandosi in funzione del sistema imprenditoriale di riferimento e del grado di sviluppo dei diversi mercati e offrendo, oggi, una più variegata gamma di possibilità di intervento. Di fatto, il comune denominatore rimane l'acquisizione di partecipazioni significative in imprese, in ottica di medio lungo-termine, e il conseguente obiettivo di sviluppo finalizzato al raggiungimento di una plusvalenza sulla vendita delle azioni, ma la presenza delle ulteriori caratteristiche ha assunto connotati molto variabili. 4.2 Le più recenti evoluzioni terminologiche Da un punto di vista strettamente terminologico, il concetto di investimento istituzionale nel capitale di rischio ha assunto, in passato, connotati differenti fra Stati Uniti ed Europa. Negli USA, questo concetto, definito della sua globalità "attività di private equity", è distinto, in funzione della tipologia di operatore che pone in essere il finanziamento, tra venture capital e buy out. Alla prima categoria corrispondono due tipologie specifiche di investimenti: - l'early stage financing, ovvero l'insieme dei finanziamenti (seed financing e start up financing) a sostegno delle imprese nei primi stadi di vita; - l'expansion financing, ovvero quella serie di interventi effettuati in imprese già esistenti che necessitano di capitali per consolidare e accelerare la crescita in atto. Al contrario, in Europa, il termine venture capital era in passato esclusivamente riferito alle operazioni finalizzate a sostenere la nascita di nuove imprese, FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 162

163 mentre con il termine private equity si intendeva l'insieme delle operazioni poste in essere per sviluppare attività esistenti o risolvere problemi connessi con la proprietà di un'impresa, incluso il fenomeno del passaggio generazionale. Oggi, a seguito di un processo di standardizzazione metodologica, anche in Europa e in Italia si aderisce alla definizione utilizzata negli Stati Uniti. 4.3 Il ruolo dell'investimento in capitale di rischio in un moderno sistema finanziario Il ruolo che l'investimento in capitale di rischio ha in un moderno sistema finanziario è rilevante sotto numerosi profili. Innanzitutto, sul fronte dell'impresa, la possibilità di far riscorso ad operatori specializzati nel sostegno finanziario finalizzato alla creazione di valore, consente alle stesse di reperire capitale "paziente", che può essere utilizzato per sostenere la fase di start up, piuttosto che piani di sviluppo, nuove strategie, acquisizioni aziendali, passaggi generazionali o altri processi critici del loro ciclo di vita. In particolare, tale capitale può essere utilizzato dall'impresa per sviluppare nuovi prodotti e nuove tecnologie, per espandere il circolante, per finanziare acquisizioni, o per rafforzare la struttura finanziaria di una società. Il private equity può anche essere impiegato per risolvere problemi connessi con la proprietà di un'impresa o con il fenomeno del passaggio generazionale. Inoltre, è lo strumento privilegiato per la realizzazione di operazioni di buy out / buy in, effettuate da manager esperti. Poiché, inoltre, il supporto dell'investitore istituzionale non si esaurisce nella mera fornitura di capitale di rischio, un ulteriore vantaggio deriva dalla disponibilità di know how manageriale che l'investitore mette a disposizione dell'impresa per il raggiungimento dei suoi obietti di sviluppo. Ciò si traduce anche nella possibilità di supporto alla crescita esterna, attraverso contatti, investimenti, collaborazioni ed altro, con imprenditori dello stesso o di altri settori. Spesso la crescita attraverso fusioni e/o acquisizione offre sensibili vantaggi in virtù della tempestività con la quale è possibile entrare in nuovi settori o guadagnare nuove quote di mercato. Il socio istituzionale possiede una profonda esperienza basata su una moltitudine di realtà imprenditoriali diverse e, pertanto, gode di un invidiabile esperienza cui la società può accedere. L'investitore istituzionale nel capitale di rischio ha, per esempio, solitamente esperienza anche in tema di accompagnamento alla quotazione, capacità preziosa in tale delicato processo e che può essere d'aiuto nel definire il timing e le procedure interne ottimali. È poi comprovato che alle imprese partecipate da investitori istituzionali siano riconducibili performance economiche superiori rispetto alle altre realtà imprenditoriali, apportando un beneficio a livello di sistema. L'attività di investimento nel capitale di rischio contribuisce, dunque, notevolmente allo sviluppo del sistema industriale e dell'economia nel suo complesso, selezionando imprese a rapido tasso di crescita e fornendo loro il capitale necessario per svilupparsi. 4.4 Gli obiettivi dell'investitore istituzionale L'obiettivo dell'investitore istituzionale è quello di realizzare, nel medio termine, un importante guadagno di capitale (capital gain) attraverso la cessione della partecipazione acquisita. Per guadagno di capitale si intende l'incremento di valore della partecipazione maturato dal momento dell'assunzione della partecipazione a quello della cessione e monetizzazione della stessa. In generale, il buon esito dell'intervento è determinato dalla capacità dell'investitore di contribuire a creare valore all'interno dell'impresa, generando, FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 163

164 così, nella maggior parte dei casi, ricchezza anche per l'intero tessuto economico e imprenditoriale del Paese. L'investitore istituzionale nel capitale di rischio è, per definizione, un socio temporaneo, seppur di medio -lungo termine, che, come tale, dovrà prima o poi cedere la partecipazione acquisita per realizzare il proprio obiettivo. 4.5 Le imprese target dell investitore istituzionale L'investitore istituzionale concentra la sua attenzione sui progetti caratterizzati da un elevato potenziale di sviluppo, cioè su iniziative per le quali l'apporto di capitale e di competenza professionale da parte sua possa accelerare il processo di creazione di valore. L'investitore, in particolare, tenderà a privilegiare: imprese con un valido progetto di sviluppo e con prospettive di crescita sia dimensionale, che reddituale. Si tratta quindi di imprese con un prodotto/servizio di successo, caratterizzato da scarsa imitabilità e bassa sostitituibilità rispetto ai prodotti concorrenti, il cui mercato di riferimento presenti ancora elevate potenzialità di espansione; imprese guidate da un imprenditore valido, che si dimostri determinato, ambizioso e corretto nella realizzazione del progetto di sviluppo. L'imprenditore deve quindi perseguire obiettivi di sviluppo dell'impresa e di affermazione personale impegnativi, ma realistici, tali da suscitare fiducia nell'investitore; imprese con un buon management, formato da persone con consolidata esperienza e con conoscenza specifica del settore; imprese per le quali sia possibile prevedere in prospettiva una modalità di disinvestimento, che consenta di facilitare il realizzo del capital gain I criteri di selezione Oltre agli strumenti utilizzati nelle operazioni tradizionali di finanziamento (analisi dei bilanci, modelli di analisi finanziaria, analisi d'azienda), l'investitore nel capitale di rischio: giudica innanzitutto la competenza dell'imprenditore e del management, investendo nel team che ha maggiori capacità di realizzare un progetto di sviluppo, piuttosto che nel progetto stesso; valuta l'andamento del mercato e le reazioni della domanda all'introduzione di una nuova tecnologia o di un prodotto/servizio innovativo, al fine di capirne lo sviluppo potenziale; cerca di stimare le tendenze, osservando con attenzione l'evoluzione dei settori più competitivi e ascoltando le opinioni degli esperti. L'obiettivo è di selezionare le iniziative imprenditoriali "vincenti", che consentano di realizzare un guadagno elevato nel medio termine Il rapporto tra investitore e impresa L investitore istituzionale partecipa alle scelte strategiche dell'azienda, limitando il suo intervento alle decisioni che possono modificare la combinazione prodotto/mercato/tecnologia su cui si basa l'azienda e alle decisioni di investimento più FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 164

165 significative. Lascia al socio imprenditore e/o al gruppo dirigente piena autonomia nella gestione operativa quotidiana dell'azienda; nel rapporto con l'imprenditore, vuole la disponibilità ad un colloquio leale, aperto e costruttivo, ed una totale trasparenza, nell'interesse dello sviluppo aziendale. A differenza delle tradizionali forme di finanziamento, come il ricorso al capitale di debito, la partecipazione al capitale di rischio di investitori istituzionali richiede uno stretto rapporto di collaborazione tra l'imprenditore e l'investitore istituzionale che condivide il rischio d'impresa ed è cointeressato al successo dell'impresa. Oltre al capitale, l'investitore apporta competenze professionali strategiche, finanziarie, di marketing, di organizzazione, manageriali e offre una rete di contatti utili, finanziari e non, in ambito nazionale e internazionale. Il rapporto costruttivo tra imprenditore ed investitori istituzionali è fondamentale per esaltare queste competenze. L'apertura del capitale di un'impresa ad un socio istituzionale, determina, generalmente, una serie di cambiamenti importanti, specialmente nel caso di imprese a carattere famigliare. Per raggiungere il suo obiettivo, infatti, l'investitore eserciterà un'azione tendente ad elevare la trasparenza e la qualità nella comunicazione dell'impresa, a professionalizzarne la gestione e l'organizzazione, a far introdurre od evolvere sistemi di pianificazione e controllo e di monitoraggio dei risultati aziendali. Sarà necessario, magari gradualmente, realizzare: la netta separazione tra il patrimonio famigliare e quello aziendale; la revisione del bilancio; l'introduzione di sistemi di budgeting e di controllo di gestione; la predisposizione di relazioni periodiche sulla performance dell'impresa. Oltre agli apporti più strettamente finanziari, per l impresa vi sono alcuni specifici vantaggi che possono essere ottenuti grazie alla partecipazione al capitale di un investitore istituzionale: collaborazione nel tracciare una strategia di sviluppo e nel perseguirla, sfruttando le occasioni di crescita esterna, attraverso acquisizioni, fusioni, concentrazioni, joint venture con altre imprese del settore; maggiore funzionalità della compagine sociale, che facilita anche la eventuale liquidazione dei soci che non sono più interessati a partecipare all'impresa, senza drenare risorse dalla società; un contributo alla realizzazione di una gestione più professionale e manageriale, attraverso l'attenuazione degli eventuali condizionamenti che provengono dalla sfera degli interessi personali e familiari e, comunque, la migliore o più professionale regolamentazione dei rapporti impresa-famiglia; crescita del potere contrattuale dell'impresa, grazie alla presenza dell'investitore come azionista di rilievo; miglioramento dell'immagine dell'impresa nei confronti delle banche e del mercato finanziario, che eleva l'affidabilità finanziaria dell'impresa e agevola il reperimento di finanziamenti anche per lo sviluppo del capitale circolante; maggior capacità di attrarre management capace ed esperto. 4.6 Le forme di finanziamento a confronto FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 165

166 All'imprenditore sono generalmente note le "regole" del finanziamento di tipo tradizionale, ottenibile, ad esempio, da un istituto di credito. Egli sa, dunque, che la capacità di ripagare il debito, sottoforma di quote di capitale e di interessi, è garantita dal patrimonio aziendale e, talora, dai suoi beni personali. Nel caso in cui risulti impossibile il rimborso del prestito, la banca può chiedere che l'azienda venga messa in liquidazione e può rivalersi sul suo attivo. L'investitore nel capitale di rischio, invece, non chiede garanzie, ma si accolla una parte del rischio di impresa come gli altri azionisti. Le banche, d'altra parte, in qualità di fornitori di capitale di debito, non sono direttamente interessate al processo di creazione di valore dell'impresa, ma solo alla solvibilità finanziaria, mentre l'investitore, che condivide con l'imprenditore l'incremento di valore della partecipazione, farà di tutto per aiutare la crescita Capitale di rischio Finanziamento a medio e lungo termine Non prevede scadenze di rimborso ed il disinvestimento avviene di norma con cessione al mercato od a terzi, senza gravare l'impresa È una fonte flessibile di capitali, utile per finanziare processi di crescita La remunerazione del capitale dipende dalla crescita di valore dell'impresa e dal suo successo L'investitore nel capitale di rischio rappresenta un partner che può fornire consulenza strategica e finanziaria Capitale di debito Finanziamento a breve, medio e lungo termine Prevede precise scadenze di rimborso a prescindere dall'andamento dell'impresa e nel caso di finanziamento a breve è revocabile a vista È una fonte rigida di finanziamento, la cui possibilità di accesso è vincolata alla presenza di garanzie e alla generazione di cash flow Il debito richiede il pagamento regolare degli interessi a prescindere dall'andamento dell'azienda ed è garantito da mantenimento del valore degli attivi L'assistenza fornita è di tipo accessorio al finanziamento 4.7 Le modalità di accesso ad una operazione di venture capital Sebbene non esista un imprenditore ideale, vi sono alcuni aspetti legati al suo carattere e alla sua esperienza che costituiscono dei prerequisiti indispensabili per attrarre l'attenzione dell'investitore: la credibilità del proponente l'iniziativa; il know how maturato nel settore in cui vuole operare; la capacità di leadership; il commitment nel progetto imprenditoriale; la disponibilità ad un discorso leale, aperto e trasparente. Di seguito si riportano le ipotesi principali in cui un imprenditore si può avvicinare ad un operazione sul capitale di rischio. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 166

167 4.7.1 Sviluppare un'attività esistente Le imprese già esistenti possono ricorrere all'investimento in capitale di rischio per espandere il proprio business, con l'obiettivo, ad esempio, di aumentare la capacità produttiva o di consolidare l'immagine del proprio prodotto/servizio attraverso l'ampliamento della propria quota di mercato e al fine di rimanere competitive in Europa e globalmente. L'ampliamento della pressione competitiva, anche a livello geografico, richiede, infatti, sempre più il raggiungimento di dimensioni adeguate al contesto internazionale. In questi casi (expansion financing), l'investitore sarà interessato ad intervenire solo se ritiene che esistano buone prospettive per tale espansione in termini economicamente interessanti. In questa fase, l'azienda ha già dimostrato di riuscire a competere sul mercato con profitto, perciò il rischio di insuccesso, quantomeno totale, è più basso. È quindi più facile "convincere" l'investitore, offrendogli informazioni di tipo storico, oltre che previsionale, utili per meglio capire e valutare le potenzialità dell'azienda nella quale egli si accinge a Le esigenze finanziarie dell'impresa in funzione di un progetto di sviluppo, determinano la necessità di procedere ad un aumento di capitale sociale, sottoscritto, in tutto o in parte, dall'investitore istituzionale Liquidare i vecchi soci Nelle fasi di espansione e maturità la continuità dello sviluppo aziendale richiede, talora, la riorganizzazione dell'azionariato. In questi casi l'investitore istituzionale può sostituirsi, temporaneamente, a uno o più soci uscenti (replacement capital). In questo modo, si evita che alcuni soci, non più soddisfatti dall'orientamento strategico dell'impresa, o desiderosi di disinvestire per un qualche motivo, frenino lo sviluppo aziendale. L'investitore istituzionale si sostituisce ai soci uscenti sulla base di un nuovo patto di sviluppo, e senza che l'uscita del socio depauperi ed indebolisca l'impresa Rilevare l'azienda di famiglia Nel corso della vita di un'impresa famigliare, può avvenire che uno dei membri della famiglia decida di rilevarla, anche alla luce dell'eventuale calo motivazionale nel progetto imprenditoriale da parte degli altri componenti. In questo caso l'investitore istituzionale può rappresentare un partner ideale per la realizzazione dell'operazione di acquisizione (family buy out), non limitando il suo apporto alle sole risorse finanziarie, ma fornendo anche un rilevante contributo di tipo manageriale ed organizzativo. L'investitore istituzionale, preoccupandosi anche della strutturazione tecnica dell'operazione, si occuperà direttamente degli aspetti negoziali con gli azionisti uscenti Acquistare l'impresa per cui si lavora In alcuni casi, la continuità dello sviluppo aziendale è subordinata al mutamento della responsabilità imprenditoriale e all'individuazione di una nuova guida. Ecco allora, che l'investitore istituzionale può organizzare l'operazione di finanziamento dell'acquisto della maggioranza dell'impresa da parte del management della stessa (management buy out) o, addirittura, da un più folto gruppo di dipendenti (employee buy out). Spesso, il management può essere interessato ad acquisire rami di azienda non considerati più "strategici" dalla proprietà, ma che possono essere redditizi come attività autonome. La funzione di sostegno si FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 167

168 concretizza, allora, nell'agevolare il cambiamento parziale della struttura proprietaria e nell'aiutare il management a reperire le risorse necessarie per l'acquisizione. L'investitore può anche supportare un gruppo di manager esperti estranei all'impresa nell'acquisto della maggioranza della stessa (management buy in) Risanare un'azienda in perdita In questi casi, l'investitore finanziario si inserisce in una situazione di crisi aziendale (turnaround financing), sostituendo chi non è più in grado di proseguire nell'attività e gestendo direttamente tutte le fasi connesse alla ristrutturazione e al rilancio dell'attività. Soprattutto in queste operazioni, l'investitore tende a preferire l'assunzione, almeno temporanea, di quote di maggioranza, per poter prendere decisioni fondamentali per la sopravvivenza dell'impresa (come, per esempio, la sostituzione del management che ha contribuito all'insorgere della crisi) Gli investitori istituzionali Avviare un'attività, farla crescere, rilevarla, richiede una disponibilità di capitale di rischio non sempre disponibili al soggetto coinvolto. L'individuazione della fonte più appropriata risulta pertanto fondamentale per realizzare il progetto. Esistono diverse tipologie di investitori istituzionali, che si distinguono per la struttura giuridica e organizzativa, per le strategie di raccolta e di investimento dei capitali e per le correlate scelte operative. Un imprenditore che sia alla ricerca di capitale di rischio può trovare numerosi investitori pronti a finanziare il suo progetto imprenditoriale. Tale varietà, se offre opportunità di scelta, può anche determinare difficoltà di scelta. È bene dunque che l'imprenditore si sforzi di individuare l'alternativa più adatta al suo caso, informandosi sulle caratteristiche e sulle preferenze in tema di investimento di ciascun operatore in modo da aumentare le probabilità di riuscita della trattativa. In questa scelta, prezioso può essere il ruolo di professionisti e consulenti. Le società di Venture Capital e Private Equity Diversi sono, dunque, i soggetti che svolgono professionalmente l'attività di investimento nel capitale di rischio. Diverse sono le loro emanazioni, le loro forme organizzative, e, talora, il loro campo d'azione. Le principali categorie degli investitori presenti in Italia sono le seguenti: operatori di emanazione bancaria; fondi chiusi italiani; fondi chiusi ed altri operatori internazionali; finanziarie di partecipazione di emanazione privata o industriale; operatori di emanazione pubblica. Ognuna di queste categorie presenta delle caratteristiche particolari, soprattutto in termini di tipologie di investimenti preferenziali e atteggiamento nei confronti dell'impresa partecipata. Conoscere alcuni di questi particolari, quindi, rappresenta un primo passo verso la scelta dell'interlocutore più adatto. Il fondo chiuso è uno strumento finanziario che raccoglie capitali presso investitori istituzionali (quali imprese, fondazioni, compagnie assicurative, fondi pensione) e presso privati, per investirli in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo. FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 168

169 Il fondo viene definito "chiuso" perché non è concesso ai sottoscrittori delle quote di riscattare queste in qualsiasi momento, ma solo ad una scadenza predefinita. Né è consentito a nuovi sottoscrittori del fondo di entrare nello stesso, una volta che la raccolta del capitale programmata è completata. Ciò garantisce ai gestori del fondo la disponibilità di un determinato ammontare di capitali per un periodo di tempo predeterminato e di durata medio-lunga, in modo da poter investire "con tranquillità" in aziende medio-piccole e non quotate. In prossimità della data di scadenza (in genere con un certo anticipo) i gestori provvedono a liquidare gli investimenti precedentemente effettuati, per poi procedere al rimborso delle quote maggiorate dell'eventuale rendimento Il Business Plan Il business plan è il piano nel quale il progetto viene sviluppato in termini di linguaggio aziendale. Esso è la base per la richiesta del capitale di rischio e quindi è, spesso, per l'imprenditore il primo strumento di contatto con l'investitore istituzionale. È quindi necessario dedicare cure ed attenzione all'elaborazione di questo documento che rappresenta il biglietto di presentazione dell'imprenditore, dell'impresa e del progetto. Il processo di preparazione del business plan deve coinvolgere tutta l'azienda e deve esplicitare, in termini quantitativi, gli obiettivi da raggiungere e la loro compatibilità con le risorse (finanziarie, tecnologiche, conoscitive e umane) di cui l'impresa dispone o vorrebbe disporre, tenendo conto delle caratteristiche dell'ambiente competitivo in cui l'impresa si misura e del mercato al quale si rivolge. La realizzazione di un business plan da sottoporre a investitori istituzionali nel capitale di rischio, necessita di una particolare attenzione perché: sulla base delle informazioni contenute nel business plan, l'interlocutore deciderà se andare a fondo nell'esame del progetto o se scartarlo; coloro che andranno a discutere il business plan si troveranno di fronte ad attenti e preparati interlocutori, che cercheranno di individuare i punti di debolezza o le eventuali incoerenze presenti nel documento. Nella stesura del business plan il management dovrà quindi considerare che i potenziali finanziatori giudicheranno il lavoro svolto con criteri diversi rispetto a quelli utilizzati dalla direzione aziendale. L'enfasi sarà infatti sulla capacità del business plan di creare valore per l'investitore, e di facilitare la sua successiva uscita dall'investimento. Non poca attenzione sarà inoltre dedicata dall'investitore alla comprensione delle modalità di elaborazione del business plan e alle competenze del management. In questo senso, costituiranno punti di forza non indifferenti: l'aver concepito il business plan come sintesi di una analisi di più scenari possibili (ad esempio, ottimistico - medio - pessimistico) a ciascuno dei quali è stata attribuita una probabilità di verificarsi; l'aver coinvolto l'organizzazione aziendale nel processo di business planning nei termini già discussi e il fatto che sia presente un management motivato, compatto, capace di fare gioco di squadra, con un track record di successo e con competenze riconosciute nel settore. 4.8 Dal contatto all'investimento I contatti e i tempi dell esame Dopo avere individuato un investitore che potrebbe essere interessato al proprio progetto di FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 169

170 sviluppo, l'imprenditore può contattarlo telefonicamente o per lettera. Se si riscontra una ragionevole disponibilità, è bene far pervenire immediatamente un succinto progetto, preliminare al vero e proprio business plan. Di rado, infatti, la selezione delle proposte parte dall'esame di una documentazione fornita dall'imprenditore. Quasi sempre si avvia un colloquio fra le parti e i primi contatti avvengono sulla base di una proposta scarsamente formalizzata. È consigliabile, dunque, inviare inizialmente una sorta di estratto del business plan, che sintetizzi il piano aziendale, piuttosto che l'intero documento, per aumentare la probabilità di ricevere attenzione e non abusare della disponibilità dell'investitore. Se il primo contatto non va a buon fine, si può provare con altre società. È opportuno però riflettere sui motivi del mancato avvio del colloquio ed, eventualmente, ripensare il progetto, rivedendo in chiave critica la sua impostazione e la sua presentazione. Nel caso venga iniziata la trattativa, si deve tenere presente che, generalmente, passano dai tre ai sei mesi dal momento della presentazione del business plan alla decisione da parte dell'investitore di finanziarlo. Tali tempi si restringono in funzione della chiarezza e della completezza dei dati forniti dall'imprenditore, nonché della complessità del business Gli accordi Nella fase di stipula del contratto preliminare le parti sottoscrivono un accordo di riservatezza che le impegna a non diffondere le informazioni aziendali se non a quei consulenti esterni, che è necessario coinvolgere per valutare alcuni aspetti dell'investimento. L'impegno sottoscritto riguarda ovviamente le informazioni strettamente aziendali e non quelle inerenti il più vasto mercato su cui l'azienda opera ed il settore in cui compete. L'imprenditore deve impostare la trattativa in modo da massimizzare la probabilità di successo, dal momento che, in caso di fallimento, nulla impedisce all'investitore, né giuridicamente né moralmente, di attivare una ricerca su aziende concorrenti, attive nello stesso settore. Se dalla lettura del documento di presentazione dell'iniziativa l'investitore trae il convincimento di trovarsi di fronte ad una buona opportunità, sottopone all'imprenditore una prima serie di quesiti per approfondire alcuni aspetti chiave dell'operazione in esame. Se, poi, da questa successiva fase emerge una concreta possibilità di accordo, si passa alla firma di una lettera di intenti nella quale vengono definiti gli aspetti economici, legali e societari salienti che dovranno essere ripresi e rielaborati in dettaglio nel contratto di investimento. Tale lettera deve esplicitare tutti gli aspetti che entrambe le parti ritengono essenziali per concludere in modo soddisfacente l'accordo, tra i quali: il valore dell'azienda, la presenza dell'investitore nel Consiglio di Amministrazione, gli obblighi informativi ai quali l'imprenditore deve impegnarsi in caso di investimento e le eventuali clausole previste per il disinvestimento. La lettera condiziona la firma del contratto definitivo ad una serie di accertamenti, aventi natura sia formale che sostanziale, che fanno parte delle analisi e delle verifiche (due diligence) condotte dall'investitore, tipicamente con il concorso di consulenti esterni alla sua organizzazione Dalla due diligence al contratto Durante la fase di valutazione dell'opportunità di investimento viene svolta quella che è comunemente definita "due diligence". Il termine, mutuato dalla terminologia anglosassone, può essere definito come quell'insieme di attività, svolte dall'investitore, necessarie per giungere ad una valutazione finale, analizzare lo stato attuale dell'azienda (compresi i rischi potenziali e le eventuali cause di fallimento dell'operazione o "deal breakers") e le sue potenzialità future. Gli FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 170

171 investitori istituzionali investono solitamente capitali di terzi che l'attività di due diligence contribuisce a tutelare. L'attività di due diligence, seppur presente durante tutta l'attività di negoziazione, s'intensifica durante la fase che segue la firma della lettera di intenti, fino alla stipulazione del contratto vero e proprio. La due diligence può essere svolta direttamente dall'investitore istituzionale oppure, tramite professionisti di sua fiducia che si occuperanno di specifiche aree aziendali e di business. Un buon andamento della due diligence è una garanzia per entrambe le parti di una chiusura della negoziazione in maniera rapida e permette all'investitore di venire in possesso di quelle informazioni necessarie ad effettuare l'investimento in maniera professionale. Inoltre, la due diligence tende ad evitare che, dopo la firma del contratto, insorgano contestazioni o contenziosi. L'attività necessaria per la due diligence richiede un forte impegno sia da parte dell'investitore e dei suoi professionisti che da parte dell'impresa: imprenditore, management (dirigenti e quadri) ma anche, molto spesso, personale esecutivo, saranno tutti coinvolti in prima persona nel collaborare al processo e nel far fronte alle necessarie richieste.se le analisi effettuate dall'investitore hanno dato esito positivo, si giunge alla firma del contratto che definisce in dettaglio i termini dell'accordo tra la società ed i suoi azionisti da una parte e l'investitore dall'altra. Il contratto di acquisto prevederà le normali clausole a garanzia dell'acquirente sulla correttezza e completezza dei dati e dei fatti rappresentati e sull'inesistenza di passività occulte, nonché le procedure di risoluzione delle controversie. Alcuni accordi che regolano i rapporti tra gli azionisti vengono normalmente inclusi nel contratto d'investimento, che svolge così anche funzione di patto parasociale tra gli azionisti originari e quelli entranti. Tali forme di accordo possono riguardare: la "corporate governance". Quest'area comprende le regole per la nomina ed il funzionamento degli organi sociali, per il funzionamento del controllo di gestione, per le maggioranze qualificate richieste per atti particolari (come acquisto e cessione di azioni e/o di partecipazioni); il disinvestimento. Si tratta di accordi sulle regole di disinvestimento e sull'esercizio dei diritti di opzione. Una volta raggiunto l'accordo sul prezzo e sull'entità della partecipazione da assumere e sugli altri aspetti regolati dal contratto finale, l'operazione si concretizza con il trasferimento delle azioni, il pagamento del prezzo, il rilascio delle garanzie, l'eventuale sostituzione degli amministratori e la firma di eventuali contratti accessori. Da questo momento in poi investitore e imprenditore sono a tutti gli effetti soci della stessa iniziativa e devono cominciare a lavorare insieme per massimizzare la creazione di valore. 4.9 Le forme tecniche di intervento e il periodo successivo L' investitore istituzionale fornisce capitale sulla base di un "pacchetto" finanziario, composto in funzione delle varie esigenze di controllo e redditività che si vogliono soddisfare. L'acquisizione di quote azionarie di nuova emissione o vendute da soci preesistenti rappresenta la modalità tecnica di investimento più frequente. In alternativa, si possono utilizzare forme di finanziamento "intermedie" tra il debito e l'equity con un mix tra le varie forme I principali strumenti di finanziamento Equity: definito anche "capitale di rischio", rappresenta il capitale proprio dell'azienda, versato, generalmente, attraverso la sottoscrizione di titoli azionari. La sua remunerazione dipende, FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 171

172 pertanto, dalla redditività e dal successo dell'iniziativa, sia in termini di utile prodotto e distribuito agli azionisti tramite dividendi, sia in termini di aumento di valore delle azioni. Prestito obbligazionario convertibile: capitale di debito raccolto attraverso l'emissione di particolari obbligazioni, convertibili, entro determinati lassi di tempo e in base a rapporti di cambio prefissati, in azioni della stessa società emittente o di altre società. Le obbligazioni convertibili, pertanto, offrono al loro sottoscrittore la facoltà di rimanere creditore della società emittente (quindi di conservare lo status di obbligazionista), e di ricevere i proventi attraverso il pagamento degli interessi, assumendo, solo in un secondo momento, lo status di azionista attraverso la conversione in azioni delle obbligazioni. Finanziamento mezzanino (mezzanine financing): si tratta di un insieme di strumenti finanziari che presentano caratteristiche tecniche differenti e sono generalmente riconducibili a forme articolate di debito e obbligazioni, il cui rendimento è in parte fisso o comunque determinato (tasso di interesse) e in parte legato all'apprezzamento del valore della società alla quale questo prestito è destinato. Debito subordinato (subordinated debt): si tratta di un finanziamento a titolo di capitale di debito e a medio-lungo termine. Il suo rimborso è privilegiato rispetto al capitale proprio, ma postergato rispetto alle altre forme di debito. Senior debt: rappresenta la forma più classica di capitale di debito a medio-lungo termine, privilegiato, nel rimborso, rispetto a tutte le altre forme di finanziamento Il monitoraggio dell'investimento Tale attività è quella che qualifica in modo più specifico l'intervento dell'investitore istituzionale nel capitale di rischio e la sua capacità di collaborare alla creazione di valore per l'impresa. Dopo avere assunto la partecipazione, infatti, l'investitore richiede, di norma, un'informativa dettagliata e costante per poter tenere sotto controllo l'andamento della società e individuare con tempestività i problemi. Il monitoraggio dell'investimento viene effettuato su gran parte degli aspetti che caratterizzano la vita aziendale, sia attraverso l'analisi costante di alcuni indicatori economico-reddituali, sia attraverso la partecipazioni alle riunioni del Consiglio di Amministrazione, alle quali rappresentanti dell'investitore, di norma, partecipano. È importante ricordare che l'investitore non si sostituisce all'imprenditore e quasi mai pretende di partecipare alle scelte operative del management, mentre vuole essere parte attiva nell'ambito delle scelte di carattere strategico e nella verifica dell'andamento, tramite la presenza nel Consiglio di Amministrazione. In realtà, in funzione di alcune variabili (tipologia di investitore, tipologia di operazione, problemi interni all'azienda), l'investitore può assumere un atteggiamento più o meno incisivo nella conduzione aziendale, partecipando in misura maggiore o minore alla vita della stessa Il disinvestimento L'investitore istituzionale nel capitale di rischio rappresenta un socio temporaneo dell' imprenditore, interessato a monetizzare il proprio investimento ed a realizzare un guadagno di capitale attraverso la vendita della partecipazione, una volta raggiunti gli obiettivi prefissati. Il disinvestimento consiste, dunque, nella cessione, totale o parziale, della partecipazione detenuta dall'investitore, che, in alcuni casi, può anche decidere di conservare una minima quota di capitale nell'impresa in via più duratura. Il momento dell'uscita dell'investitore dal capitale dell'impresa non è quasi mai predeterminato, ma è funzione dello sviluppo della società. Sempre più spesso, tuttavia, gli FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 172

173 investitori cercano di prevedere, al momento dell'acquisto della partecipazione, gli eventuali canali di uscita ed i tempi di realizzo, al fine di pianificare al meglio anche questa fase finale dell'operazione. Nei casi di successo, si disinveste quando l'azienda ha raggiunto il livello di sviluppo previsto ed il valore della società, e quindi della partecipazione, si è conseguentemente incrementato. Nell'eventualità in cui l'iniziativa fallisca, perché, ad esempio, il nuovo prodotto o la nuova tecnologia non riescono ad affermarsi sul mercato, si disinveste quando matura la convinzione che non è più possibile risolvere la situazione di crisi che si è creata. In entrambe le situazioni, i tempi e le modalità del disinvestimento sono definiti, di norma, con l'accordo di tutti i soci. Diverse sono le modalità di disinvestimento, dipendenti sia dalla tipologia di impresa e di operazione precedentemente posta in essere, che dai risultati raggiunti. I tipici canali utilizzati dagli investitori per cedere le azioni in loro possesso sono: la quotazione in Borsa dei titoli dell'impresa partecipata; la vendita dei titoli ad un'altra impresa industriale o ad un altro investitore istituzionale; il riacquisto della partecipazione da parte del gruppo imprenditoriale originario. la vendita a nuovi e vecchi soci, risultanti da un'operazione di concentrazione tra diverse imprese del settore nel frattempo realizzata. È ovviamente da mettere in previsione anche l'ipotesi che tutta l'operazione non vada a buon fine e che, quindi, non si verifichi un vero e proprio disinvestimento, ma un azzeramento del valore della partecipazione. Ciò è più frequente soprattutto nelle operazioni di "start up" di imprese tecnologiche. La quotazione in Borsa Il canale più ambito di disinvestimento è la quotazione in Borsa dei titoli della società partecipata. Dal momento che in Borsa è possibile collocare anche una minoranza del capitale dell'impresa, tale strada permette, all'investitore, di cedere con profitto il proprio pacchetto di azioni, ed all'imprenditore di mantenere il controllo della società. Inoltre, avere un investitore istituzionale come socio nel capitale di rischio vuole dire avere già fatto un percorso importante verso la trasparenza e quindi essere già abbastanza pronti ad affrontare la quotazione. La presenza dell'investitore istituzionale, anticipando molti dei passaggi necessari, contribuisce a mitigare i rischi e gli svantaggi derivanti dal processo di quotazione. Il significato e l'ampiezza dei vantaggi specifici legati alla quotazione e dei relativi oneri dipendono dal soggetto interessato. La cessione delle quote ad un'altra impresa industriale Oltre alla quotazione esistono altre modalità di smobilizzo, e il caso di cessione della partecipazione a un'altra azienda è una delle vie maggiormente seguite. L'offerta di acquisto può presentarsi in modo spontaneo, oppure viene attentamente costruita, cercando potenziali imprese interessate, dall'investitore di comune accordo con l'imprenditore. Questo canale apre una prospettiva di sviluppo per l'impresa, dal momento che l'acquirente può essere un altro gruppo imprenditoriale interessato a sviluppare la propria area di business realizzando sinergie operative e strategiche. La scelta di vendere ad un solo acquirente, inoltre, comporta un impegno di persuasione più ristretto rispetto alla necessità di convincere l'intero mercato e, generalmente, tempi più ristretti. Uno degli svantaggi più rilevanti del trade sale può essere l'opposizione del management, che teme di perdere la propria indipendenza a seguito del cambiamento dei vertici della società. È sempre più frequente, tuttavia, il caso in cui l'azienda acquirente voglia mantenere la stessa struttura organizzativa (e a volte lo stesso imprenditore originario, seppur con quote di minoranza) per non perdere i vantaggi competitivi e le conoscenze maturate nel tempo. La cessione delle quote ad un altro investitore istituzionale FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 173

174 In alcuni casi il processo di disinvestimento può essere realizzato attraverso il "passaggio del testimone" da un investitore ad un altro. Ciò si verifica soprattutto quando l'impresa non è ancora pronta ad essere affidata al mercato, ma necessita di ulteriori capitali e conoscenze per proseguire il suo processo di crescita. Al tempo stesso, l'investitore originario, potrebbe considerare esaurito il suo compito, preferendo cedere la partecipazione ad un nuovo operatore, magari maggiormente specializzato nelle fasi successive di sviluppo. Il riacquisto delle quote da parte del gruppo imprenditoriale originario L'imprenditore può riacquistare la quota ceduta originariamente all'investitore istituzionale nel capitale di rischio. Tale eventualità può essere prevista contrattualmente fin dall'inizio dell'intervento, affidandone l'attivazione all'imprenditore (call) o all'investitore (put). In tali casi l'investitore istituzionale rappresenta un partner temporaneo che si impegna a "traghettare" l'intera compagine sociale, e non solo l'impresa, verso una dimensione o una struttura più adeguata alle esigenze del mercato. Il riacquisto può però anche essere causato da una performance insoddisfacente, che non rende quindi l'impresa sufficientemente attraente per altri potenziali acquirenti, così come può essere provocato dall'opposizione, da parte dei soci non finanziari, all'intervento di nuovi soggetti nella compagine azionaria. Il default L'attività di venture capital e private equity, come detto, comporta la piena partecipazione al rischio di impresa da parte dell'investitore istituzionale. Quindi, qualora l'iniziativa imprenditoriale fallisca, l'investitore non potrà far altro che annotare la perdita di valore della partecipazione, fino al suo totale azzeramento Le attività dell investitore Raccolta Il processo di raccolta è una fase, oltre che estremamente delicata, molto impegnativa dal punto di vista delle risorse e del tempo; generalmente l'attività di fund raising impegna gli investitori per un periodo di circa un anno. Sulla base di una schematizzazione realizzata dall'european Private Equity and Venture Capital Association (EVCA), è possibile suddividere il processo di raccolta in sette fasi: 1. identificazione del mercato target;2. pre-marketing;3. strutturazione del fondo;4. preparazione e distribuzione del materiale di marketing;5. incontri con i potenziali investitori;6. preparazione della documentazione legale;7. chiusura. Nella fase di identificazione del mercato target, prima di procedere ai contatti con i potenziali investitori, l'operatore identifica quali sono i mercati strategicamente più appetibili per la sua raccolta. È importante che, prima di rivolgersi a investitori internazionali, l'operatore acquisti stima e riscontri positivi presso il proprio mercato nazionale. Successivamente è possibile dare avvio alla fase di pre-marketing, rappresentata da un naturale prolungamento di quanto esposto in precedenza. La scelta dei primi investitori cui rivolgersi, infatti, viene realizzata soprattutto per attrarne altri di dimensioni maggiori e originare così un circolo virtuoso. Esistono anche particolari soggetti, i cosiddetti gatekeepers, che per i fondi chiusi di piccola dimensione rappresentano, spesso, l'unica via per accedere ad alcuni mercati geograficamente lontani dal proprio. Questi soggetti, infatti, sono consulenti, gestori di portafogli di fondi e manager di grandi investitori istituzionali e rappresentano a loro volta un alto numero di investitori. La buona accoglienza presso alcuni di questi soggetti dà una sorta di "marchio di garanzia" per altri potenziali investitori. Tale garanzia è data, in parte, FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 174

175 dall'esperienza maturata da costoro e, in parte, dalle rigorose e standardizzate procedure di due diligence che essi, data la loro dimensione, possono mettere in atto. Preparandosi al fund raising, che ci si avvalga o meno di una rete di advisors, è necessario che il promotore strutturi il proprio fondo nei minimi dettagli, sotto il profilo tecnico, legale e fiscale. Una volta strutturato il fondo secondo tutte le direttrici, occorre preparare un documento di presentazione (il placement memorandum) che, come una sorta di business plan, costituisce il biglietto da visita dell'operatore. In molti casi il memorandum si rivela non solo la prima, ma anche l'ultima opportunità per attrarre nuovi investitori: un piano di marketing sbagliato può indurre gli investitori a tralasciare un progetto d'investimento buono, ma mal presentato (e quindi non compreso). Nel documento, il management del fondo deve riuscire a sintetizzare ciò che è stato fatto in passato, con le relative performance ottenute, come pensa di agire per mantenere o migliorare tali risultati e quale è il proprio vantaggio competitivo rispetto ad altri soggetti (ciò che dovrebbe indirizzare la scelta verso il proprio fondo). Un esauriente placement memorandum deve, in primo luogo, contenere la descrizione di tutti i termini e delle condizioni, includendo, quindi, dati e prospetti a proposito di: - dimensione del fondo;- dimensione delle quote di partecipazione;- durata del fondo;- politiche di distribuzione dei proventi;- management fee;- costi di organizzazione e struttura;- altri costi;- attività di report verso gli investitori. Quanto realizzato fino a questo punto è ovviamente finalizzato all'incontro con gli investitori, durante il quale essi valutano se proseguire i contatti o se interromperli, nel caso non siano soddisfatti da quanto offerto, o non lo comprendano a fondo. Infine, deve essere predisposta la documentazione legale, rappresentata da tutti gli atti e i contratti necessari per la conclusione dell'investimento, quando ormai la scelta dell'investitore è pressoché fatta e siglati i quali l'attività di fund raising può definirsi conclusa. Tradizionalmente, i principali soggetti erogatori di capitale nel settore del private equity e del venture capital sono, essi stessi, investitori istituzionali. Trattasi, per lo più, di fondi pensione (in particolare nei mercati anglosassoni) e istituzioni bancarie (Europa continentale, Italia compresa), impossibilitati a svolgere direttamente tale attività ma, al tempo stesso, interessati ai ritorni ottenibili nel medio -lungo periodo. Un ruolo via via crescente all'interno del panorama dei soggetti "fornitori" di risorse finanziarie per il mercato del capitale di rischio internazionale lo stanno assumendo i cosiddetti fondi di fondi. Si tratta di veri e propri fondi con disponibilità di capitali molto ingenti, spesso lanciati da banche di investimento, che impiegano le risorse da loro raccolte prevalentemente in quote di altri fondi di private equity e venture capital, invece che direttamente in partecipazioni di imprese Le valutazioni dell investitore sull investimento L'approccio classico La più classica e diffusa segmentazione del mercato del capitale di rischio, le cui categorie, seppur con minimi adattamenti geografici, sono internazionalmente adottate dagli operatori, dalle associazioni e dai centri di ricerca, anche ai fini statistici, classifica le tipologie di investimento, sostanzialmente, a seconda delle diverse fasi del ciclo di vita dell'impresa target. In tale ottica, si parla di seed (finanziamento dell'idea) e start up financing per individuare gli interventi cosiddetti di early stage, volti cioè a finanziare le primissime fasi di avvio dell'impresa. Successivamente, qualora l'investimento sia finalizzato a supportare la crescita e l'implementazione di programmi di sviluppo di aziende già esistenti, vengono utilizzati i termini expansion financing o development capital, mentre si parla di replacement FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 175

176 capital (capitale di sostituzione) per riferirsi ad interventi che, senza andare ad incrementare il capitale sociale dell'impresa, si pongono l'obiettivo di sostituire parte dell'azionariato non più coinvolto nell'attività aziendale. Ancora, tutte le operazioni orientate al cambiamento totale della proprietà dell'impresa, sia a favore di manager interni alla stessa società (management buy out) che di manager esterni (management buy in), con il frequente uso della leva finanziaria come strumento di acquisizione (leveraged buy out), vengono generalmente raggruppate nella categoria dei "buy out"; così come si parla di turnaround per indicare gli investimenti di ristrutturazione di imprese in crisi e di bridge financing con riferimento agli interventi finalizzati, sin dal momento della loro realizzazione, nell'accompagnare l'impresa in Borsa. All'interno delle dette categorie sono, a loro volta, individuabili ulteriori tipologie di investimento, a seconda della specifica fase aziendale e dello specifico tipo d'intervento Una evoluzione La crescente complessità dei settori "merceologici" e delle peculiari problematiche ad ognuno di essi riconducibile (si pensi all'ampio comparto dell'information Technology ed a quanto sta avvenendo nei sistemi economici più avanzati, dove aziende "neonate" sono già pronte alla quotazione in Borsa) fa sì che, in determinati casi, lo stadio di sviluppo delle diverse imprese, e le esigenze finanziarie ad esso collegate, poco si prestino ad una schematizzazione classica. In più, gli operatori nel capitale di rischio sviluppano di continuo avanzati strumenti di ingegneria finanziaria, sempre più complessi e sofisticati, attraverso i quali si fa uso contemporaneo di diverse leve e che, per questo motivo, sono difficilmente catalogabili. Alla luce di ciò, oggi si adotta una più corretta classificazione, basata sulla macro ripartizione tra le diverse esigenze strategiche dell'impresa, le problematiche ad esse riconducibili e gli obiettivi di soddisfacimento di queste che si pone l'investitore. In tale ottica, gli interventi degli investitori istituzionali nel capitale di rischio possono essere raggruppati, classificati e caratterizzati sulla base di tre principali tipologie: finanziamento dell'avvio; finanziamento dello sviluppo; finanziamento del cambiamento/ripensamento. la prima categoria viene ricondotta l'attività propriamente detta di venture capital, mentre la seconda e la terza rientrano nel segmento del private equity. Di seguito vengono riportate le tre categorie in dettaglio Figura 1: le principali categorie di investimento nel capitale di rischio Fonte: A. Gervasoni, F.L. Sattin, Private Equity e Venture Capital, manuale di investimento nel capitale di rischio, Guerini e Associati, Milano FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 176

177 Il finanziamento dell'avvio All'interno di tale categoria sono ricondotti tutti gli interventi il cui obiettivo è quello di supportare la nascita di una nuova iniziativa imprenditoriale, sia essa ancora nella fase embrionale, che nelle primissime fasi di avvio. Dal punto di vista della domanda (impresa), la richiesta di intervento è generalmente riconducibile a un imprenditore - o aspirante tale - intenzionato a sviluppare una nuova invenzione, o a migliorare/implementare un prodotto/processo produttivo esistente. Prima che la commercializzazione del nuovo prodotto sia avviata e consegua i primi successi, servono spesso ricerche (di base, di mercato, ecc ) o altre attività, le quali richiedono investimenti a volte onerosi. Inoltre, ciò di cui il portatore della nuova idea imprenditoriale ha spesso grande bisogno è un apporto in termini di capacità imprenditoriale, di competenze aziendali e manageriali. Nelle operazioni di avvio, o di early stage, l'uomo necessita spesso, più che di un mero contributo in termini di capitali, di un aiuto nella definizione della formula imprenditoriale e nella riflessione sulla propria posizione competitiva. Al tempo stesso, l'investitore deve necessariamente avere fiducia non solo nelle potenzialità del business, ma anche negli uomini che con lui lo condurranno. Una distinzione deve poi essere effettuata tra il lancio di prodotti e servizi ad alto contenuto tecnologico (high tech) e attività di tipo più tradizionale. La necessità di conoscenze altamente specializzate e ancora non particolarmente consolidate (specie nei paesi dell'europa continentale), unita alla rapidità di obsolescenza dei prodotti e dei processi tipica dei settore tecnologici, caratterizzano gli investimenti effettuati in tale comparto, soprattutto in termini di necessità di valutazione delle capacità imprenditoriali più che reddituali dell'impresa e di diminuzione dei tempi di permanenza del socio istituzionale nella compagine azionaria Il finanziamento dello sviluppo La seconda macro categoria di interventi effettuati da investitori istituzionali nel capitale di rischio è riconducibile a tutte quelle situazioni nelle quali, a diverso titolo e secondo diverse modalità, l'impresa si trovi di fronte a problematiche connesse al suo sviluppo. Lo sviluppo di un'attività imprenditoriale che ha già raggiunto un determinato livello di maturità, può essere generalmente perseguito attraverso l'aumento o la diversificazione diretta della capacità FINANZA E IMPRESA materiale didattico preparato dal docente prof. Bruno Pirozzi 177

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