In appello, la decisione viene ribaltata e la Corte d appello di Napoli enuncia innovativi principi in materia.

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1 Stepchild adoption: anche genitore non biologico è madre dalla nascita Corte Appello, Napoli, sezione minorenni, sentenza 04/07/2018 n 145 di Giuseppina Vassallo Pubblicato il 09/08/2018 Una coppia di donne con una stabile relazione e unite civilmente ai sensi della legge n.76/2016, decide di allargare il nucleo familiare con la procreazione di figli. Una delle due si sottopone pertanto alle tecniche di procreazione medicalmente assistita eterologa. Il bambino cresce nella famiglia considerando entrambe come madri così che la madre non biologica, per far riconoscere il suo legame, adisce il tribunale dei minori per l adozione del bambino partorito dalla compagna (stepchild adoption) ai sensi dell art. 44 lett. d) legge n. 184/1983. Il Tribunale di Napoli respinge il ricorso della donna ritenendo che, pur avendo la madre biologica dato il consenso all adozione, non aveva rinunciato al pieno esercizio della responsabilità genitoriale sul minore, mentre dagli atti emergeva la volontà di voler esercitare entrambe la piena responsabilità. Inoltre, secondo il tribunale partenopeo, l adozione speciale di cui alla legge 184/1983 presuppone l impossibilità di affidamento preadottivo del minore, che nella specie aveva già una madre. L accoglimento dell appello e i nuovi principi in tema di omogenitorialità. In appello, la decisione viene ribaltata e la Corte d appello di Napoli enuncia innovativi principi in materia. Secondo la Corte, l interpretazione seguita dal Tribunale che ha aderito all indirizzo del Tribunale di Palermo, è errata e non conforme a quella che è l interpretazione maggioritaria della norma. L adozione in casi particolari di cui all art. 44 della legge n. 184/83 prevede che i minori possano essere adottati anche quando non ricorre la primaria condizione di adottabilità ossia lo stato di abbandono morale e materiale, nelle ipotesi tassativamente previste.

2 Questo tipo di adozione ha proprio lo scopo di favorire il consolidamento dei rapporti tra il minore e i parenti o le persone che già si prendono cura di lui, prevedendo effetti più limitati ma presupposti meno rigidi. Così facendo si rende prevalente la finalità di proteggere il minore se mancano le condizioni che consentono l adozione ordinaria. Quando si parla d impossibilità di affidamento preadottivo, non si deve necessariamente pensare a un impossibilità di fatto, ma anche a una situazione di diritto che permette di tutelare l interesse di minori (anche non in stato di abbandono) al riconoscimento giuridico di rapporti di genitorialità più compiuti e completi. L adozione deve realizzare il preminente interesse del bambino (Corte di Cassazione, Sez. I Civile, sentenza 19 ottobre 2011 n ). Una diversa interpretazione sarebbe in contrasto con questo principio quando il figlio del soggetto convivente con l adottante abbia con quest ultimo un rapporto del tutto equivalente a quello che si instaura normalmente con un genitore, al quale però l ordinamento negherebbe qualsiasi riconoscimento e tutela. L orientamento è stato inaugurato da alcuni tribunali romani in pieno dibattito sulla stepchild adoption, ancor prima dell emanazione della legge 76/2016 che poi ha stralciato le disposizioni sull adozione del figlio del partner (Tribunale per i minorenni di Roma sentenza n. 299 del 30 giugno 2014, Tribunale di Roma con sentenza del 29 ottobre 2015). La correttezza dell orientamento è stata confermata dalla Cassazione (22 giugno 2016 n ). La Corte fa rilevare che la giurisprudenza sulla omo-genitorialità è andata oltre dichiarando efficaci provvedimenti di adozione piena formata all estero (Cass. Civ. n /2018). Non pochi ufficiali dello stato civile hanno trascritto atti di nascita formati all estero di minori nati da PMA eterologa. Rilevante la circostanza che il bambino della coppia omosessuale sia stato voluto nell ambito di un progetto di genitorialità condivisa dai partners e poi concepito con PMA. L entrata in vigore della legge 76/2016 non ha scalfito tale orientamento giurisprudenziale, conforme ai principi contenuti nelle fonti di diritto internazionale, in quanto con l inciso resta fermo e consentito quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti si è lasciata aperta la porta per un interpretazione evolutiva2 dell art. 44 della legge sull adozione. Sulla questione della concentrazione della responsabilità genitoriale in capo al genitore adottante, ha errato il Tribunale minorile di Napoli. E vero che gli artt. 48 e 50 parlano di condivisione della responsabilità genitoriale solo tra coppie coniugate ma non è detto che per le altre coppie operi il principio opposto e che addirittura ciò comporti la rinuncia della responsabilità del genitore biologico. Una recente sentenza del tribunale di Bologna (31 agosto 2017) ha precisato, in una situazione analoga, che la condivisione opererebbe per analogia con le coppie etero, in forza degli articoli 315 e 316 c.c. che riguardano ogni tipo di genitorialità compresa quella adottiva. Ma la sentenza della Corte partenopea va oltre. Il rapporto genitoriale, in tali casi, dovrebbe esser riconosciuto in forza delle disposizioni sulla genitorialità per i nati da fecondazione artificiale, di cui alla legge 40/2004.

3 La legge tutela bambini nati mediante tali tecniche. In base all art. 8, i nati a seguito dell'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi o di figli riconosciuti della coppia, che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche. Caduto il divieto di fecondazione di tipo eterologo, non si vede il motivo per cui non debba applicarsi la stessa tutela per il bimbo nato da fecondazione eterologa da coppia omosessuale. La giurisprudenza, come visto in tema di adozione, anche nell ambito della omogenitorialità, da rilevanza al consenso alla PMA nell ambito di un progetto condiviso fin dall inizio di diventare genitori insieme. Il partner della madre biologica, non è un terzo genitore ma deve essere considerato un secondo genitore poiché svolge questa funzione fin dalla nascita del minore e anche da prima, partecipando al consenso alle tecniche e assumendosi una responsabilità ab origine. L adozione non è adeguata per queste situazioni. Il legame adottivo, in caso di adozione non piena, non istaura col minore lo stesso tipo di rapporto che ha un genitore. Conclude la Corte affermando che ci sarebbe spazio per forme della genitorialità più piene e adeguate, o che non necessitino di una domanda giudiziale per il riconoscimento di uno status di figlio voluto e programmato dalla coppia omosessuale. Madri fin dalla nascita dalla nascita del minore? A pochi giorni di distanza anche il Tribunale di Pistoia (sentenza del 6 luglio 2018) ha consegnato una sentenza storica con cui i giudici hanno ordinato l iscrizione all anagrafe di un bimbo nato da due madri con la fecondazione artificiale. Come ipotizzato dai giudici campani, è stata riconosciuta per la prima volta l'applicabilità degli articoli 8 e 9 della legge 40/2004 nei confronti di una coppia omosessuale, sul presupposto che la responsabilità genitoriale della madre non biologica sorge per effetto della prestazione del consenso alla procreazione assistita eterologa. Alla base dei provvedimenti dell autorità giudiziarie, il principio della preminenza della tutela degli interessi del minore, che costituisce il primo e fondamentale criterio utile in materia di status dei figli. (Altalex, 9 agosto Nota di Giuseppina Vassallo) ( da )

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