I LEZIONE INTRODUZIONE ALLA MISTAGOGIA
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- Agnese Fabbri
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1 1 PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGIA DELL ITALIA MERIDIONALE ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE G. DUNS SCOTO NOLA CORSO DI INTRODUZIONE AL CRISTIANESIMO (OPERATORI PASTORALI A.A. 2012/2013) Prof. Salvatore De Simone I LEZIONE INTRODUZIONE ALLA MISTAGOGIA 1) Che cos è la mistagogia? Due risposte: a) è un certo modo di fare catechesi strettamente correlato con la liturgia; b) è una disciplina teologica vera e propria anche se non è ancora del tutto definito il suo statuto epistemologico. 2) È una disciplina teologica vera e propria: nelle facoltà teologiche e negli istituiti di scienze religiose è raro trovare un vero e proprio corso di mistagogia, essa viene fortemente trattata nel corso di liturgia. Tuttavia essa tratta temi di cui sono oggetto di discussione anche di altre discipline teologiche: a) la liturgia: tratta del nostro rapporto di credenti in Gesù Cristo con il Mistero Pasquale, attraverso i riti o le celebrazioni liturgiche; b) la spiritualità: tratta della nostra crescita morale e umana nella fede in Gesù Cristo; c) la catechetica: è quella disciplina che studia i metodi, le forme e gli strumenti di cui l educatore alla fede si deve servire per trasmette in maniera incisiva ed efficace il messaggio cristiano; d) la teologia fondamentale: essa si presenta come teologia della credibilità della fede cristiana; il suo compito è quello di legittimare la credibilità della fede di fronte alle sfide e alle provocazioni che provengono dai molteplici contesti culturali in cui il messaggio evangelico è chiamato ad incarnarsi; come rendere dunque la fede cristiana credibile nei confronti degli atei, dei credenti non praticanti, dei fratelli cristiani separati, di coloro che vivono una fede religiosa diversa dalla nostra. La prospettiva del nostro discorso, cioè l angolatura
2 2 mediante la quale tratteremo la mistagogia, sarà appunto a partire da quest ultima disciplina teologica, in quanto si ritiene la mistagogia come uno strumento efficace per rendere maggiormente credibile, fruibile e incisivo il messaggio cristiano all uomo contemporaneo. 3) È una forma di catechesi strettamente correlata con la liturgia Abbiamo diversi modi di fare catechesi a) Di tipo classico-cattedratico: è unilaterale, l insegnante spiega e gli alunni recepiscono i contenuti; si parte dai primi principi o da alcune premesse, per poi trarne le conseguenze (A, B, C, D), un po come noi stiamo adesso facendo; è un metodo dall alto; b) Di tipo empirico-esperenziale: si parte questa volta dal basso, ed è bilaterale, ovvero il catechista fa alcune domande ai partecipanti su cosa pensano su alcuni temi in questione, oppure invoglia ad esprimere le proprie sensazioni a riguardo, fino poi a condurli passo dopo passo su come la fede della Chiesa pensa su tali argomenti e a saper scorgere il valore dei contenuti trattati per l esistenza personale. c) Di tipo mistagogico: si parte da ciò che si celebra, per poi approfondirne il contenuto; prima si vive la realtà sacramentale della celebrazione liturgica e poi la si comprende; prima vivo e poi rifletto su ciò che vivo e non prima rifletto o penso e poi agisco. Si parte da una conoscenza di ordine pratico (fare il falegname, il muratore, il pasticciere, ecc.) per poi passare ad una conoscenza di ordine teoretico (la lettura e comprensione di un testo), vista come riflessione e astrazione di un vissuto. Si verifica una reciproca interconnessione tra teoria e prassi della fede: la teoria nasce dalla prassi e consente poi un corretto dispiego della prassi in quanto tale. Tutto questo corrisponde alla natura della fede in quanto tale, la quale non si presenta in primo luogo come una conoscenza teoretica, bensì pratica. La teoria della fede nasce da una pratica della fede. Essa è il frutto di un rapporto personale con Dio. Tale ha la sua origine in Dio e nel suo rivelarsi, e la sua condizione di possibilità nell uomo in quanto capace di accogliere l autocomunicarsi di Dio. Mediante un esperienza costante con Dio, la persona conosce la verità di Dio o le verità relative alla sua realtà e la significatività fondante di Dio per la propria esistenza. 4) Come nasce la mistagogia? Essa nasce in relazione ai sacramenti dell iniziazione cristiana. 5) Che cos è un sacramento? a) Strumento di grazia.
3 3 b) Segno significativo della presenza di Dio nella storia dell umanità. c) Simbolo: in genere quando si parla dei sacramenti, si dice che sono segni, anche se in realtà più che segni, sono dei veri e propri simboli. C è una differenza tra il segno e il simbolo: c1. il segno: ci indica un qualcosa e ci rinvia ad un altra realtà (la segnaletica stradale, il colore del semaforo, la nube sul monte che nella Sacra Scrittura è il segno della presenza di Dio); c.2. il simbolo: non solo ci rinvia ad un altra realtà, ma rende presente quella realtà a cui rinvia nel contesto del soggetto che entra in relazione con il simbolo (l albero è il simbolo della vita, il giglio bianco è il simbolo della purezza). Per questo noi diciamo che i sacramenti hanno un carattere performativo, in quanto rendono presente l azione della grazia nel momento in cui vengono amministrati. d) Un immagine per spiegare i sacramenti d1. Dio: è la sorgente da cui proviene l acqua della grazia (autocomunicazione che Dio fa di sé all uomo; tale autocomunicazione ha un carattere trinitario). d2. I sacramenti: sono i canali attraverso i quali passa l acqua della grazia di Dio. d3. Noi: siamo gli appezzamenti di terreno dove confluisce l acqua della grazia di Dio. d4. Attenzione! L acqua della grazia riesce a penetrare e a fare la sua opera in base alla tipologia di terreno presente nel mio cuore e al suo grado di permeabilità (Gratia supponit naturam/la grazia suppone la natura dell uomo). Lo scopo della pastorale e della catechesi è quello di fare in modo che coloro che partecipano ai nostri incontri di formazione, liturgie, iniziative pastorali, possano aumentare il grado di permeabilità del loro terreno di recezione alla Parola di Dio che viene ad essi annunciata. Bisogna trovare iniziative pre-evangelizzandi che facilitano una maggior predisposizione di coloro che iniziano ad affacciarsi nell avventura della fede, nei confronti dell annuncio cristiano. D altra parte, una volta che il credente si impegna nel mettere a frutto la grazia di Dio, quest ultima comporta una crescita in lui della propria maturità umana (Gratia perficit naturam/ La grazia perfeziona la natura). 6) Il numero dei sacramenti è sette. Ma perché proprio sette e non dieci, dodici, quattro, ecc.? a) Perché Gesù ne ha istituiti sette. b) Il sette è un numero simbolico. Esso ci vuole indicare la pienezza. In questo caso, la pienezza della grazia di Dio che si rende presente in tutte le tappe della via cristiana.
4 4 7) I sacramenti si suddividono in tre categorie: a) I sacramenti dell iniziazione cristiana (battesimo, cresima-confermazione, eucaristia-comunione) b) Medicinali o della guarigione (penitenza-confessione-riconciliazione, unzione degli infermi) c) Del servizio nella comunione o della vita cristiana (ordine sacro e matrimonio). 8) La prassi dei sacramenti dell iniziazione cristiana nella chiesa antica a) I sacramenti dell iniziazione cristiana venivano ricevuti tutti e tre insieme nella notte di Pasqua, nel seguente ordine bat., cres., euc. Le chiese ortodosse e le chiese cattoliche di rito orientale hanno tuttora conservato questo ordine anche per l amministrazione del sacramento ai bambini. Noi cattolici romani, per ragioni pastorali abbiamo stravolto l ordine giusto dei sacramenti dell iniziazione cristiana (bat., euc., cres.), in modo tale che la persona possa essere accompagnata in tutte le fasi evolutive della sua crescita. b) Per prepararsi a questo grande evento c era un cammino vero e proprio, il catecumenato, dove i partecipanti, i catecumeni venivano iniziati ai misteri della fede, e gli addetti alla formazione facevano su di loro gli scrutini per valutare la loro idoneità a ricevere i sacramenti. Tutto questo veniva fatto maggiormente nel periodo della Quaresima. Questo periodo di preparazione si presentava come un tempo di ascolto più frequente della parola di Dio, di intensa preghiera e di digiuno, per favorire un più intenso rapporto con il Signore. Questa prima dimensione fondamentale della Quaresima, col tempo perderà piede, favorendo invece maggiormente la seconda, ovvero quella penitenziale, in quanto, con la diffusione progressiva del Cristianesimo, con il suo riconoscimento quale religione ufficiale dell Impero ed infine con la nascita della dottrina del peccato originale, avviene una diminuzione del conferimento del sacramento del battesimo agli adulti, con un aumento invece dei bambini. Dal momento che tale sacramento veniva conferito per la stragrande maggioranza in tenera età, perde di senso la necessità di un periodo ad esso di preparazione. Nonostante ciò, la dimensione battesimale di questo tempo liturgico non scompare, in quanto esso diventa un periodo in cui il battezzato è chiamato a far memoria del proprio battesimo, a far crescere e portar frutto la grazia battesimale ricevuta, e a rinnovare i propri impegni battesimali. Abbiamo detto che la seconda ragione è di carattere penitenziale. Anche se questa motivazione prenderà con il tempo maggiormente piede nelle comunità cristiane, dato il conferimento del battesimo da bambini, essa è sempre esistita all interno della prassi cristiana antica. La Quaresima infatti, era un periodo di penitenza per i peccatori pubblici. I pubblici peccatori erano coloro che venivano riconosciuti come tali dalla comunità per una loro
5 5 condotta di vita non conforme alla verità evangelica e per alcuni peccati gravi commessi di cui la comunità stessa ne era all occorrenza: l apostasia, l omicidio, l adulterio, il furto. In questa categoria rientravano in maniera particolare i lapsi, cioè coloro che durante il periodo delle persecuzioni cristiane, avevano rinnegato la propria fede, e chiedevano di essere riammessi all interno della comunità. Il rito penitenziale infatti, dell imposizione delle ceneri, nella consuetudine ecclesiale, risale infatti proprio all epoca della penitenza pubblica, quando i penitenti, indossavano un abito penitenziale, si presentavano al vescovo, venivano cosparsi di cenere e ricevevano l opera penitenziale da compiere. Seguiva poi l espulsione dalla Chiesa. I pubblici penitenti venivano riconciliati al mattino del giovedì santo per poter poi partecipare all eucaristia domenicale. Il sacramento della penitenza veniva ritenuto come un secondo battesimo, dove il peccatore pentito veniva riammesso all interno della comunità. All inizio, questi riti erano stati pensati soltanto per i pubblici peccatori, poi, un po per volta, si estesero a tutti i cristiani. c) Nella notte di Pasqua dunque, i candidati ritenuti idonei, ricevevano i sacramenti dell iniziazione cristiana. Per tutta la settimana, fino alla domenica successiva portavano addosso una veste bianca (alba ae). Nella domenica dopo Pasqua deponevano le vesti (domenica in albis). Durante questa settimana veniva impartita loro un altro tipo di catechesi, la catechesi mistagogica, il cui scopo era quello di aiutarli ad approfondire la realtà del Mistero Pasquale sperimentato mediante i sacramenti ricevuti. È propria dei Padri della Chiesa (Cirillo di Gerusalemme, Giovanni Crisostomo, Giovanni Damasceno, Ambrogio, Agostino, ecc.). 9) Perché oggi si cerca di riprendere il metodo mistagogico? Perché lo si vede come il mezzo più efficace per la trasmissione della fede, in quanto non coinvolge esclusivamente la sfera intellettiva della persona, ma in primo luogo e soprattutto quella affettiva. Naturalmente, il nostro sforzo è quello di elaborare una nuova mistagogia, più attinente ai nostri giorni. 10) Temi che andremo a trattare: a) Nozione di Mistero. b) La genesi della fede cristiana. c) La Rivelazione e la trasmissione della fede. d) Il linguaggio simbolico (differenza tra linguaggio simbolico e linguaggio concettuale). e) La realtà simbolica del sacramento. f) La capacità simbolica della persone e le sue possibili distorsioni. g) Il concetto di cultura.
6 h) Gli influssi della cultura sull immaginario collettivo e sulla nostra capacità recettiva al dato di fede. i) Analisi dell era culturale in cui viviamo: la postmodernità. j) Una pastorale più attinente ai nostri giorni. 6
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