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1 BOZZA PER LA DISCUSSIONE Forum sulla produzione di energia da biomasse e biogas 16 e 23 marzo 2012

2 Premessa Il passaggio alla produzione e al consumo di energia da fonti rinnovabili è una prospettiva certa e imprescindibile. La produzione di energia da biogas, prodotto per digestione anaerobica di biomasse, è componente necessaria di tale prospettiva. Altrettanto importante è l'aumento dell'efficienza energetica, e dunque lo sfruttamento dell'energia termica ottenibile da combustione di biogas. La produzione di energia da biogas è un'importante opportunità di integrazione del reddito delle aziende agricole, per valorizzare e premiare la multifunzionalità.

3 Evitare concentrazioni di impianti e lunghi trasporti delle biomasse Inquadramento del problema: In alcuni territori, soprattutto della bassa bolognese e del ferrarese, si è assistito ad un alta concentrazione di progetti nelle stesse aree, con problemi nel reperire materiale per alimentare gli impianti, che in alcuni casi viene trasportato con camion su lunghe distanze. Un alta concentrazione di impianti crea inoltre problemi anche nel successivo smaltimento dei digestati (gli scarti di processo) che richiedono ampie superfici agricole su cui essere sparsi. Serve quindi la presenza di Piani Energetici Locali (comunali, sovracomunali, provinciali), che consentano di tenere conto della produzione e del consumo di energia a livello locale, delle conseguenti emissioni, e della disponibilità di biomasse per la produzione di biogas.

4 Evitare concentrazioni di impianti e lunghi trasporti delle biomasse Proposte: Il legislatore può intervenire attraverso l'integrazione dell'apparato normativo e la previsione di una soglia di sostenibilità in termini di ettari investibili da colture dedicate sia a scala aziendale che Comunale, nonché di una distanza massima da cui far confluire le biomasse (attraverso una forma di incentivi) e conseguente possibilità da parte dell'amministrazione Comunale di esprimere un parere vincolante sulla localizzazione degli impianti. Suddetti limiti potrebbero essere indicati non soltanto relativamente alla provenienza delle biomasse ma anche in merito allo spandimento dei digestati. La Regione potrebbe dare delle soglie di sostenbilità in termini di ettari per comune per produrre la materia prima per gli impianti.

5 La Provincia può supportare i Comuni nella redazione di un Piano Energetico Comunale; in quanto tale piano partendo dal fabbisogno energetico Comunale potrebbe verificare la capacità produttiva di materia prima del proprio territorio (SAU disponibile per colture dedicate), tenendo conto dei limiti e specificità, e dettare conseguentemente indirizzi sul numero e localizzazione degli impianti. I progetti dovranno riportare piani viari precisi e vincolanti, il cui carico, a pena di diniego e/o opportune prescrizioni, dovrà essere valutato in relazione al traffico e alla tipologia già insistente sulle medesime strade. Al fine di evitare concentrazioni insostenibili di impianti, dovranno essere individuate distanze minime fra gli impianti e dovrà essere elaborato, a carico del proponente, la valutazione cumulativa degli impatti. Evitare concentrazioni di impianti e lunghi trasporti delle biomasse Proposte (segue):

6 Distanza dai centri abitati Inquadramento del problema: Le linee guida regionali prevedono che i comuni possano inserire dei vincoli, attraverso il RUE, relativamente alle distanze minime per la localizzazione di impianti a Biogas, specificando però che la compatibilità di tali limiti con l'attuazione dei piani energetici, regionale e locali è verificata dalla Provincia nell'ambito delle riserve al RUE, sulla base dei criteri fissati dalla Giunta Regionale d'intesa con le Province stesse. I criteri non sono tuttavia ancora stati fissati dalla Giunta Regionale e di conseguenza la Provincia non può esprimere riserve al RUE.

7 Distanza dai centri abitati Proposte: E' opportuno fissare, nel rispetto delle competenze in capo agli strumenti urbanistici comunali, linee guida che costituiscano criteri di riferimento per la distanza dalle case abitate. In alternativa le linee guida possono fissare prescrittivamente delle distanze minime, come per esempio le linee guida nazionali ( ) individuano per l'eolico. Occorre promuovere la localizzazione degli impianti il più possibile vicino alle aree industriali, così da poterne sfruttare al meglio le potenzialità di utilizzo sotto forma di teleriscaldamento.

8 Impianti che generano disagi (odori) Inquadramento del problema: I principali disagi finora registrati a carico di questi impianti riguardano gli odori che investono le aree limitrofe all'impianto. Rispetto ad alcuni casi eclatanti relativi ai primi impianti realizzati, le centrali più recenti presentano di norma minori emissioni, questo grazie ad una particolare attenzione sia al materiali in ingresso sia al ciclo di lavorazione. Peraltro in tema di impatti odorigeni manca un riferimento normativo che possa aiutare gli organi preposti all'autorizzazione e al controllo di queste centrali; in altri settori si è tentato di risolvere questo problema introducendo in sede autorizzativa delle prescrizioni (accettate dal proponente) mirate alla sperimentazione di misure sui cattivi odori anche in assenza di metodi normalizzati.

9 Impianti che generano disagi (odori) Proposte: La gestione delle biomasse sia in entrata, sia in uscita dai digestori, non deve generare emissioni odorigene al di sopra del normale livello proprio delle attività agricole. La normativa deve prevedere livelli misurabili in termini di Unità Odorimetriche, rispetto ai quali poter svolgere i controlli. Non possono essere utilizzati scarti di natura animale (residui di lavorazione delle carni) se non classificabili come sottoprodotti e comunque all'interno del medesimo sito produttivo.

10 Limitare il ricorso a colture energetiche dedicate Inquadramento del problema: La normativa attuale consente di utilizzare le colture dedicate come fonte di sostanza organica per l'alimentazione degli impianti a biomassa. Gli incentivi economici per la realizzazione degli impianti sono conferiti in egual misura indipendentemente dall'origine della biomassa. Il contenimento delle colture dedicate non si può imporre a meno di una modifica della disposizione regionale che vincola una percentuale definita di superficie agricola (SAU) alle produzioni di qualità. La Provincia attraverso l'autorizzazione unica valuta le fonti di biomassa impiegate e i terreni interessati dalle colture dedicate allegati al progetto dell'impianto. Attraverso l'applicazione delle buone pratiche agricole che prevedono la rotazione colturale per il mantenimento della buona fertilità dei terreni è possibile dare diversa valutazione ai progetti, in base alla presenza o assenza di rotazione (che comunque non è un vincolo di legge), ai fini dell'autorizzazione. La rotazione triennale consentirebbe che solo 1/3 della superficie aziendale sia annualmente occupata da colture dedicate. Non si può però imporre l'impiego di soli scarti vegetali e/o animali per l'alimentazione degli impianti perchè la normativa nazionale e regionale ammettono le colture dedicate.

11 Limitare il ricorso a colture energetiche dedicate Proposte: E' stato annunciato un prossimo decreto del governo che andrà a ridefinire, a partire dal , il sistema degli incentivi per la produzione di energia da impianti a biomassa. Tale incentivi dovrebbero essere modulati in forma diversa riconoscendo la tariffa maggiore ai soli impianti che utilizzano sottoprodotti e operano in cogenerazione penalizzando viceversa gli impianti alimentati a colture dedicate. Mediante una revisione del sistema degli incentivi economici, vanno quindi premiati gli utilizzi di scarti agronomici ed organici, nonché sottoprodotti agricoli e zootecnici, e viceversa penalizzati gli utilizzi di colture dedicate, che comunque devono rispettare i criteri delle buone pratiche agricole e delle corrette rotazioni colturali nello sviluppo della filiera corta. La definizione del sistema degli incentivi potrebbe essere modulata negli anni futuri, analogamente a quanto fatto per il IV Conto Energia del Fotovoltaico, al fine di favorire la transizione dalle colture dedicate all'uso sempre più esteso degli scarti e dei sottoprodotti.

12 Limitare il ricorso a colture energetiche dedicate Proposte (segue): Al fine di salvaguardare la multifunzionalità, nell'applicazione del principio dell'integrazione del reddito agricolo, è opportuno siano identificati strumenti di governo finalizzati a contenere l'utilizzo di terreno per coltivazioni bioenergetiche. Per quanto non sia evidentemente possibile imporre la scelta colturale, si può comunque facilmente individuare un rapporto fra la superficie massima di terreno adibito a coltura dedicata per l'alimentazione degli impianti a biogas e la Superficie Agricola Totale. Tale percentuale non dovrebbe superare il 10% su base Pianura (cioè calcolata limitatamente alla Superficie Agricola di Pianura) Un altro criterio auspicabile è l'utilizzazione dei terreni che producono colture dedicate subordinata ad una regolare rotazione colturale coerentemente al codice della buona pratica agricola. Va incentivata la produzione di Biogas e Fertilizzanti a partire da Rifiuti Organici raccolti in modo differenziato. La frazione organica dei rifiuti costituiscono una biomassa prodotta incessantemente in grande quantità. Vanno quindi favorite le azioni volte a destinare questa biomassa alla produzione di Biogas, in impianti però sotto il controllo pubblico e collegati al servizio di raccolta rifiuti rubani.

13 Corretto utilizzo dei digestati e problema clostridi Inquadramento del problema: Il digestato è frutto di una serie complessa di reazioni che ne modificano la composizione e la sua formula finale è legata alla dieta di alimentazione del digestore: impianti alimentati con soli effluenti producono un digestato con circa 80% di Azoto ammoniacale, quelli alimentati con colture dedicate digestato con circa il 50-60% di Azoto ammoniacale. Dopo la produzione, poi, possono subire trattamenti di separazione ed ottenere digestato liquido con azoto ammoniacale e digestato solido con elevata percentuale di sostanza organica parzialmente stabilizzata. Il digestato può essere utilizzato per fertilizzare le colture in quanto l' azoto ammoniacale contenuto può sostituire i concimi di sintesi (avendo un effetto immediato dovuto al rapido assorbimento della pianta); l'eventuale frazione solida, grazie all'alto contenuto organico, può svolgere funzione ammendante e porterebbe ad aumentare la fertilità dei suoli agricoli oggi assai carente causa l'abbandono della zootecnia. La Provincia, attraverso le Comunicazioni per l'utilizzazione agronomica, monitora gli spandimenti di digestato, verifica che le aziende abbiano sufficienti terreni per assorbirlo, controlla l'adeguatezza degli stoccaggi (la Regione Emilia Romagna, con la Delibera n. 1495/2011 è stata la prima Regione in Italia a stabilire inidcazioni tecniche per gli stoccaggi del digestato introducendo novità sostanziali), monitora il corretto utilizzo agronomico avvalendosi anche degli organismi ispettivi.

14 Corretto utilizzo dei digestati e problema clostridi Proposte: Approfondimento della questione clostridi: Poiché le restrizioni imposte all utilizzo dei digestati nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano hanno suscitato interrogativi da parte dei cittadini sugli effetti dei Clostridi sulla salute umana, senza creare ingiustificati allarmismi, è necessaria la collaborazione con istituti di microbiologia di riconosciuta competenza, per fugare i timori di impatto dei Clostridi nei digestati sulla salute dei cittadini e chiarire definitivamente quale sia il vero effetto sulla qualità del Parmigiano.

15 Valori degli affitti dei terreni agricoli Inquadramento del problema: I terreni destinati alle colture dedicate possono essere affittati a prezzi più alti di quelli di mercato, grazie agli incentivi destinati al biogas. Ciò comporta una difficoltà di reperimento di terreni agli agricoltori che fanno colture tradizionali a canoni ordinari. La stipula dei contratti di affitto dei terreni avviene ormai ricorrendo all'istituto della deroga rispetto al periodo di locazione stabilito dalla legge in materia di patti agrari(ex art.45 legge 203/82). Tali contrattii in deroga devono essere validati dalle organizzazioni agricole che li devono sottoscrivere in conformità agli accordi raggiunti a livello provinciale.

16 E' necessario prevenire l'azione dei cosiddetti sviluppatori e più in generale situazioni di turbativa sul mercato fondiario, e pertanto in sede di domanda di autorizzazione ogni progetto di impianto dovrà dimostrare di essere autonomo nell'approvvigionamento di biomasse, anche attraverso locazione di nuovi terreni. Anche in questo caso il Ministero può intervenire attraverso il decreto attuattivo che andrà a ridefinire, a partire dal , il sistema degli incentivi per la produzione di energia da impianti a biomassa, riducendo gli incentivi per gli impianti che funzionano a colture dedicate riduce il margine di guadagno e si auspica che consenta una riduzione degli affitti La Provincia monitora l'applicazione nei contratti di affitto in deroga (ex art.45 legge 203/82) in coerenza ai canoni stabiliti a livello provinciale dall'apposita commissione. Valori degli affitti dei terreni agricoli Proposte:

17 Problema della tutela dei prodotti tipici e del biologico Inquadramento del problema: Le linee guida regionali individuano l'area del Consorzio del Parmigiano Reggiano come non idonea per il posizionamento di impianti a biogas qualora il digestato prodotto non si preveda vanga distribuito sui terreni al di fuori del perimetro del consorzio, ciò per ridurre i rischi di presenza di clostridi nelle forme che generano gonfiore. Gli altri territori coinvolti nelle produzioni di qualità (biologici e a marchio) non sono rientrati tra le zone non idonee perchè non sono suscettibili a danni diretti dati dai clostridi, presenti naturalmente nel terreno. Risentono però dell'aumento delle distorsioni nel mercato degli affitti dei terreni.

18 Problema della tutela dei prodotti tipici e del biologico Proposte: La Provincia può mappare le aziende agricole che aderiscono ai consorzi dei prodotti di qualità e al sistema di produzione biologico per valutare le aree del territorio rurale più sensibili all'applicazione di un'agricoltura meno intensiva e quindi meno compatibili con la coltivazione di colture dedicate e la realizzazione degli impianti a biomassa. É evidente che il dato non sarà mai definitivo perchè l'adesione a un disciplinare di produzione non è permanente nel momento in cui l'azienda, per motivi economici, decide di uscire dal consorzio e di produrre colture dedicate da conferire all'impianto a biomassa. L'esito di tale mappatura può essere utilizzato dalla Regione per individuare percentuali di territorio da associare alle produzioni di qualità. La Regione pertanto può intervenire aggiornando le Linee guida per la localizzazione degli impianti a biogas con l'introduzione di ulteriori limitazioni tra cui quelle sul divieto di spandimento sulle superficie dedicate alla produzione di foraggere destinate alla filiera del parmigiano reggiano ancorchè non comprese nell'area del consorzio.

19 Immettere il biometano in rete Inquadramento del problema: La purificazione e l'immissione del biometano in rete consentirebbe di sostituire almeno in parte il gas di origine fossile sia per il riscaldamento che per l autotrazione Proposte: E' opportuno che la normativa nazionale definisca al più presto il sistema degli incentivi e quindi consenta l'immissione in rete del biometano, in alternativa alla combustione in loco con produzione di energia elettrica e dissipazione di quella termica. L'utlizzo in rete del biometano rappresenta un elemento di qualità ambientale, che va opportunamente favorito.

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