RELAZIONE PER L INDIVIDUAZIONE DEGLI AGGLOMERATI (Allegato A del. 4/2009)

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1 RELAZIONE PER L INDIVIDUAZIONE DEGLI AGGLOMERATI (Allegato A del. 4/2009) 1 Inquadramento normativo L agglomerato costituisce l elemento base per l applicazione delle disposizioni normative riguardanti le reti fognarie e gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane. Dalla caratterizzazione territoriale e dalla consistenza degli agglomerati dipende infatti la programmazione delle tempistiche per l adeguamento degli impianti di trattamento e la realizzazione dei trattamenti appropriati che garantiscano il rispetto delle caratteristiche qualitative degli scarichi delle acque reflue. La classificazione di una località come agglomerato è quindi una discriminante essenziale per poter programmare gli interventi di fognatura e depurazione con le relative priorità all interno del Piano d Ambito per un organizzazione e gestione ottimale del Servizio Idrico Integrato. 1.1 Definizione e prescrizioni a livello comunitario La definizione di Agglomerato è contenuta nella Direttiva 91/271/CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane. La direttiva si prefigge lo scopo di proteggere l ambiente dalle ripercussioni negative prodotte dagli scarichi di acque reflue urbane ed individua l agglomerato come l unità di riferimento per la realizzazione delle reti fognarie e degli impianti di trattamento. Si definisce agglomerato l area in cui la popolazione e/o le attività economiche sono sufficientemente concentrate così da rendere possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento di acque reflue urbane o verso un punto di scarico finale. L agglomerato è quindi indipendente dall esistenza o meno di un sistema di raccolta e collettamento delle acque reflue ma si identifica con un centro urbano con una sufficiente concentrazione della popolazione per cui è ammissibile la realizzazione di un sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue. Secondo la Direttiva 91/271/CEE gli Stati membri si dovevano impegnare a dotare tutti gli agglomerati di reti fognarie per le acque reflue urbane, con una tempistica dipendente dalla dimensione dell agglomerato stesso. I limiti erano: - 31 dicembre 2000 per agglomerati con un numero di A.E. superiore a dicembre 2005 per agglomerati con numero di A.E. compreso tra e Secondo la direttiva le acque reflue urbane confluenti nelle reti fognarie degli agglomerati dovevano poi essere sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento 1

2 equivalente, che in genere comporta il trattamento biologico con sedimentazione secondaria, entro il: - 31 dicembre 2000 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre A.E dicembre 2005 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di A.E. compreso tra e dicembre 2005 per gli scarichi in acque dolci ed estuari provenienti da agglomerati con un numero di A.E. compreso tra e Nel caso di agglomerati con meno di abitanti equivalenti le acque reflue urbane confluenti in reti fognarie dovevano essere sottoposte ad un trattamento appropriato mediante un processo e/o un sistema di smaltimento che garantisse la conformità delle acque recipienti ai relativi obiettivi di qualità entro il 31 dicembre 2005 per gli scarichi recapitanti in acque dolci. 1.2 Recepimento della normativa La Direttiva europea è stata recepita dallo Stato italiano con il D.Lgs 152/2006 (che sostituisce il 152/99 del quale riprende i limiti di riferimento) che disciplina gli scarichi delle acque reflue urbane e prevede la concreta individuazione degli agglomerati con la previsione di modalità e tempi di adeguamento alle prescrizioni dipendenti dalle loro dimensioni (carico in AE) e dalla loro collocazione territoriale. Secondo il decreto, le acque reflue urbane devono essere sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente secondo le cadenze temporali indicate dalla Direttiva stessa. Il Regolamento Regionale n.3 pubblicato sulla GU il 28 marzo 2006, disciplina invece gli scarichi di Agglomerati con carico inferiore a AE che devono essere adeguati entro 3 anni dall entrata in vigore dello stesso Testo unico ambientale (D.Lgs 152/2006) Il decreto si configura come un vero e proprio testo unico in materia ambientale; nella Parte III è contenuta la disciplina per la tutela quali-quantitativa delle acque dall'inquinamento e nell Allegato 5 sono contenuti i limiti da rispettare per gli scarichi. Tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. Secondo il testo unico ambientale L'Agglomerato rappresenta "l'area in cui la popolazione, ovvero le attività produttive, sono concentrate in misura tale da rendere ammissibile, sia tecnicamente che economicamente in rapporto anche ai benefici ambientali conseguibili, la raccolta e il convogliamento in una fognatura dinamica delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamento o verso un punto di recapito finale". Il decreto quindi nel fare propria la definizione di agglomerato contenuta nella Direttiva europea, specifica che la realizzazione di sistemi fognari di raccolta e di convogliamento delle acque reflue debba essere ammissibile da un punto di vista tecnico, economico ed ambientale. 2

3 In particolare il Decreto prevede che gli agglomerati con un numero di abitanti equivalenti superiore a siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane, mentre per insediamenti, installazioni o edifici isolati (definiti dal successivo Regolamento Regionale) che producono acque reflue domestiche, la Regione individua sistemi individuali o altri sistemi pubblici o privati adeguati che raggiungano lo stesso livello di protezione ambientale, indicando i tempi di adeguamento degli scarichi a detti sistemi. Per quanto riguarda gli scarichi: è' vietato lo scarico sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, fatte alcune eccezioni. Gli Scarichi in acque superficiali di acque reflue devono rispettare i valori-limite di emissione fissati. Gli scarichi di acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie, provenienti da agglomerati con meno di abitanti equivalenti recapitanti in acque dolci ed in acque di transizione devono essere sottoposti ad un trattamento appropriato (termine ultimo secondo il Dlgs 152/99 era il 31/12/2005). Le acque reflue urbane devono essere sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente. Se gli scarichi di acque reflue urbane in corpi idrici ricadono in aree sensibili le acque reflue urbane provenienti da agglomerati con oltre abitanti equivalenti devono essere sottoposte ad un trattamento più spinto. Per gli Scarichi in reti fognarie, ferma restando l'inderogabilità dei valori-limite di emissione, gli scarichi di acque reflue industriali che recapitano in reti fognarie sono sottoposti alle norme tecniche, alle prescrizioni regolamentari e ai valori-limite adottati dall'autorità d'ambito competente in base alle caratteristiche dell'impianto, e in modo che sia assicurata la tutela del corpo idrico ricettore nonché il rispetto della disciplina degli scarichi di acque reflue urbane. Gli scarichi di acque reflue domestiche che recapitano in reti fognarie sono sempre ammessi purché osservino i regolamenti emanati dal soggetto gestore del servizio idrico integrato ed approvati dall'autorità d'ambito competente Disciplina regionale degli scarichi (R.R. 3/ 2006) Il Regolamento disciplina gli scarichi di acque reflue domestiche e assimilate e gli scarichi di reti fognarie. Definisce gli insediamenti isolati come: costruzioni edilizie ubicate esternamente agli agglomerati le cui acque reflue provengono - Da una sola struttura o da più strutture collegate funzionalmente e vengono smaltite da UN SOLO SCARICO - Da più costruzioni indipendenti smaltite da DISTINTI SCARICHI con carico organico totale < 50 A.E. Tali scarichi devono essere sottoposti a trattamento mediante vasca imhoff, fossa settica (max 0,5 ml/l di solidi sedimentabili) o trincee di sub-irrigazione. Le acque meteoriche devono essere raccolte separatamente in modo che vengano avviate al trattamento soltanto le acque reflue. 3

4 Gli scarichi degli insediamenti isolati di carico organico 50 A.E. sono soggetti alle disposizioni degli scarichi di reti fognarie relative ad agglomerati con uguale carico. Scarichi di acque reflue urbane provenienti da agglomerati con popolazione equivalente < A.E. I nuovi scarichi devono essere sottoposti a TRATTAMENTI APPROPRIATI quali: vasca Imhoff per popolazione tra 50 e 100 A.E., secondario estensivo preceduto da vasca Imhoff o settica, oppure biologico per popolazione compresa tra 100 e 400 A.E., secondario per popolazione compresa tra 400 e A.E. Tali scarichi devono rispettare i seguenti limiti di emissione Impianto tra 50 e 100 A.E. Impianto tra 100 e 400 A.E. Impianto tra 400 e A.E. BOD5 mg/l COD mg/l SST mg/l Grassi e oli mg/l NH + 4 (azoto ammoniacale) mg/l Solidi sedimentabili ml/l 0,5 - - (Tabella 2 Allegato B del Regolamento) Nel caso i nuovi scarichi di acque reflue urbane provengano da agglomerati con popolazione compresa tra 400 e A.E. e recapitino in suolo o strati superficiali del sottosuolo, devono essere sottoposti ad un trattamento secondario e rispettare i seguenti limiti Impianto tra 400 e A.E. BOD5 mg/l 40 COD mg/l 160 SST mg/l 60 Grassi e oli mg/l 20 NH + 4 (azoto ammoniacale) mg/l 25 Solidi sedimentabili ml/l - (Tabella 3 Allegato B del Regolamento) Più tutti quelli contemplati dalla Tabella 4 dell Allegato 5 al D.Lgs 152/99. Nel caso gli scarichi precedentemente analizzati recapitino nel suolo o sottosuolo (strati superficiali), la dispersione deve essere effettuata mediante sistemi idonei (da realizzare conformemente alle Norme tecniche regionali ) Nel caso gli scarichi recapitino in corpi idrici superficiali ad uso potabile o destinati alla balneazione (individuati dal PTUA) o in immissari fino ad una distanza a monte dalla confluenza ritenuta idonea dalla provincia devono essere sottoposti ai seguenti trattamenti: a) lagunaggio naturale, fitodepurazione a flusso sub superficiale per popolazione compresa tra 100 e 400 A.E. 4

5 b) altri metodi contemplati dalle Norme tecniche regionali che rispettino i limiti stabiliti dalla provincia per l escherichia coli per popolazione compresa tra 400 e A.E. Se gli scarichi fino ad ora considerati recapitano in corpi d acqua superficiali che ricadono in aree sensibili ai nitrati (individuate dal PTUA) e sono a servizio di una popolazione compresa tra 400 e A.E. devono essere sottoposti a trattamenti che oltre i limiti della tabella 2 allegato B, rispettino il valore limite di 40 mg/l per l azoto (N). Per quanto riguarda invece gli scarichi in atto: se provengono da agglomerati con popolazione < A.E. e recapitano in suolo o strati superficiali del sottosuolo devono essere adeguati alle disposizioni elencate entro il 28/03/2009; per gli scarichi che recapitano in corpi idrici superficiali destinati a uso potabile o alla balneazione, è la Provincia che prescrive i termini per l adeguamento degli scarichi in sede di rilascio dell autorizzazione. Scarichi di acque reflue urbane provenienti da agglomerati con popolazione equivalente A.E. Gli scarichi nuovi di acque reflue urbane in acque superficiali recapitanti in laghi individuati quali aree sensibili dal PTUA e relativi bacini drenanti devono rispettare i seguenti limiti di emissione, Impianto tra e A.E. Impianto tra e A.E. Impianto tra e A.E. Impianto A.E. BOD5 mg/l COD mg/l SS mg/l P t mg/l 2 1 0,5 0,5 N t mg/l (Tabella 4, Allegato B del Regolamento) Quelli recapitanti nella restante parte del territorio drenante all area sensibile del Po e alle aree costiere dell Adriatico Nord Occidentale devono rispettare i limiti di emissione della Impianto tra e A.E. Impianto tra e A.E. Impianto tra e A.E. Impianto A.E. BOD5 mg/l COD mg/l SS mg/l P t mg/l N t mg/l (Tabella 5, Allegato B del Regolamento) Gli scarichi in atto in acque superficiali di acque reflue urbane provenienti da agglomerati con popolazione A.E. devono essere adeguati entro il 31 dicembre 2008, per i parametri indicati, ai valori limite di emissione della tabella 4 se recapitati in laghi e 5

6 relativi bacini drenanti e della tabella 6 se recapitati nelle aree sensibili del Po e aree costiere dell Adriatico Nord Occidentale Impianto tra e A.E. Impianto tra e A.E. Impianto tra e A.E. Impianto A.E. P t mg/l N t mg/l (Tabella 6, Allegato B del Regolamento) Tutti gli scarichi in atto di acque reflue urbane in acque superficiali devono comunque essere adeguati entro il 31 dicembre 2016 ai valori limite di emissione della Tabella 5, Allegato B del Regolamento. Infine gli scarichi di acque reflue urbane provenienti da agglomerati con popolazione equivalente A.E. recapitati su suolo o negli starti superficiali del sottosuolo devono rispettare i valori limite di emissione della Tabella 4 dell Allegato 5 al D.Lgs 152/ Trattamenti appropriati (DGR 5 aprile 2006) La DGR del 5 aprile 2006 riporta le norme tecniche regionali in materia di trattamenti appropriati degli scarichi di acque reflue. Si tratta di trattamenti delle acque reflue urbane mediante un processo o un sistema di smaltimento che dopo lo scarico garantisca la conformità dei corpi idrici recettori ai relativi obiettivi di qualità o sia conforme alle disposizioni del D.Lgs 152/99. Le norme tecniche regionali identificano l insieme dei sistemi adottabili per il trattamento delle acque reflue domestiche o assimilate scaricate dagli INSEDIAMENTI ISOLATI e i trattamenti appropriati cui devono essere sottoposti gli scarichi di acque reflue urbane provenienti da AGGLOMERATI CON POPOLAZIONE < A.E. I singoli processi di trattamento individuati sono: Tipologia di trattamento Aerazione estensiva Reattori biologici a membrana Dischi biologici Descrizione processo biologico con ricircolo cellulare in cui lo scarico viene mantenuto in prolungato contatto con una biomassa attiva e successivamente separato in un decantatore abbinamento di un sistema biologico a fanghi attivi con membrane di micro o ultra- filtrazione per la separazione dell effluente dalla biomassa trattamento aerobico a massa adesa che utilizza supporti costituiti da dischi o bobine di materiale Campo di applicabilità ottimale [A.E.]

7 Dispersione per subirrigazione Fitodepurazione con macrofite Fosse settiche Lagunaggio aerato Lagunaggio naturale Letti di infiltrazione a superficie libera Biomassa adesa in letto mobile (moving bed) Letti percolatori polimerico rotanti su di un asse orizzontale, immerso nel reattore per il % del diametro. La rotazione favorisce la miscelazione ed il distacco della pellicola di spoglio che si mantiene in sospensione e viene separata in una fase di decantazione finale sistema di dispersione costituito da trincee in cui il liquame è alimentato tramite condotte disperdenti collocate superiormente. L azione di depurazione viene esercitata da biomasse aerobiche che si sviluppano su mezzi filtranti nella zona insatura del terreno gli inquinanti vengono rimossi sia per l azione diretta di macrofite attraverso le quali avviene l assimilazione di sostanza organica e di nutrienti, sia per la presenza di biomassa batterica aerobica adesa agli apparati radicali e rizomatosi vasche a più scomparti in serie, comuni al liquame e al fango, in cui avviene parziali chirificazione del refluo con sedimentazione dei solidi sospesi e flottazione degli oli e dei grassi processo biologico aerobico a massa sospesa, che non prevede ricircolo cellulare, in cui l ossigeno è fornito per insufflazione d aria o mediante aerazione superficiale processo di tipo estensivo che utilizza colture batteriche aerobiche libere per la degradazione della sostanza organica. L ossigeno necessario è fornito mediante fotosintesi da macro-alghe, che si sviluppano utilizzando l anidride carbonica prodotta dai batteri ed i nutrienti contenuti nei reflui tecnica di depurazione biologica aerobica in ambienate granulare fine, realizzata mediante filtri a superficie libera Processi che utilizzano colonie batteriche sotto forma di biofilm su appositi supporti plastici mantenuti in movimento all interno dei reattori operanti in condizioni aerobiche o anossiche, in fuzione del processo previsto letto costituito da materiale sfuso o strutturato che serve da supporto per la biomassa. Il refluo è alimentato con un sistema di distribuzione che deve assicurare un irrigazione uniforme, senza provocarne la sommersione Processi in sistemi a fanghi attivi a flusso

8 sequenza di fasi Vasche Imhoff Disinfezione discontinuo in cui le diverse fasi del processo biologico (alimentazione del refluo, reazione, sedimentazione statica della biomassa, scarico del liquame chiarificato, stasi) si svolgono in unico reattore, in successione temporale consentono la decantazione dei solidi sedimentabili e la digestione anaerobica fredda dei fanghi in due scomparti sovrapposti volta all abbattimento di virus, batteri e protozoi, rimossi in misura variabile con i trattamenti primari e secondari: ipoclorito di sodio, acido per acetico, raggi UV. Lo smaltimento dei fanghi può avvenire in loco attraverso: disidratazione centralizzata, essiccamento naturale, disidratatori a secco Inquadramento territoriale Nella definizione degli agglomerati è opportuno tenere conto del contesto territoriale nel quale la provincia si inserisce, sia per l individuazione delle aree ritenute sensibili da un punto di vista ambientale sia per la composizione della popolazione che costituisce l elemento di base sulla quale operare la classificazione degli agglomerati. 2.1 Bacini Idrografici e Aree sensibili Il territorio della provincia è interamente compreso nel bacino idrografico del fiume Po che alimenta per mezzo dei suoi affluenti Adda e Oglio. Appartengono al bacino dell'adda i sottobacini Brembo, Adda sublaquale e Serio, mentre del Bacino dell Oglio fanno parte i sottobacini di Val Camonica, Oglio sublaquale e 8

9 Sebino. Aree interessate dal Bacino del Fiume PO Il PTUA identifica le aree sensibili e i relativi bacini drenanti, per la provincia di Bergamo rientrano tra le Aree Sensibili, il lago di Endine ed il Lago d Iseo. Il bacino del Po è inoltre bacino drenante all area sensibile dell Adriatico. L Autorità di bacino del Fiume Po ha individuato quale obiettivo a scala di bacino per i Piani di Tutela, l abbattimento del 75% del carico complessivo di fosforo totale e di azoto totale in ingresso a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane ricadenti nel bacino del Fiume Po. 9

10 Bacino drenante al Lago d Iseo Bacino drenante al Lago d Endine Bacino del Po drenante all Adriatico Aree sensibili della provincia di Bergamo 2.2 Demografia La popolazione residente della la provincia di Bergamo si caratterizza per una distribuzione disomogenea tra la zona collinare-montana e quella pianeggiante. Dei 244 Comuni il 25% ha una popolazione inferiore ai abitanti ed appartiene alla zona delle valli, Val Brembana in particolare, nelle fasce montane e collinari si registra infatti la più bassa densità abitativa. Un consistente 52% dei comuni ha una popolazione compresa tra e abitanti, mentre il restante 23% ha popolazione superiore ai e comprende oltre Bergamo, anche numerosi comuni dell area urbana che da sola raccoglie il 31 % della popolazione per il 10% del territorio. Il livello di concentrazione e di densità degli abitanti è presente nei maggiori centri urbani Bergamo, Treviglio, l Isola e la bassa Val Seriana che determinano un elevato grado di attrazione e generano la mobilità maggiore. La popolazione fluttuante è composta prevalentemente dalle tipologie turistiche che interessano le zone montane e lacuali che portano all utilizzo delle seconde case e dal turismo legato alla risorsa sciistica. Bergamo è invece un polo di attrazione importante per il turismo d affari-congressuale 10

11 Distribuzione della popolazione residente e fluttuante per comune L evoluzione demografica a livello provinciale, tiene conto da un lato delle diversificate dinamiche evolutive dei territori, dall altro di eventi e fenomeni esterni che agiscono sulle caratteristiche qualiquantitative della popolazione e sulla sua distribuzione territoriale. Le analisi di medio-lungo periodo consentono di delineare la tendenza evolutiva depurata in media dagli anni eccezionali. CRESCITA POPOLAZIONE % % % % 2% Elaborazioni statistiche Regione Lombardia 11

12 3 Individuazione degli agglomerati Alla luce di quanto espresso appare evidente come l individuazione degli agglomerati sia fondamentale per poter programmare le scelte socio-economiche ed ambientali sulla tipologia degli impianti di trattamento, sulla tempistica degli adeguamenti delle caratteristiche qualitative degli scarichi e sulla la definizione dei trattamenti appropriati. L area territoriale identificata dall agglomerato deve infatti obbligatoriamente essere dotata di un sistema fognario per il convogliamento delle acque reflue urbane ad un impianto di trattamento, o comunque deve disporre di un trattamento appropriato affinché le acque restituite al corpo idrico superficiale o al suolo abbiano livelli di qualità ricadenti entro i limiti fissati dal D.Lgs. 152/2006. Un centro o nucleo abitato che non venga caratterizzato come agglomerato viene classificato come insediamento/nucleo isolato e segue le disposizioni del Regolamento Regionale. In base all Art. 48, c. 2, della L.R. 26/2003 all'autorità d'ambito compete la delimitazione spaziale e la stima della consistenza in termini di carico (A.E.) degli agglomerati ricadenti nel proprio territorio. La delimitazione degli Agglomerati e la determinazione del carico inquinate da essi prodotto serve a identificare le aree già dotate di sistemi di raccolta delle acque reflue e di convogliamento verso un impianto di trattamento (tipo 1 e 2), le aree dotate di sistemi di raccolta ma non di sistemi di trattamento o comunque di sistemi non rispondenti ai requisiti di qualità e le aree prive di reti fognarie (tipo 3). Nel primo caso si delimitano gli agglomerati seguendo per ciascun caso specifico uno degli scenari fornito dalle linee guida europee e a sua volta recepito all interno della Direttiva regionale. Nel secondo caso e nel terzo caso viene valutato nello specifico una delle seguenti situazioni: - è ammissibile economicamente e tecnicamente convogliare le aree non fognate o non dotate di trattamento nel sistema di raccolta e trattamento dell agglomerato nel quale sono inserite. (scarichi presenti in agglomerati di tipo 1) - Le aree non fognate o dotate di reti fognarie ma non conferenti ad un sistema di trattamento costituiscono un agglomerato > AE per cui il termine di scadenza per il risanamento delle criticità era il 31/12/ le aree producono un carico inferiore a AE, dotate o meno di reti fognarie pubbliche ma non servite da impianto di depurazione, dovranno essere considerate come un agglomerato a se stante in situazione transitoria da attrezzare con un proprio impianto di trattamento, il cui termine di adeguamento è il 28/03/2009. Le modalità per l individuazione spaziale e la stima dei carichi degli agglomerati sono state definiti a livello comunitario: - Termini e definizioni della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane e recepite dalla Regione Lombardia attraverso i seguenti Atti: - Regolamento Regionale n. 3 del 24 marzo DGR n del 17 maggio 2006, Direttiva in ordine alla individuazione degli agglomerati 12

13 - Documento sulla metodologia operativa: Informazioni per la metodologia tecnica di individuazione degli agglomerati lombardi del 25/7/2006 fornito dalla Direzione Reti e Servizi di Pubblica Utilità. 3.1 Metodologia Le linee guida a livello europeo La Comunità Europea ha prodotto una serie di documenti, frutto di specifici gruppi di lavoro che potessero dare un interpretazione dettagliata e concreta della Direttiva, in particolare sull individuazione degli agglomerati. Le indicazioni fornite permettono di delineare gli scenari possibili e le scelte operative nella definizione spaziale degli agglomerati. Un agglomerato per definizione corrisponde ad una caratterizzazione territoriale in cui di fatto c è una concentrazione sufficiente della popolazione e delle attività economiche tale da giustificare la realizzazione di sistemi fognari che confluiscano ad un impianto di trattamento o ad un punto di scarico finale. Il concetto di agglomerato è quindi indipendente dall esistenza o meno del sistema di raccolta ed include anche le aree sprovviste di reti fognarie ma per le quali è ammissibile una loro realizzazione. In quest ottica è importante una pianificazione degli investimenti che tenga in considerazione anche l espansione futura dell agglomerato. Quando comunque esistono, allo stato attuale, sistemi di raccolta e collettamento è però auspicabile che l area di raccolta del sistema di collettamento coincida con l agglomerato stesso per il quale la percentuale di connessione all impianto di trattamento sarà pari al 100 %. In tal caso gli agglomerati includono aree sufficientemente concentrate in cui i sistemi di raccolta siano già presenti e le acque di scarico siano condotte (o trasportate nel caso dei sistemi individuali di trattamento) ad un impianto centralizzato. I confini degli agglomerati possono o meno coincidere con i limiti amministrativi comunali. Più unità amministrative possono formare un unico agglomerato o viceversa un'unica unità amministrativa può essere interessata da più agglomerati se essi rappresentano aree sufficientemente concentrate. Un agglomerato può includere aree in cui i reflui sono raccolti tramite sistemi individuali o altri tipi di sistemi di raccolta. La scelta operativa nella definizione dell agglomerato comunque non deve portare ad un abbassamento del livello di trattamento che è definito esclusivamente sulla base del carico generato dall intero agglomerato e sulla base del tipo e dalla qualità dell acqua del corpo ricettore nel punto di scarico Gli scenari possibili L agglomerato può essere servito da un solo impianto (relazione 1:1) o da più impianti di trattamento (relazione 1:n). Un singolo agglomerato può essere interessato da più sistemi di collettamento ciascuno dei quali connesso ad uno o più impianti di 13

14 trattamento. Più sistemi di collettamento a loro volta possono essere connessi allo stesso impianto. Nelle scelte percorribili per l individuazione e la delimitazione degli agglomerati si delineano alcuni scenari di riferimento che dipendono dal grado di relazione esistente tra l area e gli impianti di trattamento: Agglomerato Impianto di trattamento Confini amministrativi comunali Aree non sufficientemente concentrate Relazione 1-1 Scenario a Scenario a 1 Scenario a 2 Rappresenta una prima variante dello scenario a in cui un numero di insediamenti sufficientemente contigui e concentrati pur non fisicamente connessi (perché separati da barriere fisiche, tipo un fiume o strutture stradali importanti) sono serviti da un unico impianto di trattamento. Rientrano in questa casistica anche i piccoli insediamenti localizzati in modo concentrato che vengono trattati con singoli impianti il cui carico viene poi smaltito nell impianto più grosso presente nell agglomerato. È lo scenario base poiché rappresenta il caso base più semplice in cui un agglomerato è servito da un sistema di raccolta e da un impianto di trattamento. Rappresenta un singolo agglomerato che interessa più unità amministrative comunali, o parti di esse, caratterizzate da continuità del tessuto urbanistico, servite da un singolo sistema di collettamento e da un solo impianto di trattamento. 14

15 In questo caso l agglomerato va considerato come unico perché il carico totale ha impatto su un solo corpo ricettore. Relazione 1-n Scenario b Rappresenta un agglomerato servito da due sistemi di raccolta ciascuno dei quali connesso ad un determinato impianto. In questo caso le reti fognarie di raccolta delle acque reflue urbane e di convogliamento agli impianti di trattamento sono interconnesse con la conseguente impossibilità di dividere l agglomerato in due o più parti. Scenario b1 Rappresenta un agglomerato che interessa più comuni adiacenti o parti di aree di diversi comuni ed è servito da più sistemi di collettamento e impianti di trattamento, (è il caso della Big City, che verrà analizzato successivamente). 15

16 Ogni rete fognaria ed impianto di trattamento va incluso nella classe dimensionale di agglomerato corrispondente all intero agglomerato. Separazione tra due sistemi di collettamento Relazione n-1 Scenario c Questa tipologia si applica a sistemi complessi in cui le acque reflue urbane prodotte in aree territorialmente non contigue sono convogliate ad un unico impianto di trattamento mediante distinte reti fognarie anche confluenti in sistemi di collettamento articolati. In questo caso la classe dimensionale dell agglomerato risulta dalla somma delle diverse parti convogliate all impianto di trattamento delle acque reflue urbane. 16

17 Big City Il termine Big City non è contenuto nella Direttiva ma è stato introdotto dalla commissione Europea per definire un Agglomerato che genera un carico maggiore di A.E. (o ha punti di scarico delle medesime dimensioni) Si tratta quindi di un concetto più esteso rispetto a quello di agglomerato e di città reale per segnalare fattori di rischio ambientali che riguardano non solo i grossi centri urbani ma più empiamente i grossi scarichi di acque reflue urbane. Una big city può interessare più entità amministrative comunali ed essere servita da più sistemi di collettamento connessi a più impianti di trattamento Situazione transitoria Vi è infine il caso in cui si individui un area rispondente alla definizione di agglomerato ma non dotata di rete fognaria o non collegata ad alcun impianto di trattamento. In tal caso è possibile che le acque reflue urbane siano smaltite attraverso sistemi individuali che raggiungano, o meno, gli stessi livelli di protezione ambientale dei sistemi di raccolta tradizionali o che le acque reflue urbane non siano trattate in nessun modo. Si tratta in ogni caso di una situazione transitoria per cui dovrà essere previsto l adeguamento agli scenari precedentemente descritti. In tal caso si deve tenere presente anche il carattere dinamico assunto dall agglomerato legato all urbanizzazione del territorio e alla possibilità conseguente di convogliare gli scarichi di acque reflue urbane verso sistemi di reti fognarie e di trattamento di potenzialità più elevata. 17

18 3.2 Individuazione cartografica degli agglomerati In base alle indicazioni contenute nella Direttiva Regionale le valutazione del contesto territoriale per l individuazione degli agglomerati sono eseguite per i centri abitati ISTAT presenti sul territorio di competenza. La classificazione dei centri abitati secondo l ISTAT prevede la distinzione tra centro abitato, nucleo abitato e case sparse. Vengono considerati come installazioni o edifici isolati le costruzioni ubicate all esterno degli agglomerati. Le valutazioni sono effettuate anche su aree o centri con destinazione diversa da quella abitativa, prevalentemente produttiva, che sono individuate quali agglomerati qualora gli strumenti urbanistici prevedano di dotare tale aree di reti fognarie. Il materiale utilizzato comprende: Reti fognarie, collettori e impianti di depurazione componenti la banca dati SIRIO. Catasto scarichi relativi alle autorizzazioni in acqua e su suolo della Provincia di Bergamo. Catasto impianti di depurazione e vasche Imhoff della Provincia di Bergamo Sezioni di censimento ISTAT Cartografia dei progetti finanziati, realizzati e in corso d opera (Accordi di Programma Quadro). Cartografia relativa alle previsioni del PTUA. Aree di espansione degli insediamenti produttivi e polifunzionali come previsti dagli strumenti urbanistici comunali della Provincia di Bergamo. Aree urbanizzate individuate all interno del progetto DUSAF (Destinazione ed Uso dei Suoli Agrari e Forestali). La metodologia seguita è quella illustrata dalla Regione Lombardia che propone la classificazione degli agglomerati secondo tre tipologie: Tipo 1 agglomerato dotato di 1 impianto di depurazione connesso ad una rete di raccolta più o meno complessa Tipo 2 agglomerato dotato di n reti connesse ad n impianti Tipo 3 agglomerato dotato di reti fognarie ma non di impianto di depurazione o di altro tipo di trattamento adeguato 18

19 1. Intersecando geometricamente i temi dell urbanizzato (DUSAF), delle reti fognarie di SIRIO, delle zone di espansione e degli scarichi provinciali, si sono individuate quelle aree già rispondenti ai requisiti dati dalla definizione di agglomerato. Si sono quindi perimetrate sia le zone fognate, servite da impianto che le zone di espansione non fognate che verranno dotate di sistemi di raccolta. 19

20 2. Prendendo come riferimento la struttura geometrica del tema urbanizzato si è realizzato quindi un nuovo tema costituito dal semplice contorno di aree che costituiscono la struttura geometrica degli agglomerati. 3. Individuazione delle sezioni ISTAT che interessano gli agglomerati per sovrapposizione con il tema Agglomerati. 4. Nell individuazione degli agglomerati si è ritenuto opportuno tenere conto, oltre che della situazione esistente, anche del 20

21 programma degli interventi in atto in quanto tale scelta risponde alla definizione stessa di agglomerato per cui è ammissibile sia tecnicamente che economicamente la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamento od un punto di recapito finale. Conformemente a quanto espresso dalla Direttiva al punto 4.1, si è tenuto conto di infrastrutture (collettori, reti e depuratori) attualmente in costruzione o per la cui realizzazione è gia stato stanziato un finanziamento, essendo l intervento inserito in una programmazione già individuata dal Piano d Ambito. In particolare i progetti ai quali si fa riferimento tengono conto di: - collegamento di reti fognarie esistenti a collettori intercomunali - realizzazione di nuovi depuratori - realizzazione di nuovi collettori - potenziamento di depuratori esistenti per l accoglimento di nuovi reflui collettati 5. Le zone urbanizzate adiacenti e facenti parte di uno stesso comune per le quali il PTUA prevede un programma di interventi, sono state considerate come un unico agglomerato pur presentando punti di scarico separati, in quanto rispondenti alla definizione stessa di agglomerato. Sono stati considerati in modo separato quegli agglomerati per cui nonostante le previsioni del PTUA, il Piano d Ambito si riserva la discussione dell effettiva realizzabilità tecnica ed economica del loro collegamento. 6. La codifica dell agglomerato avviene in modo univoco, il codice di ciascun agglomerato è composto da: AG + CODICE ISTAT COMUNE DEPURATORE + PROGRESSIVO COMUNE - AG è la sigla identificativa dell agglomerato, - CODICE ISTAT COMUNE DEPURATORE è il codice ISTAT a 6 cifre del Comune in cui è localizzato il depuratore per agglomerati di tipo 1 o di tipo 2, - PROGRESSIVO COMUNE è un progressivo a 2 cifre relativo al Comune in cui è localizzato il depuratore, se nello stesso Comune vi sono più agglomerati il progressivo comune sarà, 02,03 nn. Nel caso in cui l agglomerato di tipo 2 sia servito da più depuratori localizzati in Comuni differenti, il codice dell agglomerato utilizza il codice ISTAT del Comune in cui è localizzato il depuratore principale (intendendo come principale il depuratore con il numero di AE totali nominali più elevato). Nel caso l agglomerato sia di tipo 3 si segue la stessa codifica con la differenza che in questo caso CODICE ISTAT COMUNE è il codice ISTAT a 6 cifre del Comune in cui è individuato l agglomerato o, nel caso in cui questo si trovi a cavallo tra più territori comunali, del Comune maggiormente compreso in esso. 21

22 3.3 Stima della potenzialità degli agglomerati La procedura è generalmente applicabile, in particolare nelle aree non dotate di impianto di trattamento delle acque reflue urbane o in aree con una bassa percentuale di allacciamento alla rete fognaria. Metodologia 1 I dati devono essere rappresentativi della settimana nella quale si ha la massima produzione di carico dell anno, in ottemperanza delle disposizioni del art.4, c.4 dir 91/271/cee - Popolazione residente: popolazione stimata sulla base dell ultimo censimento ISTAT (2001) - Popolazione fluttuante: stabile non residente, fluttuante con pernottamento e senza pernottamento - Popolazione equivalente industriale: stima su base parametrica Il carico stimato, soprattutto per quanto riguarda le attività industriali può non essere rappresentativo dello stato di fatto qualora il carico effettivamente convogliato nella rete fognaria abbia un pretrattamento prima del recapito nella rete stessa. I dati risultanti pertanto possono essere integrati con quelli disponibili presso le autorità preposte. Soprattutto per insediamento con carico > A.E. Metodologia 2 Per la determinazione del carico nominale dell agglomerato possono essere utilizzati i dati progettuali sulla potenzialità dell impianto che include in generale l intero carico prodotto dall agglomerato nonché ulteriori previsioni di carico correlate a stime future sulla variazione della popolazione o sugli incrementi del carico medesimo necessario a garantire margini di sicurezza. La metodologia è applicabile nel caso in cui: 1. il calcolo della potenzialità dell impianto tenga conto del carico prodotto dall intero agglomerato 2. la percentuale di allacciamento della popolazione sia > 85% 3. la dimensione dell agglomerato non sia sottostimata (AGG < Q ing ) Metodologia 3 Il carico influente all impianto di trattamento (medio della settimana di carico massimo) può essere utilizzato come base per la determinazione del carico nominale dell agglomerato considerando mediante un opportuno fattore moltiplicativo 22

23 l eventuale carico prodotto nell agglomerato e non ancora convogliato nella rete fognaria. La procedura è da considerarsi residuale e utilizzabile solo nel transitorio necesseraio a raccogliere le informazioni necessarie all applicazione delle metodologie prcedenti. Il materiale utilizzato comprende: Dati associati a reti fognarie, collettori e impianti di depurazione estratti dalla banca dati SIRIO. Sezioni di censimento ISTAT 2001: dati relativi alla popolazione residente, alle abitazioni e alle attività produttive associate ad ogni sezione. Dati ISTAT relativi alle attività produttive: n di unità locali e di addetti, per sezione di censimento secondo la classificazione ATECO. Dati ISTAT relativi alle strutture turistico alberghiere della Provincia di Bergamo. Dati relativi ai progetti finanziati, realizzati e in corso d opera, nell ambito delle fasi I-VI degli Accordi di Programma Quadro. La metodologia seguita è quella proposta dalla Regione Lombardia nel documento del 25 luglio 2006 (metodologia n.1 tra quelle indicate nella Delibera Regionale). Abitanti Residenti Per gli abitanti residenti sono stati utilizzati i dati delle sezioni di censimento ISTAT, riservando una successiva maggiorazione in base alla stima della crescita della popolazione nei successivi aggiornamenti del Piano d Ambito. Abitanti Fluttuanti Per gli abitanti fluttuanti in prima approssimazione si è fatto riferimento ai seguenti dati: abitanti fluttuanti associati alle sottoreti fognarie censite nella banca dati SIRIO dati relativi ai posti letto delle strutture turistiche alberghiere Tali dati sono stati poi confrontati con quelli ottenuti dall applicazione della seguente formula: AE Fluttuanti = N abitazioni ISTAT 2,5 Abitanti Residenti ritenendo che la tipologia turistica che più influisce sulla stima di carico sia quella legata all utilizzo delle seconde case nelle zone montane. Gli abitanti fluttuanti si sono valutati nel periodo di picco massimo, coincidente con 2 mesi estivi ed un mese invernale. Successivamente si è ritenuto di distribuire il carico fluttuante sull intero anno attraverso un coefficiente moltiplicativo pari a 0,25 (90 giorni presenza /365). Per il carico totale dell agglomerato si è tenuto comunque conto del valore massimo. Abitanti Produttivi Per il calcolo degli abitanti produttivi si sono utilizzati i dati relativi alle attività produttive per sezione di censimento ISTAT. Seguendo 23

24 il metodo proposto, si è moltiplicato il n addetti per il corrispondente coefficiente di conversione relativo al rispettivo codice ATECO (C i ), ponendo pari a 50 AE la dimensione degli insediamenti produttivi non recapitanti direttamente in pubblica fognatura ma dotati di impianto di pre-trattamento. AE produttivi = addetti C i Si è creato un tema ISTAT nel quale alle sezioni ISTAT a disposizione è stata aggiunta una colonna relativa agli abitanti fluttuanti ed una relativa ai produttivi, calcolati secondo il metodo proposto. Si sono intersecati i due temi Agglomerato ed ISTAT ottenendo così per ciascuna area precedentemente individuata come agglomerato, le sezioni ISTAT ed i relativi valori di carico corrispondenti. 7. Il carico dell agglomerato è dato dall intersezione del tema Agglomerato con il tema ISTAT così integrato. Per cui il carico totale è dato dalla sommatoria dei carichi calcolati sulla singole sezioni che interessano l agglomerato. AGG = ISTAT (AE residenti + AE fluttuanti + AE produttivi) 8. In ultima analisi il carico dell agglomerato AGG viene confrontato con la potenzialità Q ing in ingresso all impianto o agli impianti nel caso di tipologie 1 e 2. Nel caso in cui Q ing > AGG si sceglie in via cautelativa di utilizzare Q ing quale dimensione minima dell agglomerato (a meno quindi di eventuali aree non servite in esso ricomprese) in quanto è possibile che vi sia un elevato carico industriale afferente all impianto sottostimato dal metodo proposto. Nel caso in cui AGG > Qing: è possibile che l agglomerato comprenda zone non collettate e/o non depurate per il quale sono previsti interventi di ampliamento impianto e/o estensione rete fognaria per servire tutto l agglomerato diviene quindi importante 24

25 stabilire la % di collettamento e la % di raccolta con sistemi individuali. 4 Agglomerati nell ATO di Bergamo Secondo la metodologia illustrata sono stati individuati 54 insediamenti isolati e 149 agglomerati riportati nelle tabelle seguenti suddivisi secondo 3 classi di carico: < A.E. tra e A.E. e > A.E. INSEDIAMENTI ISOLATI (< 50 A.E.) COMUNE A.E. TIPO NOME Vedeseta < 50 1 Caseificio Costa di Serina < 50 3 Nespello Caprino < 50 3 Bleggio Adrara San Martino < 50 3 Pezze Adrara San Martino < 50 3 Berlinga Brusaporto < 50 3 Cascina Peschiari San Giovanni Bianco < 50 3 Pradavalle Colere < 50 3 Castello (espansione) Colere < 50 3 Albareti (espansione) Songavazzo < 50 3 Zona di espansione Valbondione < 50 3 Maslana San Giovanni Bianco < 50 3 Cantalto di Sopra San Giovanni Bianco 10 3 Grumello San giovanni Bianco 10 3 Zappello San Giovanni Bianco 10 3 Vascullera San Giovanni Bianco 11 3 Costa Lupi San Giovanni Bianco 12 3 Lavezzo San Giovanni Bianco 12 3 Callameri Caprino 15 3 Val Sambuco Cisano 15 3 Pomino San Giovanni Bianco 18 3 Schiava Algua 18 3 Calverola Ardesio 18 3 Ave Brembilla 20 3 Madonna Assunta Nembro 20 3 Trinita Isola di Fondra 20 3 Piana San Giovanni Bianco 21 3 Paccacorna San Giovanni Bianco 23 1 Ornico San Giovanni Bianco 24 3 Bosco Entro Brembilla 25 3 Canto del Ronco Gorno 26 3 Peroli San Pellegrino Terme 28 3 Piazzacava 25

26 Sedrina 29 1 Benago Caprino 29 3 Formorone Taleggio 31 3 Cacorviglio Bolgare 34 3 Asnengo San Giovanni Bianco 34 1 Roncaglia Bracca 35 3 Madasco Costa di Serina 36 3 Pradazzo Sedrina 36 1 Medaglio Taleggio 38 3 San Bartolomeo Camerata Cornello 38 1 Camerata Cornello San Giovanni Bianco 39 3 Mulera San Giovanni Bianco 40 3 Costa San Gallo Zogno 40 3 Ripa Zogno 41 3 Acquada San Giovanni Bianco 43 3 Sentino Colere 44 3 Grana Brembilla 45 3 Catrimerio San Giovanni Bianco 46 3 Bosco Fuori Palazzago 48 3 Borghetto Isola di Fondra 50 1 Pusdosso-Cornelli Isola di Fondra 50 3 Foppa Brembilla 50 3 Catrimerio I nuclei al di sotto dei 50 A.E. vengono considerati insediamenti isolati se non sono dotati di reti fognarie, in questo caso dovranno essere previsti dei trattamenti appropriati come da Regolamento Regionale. 1.1 AGGLOMERATI CON POPOLAZIONE < A.E. CODICE COMUNE A.E. TIPO NOME AG Zogno 54 3 Castegnone AG Carona 56 1 Pagliari AG Colere 59 3 Valle Sponda AG Cassiglio 60 1 Laghetto AG Costa di Serina 61 3 Tassone Bassa AG Pontida 61 3 Granfaleggio AG Valbondione 62 3 Grumetti AG San Giovanni Bianco 62 3 Foppa AG Vedeseta 64 1 Lavina AG Camerata Cornello 64 3 Era AG Adrara San Martino 64 3 Collepiano AG San Giovanni Bianco 68 2 Palazzo AG Gorno 69 3 San Giovanni 26

27 AG Zogno 69 3 Camissinone AG Camerata Cornello 70 1 Bruga AG Gerosa 70 2 Bura AG Camerata Cornello 70 3 Costa AG Valtorta 71 3 Costa AG Gorno 74 3 Basello AG Costa di Serina 75 3 Gazzo AG Colere 75 3 Valle Richetti AG Zogno 75 3 Zergnone AG Foresto Sparso 76 3 Valle Nembra AG Camerata Cornello 80 3 Brembella AG San Pellegrino terme 82 3 Alino AG Oltressenda Alta 82 3 Valzurio AG Averara 83 1 Val Moresca AG Castione della Presol 84 3 Rusio AG Almenno San Bartolome 90 3 Casagno - Carobelli AG Caprino 93 3 Opreno AG Aviatico 97 3 Ganda AG Valtorta Forno Nuovo AG Camerata Cornello Cespedosio AG Mezzoldo 104 Fraccia-Ponte 3 dell'acqua AG Vilminore Pianezza AG Palazzago Col Pedrino AG San Giovanni Bianco Piazzalina AG Taleggio Grasso AG Palazzago Salvano AG Lenna Cantone AG Lenna Santa Maria AG Colzate Rezzo AG Almenno San Bartolome Carobais AG San Giovanni Bianco Pianca AG Azzone Dosso AG Berbenno Barca AG Vedeseta Avolasio AG Colzate Bondo AG San Pellegrino Terme 153 Applecchio-La Vetta- 3 Frasn AG Costa di Serina Tagliata AG Grone Sant'Antonio AG Rogno San Vigilio AG San Pellegrino terme Spettino AG Brembilla Castignolo AG Adrara San Martino Costa AG Zogno Grimolto 27

28 AG Vedeseta Reggetto AG Rogno Monti AG Isola di Fondra Fondra AG Ardesio Bani AG San Giovanni Bianco San Pietro e Grabbia AG Sedrina Sedrina AG Oneta Chignolo AG Cortenuova S Maria del Sasso AG Valtorta Cantello-Rava AG Cassiglio Cassiglio AG Castione della Presol 334 Cantoniera della 3 Presolan AG Costa di Serina Trafficanti-Tassone AG Cerete - Sovere Fonteno AG San Giovanni Bianco Roncaglia AG Valtorta Valtorta AG San Giovanni Bianco Costa AG Algua Frerola AG Ardesio Rizzoli-Marinoni AG Zogno Stabello AG Taleggio Taleggio AG Ornica Ornica AG Terno d'isola Brughiere - Industriale AG Ardesio Valcanale-Zanetti AG San Pellegrino terme Santa Croce AG Piazzolo Piazzolo AG Oltre il Colle Zorzone AG Chiuduno Passerera AG Vedeseta Vedeseta AG Isola di Fondra Trabuchello AG Zogno Poscante AG Sedrina Botta AG Grone San Fermo AG Camerata Cornello Camerata Cornello AG Zogno Somendenna AG Taleggio Peghera AG Taleggio Peghera AG Taleggio Peghera AG Zogno Miragolo AG Cusio Cusio AG Torre Pallavicina Torre Pallavicina AG Mezzoldo Mezzoldo-Sparavera AG Taleggio Sottochiesa AG Taleggio Sottochiesa 28

29 AG Taleggio Sottochiesa AG Aviatico Aviatico AG Valleve Valleve AG Pumenengo Pumenengo AG Castione della Presol Malga Alta Pora AG Olmo al Brembo Olmo al Brembo AG Dossena Dossena AG Cortenuova Cortenuova 3. AGGLOMERATI CON POPOLAZIONE COMPRESA TRA E A.E. CODICE COMUNE A.E. TIPO NOME AG Carona Carona AG Roncobello Bordogna AG Antegnate Antegnate AG Mornico al Serio Mornico al Serio AG Branzi Branzi AG Foppolo Foppolo AG Santa Brigida Santa Brigida-Averara AG Fontanella Fontanella AG Cerete Cerete-Songavazzo AG Calcinate Calcinate AG Bolgare Bolgare AG Piazzatorre Piazzatorre AG Oltre il Colle Oltre il Colle AG Palosco Palosco AG Orio al Serio Orio al Serio AG Chiuduno Chiduno AG Cividate al Piano Cividate al Piano AG Calcio Calcio AG Telgate Telgate AG Piazza Brembana Lenna-Moio-Valnegra AG Ghisalba Ghisalba-Cavernago AG Colere VAL DI SCALVE AG Grumello del Monte Grumello del Monte AG Grassobbio Grassobbio 4. AGGLOMERATI CON POPOLAZIONE A.E. CODICE COMUNE A.E. TIPO NOME AG Martinengo Martinengo AG Ponte Nossa Ponte Nossa-Premolo-Parre 29

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